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-Lei è Sugar- la voce gentile di Clare anticipò il mio ingresso nella camera dove il bambino con gli occhi più azzurri che avessi mai visto stava leggendo un libro.
-Robert!- continuò
Clare, alzando un po’ il tono di voce dal momento che il figlio non le aveva
prestato la benchè minima attenzione.
-Ah ah- aveva
semplicemente fatto lui, senza neanche sollevare lo sguardo dal libro.
-Si è appena trasferita
nella casa accanto con la nonna-
A quel punto Robert
aveva finalmente diretto lo sguardo su di noi e impercettibilmente mi aveva
sorriso.
-Ciao- avevo fatto io,
sentendomi talmente in imbarazzo da non riuscire a spiccicare altre parole.
-Ciao- mi aveva
risposto, continuando a guardarmi leggermente più interessato.
-Avete la stessa età-
fece Clare, passandomi affettuosamente un braccio attorno alle spalle e
accarezzandomi.
Mi piaceva quella
camera, mi sentivo un po’ come a casa mia.
Quella casa da cui ero
stata strappata via pochi giorni prima, quando avevo appreso che i miei
genitori dal loro viaggio in India non sarebbero più tornati.
-Sono sicura che
andrete molto d’accordo. Adesso torno di là con la tua nonna- mi guardò dolce
negli occhi e mi sorrise –Per qualsiasi cosa, noi siamo in giardino.-
-La merenda, mamma- si
era intromesso Robert
Clare sorrise –Latte e
biscotti arrivano subito…ti piace il latte con i biscotti, Sugar?-
-Sì, signora
Pattinson.- avevo balbettato.
-Chiamami Clare,
tesoro. Faccio in un attimo- e poi si era dileguata.
Io ero rimasta lì in
piedi, incapace di dire o fare qualunque cosa, mentre Robert aveva continuato a
studiarmi per un altro po’.
-Così hai 7 anni- fece
poco dopo.
-Domani saranno 7.-
-Beh auguri-
-Non lo sai che porta
sfortuna fare gli auguri prima del compleanno?-
-No, non lo sapevo.
Scusa tanto, allora-
-Non importa, adesso lo
sai.-
Il tempo si fermò in
quell’istante, ero sicura che non fosse solo una mia sensazione. I minuti, i
secondi, non scorrevano più o perlomeno avevano perso il loro significato.
Per me non c’era altro che
Robert.
Ed ero sicura che per lui
fosse assolutamente lo stesso.
Tentai un sorriso, ma mi
resi ben presto conto quanto mi risultasse difficile qualsiasi movimento, ero
paralizzata.
-Allora, Edward Cullen- lo
apostrofò allegramente Lizzy, poi gli corse incontro e lo abbracciò –Mi sei
mancato, fratellino.-
Robert la abbracciò, ma il
suo sguardo era ancora fisso su me, come ipnotizzato.
-Ciao, Robert- riuscii
finalmente a dire, quando Lizzy si staccò da lui lasciandolo libero.
Tentai di soffocare sul
nascere l’ondata di flashback che la sua presenza tangibile lì di fronte a me
mi aveva provocato, ma era praticamente impossibile.
Quello sguardo mi aveva
trapassato da parte a parte, quelle labbra avevano lasciato lava su me, quelle
mani avevano marchiato ogni centimetro della mia pelle, inciso il suo nome
dappertutto.
Mi girava la testa.
-Sugar-
Disse solo quella parola,
il mio nome ed io mi chiesi come fosse possibile che detto da lui diventasse
improvvisamente la parola più bella di tutta la lingua inglese, e poi mi
avvicinai, non so come ma lo feci.
Eravamo entrambi
impacciati, insicuri su dove guardare o cosa dire il che era una novità, perché
in 16 anni che ci conoscevamo mai una volta eravamo stati imbarazzati dalla
reciproca presenza.
Nemmeno quando l’avevo
beccato nudo in camera a 15 anni, o quando al mio 18esimo compleanno mi aveva
retto la fronte tutta la notte mentre vomitavo anche l’anima per colpa della
mia prima vera sbronza.
Poi, senza preavviso,
lasciò cadere la borsa di pelle nera e mi strinse in un abbraccio, uno di
quelli che ti tolgono il fiato e che hanno tutto il dolce sapore di casa.
Perché era proprio così,
la mia casa era con lui, dovunque lui fosse.
Non so per quanto tempo
restai ferma lì, fra le sue braccia forti che profumavano delle giornate estive
nella sua casa al mare, sapevano di storie di pirati e di tutti i giochi della
nostra infanzia.
Ancora, il tempo non aveva
senso per noi.
Mi dette un bacio sulla
fronte e sorrisi anche io quando avvertii le sue labbra curvarsi dalla
felicità.
-Sei cresciuta-
-A te è cresciuta la barba
invece-
Rise e si allontanò un po’
per guardarmi –Non va, eh?-
Stavolta fui io a ridere
–Pizzica un po’, ma potrei farci l’abitudine.-
Lo guardai negli occhi e
in quel mare sconfinato non vi trovai neanche un’onda a turbare la sua
espressione felice.
Sembrava tutto perfetto,
le paure che per un anno mi avevano fatto passare notti insonni adesso mi
sembravano soltanto sciocche, eppure c’era una piccola parte di me che
continuava a ripetere che in realtà non era così.
Avremmo dovuto farci i
conti, prima o poi.
-Sugar!- esclamò a quel
punto la voce di Victoria, entrata anche lei in cucina.
-Non posso crederci! Fatti
abbracciare- e mi strattonò via da Robert per stringermi a sé.
Beh, mi era mancata anche
lei mi trovai a pensare.
Tutta la dannata famiglia
Pattinson mi era mancata, terribilmente.
Erano stati molto più che
una famiglia per me, tutti quanti, nessuno escluso.
E me ne rendevo conto solo
adesso che ce li avevo di nuovo tutti lì riuniti, ad abbracciarmi come se fossi
la loro piccola sorellina che era tornata a casa.
-Beh, mamma è in tua
trepidante attesa- esclamò Lizzy, finendo di pulire le tazze con le quali
avevamo appena preso un tè.
-Andiamo?- continuò poi.
-Sono tre giorni che prova
ricette su ricette per rendere “la prima cena del mio bambino indimenticabile”-
fece a quel punto Victoria, mimando con le dita il gesto delle virgolette.
Robert scoppiò a ridere e
scosse la testa ed io non potei fare a meno di provare una fitta di nostalgia
ripensando ai giorni in cui ero un’ospite fissa alle cene della famiglia
Pattinson.
Quando Robert se n’era
andato ogni volta che Clare chiamava per invitarmi, avevo sempre qualche scusa
pronta e il tono freddo e distaccato della mia voce l’aveva fatta desistere
presto dai tentativi.
-Quando se la sentirà,
sarà lei a chiamare- aveva molto
probabilmente pensato. La conoscevo bene.
-Sugar…- cominciò poi
Lizzy, guardandomi un po’ tristemente.
-Oh, non preoccuparti.-
sapevo cosa stava per dirmi, non saresti invitata, ma se ti va di venire….
-Ho già un impegno per
cena-
-Cosa?- sbottò Robert,
voltandosi istantaneamente a guardarmi.
-Che significa?-
-Esattamente quello che ho
detto-
-Sì, ho capito, ma che
significa che hai già un impegno?- vidi la sorpresa dipingersi sul suo volto,
concentrarsi fra le sue sopracciglia corrugate in una smorfia di incredulità.
-Quale parte della frase
“ho già un impegno” non ti è chiara?- sorrisi, tentando di fargli capire che
era tutto ok, quando invece non lo era affatto.
Quella situazione stava
presto cominciando a fare acqua da tutte le parti, come era prevedibile.
-Beh..pensavo solo che..-
smise presto di parlare, quando si accorse del silenzio fastidioso che era
calato fra di noi.
Gli sorrisi mesta –Alcune
cose cambiano, Rob- abbassai lo sguardo e mi portai una ciocca di capelli
dietro l’orecchio, improvvisamente imbarazzata.
Ero sicura che avesse
colto il significato nascosto delle mie parole.
-Già- ok, aveva colto. Il
tono era inequivocabile.
-Lizzy accompagnami in
macchina- proruppe Victoria e a quel punto seppi, seppur non avendo compreso la
totalità della situazione, che lei comunque aveva capito.
Si alzò repentinamente
dalla sedia e trascinò fuori dalla cucina una confusa Lizzy.
Nel giro di un secondo,
eravamo soli.
-Sugar…- cominciò lui, e
nonostante avessi tenuto lo sguardo abbassato sapevo che non aveva distolto gli
occhi da me.
-No. No, Robert fermati-
lo guardai e vacillai per un istante.
-Non incasiniamo ancora di
più le cose. Tu sei qui, ed è l’unica cosa che conta. Basta.-
Annuì e si schiarì la voce
–Amici, quindi?-
-Amici- risposi
velocemente, forse troppo.
Ma d’altronde non potevamo
essere altro che quello, io e lui. Non ci poteva essere spazio per altro. Non
importava un accidente quello che ogni singola fibra del mio corpo voleva.
Il mio cervello sapeva
benissimo quello che l’istinto non voleva accettare.
-Vai dalle tue sorelle, o
farete tardi. Tua madre ci tiene alla puntualità-
annuì ancora, alzandosi e
tuttavia non mollandomi un secondo con lo sguardo.
-Quindi hai un impegno?-
-Sì, con un paio di amici-
-Li conosco?- sorrise
leggermente, facendomi strada verso la porta d’ingresso.
-No, sono del corso di
fotografia.-
-Ah-
-Già, adesso sono
un’aspirante fotografa, Pattz-
Sapevo quanto odiasse quel
soprannome, così come sapevo di essere l’unica ad avere il permesso di usarlo
senza danni.
-Dovrai aggiornarmi su un
bel po’ di cose, zuccherino-
-Ah, per favore! Basta con
quell’odioso soprannome- gli detti una pacca affettuosa sul braccio, e
nonostante ciò avvertii distintamente tutta la tensione che si era creata fra
noi in quegli ultimi minuti.
Non era più come prima.
Forse aveva potuto esserlo
in quei primi istanti, quelli dove i nostri occhi si erano finalmente
ritrovati, ma sapevo troppo bene che non potevamo mentire così bene a noi
stessi e a quello a cui eravamo andati incontro quella maledetta notte.
-Cos’è tu hai il permesso
di usare il mio odioso soprannome e io no?- mi tenne la porta aperta ed uscimmo
insieme sotto la pioggerellina fitta di Londra.
Lizzy e Victoria erano in
macchina, ma non ci guardavano. Quasi mi venne la nausea quando mi resi conto
che lo facevano per lasciare a me e a Rob un po’ di privacy.
Da quando io e lui avevamo
bisogno di privacy?
Da quando siete andati
a letto insieme disse una vocina
nella mia testa.
-Allora…ci vediamo?- mi
chiese, fermandosi di fronte alla macchina, coprendosi la testa con le braccia
dalla pioggia che cominciava a farsi sempre più fitta.
-Adesso ti spaventa un po’
di pioggia, Rob?- lo apostrofai io.
-Già, beh sai non ci sono
più abituato. A Los Angeles non se ne vede molta- sorrise, un sorriso un po’
stiracchiato a dire la verità.
-Immagino-
Restammo a fissarci un
altro istante, uno solo. Probabilmente i nostri sguardi si stavano comunicando
ciò che a parole noi non avevamo il coraggio di fare.
-Ci vediamo- feci, prima
di voltarmi e allontanarmi velocemente.
Fu solo quando fui sicura
di essere completamente scomparsa alla sua vista che alle gocce di pioggia
fredde e dolciastre iniziarono a mescolarsi il calore e il sale delle lacrime.
Bene, eccoci qui allo
spazio dei ringraziamenti (:
Innanzitutto grazie
mille alle 7 persone che hanno messo questa fanfiction fra i preferiti e a Vulnerable
Claire che l’ha messa fra le seguite. Grazie, grazie,
grazie davvero!
Siccome oggi ero abbastanza ispirata sono riuscita a buttare giù
anche il secondo capitolo, vi giuro che è un record per me :D
Il merito è comunque vostro che mi avete dato la spinta per
mettermi subito al lavoro!
Purtroppo, mi è uscito un po’ uno schifo ç__ç perdonatemi, vi
giuro che i prossimi saranno migliori, più interessanti e più densi di cose, ve
lo giuro!
Ok e adesso passiamo a ringraziare le mie commentatrici, non so
nemmeno dirvi quanto mi abbiate fatta contenta, tutte voi *__*
Clodiina85: Grazie mille, sono contentissima che ti
piaccia il mio modo di raccontare e la trama di questa ficcy! Solo una cosa,
non è Kri la protagonista! Spero ti piaccia lo stesso, un bacione!
Frytty: Grazie davvero! Spero ti piaccia anche
questo! A presto :*
Piccola Ketty: Ma io ti adoro di già! Io invece quando ho
letto il tuo commento sono sprofondata :D ahahaha! Spero anche questo sia stato
di tuo gradimento J
Dark Angel 1935: Grazie infinite per tutti i complimenti che
mi hai fatto! Spero davvero di non deludere le tue aspettative anche per il
seguito [:
P.s. non ti ho fatto aspettare troppo, hai visto?
KikyCullen: l’ho continuata subito, visto? Ahahahha
grazie mille per i complimenti! Farò sicuramente un salto da te! A presto! Kiss
Bene, alla prossima fanciulle :D
Ah già, prima che me ne scordi…Rob non mi appartiene, non lo
conosco e non ho nessuno scopo di lucro, tutto ciò è opera solo dei miei
neuroni impazziti.
A presto ^^