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Autore: Pk_01    13/11/2017    4 recensioni
Undici è tornata nelle vite di Will, Mike, Dustin e Lucas, e ha contribuito a salvare per la seconda volta la città di Hawkins dai pericoli del Sottosopra. Sembra che tutto sia tornato alla normalità.. O forse no?
Genere: Avventura, Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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CAPITOLO 2: BIRRE, D&D E MAL DI TESTA

 

 

 

Hawkins, 10 Febbraio 1985. Ore 16:45.

 

Jim Hopper parcheggiò il fuoristrada della polizia nei pressi dell'Halloran's, il suo pub preferito. Gettò dal finestrino il mozzicone della sigaretta, spense il motore e scese dal veicolo. Inspirò profondamente l'aria fredda di quel pomeriggio invernale, stiracchiandosi la schiena. La ragazzina era a giocare con i suoi amici, in ufficio tutte le pratiche erano state evase, e a quanto pareva nessuno nella cittadina dell'Indiana dove cercava di amministrare nel miglior modo possibile la sua funzione di sceriffo aveva intenzione di farlo ammattire ulteriormente per quella giornata. Una birra e due chiacchiere con il vecchio Dick erano proprio quello che ci voleva. Si diresse verso il locale con fare lento e aprì la porta a vetri, giusto in tempo per intercettare un piccolo litigio del proprietario con uno degli avventori.

 

"Ascoltami bene, ragazzino, col cavolo che ti servo una birra!"

 

"Mi scusi, ma non vedo quale sia il problema."

 

"Non vedi quale sia il problema? Questa è bella! Sei minorenne, cocco, quindi o ordini qualcosa di analcolico o vedi di filartene dal mio locale!"

 

"Guardi che ho trentadue anni.."

 

"Sì, certo! E la mia povera mamma, Dio l'abbia in gloria, era Mae West! Sparisci!"

 

Il ragazzo si passò una mano fra i lunghi capelli castani, sbuffando. Aprì la cerniera della sua giacca imbottita, armeggiando alla ricerca di qualcosa.

 

"Ogni volta la stessa storia.." mormorò tra sè e sè.

 

Tirò fuori dal giaccone un portafogli di pelle marrone, lo aprì e tirò fuori un rettangolo plastificato, che porse al barista.

 

"Questa è la mia patente di guida. Controlli pure la data di nascita."

 

Dick Halloran prese il documento con aria scettica e iniziò a scrutarlo attentamente.

 

"Dunque, vediamo.. Richard Bateman, nato a Bangor, Maine, il 10 Marzo.. 1953?"

 

Il cliente incrociò le braccia, accennando un sorriso.

 

"È ciò che sto cercando di dirle da almeno dieci minuti."

 

"E chi mi dice che questa patente non sia falsa?"

 

"Oh, per l'amor del cielo! Falsificherei dei documenti per una cazzo di birra?"

 

"Che sta succedendo?" Hopper decise che era il caso di intervenire. Si avvicinò al bancone, togliendosi il cappello e appoggiandoglielo sopra.

 

"Oh, sceriffo, è arrivato giusto in tempo! Dia un'occhiata a questa patente e mi dica se le sembra vera o meno!"

 

L'uomo prese in mano la tessera e la guardò. Non c'erano dubbi: era vera al cento per cento. Restituì la patente al giovane.

 

"Il ragazzo dice la verità, Dick. Portagli quella birra. Garantisco io per lui."

 

"Va bene, sceriffo, se lo dice lei mi fido!"

 

Mentre l'uomo spillava la birra, il ragazzo si avvicinò ad Hopper.

 

"Grazie mille, temevo che mi avrebbe fatto morire di sete! Posso offrirle qualcosa per sdebitarmi del suo aiuto?" chiese, sfoggiando un sorriso amabile.

 

"Se proprio insisti.. Una birra anche per me, Dick. Offre il ragazzo."

 

"Arriva subito, sceriffo!"

 

I due avventori rimasero ad osservarsi per alcuni secondi.

 

"Oh, ma che maleducato, non mi sono nemmeno presentato!" esordì il più giovane, tendendo la mano al secondo. "Richard Bateman, molto piacere!"

 

Hopper fece altrettanto, notando un certo vigore nella sua stretta di mano.

 

"Jim Hopper, sceriffo di Hawkins."

 

Halloran arrivò con due boccali di birra. Ognuno prese il proprio e bevvero insieme alcune lunghe sorsate. Dopo essersi asciugato il labbro con il dorso della mano, il poliziotto squadrò Richard attentamente.

 

"Che cosa la porta nella nostra cittadina, signor Bateman?"

 

Anche se non era in servizio, l'indole del piedipiatti emergeva prontamente in qualunque occasione.

 

"Mi sono trasferito ad Hawkins da circa una settimana. Lunedì inizierò il mio nuovo lavoro qui in paese."

 

"Ah sì? E che genere di lavoro, se non sono troppo indiscreto?"

 

"Non si preoccupi, non lo è affatto. Sarò il nuovo medico di famiglia al posto del dottor Gardener."

 

Hopper annuì. Sapeva del pensionamento dell'anziano dottore, che era per inciso il suo medico di fiducia. Inoltre Gardener gli aveva riferito che il suo sostituto sarebbe stato un giovane medico molto in gamba. Jim sperava di incontrarlo a breve, ma non si sarebbe mai aspettato così presto.

 

"Harold ha detto che lei è un ottimo medico, dottor Bateman."

 

Il ragazzo arrossì e finì la sua birra.

 

"Il dottor Gardener è molto gentile. Diciamo che cerco di dare il massimo nel mio lavoro. Sceriffo, le andrebbe un altro giro? Offro io, naturalmente." disse, notando il bicchiere quasi vuoto di Hopper.

 

L'uomo alzò un sopracciglio.

 

"Per essere un dottore beve parecchio, considerato che sono le cinque del pomeriggio. Non trova?"

 

"Oggi è il mio giorno libero, è solo per questo che mi sto concedendo qualche birra. Quando lavoro non mi azzardo a toccare nemmeno un goccio di alcol. D'altro canto, ognuno di noi ha i suoi piccoli vizi, dico bene, sceriffo?"

 

Hopper pensò ai suoi, di piccoli vizi. Da quando aveva iniziato ad occuparsi di Undici aveva ridotto drasticamente l'uso di alcolici, ma per quanto riguardava le sigarette, beh, quella era una battaglia che non aveva la benchè minima intenzione di iniziare nemmeno. Finì in due sorsi ciò che rimaneva della sua birra e appoggiò il boccale sul bancone in legno.

 

"Dice bene, dottore. Vada per un altro giro."

 

Ore 18:30

 

"Molto bene, ragazzi. Davanti a voi si estende un corridoio illuminato debolmente da alcune torce su entrambi i lati. Un forte odore di muffa e putrefazione vi assale le narici. In fondo al corridoio riuscite ad intravedere un'enorme porta in legno. Cosa fate?"

 

Mike guardò i suoi amici con fare interrogativo, in attesa di una loro risposta. Gran parte del suo volto era coperto dal voluminoso Manuale del Dungeon Master che teneva stretto fra le mani.

 

"Che domande, avanziamo!" esordì Dustin, cacciandosi in bocca una manciata di patatine.

 

"Aspetta." lo fermò Will. "E se ci fossero delle trappole?"

 

"Sì, è vero, e se ci fossero delle trappole?" gli fece eco Lucas, mentre rigirava fra le mani una matita. "Non ti ricordi cos'è successo l'ultima volta? Hai quasi rischiato di rimanerci secco per quel dannato trabocchetto!"

 

Il ragazzino si battè una mano sulla fronte.

 

"Cavolo, avete ragione! Quando ho calpestato quella mattonella che ha fatto aprire una botola con sotto tutte quelle punte acuminate! Se non avessi fatto un buon tiro sui riflessi a quest'ora sarei morto stecchito!"

 

"Ok, allora che facciamo?" Chiese Max, guardando i suoi compagni.

 

"Cerchiamo se ci sono delle trappole!" propose Will

 

Un coro di approvazione si levò dal gruppo di giocatori.

 

"Ok, chi si occupa di cercare le trappole?" Mike prese i dadi per la prova.

 

"Ci penso io, sono la migliore nel farlo, dammi qua" disse Max, tendendo la mano.

 

Nella campagna di Dungeons&Dragons aveva scelto come classe il ladro, ed una delle abilità tipiche di quella categoria era proprio lo scovare meccanismi nascosti.

 

"D'accordo." Mike le porse i dadi. "Classe di difficoltà quattordici. Buona fortuna."

 

La ragazzina prese un dado a venti facce, iniziò a scuoterlo dentro la mano, e lo lanciò. Tutti si accalcarono per guardare il risultato.

 

Venti.

 

Un coro di grida di gioia proruppe nello scantinato di casa Wheeler. Soltanto Undici non prese parte ai festeggiamenti, ma si limitò ad un piccolo sorriso. Anche se aveva iniziato a capire dal ballo d'inverno che Max non le avrebbe portato via l'affetto di Mike, faticava ancora a relazionarsi con la giovane dai capelli rossi.

 

"Va bene, va bene, calmatevi tutti!" Il giovane master cercò di riportare ordine nella combriccola. "Ottimo tiro, Max. Dunque, esplori il corridoio palmo a palmo, mattonella per mattonella, e.."

 

Tutti rimasero con il fiato sospeso.

 

"Non ci sono trappole."

 

"Accidenti, un venti sprecato per nulla!" sbuffò Dustin, sistemandosi il cappello che portava immancabilmente in testa.

 

"Non è stato inutile, se ci fossero state e non avessimo controllato a quest'ora saremmo tutti in un mare di guai!" lo rimproverò Will.

 

"Sarà.." il ragazzino non era ancora del tutto convinto.

 

"Dai ragazzi, continuiamo, a breve mio fratello verrà a prendermi e voglio sapere che cavolo c'è oltre quella porta!"

 

"Ok, Max. Mike, Percorriamo tutto il corridoio, arriviamo alla porta, la apriamo ed entriamo dentro!"

 

"Va bene. Vi ritrovate in una grotta delle dimensioni di una cattedrale. Il numero di torce è maggiore, quindi riuscite a vedere molto più distintamente. L'odore di putrefazione è fortissimo. Attorno a voi ci sono decine di cadaveri in decomposizione, mentre al centro della sala c'è un enorme tesoro!"

 

Dustin e Lucas si diedero il cinque.

 

"Evvai, ce l'abbiamo fatta!"

 

Mike alzò la mano per interromperli.

 

"Tuttavia, non riuscite a fare nemmeno un passo verso il bottino, che davanti a voi compare.."

 

Mise una mano nel sacchetto delle miniature per cercare il mostro da fare affrontare ai suoi amici, senza mostrarglielo ancora. Tirò fuori una statuetta e aprì la mano.

 

Il Demogorgone.

 

No, decisamente lui e i suoi amici ne avevano già affrontati fin troppi di Demogorgoni. E non in un gioco di ruolo, ma nella vita reale. Rimise la miniatura nel sacchetto.

 

"Scusate, ho sbagliato mostro."

 

Rovistò ancora un po' nel sacchetto di tela e tirò fuori nuovamente la mano.

 

Questo andrà benissimo.

 

"Un drago nero!"

 

Tutti fissarono la statuetta del mostro appoggiata al centro del tavolo da Mike. Dustin fece un fischio sommesso.

 

"Cavolo.."

 

"Ok, tirate tutti per l'iniziativa."

 

I vari componenti del party tirarono il dado a venti facce per vedere chi avrebbe attaccato per primo. Per ultimo tirò Mike per vedere quando avrebbe attaccato il drago. Undici totalizzò il punteggio più alto.

 

"Undi, tocca a te. Cosa vuoi fare?" le chiese Mike.

 

"Disintegrazione!" si intromise Dustin. "Disintegralo!"

 

"Sì, Undi, lancia Disintegrazione!" si unì a lui Lucas.

 

Undici era la maga del gruppo, e possedeva una nutrita schiera di incantesimi. Disintegrazione era quello più potente.

 

"Ragazzi, aspettate, Undi può lanciare Disintegrazione solo una volta al giorno, se il drago passa il tiro salvezza e non si disintegra avrà sprecato un turno per niente e non potrà usare quell'incantesimo per ventiquattro ore! Forse sarebbe meglio usare qualche altro incantesimo, tipo Palla di Fuoco.." Will cercava di fare ragionare i suoi amici.

 

D'altronde, se lo chiamavano Will il Saggio un motivo c'era. Purtroppo per lui, gli altri non sembravano del suo parere, e continuavano ad urlare "Disintegrazione! Disintegrazione!". Il ragazzino si mise le mani nei capelli. Quando si mettevano in testa un'idea, non c'era verso di fargliela cambiare. Nel mentre la ragazza oggetto di questa discussione li guardava sorridendo.

 

"Va bene." disse, puntando gli occhi su Mike. "Lancio Disintegrazione."

 

La sua decisione venne accolta da urla di giubilo e fischi da parte di Dustin e Lucas.

 

"Vai Undi, fallo secco!"

 

"Riducilo ad un cumulo di cenere!"

 

Mike prese il dado per effettuare il tiro salvezza del drago nero. Sperò per i suoi amici che fallisse, altrimenti per loro sarebbero stati guai guai grossi. Lanciò.

 

"Il drago.. Resiste all'incantesimo di disintegrazione."

 

"Merda secca!" proruppe Dustin.

 

"Lo hai detto, amico." mormorò Lucas.

 

"Che vi avevo detto?" rincarò Will, in panico.

 

Undi fece uno sguardo triste. Tutti si voltarono verso di lei.

 

"Hey, non è mica colpa tua!" le disse Dustin, battendola una mano sulla spalla. "I draghi sono fortissimi, dovevamo aspettarcelo che riuscisse a salvarsi dalla Disintegrazione!"

 

"Non ti preoccupare, Undi, riusciremo comunque a batterlo questo lucertolone!" Max le rivolse un sorriso confortante. "Tutti insieme."

 

La ragazzina fece un timido sorriso di rimando.

 

"Sì. Insieme."

 

Un insistente bussare alla porta dello scantinato interruppe il momento di solidarietà del gruppo.

 

"Maxine, è arrivato tuo fratello, ha detto che ti aspetta fuori in macchina!"

 

"Va bene, Signora Wheeler, arrivo subito!"

 

Sebbene i rapporti fra Max e Billy fossero nettamente migliorati da quando la ragazzina gli aveva intimato con una mazza da baseball piena di chiodi di smetterla di tormentare lei ed i suoi amici, sapeva che non era il caso di tirare troppo la corda con il ragazzo. Ed una delle cose che Billy odiava di più al mondo era stare ad aspettare la sorellastra. Si alzò dalla sedia e recuperò in fretta le sue cose.

 

"Ciao ragazzi, ci vediamo domani a scuola!"

 

Si avvicinò a Lucas e gli diede un veloce bacio sulle labbra. Gli altri distolsero pudicamente lo sguardo.

 

"Ciao Max, a domani!" fecero in coro, mentre la ragazza spariva in una nuvola di capelli rossi.

 

"Beh, a questo punto andrò anche io." disse Dustin, accartocciando il sacchetto di patatine ormai vuoto e gettandolo nel cestino al suo fianco. "Will, Lucas, venite anche voi?"

 

"Ok, Dustin."

 

"Per me va bene. Ho detto a mio fratello che mi avreste accompagnato voi a casa. Vi secca?"

 

"Ma ti pare? Forza Will, andiamo! Ciao Mike, ciao Undi!"

 

I due ragazzi rimasti salutarono gli amici, per poi rimanere soli. Stettero a guardarsi per alcuni minuti, senza proferire parola. Per loro non era mai stato un problema, riuscivano a godere l'uno della compagnia dell'altra solo tramite lo stare insieme. Fu Undici a rompere il silenzio.

 

"Mike.. Ho sbagliato prima?"

 

Il ragazzo le prese le mani.

 

"No, Undi, te lo hanno anche detto gli altri! Il drago nero è una creatura fortissima e tu sei una brava giocatrice, non hai sbagliato nulla!"

 

Lei gli sorrise dolcemente.

 

"Mike, io.."

 

Improvvisamente si portò le mani alla testa. Il ragazzo le si avvicinò preoccupato.

 

"Undi, che succede?"

 

"Niente, la testa.. Mi fa un po' male. Vado un attimo in bagno."

 

Mentre la ragazzina saliva le scale per andare al piano terra, Mike si ritrovò a fissarla con fare apprensivo. Da un po' di tempo Undici aveva frequenti mal di testa. La giovane minimizzava questi fatti, e non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con Hopper, il quale era diventato a tutti gli effetti il suo nuovo padre. Si augurò che fossero davvero dei semplici mal di testa e nulla di più serio. Se fossero continuati, l'avrebbe convinta a parlare con lo sceriffo.

 

Il contatto del viso con l'acqua fredda mitigò la sensazione dolorosa che le pervadeva il cranio. Undici chiuse l'acqua, si asciugò il viso e si guardò allo specchio. I suoi capelli continuavano a crescere, ormai orano quasi della stessa lunghezza di quelli di Mike.. Il pensiero del ragazzo le fece perdere un battito del cuore. Stare accanto a lui la faceva stare bene. Anche stare con Hopper, con Joyce e con i suoi amici la faceva stare bene, ma con Mike.. Con lui era diverso. Era questo quello che chiamavano amore?

 

Una fitta più forte delle altre la fece cadere in ginocchio. Calde lacrime le rigarono il viso, ma si costrinse a non urlare. Non voleva fare preoccupare Mike. Si tastò il naso, sentendoselo umido.

 

Sangue.

 

Da quando aveva chiuso la porta di accesso al Sottosopra, circa tre mesi prima, erano comparsi i dolori alla testa. Ed ogni tanto perdeva sangue dal naso, come quando utilizzava i suoi poteri. Solo che da allora non li aveva più utilizzati. Che cosa le stava succedendo? Era spaventata, ma ancora di più aveva timore di parlarne con Hopper. Chissà come avrebbe reagito a questa notizia..

 

Un discreto bussare interruppe il flusso dei suoi pensieri.

 

"Jane? Jane, tesoro, va tutto bene?"

 

Nessuno, al di fuori dei suoi amici, la chiamava Undici. Per tutti era Jane Hopper, figlia adottiva di Jim Hopper, sceriffo di Hawkins, Indiana. L'uomo era riuscito ad ottenere un certificato di nascita per la ragazza da parte del dottor Owens, il direttore dell'Hawkins National Laboratory, la struttura che l'aveva tenuta segregata per i primi dodici anni della sua vita. Adesso era libera. Libera dal suo padre biologico, il dottor Brenner, libera da tutti quegli uomini cattivi, libera perfino dalle creature del Sottosopra, che aveva sigillato per sempre nella loro dimensione grazie ai suoi poteri psichici. Pregò silenziosamente di essere il prima possibile altrettanto libera da questi mal di testa che l'affliggevano.

 

"Sì signora Wheeler, tutto bene."

 

"C'è tuo padre qui fuori, non farlo aspettare!"

 

"Solo un attimo."

 

Si asciugò il sangue con il dorso della mano, un gesto per lei abituale, si lavò le mani ed uscì dal bagno. Salutò Mike e sua madre, si infilò il pesante cappotto di lana e uscì di casa. Salì in macchina dello sceriffo e si allacciò la cintura.

 

"Ciao, ragazzina. Come è andata oggi?"

 

"Molto bene."

 

"Ottimo. Hai fame? Stasera per cena ci sono i burritos. E dopo per dolce i waffles."

 

Undi sorrise. Hopper sapeva come metterla di buon umore. Sperò solo che il mal di testa non le rovinasse la cena.

   
 
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