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Autore: Vanya Imyarek    17/08/2017    9 recensioni
Italia, 2016 d.C: in una piccola cittadina di provincia, la sedicenne Corinna Saltieri scompare senza lasciare alcuna traccia di sé. Nello stesso giorno, si ritrova uno strano campo energetico nella città, che causa guasti e disguidi di lieve entità prima di sparire del tutto.
Tahuantinsuyu, 1594 f.A: dopo millenni di accordo e devozione, gli dei negano all'umanità la capacità di usare la loro magia, rifiutando di far sentire di nuovo la propria voce ai loro fedeli e sacerdoti. L'Impero deve riorganizzarsi da capo, imparando a usare il proprio ingegno sulla natura invece di richiedere la facoltà di esserne assecondati. Gli unici a saperne davvero il motivo sono la giovanissima coppia imperiale, un sacerdote straniero, e un albero.
Tahuantinsuyu, 1896 f.A: una giovane nobildonna, dopo aver infranto un'importante tabù in un'impeto di rabbia, scopre casualmente un manoscritto di cui tutti ignoravano l'esistenza, e si troverà alla ricerca di una storia un tempo fatta dimenticare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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                                         CAPITOLO 6

 

     DOVE  SI  PIANIFICANO  LE  DISGRAZIE  ALTRUI

 

 

 

 

 

 

                                                                   Dal Diario di Chica

                                                               

                                   5  Achesudi  1592

 

Ho abbandonato il mio vecchio diario per iniziare questo nuovo quaderno. Uno spreco di carta, senz’altro, ma posso dare le pagine rimanenti a Tumbei perché ci giochi con i colori, meglio lì che sui pavimenti di casa.

 Questo cambiamento è stato motivato da ragioni ‘simboliche’, per così dire, che pratiche. Ovvero, gli avvenimenti che narrerò da ora in avanti sono talmente gravi che non possono essere accostati a momenti così triviali della mia vita, e per giunta temo che nei prossimi mesi dovrò tenere a mente molte cose, e avere un chiaro inizio mi aiuterà a rintracciare le annotazioni. Che la Grande Madre ci protegga, quello che stiamo per fare … no, non ciò che è stato oggi argomento di discussione, ma ciò che sarà la sua conseguenza, a meno che la mia cara signora non cambi idea – e ad essere sincera, spero che lo faccia. Ho provato a dissuaderla, ma nulla: come sempre, Llyra è più irremovibile di una montagna.

 Ci sarebbe da chiedersi perché io la segua: stando alla legge, la mia lealtà è prima dovuta a Sua Altezza l’Imperatore, e immediatamente dopo, ma pur sempre dopo, alla sua sposa. Ma il mio cuore davvero rifiuta di seguire la legge: sin da quando eravamo bambine, vi ha sempre preferito Llyra. Se solo lei seguisse le leggi che impone sul suo popolo!

 Ma sono stupida: se la seguo, sono colpevole quanto lei. Queste saranno le memorie di qualcuno il cui nome sarà maledetto.

 Questo è stato il giorno in cui è giunta qui ad Alcanta una delle minacce maggiori per noi, e per il diritto del principe al trono. Ed è stata una notizia così improvvisa! Il dì era stato pari agli altri fino a quel momento. La mia signora aveva ricevuto i rappresentanti di due villaggi che per dimensioni parevano pronti ad unirsi in un’unica città, ma ne avevano visto negato il permesso dal governatore. Uyella ha fatto di nuovo piangere la povera Qilla, e le rispettive madri hanno litigato; per fortuna la figlia del farmacista ha portato via la vittima per una tisana calmante nella bottega di suo padre (non sono donna da approvare le amicizie interclasse, ma quella ragazza è una vera benedizione. Meriterebbe invero di essere figlia di un re!). La mia signora ha comprato una nuova schiava, un pessimo acquisto a parer mio: una volta slegata, avrebbe attaccato Parinya se non fosse stato per me. Certo che anche quella ragazza, farsi incantare tanto da una selvaggia! I suoi capelli dalle tinte insolite non sono certo una buona causa per farsi staccare una mano a morsi. Ho idea che un giorno o l’altro si caccerà in un brutto guaio, specie perché quella selvaggia non aveva l’aria di poter essere facilmente domata.

 Piccoli incidenti di vita di ogni giorno, che avrei descritto più in dettaglio se non per l’avvenimento della serata. Non è frequente che la mia signora chieda di conferire con me dopo che sono tornata a casa per la sera; ragione in più per arrivare a palazzo più in fretta che potevo. Temevo che le fosse successo qualcosa, le gravidanze non sono mai senza rischi; invece l’ho trovata illesa, seduta davanti allo specchio a disfare la sua acconciatura per la notte.

 “Chica? Grazie per esserti presentata a quest’ora folle” mi sorrise.

 “La mia vita è al suo servizio, mia signora”

 L’Imperatrice ha sospirato. “Chica carissima, ci conosciamo da anni, e ci siamo sempre date del tu”

 “Allora eravamo solo cugine …”

 “Non ero a conoscenza del fatto che si potessero perdere legami di parentela! Sarebbe una bella scoperta, risolverebbe gran parte dei miei problemi”

 “Non era quello che intendevo dire … Llyra. Mi rivolgerò a voi come desideri. Ma perché mi av- hai fatta chiamare?”

 “Ho saputo che il Tempio di Achasay è stato onorato di un nuovo giovane devoto di alta posizione sociale. Indovina? Niente di meno che il figlio adottivo del governatore Etahuepa Atahuii di Dumaya!”

 “Il bastardo …” mi sfuggì.

 “Precisamente, lui. Ora, se se ne fosse andato a farsi iniziare da qualsiasi altra parte, non sarebbe stato diverso da alcuno dei miei sudditi; ma è proprio qui ad Alcanta, dove suo padre può vederlo ogni qualvolta voglia andare al tempio della Grande Madre. Non sarebbe davvero conveniente, per un giovane ambizioso?”

 “Non dirmi che ha già cercato di contattare il palazzo!” esclamai.

 “No, in tutta sincerità, queste sono solo mie supposizioni. Tutto quello che so davvero di questo giovane è il nome, e che consacrarsi ad Achesay è stata apparentemente una sua scelta, dopo che la carriera come successore di suo padre gli è stata preclusa. Non so se sia davvero ambizioso, non so se sia a conoscenza delle sue origini, non so nemmeno che faccia abbia. Ci sono tante possibilità!”

 “È possibile che sia solo un ragazzo molto religioso che non sa nulla delle sue origini …” concessi.

 “No, molto più di così. Potrebbe somigliare alla madre, e se mio marito lo vedesse, sarebbe subito in allerta. Era semplicemente pazzo di quella donna, me lo ricordo bene, e nostra madre temeva addirittura che avrebbe voluto prenderla come sua sposa ufficiale al mio posto. Non sarebbe successo, mio marito e la sua spina dorsale non si parlano da molto tempo ormai, ma quella donna doveva aver capito che quale che fosse il suo stato, qualunque figlio avesse concepito non avrebbe avuto vita lunga, se l’avesse avuta in primo luogo. Persino mio marito deve aver capito che quello è il motivo per cui è scappata. E dopo il fallimento dei suoi tentativi di ricerca, se di colpo vedesse un ragazzo che somiglia in modo impressionante al suo grande amore perduto, provasse ad avvicinarlo per scoprire se non sia un parente, e scoprisse che è un trovatello, balzerebbe alla conclusione più scontata e lo nominerebbe suo erede seduta stante”

 “E se non le somiglia?”

“Allora avremmo un minimo di sicurezza in più, mio marito avrà tanti di quei bastardi sparsi per la città che un viso simile al suo non dovrebbe turbarlo. Il giovane Simay ha valore solo per la madre che ha. Ma se non sarà mio marito a riconoscere il ragazzo, potrebbe essere il ragazzo a farsi riconoscere da mio marito. Etahuepa mi ha detto che il suo figlio adottivo è stato ritrovato davanti alla porta del loro palazzo avvolto in coperte rattoppate, senza alcuno dei segni di riconoscimento che vengono spesso lasciati in questi casi; ma mi mentirebbe di sicuro, se sapesse le vere origini del figlio adottivo e volesse proteggerlo. Il ragazzo potrebbe essere benissimo a conoscenza dell’identità di sua madre e di suo padre; e se qualcuno, una qualunque persona sapesse di avere una possibilità di accedere al trono, tenterebbe subito di coglierla. Trovo interessante il fatto che il giovane sia venuto proprio qui ad Alcanta quando gli è stata negata la posizione di governatore di Dumaya, sai, Chica?”

 “Forse in un primo momento aveva deciso di accontentarsi del governatorato, che era a portata di mano e comunque una posizione importante, per poi decidere di puntare alla successiva posizione di autorità quando questo gli è stato sottratto?”

 “Possibile. L’Impero è un’ambizione più pericolosa, certo, ma al contempo più ghiotta. Specie considerato che, di tutti i templi, compresi quelli all’interno del governatorato e quasi altrettanto importanti di quello della capitale, ha scelto comunque di venire qui”

 “Quindi cosa pensate di fare? Indagarlo per scoprire se progetta una presa di potere?” chiesi.

 “Dammi del tu. Farlo indagare sarebbe difficile senza destare sospetti. Il mio fratellastro Pacha è un uomo intelligente, si accorgerebbe subito di una sorveglianza su uno dei suoi iniziati, e naturalmente vorrebbe saperne il motivo. Nel mentre di questo processo, Manco stesso probabilmente lo verrebbe a sapere, e io non posso permettermelo. Certo, inviterò comunque Pacha nei prossimi giorni … povera me, sono in preda agli sbalzi di umori per la gravidanza, vorrò i consigli di un sacerdote della Grande Madre, e una volta che mi sarò calmata, sarò stata una pessima ospite, gli chiederò come stia lui, come procedano gli affari del tempio, anticipazioni sullo svolgimento delle feste, eventuali nuovi iniziati …”

 Annuii.

 “Così, avrò almeno qualche frammento di informazione sull’aspetto e il carattere del giovane Simay. Da lì, potrò progettare il modo migliore di sbarazzarmene”

 “Quindi il ragazzo dovrà andarsene, quali che siano i suoi intenti?”

 “È estremamente improbabile che rifiuti il trono, se gli venisse offerto. Dunque sì, il bastardo dovrà sparire dalla circolazione, preferibilmente in un modo che renda impossibile la sua nomina alla successione”

 Se devo essere completamente onesta, rimasi un po’ turbata all’idea di procurare a un ragazzo, che magari non sapeva nulla della sua ascendenza e forse era anche un fervente iniziato alla dea, una disgrazia tale da escluderlo per il resto della sua vita dalla comunità civile, o addirittura, la morte. Mi rimproverai, l’Imperatrice aveva il diritto di disporre della vita dei suoi sudditi …

 “L’idea non ti piace” commentò tranquilla Llyra. “Ti capisco. Se Simay fosse un normale ragazzo adottato in una famiglia nobiliare, un qualsiasi iniziato nel tempio di Achesay, fargli un qualsiasi torto sarebbe un crimine. Ma lui in un certo senso è già colpevole: di esistere. Di frapporsi tra i miei figli e il trono che spetta loro di diritto. Di poter avere senza alcun merito ciò per cui altri si stanno impegnando. Hai notato che progressi ha fatto Quisquis nella risoluzione di problemi teorici?”

 “Sta crescendo” confermai. “E sembra davvero più precoce degli altri bambini. Lo dimostrano anche i suoi studi”

 “I miei figli passeranno tutta la loro infanzia in preparazione a un’ascesa al trono” continuò Llyra. “So che sarà difficile, per loro, non avranno certo l’infanzia spensierata che è accordata ai bambini delle classi più umili. Ma è necessario, il prezzo per il sangue che portiamo nelle vene. Discendiamo dal Sole, essere sovrani è nostro diritto; ma dobbiamo ben saperlo esercitare. I Soqar e gli uomini delle terre conquistate devono obbedirci, ma noi non dobbiamo rendere quest’obbedienza un peso. Ciò a cui la nostra vita dev’essere consacrata, è servire il popolo. Mio figlio si sta preparando a questo compito con la massima serietà, e così confido che farà anche quello che nascerà, maschio o femmina che sia. Ma il bastardo di Dumaya? Suo padre l’avrà preparato a una vita da governatore, certo, ma di una provincia sola. Ha imparato a controllare una porzione di territorio limitata, ha imparato come relazionarsi con quelli più in alto di lui, ma non ha imparato come essere la persona più in alto di tutte, come controllare un territorio in rapida espansione, come affrontare una guerra. Quello che sta imparando ora è essere un bravo sacerdote. Per quanto voglia il trono, non avrebbe idea di cosa significhi accedervi. Ti chiedo, chi pensi sarebbe il regnante migliore? Colui che nasce in questa posizione, che è cresciuto sin dalla prima infanzia per accedervi, o colui che vi arriva casualmente, per pura fortuna, senza alcuna preparazione o idea di cosa stia per affrontare?”

 “Senz’altro il primo, Llyra. Ma l’Imperatore non potrà essere fatto ragionare …?”

 “Mio marito amava la cortigiana. Se scoprisse che da lei ha avuto un figlio, egli diventerebbe il suo favorito senza nemmeno dovergli parlare, e sarebbe subito posto innanzi nella successione. A prescindere dalle sue competenze”

 “Non una scelta saggia, se posso permettermi”

 “Certo che puoi, è la verità. Mio marito è assolutamente incompetente, ma di questo abbiamo già parlato, ricordi?”

 Certo che mi ricordavo. Ho ancora la pelle d’oca al ricordo di quella conversazione!

 “Mio padre ha già fatto un errore simile, con lui. Era convinto che la maggiore età di Manco lo rendesse più esperto e competente dei fratelli, o di me, se è per questo. Era il suo figlio preferito, non ha fatto altro che viziarlo e portarlo ad esempio da quando era un bambino. Rifiutava persino di prendere in considerazione qualsiasi altra ipotesi per il trono. In retrospettiva, Hatuey o Huarcay, o anche Pacha se è per questo, sarebbero quasi di sicuro stati Imperatori migliori, ma mio padre era troppo intellettualmente pigro per deviare dall’opzione più facile per lui. Vedi perché sono tanto avversa a questi errori?”

 “La ragione è tua. Ma la fortuna di questo regno è appunto che tu sia qui a guidare tuo marito …”

 “Certo, guidarlo. Che altro può fare una donna?”

 Mi tornarono i brividi. Quelle conversazioni … che gli dei ci aiutino, che facciano cambiare idea alla mia signora! Un’idea simile non dovrebbe neppure esistere!

 “Signora, siete una guida eccellente, la vostra posizione è sicura e il regno è stabile …”

 “Il regno rimarrebbe stabile anche se mio marito dovesse morire ora” replicò lei – non riesco a credere alla calma con cui dice cose simili! “Non ha figli riconosciuti all’infuori dei miei, le operazioni nel suo harem sono state condotte in modo soddisfacente. Non escludo che abbia bastardi con donne del popolo o schiave, ma in tal caso, ci sarebbe solo la parola delle loro madri a dimostrarlo. Non sufficiente. Quisquis sarebbe l’unica possibilità, a meno che io non debba partorire un altro maschio”

 “Ma mia signora, è davvero necessario? È il sangue degli dei!”

 “E io lo condivido”

 “Per l’appunto, signora … è il vostro sposo, vostro fratello. La vostra reggenza durerebbe pochi anni, il tempo che Quisquis abbia raggiunto l’età adatta a governare. La credi equivalente alla vita del sovrano, di tuo fratello?”

 “Sì” rispose Llyra. “Anzi, credo che avrebbe più valore. Mio marito è un debole. Non fosse stato per la protezione di suo padre, non sarebbe mai salito al trono; non fosse stato per la mia guida, il suo regno sarebbe stata una catastrofe. Pensa solo alla campagna di Yrchlle: è stata una decisione impulsiva, non ha saputo trattare con il re locale, e ora siamo costretti a una vera guerra invece che a un’acquisizione di territori, eventualità per cui quello stupido non si era preparato. E io mi trovo costretta a cercare di collaborare con i suoi strateghi e suggerirgli come interagire con le truppe da qui, mentre lui ne coglie i frutti e viene lodato come un maestro stratega, capace di azioni belliche improvvisate!”

 “Ti capisco, ma tu sai che il merito è tuo …”

 “Applaudire sé stessi non è mai soddisfacente, specie se qualcuno si prende i tuoi meriti. E a ragion di logica, qualcuno che non sarebbe dovuto sopravvivere, già da molto tempo. Ormai è deciso, Chica: se il figlio che dovesse nascere fosse una femmina, come prego che sia, non ci sarà più bisogno che mio marito resti in vita”

 Non ho potuto risponderle. Le sue parole sono giustificate, comprendo quanto a lungo abbia dovuto sopportare … ma uccidere l’Imperatore!

 “Continui ad essere sicura che vorrai aiutarmi in questo, Chica carissima?” mi ha chiesto.

 Ho annuito con fatica.

 Mi sono votata ad aiutarla, qualunque cosa succeda, qualunque cosa lei desideri, con la massima devozione, il massimo impegno e il più assoluto silenzio. E non voglio provare amarezza verso di lei. Nel torto sono io, che sono troppo debole per convincerla a non agire in modo così scellerato; la mia punizione sarà collaborare a un atto simile. Gli dei abbiano pietà di me!

 

                                    12 Achesudi 1592

Non è successo nulla di degno di commemorazione in mattinata: è arrivato il figlio del ceramista con i nuovi vasi che avevo richiesto, e il conto è stato piuttosto salato, Thumbei si è guadagnato una punizione per essersi arrampicato su un albero, Tabllay oggi ha portato con è Unnaq e il bimbo continua imperterrito nel tormentare gli schiavi, il pranzo non era molto ben cotto, pare che ci siano stati problemi nel mantenimento del fuoco.

 Ma nel pomeriggio Llyra ha invitato Pacha, con la scusa di informarsi su come stesse il fratellastro. Non sono stata presente al colloquio, ma la mia signora mi ha subito convocata una volta che questo è terminato, per raccontarmi ciò che ha scoperto.

“Credo che sappia chi sia davvero il ragazzo” fu la primissima cosa che mi riferì. “Io non gli ho detto o lasciato intendere nulla di quello che so, certo, ma quando ho spostato la conversazione sul futuro della nostra classe religiosa, non ha fatto che parlare di quanto fosse devoto e talentuoso Simay di Dumaya. Arrivato da una settimana sola, e già distintosi tra i suoi pari per il suo fervore religioso e la sua comunicazione con la Grande Madre, che si esprime tramite un impressionante talento magico. Sembrava quasi voler urlare che il ragazzo, tanto devoto, non sarebbe stata una minaccia all’Impero, ma che con tutto il suo potere, se avesse voluto avrebbe potuto darci molti problemi, quindi dovevamo stare lontane da lui. Forse sto leggendo troppo tra le righe … ma l’entusiasmo con cui ne ha parlato mi insospettisce. Senza contare che poi si è messo a discutere del fatto che trova ingiusto che le persone prive di sangue reale, a prescindere dalla loro devozione, non possano accedere alla carica di Sommo Sacerdote … vorrà perorare la causa del ragazzo per una posizione di potere, ma minore, in una sorta di contentino o garanzia che non tenterà di farsi riconoscere purchè una carica importante gli sia riconosciuta lo stesso?”

 “Sembra davvero sospetto” concordai.

 “Non lo so, Chica. Non ho abbastanza elementi per poter accusare il mio fratellastro di collaborare con qualcuno che attenta al trono dei miei figli, e agire di conseguenza. Ma di sicuro il bastardo si sta costruendo una buona reputazione. Questo potrebbe favorirci: se avvenisse qualcosa che lo screditasse, e ve ne fossero prove certe, le sue possibilità di risollevarsi sarebbero davvero nulle, molto peggio che se fosse rimasto nell’ombra. Ho deciso come agire nei suoi confronti”

 “Creerete delle prove di un suo crimine? O lo indurrete a compierne davvero uno?”

 “Gli manderò una delle Datrici di Morte”

 Temo di aver sgranato gli occhi in modo ben poco dignitoso. “Una Datrice di Morte? Ma … Pacha ha detto che il ragazzo è devoto. Di certo non vorrà venir meno ai suoi voti …”

 “Tecnicamente, i voti veri e propri non li ha ancora presi. Gli sarebbe facile giustificarsi dicendosi che non è ancora vincolato a non compiere certi atti, e finché non lo è, tanto vale di approfittarne. E anche se lo fosse … è molto giovane. Sai come sono i maschi di quell’età. Pacha mi ha detto che ha avuto difficoltà a legare con i suoi pari, proprio a causa di questa notevole devozione e talento. Si sentirà isolato e solitario. E se qualcuno gli dimostrasse attenzioni, specie di un certo genere …” lasciò il discorso in sospeso.

 “Un piano eccellente, mia signo- Llyra” le risposi. “Il ragazzo non potrà nascondere i segni del suo crimine, e una volta che sarà scoperto, non avrà più posto per la società civile, figurarsi il trono. Ma questo non porterà problemi tra i due Templi …?”

 “Oh, immagino che sarà facile addossare la colpa alla ragazza. Il suo non è un sacerdozio che goda di una buona reputazione. Sarà sfortunata, verrà cacciata dal suo ordine, ma non la lascerò senza ricompense che le permettano comunque una vita agiata”

 “Vi farò da tramite, dunque?”

 “Te ne sarei infinitamente grata, carissima. Potresti, per favore, iniziare convocando qui la Somma Sacerdotessa necessaria?”

 

 

Che Supay era una Datrice di Morte?! Seriamente, perché Choqo non aveva studiato abbastanza l’antica religione per ricordarselo? Almeno avrebbe avuto uno straccio di idea di cosa queste donne avessero in programma per Simay!

 E giusto a questo proposito … accidenti. Perché aveva sempre assunto che Llyra fosse innocente di quello di cui era accusata? Forse per il tempismo eccezionale degli eventi … salta fuori che Simay è il bastardo dell’Imperatore defunto, salta fuori che Llyra stessa l’aveva ucciso. Due scoperte a distanza brevissima l’una dall’altra, abbastanza per creare sospetti.

 Se un giovane ambizioso ma illegittimo avesse voluto salire al trono, sarebbe stato solo la cosa più naturale sbarazzarsi della reggente in carica e degli eredi al trono. E poi tutti quelli attorno a lei sembravano così rapidi a giudicare Llyra, aggrappandosi al giudizio comune e senza nemmeno questionare la vicenda! Era anche un po’ per voglia di ribellione che aveva sempre apprezzato l’antica Imperatrice. E invece no, era colpevole come imputata: anzi, aveva pure meditato di sbarazzarsi di Simay.

 Certo, offriva un ragionamento interessante … in effetti era quasi un miracolo che Simay e Corinna, mai preparati a un destino simile, fossero riusciti a gestire l’Impero con una simile abilità. Probabilmente un colpo di fortuna che il trono fosse finito in mano a persone intelligenti, oppure la Storia non menzionava un capace consigliere.

 Choqo non sapeva più cosa pensare. Da un lato Llyra era motivata da amore materno, dall’ovvio desiderio di vedere il trono assicurato ai suoi figli, e poi provava da un sacrosanto desiderio di veder riconosciute le proprie abilità quando invece venivano attribuite a qualcun altro; era un personaggio con cui simpatizzava. Ma dall’altro, era un’assassina. O almeno, era quello che pianificava di fare: uccidere suo marito e fratello, un uomo che per quanto fosse rapido ad arrogarsi i meriti della moglie era pur sempre una persona viva e unica; e poi ‘eliminare’ Simay, uccidendolo o condannandolo alla disgrazia sociale, quando era un ragazzo il cui unico crimine, lo ammetteva lei stessa, era esistere.

 Certo, Llyra era caduta nella sua stima, per quanto potesse avere le sue ragioni. Ma Simay? Era il momento di riprendere la sua storia; se non altro per cercare di capire cosa accidente fosse una Datrice di Morte.

 

 

 

 

                                                                   Dal Manoscritto di Simay

 

I giorni acquisirono una loro nuova routine.

 Pregavamo a ore fisse, all’alba, a mezzogiorno, al tramonto e prima di ogni pasto. La mattina era dedicata allo studio dei diversi tipi di magia che Achesay poteva concederci, e le sue applicazioni pratiche a beneficio della comunità; dopo il pranzo vi era un’ora circa di tempo libero; nel pomeriggio venivano studiati i rituali e le celebrazioni, il modo corretto di disporsi in un corteo, il procedimento per uccidere un sacrificio, le preghiere prestabilite. Oppure, una volta alla settimana, venivano ricevuti gli artigiani che si recavano al Tempio per procurarsi le materie prime della loro arte che dipendessero dalla Terra (metalli, pietre, gemme, erbe mediche, vegetali e frutti). La sera le attività cessavano al tramonto, e a partire da quel momento avevamo due altre ore libere, prima del sonno.

 Degna di menzione è sicuramente la prima volta che assistetti nelle trattazioni con gli artigiani. Avvenne a quattro giorni dal mio arrivo al Tempio, e io mi ritrovai lì, con il cuore in gola, perché avevo davanti a me una fila impressionante di gente in attesa che io li aiutassi e rappresentassi per loro ciò che il Tempio poteva offrire, e io non ero mai stato particolarmente bravo con le folle. Waray non aveva dato alcun consiglio su come dovessimo comportarci con loro, si era limitato a ripetere i prezzi dei materiali e le quantità che spettavano a ogni artigiano, accuratamente prestabilite seguendo un ordine di prestigio e competenza del suddetto. Naturalmente, i primi di ogni categoria erano coloro che servivano il palazzo imperiale.

 Il primo a presentarsi fu il fabbro, un omaccione con un contegno ansioso e agitato che contrastava magnificamente con la sua statura imponente e la massa di muscoli, specie per la sua tendenza a gesticolare, cosa che gli fece prendere a ceffoni il povero schiavo che lo accompagnava e abbattere buona parte del metallo lui assegnato prima che Capac – quanto benedissi la sua presenza lì – riuscisse a calmarlo.

 “È Hualpa Camasi” mi spiegò il mio recente amico a mezza voce, mentre il fabbro successivo si faceva avanti. “Gran brava persona, ma non reagisce molto bene quando è sotto stress. La guerra contro Yrchlle si è dimostrata più dura del previsto, e gli sta arrivando una richiesta di munizioni tanto massiccia quanto inaspettata e pressante. Bisogna avere pazienza con lui”

 Annuii, tenendo a mente di dimostrare la massima gentilezza al disgraziato Hualpa.

 Dopo i fabbri, fu il turno dei costruttori: venivano spesso accompagnati dagli architetti, e fecero esami così certosini da portar via gran parte del pomeriggio. Finalmente esauritisi costoro, sopraggiunsero gli orafi.

 “E quello è Sayre Tupachi” bisbigliò Capac, indicando con un leggero cenno del capo il giovane che sopraggiungeva. “Noto per la combinazione rara di talento e giovane età. Personalmente, non lo sopporto. È un superbo”

 Sayre aveva un andatura molto decisa e altera che non si vedeva spesso nelle classi dei lavoratori manuali; ma a parte questo, non mi dava l’impressione di qualcuno che si ritenesse superiore agli altri. Avrà avuto attorno ai vent’anni, e lo si sarebbe senz’altro potuto definire di bell’aspetto, se non fosse stato per le labbra curiosamente sottili e livide. Ma il suo sorriso sereno e amichevole faceva sparire questo difetto.

 Dietro di lui trotterellava una schiava giovanissima, probabilmente sui tredici anni, dagli stranissimi capelli gialli e dai lineamenti incredibilmente duri per una ragazzina della sua età, parevano quasi sbozzati nel legno. L’espressione cupa non aiutava.

 “Un’altra ondata di novizi?” chiese allegramente Sayre, osservandoci.

 “Arrivati da pochi giorni” spiegò brevemente Capac. “Qui c’è la tua quota, comunque. Sì, lo so che c’è meno oro, la produzione mensile è stata scarsa e deve essercene per tutti. Abbi miglior fortuna con le qillori”

 “Poco oro, molte qillori, achemairi poco meno delle qillori … mi è avanzato dell’argento nei mesi scorsi … sì, le vedo. Assolutamente perfette. Non avrò nulla di cui preoccuparmi”

 “Uh?” questo verso mi era proprio sfuggito. A mia discolpa, era raro vedere qualcuno mettersi a parlare con così poco filo nel discorso.

 “Perdonami, stavo pensando alle collane. Mi basta guardare i materiali, per vederle già compiute. Se hai mai provato a creare qualcosa, amico mio, potrai ben capire”

 Credo che ci siamo irrigiditi un po’ tutti a quella frase. Creare … nessuno poteva davvero dire di essere il creatore di qualcosa. Noi tutti eravamo stati creati da qualcun altro, e quel qualcuno ci aveva donato le nostre capacità; tutte le creazioni umane erano dovute agli dei. Un essere umano poteva al massimo dire di aver costruito o realizzato qualcosa, un’idea che la divinità gli aveva ispirato, ma creare … no. Solo gli dei potevano essere creatori.

 Capii cosa volesse dire Capac. Era una lezione che mio padre aveva messo in chiaro fin da piccolo, quando avevo avuto quelle folli idee di realizzare dei giocattoli per conto mio, illudendomi di aver ‘creato’ qualcosa solo perché nessuno l’aveva mai fatto prima. Etahuepa era stato molto chiaro in proposito: le idee che credevo di avere non erano mie, ma di ispirazione divina. A suo merito, mio padre mi disse solo di cambiare vocabolario, ma io, nel timore del peccato, smisi del tutto con le mie piccole invenzioni. Nessuno aveva mai dato a questo Sayre un’educazione religiosa?

 “Realizzare, piuttosto” puntualizzò freddamente Capac. “Possono sembrare termini uguali, ma c’è una differenza fondamentale”

 “Quello di cui io sto parlando” replicò Sayre. “È l’avere questa idea nella mente, il progettare come possa essere trasformata in realtà, lo studio al dettaglio e la meticolosa esecuzione, perché venga esattamente come l’hai pensata, il dedicare ogni tuo singolo pensiero ed emozione a quella cosa, la rabbia quando fallisci, la gioia quando fai qualcosa di giusto, quando pian piano, quello che hai tra le mani comincia a somigliare alla tua idea …”

 “Gli dei non avrebbero potuto fare all’umanità dono più grande di questo!” esclamai. Me ne pentii immediatamente dopo. Adesso tutti mi stavano guardando.

 “Voglio dire …” esitai.

 Quell’esclamazione mi era sfuggita, ma le parole di Sayre richiamavano con tanta precisione quegli esperimenti d’infanzia! Ricordavo perfettamente ogni singola sensazione da lui descritta. L’avessi dimenticata, non avrei provato la tentazione di riprendere, di fare esperimenti e costruzioni più audaci di qualche gioco per bambini! Ma non si poteva: arrogarsi una creazione era peccato. E io dovevo dimostrare a tutti che non ero un blasfemo, e se possibile, insegnare a Sayre un po’ di umiltà.

 “Le idee di cui parli ce le inviano gli dei. Loro ci hanno dato le menti che le concepiscono, e le mani che le mettono in pratica. Non ti sembra forse un segno dell’immensa bontà divina che noi possiamo realizzare ciò? È una pallida imitazione del potere creativo degli dei, ma già dimostra quanti doni abbiano voluto farci. Tutto quello che hai appena descritto è esattamente ciò che si dovrebbe provare: gioia e impegno nel perseguire il dono degli dei, e facendo questo, onorarli”

 Ci ero riuscito? Quello che avevo detto, quello che pensavo … non era un’eresia, vero?

“Sono sinceri quando dicono che sei eccezionalmente maturo e devoto per la tua età” fu il verdetto di Capac. Sembrava sinceramente impressionato e ammirato. Mi sentii inorgoglito, aver destato tanto presto l’ammirazione di una persona così saggia e devota! Repressi subito quell’emozione – venerare la divinità in ogni suo aspetto era il mio dovere, non qualcosa per elevarmi al di sopra degli altri.

 Sayre, dal canto suo, aveva assunto un gran sorriso mentre parlavo, un’espressione che per certi versi mi ricordò Pacha.

 “È rassicurante che nel clero qualcuno a pensi a questo modo!” esclamò. “Ma se le cose stanno così –“

 “Vuoi togliere il culo da lì?!” sbraitò una voce nella fila di orafi.

 “Uh?” il destinatario del mio discorso si voltò come se avesse scordato la situazione.

“Potrei sbagliarmi, ma ho l’impressione che la plebaglia alle nostre spalle non sia esaltata dalle vostre brillanti capacità di disputa teologica, mio signore” lo informò la sua schiava.

 “Che branco di kutluqun-“

 “In compenso questi buoni sacerdoti mi sembrano adeguatamente deliziati dalla vostra umiltà, mio signore”

 “Volevo dire … devoti agli dei come i kutluqun lo sono al grande Tumbe, non si aspettano neppure che la fede vada messa in discussione!” rivolse a tutti noi un sorriso a trentadue denti, annuendo a un Capac che lo fulminava con lo sguardo prima di rivolgersi a me. “Permettimi almeno di esprimere la mia stima, amico. Sono felice di rendermi conto che al mondo c’è più gente disposta a riflettere sulla natura delle cose di quanto mi aspetti. Non limitarti a questo solo concetto”

 Cosa! Su cos’avrei dovuto riflettere, secondo lui? Era un invito a continuare a meditare sugli dei, o a ribellarmi contro di loro?

 “Sarò sempre felice di aiutare una persona come te. Troverai la mia bottega nel Cortile delle Arti a palazzo: qualunque aiuto un giovane sacerdote possa aver bisogno da un laico, io sarò felice di provvedertelo” mi indirizzò un cenno di commiato, prese la sua quota di materiale e se ne andò.

 “Insopportabile” commentò Capac. “Ma sembra che tu sia riuscito a impressionarlo in qualche modo. Forse potresti anche riuscire a farlo rigare dritto? Finora, nessun sacerdote ci è mai davvero riuscito”

 Rimasi di sasso. Un conto era pregare, imparare l’uso della magia, cose che mi venivano naturali, o memorizzare le preghiere e i procedimenti sacri, in cui chiunque sarebbe riuscito con un po’ di impegno; completamente diversa era l’idea di riconvertire un blasfemo, di ricondurre un peccatore sulla via degli dei.

 Io non ero mai davvero stato bravo con le persone, ma come aveva detto Capac, sembrava che Sayre avesse qualche simpatia per me. Potevo forse improvvisarmi missionario? Potevo, con le mie parole e le mie azioni, portare a qualcosa come la salvezza spirituale di qualcuno?

 Forse era presuntuoso pensarci … nonostante questo, non riuscii a smettere di farlo per tutto il pomeriggio, senza mai davvero decidere una qualsiasi cosa.

 

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

in questo capitolo si delineano altri personaggi importanti della storia, nemici o alleati che siano. Che impressione vi fa adesso Llyra, specie in confronto allo scorso capitolo? Qualcuno vuole provare a indovinare cosa sia una Datrice di Morte? E cosa ne pensate dei soggetti che Simay ha osservato nella scena finale al Tempio, Capac e Sayre?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e spero di sentire le vostre opinioni!

P.S. Tra pochi giorni parto per le vacanze, quindi il prossimo capitolo ci metterà un po’ ad essere pubblicato, perché non potrò portarmi il computer. Almeno ci sarà una wifi dell’albergo con cui recensire …

  
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