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Autore: DreamWanderer    12/06/2009    0 recensioni
Di Voldemort non si parla, siamo a Hogwarts... Draco è ancora il solito perfido, ma una debolezza come un bicchiere infranto potrebbe fargli riconsiderare alcune cosette! __ Si chinò su di lei per sentirle il collo con le labbra, e fu felice di constatare che la medicina stava già facendo effetto. Poi, stanco, si distese accanto a lei e la strinse a sé con fare protettivo. Le baciò ancora i capelli, aspirandone il suo profumo. -Anche tu sai di buono.- __
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 

Ok, ok… lo so che la storia è finita, ma semplicemente mi sembrava di lasciare troppo in sospeso, ecco! Quindi eccovi un piccolo epilogo, spero vi piaccia!

 

Hermione si lisciò per l’ennesima volta la gonna, contemplandosi nello specchio. Non c’era ombra di dubbio, la scelta del colore le calzava semplicemente a pennello: un rosa fucsia un po’ cupo, quasi mescolato con un leggero viola, in modo che non la facesse sembrare un semaforo. Il modello anche le piaceva molto: un semplicissimo monospalla con la gonna lunga e a balze, una scollatura a U molto dolce. In satino. Meraviglioso.

“Ma mai_” si disse la ragazza voltandosi. “_mai meravigliosa tanto quanto la nostra star.”

--Mel, sei una visione.-- disse sincera all’amica avvicinandosi.

Melanie alzò lo sguardo, gli occhi sfumati da un leggero velo d’ombretto azzurrino-scintillante, e le sorrise felice.

Sì, era felice e Hermione non potè non notare la scintilla che le brillava nelle iridi, quelle iridi che erano sempre state così espressive. Iridi che, però, rimasero leggermente cupe.

--Mel.-- la rassicurò ancora. --Sei bellissima.--

La fragile ex-Grifondoro riportò lo sguardo sullo specchio e sorrise timidamente al riflesso che le rimandava: una donna giovane, dai grandi occhi violetti e i morbidi boccoli color miele. Il viso ovale, dai contorni gentili, le guance piene da bambina appena imporporate per l’emozione. La pelle soffice avvolta in quell’abito magnifico, una seta del bianco più puro. La gonna principesca a veli arrivava fino all’altezza dei fianchi, dove subentrava un corpetto riccamente decorato da ricami. Le spalle scoperte, i capelli acconciati in uno chignon basso, che però lasciava libera la frangetta e numerosi boccoli dietro alle orecchie in modo che le incorniciassero il volto.

Toccò distrattamente il modesto diadema di cristallo e zaffiri che teneva il velo al suo posto. Draco glielo aveva donato proprio per quell’occasione.

“Sei la mia principessa.” le aveva detto semplicemente, come se spiegasse tutto.

Ma lei era ancora indecisa su quel dettaglio: non che non le piacesse, solo… le sembrava troppo. Un lusso che lei non si sentiva di meritare.

--Herm, io non… oh insomma, non lo so!--

L’amica la guardò: continuava a giocherellare con i boccoli morbidi, o a fare e disfare nodi su un nastrino di tessuto blu. Gesti che facevano notare quanto fosse nervosa in realtà. Gesti che non vedeva da… beh, da anni! In effetti, l’ultima volta che l’aveva vista così in ansia era stato per quel ballo. Il ballo fatidico in cui Draco aveva deciso di portare la loro storia sotto i riflettori.

Hermione le si sedette di fronte e le prese le mani tra le proprie, impedendole di torcere ancora quell’innocente nastrino.

--Hey.-- le sussurrò cercando di darsi un tono rassicurante. --Qual è il problema, Mel? Sei bellissima, e sei sicura dei tuoi sentimenti… o no?--

--Ma cosa dici?!-- ribattè l’altra alzandosi. --Certo che sono sicura. E non ho dubbi sul fatto che lui ricambi!-- aggiunse anticipando la domanda successiva.

--Ma allora dov’è il problema?-- insistè lei. Sarà pure stata la migliore a scuola in tutta la storia di Hogwarts, ma proprio non riusciva a comprendere la fonte di tanta preoccupazione. Lo amava? Più della sua stessa vita. Era ricambiata? Dal profondo dell’anima. Non c’erano problemi finanziari né familiari, stava filando tutto perfettamente liscio, ma lei niente!, doveva proprio farsi le pare.

--Io… io…-- tentò Melanie, ma non riuscì a dire la verità: non riuscì ad ammettere che non si sentiva alla sua altezza.

Non si era mai sentita degna di lui in realtà, nemmeno la sera del ballo del settimo anno. Certo era stato tutto meraviglioso, sé stessa compresa, ma non aveva mai superato la paura.

Paura di essere presa in giro.

Paura che lui stesse solo giocando, che non realizzasse la cosa seriamente.

Paura di essere abbandonata.

Paura di essere ferita.

Paure che ancora le davano la caccia, ogni volta che litigavano, ogni volta che lui partiva per lavoro e non si riuscivano a sentire anche per un paio di settimane.

E persino il giorno delle nozze, aveva paura che lui all’improvviso si risvegliasse e comprendesse l’errore che stava facendo, l’errore di aver scelto lei. Perché infondo, chi era lei? Nessuno. Non era nobile, non era bella, non era perfetta… certo, non era povera, era carina ed era una bella persona in fin dei conti, però… semplicemente non era degna di lui.

Ma il suo stupido orgoglio di Grifondoro, ancora fiammante in lei, le impedì di dire tutto all’amica.

--Che faccio se Ron salta su nel mezzo della cerimonia e strilla “io mi oppongo!”?-- disse quindi, confessando solo parte delle sue preoccupazioni.

--Ci pensa Harry a Schiantarlo, ci siamo già messi d’accordo. Altro?--

--I nervi.-- borbottò Melanie, in cuor suo convinta del fatto che Ron non sarebbe stato un problema.

Hermione le sorrise e l’abbracciò.

--I nervi vengono a tutte le sposine, cara mia!-- la rassicurò ridendo. --Adesso fila a sistemarti il trucco, tra una mezz’oretta sei attesa all’altare.--

Mentre concentrava la sua attenzione su cosmetici e specchio, Hermione tirò fuori il cellulare. Quanto adorava quell’aggeggio! Magari non avrebbe mai compreso quello che frullava nella testa di Melanie, ma era ancora perfettamente capace di capire quando le stavano mentendo… e questo era uno di quei casi.

“Scommetto che a Blaise sta andando tutto bene.” sbuffò tra sé e sé mentre inviava il messaggio.

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--Cavolo, piantala di fare avanti e indietro! Mi fai girare la testa.-- si lamentò Blaise, a cui non stava andando affatto bene.

Draco aveva finito di prepararsi in anticipo, quindi aveva deciso di ammazzare il tempo controllando che fosse tutto a posto, rifacendo almeno per tre volte il nodo della cravatta, percorrendo su e giù l’intera lunghezza della stanza per almeno una cinquantina di volte. E mancava ancora mezz’ora…

In quel momento avvertì la vibrazione del suo cellulare far tremare leggermente il tavolo, così lo afferrò prima che l’amico lo notasse e sibilasse “spegni-quel-coso!”. Quando lesse il messaggio alzò un sopracciglio, mentre piegava le labbra in un mezzo-ghigno.

--Conosco quella faccia.-- gli disse Draco a metà tra il diverito e il preoccupato, notandone l’espressione. --Significa che trovi divertente qualcosa al di fuori della tua portata.--

--Come mai, di grazia?-- rispose Blaise cercando di nascondergli il suo stupore.

--Perché avevi sempre quella faccia a pozioni e ti chiedevi COME avessi fatto a prendere una O come la Granger so-tutto-io quando tu non avevi MAI fatto un singolo compito.--

Il moro rise sinceramente al ricordo. --Già, quella volta ero leggermente troppo sbronzo per ricordarmi quanto diamine Piton fosse parziale.--

--“Leggermente”? Stavi persino per andare a lamentarti!-- lo prese in giro il biondo, divertito.

--Vabbè, ero molto troppo sbronzo!-- sbuffò l’altro. --Comunque, Herm mi informa cortesemente che la tua futura moglie è in preda a una crisi di nervi ma non vuole sputare il rospo.--

Draco imprecò. Possibile che ancora pensasse di non essere alla sua altezza?

Eh sì, perché lui sapeva perfettamente che era quello il problema. Lo notava dal modo in cui si muoveva quando era in compagnia sua e di altra gente: sempre delicatissima, attentissima, silenziosissima. Come se stesse maneggiando cristallo, come se stesse camminando su vetro, come se non volesse altro che scomparire. Quando erano soli si scioglievano un po’, ma lui poteva quasi toccare quell’aura di inadeguatezza che lei proprio non riusciva ad abbandonare.

Ma che cavolo, possibile che avesse dei dubbi persino il giorno del loro matrimonio? Possibile che nemmeno dopo il diadema che le aveva regalato lei avesse compreso.

--Le parlerò io dopo la cerimonia.-- assicurò.

--Ma senti Dray, come mai si preoccupa?-- gli domandò Blaise.

Prima che la risposta potesse anche solo prendere forma un’altra voce s’insinuò nella conversazione, sorprendente come una lama di luce che taglia l’oscurità di una stanza buia quando la porta viene socchiusa.

--Chi è che si preoccupa?-- domandò Narcissa Malfoy.

La madre di Draco stava in piedi sulla soglia della camera, sorridente, splendida in quel suo tailleur blu, gli occhi luccicanti per la gioia palpabile che si spargeva come profumo al suo passaggio.

--Vi lascio soli.-- disse Blaise scivolando fuori dalla stanza mentre Narcissa vi entrava. Un po’ per dare ai due un po’ di privacy, un po’ perché se avesse visto il suo migliore amico fare avanti e indietro un’altra volta si sarebbe messo a urlare.

I due Malfoy si guardarono per alcuni istanti, studiandosi. Poi Draco corse ad abbracciarla.

--Mamma!-- sorrise Draco sulla spalla della donna, che lo strinse forte a sé.

--Oh, figliolo.-- disse quella. --Non è che ci sono problemi, vero?-- gli domandò staccandosi da lui.

Il biondino si lasciò cadere su una sedia. --Si fa ancora questi insensati complessi di non essere alla mia altezza.--

Narcissa sorrise al tono esasperato e al tempo stesso timoroso del figlio. --È normale credo.-- gli disse, guadagnandosi un’occhiata perplessa del figlio. --La nostra è una famiglia potente, antica, ricca, e diciamocelo pure, tu sei un gran bel ragazzo. È prevedibile che si senta un po’ inferiore.--

--Ma che prevedibile e prevedibile! Se pure papà l’ha approvata!-- sbottò Draco. --E poi a me non me ne frega niente! Se sono arrivato fin qui ci sarà un motivo, no? Cosa pensa, che stia giocando? Io l’amo.--

La donna sorrise, orgogliosa del figlio come non mai. L’amava, l’amava davvero o non l’avrebbe detto. E sapeva che quelle semplicissime tre parole racchiudevano la magia più meravigliosa di tutte.

--Tesoro, forse lei è una di quelle ragazze che ha bisogno di sentirsi dire le cose.--

--Tu non hai mai dubitato dell’amore di papà, nonostante lui non te l’abbia mai detto.-- obiettò lui.

--Beh, non siamo tutte così. Io poi sono una Black!-- si sorrisero. --Lei è più fragile, e tanto tanto insicura. Parlale Draco. Parlale e diglielo francamente, non con un diadema.--

Il figlio sorrise: la sua incorreggibile principessa…

--Grazie mamma.--

Narcissa gli sorrise, dandogli un bacio sulla fronte che esprimette tutto l’affetto e la fierezza che provava in quel momento verso di lui.

--Cinque minuti Draco, poi devi venire all’altare.--

E lo lasciò solo.

“Cinque minuti, poi all’altare.” Quelle parole riecheggiarono nella stanza. E gli procurarono un sorriso.

Lui, Draco Lucius Malfoy, stava per sposarsi. E non un matrimonio combinato come quello che era stato per suo padre, nonostante fosse quello che molti avessero predetto. No, Draco si sposava per amore.

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Melanie avanzava a ritmo di musica lungo il tappeto blu al centro della navata ricoperto da petali di rose rosse. Come quelle che lei aveva nel suo bouquet.

Il velo calato sugli occhi, la mano piccola stretta in quella di suo padre.

Leopoldo Klarix era estremamente felice per la figlia, in quel momento. Estremamente felice ma anche, per quanto si fosse ripromesso di non ammetterlo, infinitamente triste.

Perché ormai era ora di lasciarla andare. Certo, aveva sempre saputo e sperato (per lei) che quel giorno sarebbe arrivato ma comunque non poteva fare a meno di provare una dolcissima malinconia.

Quel tappeto blu sarebbe stato l’ultimo percorso che avrebbe camminato al suo fianco. Poi l’avrebbe lasciata libera di spiegare le sue ali. Ali che, lo sapeva, erano stupende. E che l’avrebbero portata a compiere al pieno quel volo così difficile e meraviglioso che era la vita.

Loro (lui e sua moglie) avevano fatto la propria parte crescendola. Ora toccava a lei, a lei e a Draco.

Non aveva dubbi su quel giovane: se sua figlia lo amava, allora andava da sé. Sapeva che l’avrebbe sorretta quando fosse inciampata, che l’avrebbe curata dopo una caduta, che sarebbe riuscito a tirare fuori un sorriso da una lacrima, che avrebbe gioito con lei sia delle vittorie come delle sconfitte senza buttarsi giù, sapendo che prima o poi tutti i pezzi del puzzle trovano il loro posto. Anche quelli dolorosi. Perché i bei momenti ci donano la felicità, ma allo stesso modo il dolore ci forgia e ce li fa apprezzare ancora di più.

E ora eccoli lì, in tre davanti all’altare. Il sorriso della piccola Mel e la sicurezza del fiero Draco. E le lacrime di gioia e rassegnazione negli occhi di Leopoldo mentre baciava la mano della figlia.

--Ti voglio bene bambina mia.-- le assicurò accarezzandole il palmo. --E sappi che noi per te ci saremo sempre. Tienici nel tuo cuore, e ci saremo sempre.--

Poi accompagnò la piccola mano nel rifugio di quelle di Draco, più grandi e forti.

Davanti all’altare rimasero in due. Mel alzò lo sguardo sul giovane che le stava di fronte e sul suo volto trovò un sorriso sincero, senza ombre, uno di quei sorrisi che ne riscaldavano persino gli occhi color ghiaccio. Sorrise anche lei, le labbra leggermente ricoperte da un leggero strato di gloss.

La paura non se n’era ancora andata. Lo sapeva, ma in quel momento, con lui accanto, riusciva a metterla da parte.

Perché lui riusciva a sbiadire ogni angoscia semplicemente abbracciandola. A farla sorridere semplicemente guardandola con lo scintillio allegro dei suoi occhi. Ad aiutarla a rialzarsi dopo una caduta maldestra, senza farla sentire in imbarazzo.

No, non dubitava di lui. Ma la paura è irrazionale, quindi continuava a covare, velenosa, accanto al suo cuore. Accanto, non dentro. Perché il suo cuore era sicuro. Sicuro dell’amore.

Mel non aveva mai pensato che sarebbe un giorno riuscita a comprendere il significato emotivo dell’amore. Non aveva mai avuto possibilità di paragone: Draco era stato il primo e l’ultimo, quindi non poteva sapere la differenza tra l’avere una cotta e l’amare veramente.

Eppure adesso lo capiva. Lo vedeva, riflesso in quei due laghi di ghiaccio. E sapeva di non poterlo definire, perché l’amore è un sentimento così vasto da essere indefinibile.

--Lo voglio.-- mormorò tornando alla realtà appena in tempo per rispondere alla domanda del prete.

Poi lo scambio delle fedi, e tutta la parte formale fu ufficialmente terminata.

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Draco sospirò, lasciandosi cadere sul letto. Era esausto. Esausto. Ma quanto cavolo erano noiosi i matrimoni? Lui non ne poteva più. Perché voleva lei.

Ma, lo sapeva, prima doveva cacciare per sempre la paura dal suo animo. E sapeva esattamente come fare.

La sua Mel uscì dal bagno in quell’istante, il viso struccato ma con le guance ancora un po’ rosse per la felicità e l’emozione.

Lei si tirò i capelli indietro con la mano, liberando il volto. Gli occhi grandi, che colpivano anche senza bisogno di matita o ombretto, le labbra piccole ma piene, la pelle pulita.

Non si stancava mai di sfiorare quella pelle, lui.

--Mel, vieni qui.-- le disse cercando di suonare dolce e rassicurante ma serio allo stesso tempo.

Sua moglie gli sorrise e andò a sedersi accanto a lui, dandogli un bacio leggero. Draco per poco non si perse…

“Fermo!” lo richiamò una vocetta dentro di sé che suonava fastidiosamente come quella di Blaise. “Prima le parli.”

--Mel, tesoro aspetta.-- insistè staccandosi.

Le accarezzò una guancia dolcemente, e lei gli sorrise.

--Devo dirti una cosa.--

Lei sollevò le sopracciglia, e il sorriso si fece più incerto. Era curiosa, ma aveva paura.

“La mia piccola principessa…” si disse Draco in un tono che era una via di mezzo tra l’esasperato, il tenero e l’ammaliato. Perché lui l’amava così, insicura e dolce. Non gli importava che non fosse nobile, che non fosse una bellezza del cinema, che non fosse ricca. Non gliene fregava niente. Niente. Perché lei era la sua Mel, e tanto gli bastava.

Ora doveva solo dirglielo…

--Mel, piccola. Non credere che non sappia cosa ti frulla in quella testolina. Non credere che non sappia che hai una paura terribile di non essere alla mia altezza. Beh, lo posso capire. Veniamo da due realtà diverse, e per certi versi le mie origini possono risultare più prestigiose.--

La vide incupirsi, spaventarsi.

--E sai che ti dico? Che non me ne frega niente. Perché le tue origini non mi toccano. Io sto sposando te, non la tua famiglia. Perché non mi interessa se non sei ricchissima. Io non ti sposo per i soldi, la mia famiglia ne ha accomunati abbastanza. Perché non è il tuo aspetto ad abbagliarmi. È il tuo sorriso, e il modo in cui arrossisci quando ti faccio un complimento.--

Vide una battaglia consumarsi nelle sue iridi violette. E la paura stava perdendo. Era giunto il momento del colpo di grazia.

--Non me ne frega niente perché io ti amo, Melanie. E spero che ti vada bene così perché non cambierà mai.--

Era fatta. La paura se n’era andata, per sempre. E nei suoi occhi, nei LORO occhi, era rimasto solo amore.

--Ti amo anch’io, Draco.-- mormorò lei sorridendo nel modo che lui adorava. E per lui fu più che abbastanza. --Ora…-- aggiunse poi. --Non è che vuoi passare la nostra prima notte di nozze solo a parlare, vero?--

I due si sorrisero, un sorriso che si trasformò in un ghigno furbetto.

--Oh, non sia mai.--

E la luce dell candela fu spenta da un’alito d’amore.

 

Aaah, ora è davvero finita! E così abbiamo messo anche una panoramica sulle persone più importanti per i nostri protagonisti, ovvero i rispettivi migliori amici e la famiglia. Che dite, la possiamo considerare chiusa?

Vi ringrazio ancora tutti per avermi spinta a scrivere fino a questo punto! Spero che continuerete ad incoraggiarmi, e anche a criticarmi dove necessario.

Devily, questo epilogo è anche un po’ dedicato a te dato che senza le tue critiche costruttive magari non sarebbe mai venuto fuori! Grazie di tutto  ^_^

Commenti??? Pretty please!!!

Un bacio

Clarisse

   
 
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