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Autore: Juken    03/11/2017    6 recensioni
"Naruto aveva imparato ad adorare il sorriso di Hinata, simile ad un fiore. Quando lo intravedeva si sentiva felice. Per lui, era un tipo di felicità che non aveva mai provato prima.[...] L'euforia di quelle ore pomeridiane era simile alla soffice sensazione di avere la testa leggera, una pura gioia che non aveva mai conosciuto fino a quel momento. Non era come il senso di realizzazione che provava dopo aver portato a termine una missione, come quando chiacchierava con i suoi più cari amici o come l’istante in cui finalmente gustava il ramen di Ichiraku. Era un tipo speciale di felicità."
[NaruHina centric + tutte le altre coppie canon; non tiene conto di una parte del cap.699 e di tutto quello che avviene dopo]
Non fatevi confondere dall'introduzione, questa fanfic è piena di baggianate.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Finalmente ho capito che fissare il capitolo su Word non lo renderà più bello, perciò eccolo qui! 

 

 

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UN NARUTO È PER SEMPRE

 

 

nardo

 

 

 

 

 

          6. Anche Naruto vuole la sua parte.

 


 

 

 

 

Immerso nella dolce quiete serale Sasuke stava preparando due tazze di tè nella sua cucina; quando l’odore forte e rassicurante di quelle foglie verdi raggiunse le sue narici si rilassò completamente. 
Dopo aver passato gli ultimi giorni a cercare di nascondersi da Naruto, finalmente poteva godersi una serata in santa pace, lontano dalle sue continue lagne. Gli sbalzi d’umore del dobe stavano diventando seriamente preoccupanti e sempre più difficili da gestire; un minuto prima piagnucolava per la mancanza di missioni e quello immediatamente dopo si lamentava della durata delle scorte. Borbottava, poi, continuamente dell’incredibile tempismo di Kakashi e quella per lui era la cosa più strana del mondo perché dacché ne avesse memoria il suo ex-sensei era sempre stato noto per il suo ritardo cronico. 
Sasuke alla fine non ci aveva capito molto e Sakura aveva semplicemente mormorato il nome di Hinata a mo’ di spiegazione. Ma ciò non gli sembrava abbastanza da giustificare il comportamento dell’amico che aveva sempre affrontato tutto e tutti con spavalderia e sfrontatezza. L’Uchiha aveva comunque preferito non indagare oltre e non impicciarsi, il biondo era già abbastanza appiccicoso senza che lui si mettesse a dispensare consigli d’amore probabilmente sbagliati.
Mise su un vassoio le due tazze piene fino all’orlo e si diresse nel salottino adiacente alla cucina dove lo aspettava Sakura. A differenza di come l’aveva lasciata però, la testa di lei era completamente abbandonata sul bracciolo del divano, gli occhi chiusi e il suo respiro era diventato lungo, segno che si era addormentata.
A quella vista sorrise inconsciamente.
Adorava osservare Sakura quando dormiva; il suo viso era diverso, disteso e rilassato, non mostrava traccia di quella durezza che aveva acquisito negli ultimi anni.
La sua giornata in ospedale era stata sicuramente pesante, ma lei aveva insistito lo stesso per passare la serata insieme. Lui perciò non ebbe cuore né di spostarla né di svegliarla, mise il tè da parte e con l’unico braccio che gli era rimasto la coprì con una coperta.
Era uno di quei pochi gesti dolci di cui era capace esclusivamente quando era da solo con lei.
Sasuke era perfettamente consapevole che i suoi tentativi di dimostrazione d’affetto erano piuttosto deboli e miseri, mentre lei lo amava con una forza e una spontaneità che lo lasciavano a bocca aperta. Dopo tanto tempo passato a provare soltanto odio non era facile capire come amarla e lasciarsi amare, ma per lei ogni giorno imparava un po’ di più a tenere a bada le tenebre dentro di sé.   
Non le avrebbe più fatto del male e non l’avrebbe mai più abbandonata ora che lei lo aveva perdonato, una possibilità in cui non si era mai concesso di sperare.
Sasuke Uchiha, in realtà, non era mai stato un tipo ottimista, non si era mai affidato alla buona sorte e – per la maggior parte della sua vita – aveva sempre trovato inutile e assurdo il costante chiacchiericcio di Naruto riguardo i sogni e le speranze senza senso.
Alla fine della guerra, in una delle celle buie di Konoha, ricoperto da ogni tipo di sigillo, aveva atteso paziente il verdetto dei cinque Kage. Costretto a fare i conti con la propria coscienza, si era detto pronto ad accettare qualsiasi esito; non si sarebbe ribellato alla prospettiva di trascorrere il resto della sua vita in una cella e nemmeno alla più probabile sentenza di morte. Nel silenzio assoluto in cui era stato lasciato, si era preparato ad accogliere le conseguenze delle proprie azioni.
Era stato il Sesto in persona a comunicargli la decisione finale dell’Alleanza, una decisione che lo aveva lasciato confuso e stranito: i suoi crimini erano stati ufficialmente perdonati in nome del suo contributo alla Quarta Grande Guerra Ninja, poteva tornare liberamente al suo Villaggio.
La sentenza era diventata immediatamente più chiara al brevissimo accenno di Kakashi all’intervento di Naruto. Anche se il Sesto non si era spinto in una descrizione dettagliata della discussione, era stato facile immaginare il peso che aveva avuto l’Uzumaki in tutta quella faccenda. Il dobe non si dava mai per vinto e i Kage non avevano potuto semplicemente ignorare la voce insistente e petulante dell’eroe.
Era stato in quel momento che aveva giurato di proteggere da lì in avanti la Foglia e i suoi abitanti, al fianco di Naruto ma restando nell’ombra, dove non avrebbe attirato troppe attenzioni.
Sasuke si era sempre dichiarato incurante dei sentimenti delle persone intorno a lui, non per questo però era mai stato ingenuo o inconsapevole della percezione che gli altri avessero di lui.
Era stato rilasciato dalla cella subito dopo l’annuncio di Kakashi e con il suo nome scomparso dalla lista dei traditori, era ridivenuto un cittadino e uno shinobi di Konoha.
Nonostante ciò, poteva contare sulle dita di una mano coloro che non lo avevano guardato con diffidenza o disprezzo.
Non che gliene fosse mai importato qualcosa, dopotutto non si aspettava niente di diverso.
All’inizio, però, non era stato del tutto facilissimo ignorare chi al suo passaggio lo indicava e bisbigliava, ma col passare del tempo la gente aveva preso semplicemente ad ignorarlo e a distogliere lo sguardo.
Naruto era stato l’unico ad essere totalmente ignaro di quella situazione, e questa volta la causa non era da imputare alla sua perenne stupidità, ma al drastico cambiamento delle facce e dell’atteggiamento generale degli abitanti quando lo vedevano passare. Le persone si sentivano al sicuro e protette, non avevano nulla da temere, neanche se c’era l’ultimo degli Uchiha nei paraggi.
L’Uzumaki inoltre si era autoeletto Capo dell’immaginario Comitato d’Accoglienza della Foglia e per un bel po’ non aveva fatto altro che cercare di coinvolgerlo nelle attività più assurde.
Il biondo non gli aveva rivolto la parola solo per una settimana, e cioè quando aveva saputo del rifiuto categorico alla ricostruzione del suo braccio. Si era imbronciato come un bambino di cinque anni troppo cresciuto ma aveva lasciato perdere relativamente presto di fronte alla sua posizione irremovibile.
La mancanza di un arto non limitava le sue capacità di shinobi, non ostacolava le sue attività quotidiane ed era per Sasuke un promemoria importantissimo di quello che era stato, di quello che aveva perso e di come era venuto a patti col cammino che aveva intrapreso.
Era la sua personale punizione e allo stesso tempo era ciò che gli ricordava che era ancora vivo.
Kakashi invece, da più di un anno ormai, sembrava avere come unico scopo nella vita quello di impegnarlo nelle missioni più fastidiose, inutili e improbabili – non escludeva che se ne fosse inventato di proposito qualcuna solo per fargli perdere la pazienza – ed era ancora indeciso se considerare quella una sorta di vendetta personale o un modo tutto suo di tenerlo sotto controllo.
Anche di questo però, poco gliene era importato.
Sasuke Uchiha era un uomo di parola; aveva giurato fedeltà al neo Hokage e al Villaggio e non sarebbe tornato indietro.
Non una sola volta si era lamentato delle missioni affibbiategli, non aveva mai protestato, non aveva mai contestato nessuna decisione. Era stato ben contento di consegnare stupidi rapporti di altrettanto stupide missioni, affrontare l’esuberanza senza freni di Naruto, infine farsi gli affari suoi e rientrare nel piccolo appartamento nella zona più periferica e isolata del Villaggio – ora che non c’era nessun quartiere Uchiha a cui fare ritorno. Non si era aspettato niente di più e niente di meno da quella sua nuova vita.
Perciò, quando - ad esattamente un mese dal suo rilascio ufficiale- una ragazza dai capelli rosa aveva bussato alla sua porta, era rimasto estremamente confuso per la seconda volta.
Sakura aveva portato con sé quella che sembrava la scorta alimentare di un anno ed era entrata con un sorrisone, ignorando completamente la sua faccia aggrottata. Aveva dato una brevissima occhiata in giro e, dopo aver sistemato il contenuto di alcuni sacchetti sotto il suo sguardo sempre più stranito, si era seduta comodamente vicino al tavolo in cucina ed aveva preso a sbucciargli delle mele, ciarlando sull’incapacità dell’Uchiha di mangiare della frutta come si deve.
Il ricordo di un tempo che pensava di aver dimenticato, di una Sakura molto più piccola che gli porgeva una fetta di mela in una camera dell’ospedale di Konoha, lo aveva colpito con la stessa violenza di uno schiaffo, lasciandolo stordito.
Era un ricordo così lontano e offuscato da sembrare appartenere alla vita di qualcun altro, un ricordo che pensava di non meritare di custodire come tutti quelli che riguardavano lei.
La prima persona con cui si era scusato sinceramente dopo la battaglia definitiva, l’ultima a cui avrebbe mai voluto fare del male.
C’erano così tanti errori che desiderava di non aver commesso, tra quelli c’era anche tutto il dolore che le aveva inflitto ingiustamente.
Niente di quello che avrebbe mai detto o fatto avrebbe mai potuto scusarlo.
Eppure Sakura se n’era stata lì, senza chiedere nulla, seduta nella sua cucina come se nulla fosse cambiato da quel giorno in ospedale; ma allo stesso tempo diversa, cresciuta, più forte e più bella.
E questo lo aveva confuso.
In quel momento aveva preso una seconda importante decisione. Non poteva cambiare il passato ma poteva scegliere di mostrare a lei – solo a lei – la sua parte migliore, se ancora ne aveva una.
Sasuke perciò aveva scostato una sedia dal tavolo e le si era seduto vicino, mangiucchiando con un mezzo sorriso pezzi di mela.
Da quel giorno ne erano seguiti tanti altri come quello e anche se lui era diventato sempre meno confuso, non aveva mai smesso di essere invece sempre più sorpreso.
Sakura non aveva mai smesso di amarlo, non si era mai arreso con lui. Glielo avevano suggerito la sua costante vicinanza, i suoi gesti e soprattutto i suoi occhi. Per un po’ aveva cercato di evitarli; ogni qual volta li incrociava vi trovava dentro qualcosa che non riusciva bene a collocare, una comprensione a lui estranea che lo terrorizzava.
Aveva avuto paura che i suoi occhi neri sarebbero sempre stati vuoti, mai in grado di contraccambiare i suoi verdi e profondi, aveva avuto paura del modo in cui lei troppo facilmente si era insinuata nei suoi pensieri senza chiedere il permesso e aveva avuto paura – e ne aveva ancora- di non essere quello che lei meritava.
Ma baciarla gli era sembrato così naturale che le sue paure scomparivano un poco e ad ogni nuovo bacio una parte di lui che credeva morta e sepolta si era risvegliata poco a poco.
La prima volta che avevano fatto l’amore Sasuke le aveva regalato un piccolissimo ciondolo con il ventaglio e i colori Uchiha. Era la promessa silenziosa che non le avrebbe più voltato le spalle, che anche se il suo cuore era malandato sarebbe appartenuto per sempre a lei.
Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma sapeva che Sakura Haruno lo stava rendendo una persona migliore.
Era ancora perso ad osservare i tratti rilassati di lei quando sentì la prima delle esplosioni in lontananza.
Mentre la seconda – di intensità definitivamente minore rispetto a quella che l’aveva preceduta – distruggeva gran parte dell’ingresso e del salotto di casa sua, lui si era già caricato Sakura su una spalla e l’aveva allontanata dal raggio d’azione dell’uomo che riusciva a vedere perfettamente attraverso una colonna di fumo giallo.
Il suo Sharingan e il suo Rinnegan attivi spiccavano nell’oscurità della notte.

 


 

 

Naruto in un attimo aveva localizzato il luogo della prima esplosione in corrispondenza della magione degli Hyuga ed aveva impiegato poco meno di due minuti per raggiungerla.
Un ingiustificato moto di sollievo si era immediatamente insinuato dentro di lui al pensiero di Hinata ben lontana da lì, ma aveva cercato subito di accantonarlo concentrandosi sulla battaglia imminente.
Una volta arrivato, però, aveva constatato con suo sommo stupore che non solo non c’era nessuna battaglia da affrontare ma che era già stato preceduto da un bel po’ di persone.
Vicino alle macerie ancora fumanti - tutto quel che restava del lato ovest della magione -  Hiashi e due uomini alti che Naruto non conosceva ma che aveva classificato come Hyuga a giudicare dai loro occhi, erano immersi in una fitta conversazione con Kakashi. Non molto distanti da loro Shikamaru, Temari e Kankuro facevano la guardia a due uomini semi svenuti a terra.
Una rapida occhiata era bastata per constatare che stavano tutti bene e che nessuno era ferito, ad eccezione dei due uomini a terra, molto probabilmente i colpevoli di quel caos.
Al suo arrivo tutti si erano voltati verso di lui, ma a differenza sua nessuno di loro sembrava sorpreso di vederlo lì.
Kakashi aveva velocemente annuito ad alcune domande di Hiashi e si era subito diretto verso di lui.
«Qui è tutto sotto controllo, puoi tornare a casa.»
Naruto strabuzzò gli occhi, non del tutto sicuro di aver sentito bene.
Il Sesto aveva liquidato la situazione, calmo e tranquillo come se essere attaccati nel cuore della notte fosse perfettamente normale o come se alle sue spalle non ci fosse mezza dimora Hyuga completamente in pezzi. Inoltre, in lontananza – anche se tutti sembravano ignorarlo- si intravedeva chiaramente il fumo dovuto alla seconda esplosione.
Come poteva essere tutto ciò sotto controllo? E come facevano ad essere già tutti lì quando lui stesso era giunto in tempo record?
Mentre con la coda dell’occhio vide Hiashi e gli altri due Hyuga volatilizzarsi, diventava sempre più perplesso. Che fine avevano fatto tutti gli Hyuga? Stavano bene?
Ma soprattutto, perché tutti continuavano ad ignorarlo?
Prese fiato pronto a dare voce alle mille domande che gli vorticavano in testa ma esitò quando percepì una presenza in avvicinamento.
In pochi attimi dal buio pesto comparvero Sakura e Sasuke. Quest’ultimo portava sulle spalle come un sacco di patate un uomo imbavagliato che scaricò ai piedi del Sesto, senza mostrare alcun segno di aver notato la presenza di Naruto.
«Non è morto» l’Uchiha rispose alla muta domanda dei presenti «ma non ha importanza perché, come ci era stato detto, non è lui il capo. »
Kakashi annuì pensieroso scrutando il corpo privo di sensi davanti a lui.
«è riuscito ad innescare la coltre gialla?»
«Si» Sasuke rispose cupamente quasi arrabbiato, ma si affrettò ad aggiungere «sono stato attento, non mi ha raggiunto. »
Sakura che fino a quel momento se ne era stata in disparte sembrò protestare a quell’ultima affermazione ma un’occhiata gelida e un secco e tagliente «sto bene» la misero a tacere per il momento.
L’Uzumaki ormai perso nella confusione più totale cercò di aprire di nuovo bocca ma quasi come se gli avesse letto nel pensiero il Sesto si schiarì la voce e iniziò ad abbaiare ordini a destra e a sinistra.
«Sasuke devi comunque dirigerti in ospedale per un controllo, Sakura accompagnalo dopodiché unisciti alla squadra medica di Shizune, ti spiegherà lei tutti i dettagli. Temari, Kankuro vi affido i prigionieri. Io vi raggiungerò a breve» infine si voltò verso il Nara «Shikamaru con me. »
Naruto osservò i presenti annuire ai comandi del Rokudaime per poi dividersi ognuno in direzione della propria destinazione. Prima di seguire Sasuke, Sakura gli lanciò una stranissima occhiata, così veloce che si chiese se era stata soltanto la sua immaginazione. Ma – immaginazione o meno - ebbe lo stesso l’effetto di una scossa, lasciandolo in uno stato di agitazione che non aveva provato nemmeno quando era arrivato lì. Il sollievo, seppure minimo, avvertito inizialmente e che aveva provato poi una volta compreso che nessuno si era fatto male era evaporato fulmineamente così come era arrivato.
Aveva all’incirca un milione di domande e la testa gli girava furiosamente. Attese, senza riuscire a nascondere la propria preoccupazione, che Kakashi assegnasse un compito anche a lui o che almeno avesse qualcosa da dirgli che non fosse “puoi andare a casa”, ma così non fu.
Ora sì, che iniziava ad innervosirsi sul serio.
Prima che anche Shikamaru scomparisse nel buio pesto insieme al Sesto, sbottò esasperato.


«MI SPIEGATE COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO?!»

 


*

 


Quella situazione era assurda. Assurda e insensata.
Con le braccia conserte, le sopracciglia aggrottate e il piede che picchiettava ritmicamente sul pavimento, Naruto fissava la porta dell’ufficio di Kakashi come se volesse abbatterla con un pugno.
La testa gli girava e ancora nessuno gli aveva dato una spiegazione. Aveva seguito il Sesto e Shikamaru fino al Palazzo dell’Hokage e ora, mentre loro confabulavano, lo stavano facendo aspettare lì impalato con la promessa che lo avrebbero messo al corrente della situazione, mettendo a dura prova la sua già non-esistente pazienza.
Quella notte avrebbe distrutto quella dannatissima porta, ne era più che sicuro.
Quando finalmente Shikamaru fece capolino fuori per farlo entrare nell’ufficio, aveva in volto un’espressione cupa e preoccupata che non fece altro che agitarlo ancora di più.
All’interno della stanza invece, Kakashi se ne stava seduto tranquillamente, il viso calmo e imperturbabile completamente opposto a quello del Nara; alla vista di Naruto sospirò pesantemente.
«Allora, vediamo… cercherò di essere breve. Tre mesi fa alcuni shinobi della Sabbia sono stati attaccati senza apparente motivo con degli esplosivi lungo il confine tra il Paese del Vento e il Paese dei Fiumi e hanno riportato alcuni disturbi nel controllo del proprio chakra, disturbi che sono scomparsi quasi subito. Questi episodi si sono ripetuti con effetti sempre più gravi. Gaara ha allertato subito l’Alleanza ed ha inviato delle spie per capire cosa sta succedendo nel Paese dei Fiumi. Questo è quello che hanno scoperto» Kakashi prese un plico di documenti dall’aria molto pesante che atterrò con un tonfo sordo sulla sua scrivania.
Naruto lo prese tra le mani e iniziò a sfogliarlo, sempre più sorpreso ogni secondo che passava.
«è nata un’organizzazione segreta composta per lo più da artigiani e uomini comuni con l’intento di costruire un’arma in grado di contrastare le Abilità Innate, ma non tutte le Abilità in generale. Il loro obbiettivo è uccidere tutti i possessori di un’Arte Oculare.»
A quelle parole un brivido gli percorse la spina dorsale. Naruto ascoltava e leggeva il contenuto dei file, avevano un senso ma lui non riusciva ancora a coglierlo. Questo spiegava l’attacco agli Hyuga ma c’erano troppe cose che non quadravano.
Dopo tanta fatica per raggiungere la pace, dopo una guerra che sembrava essere durata secoli…
«Perché?» riuscì a sussurrare.
«Perché incolpano quest’ultimi di aver, innanzitutto, fatto scoppiare una guerra. Credono che i ninja non siano in grado di gestire le abilità con cui nascono, che il troppo potere sfugga di mano ed è per questo che ci sono stati scontri, devastazione e morti.»
Il Sesto parlava lentamente, come se stesse spiegando pazientemente una nozione difficile a un bambino piccolo, il suo viso tranquillo non era cambiato di una virgola da quando era entrato in quella stanza.
E questo lo stava irritando a morte.
La situazione era grave, anzi gravissima e quello se ne stava seduto in un ufficio, quasi disinteressato.
«E perché è così tranquillo?» Il biondo cercò di trattenersi dall’urlare.
«Perché è tutto sotto controllo.»
Tutto? Lo stava prendendo in giro?
«Come possono essere due esplosioni nel cuore della notte tutto sotto controllo
«Ci siamo allertati nel momento esatto in cui abbiamo capito che gli Hyuga erano in pericolo. Eravamo al corrente dell’attacco di questa notte ma abbiamo lasciato lo stesso che agissero perché di una cosa siamo ancora all’oscuro: la composizione dell’arma. Gli attacchi agli shinobi lungo il confine erano probabilmente dei test per affinare l’arma, impresa nella quale sono riusciti perfettamente. Dalle spie sappiamo che usano le esplosioni come diversivo per innescare dei fumogeni, i quali sprigionano coltri di fumo giallo velenoso, probabilmente in grado di mettere fuori gioco il chakra e in qualche modo danneggiare permanentemente gli occhi. Questa notte siamo riusciti a recuperare in tempo i fumogeni, ma Shikamaru e Hiashi Hyuga hanno concordato con me che dovevamo lasciargli un vantaggio, fargli credere che non sapevamo niente altrimenti avrebbero capito di essere circondati, ed avrebbero innescato la loro arma senza darci la possibilità di recuperarla. La magione è stata evacuata ed è stato tutto organizzato perfettamente.»
L’agitazione di Naruto si placò ma non lo abbandonò del tutto. C’era qualcosa in un angolo della sua mente, come una brutta sensazione, che premeva per farsi spazio. Sentiva che gli stava sfuggendo qualcosa di vitale importanza, anche se quelle nuove informazioni avevano senso, chiarivano la presenza così tempestiva degli altri e forse davvero era tutto sotto controllo.
«Quindi è per questo che Temari e Kankuro sono qui? Sono venuti ad informarvi dell’attacco?»
L’Uzumaki aveva posto quella domanda quasi sovrappensiero, più che altro per cercare di fare chiarezza e mettere insieme i tasselli del puzzle; non si aspettava di certo lo strambo scambio di occhiate tra Kakashi e Shikamaru.
«Kankuro e Temari sono venuti qui per collaborare come delegazione di Suna» il Sesto parlava ancora più lentamente di prima, come se fosse indeciso sulle parole giuste da usare «non ci hanno informati loro, è stato il Team 8. »
Oh.
Il Team 8.
Hinata.
Senza sapere perché, l’agitazione era ritornata prepotentemente.
Naruto fissò insistentemente Kakashi avido di notizie, perché era ben chiaro che ci fosse una parte della storia di cui ancora non l’aveva messo al corrente.
«Otto giorni fa ho assegnato una missione segreta sotto copertura al Team 8 nel Paese dei Fiumi. L’obbiettivo era quello di riuscire a carpire più informazioni possibili e cercare di prelevare un fumogeno prima dell’innesco. »
Ma perché mandare proprio quella squadra? Perché mandare proprio Hinata ed esporla ad un rischio così alto?
Prima dell’innesco.
La realizzazione si fece strada dentro Naruto come a rallentatore.
«Avete costretto Hinata a fare da… da ESCA?» il sangue gli ribolliva nelle vene.
Questa volta intervenne Shikamaru scioccato «Non abbiamo costretto nessuno! Gli Hyuga erano stati messi al corrente della situazione e sin da subito Hinata si è offerta volontaria per una missione di questo genere…» Ecco. Ora non sapeva cos’era peggio «…ed è grazie a lei se in questo momento Shizune sta analizzando il contenuto dell’arma per cercare di trovare un antidoto. Il team 8 è riuscito a localizzare velocemente la base dell’organizzazione e ad intercettare la pianificazione dell’attacco che ci hanno subito comunicato. L’unica cosa non prevista è stato l’attacco ad Uchiha. Nel messaggio di Shino non c’era nulla a riguardo, molto probabilmente uno di loro ha deciso di staccarsi all’ultimo dal gruppo ed agire in solitario. Ma anche l’Uchiha, in quanto possessore di un'Arte Oculare era stato messo a parte dell’organizzazione quindi era preparato.»
Naruto era senza parole. Ricapitolando, un gruppo di idioti, che non erano nemmeno ninja, aveva deciso di non aver nient’altro di meglio da fare che sprecare le proprie energie per creare fumogeni tendenzialmente mortali e di questo ne era al corrente l’Alleanza degli Shinobi, probabilmente tutta Suna, Temari, Kankuro, Kakashi, Shikamaru, gli Hyuga al completo, perfino Sasuke e ora quasi sicuramente Sakura.
«Dovreste rivalutare il modo in cui usate la parola “segreta” la prossima volta, considerando che lo sanno praticamente tutti TRANNE ME! » trattenersi dall’urlare gli era sempre più difficile.
Shikamaru fece un passo avanti verso di lui «Calmati Naruto!»
Cercò di fare come gli suggeriva l’amico. Prese un bel respiro tentando in tutti i modi di scacciare quella brutta sensazione e l’irritazione crescente verso Kakashi.
«Se allora tutta la storia della scorta era una balla, quando ritornerà il team 8?»
Il sussulto improvviso del Nara non passò inosservato a Naruto che spostò immediatamente lo sguardo sul suo ex-sensei. Perché non la facevano finita e gli dicevano tutta la verità?
«Dopo la scoperta del piano contro gli Hyuga, gli era stato ordinato il ritiro. Il loro arrivo era previsto all’incirca prima dell’attacco di questa notte.»
Lui aggrottò le sopracciglia rifiutandosi, questa volta, di capire cosa gli stava cercando di dire.
«E questo cosa significa? Cos’è che non mi state dicendo?»
«Abbiamo ragione di credere che siano stati attaccati e che un membro del team sia ferito.»
Un gelo improvviso gli percorse tutto il corpo, il respiro gli si incastrò in gola. Kakashi stava continuando a parlare ma non voleva sentire più la sua voce.
Non sappiamo ancora come sono andate esattamente le cose… attendiamo un nuovo report delle spie di Suna che erano sul posto… Shizune e la squadra medica… niente di quello che diceva aveva importanza e la situazione non era per niente sotto controllo. La sua… la sua… cos’era Hinata per lui? Di certo non era sua. Ma solo pensarla in pericolo e ferita gli provocò una vertigine.
«Vedi, all’inizio volevo inserirti nella squadra sotto copertura, ma è per questo» il Sesto fece un gesto con la mano ad indicarlo «che alla fine ho cambiato idea. Sei distratto, stai reagendo in maniera sproporzionata e hai bisogno di essere concentrato e di riuscire a prendere decisioni lucide e sensate» il volto di Kakashi non era più quello calmo di prima, ma aveva assunto un tono fermo e duro.
Naruto non si lasciò intimidire.
«Io non sono distratto, sono preoccupato a differenza sua!»
«Pensi che io non sia preoccupato? Che non mi stia occupando del problema nel Paese dei Fiumi? Dalla fine della guerra si è sparso come un virus l’odio e il risentimento per gli shinobi, l’alleanza si sta occupando di almeno altre cinque situazioni simili, di altri gruppi che cercano di prendere il potere e altri a cui l’unione degli shinobi non va proprio giù. Essere Hokage significa anche riuscire a ragionare con la testa e collaborare, non agire semplicemente perché ci sembra giusto così. Significa affidarsi ai propri shinobi e scegliere quelli altamente qualificati per le missioni di grado maggiore, non escluderli perché si ha un legame affettivo! E tu, che blateri sempre di volerlo diventare, questo non l’hai ancora capito!»
Naruto tremava dalla rabbia e su una cosa Kakashi aveva perfettamente ragione: non stava pensando lucidamente. Gli voltò le spalle e uscì così dall’ufficio sbattendo la porta così furiosamente da scardinarla.

 

Quella conversazione l’aveva sfinito, se ne rese conto una volta fuori dal Palazzo dell’Hokage, con la brezza leggera della notte che gli rinfrescava il viso. Decise di ignorare la preoccupazione che gli torceva lo stomaco e dirigersi all’ospedale di Konoha per accettarsi delle condizioni del suo migliore amico.
Le voci di Sasuke e di Sakura erano perfettamente udibili già dal corridoio che precedeva la stanza dell’Uchiha e a giudicare dai loro toni agitati stavano di sicuro litigando.
«Te lo dico per l’ultima volta, non l’ho percepito arrivare perché non era un fottuto ninja! Ma appena ho capito, mi sono scansato dal fumogeno, il fumo non è arrivato neanche ad un metro da me!»
«NON MI INTERESSA! È solo per precauzione»
«Anche Shizune ha confermato che non ho traccia di contaminazione, quindi questa roba appiccicosa è completamente inutile e NON TI AVVICINARE CON QUELLE CAZZO DI BENDE!»
«Ancora non sappiamo di preciso i tempi e le modalità con cui il veleno fa effetto! Non lo sa neanche Shizune e non c’è nessun bisogno DI ALZARE LA VOCE!»
Ci fu uno scambio di battute che Naruto non riuscì a sentire e un’imprecazione invece ben udibile dell’Uchiha.
Ok… forse non era esattamente un buon momento per le visite ma proprio nell’istante in cui stava per fare dietrofront, Sakura uscì dalla stanza e si diresse nella direzione opposta alla sua.
Magari senza la presenza di una Sakura dispotica e urlante poteva almeno accertarsi con i suoi occhi che l’amico stesse effettivamente bene.
Entrò sperando che il teme non avesse dato fuoco ad ogni benda o medicinale presente lì dentro, ma alla vista che gli si parò davanti non poté evitare di ridire sotto i baffi, alleviando leggermente quella preoccupazione che lo stava tormentando.
Seduto al centro del letto, braccia conserte e faccia completamente rossa c’era Sasuke con gli occhi e buona parte della testa completamente fasciati da bende bianchissime.
«Cosa vuoi, dobe?»

 

 

 

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NdA - Questa volta, in via del tutto eccezionale, super brevi

 

Finalmente (#2) mi sono decisa a dedicare un po'di spazio al Sasusaku e sono terrorizzata dal vostro giudizio ç_ç
Fan\appassionati\ossessionati\innamorati del SasuSaku fatemi sapere cosa ne pensate! (E ovviamente anche tutti gli altri :D)

Spoiler(ino)
: Nel prossimo capitolo ci sarà tanta stupidità da compensare tutta quella che è mancata in questo

   
 
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