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Autore: vortix    06/11/2017    2 recensioni
Per creare un classico della letteratura non basta un grande talento e una vivida ispirazione, ma una penna speciale.
Senza di questa non hai alcuna speranza di poter entrare a far parte nella lista degli Autori che hanno fatto la storia.
C’è un problema però: se la penna può dar vita ad un nuovo capolavoro letterario, al contrario questo piccolo oggetto (se finisce in mani sbagliate) può dare il potere di distruggere qualsiasi tipo di libro, compresi tutti i testi che testimoniano la mitologia greca e romana.
E se vi dicessi che questa penna è sparita dalla biblioteca del Campo Giove?
Storia che segue “L’ultimo dei Re”.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, I sette della Profezia, Nico/Will, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una serie di (sfortunati) eventi.'
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5





Quando mi hanno detto che Omero, il leggendario scrittore dell’Iliade e dell’Odissea, mi voleva parlare al Campo Mezzosangue quasi sono scoppiata a ridere.
Il fatto che uno dei più grandi personaggi della storia sappia anche solo chi sia mi fa sentire…strana. Trovo inspiegabili tutte queste attenzioni che ricevo da quando ho scoperto di essere una figlia di Apollo; insomma, se fino ad un mese fa non venivo nemmeno riconosciuta dal postino (sebbene vivessi in quella casa da vent’anni) ora a quanto pare sono così famosa che vengo convocata dal mitico Omero.
Come abbia fatto a trovarmi poi rimane un mistero, che abbia anche lui un account Twitter?
«Chiara, tutto bene?» La voce di Reyna mi distrae e io ritorno alla realtà.
Non appena il messaggio Iride di Chirone si è chiuso Reyna e Jason non hanno perso un secondo per preparare il necessario per ritornare al Campo Mezzosangue. A quanto pare la notizia di Omero ha preoccupato talmente tanto i due pretori da non fargli battere ciglio sul tornare sull’East Coast in così poco tempo, mentre io mi sento come una pallina da ping pong che viene sballottata da un Campo all’altro.
Cominciano a mancarmi le giornate in pigiama passate a guardare serie tv.
«Oh sì, alla grande. Non mi sento per niente convocata dal boss dei più grandi autori che ci sono stati nell’umanità.»
«Oh andiamo, non è poi chissà quale grande personaggio.» Ma neanche lei ci crede molto, infatti replica subito dopo: «Okay, lo sai che non sono brava a rassicurare le persone.»
Io e la ragazza ci avviamo verso il Foro Romano con le nostre poche cose, e l’ansia che proviamo entrambe ci rende particolarmente silenziose, tanto che l’unico rumore che sento è quello dell’armatura di Reyna che sbatte con la lama della spada provocando un ticchettio fastidioso.
«Anche per me è una situazione nuova, se ti può consolare. Non ho la più pallida idea del perché uno come Omero sia tornato in vita, perché si sia presentato al Campo Mezzosangue e perché abbia chiesto proprio di te.»
Io non so bene come rispondere, per cui continuo a rimanere in silenzio per un po’.
«La Penna può essere collegata in qualche modo?»
«Di sicuro. Non è mai capitato che questa sparisse, men che meno che il fondatore della nostra cultura si risvegliasse; di certo tutto questo non è un buon segno.»
Io annuisco, e continuo a camminare tra le vie di Nuova Roma.
Dopo una lunga camminata arriviamo al Foro e troviamo Jason e Nico pronti per accompagnarci nel viaggio nell’Oltretomba che dobbiamo fare.
Un piccolo gruppo di semidei con ancora l’armatura addosso dall’addestramento di oggi e un paio di senatori stanno parlottando tra di loro, ma io non riesco a capire di cosa si tratti. Le loro facce sono chiaramente preoccupate, ma mai quanto la mia.
Più avanzo e più una vocina nella mia testa mi ripete di girarmi e correre dall’altra parte per lasciarmi alle spalle tutto quanto, ma mi impongo di non farlo.
Dopotutto ho affrontato Tarquinio il Superbo, no? Posso affrontare uno come Omero.
Faccio un bel respiro, e raggiungo tutti gli altri al centro del Foro vicino ad una fontana con una statua di Venere che spruzza acqua dai capezzoli.
Poco lontano posso vedere Hazel e Frank che si avvicinano a me, mano nella mano.
«Abbiamo saputo che dovete partire di nuovo, mi dispiace. Stavi cominciando a piacermi!» Ammette la ragazza, passandosi una mano ingioiellata tra i capelli e sfoderando un sorriso.
«Voi non venite? So che ci sono molte persone al Campo Mezzosangue che sarebbero felici di vedervi.»
Per un momento i due si guardano e sorridono come se si fossero letti nel pensiero. «Abbiamo la nostra vita qui, e poi ogni mese ci facciamo un salto per rivedere tutti. Sono sicuro che saprai cavartela benissimo, Leo e Percy non hanno fatto altro che ripeterlo.» Mi dice Frank, e io non riesco a fare a meno di arrossire.
Annuisco, sperando di convincermi della stessa cosa. «Grazie ragazzi. Vi aspetto dall’altra parte, allora.»
«Chiara, pronta per partire? Il sole sta calando ed è meglio sbrigarsi.» Dice Jason appoggiandomi una mano sulla spalla.
Annuisco, per poi salutare Hazel e Frank.
Prima che io possa dire qualcosa, un viso squadrato e qualche ciuffo di capelli marroni entrano nella mia visuale, e io vorrei mettermi a gridare.
Che ci fa qui Logan?
Il mio braccio, ora fasciato, mi ricorda che Logan è appena entrato nella mia lista nera, e solo a vedere la sua faccia mi fa imbestialire.
Mi volto di scatto verso Reyna e le lancio un’occhiata gelida. Lei aggrotta le sopracciglia, non capendo, ma quando vede anche lei il volto del mio assalitore si avvicina e chiede perché è qui.
«Voglio venire anche io al Campo Mezzosangue.» Annuncia il ragazzo.
«No, non se ne parla.» Replico immediatamente io, attirando l’attenzione di tutte le persone intorno.
Reyna inizialmente non sa cosa dire, ma poi prende parola. «Logan, non c’è bisogno che tu venga. Il Campo Giove ha bisogno di essere protetto, soprattutto quando entrambi i pretori non ci sono, e tu sei uno dei migliori guerrieri.»
«E poi perché vorresti tornare al Campo Mezzosangue? Non ci sei appena stato?» Continuo io.
Non è che non voglia che venga con noi, eh…
«Io…ci ho lasciato in sospeso una cosa e voglio risolverla.»
Reyna guarda per qualche secondo Jason, che si limita ad alzare le spalle, impotente.
«Ragazzi, il mio braccio continua a farmi male, per vostra informazione. Vogliamo portarci dietro uno che lancia spade così a caso?» Intervengo io.
«Te l’ho già detto, non volevo colpirti il braccio, ma il tuo scudo.»
«Ancora peggio, volete davvero portarvi uno con una pessima mira?»
«Chiara, abbiamo capito. Reyna, ha detto di avere un conto in sospeso da risolvere. A me non cambia nulla se viene o non viene.» Interviene Jason, e io alzo gli occhi al cielo.
Reyna rimane perplessa per qualche secondo, ma quando si accorge che non ha nessuna motivazione per impedire a Logan di venire con noi, approva il nuovo compagno di viaggio.
La ragazza mima con le labbra una cosa come “scusami” ma io rimango comunque piuttosto offesa.
Così Nico decide di farsi avanti, e dopo aver avuto l’okay da parte di Jason apre il portale nell’Oltretomba con un gesto teatrale: in una manciata di secondi davanti a noi si spalanca un buco completamente nero che risucchia qualsiasi cosa gli sta vicino. Più ci si avvicina al passaggio e più una sensazione di terrore e morte si insinua nella mia testa, ma ormai sono abbastanza brava ad ignorarla e rimanere sana di mente.
«Forza, non abbiamo molto tempo prima che il sole tramonti. Chirone ci sta aspettando.» Ci informa Nico e noi ci posizioniamo in fila indiana, per poi entrare nell’Oltretomba ed essere avvolti dalle tenebre.
Quando riapro gli occhi capisco immediatamente di essere dall’altra parte degli Stati Uniti per via della brezza gelida che mi accarezza le gambe e mi maledico per non essermi messa dei pantaloni lunghi.
Come al mio solito ci metto una buona mezz’ora per riprendermi del tutto dal viaggio fatto di urla, pianti e lamenti infernali, e quando mi rialzo da terra noto che tutti stanno aspettando me.
Anche Logan è riuscito a riprendersi in tempo record, e la cosa mi irrita più di quello che pensavo.
Da quando Reyna gli ha concesso di venire con noi il ragazzo non mi ha più rivolto la parola, (il che mi sta più che bene) se non fosse che non la smette di fissarmi.
«La smetti di fissarmi?» Chiedo, passandogli davanti con naturalezza e sistemandomi l’armatura che mi porto dietro ancora dal Campo Giove.
«Non ti stavo guardando.»
«Come no.» Sussurro.
Arrivo vicino a Jason e insieme facciamo strada per arrivare al Campo. Mancano pochi minuti al tramonto e io non faccio altro che pensare che per me la giornata è solo cominciata.
Non appena attraversiamo la barriera dell’albero di Talia e oltrepassiamo l’Athena Parthenos troviamo Chirone e tutti i miei amici ad aspettarci, e a me quasi viene da piangere.
Anche se sono passati pochi giorni mi sembra di essere stata via un secolo.
Vedo immediatamente il corpo equino di Chirone e la sua barba da attore hollywoodiano, poi Percy ed Annabeth mano nella mano che ci sorridono, Piper che corre immediatamente da Jason e gli salta addosso avvolgendolo in un abbraccio e poi…Leo.
Quando lo vedo non riesco a trattenermi dal sorridere: i suoi riccioli sono sempre lunghi e disordinati, il viso è sporco di olio di motore e ai fianchi porta sempre il suo borsellino giallo che ci ha salvato la vita un po’ di volte nell’ultima spedizione.
Sto per andargli incontro e andare a salutarlo, quando dietro di lui appare una ragazza dai capelli lunghi e morbidi color caramello, con un paio di occhi neri e penetranti e un vestito bianco con solo una piccola cinghia d’oro a segnarle un vitino particolarmente stretto.
Improvvisamente la visione della ragazza insieme a Leo mi colpisce come uno schiaffo, e il mio sorriso scompare: quella è Calipso.
Devo ammettere che l’ultima volta che l’ho vista è stato in un film dei Pirati di Caraibi, e in confronto la Calipso che vedo è decisamente più bella ed intrigante; e molto probabilmente non si trasformerà in un ammasso raccapricciante di granchi.
Non appena vedo le loro mani intrecciarsi mi sale un groppo in gola e non riesco a continuare a guardarli, così cambio traiettoria all’ultimo momento e mi avvicino a Percy ed Annabeth, salutandoli con un abbraccio.
Chirone mi si avvicina immediatamente, e senza tanti convenevoli mi chiede di seguirlo fino alla Casa Grande.
Ormai la sera è calata su tutto il Campo, e ad illuminare le strade ci sono una serie di lampioni appostati accuratamente lungo tutte le vie.
Per arrivare alla Casa Grande sembra quasi di essere in un pellegrinaggio fatto di semidei greci e romani che in silenzio seguono il centauro e quando finalmente arriviamo a destinazione Chirone si volta leggermente: guardando la massa di gente che lo ha seguito in cerca di informazioni decide che possiamo entrare solo io, Reyna, e Percy.
Dopo una serie di lamentele, decido che sia meglio rimanere in silenzio e seguire gli altri nel corridoio della Casa Grande, non prima però di aver dato un ultimo sguardo alla mia sinistra, trovando Logan e Leo vicini ed entrambi impegnati a fissarmi.
Miei dei, che situazione imbarazzante.
Quando il portone principale si chiude alle mie spalle tutti i drammi che prima mi avevano distratto ora passano in secondo piano, e ora riesco a pensare solo ad una cosa: sto per incontrare Omero.
Un senso di panico mi percorre per tutta la schiena, e faccio fatica a deglutire. Cosa devo dire? Come mi devo comportare? Parlerà solo greco antico? Come mi conosce? Perché non poteva rimanere nei libri di letteratura e lasciarci in pace?
Io, Percy e Reyna percorriamo il solito tragitto che porta alla Sala principale, e quando Chirone spalanca le porte quello che vedo è un uomo nell’angolo sinistro della stanza, in piedi e con un bastone alla mano.
Omero sembra avere una settantina di anni, con tanto di barba bianca come quella che si vede nelle sue rappresentazioni in statua nei musei. È vestito con una semplice toga bianca, e ai piedi porta un paio di…infradito? Sono davvero delle infradito quelle?
Il viso è pieno di rughe e gli occhi non si vedono in quanto coperti da un paio di occhiali neri rotondi, in stile John Lennon.
«Dovrebbe essere lui?» Sussurro a Percy, e lui annuisce.
«Oh, sento con piacere che la fanciulla è arrivata.» Esclama Omero, e quando sento la sua voce mi sorprendo di sentirla così piena e giovane.
«Direttamente dal Campo Giove, Omero» Interviene Chirone, invitandomi ad avvicinarmi a lui per porgergli la mano.
Io faccio quello che mi ha fatto intendere di fare, ma quando porgo la mia mano destra allo scrittore lui alza il suo bastone in alto verso sinistra, mancandomi completamente.
È in questo momento che ricordo che una delle caratteristiche che venivano attribuite ad Omero era quella di essere cieco, per cui mi spiego gli occhiali e il senso di orientamento pari a zero.
«Ehm, signore… Da questa parte.» Dico, per indirizzare il suo bastone.
Omero quindi si avvicina a me e mi prende la mano, per poi stringermela con forza.
Per essere una mano che ha qualche millennio di anni devo dire che se la cava piuttosto bene.
Aspettate, questa mano ha scritto l’Iliade e l’Odissea, e mi ha appena toccato! Penso di poter svenire da un momento all’altro.
«Tu devi essere Chiara, figlia di Apollo e discendente di Atena. I miei occhi ti hanno vista da molto tempo. Tu cara mia sei una pedina molto importante per il destino del mondo.»
Mi volto verso Chirone e gli altri due cercando di capire se stia dicendo la verità o se quello che ha appena detto lo scrittore sia frutto di una demenza senile parecchio duratura.
«Ehi, non ero io quello importante per il destino dell’umanità o cose del genere?» Esclama Percy.
«Vedo che la modestia non ti manca.» Aggiunge Reyna.
«Lo sei stato e lo sei ancora, Perseus Jackson. Ma il mondo si evolve, e con esso anche i guai. Nuovi problemi significa nuovi eroi.» Pronuncia Omero, riferendosi chiaramente a me.
«Omero, ora Chiara è qui come avevi richiesto. Noi non stiamo nella pelle nel sapere del perché tu sia qui.» Dice Chirone, arrivando dritto fino al punto e cercando di portare l’attenzione su un’altra questione.
Io guardo per un momento Percy e Reyna che si siedono lungo il tavolo ovale, così mi avvicino a loro e ricomincio a respirare normalmente.
«Oh sì, giusto. Vedete, non mi sono fatto vedere per un po’ perché avevo da fare con la mia catena di abbigliamento, ma quando ho sentito che la mia penna era scomparsa non ho potuto ignorare tale evento. Reyna Ramirez Arellano, il pretore del Campo Giove, è qui?»
Io, Percy e Chirone fissiamo la ragazza come se fosse stata appena chiamata per un’interrogazione. «Si, sono qui signore.»
«Hai una vaga idea di dove sia la mia Penna?» Continua Omero fissando un punto indefinito davanti a lui. Il suo tono di voce ha un che di innocente, come se desse per scontato che noi sappiamo dove sia la sua amata Penna.
«Di che penna state parlando?» Chiede Chirone.
«Di questa?» Dice Percy, tirando fuori la sua arma dalla tasca.
Io rimango in silenzio, aspettando una risposta di Reyna, che nel frattempo è diventata di ghiaccio.
Purtroppo credo di sapere a quale penna si stia riferendo Omero, e di certo non è quella di Percy.
«Reyna, devi dirglielo.» Sussurro, e lei annuisce.
«Al Campo Giove è scomparsa la Penna d’Autore.»
«Non ne ho mai sentito parlare.» Dice Percy, così Reyna spiega velocemente la situazione.
«Ogni autore che sia entrato nella storia della letteratura ha usato quella Penna, diventando così “immortale” nella memoria culturale. È una penna che ti permette di creare un vero e proprio capolavoro che rimarrà nelle memorie di tutti e bla bla bla.»
«E il primo che l’ha usata è il sottoscritto, ovviamente.»  Aggiunge Omero, giusto perché non si capiva che è una figura così famosa e importante da mettermi in soggezione come mai aveva fatto nessuno.
«Ho sentito parlare di una penna del genere, e sapevo che questa scomparisse di continuo per andare da uno scrittore, giusto?» Chiede Chirone, appoggiando le sue braccia umane sul tavolo in mogano.
«Fino ad ora è stato così, ma questa volta sulla targa vicino alla Penna non c’è scritto nessun nome. Il che vuol dire che è scomparsa, o che qualcuno l’ha rubata.»
«È per tale motivo che quando ho capito che la Penna non fosse più al suo posto sono venuto qui. In gioco c’è molto.» Continua Omero.
«Aspettate, non capisco che collegamento ci sia tra una semplice Penna per scrittori e la salvezza dell’umanità.» Ribatte Percy, confuso.
«Ragazzo, se la Penna è capace di creare nuovi capolavori, è capace anche di distruggerli, compreso tutto ciò che ho scritto e quello che i miei colleghi romani hanno lasciato. E non sottovalutare la letteratura, perché è solo grazie a quella se siete qui e che la cultura greca e romana sia così radicata in Occidente.» Le parole di Omero sono ben scandite e dure, come se fosse una questione di vita o di morte… Beh o almeno di una morte imminente.
«Per cui se è scomparsa vuol dire che ci potrebbe essere qualcuno capace di usarla per distruggere tutta la nostra cultura?» Continua il figlio di Poseidone.
«Vedo che non ti sfugge niente.» Risponde Reyna.
«Grazie, mi sono allenato.»
La ragazza alza gli occhi al cielo, e io sorrido. Mi era mancato.
«Reyna, hai detto che la scomparsa della Penna è avvenuta qualche giorno fa. Perché non ci hai detto nulla?»
Ora la ragazza sembra essere tornata in modalità Elsa di Frozen. «Pensavo che la situazione fosse sotto controllo, non mi prima di Omero ovviamente. Io e Jason abbiamo mandato delle truppe per cercare la Penna e riportarla al Campo il prima possibile e abbiamo fatto delle ricerche.»
«E l’avete trovata?» Chiede Omero, con un leggero astio nel tono della voce.
«…No.» Posso percepire fin da qui l’ansia che sta provando Reyna, e provo del dispiacere nei suoi confronti.
Alla fine voleva mantenere quel senso di pace e tranquillità dopo tutto quello che era successo con Tarquinio, e non dire della Penna sembrava una buona idea per non mandare nel panico due Campi di semidei.
«La Penna a questo punto potrebbe essere dappertutto.» Dice Chirone dopo un lungo silenzio imbarazzante.
«Il problema non è che potrebbe essere dappertutto. -Pronuncia Omero, venendo verso il tavolo con fare cauto- Potrebbe essere dovunque e in qualsiasi epoca storica.»
Ho sentito bene? Epoca storica?
«Cosa intendi, Omero?» Chiede Chirone con un grosso cipiglio stampato in volto.
Il vecchio arriva finalmente al tavolo, e ci si appoggia con le mani.
«La Penna è stata da scrittori di qualsiasi epoca storica, e se è scomparsa potrebbe essere tornata da qualsiasi autore che è venuto fino ad adesso.»
Un macabro silenzio cala su tutta la sala.
«Vuoi dire indietro nel tempo? Potrebbe essere nel…passato? In qualsiasi periodo storico?» Chiedo io, sconvolta.
«Esattamente. Ora chi vuole ancora dire che non è un problema di dimensioni grandi quanto il cavallo di Troia?»
 
 
……………………
Salve a tutti!
Si lo so, lo so. Il cavallo di Troia a quanto pare era una nave fenicia (almeno così ha detto un archeologo pochi giorni fa). Ma io mi rifiuto di credere a questa storia; insomma, si parla del cavallo di Troia! È troppo iconico perché non possa essere esistito. Quindi facciamo finta che lo sia hahah
Allora, finalmente dopo una settimana molto piena sono riuscita a postare il capitolo: qui le cose cominciano a prendere una forma, e forse potete già intuire di che tipo sarà la spedizione in questa storia… 😊
Il “cattivo” della storia continua a non essere nominato, ma un motivo c’è. Se qualcuno lo indovina regalo un biscotto al cioccolato.
Niente, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto. Se avete voglia lasciatemi un piccolo commento, così ricevo qualche feedback!
Potete trovarmi su Twitter (@glaukopsis)
Alla prossima!
un bacio, Claire
   
 
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