Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: The_Glue    12/10/2017    0 recensioni
Quanto a lungo ci si può nascondere?
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi sveglio all'improvviso, so perfettamente dove sono perché da un po' di tempo a questa parte ho un permesso speciale per dormire nel lettone di mamma e papà. Dopo essermi stiracchiata, la prima cosa che faccio per scrupolo di coscienza è controllare l'orario. Le 19:30, non male. Sulla schermata principale del mio distrattissimo e coloratissimo samsung, oltre la barra oraria c'è un'icona che segna quattro messaggi in entrata ed un paio di chiamate perse. Apro i messaggi anche se so già chi possa essere. La mia migliore amica che mi dice: "sto andando a danza, non ho aperto libro per domani, tu??". Mi viene da ridere. Gli altri sono da parte di alcune delle amiche più strette che ho e dicono: "studia", "non dormire anche oggi" e "dopo parliamo un po' al telefono?". Io odio parlare al telefono. Rispondo con qualche faccina ed altrettante scuse per evitare la chiamata. Poso il telefono e resto così per un'altra mezz'ora a fissare il soffitto, finché la voglia di fumare non diventa più forte di quella di restare a sprecare il tempo che passa. Così mi alzo, vado in bagno e ne accendo una, anche quella è diventata una speciale concessione, tra tutto il male che potrei farmi pare che le sigarette siano state valutate dai miei genitori come quello minore. Qualche tempo fa non ci ero tanto attaccata, al fumo intendo, mi piaceva fumare ogni tanto, a fine giornata, come premio per esserci arrivata indenne, per il resto mi infastidiva l'odore che lascia sui vestiti e sui capelli e sotto le unghie. Adesso ce l'ho così tanto attaccato addosso che nemmeno lo sento più. Le sigarette sono diventate praticamente l'unica cosa che scandisce il mio tempo, sono il rimedio più efficace contro la noia e l'unica forma di distruzione che la mia mente riesce a concedere a se stessa. Mi è sempre piaciuto fumare da sola, in un posto appartato a concedermi cinque minuti verso il futuro, non l'ho mai fatto per mettermi in mostra o questo genere di stronzate. Se qualcosa va male, mi chiudo in bagno, ne accendo una, mi autocommisero e poi cerco di guardare a quello che potenzialmente potrebbe andare meglio. Finita questa, mi sciacquo le mani e decido che forse è il caso di farmi una doccia, più che per l'idea di pulizia in se, per occupare altro tempo che impiegherei diversamente a fare niente. Calcolo quanto precisamente dovrei essere lenta per essere pronta nel momento esatto in cui comincerà quella trasmissione che avrei voluto vedere e faccio partire il getto d'acqua in attesa che si riscaldi. Riesco addirittura a sforare l'ora x e concedermi un boccone per cena (una forchettata di tonno in scatola, letteralmente un boccone) e sono contentissima di potermi rimettere a letto, guardare con mia madre la trasmissione che aspettavo e riaddormentarmi in vista di un'altra, monotona, giornata. Poco prima delle nove e mezza prendo le medicine, mi rimbocco le coperte e mi incollo alla tv, ma non credo di essere riuscita a starci per molto perché quando riapro gli occhi la tv è ancora accesa, il volume al minimo, e mia madre mi dorme accanto. Dall'altro lato, sul comodino, una luce lampeggia e risulta accecante nel semi-buio della stanza. Infilo gli occhiali e prendo il cellulare. Sul display, che adesso segna quasi la mezzanotte, riconosco un numero di cellulare che non ho salvato tra i contatti in rubrica ma che, purtroppo, conosco a memoria. Mi piacerebbe essere combattuta tra l'aprirlo ed il cestinarlo senza neanche concedergli l'onore di uno sguardo ma sono troppo curiosa, e quasi inorgoglita, per farlo. Dice, testualmente: "oh, l'ho fatta la ricarica". Se non stessero dormendo tutti ed avessi per davvero voglia di farlo mi perderei in una grossa e sguaiata risata. Come se niente fosse, come se ci fossimo sentiti l'ultima volta mezz'ora prima, patetico, eppure non riesco a pensarlo davvero, un minimo mi fa piacere. È il peccato di chi ama stare solo ma non sentirsi solo, di chi è consapevole di doversi perdere a volte in piccole debolezze. La mia piccola debolezza era stata, quell'estate, cadere nel gioco di chi sa muovere i fili alla perfezione, con tanta maestria da farti credere addirittura di essere tu quello che conduce. Il fidanzato storico di quella che era la mia "migliore amica", lo conoscevo già, ci eravamo visti più volte anche da soli, sempre in contesti e situazioni che la riguardavano, tipo organizzarle una sorpresa per l'anniversario oppure sceglierle un regalo per il compleanno. Ma quella sera che ci eravamo rivisti era diverso, nessuno dei due aveva più lei, eravamo due persone nuove, almeno per me, che s'incrociano per la prima volta, e si guardano, imparano a conoscersi, si prendono la mano, si scrivono fino al mattino e si scambiano regali. Lui bravissimo ad allontanarmi dal mio gruppo, sempre parlato male di loro, io bravissima a volerci credere per forza, mi ripetevo che allora non sono così speciali come ho sempre pensato. Questo fino a qualche settimana prima, quando, senza il permesso di mio padre che mi aveva vietato di vederlo (ed a cui non ha fatto per niente piacere venire a saperlo, in seguito) mia madre viene a prendermi in anticipo a scuola per un esame importante e poi mi porta da lui con la colazione. Da lì, più niente, il teatrino era finito, il gioco riuscito. Ho saputo da voci che si è ripresentato sotto casa di lei con uno striscione e tante scuse pietose, pare che però non sia stato creduto. Lo so da sola, sono stata proprio una stronza, ma più che piacermi lui mi faceva impazzire l'idea di poter far male a chi ne aveva fatto a me, e questo dispetto mi è costato caro, anche se non so se la lezione l'ho imparata. C'era una lezione da imparare? Le cose sono andate così, tutto il bene scemato in una chiacchiera, tutte le speranze in un dispetto è tutta la complicità in un capriccio. Le armi più forte sono state il silenzio, e l'orgoglio. Fatto sta che oggi a nessuna delle persone a cui tenevo interessa rivolgermi la parola o spenderne una per me che non sia cattiva. Ad essere onesta, il loro atteggiamento è il preciso specchio del mio, con la differenza che l'indifferenza del branco brucia di più che quella di chi viene lasciato solo, al margine. Chiudo il messaggio e mi riaddormento, magari risponderò domani.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: The_Glue