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Autore: crige    05/11/2017    4 recensioni
***Seguito di SAVE ME***
Tre anni dopo "Nobody said it was easy".
Vedremo come è andata avanti la vita di Feffe e tutti gli altri.
Cosa sarà cambiato? E cosa invece è rimasto invariato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ogni persona che incontriamo porta dentro di sé delle cose che tiene nascoste a tutti.
Sensazioni, sentimenti, emozioni, ricordi che non ha il coraggio di condividere.
Un accumulo in petto a cui non ha la forza di dar voce.
Che non sa spiegare o che non vuole proprio rivelare.

Passeggia nella sua vita portandosi dietro questo peso indescrivibile.
Quest' ombra costante che grava su ogni sua scelta.
Tutte le volte che prova a parlarne, le parole muoiono in gola.

Ci sono paure che non riusciamo ad individuare.
E sono quelle delle quali abbiamo più timore.
Quelle che ci spaventono di più perché incapaci di affrontare.
Non abbiamo niente da cui partire per combatterle.

Ci sono volte che vorremo solo gridare forte per tentare almeno di mettere qualche pezza.
Di scaricare almeno un po' la tensione che trasciniamo dietro come una catena attaccata al piede.
Come dei carcerati.
Perché è così che ci sentiamo.

Imprigionati nell' abisso della nostra anima.
Ancorati a terra da questa palla pesante, che non ci lascia spiccare il volo.
Che manda in fumo ogni nostro tentativo di evasione.

Facciamo piantine, progetti, piani!
Ci armiamo di cucchiaino e pian piano iniziamo a scavare.
Ma proprio quando pensiamo di vedere la luce in fondo al tunnel, ecco che la guardia ci rimette le manette portandoci di nuovo indietro.
Ancora dietro le sbarre.

Quelle sbarre che noi stessi abbiamo innalzato.
Dalle quali vediamo spiragli di luce illuminarci ogni giorni il volto.
Ma troppo codardi per poterle seguire.

Ci sentiamo ad un punto fermo della nostra vita.
Non vediamo vie d' uscita.
Quella paura è sempre lì in agguato, pronta a spezzarci il respiro.
A stringere ogni volta un po' di più la morsa intorno al nostro cuore.

E ci tremano le mani.
La voce si incrina fino a spegnersi del tutto.
Gli occhi si chiudono, la testa si abbassa e il corpo si gira dall' altra parte.
Perché ormai quegli spiragli di luce ci ricordano solamente quello che potremmo essere ma che non riusciamo a raggiungere.
La libertà.

Poi però arriva un giorno che ti alzi dalla tua brandina e ti senti diverso.
Ogni passo che compi diventa sempre più sicuro, più convinto.
Di colpo lo sguardo torna a rivolgersi di fronte a te.
Fissi quelle sbarre con un sentimento nuovo che da tempo non ti invadeva l' anima.
La speranza.

D' un tratto senti risuonare la tua canzone preferita dalla cella accanto alla tua.
Una voce più forte delle altre sovrasta quella brutta sensazione che da troppo logora la tua mente.
Adesso la luce che penetra da quelle fessure sembra più accesa, più luminosa e ti permette di guardare oltre.

Così scavi dentro di te.
Prendi un bel respiro e finalmente trovi la chiave che stavi cercando.
Con mani ferme e sicure la estrai, la infili nella serratura e giri.
Esci da quella gabbia che da troppo tempo ti imprigiona e rivolgi lo sguardo verso l' alto.

Finalmente hai capito che in certe situazioni la scelta migliore è avere il coraggio.
Il coraggio di guardare dentro noi stessi e ascoltarci davvero.
Capire prima cosa c'è che non va e trovare il modo giusto per affrontarlo.
Quel coraggio che serve a farti capire che spesso da soli è impossibile.
Quel coraggio di cui hai bisogno per chiedere aiuto.
Perché questo non fa di te un debole, ma solamente un essere umano.

Perciò lascia il tuo porto sicuro.
Liberati di quel silenzio opprimente e urla a tutti chi è il tuo carceriere.
Scoprirai così che non c'è niente di più bello della libertà di potersi mettere a nudo davanti a qualcuno.

"Spiega le ali e vola via
Vola via, vola via
Spiega le tue ali e vola via
Vola via, vola via
Fatti coraggio
perché sai di dover far meglio
E questo perché sei un uomo libero"




                                                                                   **********




Mi accendo una sigaretta, l' ennesima.
Le mani non smettono di sudare e tremare.
Il cuore potrebbe esplodermi fuori dal petto da un momento all' altro.
Cerco di controllare almeno il respiro, ma con scarsi risultati.

Fa caldo a Firenze e io mi sento soffocare.
Fuori da questo aeroporto mi sento troppo vulnerabile, troppo allo scoperto.
Non sono preparata a quello che sta per avvenire.

Una parte di me non vede l' ora di vederla.
L' altra invece è totalmente paralizzata sul posto.
Ho paura per come potrebbe andare.

Questo è solo l' inizio.
Non so se riuscirò a reggere tutto il resto.
Mi sento già sfinita.

Perdo un battino ogni volta che un' auto si sofferma.
Cerco di intravedere la sua Mini sperando almeno così di sbloccarmi in tempo.
Ma per adesso non sta funzionando granché.

Ho aspettato questo giorno da anni.
Molte volte avrei voluto lasciar tutto e tornare.
Solo per lei.
Per lei che mi ha  salvato da tutto e tutti.
Per lei che ha impedito che cadessi, che mi lasciassi andare.

Ed è per questo che sono così in ansia.
La consapevolezza di averla ferita mi uccide.
Mi aspetto un suo pugno in faccia appena mi vedrà.

Trattengo il respiro quando vedo un' Audi bianca fermarsi poco più avanti da me.
Ancora peggio quando vedo scendere il proprietario.
Ecco un' altra cosa che non mi aveva detto.

Eleonora chiude lo sportello.
Si passa nervosamente una mano tra le lunghe ciocche bionde.
Non riesco a catturare il suo sguardo, nascosto da un paio di occhiali da sole firmati Ray-Ban.

Mi cammina incontro, lentamente.
Una canotta bianca le fascia la parte superiore del corpo.
Dei pantalonti larghi le coprono le gambe.
Un paio di Vans basse bordeaux ai piedi.
E' ancora più bella di come la ricordassi.

Abbozza un sorriso avvicinandomi.
Di nuovo una mano tra i capelli.
Gesto che mi fa sorridere.
Almeno in questo non è cambiata.

-Com'è che ogni volta che ti vedo diventi sempre più frocia?- sogghigna, ormai a pochi metri da me.

-E tu invece sempre più stronza?- ribatto.

E' sempre stata brava a smorzare le situazioni difficili.
Chiude la distanza che ci separa con solo qualche passo.
S' immobilizza davanti a me, in silenzio.
Poi all' improvviso scatta in avanti, avvolgendomi tra le sue braccia.

Il suo profumo s' impossessa prepotentemente delle mie narici.
Profumo che sà di casa, di intimità.
Non posso fare a meno di commuovermi.

Ricambio l' abbraccio stringendola più forte.
Con solo quel gesto è riuscita  a placare tutta la mia ansia.
Tutte le mie paure.
Ha messo a tacere tutti i pensieri che avevo in testa.
Solo il mio cuore continua a battere impazzito.

-Mi sei mancata da morire- sussurro al suo orecchio, tirando sù con il naso.

-Anche tu- mormora, con voce rotta dalla commozione.

-Mi dispiace così tanto-

E' l' unica cosa che mi viene da dire.
L' unica che sento di doverle dire.
La frase che mi rimbomba in testa da quando l' ho lasciata.

-Non adesso- risponde -avremo modo dopo-

Si stacca regalandomi il più bel sorriso che io abbia mai visto.
Le sposto un ciuffo biondo dal viso, incapace di smettere di sorridere.
La sento sospirare a quel gesto.
E poi d' un tratto mi tira una violenta botta sulla spalla.

-Scusa, ma te lo meriti- ride, prima di abbracciarmi di nuovo.

-Lo so-

Ci stacchiamo dopo quelle  che mi sembrano ore.
Si abbassa recuperando le mie due valigie pesanti.
Mi fa cenno di seguirla verso l' auto.

-E questa?- domando, sfiorando la carrozzeria con la punta delle dita.

-Regalo dei miei dello scorso compleanno- dice con un' alzata di spalle, caricando i bagagli nel baule  -dai, sali!-

Faccio come dice.
Appena chiudo lo sportello mette in moto e parte.
Mi giro a guardarla.

Non è cambiata di una virgola.
Ha un aspetto magnifico, quasi celestiale.
Il solito modo di fare e la solita sfrontataggine.
Dio, quanto mi è mancata.

-Dove andiamo?-

-Vedrai- sorride beffarda -oggi stai con me e stasera con gli altri. Ti va bene?-

-Direi di sì- annuisco, contenta.

-Dobbiamo parlare- assume un tono serioso -ma lo faremo tra poco. Adesso prendi il mio telefono- mi lancia un iPhone ultimo modello -sbloccalo e guarda le ultime foto-

-Password?-

-Ah, giusto- mormora -è il compleanno di F-

Sorrido a quella frase.
Dovevo saperlo.
E' la stessa da anni.
Ma ormai pensavo che l' avesse cambiata.

-Che cos'è?- chiedo, sfogliando immagini di varie stanze di un' abitazione -aspetta!- mi giro di scatto, guardandola -è questa?- domando euforica -è la vostra?-

-Yes- annuisce, sorridendo -è vicina a casa dei miei-

-Ma è fantastico! Mi stai portando lì? La voglio assolutamente vedere!-

-La vedrai, ma non adesso- scuote la testa -siamo arrivate-

Volto lo sguardo fuori dal finestrino.
Sobbalzo quando riconosco il posto.
Immaginavo me l' avrebbe fatta pesare parecchio.
Ma così gioca veramente sporco.

Scende dall' auto chiudendola una volta che ho fatto lo stesso.
Mi cammina avanti di qualche passo, in silenzio.
Supera l' entrata dell' enorme parco, girandosi di tanto in tanto per vedere se le sono dietro.

Dopo qualche minuto ci fermiamo davanti una panchina.
Si siede in attesta che lo faccia pure io.
Rufola in borsa tirando fuori un pacchetto di sigarette.
Ne accende una, prendendo una lunga boccata.

-La riconosci?-

-Certo- mormoro prendendo posto vicino a lei -è dove mi hai trovato-

-Già-

Qui è dove Eleonora mi trovò quella sera.
La sera che mi costrinse ad andare a stare da lei.
Come potrei mai dimenticarlo?
E' dove tutto è cominciato.
Dove la mia vita è cambiata radicalmente.

Quel giorno Federica mi vide spacciare.
Mi urlò contro che non voleva più vedermi, che era finita.
Io ero già stata buttata fuori di casa e questa panchina è l' unico posto che trovai dove passare la notte.

Quando stavo per coricarmi Ele spuntò dal niente.
Si mise a sedere e semplicemente restò ad ascoltarmi.
Non mi sopportava, mi odiava, eppure rimase lì in silenzio a lasciarmi sfogare.
Una volta saputo tutto mi obbligò ad andare con lei.
Da lì in poi ho iniziato la mia nuova vita a Villa Santoro.

-Mi dispiace per quell' email infelice- cerca il  mio sguardo -ma ero, sono, veramente arrabbiata- aspira un altro po' di tabacco, prima di continuare -tre anni, Feffe. Tre!-

-Lo so- abbasso la testa, colpevole -ma dovevo farlo! Ti prego, cerca di capire-

-Io ti capisco!- ribatte, alzando un po' il tono -avrei voluto tu me lo dicessi. Mi hai abbandonato-

Vedo una lacrima spuntarle da sotto gli occhiali.
Sento il cuore andare in mille pezzi.
Mi sento così in colpa..

Allungo una mano prendendo una delle sue abbandonata vicino la sua coscia.
Sobbalza a quel contatto improvviso.
Io invece sento solo un gran calore scaldarmi tutto il corpo.

-Credimi, era l' ultima cosa che volessi fare- stringo un po' le dita richiamando la sua attenzione -tu sei mia sorella, sei la mia famiglia, sei tutto quello che ho- ripeto quelle parole che ci siamo dette spesso, tirando un sospiro di solliveo quando la vedo sorridere -dovevo cercare di nuovo me stessa, dovevo capire chi fossi senza di te e senza tutti gli altri, dovevo cercare la mia strada. Una cosa che ho capito, però, è che non posso stare senza di te-

-E dovevi andartene a Londra per capirlo? Cazzo!- si alza di scatto, prendendo a camminare avanti e indietro -non hai idea di quanto sono stata male-

-E tu non hai idea di quanto soffrissi io!- sbotto, alzandomi a mia volta -stavo morendo qui, Nene!-

-Perché non me lo hai detto?- si scaglia verso di me, agguantandomi per la maglietta -conto veramente così poco per te?-

-Non pensarlo neanche- porto una mano sulla sua guancia -non te l'ho detto perché sapevo quando ti avrei ferito e sono stata una codarda- ammetto, abbassando lo sguardo -sapevo che se ti avessi guardato negli occhi non sarei riuscita ad andarmene. Lo sai che non potrei negarti mai nulla- sorrido amara, puntando di nuovo le mie iridi sul suo viso -ma dovevo davvero andarmene-

Copiose lacrime le scendono sulle guance.
Cerco di raccoglierle il più possibile con il pollice.
Neanche mi accorgo di avere gli occhi lucidi a mia volta.

Sapevo che sarebbe andata così.
Che ci saremmo urlate le cose in faccia a vicenda.
Lo sapevo.
Eppure mi sta uccidendo comunque.

Nene molla la sua presa.
Ringhia frustrata, passandosi per l' ennesima volta una mano tra la folta chioma.
Si volta dandomi le spalle.

-Perché sei tornata?-

-Mi mancavate- dico quella mezza verità sentendomi subito in colpa.

La vedo recuperare un' altra sigaretta.
Cammina lentamente fino all' albero più vicino.
Vi posa una mano, abbassando la testa.

So cosa sta facendo.
Sta cercando di riordinare i pensieri.
Di calmarsi per non far degenerare la situazione.

Torno alla panchina.
Recupero il mio porta tabacco dalla sacca.
Decido di lasciare che sia il mio Golden Virginia Giallo a indicarmi cosa fare.

Non so cosa dirle.
Non so come farle capire che mi dispiace da morire.
Che mi dispiace non avergliene parlato prima.
Che mi dispiace di averla abbandonata senza una vera spiegazione.
Non trovo le parole.

E alla fine della sigaretta capisco che in fondo non c'è niente che io possa dire.
Nessuna parola riuscirebbe a farla sentire meglio.
A farle capire che sono qui per lei.
Perché è così.
Anche se non posso ancora dirglielo.

Gettto il mozzicone in terra.
Mi alzo andandole incontro.
E' ancora di spalle impegnata a finire la sua sigaretta.
Mi porto dietro di lei, le avvolgo le braccia intorno alla vita stringendola a me.

La colgo di sorpresa, facendola sussultare.
Piano piano però alza le braccia portandole sopra le mie.
La stringo forte.

-Sono qui, Nene- sussurro al suo orecchio -sono qui-

-Sì, ma per quanto?-

-Intanto un mese, poi vediamo- sospiro, senza lasciarla andare -non ci pensiamo adesso, ok?-

-D' accordo-

Si libera dalla mia presa, girandosi.
Si toglie gli occhiali, portandoseli sopra la testa.
Finalmente mi permette di rispecchiarmi nei suoi grandi occhi di ghiaccio.

Alza una mano portandola sopra la mia guancia.
La vedo sorridere e ciò fa sorridere anche me.
Porto una mano sopra la sua, senza smettere di guardarla.

-Abbiamo un bel po' di cose da recuperare- soffia -ma intanto devo dirti quella più importante-

-Cioè?-

-Ho chiesto a Erica di sposarmi- si apre in un enorme sorriso -non a breve, ovviamente, ma lo faremo Feffe! Ci sposeremo prima o poi!-

-Sono così felice!- esclamo, ricatturandola tra le mie braccia -congratulazioni!-

-Grazie- mormora -preparati quindi a tornare per farmi da testimone-

-Non vedo l' ora-

Ci stacchiamo guardandoci negli occhi.
E poi all' improvviso schiantiamo a ridere.
Ci spingiamo scherzosamente capendo entrambe che il più è andato.
Che siamo ancora Noi.
Nonostante tutto.

-Andiamo- dice, tornando verso la panchina -ho promesso a tutti che non ti avrei monopolizzato- si lascia andare ad una sincera risata -passiamo da casa tua a lasciare le tue cose, così puoi farti pure una doccia se vuoi e dopo andiamo al Danger. Sappi che domani sei invitata a pranzo a Villa Santoro-

-Agli ordini, Capitano- trillo, divertita, alludendo all' informazione riferitami da Erica -a quanto pare-

-Te l' ha detto Erica, vero?- si volta di scatto -scusa se non te l'ho detto io, ero...-

-Arrabbiata- concludo al posto suo -lo so- scuoto la testa, facendole capire che è tutto a posto -dobbiamo brindare insieme, capito?-

-Certo- sorride, recuperando le chiavi della macchina -ho corrotto Susy per dare una pulita a casa tua-

-Non dovevi!-

-Direi di sì, visto come l' abbiamo lasciata dopo l' ultima festa- ride al ricordo -vedessi come se le sono date Bianca e Cinzia- afferma, salendo in auto.

-Ma ancora?- rido -non hanno ancora smesso di picchiarsi?- chiedo, seguendola in macchina -mi mancano comunque e mi sembra di non aver autorizzato nessuna festa-

-Beh, tra due settimane faremo un' amichevole con una squadra di Genova- m' informa -puoi unirti a noi! Farebbe piacere a tutte e poi, sai, il nostro primo centro si è trasferito in Spagna- risponde, ignorando totalmente le mie ultime parole.

-Direi che non posso rifiutare allora-



                                                           ***********


La osservo di sottecchi mentre si muove per la camera.
E' impegnata a disfare le valigie, ordinando tutto per bene negli armadi.
Ha declinato il mio aiuto, ordinandomi di sedermi sul letto.
E così ho fatto.

Ha aggiunto un nuovo pearcing all' orecchio destro.
I capelli sono più lunghi e mossi di quel che ricordavo.
Indossa un pantaloncino di jeans corto.
Una maglietta a mezze maniche nera, con lo stemma della sua nuova squadra.
E ai piedi ha un paio di Nike basse.

La vedo più donna, più matura.
Così tanto da sentirmi orgogliosa di lei.
E' così diversa.
Non so spiegarlo bene.
All' apparenza sembra la stessa, ma i suoi occhi mi dicono il contrario.

Il cuore non smette di battermi forte da quando l' ho vista.
Mi sento come i bambini la mattina di Natale.
Mi sembra di riavere, finalmente, ogni pezzo di me.

La guardo e non riesco a fare a meno di sorridere.
Ha voluto sapere tutto della mia proposta a Erica.
Tutto della nostra futura casa e tutto di me.

Di come procede a lavoro.
Di come vanno le cose a rugby e in Nazionale.
Il canto e tutto il resto.
Mi sta facendo sentire importante.

Ci capiamo, guardiamo, sfioriamo come se non fosse successo niente
Come se non ci fossimo mai separate.
Eppure, eppure sento che c'è qualcosa che non va.

Una strana sensazione che non riesco a decifrare.
Un qualcosa che stona con tutte le belle emozioni che provo.
Ma che non riesco a capire cosa sia.

Ho ancora così tante cose da dirle.
Non credo però che sia il momento.
Per adesso va bene così, ma prima o poi dovrò dirle tutto quanto.

-C'è qualcosa che devo sapere?- domanda, all' improvviso, riscuotendomi dai miei pensieri.

-Credo tu sappia già tutto- rispondo in fretta -ah, no... aspetta... a parte che...- balbetto, interrompendomi di colpo.

-Nene?- mi richiama -che succede?-

-Succede che Alessia è tornata a Firenze, Feffe- le dico in un soffio.

-Oh- s' immobilizza, sedendosi successivamente di fianco a me -e da quanto?-

-Un mese, più o meno-

-Capisco- annuisce -eh vabbè, immaginavo che prima o poi ci saremmo riviste- sorride, spiazzandomi -tranquilla, non è un prblema. Ho superato tutto e capito molte cose-

-Tipo?- chiedo, stranita, vedendola alzarsi di nuovo e tornare alle sue faccende.

-Che ci saremmo lasciate lo stesso- alza le spalle, piegando una maglietta -molto probabilmente l' avrei lasciata io e poi tecnicamente eravamo in pausa e quindi non è stato proprio un tradimento-

Scuoto la testa, stranita.
Mi domando se ho davvero sentito bene.
Ha sul serio detto quello che ho udito?

Mi ricordo quando mi chiamò dopo che Alessia le rivelò tutto.
Era furiosa.
Rovesciò sedie, lampade e perfino la poltrona.
Non la vedevo così da anni.
Non aveva uno scatto d' ira del genere da parecchio tempo.

Quindi adesso mi riesce difficile credere alle sue parole.
Credere che la cosa le sia del tutto indifferente.
Non può essere così.

-Dici sul serio?-

-Certo!- afferma, convinta -e comunque ormai son passati anni. Non m' interessa più niente-

-Meglio così, allora- 

Recupera un completo intimo e l' accappatoio.
Sceglie un paio di jeans chiari e stretti e una maglia, facendomi cenno di seguirla in bagno.
Una volta lì inizia a spogliarsi.

E' ancora più in forma di quando se ne è andata.
Le gambe e le braccia sono più toniche.
Le spalle leggermente più larghe.
Deve allenarsi molto in Inghilterra.

-E quello?- chiedo, indicandole la parte posteriore del braccio -quando lo hai fatto?-

-Qualche mese dopo essere arrivata a Londra- dice, capendo che mi sto riferendo al suo nuovo tatuaggio -mi ci ha trascinato Ilaria!-

Scoppia a ridere, privandosi degli ultimi indumenti.
Si chiude in doccia, sospirando sotto il getto d' acqua fredda.
Passa qualche minuto prima che continui a parlare.

-E' una canzone dei Queen: "Spread your wings"- mi spiega -in poche parole dice che bisogna smettere di dare ascolto a quello che dicono gli altri e iniziare a fare quello che secondo noi ci renderebbe felici-
-La conosco- annuisco, anche se non può vedermi.

Quel nuovo tatuaggio consiste in un' unica frase.
Che poi sarebbe il ritornello della canzone.
"Spread your wings and fly away".
Immagino si riferisca al suo trasferimento e a quanto bene le abbia fatto.

Non ho potuto fare a meno di storcere il naso quando ha nominato Ilaria.
Non per cattiveria o gelosia.
Solo per preoccupazione.

Non la conosco.
Non so praticamente niente di lei.
Ho bisogno di vedere con i miei occhi che sia davvero una buona compagnia per la mia amica.
Ma non so se avverrà mai.

-Chi ci sarà stasera?- domanda, insaponandosi i capelli.

-Noi due, Erica, Lorenzo e Betta e Alessandro che è già lì a lavorare- 

-Devo chiedergli alcune cose riguardo al locale. Spero di non recargli troppo fastidio-

Esce dalla doccia, allungando una mano.
Le passo l' accappatoio, vedendola indossarlo.
In fine si avvolge i capelli in un asciugamano e torna in camera.

-Tranquilla! Sei tu il capo!-

-Scema- soffia, iniziando a vestirsi -ieri ho sentito Lorenzo e mi ha detto che avete in programma un' uscita di gruppo alla Spa. Pensi che mi posso unire?-

-Che domanda stupida- le mollo un colpo sulla spalla -sarai anche stata via tre anni, ma fai sempre parte della combricola-

-Non si sa mai!- si passa una mano sulla parte lesa -magari mi avevi sostituito- mi fa una linguaccia, dandomi poi le spalle.

Sogghignando prendo la rincorsa per placcarla.
Rido come un' idiota mentre cadiamo insieme sul suo letto.
Mi tiro su, mettendomi a cavalcioni su di lei.

-Che cosa molto infantile, Santoro- mi sbeffeggia -ancora con sti agguati?-

-Solo per ricordarti che se voglio ti spacco il culo, Creatini- alzo un sopracciglio soddisfatta.

-Certo- ride, spostandomi un ciuffio biondo dagli occhi.

Restiamo a fissrci in silenzio.
Abbandona una mano sulla mia guancia, dedicandomi un enorme sorriso.
Successivamente si tira su sui gomiti per essere alla mia altezza.
Si allunga lasciandomi un bacio leggero sulla fronte.

-Ti ho già detto quanto mi sei mancata?-

-Da quando siamo così sdolcinate, Creatini?- la sbeffeggio, sporgendomi in avanti.

Le butto le braccia intorno al collo, stringendola.
La sento sospirare tra i miei capelli.
Allunga una mano intrecciando le dita tra le ciocche sulla mia nuca.

-Prometto che mi farò perdonare- bisbiglia, strappandomi un sorriso.

Neanche ci accorgiamo della nuova presenza nella stanza.
Non abbiamo sentito il portone sbattere e neppure i passi lungo il corridoio.
Veniamo richiamate da un colpo di tosse.

-Dovei essere gelosa?- sorride, Erica, prima di correre e lanciarsi sul letto.

Si butta addosso a Francesca, gettandole le braccia intorno al collo.
Nel farlo mi tira un calcio, facendomi rotolare di lato.
Non se ne cura, continuando a stringere la nostra amica.

-Feffeeeee- urla -era ora che tornassi!- tira su con il naso -mi sei mancata tanto!-

-Ma che fai? Piangi?- si scosta l' altra, sorridendole -mi sei mancata anche tu!-

-Non farlo mai più!- bubbola, asciugandosi gli occhi.

-Promesso- le sorride, scompigliandole i capelli -comunque, come hai fatto a entrare in casa mia?-

-Colpa sua!- esclama, l' idiota, indicandomi -mi ha dato lei le chiavi!-

-Ah, quindi vai in giro a dare le chiavi di casa mia a chiunque?- mi chiede, alzando un sopracciglio.

-Ovvio che no!- ribatto, alzandomi -solo  a lei e solo per poter fare quello che non riuscivamo a fare con le nostre case piene di gente!-

-Non ci posso credere!- si alza in piedi di scatto, quasi disgustata -vi siete servite della mia casa per fare sesso ovunque?-

-Non ovunque!- s' intromette la mia ragazza -in camera tua ad esempio no!-

-Non stai migliorando le cose!- la fulmina con lo sguardo -ecco allora il vero motivo per il quale hai detto a Susy di pulire tutto!-

-Oh, non rompere- sbuffo, passandomi una mano tra i capelli -è tutto super pulito! Quindi è inutile fare storie per niente-

Scrocchia le labbra, guardando entrambe malissimo.
Fa cenno a Erica di abbandonare il letto per poter sistemare le lenzuola.
Dopo torna a guardarci.

-D' accordo- si arrende -andiamo và!-

Recupera un maglione, facendoci strada fuori dalla camera.
La scorgo dare un'ultima rapida occhiata all' abitazione prima di chiudersi la porta alle spalle.
In fine s' incammina verso la villa dei miei.

-Dove vai?- domando, confusa.

-Ho voglia di guidare!- esclama -vado nel tuo garage a prendere la mia macchina!-

-Oh, ok- balbetto -allora io prendo l' Audi!-

Mentre ci dirigiamo al cancello del giardino, Feffe viene travolta da un uragano.
Erica si porta le mani alla bocca, visibilmente emozionata.
Io alzo gli occhi al cielo capendo che faremo tardi.

-Marta!-

La più piccola delle Creatini salta in collo alla maggiore.
Le avvolge le braccia sulle spalle e le gambe intorno alla vita.
Nasconde il viso contro il suo collo.

-Tata!- soffia, l' altra, tra le lacrime.

-Mi sei mancata da morire- Francesca si arrende alle lacrime, cullando leggermente la sorella -




                                                          **********

La stringo forte incapace di trattenere le lacrime.
Respiro il suo profumo a pieni polmoni, ad occhi chiusi, per odorarlo a pieno.
Non mi rendevo conto che mi mancasse così tanto.

Sono stata una stronza e una codarda anche con mia sorella.
Di nuovo.
L'ho abbandonata a sé stessa per una seconda volta.
E a sto giro non avevo neanche una buona scusa.

Mi sono sentita in colpa subito.
E ho continuato a sentirmici per tutti questi anni.
Incredibilmente, però, mia sorella è stata la prima a capirmi.

-Fatti guardare- mormoro facendole toccare nuovamente terra per squadrarmela tutta -sei bellissima-

-Come sempre- ride, strappandomi un sorriso -anche più di te!-

-Questo di sicuro- mi unisco alle sue risate, per poi abbracciarla ancora.

Marta ormai è alta quasi quanto me.
Ha ancora il mio stesso colore di capelli e quegli occhi celesti che amo.
I lineamenti da ragazzina sono spariti.
E' una donna a tutti gli effetti.
Ed è veramente bellissima.
Ora capisco come faccia a fare strage di ragazzi.

-Posso venire con te al Danger?- domanda, staccandosi.

-Certo!- rispondo, entusiasta -andiamo!-

Ci dirigiamo verso il garage per recuperare la mia macchina.
L' avevo lasciata a Marta nel caso ogni tanto la volesse usare.
Ma da quel che ho capito, preferisce rubare la Mini di Eleonora.
Ovviamente all' insaputa di quest' ultima.

-Credo ci sia qualcosa che devi dirmi- dico, mentre ci allontaniamo dalla villa -allora?-

-Non mi sembra il momento adatto!- volta la testa verso il finestrino, arrossendo visibilmente -te lo dirò poi- soffia, mettendo i piedi sul cruscotto.

-Marta- la richiamo -lo sai che non voglio che metti i tuoi piedacci lì sopra!- brontolo, battendole una mano sulle cosce -buttali giù!-

-Sei la solita rompipalle!- mi fa una linguaccia, incrociando le braccia.

-Domani sono da voi a pranzo, a quanto pare- cambio argomento -te ci sei?-

-Sì, sì- annuisce -ma subito dopo devo andare a lavoro- m' informa -comunque domani finalmente torna Maria!-

-Sì, lo so- mi irrigidisco un po', stando attenta a non far trapelare niente.

Non vedo l' ora di vederla.
Ci sono così tante cose che voglio dirle.
Non sono ancora riuscita a dirle niente a riguardo dell' email che mi ha inviato.
Solo che sarei tornata il prima possibile.
Come mi ha chiesto.

-Dai, parcheggia qui- Marta richiama la mia attenzione, indicandomi un parcheggio vuoto.

Faccio come dice.
Scendiamo dall' auto, restando in attesa di Ele e Erica.
Mi domando come è possibile che non siano ancora arrivate.
Sono partite prima di noi.

Dò una rapida occhiata all' ingesso del locale.
C'è una borgia di gente fuori che si fuma una sigaretta.
Altre che parlano con un boccale di birra in mano.

Sapevo che il locale continuava ad andare bene, visto la quota che mi arriva ogni mese.
Ma vederlo con i miei occhi fa un altro effetto.
Sono davvero fiera di Alessandro.
Ero sicura che se la sarebbe cavata benissimo.

All' improvviso scorgo una figura che riconoscerei ovunque.
Mi ritrovo a sorridere senza neanche accorgermene.
Il cuore che batte all' impazzata.

-SEI PROPRIO INVECCHIATO!- urlo, sotto lo sguardo spaesato di mia sorella.

Si girano un po' tutti, compreso cui mi stavo riferendo.
Lo vedo scrutarmi per qualche secondo, prima di iniziare a correre nella mia direzione.
Gli salto in braccio avvolgendogli le braccia intorno al collo.

-Lore!- esclamo, sinceramente contenta.

-Feffe- mormora al mio orecchio, commosso -mi sei mancata troppo!-

Inizia a girare ridendo come uno scemo.
Mi unisco alle sue risa, attirando l' attenzione di qualche passante.
Dobbiamo sembrare davvero due idioti.

-Sei uno schianto- osserva, mettendomi giù -l' aria Londinese ti ha fatto proprio bene!-

-Grazie! Anche te non sei male- 

-Lei è Elisabetta!- mi indica la ragazza di fianco  a lui che non avevo ancora notato.

-Finalmente ci conosciamo di persona!- esclama lei, allungando una mano.

-Era ora!- concordo, stringendogliela -sono felice di conoscerti!-

-Anche io!- mi regala un enorme sorriso sincero, facendomi da subito una buonissima impressione.

Lorenzo me la presentò via Skype qualche settimana dopo che si erano messi insieme.
Mai lo avevo visto così preso e felice.
Neanche quando stava con  Erica era così euforico.
Sono davvero contenta per lui.

Finalmente vediamo arrivare l' Audi della nostra amica.
Parcheggia nel posto vicino la mia macchina, per poi scendere successivamente.
Erica la segue subito dopo, ma restando qualche passo indietro.

-E' possibile che facciamo sempre tardi per colpa tua?- si lamenta la bionda.

-Non è vero!- ribatte l' altra -non l'ho fatto apposta di dimenticarmela!-

-Ma come si fa?- 

-Eddai, non ti arrabbiare con me- s' imbroncia la più piccola -e poi sono ancora tutti fuori!- esclama, indicandoci.

La mia amica sbuffa rumorosamente, arrestandosi davanti a noi.
Saluta tutti con un rapido gesto della mano.
Se ne passa poi una tra i capelli, facendomi intuire che è nervosa per qualcosa.

-Scusate il ritardo- soffia -Erica aveva dimenticato la borsa a casa e siamo perciò dovute andare a prenderla-

-Siamo arrivati adesso anche noi, tranquilla!- s' intromette Betta -che dite, entriamo?-

-Sì dai!- trilla, Marta, mettendosi in cima al gruppo.

Con mio grande piacere noto che Alessandro non ha fatto alcun cambiamento estetico al locale.
Ci sono sempre i soliti tavoli e il solito arredamento.
Ha solamente attrezzato un po' di più il palco.
Cosa che condivido a pieno.

Il genere musicale che vibra tra le pareti è sempre lo stesso.
Su questo sono stata categorica.
Non voglio musica spazzatura nel mio locale.
Mio locale perché adesso sono socia di Antonella, con la possibilità di rilevarlo del tutto in futuro.
Me lo ha proposto quasi un anno fa e visto che avevo parecchi soldi da parte, ho accettato.
E' stata una scelta azzeccatissima.

-Alessandro ci ha riservato il solito tavolo- ci informa Lorenzo -se riesce ci raggiunge più tardi-

-Tra l' altro non gli abbiamo detto che ci sei pure te! Sapeva solo che arrivavi oggi!- Betta si volta nella mia direzione, sorridendomi -sarà una bella sorpresa!-

-Davvero?- chiedo, contenta -allora devo andare subito da lui!-

-Gli farai venire un infarto-  Erica ride coinvolgendo tutti.

-Vado! A tra poco!-

Mi dileguo destreggiandomi tra i tavoli e il caos di persone.
Mi guardo intorno sentendomi a casa.
Questo posto mi è mancato davvero molto.

Supero la porta che dà sul retro.
Busso a quella dell' ufficio del mio amico.
Entro lentamente una volta avuto il consenso.

-Wow, sembri quasi una persona seria!- esclamo, notando che Alessandro non ha ancora alzato la testa.

Porta di scatto il suo sguardo su di me.
Si alza velocemente facendo rovesciare la sedia all' indietro.
Corre ad avvolgermi tra le sue braccia.

-Feffe! Che cazzo ci fai qui? Perché non sapevo niente? Ma che bella sopresa!-

-Sono tornata oggi nel primo pomeriggio- lo informo -e sono stata rapita da Nene-

-Immaginavo- ride, staccandosi -si è comportata bene?-

-Mi aspettavo di peggio- annuisco, sorridendo -dai lascia stare le scartoffie e vieni di là con noi!-

-Finisco qui e arrivo, ok?-

-D' accordo-

-Dio, sono così felice di vederti- mi ricattura in un veloce abbraccio, prima di lasciarmi andare.

Torno in sala dai miei amici.
Li scorgo al solito tavolo, impegnati in una fitta conversazione.
Tutti, tranne Nene.
Mi guardo intorno cercando  di  vederla, ma senza risultati.

-Di che parlate?- domando una volta averli raggiunti e aver preso posto vicino a Lorenzo.

-A niente!- si affrettano a rispondere in coro, facendomi insospettire.

-Certo- dico, alzando un sopracciglio per niente convinta -quindi il fatto che vi siete ammutoliti quando sono arrivata è solo un caso-

-Uffaaaa- sbuffa, Erica -va bene, te lo dico- si arrende -abbiamo scomesso su quanto tempo ci impiegherai a trovare qualcuno da portarti a letto-

-Ma che cazz..?!- 

-Sì, Feffe- interviene l' unico uomo al tavolo -abbiamo contato già cinque ragazze stasera che ti stanno mangiando con gli occhi-

-Ma piantatela!- lo spingo scherzosamente di lato -non m' interessano le storielle da una notte!-

-Ah, no?!- la ragazza della mia migliore amica si sporge in avanti guardandomi curiosa -perché ti frequenti già con qualche bella inglesina?-

-La volete smettere?!- rido, scuotendo la testa -fatevi gli affari vostri! E comunque dov'è Nene?-

-Voleva cantare- m' informa Marta -sarà andata a scegliere cosa-

Quanto mi sono mancati i miei amici!
Non c'è stato giorno negli ultimi anni in cui io non li pensassi.
In alcuni momenti avrei tanto voluto averli con me.

Al contrario di quello che pensa Nene, non è stato facile per me lasciarli.
Decidere di mollare tutto e tutti e partire.
Ci ho riflettuto veramente tanto.
FIno a quando sono arrivata alla conclusione che rifletterci non serviva a niente.
Dovevo solo spegnere la testa e farlo.
Senza starci troppo a pensare.
Perché se mi fossi fermata a pensare a tutte le conseguenze, non sarei più partita.

Oggi ho lasciato che Nene si sfogasse.
Che mi buttasse addosso tutta la sua rabbia.
O almeno una parte di essa.
Non ho detto esattamente la mia, perché non sarebbe servito a nulla.

Lei aveva bisogno di dirmi quelle cose.
Perché non ha potuto farlo prima a causa mia.
Io le ho negato questa possibilità, lasciandola con una lettera.

Quindi una parte di me sapeva di meritarsi quelle parole.
L' altra invece è rimasta solamente in silenzio.
Perché molto probabilmente saremo finite a litigare e non volevo questo.

D' un tratto il locale si riempe con le prime note di "How To Save A Life".
Subito dopo la voce di Nene mi riempe prepotentemente le orecchie.
Avevo dimenticato quanto fosse bella e potente.

Volto lo sguardo nella direzione del palco rimanendo piacevolmente stupita.
Eleonora sta suonando il pianoforte.
Quando cavolo ha ripreso?

-Ha riniziato a prendere lezioni poco più di due  anni fa- sussurra Erica al mio orecchio, intuendo la mia perplessità -credevo te lo avesse detto-

Non lo ha fatto, invece.
Non sapevo niente.
Eppure è una cosa importante!

Ho scoperto che Eleonora suonasse qualche mese dopo essere andata ad abitare dai Santoro.
La scoprii al piano di casa sua alle prese con uno spartito.
Già allora era bravissima.
Mi spiegò che aveva iniziato a prendere lezioni con Federica, ma che aveva poi mollato per dedicarsi esclusivamente al rugby e al canto.
Quando poi lei ci lasciò, Ele smise del tutto di suonarlo.
Sono contenta che abbia riniziato.



                                                                  **********


Finisco di cantare sentendo l' irrefranabile bisogno di uscire a prendere una boccata d' aria fresca.
Sento come se i polmoni si chiudessero senza lasciarmi respirare.
Il cuore batte troppo forte.
Così tanto da farmi girare la testa.
Devo sul serio uscire di qui.

Salto giù dal palco non ringraziando ai vari complimenti, come invece faccio di solito.
Sfreccio velocemente tra i tavoli, cercando di non travolgere nessuno.
Arrivo all' ingresso spalancando l' enorme porta in legno.
Mi sposto un po' più in là, piegandomi sulle ginocchia.

Cerco di regolarizzare il respiro.
Chiudo gli occhi buttando la testa all' indietro.
Che diavolo mi sta succedendo?

Pensavo di aver risolto con gli attacchi di panico.
E invece ne ho avuti due nel giro di due settimane.
Non succedeva da almeno un anno.

Mi sono iniziati il giorno che ho trovato la lettera di Francesca.
Quando ho trovato la sua casa vuota, mi sono sentita mancare.
Quello è stato il primo.
Il primo di una lunga serie.

Sono anche andata da una psicologa perché non avevo idea di come fare.
Siamo arrivate alla conclusione che andassi nel panico nel realizzare che non avrei più potuto contare sulla mia amica.
Che non avrei più potuto controllare che stesse bene.
Non avrei potuto esserci se avesse avuto bisogno di me.

Mi ha consigliato di frequentare corsi di yoga.
Di cimentarmi in qualcosa che mi aiutasse a rilassarmi.
E così mi sono iscritta ad un corso e ho riniziato a prendere lezioni di pianoforte.
A lavoro ho preso un giorno in più libero a settimana e l'ho dedicato al canto.

Pian piano le cose sono andate sempre meglio.
Quando ho smesso di avere questi attacchi pensavo di aver finalmente risolto.
E invece adesso che mi sta succedendo?
Perché sono tornati?

Mi alzo appoggiando la schiena contro la parete dietro di me.
Recupero il pacchetto di sigarette dalla tasca della camicia.
Me ne accendo una, aspirando ad occhi chiusi.
Devo cercare di calmarmi.

-Ehi- 

Apro di scatto gli occhi sentendomi sfiorare una guancia.
Non sono più abituata a questo.
A trovarmi Francesca davanti quando penso che avrei bisogno di vederla.

-Sei sparita- dice, abbozzando un sorriso -tutto bene? Ti ho visto correre fuori-

-Sì- mento, annuendo -volevo solo fumarmi una sigaretta-

-Certo- ribatte, sarcastica, rollandosi un drummino -sai riesco ancora a capire quando c'è qualcosa che ti preoccupa-

-Rompipalle- soffio, voltando la testa dall' altra parte, ma lasciandomi sfuggire un sorriso.

-Nene- porta due dita sotto il mio mento, richiamando il mio sguardo -che succede?-

-Niente, davvero- sorrido, mentendole di nuovo -problemi di lavoro-

-Sicura?- chiede, non troppo convinta.

-Sì, tranquilla-


Non sono abituata a dirle cazzate.
Eppure non ho potuto fare altrimenti.
Non sono più abituata a tutto questo.
A dirle ogni cosa.
Non mi viene più naturale.

Penso che la sua partenza abbia contribuito a far crescere il rapporto tra me e Erica.
Ho iniziato ad aprirmi sempre di più.
A fare sempre più affidamento su di lei.
A sentirla più vicina.
Tanto che adesso vorrei solo parlarne con lei.
In fin dei conti, Francesca non sa più niente.

-Non mi avevi detto che hai riniziato a suonare-

-Non mi sembrava importante- alzo le spalle, portandomi successivamente la sigaretta alla bocca.

-Sì che lo è!- esclama  -amavo quando tu e Federica suonavate insieme!-

-Piaceva molto anche a me- sorrido al ricordo -beh comunque adesso lo sai!-

In realtà non credevo che sarei riuscita a tornare a suonare il pianoforte.
Avevo smesso perché mi ricordava troppo F e questo mi faceva male.
Però non potevo ignorare ancora come mi facesse sentire bene.
Per fortuna che ho ripreso.
Mi ha davvero aiutato un sacco.

-Sai, Ilaria suona da Dio la chitarra- m' informa -mi piacerebbe vedervi insieme sul palco del Danger!-

-Perché, viene qui?- domando, sentendomi di nuovo piombare nel panico.

-Sì- annuisce, contenta -la prossima settimana!-

-Bene!- mi sforzo di sorridere, cercando di regolarizzare i battiti impazziti del mio cuore.

Mi concentro sugli occhi della mia amica.
Cerco di tornare a respirare regolarmente, fissandomi sulle sue iridi verdi.
Mi è stato detto che aiuta fissare un punto.

Chiudo le palpebre per qualche secondo, prendendo un bel respiro.
Le riapro, tornando a scrutare Feffe.
La trovo a guardarmi in modo confuso.

All' improvviso allunga una mano stringendo una delle mie.
Porto l' attenzione su di esse, sorpresa.
Francesca richiama il mio sguardo, sorridendo una volta averlo trovato.

-Non pensare che io ci abbia creduto- soffia, con tono dolce -so che c'è qualcosa che non va, ma so ancora quando lasciarti i tuoi spazi- dice, spiazzandomi, per poi abbracciarmi successivamente -quando vorrai parlarmene, sai dove trovarmi- 

Struscia il naso sul mio collo.
Mi lascia un bacio su una guancia.
Si stacca regalandomi un ultimo sorriso, prima di rientrare nel locale.

Appoggio la testa contro il muro dietro di me.
Rufolo nella tasca della camicia, tirando fuori un' altra sigaretta.
Me la accendo, prendendo subito una boccata con estrema necessità.
Inspiro a pieni polmoni, chiudendo gli occhi.

Finalmente capisco la strana sensazione che ho provato questo pomeriggio.
So cosa c'è di diverso nella mia amica.
Adesso so cosa mi preoccupava.
Me stessa.

Io sono cambiata.
E con me è cambiato anche il mio approcciarmi con lei.
Non mi riesce più aprirmi.
Non mi viene più di andare da lei quando qualcosa non va.
Io cerco Erica.

La sua assenza mi ha portato a trovare altro che mi aiutasse.
Cose e persone che non fossero lei.
E ora mi viene difficile tornare ad aprirmi con lei.
Fidarmi di nuovo.
Perché lei se ne andrà di nuovo e sarò nuovamente punto e a capo.
Che sia per questo che gli attacchi di panico sono tornati a trovarmi?

-Amore-

Apro gli occhi che manco mi ricordo di aver chiuso e mi ritrovo davanti Erica.
Mi guarda con sguardo indagatore, avvicinandosi di qualche passo.
Porta una sua mano sulla mia guancia, sorridendomi.

-Che succede?- chiede, dolce - Francesca mi ha detto di uscire perché secondo lei avevi bisogno di me-

-Ho avuto un attacco di panico- rivelo, in un sussurro.

-Di nuovo?- si avvicina, abbracciandomi -lo hai detto a Feffe?-

-No!- rispondo, bruscamente, scostandomi leggermente -non lo deve sapere-

-Ma Ele..-

-Ho detto di no!- la interrompo, risoluta -io...io credo che tornerò dalla psicologa- balbetto, abbassando lo sguardo -mi aveva fatto bene-

-Sono d' accordo- sospira, intrecciando le dita della mano con le mie -e dovresti anche lavorare un po' meno-

-Lo so- annuisco -domani tanto torna mia madre e così il lavoro diminuirà-

-Menomale- sorride -va un po' meglio?-

-Sì, non ti preoccupare- 

L' abbraccio di slancio, sospirando tra i suoi capelli.
E' incredibile come la sua sola presenza riesca a calmarmi.
Non so che farei senza di lei.

-Che ne dici se il prossimo fine settimana andiamo alla Spa?- propone contenta -possiamo fare quella famosa uscita di gruppo della quale parliamo da un po'!-

-Direi che mi sembra un' ottima idea- mi stacco, prendendola per mano -dai rientriamo o penseranno che stiamo facendo le cosacce-

Ridendo torniamo dentro al Danger.
Raggiungiamo i nostri amici al tavolo, trovandoli impegnati in un' accesa conversazione.
A quanto pare stanno facendo domande a raffica a Feffe sulla sua vita a Londra.
Ci sediamo vicine ascoltando con interesse.

-E così la scorsa settimana abbiamo vinto il nostro campionato- conclude il discorso, sorridendo felice -Ilaria è stata fenomenale!-

-E' davvero così brava?- domanda Lorenzo.

-Molto- annuisce -è  brava a rugby tanto quanto fa schifo in cucina e vi giuro che è davvero un disastro ai fornelli- ride, coinvolgendo un po' tutti.

-Quando ce la farai conoscere?- le chiede Betta -sembra fantastica!-

-Verrà a Firenze la prossima settimana!- ci informa -per il momento è a Bologna dai suoi genitori-

-Bene!- Marta batte le mani soddisfatta -sarà il caso che ti tratti bene, altrimenti le spacco il culo!-

Francesca ride, scompigliandole i capelli.
Erica le guarda sorridendo compiaciuta.
Io mi limito a roteare gli occhi.

Non so esattamente perché sentir nominare Ilaria mi faccia questo effetto.
So solo che finché non avrò constatato che è una buona compagnia per la mia amica, non potrò stare tranquilla.
Devo conoscerla prima di giudicarla.
Ma a quanto pare sembra già piacere a tutti.
Forse è il modo con cui Francesca parla di lei che fa questo effetto sugli altri.

-Ragazzi- richiamo la loro attenzione -che ne direste se domani organizzassimo una cena a casa mia e di Erica? Abbiamo sistematuto tutta la burocrazia! Certo, ancora non abbiamo fatto l' allacciamento di luce e gas, ma se ognuno porta qualcosa e mangiamo a lume di candela, direi che si possa fare!-

-Grandioso!- Feffe batte le mani entusiasta -e quand'è che finalmente ci andrete a vivere?-

-La prossima settimana dovremmo essere a posto anche con le utenze e quindi potremmo trasferirci! Intanto inizieremo a portarci le nostre cose!- le risponde Erica, sorridendo felice.

-Direi che ci vuole un brindisi!- Lorenzo alza il suo boccale, richiamando l' attenzione -a queste due sceme!- esclama, facendo ridere tutti.

-Ehi! Voglio brindare anche io!- Alessandro sbuca da dietro il tavolo, raggiungendoci con una bottiglia di birra -non so cosa avete detto, ma per qualsiasi cosa contate su di me!- sorride, sedendosi vicino a Marta.

Finalmente sento che ogni cosa è come dovrebbe essere.
Anche se percepisco ancora quella brutta sensazione riguardante Francesca.
Magari devo solo far passare un po' di tempo, giusto?
Forse dobbiamo solamente recuperare a pieno il nostro rapporto.

-Noi torniamo subito- Marta si alza dal tavolo, seguita da Alessandro -deve darmi una maglietta che mi aveva ordinato!-

-Intanto noi ci beviamo un' altra birra- Feffe si alza a sua volta -prendete tutti la stessa? Offro io!- sorride allontanandosi, una volta averci visto annuire.

-Ele che ne dici se per domani faccio le mie lasagne al ragù?- mi chiede, Betta -il dolce lo lascio a Francesca dato che mi avete detto che è bravissima-

-Sarebbe perfetto- le sorrido -io e Erica penseremo al secondo-

-Allora noi altri prenderemo da bere!- s'intromette Lorenzo -vino va bene?-

-Sì ma prendetelo sia bianco che rosso- Erica mette su quel broncio adorabile -sennò tute le volte a me tocca bere l' acqua!-

-Che non ti farebbe male- la guardo di sbieco, ricordando l' ultima volta in cui si è sbronzata a merda -dato che poi tendi a svestirti!-

-Nego tutto- mi fa una pernacchia -e comunque potremmo invitare anche Cinzia e Bianca! Sarei felice di vederle e penso anche Feffe!-

-Si può fare- le concedo.

Prendo l' iPhone dalla borsa scrivendo subito un messaggio a entrambe.
Gli altri iniziano una conversazione sull' arredamento di casa nostra.
Alla fine abbiamo deciso di cambiare giusto poche cose.
Quest' inverno inizieremo pure i lavori in giardino per la piscina.
Ormai per quest' estate è troppo tardi.

-Ciao a tutti!- ci giriamo di scatto trovandoci di fronte Alessia tutta sorridente -sono qui con delle amiche e vi ho visto! Così ho pensato di venire a salutarvi!-

-Ale!- la mia ragazza si alza di scatto per abbracciarla di slancio -come stai? E' un po' che non ci vediamo! Con chi sei?-

-Tutto bene!- annuisce -due mie compagne dell' università di Milano sono venute a trovarmi!-

-Che carine!- esclama, battendo le mani -perché domani sera non vieni anche tu a cena nella nuova casa mia e di Ele?-

Sto per ribattere che magari non è proprio una buona idea, quando veniamo raggiunti da Francesca.
Posa il vassoio con le birre sul tavolo, bloccandosi quando nota Alessia.
Rimaniamo in silenzio, alternando lo sguardo da una all' altra.

-Francesca- soffia, la riccia -ciao-

-Ehi- mormora l' altra -ciao, Alessia-




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ANGOLO AUTRICE:

'Sera a tutti!
Prima alcune cose veloci a cui tengo molto: il titolo di questo capitolo, come avrete capito, è lo stesso della canzone che si è tatuata Francesca.
Ovviamente è dei Queen (se non l' avete ancora ascoltata, vi consiglio di farlo) e ovviamente si riferisce alla sua decisione di mollare tutto e andarsene.
La parte in grassetto nell' introduzione è la traduzione del ritornello.
Tanto per la cronaca, è una delle mie canzoni preferite.

Ora, venendo al capitolo, spero che ci abbiate capito qualcosa dell' introduzione.
Che abbiate colto il senso e il nesso.
In caso contrario, rileggetela finché non ci arrivate o se siete pigri, chiedetemi pure.

Questo è uno dei capitoli chiave della storia.
Che darà l' input per molte cose.
Abbiamo il tanto atteso ricongiungimento corporeo di Nene e Feffe, indizi utili sul perché del ritorno di quest' ultima e il primo incontro con Alessia.
Come ho detto: da qui partiranno molte situazioni diverse.

Come si è certamente notato, Eleonora ha problemi ad aprirsi di nuovo con la sua amica e Francesca, dal canto suo, si sente ancora molto delusa e ferita da lei.
Vedremo a cosa porterà tutto ciò.
Ne avremo un assaggio già nel prossimo capitolo.
Dove avremo un' interessante cena a casa Santoro-Vaghi (Erica Vaghi, non so se ricordate il suo cognome xD) e qualche scontro u.u

Penso di aver detto più o meno tutto.
Come al solito grazie a tutti voi!
Ne approfitto per dirvi che la prossima settimana FINALMENTE mi doteranno di un nuovo ginocchio funzionante e che quindi non so quando riuscirò ad aggiornare.
Ma non temente: il capitolo l'ho già scritto, si tratta solo di trovare un momento per pubblicarlo.
Dato che avrò moooolto tempo libero da passare sdraiata sul divano leggermente in coma e strafatta di antidolorifici, lo userò in parte per rispondere a qualsiasi cosa vorrete chiedermi, in tempi più brevi del solito!
Perciò, sbizzarritevi!
Con la speranza di non aver cannato qualche parola, vi auguro una buona notte!
Fate bei sogni e state lontani dai telefilm con gli zombie prima di coricarvi (esperienza personale)!

A presto!
Un bacio,

Crige.



















  
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