Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Writer96    11/07/2017    6 recensioni
Dopo aver dimenticato un telefono per tre ore all'interno del freezer, Lily Evans - vent'anni, studentessa di chimica, fotografa per hobby e disordinata cronica- sa che nulla potrà salvarla da Alice e dallo spettacolo teatrale a cui l'amica vuole assolutamente trascinarla in veste di "fotografa ufficiale".
Quello che ancora non sa è che da quello spettacolo in poi, la sua vita è destinata a subire una svolta improvvisa.
Perché è giunto il momento, per Lily, di dimenticare Fabian e lasciare andare un passato doloroso che ancora la tormenta e non le da pace, esattamente come James Potter, artefice di buona parte delle sue disgrazie ed idiota patentato che continua a spuntare ovunque con quella sua solita e immutata aria da pallone gonfiato.
Tra felpe forse un po' troppo estrose, piccoli quaderni di appunti, spettacoli teatrali e continui e mai definitivi addii, si susseguono i drammi quotidiani e sinceri di una generazione che cerca solamente di imparare come essere adulta.
E magari, anche come amare.
I personaggi appartengono a JKR ma le vicende narrate sono originali e di mia invenzione
Presente anche la copia non-fanfiction su Wattpad!
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
9. Piccola Evans 

« Piccola Evans »
Lily alzò gli occhi al cielo e continuò a camminare imperterrita, il pacco di appunti sotto al braccio sinistro che minacciava di scivolare ad ogni passo che lei faceva.
« Piccola Evans, avanti, non puoi ignorarmi »
C’era un sole meraviglioso, quel giorno. Così bello da essere quasi doloroso, così in contrasto con il freddo invernale che si infiltrava sotto ai vestiti, lasciando una serie di pizzichi ghiacciati sulla pelle. Non sembrava possibile, un sole del genere, a dicembre, a Londra, eppure era lì, meraviglioso, che si stagliava in cielo.
« Posso continuare a chiamarti Piccola Evans fino a quando non sarai esasperata, sai, vero? »
Lily sorrise leggermente senza smettere di camminare, svoltando improvvisamente all’interno dell’edificio A, la sciarpa che le ballonzolava sulle spalle e il cappotto slacciato per metà.

«Buongiorno, Maree»
«Buongiorno, mia dolce Lils, ti sei resa conto che Gideon – buongiorno, Gid! – ti sta seguendo e continua a blaterare il tuo nome, vero? »
« Assolutamente sì! »
« Mi sta ignorando, Mary, e non so per quale motivo! » si lagnò Gideon, ottenendo in risposta un’occhiataccia da parte di Lily, che finalmente si era degnata di fermarsi e di voltarsi nella sua direzione.
« Sai esattamente qual è il motivo, invece! »
« Ora non mi ignora più, l’hai notato? E’ fantastico quanto la pignoleria prenda il sopravvento sulla sua testardaggine, davvero, dovremmo fare una sorta di Hunger Games dei difetti di Lily Evans per vedere quale prendere come vincitore e… »
« Smetti di sparare stronzate, Gid, non è proprio il caso! »
Mary osservava la scena con un senso di assoluta confusione, le braccia intrecciate sopra la felpa arancione fluo, le gambe fasciate dai jeans a pois esageratamente divaricate. Odiava non capire cosa stesse succedendo.

« Qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo? »
« Ehi, buongiorno, Doc, sono molto felice di vederti! Ciao anche a te, Benjamin! »
« Lily Evans, buongiorno »
« Buongiorno, Lily, come stai? »
« Cosa cazzo avete tutti quanti da dire buongiorno, io voglio capire perché Lily sta ignorando Gid, e perché Gid sta facendo incazzare Lily, qualcuno mi spiega… Cosa. Cazzo. Succede?»
La voce irata di Mary fece scoppiare a ridere tutti e immediatamente Gideon le si avvicinò, posandole un braccio sulle spalle, cosa che la fece diventare ancor più rossa in viso di quanto già non fosse a causa di tutte le urla.
« Un fiore delicato e gentile. Una melodia per le orecchie » la schernì poi, dandole un rumoroso bacio sulla testa prima di staccarsi da lei e tornare a fronteggiare Lily, ancora scossa da delle risatine.
«Sono molto confusa. Terribilmente confusa. Sono appena finita in uno di quei film dove ci sono quelle inquadrature a 360° che girano e danno come risultato solo immagini confuse e stralci di conversazioni completamente random? » chiese Mary, indicando le quattro persone che si trovavano intorno a lei proprio nel bel mezzo del corridoio. Doc le sorrise, stringendosi appena nelle spalle, e scosse la testa, mentre Ben preferì fare prima un cenno leggero con il capo e poi sorriderle affabilmente.
Se non ci fosse stata perfettamente abituata, Mary era certa che li avrebbe trovati, per l’ennesima volta, orribilmente inquietanti.

« Gideon ha organizzato una festa, domani sera» spiegò Lily, lanciando poi al ragazzo interessato un’occhiataccia che avrebbe potuto bruciarlo sul momento.
«Sì, beh, questo lo sapevo, che aveva in programma di organizzare una festa. E dunque? » chiese Mary, piegando la testa di lato nel vano tentativo di comprendere meglio ciò che stava accadendo.
«E dunque, la festa è a casa mia» brontolò Lily, prima di tornare a guardare in cagnesco Gideon.
«Ci tengo a specificare che è a casa di mia cugina, in primo luogo, non in casa tua, tesoro. Poi, suvvia, non ci vedo niente di male, in un’allegra festicciola di tanto in tanto! » le rispose il ragazzo, allargando le braccia con un sorriso beffardo sulle labbra.
«Ci tengo a specificare che io pago esattamente metà dell’affitto, e questo implica che rientrano nelle mie proprietà anche una metà di cucina, di salotto e di bagno. Oh, e anche di corridoio d’ingresso. Quindi la cosa mi riguarda eccome! E non è che mi oppongo alle feste, sappiamo tutti che non sono il tipo di persona che si oppone alle feste, è solo che gradirei saperlo prima, sai com’è…» si difese Lily, agitando un dito in direzione di Gideon, che continuava a sorridere senza sembrare minimamente scalfito dalle parole dell’amica.

«Temo di dover concordare con Lily Evans, Gideon, voglio dire…»
«…Se Mary organizzasse una festa in casa non avremmo alcun problema…»
«…Ma vorremmo saperlo prima. Prepararci psicologicamente all’idea di avere il nostro appartamento…»
«… Invaso da gente su di giri, bicchieri di plastica mezzi pieni di bevande alcoliche… »
«… Piatti sporchi, cuscini in disordine…»
«…Per non parlare di quella terribile e trash musica amarcord che viene sempre fuori durante una di queste feste…»
«… Ma sì, quella dei primi anni duemila, quella che risale alle scuole medie…»
«… Alle prime serate in discoteca, alle immagini scambiate tramite bluetooth…»
«… Alle prime cotte per quei ragazzi che sembravano bellissimi, con tanto di ciuffo piastrato e pantaloni portati troppo bassi sui fianchi… In ogni caso, ci andrebbe bene. Ci basterebbe solo, ecco…»
«…Non trovarci davanti al fatto compiuto! Quindi magari, consulta anche Lily, la prossima volta!»

Gli sguardi stralunati di tre persone si posarono sui due fratelli, che avevano continuato a parlare senza fermarsi un secondo mentre si spostavano verso i distributori automatici di cibo. In perfetta sincronia -e con il silenzio attonito delle tre persone che erano con loro che continuava a permeare nell’aria- ordinarono due pacchetti di Oreo, due succhi di frutta alla pesca e due barrette energetiche, per poi esibirsi in un paio di sorrisi coordinati.
Lily non riusciva ancora a capacitarsi di come quei due potessero essere così perfettamente sincronizzati in tutto ciò che facevano. Sembrava che i loro cervelli fossero coordinati e, per un istante, desiderò ardentemente poterli rendere oggetto di uno di quegli studi scientifici che comprendevano elmetti per misurare EEG multipli e test psicologici blindati.

Anche Gideon riusciva ad afferrare a malapena il meccanismo che si celava dietro quella loro complicità assurda ed esagerata. Non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma li invidiava così tanto che faceva male, in momenti come quelli. Lui e Fabian non erano mai stati così. Erano nati a quattro minuti di distanza l’uno dall’altro, eppure sembrava che a separare le loro nascite biologiche fosse occorso molto più tempo.
Non avevano mai battibeccato per stabilire chi di loro due fosse il più grande – “Non esiste un gemello più grande, Gideon, esistono un primo nato e un secondo nato”- né avevano mai fatto finta di scambiarsi le identità solo per far ammattire uno dei loro genitori. Non si erano mai scambiati i vestiti – “Gideon, il tuo stile non mi rispecchia affatto, lo sai”- e non avevano mai discusso per stabilire chi fosse più bello – “La bellezza è un puro fatto soggettivo, abbiamo gli stessi tratti somatici, chi di noi due è più bello lo stabilisce solo chi ci sta di fronte sulla base dei suoi standard di gradimento”- e, in generale, non avevano mai fatto tutte quelle cose che ci si aspetterebbe da una coppia di gemelli. Se tentavano di parlare contemporaneamente, era per esprimere concetti del tutto opposti, con parole dissonanti e toni di voce completamente diversi. Non sapevano passarsi le cose in quello stile catena-di-montaggio che spesso si vede nei film e non erano nemmeno in grado di indovinare l’uno ciò che l’altro pensava.
Erano gemelli geneticamente parlando, ma doveva esserci qualcosa, a livello di anima, spirito e tutte quelle cazzate là, che doveva essere andato storto. Con questo Gideon non voleva dire di non voler bene al fratello o di non essere legato a lui, avevano condiviso una vita intera e, volenti o nolenti, c’era un filo spesso e indistruttibile che li teneva uniti. Ma Gideon non era sicuro che, se non fossero nati a quattro minuti di distanza, quel filo sarebbe stato così spesso e indistruttibile.

Mary, d’altro canto, continuava a ripensare alle parole scappate dalle labbra carnose di Doc con tutta la naturalezza del mondo davanti a quelli che potevano essere definiti poco più che estranei. Era così sorpresa che non faceva altro che chiedersi se qualcun altro se ne fosse accorto o se, di fronte alla solita scenetta dei gemelli-non-gemelli, nessuno avesse fatto caso a quella manciata di parole.
«Ci state fissando…»
«Non siete ancora abituati…»
«…A queste scene. Che sono comuni…»
«… E vagamente inquietanti. Lo sappiamo bene…»
«…E’ per questo che non ci avete invitati alla festa di stasera?»
Gideon spalancò la bocca e poi scosse la testa, cercando di recuperare un po’ di lucidità di fronte a quella scena surreale.
«Festa a casa mia, invitati miei. Doc, Ben, siete dentro. Mi raccomando, non portate nessuno che possa aver intenzione di distruggermi casa, ovviamente» disse Lily senza alcun preavviso, agitando pragmaticamente la mano nel tentativo di coprire il silenzio imbarazzante di Gideon.
«Festa a casa nostra, invitati nostri. Ben, Doc, siete dentro. Mi raccomando, non portate nessuno che possa aver intenzione di distruggerci casa, ovviamente»
La voce di Alice risuonò allegramente in mezzo al corridoio e la ragazza fece la sua comparsa stringendo con forza la mano di Frank, che sorrideva gentilmente con una barretta al cioccolato stretta nel pugno destro.

«Buongiorno coinquilina» aggiunse poi, sorridendo sfacciatamente in direzione di Lily, che sollevò le sopracciglia con fare minaccioso.
«Coinquilina lo sono solo ora che rivendico la mia parte di casa e la mia parte di invitati ad una festa di cui non sapevo nulla?»
«Precisamente, tesoro. E te l’avrei detto ora, se solo tu non avessi deciso di spiare i messaggi di Gideon e credere che stavamo organizzando tutto alle tue spalle…» la rimbeccò Alice, ottenendo in risposta solo un leggero singulto da parte di Lily, che aveva percepito la propria faccia colorarsi di una serie di sfumature tra il bianco, il rosso e il grigiastro, in seguito a una serie di pensieri sconclusionati che le erano balenati in mente tutti insieme.
«Gid mi ha mandato un messaggio. “S.O.S. la spia sovietica continua a mietere vittime. Vieni prima che decida di interpretare la Guerra Fredda come un invito a freddarmi in mezzo al corridoio” Molto efficace, cugino, complimenti, apprezzo l’inventiva – Alice sollevò un pollice in direzione del cugino, che le sorrise di rimando senza smettere di lanciare, di tanto in tanto, sguardi confusi a Caradoc e Benji – Tornando a noi, Piccola Spia Sovietica, si tratta solo di un venerdì sera per il quale è prevista pioggia da passare in compagnia, con pizza da ordinare a domicilio, due confezioni da sei lattine di birra e una serie di giochi da tavolo che daranno luogo all’ennesima Guerra Mondiale. Nulla di cui tu debba preoccuparti»
E mentre Mary iniziava a lamentarsi rumorosamente del fatto che ci fossero solo dodici birre, quando giocare a Twister da ubriachi era decisamente molto più divertente, Gideon le passava un braccio intorno alle spalle e le scompigliava i capelli chiamandola “La sua piccola paranoica sovietica” e Alice le stringeva la mano facendole un occhiolino che stava ad indicare un “Non preoccuparti e non fare la melodrammatica come al solito”, Lily si rese conto perché, davanti al siparietto di poco prima dei due fratelli siamesi non le fosse passata in mente, se non per un breve istante, Petunia.
Perché lei, a discapito di tutto, non aveva bisogno di un legame di sangue per avere qualcuno che capisse esattamente cosa le stava passando in testa in quel secondo e sapesse esattamente come coordinarsi a lei.
 
 
«Mary, non voglio essere indelicata. O indiscreta. Sia chiaro – stava dicendo Lily mentre scendeva le scale dopo un’infruttuosa e assolutamente inutile, a suo parere, lezione di Fisica – Solo che mi sembrava di aver capito una cosa e volevo essere sicura di non aver frainteso»
«Sì, mi sembra abbastanza evidente e poco fraintendibile, quindi credo sia il caso di ammettere che… sono abbastanza sicura che mi piaccia Gideon, ormai»
«Ma Doc è… uhm… gay? »
Avevano pronunciato le ultime parole in contemporanea e, non appena chiusero la bocca, arrossirono entrambe furiosamente. Lily scoppiò a ridere in modo leggermente isterico e Mary si portò una mano alla fronte, cercando di coprirsi gli occhi.
«Hai sentito quella frase sui ragazzi alle scuole medie, uh?»
«Già…» confermò Lily, studiando l’amica nel tentativo di non scoppiare a ridere di nuovo.
«Beh, mi sembra allora evidente che la risposta sia, sì, a Doc piacciono i ragazzi e non si fa, a quanto pare, troppi problemi ad ammetterlo anche con dei… quasi estranei. Questa cosa mi ha sorpreso. Di solito è sempre così riservato quando si tratta di sé…» spiegò Mary, agitando le mani nel tentativo di esprimere ciò che provava. Era rimasta sorpresa dal comportamento dell’amico, era innegabile, ma ancor più innegabile era che era maledettamente contenta che lui avesse detto quello che aveva detto. Non era un problema per lei, non era un problema per nessuno di coloro che lo sapevano, ovviamente, ma vedere Doc che si liberava per un attimo di quella sua patina di riservatezza e mistero per rivelare qualcosa di sé in maniera tanto spontanea… le aveva aperto il cuore. L’aveva fatta sentire orgogliosa come poche volte prima era stata in vita sua.
«Ehi, io e Doc abbiamo condiviso un’imbarazzante scena a mensa e numerosi sproloqui da parte mia sull’inutilità della legge di Poiseuille, non direi che siamo proprio dei completi estranei, no?» scherzò Lily, ritrovandosi a sorridere più di quanto non avesse progettato all’idea che un tipo strano come Caradoc avesse accettato di rendere anche lei parte di qualcosa che, evidentemente, era così prezioso per lui.
«In effetti, ci sono delle situazioni che legano per sempre due persone, e mi sembra proprio che gli sproloqui sulla fisica rientrino tra di esse» rise Mary, chinandosi verso la tasca per tirare fuori un pacchetto di sigarette.

«Ehi, ehi, ehi, Marylin Suzanne, sono delle sigarette, quelle? Cosa diavolo fai? Tu non fumi!» si infervorò Lily, ottenendo solo una scrollata di spalle da parte dell’amica, che si infilò rapidamente tra le labbra una sigaretta, tastando poi nervosamente le tasche in cerca di un accendino.
«Dove ho messo quel maledetto accendino, si può sapere perché lo perdo sempre, e poi ogni volta mi dico che l’ho messo in un posto che mi ricorderò e…»
«Maree, fermati subito e spiegami perché hai, tutt’a un tratto, deciso di metterti a fumare!» si indispettì Lily, costringendo l’amica a girarsi per guardarla negli occhi. Mary si lasciò andare ad un sospiro e, mentre il fiato le si condensava davanti al volto grazie al freddo dicembrino, chiuse gli occhi, quasi persa in un dialogo interiore.
«Perché fumo quando devo affrontare questioni che mi spaventano e io so che, non appena tu avrai detto quella fatidica frase che so già che hai sulla punta della lingua, quell’ “In ogni caso, sono contenta che Doc me l’abbia detto, e voglio solo sincerarmi che tu sappia che non c’è alcun problema per me, lui resta comunque Doc e chi gli piace o non gli piace è affar suo” che ti preme tanto sulle labbra per uscire, poi vorrai affrontare l’altro discorso»
«Quale altro discorso?»
«Il fatto che io abbia ammesso che mi piace Gideon» spiegò Mary, tornando a tastarsi le tasche in ogni modo, tirando fuori pezzi di carta, scontrini e carte arrotolate di caramelle mangiate chissà quanto tempo prima, nel tentativo di rinvenire quel maledetto accendino.

Era così nervosa che la sigaretta non faceva altro che ballarle tra le labbra e non aveva il coraggio di sollevare lo sguardo su Lily. Aveva paura che i suoi sentimenti per Gideon potessero ferire l’amica, costringendola in un certo senso a ripensare a tutta la storia di lei e Fabian -cosa mai avesse potuto accomunare Lily e Fabian, Mary doveva ancora, sinceramente, capirlo- e a trovarsi di nuovo in un certo senso invischiata in una storia che sapeva di rancori e gemelli all’apparenza identici. Aveva paura che Lily si allontanasse. O, peggio ancora, che si arrabbiasse con lei.
Era un’idiozia, Mary lo sapeva bene, ma non poteva impedirsi di pensarlo. Teneva a Lily più di quanto si potesse immaginare e non voleva provocarle altro dolore, oltre a quello che, silente, le giaceva sul fondo degli occhi. Ma non poteva nemmeno negare a se stessa dei sentimenti reali e presenti e influenti sulle sue azioni, nel bene o nel male che fosse.
«Oh, quello? L’avevo capito da un pezzo! Persino quando tu facevi tutti i tuoi discorsi sul trovarlo simpatico e sulla "possibilità di innamorartene" avevo capito che tutto quell'interesse c'era davvero» esclamò Lily, sorridendole amabilmente e allungando una mano per scompigliarle i capelli, tanto che Mary spalancò la bocca, dimentica della sigaretta che le pendeva dalle labbra, troppo concentrata sul pensiero che Lily sapeva, stava sorridendo e, no, non ce l’aveva con lei.
«Tu l’avevi capito? E non sei… non so, arrabbiata con me, o ferita, o qualcosa che abbia a che fare, insomma, con dei sentimenti negativi?» chiese, chinandosi a recuperare la sigaretta caduta.
«Vorrei non doverlo dire, ma, ehi, conosco il fascino Prewett, so cosa vuol dire avere una cotta per uno di loro. E Gideon è sicuramente il migliore dei due gemelli, in quanto partito. E poi, apprezza le tue felpe. Sarei contenta per te a prescindere!» rise, scuotendo la testa in direzione della felpa dell’amica, che non riusciva a reprimere un sorriso timido che le stava spuntando sulle labbra mano a mano che si rendeva conto che tutti gli scenari tragici che aveva immaginato non si sarebbero realizzati.
«Quindi non ce l’hai con me?» chiese, ancora una volta, per sicurezza, le mani che continuavano a tastare le tasche, perché ormai che aveva tirato fuori quella maledetta sigaretta, tanto valeva fumarsela e basta.

«Sono furioso con te, Macca, ma dico io, ma ti sembra il modo, ti sembra il caso, ma ti sembra, ti sembra…? Tu fumi, piccola traditrice voltagabbana?»
La prima cosa che Lily pensò al sentire la voce di James Potter fu che per una volta aveva ragione. La seconda fu che era un maledetto impiccione con manie di egocentrismo. La terza fu chiedersi “Ma ha davvero pianto?”
«Jim, ciao, qual buon vento, io non sto affatto… Oh, Sirius, quello è un accendino, dammelo subito, ho perso il mio e non ho idea di dove sia, sono un caso patologico!» stava esclamando Mary, sbracciandosi in direzione di un sardonico Sirius che le stava porgendo un accendino arancione mostrando il suo sorriso più accattivante.
«Pure abbinato alla felpa?» domandarono sia James che Lily, in contemporanea, voltandosi brevemente uno nella direzione dell’altro nell’udire le rispettive voci. Mary sorrise fugacemente e Sirius sollevò le sopracciglia, mentre James e Lily si schiarivano la voce in un disperato tentativo di apparire disinvolti.
«Accendino arancione, felpa arancione» spiegò Lily, a nessuno in particolare, girandosi a guardare in cagnesco Mary mentre accendeva la sigaretta e tirava la prima boccata con aria soddisfatta.
«Quando avrai un cancro ai polmoni non venire a chiedermi di portarti fiori in ospedale» la rimbeccò James, puntandole un dito contro, prima di incrociare le braccia sul petto in una posa perfettamente speculare a quella di Lily. Nessuno dei due sembrò farci caso, fino a quando Sirius non ridacchiò leggermente e Lily, nella fretta, cambiò posizione facendo mulinare le braccia intorno al busto e colpendo le mani di Mary, che fece, per l’ennesima volta, cadere la sigaretta.

«Ehi!»
«Un passo più lontana dal cancro, così, Macca!» disse James in risposta, affrettandosi a spegnere la sigaretta con un piede.
«Fanculo, Potter, sai quanto costano questi dannati affari?»
«E tu lo sai quanto costano le cure? E non parlo solo con te, anche tu sei coinvolto, Pad, non fare quella faccia!»
«Potter, lungi da me fermarti dal rimproverarli, solo, non ti sembra un tantino… melodrammatico e infausto come rimprovero? Non per fare la pignola, ma, sai, il cancro è anche molto una questione di enzimi, e Mary non è una così accanita fumatrice e… »
«… Per la prima volta un chimico che dice qualcosa di medico e di sensato, i miei complimenti, Evans!»
La voce di Marlene si fece strada tra le parole di Lily e ne preannunciò l’arrivo, fatto di un paio di stivali dal tacco alto e un berretto rosso che sembrava piuttosto costoso. Appena dietro Marlene c’era anche Hestia, i capelli biondi raccolti in due trecce strette che partivano dalla sommità della fronte, e un sorriso di cortesia a tratti gelido che faceva il paio con gli occhi marcatamente truccati, intenti a studiare il quartetto che avevano di fronte.
La bocca di Lily fremette per un secondo, mentre Mary si limitò a sollevare gli occhi al cielo e a porgere una mano in direzione di Sirius, per ridargli l’accendino.

«Lene, ciao, avevo capito che avevi lezione fino alle quattro, oggi…» borbottò James, senza incrociare gli occhi della ragazza, le labbra tirate mentre Hestia si protraeva per lasciargli un bacio sulla guancia.
«Non mi saluti, James?»
«Non so esattamente cosa tu ci faccia qui con Marlene, Hes, detto onestamente…» le rispose Sirius, scambiandosi un’occhiata divertita con Marlene, che, non vista, aveva sollevato gli occhi al cielo nel momento in cui la ragazza bionda aveva parlato.
«Siamo venute per dirvi una cosa per teatro, in effetti, e, sì, James, ho lezione fino alle quattro, ma ho comunque il tempo di fare una pausa pranzo, sai?» rispose Marlene, la voce che si faceva più tagliente sulle ultime parole. Il suo sguardo saettò su Lily, che ricambiò confusamente, chiedendosi perché mai dovesse sempre finire per trovarsi invischiata in un qualche siparietto che vedeva Marlene McKinnon come protagonista. James sembrava stranamente a disagio e anche Sirius appariva confuso, quasi si fosse perso delle battute di uno spettacolo che iniziava a non piacergli.
«Cosa volevate dire a proposito di teatro?» domandò Mary, spiccia, attirando l’attenzione di tutti su di sé.
Hestia sorrise e piegò la testa, le labbra arricciate in una smorfia compiaciuta.
«Oh, solo che oggi ci sarà un incontro extra per assegnare le parti del nuovo spettacolo. Pare metteremo in scena qualcosa di Shakespeare, quest’anno, e Robert ha già in mente qualcosa. Ha detto che i protagonisti dopo quest’incontro dovranno già iniziare a dare un’occhiata alle loro parti. Non che ti interessi, suppongo, visto che di solito tendi a preferire ruoli più marginali…» commentò malignamente, mentre tutti i presenti sollevavano le sopracciglia, confusi di fronte alla cattiveria di quelle parole.
«Ottimo, allora mi farai compagnia, Jones» si limitò a dire Mary, infilandosi poi una mano in tasca e sollevando gli occhi al cielo un’ultima volta. Si indicò poi le spalle con una mano e si voltò verso Lily.
«Andiamo?- disse – Gideon e Alice ci stanno aspettando per parlare della festa di domani. Ci vediamo stasera, con voialtri, suppongo. Black, ti mando un messaggio così mi avverti quando parti da casa. Devo avvisare anche Gideon, è la sua prima prova, per quest’anno, ha detto che preferisce venire accompagnato così Robert non se lo mangerà per non aver partecipato al laboratorio l’anno scorso. Jim, smettila di augurarmi di farmi venire un cancro, ok? Fumo troppo poco perché succeda davvero. E poi, davvero, è molto improbabile. Molto, molto improbabile»
Fu solo un secondo, ma a Lily sembrò di aver visto lo sguardo di James indurirsi, come se avesse ricevuto un colpo in pieno cuore.





Writ's Corner
Allora, il capitolo è denso di rivelazioni e avvenimenti: per chi si augurava un intreccio Lily-Doc... Spiacente. Devo purtroppo confermarvi che il dolce Doc non è interessato a Lily in quel senso. Non ho inserito il suo personaggio così perchè "va di moda" o cose simili. E' una questione sia di probabilità e statistica, sia di interesse mio personale nel tentativo di sviluppare una personalità come quella di Doc cercando di capirla senza scadere nel banale. Spero di non rendere caricaturale o eccessivo ciò che racconterò, mi interessa però davvero tanto dare ad ogni personaggio una caratterizzazione profonda, anche se non è uno dei protagonisti in assoluto.

Il discorso sui gemelli di Gideon è una delle mie parti preferite di tutta la storia: vedete, ogni volta che c'è un personaggio con un gemello, non si fa altro che esaltare il loro legame e la loro connessione, senza tener conto del fatto che non è sempre così. A volte succede, altre volte invece no. E' questione di personalità, e Gideon e Fabian sono troppo diversi in quanto a personalità per riuscire a prendersi totalmente. Fabian è un narciso non cattivo, ma in un certo senso incapace di vedere l'altro, Gideon è sempre un po' l'ombra che cerca di assumere carattere proprio. Quindi, vi è piaciuto quanto scritto?

Infine, la confessione di Mary: ovviamente dallo scorso capitolo ce l'aspettavamo tutti e non sarebbe neanche stato necessario parlarne di nuovo, ma Mary è un personaggio che non tiene nascosto niente, deve dar voce anche all'ovvio, è lo "a scanso di equivoci" fatto persona. E proprio per questo, chiaramente chiedere a Lily se a lei vada bene che le piaccia Gideon mi sembrava in linea, perchè c'è sempre una questione di affetto e rispetto amicale, dietro a tutto.

Il rapporto tra coinquiline è, infine, l'ultimo punto da trattare: vivere con qualcuno non è mai semplice, e gli attriti nascono, volenti o nolenti, perciò anche qui, mi sembrava verosimile porli al centro della trattazione.

Che dire? 
Sto partendo per le vacanze, quindi fino al 26 non avrò il pc per aggiornare, ma farò in modo di scrivere nuovi capitoli, nel mentre. Sperando vi sia piaciuto, un bacio 

W

 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Writer96