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Autore: HadleyTheImpossibleGirl    17/08/2017    4 recensioni
[STORIA INTERATTIVA-ISCRIZIONI CHIUSE]
Nell'estate del 1850 e cinque famiglie magiche si ritrovano in un maniero nelle Isole Shetland, in Scozia.
I loro figli ma soprattutto le loro figlie sono in età da matrimonio...
Ne vedremo di tutti i colori, tra amicizie, risate, amori veri e altri no
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Non sono morta.

So che molti lo avranno pensato data la mia assenza e capisco benissimo chi nel frattempo abbia deciso di non seguire più la storia.

Vi devo delle scuse, tante, tantissime scuse... il lavoro mi ha portato via tempo ed energie e mi sono ritrovata a scrivere e cancellare pezzi in continuazione perchè mi facevano schifo.

Ci ho messo mesi a superare questo blocco e adesso che sono in ferie ho provato a rimettere insieme qualche parola.

Per chi ancora c'è...buona lettura

H.

Dopo che suo padre era uscito dallo studio, Agatha era rimasta lì con lo sguardo rivolto fuori, alla pioggia che scorreva lungo il vetro. Le parole che l’uomo aveva pronunciato l’avevano colpita nel profondo… l’aveva minacciata che se non avesse rinunciato a Lionel le avrebbe tolto tutto. Più ci pensava e più le sembrava una cosa davvero cattiva. Come poteva chiederle di rinunciare al suo grande amore? Sapeva che Lionel non era certo l’uomo che Mr Floral avrebbe scelto per lei ma…era sua figlia, questo doveva pur valere qualcosa! In quanto suo padre lui avrebbe dovuto volerle bene e volerla vedere felice e invece il suo primo pensiero era al buon nome della famiglia, di nuovo.
Prese un bel respiro. Qualunque scelta avesse fatto si sarebbe ripercossa su di lei e sulla sua intera famiglia. Aveva bisogno di ponderare bene sulla questione o almeno credeva di averne bisogno anche se in realtà il suo cuore la spingeva prepotentemente verso le braccia di Lionel.
Lo amava, era inutile rinnegarlo.  E allora cosa aspettava? Lo avrebbe sposato, non importava cosa avrebbe detto la sua famiglia.
Ora doveva solo dire la verità a sua sorella e alla sua migliore amica. Decise di partire da Cassandra, le avrebbe parlato quella sera stessa, lunghe nel suo letto come quando erano solo delle bambine.

***

Finalmente la pioggia era cessata e il sole era tornato a illuminare, anche da dietro una leggera coltre di nubi, le isole Shetland.
Le tempeste estive erano piuttosto frequenti in quella parte della Scozia e Marianne Dashwood lo sapeva bene dato che anche ai tempi della scuola passava parte delle vacanze estive dalla sua migliore amica.
Sua madre si era opposta fermamente alla sua volontà di andare a cavalcare nonostante il tempo era migliorato, ma a Mary non importava più di tanto; aveva lasciato lei e suo fratello ai preparativi per il matrimonio e si era diretta verso le scuderie. Era certa della notevole presenza di fango a terra ma voleva provare di nuovo il piacere di avere la pelle scaldata dai timidi raggi del sole.
Entrò nell’edificio in legno e il suo cuore sussultò leggermente alla vista di entrambi i fratelli Holmes. Si fermò un attimo di troppo a guardarli ma loro sembravano non averla sentita, infatti erano ancora di spalle tanto che la ragazza dovette schiarirsi la voce per attirare la loro attenzione.
Carlton impallidì leggermente alla vista di miss Dashwood ma ci pensò il suo caro fratellino a sbloccare la situazione.
“Vuole andare a cavallo?” domandò con un sorriso furbo Lionel alla giovane.
Mary rimase quasi turbata da quell’espressione che non sembrava preannunciare niente di buono ma convita di farsi forse troppe pare mentali sorrise a sua volta rispondendo “Esattamente”
Le labbra di Lionel si piegarono ancora di più all’insù e per un attimo Carlton potè quasi giurare di aver visto un paio di corna da diavolo spuntare sopra la testa del fratellastro; ne ebbe la conferma appena Lionel parlò di nuovo.
“Da sola?” chiese con un briciolo di veemenza.
In un gesto quasi automatico Mary scrollò appena le spalle come a voler chiedere se vedeva qualcun altro oltre lei.
“Beh non posso permettere che una signorina come voi vada da sola…” iniziò a dire lui poi si voltò verso il  maggiore “Perché non l’accompagni tu fratellino?”
Carlton, preso in contropiede, si ritrovò un attimo in crisi ma non potendosi tirare indietro, dato che sarebbe parso oltremodo scortese si ritrovò a biascicare un “Sì, certo” di cui si pentì subito dopo averlo pronunciato. Non che odiasse i cavalli ma erano terribilmente sporchi, come tutti gli animali del resto e in più avrebbero dovuto calcare sulla terra bagnata, tra pozzanghere e quant’altro.
“Bene, potete attendere fuori mentre sello i vostri cavalli”
Carlton fece il gesto a Mary di precederlo nell’uscire dalle scuderie e la seguì solo dopo aver lanciato uno sguardo inceneritore all’adorato quanto malefico fratellino.
Non che fosse totalmente incapace di andare a cavallo, aveva dovuto impararlo da piccolo e nonostante una ritrosia iniziale aveva imparato ad apprezzarli finché crescendo aveva cominciato a notare quanto l’equitazione fosse un’attività non proprio pulita specialmente dopo che, come in quell’occasione, aveva piovuto ed allora la sua opinione era gradualmente cambiata, non è che li odiasse ma ne stava cordialmente distante. E invece, grazie al suo fratellino si ritrovava a dover salire su uno di loro e andare a fare una passeggiata con la ragazza che gli faceva palpitare il cuore, perché ormai era inutile negarlo a se stesso: si era preso una cotta per Marianne Dashwood.
Una cotta, niente di più, pensò tra sé e sé.
Guardò Mary che montava a cavallo con una facilità quasi disarmante, i suoi movimenti erano talmente leggeri e fluidi che sembrava non avesse fatto altro per tutta la vita.
Le rivolse un sorriso prima di imitarla anche se in modo leggermente più goffo.
Partirono lungo il sentiero che si irradiava verso il bosco, quasi in silenzio. Carlton era colmo di imbarazzo, voleva dire qualcosa ma qualsiasi cosa gli sembra stupida e insensata.
Prese un respiro drizzando bene alla schiena e cercando di assomigliare il più possibile al ragazzo che una come Marianne Dashwood avrebbe meritato.
Per un po’ Mary osservò Carlton con la coda dell’occhio. Era impossibile non notare il suo atteggiamento impettito e se da una parte la cosa la faceva ridacchiare, dall’altra le saltavano i nervi. Possibile che tutti pensavano di dover fare per forza i pavoni per conquistare il cuore di una donna?
Nel tentativo di fare conversazione, mentre i due bai sotto di loro procedevano lentamente lungo quella strada che sembravano conoscere da sempre, Carlton le chiese:
“Allora, avete sempre cavalcato?”
Mary sorrise di vero cuore. “Da che io ricordi…mi regalarono il primo cavallo che avevo tre o quattro anni. Allora mi sembrava enorme e un po’ spaventoso ma mi incuriosivano parecchio. Adoro i cavalli, mi infondono un gran senso di libertà…e voi? Avete un cavallo?”
“Mio padre mi regalò un purosangue quando avevo sei anni, era quello che aveva gareggiato per lui nelle corse e che non poteva più farlo. Lo cavalcai fino a che non fece un piccolo incidente. Si ruppe una zampa così decisero di abbatterlo e ci fecero uno stufato” raccontò con un po’ di imbarazzo.
“È raccapricciante” disse quasi ridendo e con quel suono cristallino anche Cal si ritrovò a sorridere.
“Si lo è davvero” ammise con le labbra ancora piegate all’insù.
Mary fece per imboccare il sentiero alla sua destra, quello che procedeva fuori dal bosco e verso la scogliera, dove era stata qualche tempo prima con le altre ragazze. Nel mentre si voltò per accertarsi che Carlton fosse ancora alle sue spalle. Ed era lì, composto come si conveniva ad un giovane uomo dell’epoca ma allo stesso tempo leggermente fuori posto.
Stavano ancora passeggiando tra gli alberi creati con la magia generazioni prima della loro quando un bagliore azzurrino, segno di un incantesimo fece spaventare il cavallo di Marianne. L’animale si alzò sulle zampe posteriori facendo cadere a terra la ragazza.
Istintivamente Cal tirò verso di sé le redini e il cavallo frenò all’istante. Lui scese rischiando quasi di inciampare e cadere a sua volta talmente era la premura di verificare se Marianne si fosse fatta male.
“Marianne…Marianne, come state?” chiese avvicinandosi alla ragazza seduta sul terreno, con l’abito strappato e l’espressione dolorante.
“Sono stata meglio” ammise. Abbassò lo sguardo e prese la mano che lui aveva teso. Sentiva le guance leggermente imporporate ma non fece in tempo a pensarci perché una fitta la colpì come una lama conficcata nella caviglia e le gambe le cedettero.
Carlton la sorresse “Riuscite a camminare?”. Mary annuì brevemente, non voleva assolutamente ammettere che faceva una fatica immensa già solo ad appoggiare il piede.
Senza bisogno di parola alcuna lui l’aiutò a muovere qualche breve passo. Il cavallo di lei era scappato quindi Cal aiutò la ragazza a salire sul cavallo che lui aveva cavalcato e montò a sua volta.
Mary era tremendamente imbarazzata mentre cavalcavano insieme. Aveva avuto qualche breve infatuazione ma non aveva mai cavalcato con un ragazzo, sullo stesso cavallo!
Al contempo Carlton si ritrovò a pensare che per quanto incresciosa, quella situazione, stava avendo dei risvolti niente male!


Evelyn aveva appena terminato di fare colazione ed era andata ad affacciarsi dalla grande terrazza che dava sul giardino. Voleva vedere il cielo, in parte anche per assicurarsi che non sarebbe ricominciato a piovere da un momento all’altro ma il suo sguardo venne calamitato verso il basso, nell’udire la risata di almeno un paio di ragazzi. Aguzzò la vista e riconobbe immediatamente il giovane Black che chiacchierava con un altro paio di persone che sembravano completamente catturate dal suo discorso. Tutta l’attenzione era su di lui, come se fosse un magnete intorno a cui gravitava tutto il resto.
Non riconosceva gli altri che erano con lui, probabilmente si trattava di nuovi ospiti giunti lì per il matrimonio anche se mancavano ancora tre settimane.
Rimase lì ad osservarli, come faceva sempre di solito con le persone che non conosceva. Avevano il tipico comportamento da maschi, si sfidavano a coppie su chi andasse più veloce con la scopa mentre gli altri scommettevano sul probabile vincitore.
Quando Aldebaran si alzò in volo non potè che stupirsi di nuovo del suo fascino e della sua eleganza, tanto che gli altri sembravano scomparire al suo cospetto. Ma cosa andava pensando?
Come se il suo flusso di pensieri avesse intercettato quello del ragazzo lui si voltò e le rivolse un cenno di saluto quasi impercettibile.
Restò ad osservare quel piccolo gruppo fino a quando venne raggiunto da un altro capannello formato da tutte ragazze che cinguettavano e ridacchiavano come oche giulive. A quel punto Evelyn rientrò e partì alla ricerca del fratello; su per giù lui e il signor Black dovevano avere la stessa età quindi magari sapeva qualcosa in più su di lui ma non voleva dimostrare troppo interesse.
Chiese ad un elfo domestico se aveva visto suo fratello ma tutto quello che lui seppe dirgli era che non sapeva dove fosse Christopher. Conoscendo suo fratello probabilmente stava ancora dormendo.


Cassandra guardò fuori da una delle grandi finestre che illuminavano il corridoio delle camere da letto e si stupì nel vedere una carrozza ferma nel vialetto d’ingresso della villa. Non ebbe troppa difficoltà a realizzare che si trattava di quella della famiglia Storm.
Visto che a famiglia al completo era rimasta lì dopo la festa del raccolto a causa della tempesta, non si poteva trattare certo di un nuovo arrivo ma della partenza di qualcuno, di cui lei non sapeva niente!
Il suo cuore ebbe un piccolo sussulto quando pensò che tra i membri della famiglia in partenza c’era, con tutta probabilità anche Markus! Se Markus se ne stava andando, non poteva certo biasimarlo poiché lei non era stata in grado di scegliere: il cuore l’avrebbe spinta volentieri tra le braccia del giovane Storm mentre per la testa doveva rispettare il volere della sua famiglia e celebrare quel matrimonio di convenienza.
Scese le scale velocemente, rischiando quasi di inciampare ma non c’era nessuno giù nell’atrio. Trovò Markus, Alice, Christopher e qualche altro ospite nella sala delle colazioni. Si sedette cercando di apparire il più tranquilla possibile mentre sbocconcellava una fetta di pane tostato.
Non sapeva se tirare in ballo il discorso ma si disse che non era il caso lì, di fronte a tutti. Aspettò quindi che se ne andassero gli altri ospiti e fece per seguire il giovane Storm ma venne intercettata da Winky, uno degli elfi domestici di famiglia.
“Signorina, questo è per lei” disse con l’aria mite che caratterizzava quei piccoli servitori. Cassie prese in mano la busta che la creatura gli porgeva e la ringraziò tacitamente con un sorriso. Winky sparì subito dopo averle rivolto un breve ma sentito inchino.
Cassandra si rigirò la busta tra le mani, non riconosceva la grafia che aveva tracciato il suo nome. La aprì e lesse il biglietto che conteneva.

Gentile Cassandra,
mi fareste l’onore di essere di mia compagnia per una breve passeggiata nel bosco questa mattina?
Vostro
Alexander

Quelle uscite facevano parte del tradizionale periodo di fidanzamento che precedeva il matrimonio. D’altronde quale sposa non avrebbe voluto passare più tempo possibile con il suo futuro marito?  
 Alexander trovò Cassie seduta su una panchina all’aperto. Aveva un libro in mano ma non sembrava intenta a leggere anzi la sua mente sembrava essere da tutt’altra parte.
“Cassandra” la chiamò e lei sembrò come ridestarsi dai suoi pensieri, gli rivolse un mezzo sorriso e lo salutò con un mesto “Buongiorno”
Istintivamente lui si accomodò lì accanto, le rivolse un breve sguardo di cui lei non si accorse. Cassandra Floral sembrava quasi triste e con quello che aveva visto non ci mise molto a dedurne il motivo… di nuovo quel Markus.
Loro non erano la classica coppia di futuri sposi ma comunque non aveva piacere a vederla giù di morale e soprattutto a pochi giorni dal matrimonio non poteva sopportare di vedere la sua fidanzata in pena per un altro uomo! Che poi, cosa ci trovasse in lui, ancora non riusciva a capirlo.
Le aveva inviato quel bigliettino la mattina e ora l’occasione era propizia al suo voler distrarla dal pensiero di Markus Storm.
“Che ne dite di andare?” le propose alzandosi in piedi e Cassandra si alzò a sua volta affiancandolo mentre si avviavano verso il bosco.
“Ho sentito che ci sono degli ottimi funghi nel bosco, con la tempesta che c’è stata se ne troveranno in abbondanza”
“Suppongo di sì” la buttò lì Cassie mentre camminavano fianco al fianco e lei sfiorava distrattamente le foglie degli alberi.
Alex si voltò a guardarla, sembrava totalmente in un altro mondo… doveva ammettere che quell’aspetto trasognato non le stava affatto male.
“A Huffington Park non ci sono questi alberi…è pieno di platani”
Per la prima volta quel giorno Cassandra sembrava veramente interessata a quello che lui aveva da dire.
“Cos’è Huffington Park?” domandò con il viso acceso di curiosità.
Alex sorrise “Si tratta della nostra residenza in campagna, si trova nel Surrey, vicino a Windsor” disse facendo riferimento al piccolo villaggio babbano che ospitava una delle residenze reali “Potremo andarci la prossima estate”
Cassandra si fermò a pensare a quel plurale che lui aveva usato con tanta tranquillità, come se fossero già sposati, come se quel fidanzamento fosse una strada senza uscita e per un attimo si sentì soffocare. Sapeva che il suo destino, come quello di quasi ogni donna dell’epoca, era quello di diventare una buona moglie e una buona madre; sua madre l’aveva cresciuta con la consapevolezza che per un buon matrimonio lei avrebbe dovuto mettere da parte le sue idee e le sue convinzioni.
Se da una parte trovava assurdo anche solo pensare di annullarsi completamente per far piacere al futuro marito dall’altra doveva riconoscere che non poteva neanche pretendere il contrario, Alex aveva un carattere forte con cui sarebbe stato fin troppo facile scontrarsi a meno che non avesse imparato a scendere a compromessi e a guadagnarsi il suo rispetto.
Alex si voltò ad osservare la ragazza che se ne stava lì silenziosa, poteva quasi vedere girare le rotelline in quella testolina bionda. In qualche modo lei lo aveva confortato con la sua presenza appena dopo la morte del padre e ora si sentiva in debito.
Le fece un tenero sorriso di incoraggiamento. “So che potrebbe essere un po’ traumatizzante il trasferimento in città…predisporrò Huffington Park per il vostro libero uso”
Le labbra di Cassandra si piegarono in un sorriso vero, carico di riconoscenza “Onestamente, grazie”
Continuando a camminare si erano avvicinati senza rendersene conto, non c’era più molta distanza tra di loro e le poche battute scambiate prima erano diventate un fiume di parole. Lui le raccontava delle piantagioni di mandragole e lei gli diceva quanto le sarebbe piaciuto avere delle piante di pesche, visto quanto adorava la crostata di pesche!
“Anche lì c’è uno stagno, molto più grande di quello in realtà” disse Alex indicando quella che era una pozza d’acqua che persisteva nel sottobosco e veniva alimentata dalle piogge “D’ inverno la superficie è gelata e vi si può pattinare, io adoro pattinare”
“Non ho mai provato” ammise Cassie avvicinandosi allo stagno.
Alex le sorrise e con un gesto veloce tirò fuori la bacchetta e lanciò un incantesimo sulla superficie dell’acqua che mille scintille azzurrine tramutarono in una lastra di ghiaccio.
“Coraggio allora” la invitò guadagnandosi un’occhiata che era a metà tra lo sdegno e il divertimento.
“Siete serio?” domandò la giovane la cui voce tradiva una punta di preoccupazione.
“Mai stato così serio” confermò Alexander prima di trasfigurare i suoi stivali in pattini e di fare altrettanto con quelli della fidanzata.
Il giovane le prese le mani per aiutarla a muovere i primi passi verso il ghiaccio. “Ho paura di apparire ridicola” confessò Cassandra.
“Dovete solo usare il vostro senso dell’equilibrio. Dovrebbe esserne dotata qualsiasi persona che non soffra di labirintite” Il suo tono sembrava una innocente presa in giro.
“Non vi facevo così simpatico, Alexander, sembrate sempre così serio” fece lei stando al gioco.
“E voi sempre così poco seria”
Cassandra si finse offesa e fece per lasciare le mani di Alex ma perse l’equilibrio e si ritrovò a terra insieme al fidanzato dato che anch’egli aveva perso l’equilibrio nel tentativo di recuperarla.
Dopo aver di nuovo trasformato in calzature i loro pattini Alex aiutò la giovane Floral ad alzarsi in piedi. Aveva l’acconciatura leggermente sfasciata e una ciocca di capelli che le penzolava davanti gli occhi, ciocca che venne spontaneo ad Alex sistemarle dietro l’orecchio. Erano così vicini che i loro nasi si sfioravano appena, sarebbe bastato un nulla per colmare quella distanza ma nell’avvicinarsi Alex vide Cassie spalancare i grandi occhi azzurri e ritrarsi appena. Non si fidava ancora di lui.
“Forse è meglio se rientriamo…non vorrei che si preoccupassero per noi” disse Cassandra leggermente in imbarazzo.

 

Intanto Alice era appena uscita dalla stanza degli ospiti dove avevano soggiornato le altre sorelle. Le sarebbero mancate incredibilmente nonostante lei, anche per il carattere meno femminile, fosse più legata ai fratelli. Aveva salutato Jamie poco prima e ora doveva andare da Markus. Le se stringeva il cuore al pensiero di quello che lui stava passando quindi capiva benissimo la sua voglia di andarsene ma egoisticamente sperava che qualche altro membro della sua famiglia sarebbe rimasto a Villa Floral.
Le carrozze erano quasi pronte, i bagagli erano stati caricati dagli elfi, mancavano solo i viaggiatori.
Alice bussò alla camera del fratello più grande e aspettò di essere invitata a entrare. Spinse appena la pesante porta in quercia e intravide Markus che, insieme ad un elfo domestico, faceva un controllo della lista delle cose da prendere.
“Può lasciarci da soli?” domandò la giovane all’elfo che annuì e sparì con un piccolo inchino.
Alice si avvicinò al fratello e si posizionò esattamente davanti a lui. “Dunque è arrivato il momento dei saluti” disse.
“È troppo doloroso…Cassandra che sposa Alexander Dashwood…” la sua voce era quasi spezzata, era la prima volta che Alice lo sentiva così.
La giovane si avvicinò e prese le grandi mani del fratello tra le sue. “Posso solo immaginarlo ma…ho visto che Cassie prova dei sentimenti per te, lo vedono tutti, persino quell’antipatico di Dashwood... Non sono ancora sposati, un fidanzamento si può anche rompere” sapeva che quella che stava dicendo era una brutta cosa ma se serviva per ridare animo al fratello…
“Non dire sciocchezze, Alice. Non ho speranze. Cosa ho io da offrire ad una giovane donna? Chi potrebbe mai amare uno come me?”
“Caro fratello, devi essere tu il primo ad amare te stesso. Se non lo fai tu per primo nessuno potrà farlo al posto tuo”
Colpito da tanta saggezza Markus si sentì un pochino più sollevato e si ritrovò immerso in una chiacchierata cuore a cuore con la minore delle sorelline. Arrivò alla conclusione che, certo, fisicamente non era l’uomo che le ragazze avrebbero sognato di avere al loro fianco ma in fondo era un animo nobile e gentile.
“Secondo te ho una qualche possibilità ancora?”
Alice scelse con cura le parole da utilizzare per non ferire troppo il fratello o alimentare troppo le sue speranze.
“Fin tanto che non si saranno sposati puoi sempre provare”
Ed allora, con un sorriso, Markus affermò che sarebbe rimasto, almeno un altro po’.

 

Christopher aveva trascorso tutta la mattina nella sua camera, intento a pensare a come far cambiare idea alla giovane Alice Storm. Doveva pianificare l’appuntamento perfetto, qualcosa che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi qualsiasi ragazza sulla faccia del pianeta, ma cosa?
Aveva buttato giù qualche foglio di appunti ma erano finiti tutti appallottolati e sparsi per il pavimento della stanza. I neuroni nel suo cervello sembravano scontrarsi producendo solo un gran guazzabuglio di pensieri che gli aveva fatto venire il mal di testa. Si era fatto addirittura portare il pranzo in camera, anche se forse uscire e cambiare aria sarebbe stato meglio che restare lì a crucciarsi.
Un lieve bussare alla porta gli fece alzare lo sguardo per vedere sua sorella entrare.
“Ah, sei qui allora. Stavo iniziando a preoccuparmi” sorrise Evelyn sedendo sul letto e tenendo le gambe penzoloni.
“Scusa, avevo mal di testa e ho preferito non uscire”
“È da ieri che sei strano. Sei per caso diventato meteoropatico, fratellino?” scherzò lei.
Chris si girò verso di lei con un gran sorriso stampato in volto. “Dimmi una cosa, sorellina” e calcò quel diminutivo per ribadire che lui era il maggiore “Sei venuta qui solo per insultarmi o vuoi qualcosa?”
La conosceva fin troppo bene. Evelyn si decise a chiedere quello che voleva anche se decise di girare intorno alla questione.
“Sai, quando c’è stato il ballo un gentiluomo mi ha aiutata a liberarmi da un altro che mi stava importunando e non ho ancora avuto modo di ringraziarlo propriamente…”
“A chi ti riferisci? E soprattutto perché non mi hai detto niente del ballo? Perché non mi hai chiamato se avevi bisogno di aiuto?” scattò subito Chris con fare protettivo.
Evelyn sorrise. Non sarebbe mai cambiato.
La ragazza si alzò in piedi. “Vedi? Sono qui, tutta intera, sto bene” affermò mentre con un gesto delle mani si mostrava da capo a piedi. “Ad ogni modo” continuò “mi riferivo al signor Black. Tu lo conosci? Sai cosa potrei fare per ringraziarlo?”
Il fratello si prese qualche secondo per pensarci. “Non conosco bene Aldebaran Black. Eravamo dello stesso anno ma in case diverse. Suppongo sia qui perché parente dei Floral o dei Dashwood o di entrambi, sai, tra purosangue...” non aveva bisogno di terminare la frase in fondo anche Evelyn sapeva bene della tradizione di sposarsi tra parenti per conservare la purezza del sangue, soprattutto ora che le famiglie purosangue stavano iniziando a ridursi di numero.
“Comunque non siamo mai stati molto amici e poi quando sono partito ho perso i contatti un po’ con tutti… A dire il vero non ho neanche avuto modo di salutarlo ancora”
A quel punto la ragazza gli rivolse uno sguardo che aveva un che di malandrino “E non potresti andare a farci una chiacchierata?” domandò con lo sguardo da povero cucciolo.
“Mi hai preso per una vecchia comare?” poi, non resistendo agli occhioni dolci di Evelyn le promise che se avesse scoperto di più glielo avrebbe fatto sapere.

 

 

  
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