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Autore: Mnemosine__    31/07/2017    1 recensioni
Poseidone, l'unico che sembrasse avesse prestato fede al giuramento di non avevre figli, ne aveva aveva avuto uno da una mortale.
E aveva anche la faccia tosta di chiedere alla figlia maggiore di mantenere il segreto e di aiutarlo a nascondere il bambino?
"Cosa vuoi che faccia?" Chiese senza tanti convenevoli quando suo padre le aprì la porta.
"Vivere qui. Dovrai proteggerlo dagli occhi degli dei e dei mostri."
"Cioè vuoi che rinunci alla mia vita per fare da baby-sitter. Va bene, lo farò. Ma se Zeus lo scoprirà ti prenderai tutta la colpa.
"Grazie"
"Ringrazia di avermi fatto giurare." Ringhiò lei. "Allora? È un maschio o una femmina?"
Poseidone fece segno a Sally di avvicinarsi con il fagottino.
"Ti presento Perseus, tuo fratello." Elisabeth sbuffò imponendosi di odiare da subito il fagottino, lo avrebbe solo protetto come voleva suo padre e quando la pulce fosse stata abbastanza grande l'avrebbe lasciato e sarebbe tornata a fare i cavoli suoi.
Quando, però, gli occhi dei due si incontrarono tutti questi propositi andarono dritti dritti al Tartaro.
Quel bambino era speciale.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ade, Apollo, Nico/Will, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Blood Brothers'
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 Apollo si mosse infastidito nel sonno, qualcuno gli stava toccando ripetutamente una spalla con ritmo altamente fastidioso. 

Decise di ignorare il fastidio e cercare di tornare a dormire, ma quando il ticchettare si fece più insistente aprì gli occhi preparandosi a mandare allo sventurato disturbatore un'occhiataccia pari a quelle di Nico da Angelo. 

Quando però si ritrovò faccia a faccia con Percy e  notò l'espressione preoccupata sul suo viso decise che forse era meglio essere magnanimo ed evitare di mandarlo al diavolo come invece era solito fare il suo piccolo genero. 

"Che cosa c'è, Pulce?" Borbottò con la voce impastata dal sonno. 

"È ora, Apollo." 

Subito il dio si risvegliò dallo stato di precedente torpore e si alzò in piedi. 

"Di già?" 

Chiese massaggiandosi la schiena intorpidita -stupido corpo mortale-.

"Si, dobbiamo andare. Ermes è qui fuori." Disse il figlio di Poseidone. "Vuoi salutarla?" Percy indicò la sorella. 

L'ex dio annuì mogio e si girò a guardare la sorella della Pulce. 

"Ermes mi ha detto di dirti che dovrai andare a vivere nel mondo dei mortali, senza poter fare affidamento a nessun dio o semidio per tutta la durata della punizione." Disse Percy dispiaciuto. "La devo svegliare?" 

La ragazza dormiva tranquilla sul suo letto, ignara che forse non l'avrebbe più rivisto per un po'-giusto una cinquantina di anni-. 

Apollo le si avvicinò e le baciò delicatamente la fronte. "No. Voglio che mi ricordi come un Figo pazzesco, non come un ex dio sfigato." 

Prese dalla tasca dei bermuda la scatolina di velluto rosso contenente l'anello che voleva regalarle e se la rigirò in mano, fece un sospiro e lo appoggiò sul comodino accanto al letto. 

"Hai carta e penna?" Chiese al moro.

Percy annuì, prese un foglio dalla scrivania mai usata che si trovava nella stanza e gli porse Vortice. 

Apollo ringraziò, scarabocchiò un paio di righe veloci e lasciò il foglio accanto all'anello per poi incamminarsi verso la porta della capanna. "Andiamo."

 

"Silenzio!" Tuonò la voce possente del re degli dei. 

Subito il vociare prodotto dalle altre divinità e dai loro figli si zittì. 

C'erano tutti i semidei, greci e romani, mancava solo la figlia di Poseidone. 

Per l'occasione era stato invitato anche il dio degli inferi, che sedeva su un'anonima sedia di pietra accanto agli altri.

"Apollo." Chiamò Zeus. 

L'ex dio fece alcuni passi in avanti e si portò al centro della grande sala. 

Accidenti, pensò, faceva un certo effetto stare dalla parte dei mortali. Davanti a lui si ergevano gli altri undici dei, alti tre metri, seduti sui loro troni. 

Portò lo sguardo sul suo e per poco non gli venne un colpo al cuore. Il suo magnifico trono dorato era sparito, al suo posto c'era solo vuoto, aria, niente di niente. 

Riportò lo sguardo sul padre, che lo guardava come se si stesse aspettando qualcosa dal figlio.

"Non mi inchinerò davanti a voi, se è questo che stai aspettando." Disse incatenando il suo sguardo con quello di Zeus. 

"Come?" 

"Anche che se in questo momento sono solo un mortale, sono e sarò sempre un dio." Rispose semplicemente lui. "E poi anche con questo corpo sono molto più figo di tutti voi." Aggiunse meritandosi un'occhiata di ammonimento dalla sorella.

Zeus strinse i pugni. "Come osi...?"

"Padre." Lo richiamò Artemide. "Apollo deve ancora scontare il resto della pena, lascia che impari la lezione." 

"Potrei punirlo all'infinito e lui non imparerebbe comunque nulla." Borbottò il re degli dei. 

"Uhm... va bene." Sbottò dopo che Artemide lo ebbe guardato in modo persuasivo. 

"Hai rispettato la scadenza che ti avevo posto per mettere fine alla punizione?" Chiese il re degli dei.

"No." Impercettibilmente il biondo strinse i pugni.

"Lo sospettavo." 

"Chi tra gli dei di questo consiglio vita di punire In definitivo Apollo?" Chiese Era prima che Zeus parlasse a sproposito.

Tutti seguendo l'esempio del dio del cielo alzarono una mano, tutti tranne Artemide, Ade e Poseidone.

Apollo sorrise agli zii, grato. 

"Bene, ha vinto la maggioranza." Zeus fece un respiro profondo e iniziò a dare la sentenza finale.

"Apollo, per il tuo comportamento e per quello che hanno avuto i tuoi discendenti durante il corso della guerra contro Gea, per aver contribuito a dare la cura del medico ad un mortale e per non aver rispettato la data di scadenza che ti avevo imposto per trovare una compagna, sei condannato a mezzo secolo di mortalità. Non potrai avere nessun tipo di contatto con semidei, dei o loro discendenti e..." 

Poseidone si schiarì la voce, interrompendo il fratello.

"Cosa vuoi?" 

"Perdonami, fratello, ma sbaglio o oggi è l'ultimo giorno d'estate?" Chiese con aria innocente. 

"Si, certo." 

"Quindi il biondino sarebbe ancora in tempo per sposarsi, giusto?" Si aggiunse Ade. 

"Oh... si... ma Apollo non ha trovato nessuno, pertanto lo dichiaro..." 

"Scusa fratellino, ti interrompo di nuovo." Disse Poseidone prendendo il suo tridente e facendolo ondeggiare davanti a lui. 

L'aria tremolò e Elisabeth apparve di fronte al padre. Aveva i capelli spettinati e un'aria assonnata ma, dopo essersi resa conto della situazione in cui si trovava, cercò di riprendere un minimo di contegno. 

La ragazza si inchinò velocemente sia davanti al dio del mare -grazie papà- che a Zeus e si voltò verso Apollo. 

Zeus sbuffo doppiamente e si ingobbì nel suo trono.

Niente punizioni per oggi...

"Tu!" Gridò la ragazza andando a passo di marcia verso il biondo. 

"Mi spieghi cosa diavolo è questo?" Gli urlò di nuovo sbattendogli in faccia un foglietto stropicciato. 

Apollo lo prese in mano. 

 

Aspettami ok?

Ti amo mio amor, 

Sono un figo. 

 

"È un haiku." Disse ovvio dopo averlo letto. "Una delle mie uscite migliori, a dire la verità." 

Lei gli strappò di mano il foglio e indicò la prima riga. 

"Aspettami. Perché hai scritto aspettami?" 

"Perché per i prossimi cinquant'anni dovrò tagliare i miei contatti con tutti voi, quindi ci vedremo tra mezzo secolo." Rispose lui come se fosse stata una cosa ovvia. 

"E questo?" Chiese lei lanciandogli la scatola di velluto. "È un regalo d'addio?" Ringhiò. 

"Ma non volevi usarlo come regalo di fidanzamento?" Chiese gli Efesto. 

"Efesto... non serve più per quello..." 

"Sei un idiota." Lo interruppe lei. 

"Perché, scusa? " 

"Perché se credevi che ti avrei lasciato andare così ti sbagliavi di grosso, ti sposo idiota ed egocentrico di un dio che non sei altro." 

Disse la ragazza prima di aggredire le rosee labbra di Apollo. 

"Si!" Gridò Ade dando il cinque a Poseidone. 

"Ehm... scusate." 

 

Quando i due si staccarono Apollo boccheggiò come un pesce. "Mi sposi?" 

"Ti sposo." Annuì lei felice facendo combaciare le loro fronti. 

"Davvero?"  Chiese lui con gli occhi che brillavano. 

Lei annuì. 

"Ma oggi è l'ultimo giorno..." provò a dire Zeus. 

Artemide guardò male il dio "È l'ultimo, vuol dire che c'è ancora tempo.

Il padre alzò gli occhi al cielo e sbuffò. "E va bene." 

Demetra, dopo essere stata spronata da Ade, additò la sorella.

"Era cara, potresti..."

"D'accordo." Sbuffò la dea prima di tirare su col naso. Schioccò le dita e la sala del trono si illuminò come colpita da un flash. Quando la luce si spense tutti rimasero sorpresi. La stanza si era riempita di decorazioni d'oro, i vestiti di Apollo si erano trasformati  in un meraviglioso vestito dorato, con tanto di cravatta luccicante. 

Quando portò lo sguardo sulla fidanzata il biondo rimase a bocca aperta. 

Un vestito di pizzo le fasciava il corpo lasciando molto poco spazio all'immaginazione, visto che molte parti del vestito lasciavano intravedere alcune porzioni di pelle, ogni curva era valorizzata al punto giusto.

"Bene, direi che possiamo cominciare." Disse Era apparendo davanti alla coppia. 

 

La cerimonia durò poco, tempo di recitare qualche inno agli dei e di fare il cambio di patria potestà da Poseidone ad Apollo che venne il momento di rispondere alla fatidica domanda. 

Era si girò verso Apollo "Vuoi tu, Apollo, prendere Lissandra figlia di Poseidone come tua sposa?"

Il biondo annuì "Lo voglio." 

"E tu, Lissandra, vuoi prendere Febo Apollo, dio della medicina e della malattia, del sole, dell'arte..."

"Bla, bla, bla, se vai avanti finirai domattina." La interruppe Ade beccandosi subito un'occhiata di fuoco dalla regina degli dei.

"... come tuo sposo?" 

"Lo voglio." 

"Bene, vi dichiaro marito e moglie, finalmente." Disse Era "Puoi baciare la sposa." 

Apollo non se lo fece ripetere due volte e prese il viso della neo sposa tra le mani e fece combaciare le loro labbra. 

Immediatamente una luce calda e dorata si accese a partire dal corpo di Apollo e lentamente illuminò l'intera sala del trono fino a raggiungere l'Olimpo intero. 

Quando si ridusse leggermente, la luce si trasformò in una pioggerella a d'oro, che cadeva leggera sul pavimento di marmo e si posava sui capelli degli ospiti. 

Apollo era raggiante, illuminato di luce propria, risplendeva come una piccola stella. Gli occhi erano tornati ad assomigliare a due pozze dorate. 

"Sono tornato ad essere un dio stra Figo!" Esultò il dio quando lui e la moglie si staccarono. 

Elisabeth gli sorrise raggiante e Apollo non poté non ritenersi il dio più fortunato dell'Olimpo. 

"Che la festa dei due idioti inizi!" Gridò Ares.

 

Le muse cantavano e suonavano, i satiri, le ninfe, semidei e persino alcuni dei ballavano felici sulla pista. 

La neo coppia era al centro della sala, che ballava un lento. 

Apollo strinse il corpo esile di Elisabeth tra le braccia e le sussurrò all'orecchio un leggero 

"Grazie..." 

"E di cosa?" Chiese lei baciandogli la guancia. 

"Di avermi sottratti dal destino da mortale, di esserci sempre stata, di tutto. So che non deve essere stato facile sposarmi." 

Elisabeth sorrise. "Sai che ti avrei sposato anche la prima volta che me lo hai chiesto, vero?"

"Che?" Chiese lui indignato. 

"Se avessi aspettato la fine della mia lunga crisi esistenziale e me lo avessi richiesto ti avrei risposto di sì." Disse la rossa prima di lasciargli un veloce bacio a stampo sulle labbra sconvolte e correre verso Percy lasciando il dio a bocca aperta. 

"Aspetta un momento dolcezza! Non puoi lasciami così!" Gridò Apollo quando si fu risvegliato dallo stato di trance in cui era entrato pochi secondi prima.

 

Apollo rincorse la moglie per abbracciarla da dietro, le scostò i capelli da una spalla e baciò la pelle candida assaporandone il profumo salmastro.

"Vieni." Disse poi adocchiando Will, Austin, Kyla, Sun e tutti gli altri suoi figli, romani e greci. 

La prese per mano e si voltò verso i suoi figli "Beh, ragazzi, se mi sono sposato vorrà dire niente figli illegittimi per un p... ahai!" 

La figlia di Poseidone lo guardò con aria innocente, ritirando il piede con cui gli aveva tirato un calcio. 

"Voglio dire... niente figli illegittimi." Si corresse sofferente. Guardò la moglie con uno sguardo non del tutto casto e disse "Ma questo non vuol dire che non mi impegnerò per farvi avere al più presto una sfilza di nuovi fratellini!"

 

Angolo me: 

Ciao. Cioè... arrivederci. Come credo abbiate capito questo era l'ultimo capitolo della storia, che non avrà un seguito siamo chiari. (Forse) 

Volevo ringraziarvi tutti, perché avete sopportato i miei ritardi e i miei scleri.

Vi voglio bene e spero che la storia vi sia piaciuta. 

Grazie per le recensioni, i consigli e tutti i lettori silenziosi (so che ci siete eh...) :) 

Anche se non è un capolavoro (anzi...) ci tenevo a fare più o meno una descrizione del matrimonio (orrenda ma io può perché io essere autrice) quindi ecco. 

Ci vedremo forse per missing moments o altre cose del genere. 

Susbetty

   
 
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