Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Irizar Elwell    06/11/2017    0 recensioni
Dopo i fatti accaduti a Dallas, Chris è decisa una volta per tutte a riportare la normalità nella sua città adottiva, riportare indietro sua sorella Sam, i suoi amici Paul e Mandy e salvare Nigel. A che prezzo però? intraprenderà un viaggio in altre dimensioni per salvare i suoi amici, ma riuscirà a non perdere se stessa?
365 giorni per adempiere ad una promessa che mette in gioco tutto quello per cui ha sempre combattuto.
La seconda parte di White Hands, inizia ora..
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mentre cammino a ritroso per tornare a Dallas non riesco a pensare a nulla. Anche il terreno che calpesto mi sembra di vederlo per la prima volta. È una sensazione strana, è come se fossi appena tornata al mondo.

Pian piano il sentiero fatto di terra e foglie lascia spazio all'asfalto grigio e asciutto del centro urbano.

Mi immergo nelle strade della cittadina con un'inquietante sentore di nuovo.

Mi bacchetto leggermente la nuca.

Il mondo non è cambiato Chris, non è cambiato nulla, tranne i disastri che hai seminato in giro. Ripeto a me stessa.

I miei piedi seguono automaticamente la via che mi porta a casa, la città è del tutto uguale a com'è sulle cartine geografiche. Non c'è segno dell'orda dei non morti, di qualcosa di sovrannaturale. Mi arresto solo una volta arrivata davanti al vialetto. Prendo un profondo respiro, cercando dentro di me la calma per affrontare Sam. Metto un piede sul primo gradino della veranda, sento l'odore di Sam misto all'aria fredda.

Mi soffermo in veranda, sulla sedia in vimini c'è la coperta che tempo addietro avevo dato a Nigel, quando era venuto a trovarmi per chiedermi scusa. Quando avevamo per la prima volta passato la notte assieme, semplicemente parlando, semplicemente essendoci l'uno per l'altra.


Chris, sei tu?”


la sento urlare dall'interno.

Sentire la sua voce, sentire la sua voce in casa mi calma. L'unico pensiero che mi passa per la mente è che sta bene.

Mia sorella è viva e sta bene, Baba Jaga ha mantenuto fede alla sua promessa.

Guardo il palmo della mano destra, dove la cicatrice, sigillo del nostro contratto, disegna una linea nera e profonda per tutta la superficie.

Non rispondo subito alla sua domanda, aspetto e apro lentamente la porta d'ingresso.

Eccola.

Davanti a me, Sam tiene tra le braccia la piccola Michelle che gioca con un sonaglio.


va tutto bene? Hai una faccia...”


istintivamente mi butto fra le sue braccia, stringendo entrambe forte e ispirando a pieni polmoni il suo profumo.


ehi, va tutto bene?”


chiede sorpresa, mentre dolcemente mi accarezza i capelli.


sì, è solo stata una giornata lunga. Mi sembra di non vedervi da un'eternità!”


rispondo ricacciando indietro le lacrime.

Lei mi bacia lievemente sulla guancia e mi stringe ancora un po'.


sei stranamente dolce, sicura di star bene?”


ride. Quel suono mi riempie l'anima. Ma la benevola sensazione sparisce presto, quando alle sue spalle un'ombra del tutto nera mi fissa.

Strizzo gli occhi due volte per mettere a fuoco e capire se ciò che vedo è reale, ma quando le riapro non c'è più nulla.


tutto bene?”


Annuisco e con una scusa mi dirigo in camera.

Chiudo la porta a chiave e mi lascio scivolare per terra.

Inizio a singhiozzare sommessamente. Devo tenere duro.


ricordati che hai un compito da portare a termine”


sussurra l'inconfondibile voce della Baba Jaga facendomi solo piangere ancora di più.

Mi sveglio a notte fonda. Probabilmente mi sono addormentata piangendo.

Decido di farmi una doccia e poi rimettermi a letto.

Non riesco più a prendere sonno, domani a scuola vedrò gli altri.

Scendo al piano inferiore e mi reco in cucina per prendere un bicchiere d'acqua.

Uso la luce interna del frigo per illuminare la stanza, mi avvicino alla finestra che da sul cortile, scorgo la casa di Paul, completamente oscura al suo interno. Che ore sono?

Istintivamente mi volto verso l'orologio appeso al muro alle mie spalle, esattamente dalla parte opposta del frigo.


Un brivido di terrore mi percorre la schiena quando vedo in piedi sotto l'orologio ancora quella sagoma nera che mi fissa. Indietreggio istintivamente, colpendo con la spalla l'anta del frigo che si chiude, lasciandomi nel buio totale.


Anche la sagoma sembra svanire senza luce e io ne approfitto per tornare in camera non prima di aver controllato che Sam e Michelle siano tranquille e al sicuro.


Il mattino arriva abbastanza presto.

Quando scendo in cucina Sam è indaffarata nel preparare la colazione. La visione del cibo mi nausea, così mi limito a prendere solo una tazza di caffè.


dovresti mangiare qualcosa, ieri sera hai saltato la cena, hai bisogno di energie”


annuisco e prendo senza fiatare il pranzo a sacco che lei ha appositamente preparato. Lo infilo nello zaino e dopo averle scoccato un leggero bacio sulla guancia esco.


Una volta sul vialetto guardo in direzione della casa di Paul. Non mi aspetto di vederlo venirmi incontro per andare a scuola assieme, così prendo a camminare.

Vado direttamente a scuola senza fermarmi da Mike, non ha senso seguire vecchie abitudini.

Durante il tragitto scorgo davanti a me Kelly e Sophie che chiacchierano tra di loro dell'ultimo pettegolezzo delle riviste scandalistiche.

In un certo senso questa banalità mi tranquillizza. Sembra davvero come se io non fossi mai esistita per loro, altrimenti mi avrebbero già additata e presa in giro.

Il cancello si fa pian piano più nitido, così come sento sempre più incalzante l'ansia che cresce in me.

In un flash, lì all'angolo destro del cancello c'è Mandy che si sistema gli occhiali con una mano, mentre on l'altra tiene stretta a se i libri. Mi volto e sulla sinistra, dove ci sono i parcheggi vedo correre Paul, tenendosi un buffo cappello con una mano, mentre la sottile sciarpa grigia svolazza sfiorandogli le spalle.


È il rombo del motore degli autobus a riportarmi alla realtà. Non c'è nessuna Mandy lì accanto al cancello, e nessun Paul che corre verso il cancello.

Non più. Con un sospiro caccio via la malinconia.

Qualcuno mi urta violentemente la spalla facendomi traballare.


ehi, sta attenta perdente!”


sono le dolci e sempre gentili parole di Mark, beh se devo vedere il lato positivo, almeno questo non è cambiato.

Stavolta sospiro arresa. Potrei dire che è la giornata dei sospiri.

Senza indulgiare oltre mi avvio verso i corridoi principali per entrare in classe.

Man mano che avanzo inizio a sentirmi a disagio mentre il cuore si fa martello impazzito. Non voglio vederli. Non voglio incrociarli e dover far finta di non conoscerli.

Tengo la testa bassa concentrandomi sul movimento dei miei piedi.

Ancora una volta quella sensazione di gelo nelle vene, ed eccola lì in fondo al corridoio, tra tutti gli studenti che non la vedono. La sagoma nera che mi perseguita. Mi arresto spaventata. Perché continua a seguirmi? Che cosa vuole da me? E chi è?


Mi guardo furtiva attorno, nessuno si è davvero accorto di nulla. Ritorno a guardare al capolinea del corridoio e la sagoma è sparita.

Al contrario un'altra persona mista fissando sorpresa. E la cosa non mi piace. Non mi piace per nulla. Nigel mi sta guardando, è un'espressione strana. Di sorpresa, sì, ma inquietante e preoccupata.


Distolgo lo sguardo e cerco la prima via di fuga vicina. Un varco si crea tra gli studenti e ne approfitto per sfruttarlo.

Il primo posto che mi viene in mente in cui nascondermi è la biblioteca. Ci entro in fretta e furia con lo sdegno della bibliotecaria che mi intima in modo secco e prolungato di fare silenzio con un sonoro “sssssssh!”

la ignoro e salgo gli scalini del reparto di demonologia. Mi acquatto tra gli scaffali cercando di riprendere fiato.

Da uno dei ripiani con un tonfo cade un libro di pelle nera, aperto su una pagina specifica.

Mi avvicino gattonando, guardando prima lo scaffale, poi guardandomi attorno e senza toccarlo mi soffermo ad osservare le pagine.

Il titolo in testa alla pagina riporta “Papa Legba”. Senza volerlo sfioro ogni lettera di quel nome con le dita. Sotto appare la figura di un uomo, o credo lo sia, molto vecchio con un ampio cappello di paglia a tesa larga, con in mano un pipa e nell'altra uno strano bastone. Sono gli occhi che attirano la mia attenzione. Sono come quelli della sagoma che mi perseguita. Prendo in mano il libro per studiarne la copertina: di pelle nera rilegato e intagliato in modo molto elaborato. Dei tarsi formano la voce principale. LOA LEGBA.

Prendo il libro infilandolo nello zaino all'udire dei passi.

Faccio appena in tempo ad alzare lo sguardo, Nigel.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Irizar Elwell