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Epilogo
Ok,
ok… lo so che la
storia è finita, ma semplicemente mi sembrava di lasciare
troppo in sospeso,
ecco! Quindi eccovi un piccolo epilogo, spero vi piaccia!
Hermione si
lisciò per l’ennesima volta la gonna,
contemplandosi nello specchio. Non c’era
ombra di dubbio, la scelta del colore le calzava semplicemente a
pennello: un
rosa fucsia un po’ cupo, quasi mescolato con un leggero
viola, in modo che non
la facesse sembrare un semaforo. Il modello anche le piaceva molto: un
semplicissimo monospalla con la gonna lunga e a balze, una scollatura a
U molto
dolce. In satino. Meraviglioso.
“Ma
mai_” si
disse la ragazza voltandosi. “_mai meravigliosa tanto quanto
la nostra star.”
--Mel, sei
una visione.-- disse sincera all’amica avvicinandosi.
Melanie
alzò
lo sguardo, gli occhi sfumati da un leggero velo d’ombretto
azzurrino-scintillante,
e le sorrise felice.
Sì,
era
felice e Hermione non potè non notare la scintilla che le
brillava nelle iridi,
quelle iridi che erano sempre state così espressive. Iridi
che, però, rimasero
leggermente cupe.
--Mel.-- la
rassicurò
ancora. --Sei bellissima.--
La fragile
ex-Grifondoro riportò lo sguardo sullo specchio e sorrise
timidamente al
riflesso che le rimandava: una donna giovane, dai grandi occhi violetti
e i morbidi
boccoli color miele. Il viso ovale, dai contorni gentili, le guance
piene da
bambina appena imporporate per l’emozione. La pelle soffice
avvolta in
quell’abito magnifico, una seta del bianco più
puro. La gonna principesca a
veli arrivava fino all’altezza dei fianchi, dove subentrava
un corpetto
riccamente decorato da ricami. Le spalle scoperte, i capelli acconciati
in uno
chignon basso, che però lasciava libera la frangetta e
numerosi boccoli dietro
alle orecchie in modo che le incorniciassero il volto.
Toccò
distrattamente il modesto diadema di cristallo e zaffiri che teneva il
velo al
suo posto. Draco glielo aveva donato proprio per
quell’occasione.
“Sei la
mia
principessa.” le aveva detto semplicemente, come se spiegasse
tutto.
Ma lei era
ancora indecisa su quel dettaglio: non che non le piacesse,
solo… le sembrava
troppo. Un lusso che lei non si sentiva di meritare.
--Herm, io
non… oh insomma, non lo so!--
L’amica
la
guardò: continuava a giocherellare con i boccoli morbidi, o
a fare e disfare
nodi su un nastrino di tessuto blu. Gesti che facevano notare quanto
fosse
nervosa in realtà. Gesti che non vedeva da… beh,
da anni! In effetti, l’ultima
volta che l’aveva vista così in ansia era stato
per quel ballo. Il ballo
fatidico in cui Draco aveva deciso di portare la loro storia sotto i
riflettori.
Hermione le
si sedette di fronte e le prese le mani tra le proprie, impedendole di
torcere
ancora quell’innocente nastrino.
--Hey.-- le
sussurrò cercando di darsi un tono rassicurante. --Qual
è il problema, Mel? Sei
bellissima, e sei sicura dei tuoi sentimenti… o no?--
--Ma cosa
dici?!-- ribattè l’altra alzandosi. --Certo che
sono sicura. E non ho dubbi sul
fatto che lui ricambi!-- aggiunse anticipando la domanda successiva.
--Ma allora
dov’è il problema?-- insistè lei.
Sarà pure stata la migliore a scuola in tutta
la storia di Hogwarts, ma proprio non riusciva a comprendere la fonte
di tanta
preoccupazione. Lo amava? Più della sua stessa vita. Era
ricambiata? Dal
profondo dell’anima. Non c’erano problemi
finanziari né familiari, stava filando
tutto perfettamente liscio, ma lei niente!, doveva proprio farsi le
pare.
--Io…
io…--
tentò Melanie, ma non riuscì a dire la
verità: non riuscì ad ammettere che non
si sentiva alla sua altezza.
Non si era
mai sentita degna di lui in realtà, nemmeno la sera del
ballo del settimo anno.
Certo era stato tutto meraviglioso, sé stessa compresa, ma
non aveva mai
superato la paura.
Paura di
essere presa in giro.
Paura che lui
stesse solo giocando, che non realizzasse la cosa seriamente.
Paura di
essere abbandonata.
Paura di
essere ferita.
Paure che
ancora le davano la caccia, ogni volta che litigavano, ogni volta che
lui
partiva per lavoro e non si riuscivano a sentire anche per un paio di
settimane.
E persino il
giorno delle nozze, aveva paura che lui all’improvviso si
risvegliasse e
comprendesse l’errore che stava facendo, l’errore
di aver scelto lei. Perché
infondo, chi era lei? Nessuno. Non era nobile, non era bella, non era
perfetta…
certo, non era povera, era carina ed era una bella persona in fin dei
conti,
però… semplicemente non era degna di lui.
Ma il suo
stupido orgoglio di Grifondoro, ancora fiammante in lei, le
impedì di dire
tutto all’amica.
--Che faccio
se Ron salta su nel mezzo della cerimonia e strilla “io mi
oppongo!”?-- disse
quindi, confessando solo parte delle sue preoccupazioni.
--Ci pensa
Harry a Schiantarlo, ci siamo già messi d’accordo.
Altro?--
--I nervi.--
borbottò Melanie, in cuor suo convinta del fatto che Ron non
sarebbe stato un
problema.
Hermione le
sorrise e l’abbracciò.
--I nervi
vengono a tutte le sposine, cara mia!-- la rassicurò
ridendo. --Adesso fila a
sistemarti il trucco, tra una mezz’oretta sei attesa
all’altare.--
Mentre
concentrava la sua attenzione su cosmetici e specchio, Hermione
tirò fuori il
cellulare. Quanto adorava quell’aggeggio! Magari non avrebbe
mai compreso
quello che frullava nella testa di Melanie, ma era ancora perfettamente
capace
di capire quando le stavano mentendo… e questo era uno di
quei casi.
“Scommetto
che a Blaise sta andando tutto bene.” sbuffò tra
sé e sé mentre inviava il
messaggio.
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--Cavolo,
piantala di fare avanti e indietro! Mi fai girare la testa.-- si
lamentò
Blaise, a cui non stava andando affatto bene.
Draco aveva
finito di prepararsi in anticipo, quindi aveva deciso di ammazzare il
tempo
controllando che fosse tutto a posto, rifacendo almeno per tre volte il
nodo
della cravatta, percorrendo su e giù l’intera
lunghezza della stanza per almeno
una cinquantina di volte. E mancava ancora
mezz’ora…
In quel
momento avvertì la vibrazione del suo cellulare far tremare
leggermente il
tavolo, così lo afferrò prima che
l’amico lo notasse e sibilasse
“spegni-quel-coso!”. Quando lesse il messaggio
alzò un sopracciglio, mentre
piegava le labbra in un mezzo-ghigno.
--Conosco
quella faccia.-- gli disse Draco a metà tra il diverito e il
preoccupato,
notandone l’espressione. --Significa che trovi divertente
qualcosa al di fuori
della tua portata.--
--Come mai,
di grazia?-- rispose Blaise cercando di nascondergli il suo stupore.
--Perché
avevi sempre quella faccia a pozioni e ti chiedevi COME avessi fatto a
prendere
una O come la Granger so-tutto-io quando tu non avevi MAI fatto un
singolo
compito.--
Il moro rise
sinceramente al ricordo. --Già, quella volta ero leggermente
troppo sbronzo per
ricordarmi quanto diamine Piton fosse parziale.--
--“Leggermente”?
Stavi persino per andare a lamentarti!-- lo prese in giro il biondo,
divertito.
--Vabbè,
ero
molto troppo sbronzo!-- sbuffò l’altro.
--Comunque, Herm mi informa
cortesemente che la tua futura moglie è in preda a una crisi
di nervi ma non
vuole sputare il rospo.--
Draco
imprecò. Possibile che ancora pensasse di non essere alla
sua altezza?
Eh sì,
perché
lui sapeva perfettamente che era quello il problema. Lo notava dal modo
in cui
si muoveva quando era in compagnia sua e di altra gente: sempre
delicatissima,
attentissima, silenziosissima. Come se stesse maneggiando cristallo,
come se
stesse camminando su vetro, come se non volesse altro che scomparire.
Quando
erano soli si scioglievano un po’, ma lui poteva quasi
toccare quell’aura di
inadeguatezza che lei proprio non riusciva ad abbandonare.
Ma che
cavolo, possibile che avesse dei dubbi persino il giorno del loro
matrimonio?
Possibile che nemmeno dopo il diadema che le aveva regalato lei avesse
compreso.
--Le
parlerò
io dopo la cerimonia.-- assicurò.
--Ma senti
Dray, come mai si preoccupa?-- gli domandò Blaise.
Prima che la
risposta potesse anche solo prendere forma un’altra voce
s’insinuò nella conversazione,
sorprendente come una lama di luce che taglia
l’oscurità di una stanza buia
quando la porta viene socchiusa.
--Chi
è che
si preoccupa?-- domandò Narcissa Malfoy.
La madre di
Draco stava in piedi sulla soglia della camera, sorridente, splendida
in quel
suo tailleur blu, gli occhi luccicanti per la gioia palpabile che si
spargeva
come profumo al suo passaggio.
--Vi lascio
soli.-- disse Blaise scivolando fuori dalla stanza mentre Narcissa vi
entrava.
Un po’ per dare ai due un po’ di privacy, un
po’ perché se avesse visto il suo
migliore amico fare avanti e indietro un’altra volta si
sarebbe messo a urlare.
I due Malfoy
si guardarono per alcuni istanti, studiandosi. Poi Draco corse ad
abbracciarla.
--Mamma!--
sorrise Draco sulla spalla della donna, che lo strinse forte a
sé.
--Oh,
figliolo.-- disse quella. --Non è che ci sono problemi,
vero?-- gli domandò
staccandosi da lui.
Il biondino
si lasciò cadere su una sedia. --Si fa ancora questi
insensati complessi di non
essere alla mia altezza.--
Narcissa
sorrise al tono esasperato e al tempo stesso timoroso del figlio.
--È normale
credo.-- gli disse, guadagnandosi un’occhiata perplessa del
figlio. --La nostra
è una famiglia potente, antica, ricca, e diciamocelo pure,
tu sei un gran bel
ragazzo. È prevedibile che si senta un po’
inferiore.--
--Ma che
prevedibile e prevedibile! Se pure papà l’ha
approvata!-- sbottò Draco. --E poi
a me non me ne frega niente! Se sono arrivato fin qui ci
sarà un motivo, no?
Cosa pensa, che stia giocando? Io l’amo.--
La donna sorrise,
orgogliosa del figlio come non mai. L’amava,
l’amava davvero o non l’avrebbe
detto. E sapeva che quelle semplicissime tre parole racchiudevano la
magia più
meravigliosa di tutte.
--Tesoro,
forse lei è una di quelle ragazze che ha bisogno di sentirsi
dire le cose.--
--Tu non hai
mai dubitato dell’amore di papà, nonostante lui
non te l’abbia mai detto.--
obiettò lui.
--Beh, non
siamo tutte così. Io poi sono una Black!-- si sorrisero.
--Lei è più fragile, e
tanto tanto insicura. Parlale Draco. Parlale e diglielo francamente,
non con un
diadema.--
Il figlio
sorrise: la sua incorreggibile principessa…
--Grazie
mamma.--
Narcissa gli
sorrise, dandogli un bacio sulla fronte che esprimette tutto
l’affetto e la
fierezza che provava in quel momento verso di lui.
--Cinque
minuti Draco, poi devi venire all’altare.--
E lo
lasciò
solo.
“Cinque
minuti, poi all’altare.” Quelle parole
riecheggiarono nella stanza. E gli
procurarono un sorriso.
Lui, Draco
Lucius Malfoy, stava per sposarsi. E non un matrimonio combinato come
quello
che era stato per suo padre, nonostante fosse quello che molti avessero
predetto. No, Draco si sposava per amore.
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Melanie
avanzava a ritmo di musica lungo il tappeto blu al centro della navata
ricoperto da petali di rose rosse. Come quelle che lei aveva nel suo
bouquet.
Il velo
calato sugli occhi, la mano piccola stretta in quella di suo padre.
Leopoldo
Klarix era estremamente felice per la figlia, in quel momento.
Estremamente
felice ma anche, per quanto si fosse ripromesso di non ammetterlo,
infinitamente triste.
Perché
ormai
era ora di lasciarla andare. Certo, aveva sempre saputo e sperato (per
lei) che
quel giorno sarebbe arrivato ma comunque non poteva fare a meno di
provare una
dolcissima malinconia.
Quel tappeto
blu sarebbe stato l’ultimo percorso che avrebbe camminato al
suo fianco. Poi
l’avrebbe lasciata libera di spiegare le sue ali. Ali che, lo
sapeva, erano
stupende. E che l’avrebbero portata a compiere al pieno quel
volo così difficile
e meraviglioso che era la vita.
Loro (lui e
sua moglie) avevano fatto la propria parte crescendola. Ora toccava a
lei, a
lei e a Draco.
Non aveva
dubbi su quel giovane: se sua figlia lo amava, allora andava da
sé. Sapeva che
l’avrebbe sorretta quando fosse inciampata, che
l’avrebbe curata dopo una
caduta, che sarebbe riuscito a tirare fuori un sorriso da una lacrima,
che
avrebbe gioito con lei sia delle vittorie come delle sconfitte senza
buttarsi
giù, sapendo che prima o poi tutti i pezzi del puzzle
trovano il loro posto.
Anche quelli dolorosi. Perché i bei momenti ci donano la
felicità, ma allo
stesso modo il dolore ci forgia e ce li fa apprezzare ancora di
più.
E ora eccoli
lì, in tre davanti all’altare. Il sorriso della
piccola Mel e la sicurezza del fiero
Draco. E le lacrime di gioia e rassegnazione negli occhi di Leopoldo
mentre
baciava la mano della figlia.
--Ti voglio
bene bambina mia.-- le assicurò accarezzandole il palmo. --E
sappi che noi per
te ci saremo sempre. Tienici nel tuo cuore, e ci saremo sempre.--
Poi
accompagnò la piccola mano nel rifugio di quelle di Draco,
più grandi e forti.
Davanti
all’altare rimasero in due. Mel alzò lo sguardo
sul giovane che le stava di
fronte e sul suo volto trovò un sorriso sincero, senza
ombre, uno di quei sorrisi
che ne riscaldavano persino gli occhi color ghiaccio. Sorrise anche
lei, le
labbra leggermente ricoperte da un leggero strato di gloss.
La paura non
se n’era ancora andata. Lo sapeva, ma in quel momento, con
lui accanto,
riusciva a metterla da parte.
Perché
lui
riusciva a sbiadire ogni angoscia semplicemente abbracciandola. A farla
sorridere semplicemente guardandola con lo scintillio allegro dei suoi
occhi.
Ad aiutarla a rialzarsi dopo una caduta maldestra, senza farla sentire
in
imbarazzo.
No, non
dubitava di lui. Ma la paura è irrazionale, quindi
continuava a covare,
velenosa, accanto al suo cuore. Accanto, non dentro. Perché
il suo cuore era
sicuro. Sicuro dell’amore.
Mel non aveva
mai pensato che sarebbe un giorno riuscita a comprendere il significato
emotivo
dell’amore. Non aveva mai avuto possibilità di
paragone: Draco era stato il
primo e l’ultimo, quindi non poteva sapere la differenza tra
l’avere una cotta
e l’amare veramente.
Eppure adesso
lo capiva. Lo vedeva,
riflesso in quei due laghi di ghiaccio.
E sapeva di non poterlo definire, perché l’amore
è un sentimento così vasto da
essere indefinibile.
--Lo
voglio.-- mormorò tornando alla realtà appena in
tempo per rispondere alla
domanda del prete.
Poi lo
scambio delle fedi, e tutta la parte formale fu ufficialmente terminata.
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Draco
sospirò, lasciandosi cadere sul letto. Era esausto. Esausto. Ma quanto cavolo erano noiosi i
matrimoni? Lui non ne
poteva più. Perché voleva lei.
Ma, lo
sapeva, prima doveva cacciare per sempre la paura dal suo animo. E
sapeva
esattamente come fare.
La sua Mel
uscì dal bagno in quell’istante, il viso struccato
ma con le guance ancora un
po’ rosse per la felicità e l’emozione.
Lei si
tirò i
capelli indietro con la mano, liberando il volto. Gli occhi grandi, che
colpivano anche senza bisogno di matita o ombretto, le labbra piccole
ma piene,
la pelle pulita.
Non si
stancava mai di sfiorare quella pelle, lui.
--Mel, vieni
qui.-- le disse cercando di suonare dolce e rassicurante ma serio allo
stesso
tempo.
Sua moglie
gli sorrise e andò a sedersi accanto a lui, dandogli un
bacio leggero. Draco
per poco non si perse…
“Fermo!”
lo
richiamò una vocetta dentro di sé che suonava
fastidiosamente come quella di
Blaise. “Prima le parli.”
--Mel, tesoro
aspetta.-- insistè staccandosi.
Le
accarezzò
una guancia dolcemente, e lei gli sorrise.
--Devo dirti
una cosa.--
Lei
sollevò
le sopracciglia, e il sorriso si fece più incerto. Era
curiosa, ma aveva paura.
“La mia
piccola principessa…” si disse Draco in un tono
che era una via di mezzo tra
l’esasperato, il tenero e l’ammaliato.
Perché lui l’amava così, insicura e
dolce. Non gli importava che non fosse nobile, che non fosse una
bellezza del
cinema, che non fosse ricca. Non gliene fregava niente. Niente.
Perché lei era
la sua Mel, e tanto gli bastava.
Ora doveva
solo dirglielo…
--Mel,
piccola. Non credere che non sappia cosa ti frulla in quella testolina.
Non
credere che non sappia che hai una paura terribile di non essere alla
mia
altezza. Beh, lo posso capire. Veniamo da due realtà
diverse, e per certi versi
le mie origini possono risultare più prestigiose.--
La vide
incupirsi, spaventarsi.
--E sai che
ti dico? Che non me ne frega niente. Perché le tue origini
non mi toccano. Io
sto sposando te, non la tua famiglia. Perché non mi
interessa se non sei
ricchissima. Io non ti sposo per i soldi, la mia famiglia ne ha
accomunati
abbastanza. Perché non è il tuo aspetto ad
abbagliarmi. È il tuo sorriso, e il
modo in cui arrossisci quando ti faccio un complimento.--
Vide una
battaglia consumarsi nelle sue iridi violette. E la paura stava
perdendo. Era
giunto il momento del colpo di grazia.
--Non me ne
frega niente perché io ti amo, Melanie. E spero che ti vada
bene così perché
non cambierà mai.--
Era fatta. La
paura se n’era andata, per sempre. E nei suoi occhi, nei LORO
occhi, era
rimasto solo amore.
--Ti amo
anch’io, Draco.-- mormorò lei sorridendo nel modo
che lui adorava. E per lui fu
più che abbastanza. --Ora…-- aggiunse poi. --Non
è che vuoi passare la nostra
prima notte di nozze solo a parlare, vero?--
I due si
sorrisero, un sorriso che si trasformò in un ghigno furbetto.
--Oh, non sia
mai.--
E la luce
dell candela fu spenta da un’alito d’amore.
Aaah,
ora è davvero
finita! E così abbiamo messo anche una panoramica sulle
persone più importanti
per i nostri protagonisti, ovvero i rispettivi migliori amici e la
famiglia.
Che dite, la possiamo considerare chiusa?
Vi
ringrazio ancora
tutti per avermi spinta a scrivere fino a questo punto! Spero che
continuerete
ad incoraggiarmi, e anche a criticarmi dove necessario.
Devily,
questo
epilogo è anche un po’ dedicato a te dato che
senza le tue critiche costruttive
magari non sarebbe mai venuto fuori! Grazie di tutto ^_^
Commenti???
Pretty
please!!!
Un
bacio
Clarisse