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Autore: Tizvil78    18/10/2017    0 recensioni
Salve a tutti lettori!
Questa è una piccola storiella dove si ritorna bambini a pensare quante se ne hanno combinate di marachelle.
Non sono una grande scrittrice, ma verrà come mi detta il cuore.
Buon divertimento e buona lettura!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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                                                           CAPITOLO 1

- Finalmente a casa! -
Stavo rientrando dal lavoro e sospirai allegramente mentre stavo aprendo l’uscio di casa, non vedevo l’ora di rivedere la mia famiglia, quando senti gridare: - Va a letto e senza cena! - gridò mia moglie alla bimba.
Entrai e chiusi la porta. 
- Cosa succede? - chiesi, mentre  la piccola mi guardò gonfiando le guance per poi scappare in camera sua. Era una bambina vivace di sei anni, minuta, con occhi grandi e castani, i capelli lunghi castani raccolti a treccia, il corpo gracile raccolto in un pigiama rosa con su l’immagine di Barbie e le ciabattine a coniglietto sempre rosa per tenere al caldo i suoi piccoli piedini. Si chiamava Fiamma.
Faceva molto freddo, si alzò un forte vento freddo che si vedevano gli alberi spaccarsi quasi a metà. C’era un odore di pioggia.
- Ciao amore! - sospirò avvicinandosi a me sfiorandomi con la sua bocca la mia per poi staccarsi riprendendo così a parlare: 
- Niente! I soliti capricci - mi guardò quasi severa con i suoi occhi azzurri come il cielo, quasi indagatori. Era una donna alta un metro e sessanta, lunghi capelli biondi lisci che le cadevano elegantemente sulle spalle, le sue forme rotonde con un po’ di pancia. Era lei che governava la casa, puliva, stirava, lavava, cucinava e si occupava della piccola. Aveva un carattere dolce ma nello stesso tempo severa. Era solare e tutti le volevano bene, aveva un grande cuore perché se vedeva qualcuno in difficoltà non esitava ad aiutare ed era molto generosa e altruista.
- È tutta colpa tua lo sai? - brontolo. - Voleva un cagnolino perché qualcuno gliel’ho ha promesso. La vizi troppo! - mi fissò nei miei occhi neri profondi. - Viviamo in un appartamento e non possiamo permettercelo.
Scoppia a ridere, mentre lei mi guardò facendosi rossa di guancia dalla rabbia - Ecco sei sempre il solito! Appena ti dico qualcosa tu non fai altro che ridere! - si allontanò mentre io mi avvicinai al tavolo apparecchiato con una tovaglia bianca tutta ricamata di fiori fatta a mano da lei, spostai la seggiola in legno e mi sedetti per poi tornare serio: - Va bene! Ci parlerò - sopirai! 
- Cerca di non farti convincere - mi rimproverò arrivando con un piatto di risotto ai funghi.
- Lo sai che è molto brava a manipolarti! - Non risposi e mi apri una bottiglia di vino e ne versai il contenuto nel bicchiere bomabato con il piedistallo di vetro per poi berne un sorso.
- Vado a letto, ho un forte mal di testa per via di quella peste - si massaggiò le meningi e si incamminò verso la camera da letto che si trovava al piano superiore. 
- Buona notte! - le gridai. 
- Buon notte! - mi rispose.
Iniziai a consumare la cena, quando sentii chiudersi la porta della camera, mi alzai, andai in cucina e iniziai a cucinare il piatto preferito della bimba, hamburger e patine fritte.
- Si! Mi diletto e mi piace cucinare! - pensai tra me e me.
Accesi i due fornelli in acciaio, mi abbassai nel mobile bianco, dove mia moglie teneva le pentole e presi una piastra nera con il manico di acciaio e la misi sul fuoco a scaldarsi, poi presi una padella a nido dare con il manico nero e la misi da parte.
Andai nel frigo e presi il burro e ne mesi una piccola quantità, lo riposi subito nel frigo per poi prendere l’hamburgher, e metterlo nel burro sciolto che iniziò a sfrigolare. 
Misi su la pentola a nido d’ape sul fuoco e quando fu calda misi l’olio per friggere, mi avvicinai al freezer bianco, lo apri e presi una busta di patate già pronte, la apri e misi su una piccola quantità mentre l’olio sfrigolava.
Quando tutto fu pronto spensi, andai a prendere i due piatti preferiti della bimba, uno era rosa con l’immagine delle principesse Disney e ci misi l’hamburgher mentre nel secondo era un grazioso piatto con il disegno di un’unicorno con i colori dell’arcobaleno e lì misi le patate. Presi il ketchup dal frigo e ne misi un po’ e lo riposi.
Presi un bicchiere rosa nella cristalliera e la riempi di Coca - Cola. Misi il bicchiere sul tavolo per poi andare a prendere un vassoio bianco e rosa, riposi il tutto in bell’ordine e sali al piano superiore con in mano il vassoio, recandomi nella stanza della bimba.
Arrivai davanti alla porta e la vidi chiusa. La porta era bianca con un simpatico biglietto disegnato con due adulti, che sarei io con mia moglie, è un cerchio rosso con la barra rossa in mezzo.
Sorrisi dolcemente poi mi abbassai per appoggiare il vassoio per terra, mi alzai e iniziai a bussare schiarendomi la voce:
- Posso entrare? - Chiesi dolcemente ma non ottenni nessuna risposta.
- Guarda che entro! - La porta non era mai chiusa a chiave, sapeva che non doveva, così apri dolcemente la porta e quando fu quasi aperta senti la risposta :
- No! - Singhiozzava.
Mi abbassai per riprendere il vassoio e mi rialzai e senza dare peso alla risposta entrai e lo posi sul tavolino vicino al lettino rosa. Era una graziosa stanza, con le pareti viola e le stelline bianche, mentre il pavimento era rosa con dei pallini bianchi e le finestre rosa.
Mi guardai intorno e non vidi nessuno, poi girandomi verso il letto vidi un rigonfiamento che veniva sotto la coperta con i disegni delle fate.
- Mhm... chissà dove sarà la principessa Fiamma! - Risi e iniziai a cercarla facendo finta di niente. Poi mi avvicinai al letto e la trovai.
- Eccola qui! - sorrisi dolcemente mentre lei continuava a singhiozzare.
- La mamma è cattiva! - disse tra le lacrime.
- Non devi parlare così della mamma lo sai! - mi avvicinai a lei sdraiandomi e accarezzandole dolcemente la testolina.
-Invece si! Mi sgrida sempre ecco! - singhiozzo sempre più forte facendosi quasi paonazza.
- Shh!- Cercai di calmarla stringendola forte a me!
- Ti svelo un segreto, anche la mamma quando era piccola era monella sai? - le dissi.
- D-D’avvero?- si staccò da me con gli occhi gonfi di pianto.
- Si davvero! - la guardai teneramente con un tono dolce passandole due dita sulle guance paffutelle per asciugarle le lacrime: - ora basta piangere, vai a lavarti il visino che ti racconto
delle storielle di quando ero piccolo come te vuoi?-
- Si! - Annui facendo un cenno con la testa e senza farselo ripetere scese da letto andò nel suo bagno che era in camera e si sciacquo il viso.
Appena fini torno e coccolandola iniziai a raccontare.





                                   



   
 
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