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Autore: Meramadia94    14/11/2017    5 recensioni
E' la rivisitazione del film Balto, con un' aggiunta: una ragazza amante degli animali e per certi versi diversa da tutti, che si prodigherà assieme a Balto per salvare i bambini di Nome dall'epidemia.
Più che una storia è un tributo. Al mio adorato cane che ora non c'è più, il mio amato Balto, e che in più di un' occasione si è dimostrato simile in tutto e per tutto al Balto Vero.
Riposa in pace amico mio.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Balto, Jenna, Nuovo personaggio, Steele, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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''Si prospetta un inverno molto freddo...''- commentò un mattino, una ragazza sui sedici anni affacciandosi alla finestra della sua stanzetta arredata con un semplice letto sgangherato, una sedia su cui teneva  suoi abiti di ricambio e una specie di toilette.
Quando mai a Nome, una città dispersa nel bel mezzo dell'Alaska, che non possedeva nemmeno una stazione ferroviaria per poter ricevere posta, viveri o qualsiasi altra cosa potesse servire alla cittadina, non si prospettava un inverno freddo?
Ma quello sembrava davvero il più freddo degli ultimi dieci anni.
Aprì la finestra ed aiutandosi con un fazzoletto cercò di liberare il davanzale dalla neve caduta quella notte.
Poi la richiuse per evitare che il freddo entrasse ed iniziò a vestirsi e pettinarsi.
I lunghi capelli neri come le ali di un corvo erano pettinati a treccia, dietro la testa, un maglione bianco con sopra un giubbotto marrone, con dei pantaloni lunghi e neri e degli stivali marroni, adatti per camminare sulla neve.
Poi uscì nel freddo inverno dell' Alaska, avviandosi verso la sartoria dove lavorava, ma non prima di essere entrata dal panettiere per comprare un dolcetto alla fragola.
''Buongiorno signora...''- fece la ragazza entrando nella sartoria del paese, appendendo il cappotto.
Una donna sui quaranta, capelli bruni acconciati dietro la testa, la accolse con un sorriso raggiante.
''Oh, buongiorno Susy, tutto a posto?''
''Si, la ringrazio molto...''- rispose prendendo posto, iniziando a rammendare un cumulo di camice che si erano accatastate sulla sua postazione di lavoro.
Si chiamava Susanne Collins, conosciuta come Susy, aveva sedici anni, e non aveva nessuno al mondo.
Era rimasta orfana di entrambi in genitori quando aveva solo undici anni.
Suo padre, era un guidatore di cani da slitta, e la sua muta di cani vinceva sempre, qualsiasi corsa mentre la madre era una semplice casalinga, ma chiunque li vedeva, avrebbe giurato di vedere una famiglia felice e soddisfatta di quello che avevano.
Purtroppo, un brutto giorno, il padre di Susy e la sua muta ebbero un brutto incidente durante una corsa, suo padre cadde dalla slitta sbattendo violentemente la testa contro un sasso nascosto nella neve, lasciando una moglie vedova e la figlia orfana.
La madre, era distrutta dal dolore, ma doveva pensare a Susy.
A sua figlia, l'unico tesoro che le era rimasto e quindi trovò lavoro in una sartoria.
 La paga non era certo alta, ma consentiva a madre e figlia di non morire di fame.
Ma a distanza di sei mesi, la donna, ancora molto provata dal dolore che l'aveva colpita, si ammalò gravemente e purtroppo i soldi non erano sufficienti a pagare le cure mediche di cui aveva bisogno e nel giro di poche settimane, raggiunse il marito, lasciando la figlia completamente sola.
Susy, a regola, sarebbe dovuta finire in orfanotrofio ma i proprietari della sartoria, amici dei suoi poveri genitori, avevano interceduto per lei con il sindaco, permettendole così di continuare a vivere nella sua vecchia casa ed aveva preso il posto di lavoro della madre, con cui riusciva sia a pagare l'affitto della sua casa povera, ma accogliente, ed anche da mangiare.
A volte soffriva molto per l'avere perduto i genitori così presto, ma i padroni della sartoria e la loro figlioletta Rosy, la trattavano proprio come una di famiglia.
In sostanza poteva definirsi molto felice ed appagata, malgrado la piccola cittadina in cui viveva.
Solo una cosa la angustiava...
'' Ciao Susy!!!''- le corse in braccio la bambina, festosa come sempre -'' Lo sai che giorno è oggi?''
La ragazza sorrise e prese il sacchetto di carta contenente il dolcetto alla fragola, comprato poco prima -''  Ma certo che lo so... è il tuo compleanno. A proposito, tantissimi auguri.''- fece porgendoglielo.
'' Grazie!''- fece la piccola -'' Tu oggi verrai alla corsa vero?''
'' Ma certo che verrà...''- intervenne la madre della bambina -'' Susy, per questa mattina possiamo anche chiudere il negozio.
Almeno per mezza giornata tutta la città sarà ad assistere la corsa, quindi penso che nessuno avrà bisogno di abiti nuovi per mezza giornata.''
'' Come vuole, signora.''
'' Mamma, cosa mi avete regalato?''
La donna sorrise scompigliando i capelli della figlia -'' Vedrai, è una sorpresa.''
'' Spero che non sia una casa delle bambole.''- disse nell'orecchio di Susy la bambina.
'' A te cosa piacerebbe ricevere come regalo, piccola?''- le domandò la ragazza.
'' Una slitta! Per fare le corse con Jenna. E vincere tutte le corse, come tuo papà!!!!''
Già. Suo padre.
Il miglior guidatori di cani da slitta che ci fosse mai stato a Nome.
Anche a lei sarebbe piaciuto diventare come lui. Quando era piccola, sognava di essere proprio come il suo papà.
Ma c'era un piccolo problema a riguardo...
Lei era una donna. Una ragazzina, ma pur sempre una donna. E di conseguenza, non era nelle  sue possibilità diventare un guidatore.
Al massimo avrebbe sposato un guidatore, gli avrebbe dato due o tre bambini e poi sarebbe rimasta a casa ad occuparsi della loro casa, dei pasti e dei figli.
Erano questi i pensieri che l'accompagnavano mentre si dirigeva ad assistere alla corsa.
Ogni anno si svolgevano delle gare per decidere quale muta di cani e di conseguenza quale guidatore avrebbe avuto l'onore di provvedere alle esigenze della città per un certo periodo di tempo.
Assistere a quelle gare era l'unica cosa che interrompeva la ruotine sempre uguale della città.
'' Tu chi dici che vincerà la gara di oggi?''
'' Non credo che ci siano dubbi a riguardo...''
'' Hai ragione, Steele è un cane troppo in gamba.''
Questi erano i commenti che gli spettatori e i passanti facevano a riguardo della gara che malgrado non fosse ancora conclusa, in quanto mancavano ancora tre miglia al traguardo, pareva già chiusa.
Ed in effetti, doveva ammetterlo, quel cane era particolarmente veloce e per ora non c'era gara che in città non avesse vinto come non c'era stato cane che non era stato capace di tenergli testa... ma non le piaceva granchè quando lo vedeva andarsene in giro per la città gonfio come un tacchino e soprattutto non sopportava quando si pavoneggiava dopo una gara nemmeno avesso corso solo lui.
Era un'amante degli animali, ma per quel cane sentiva di poter fare un'eccezione. In compenso era molto affezionata ad un cane che girava spesso per la città, che però tutti trattavano con diffidenza, paura e quasi repulsione. Era un incrocio tra un husky e un lupo e per questo molte persone pensavano di doversi guardare da lui, come se dovesse attaccare da un momento all'altro. Ed anche il fatto che fosse l'unico cane della città senza un padrone lo danneggiava molto.
Suo padre però non la pensava come il resto della città: era sempre stato affettuoso con Balto, portandogli da mangiare, facendolo correre o magari facendogli solo qualche coccola, e spesso e volentieri la portava con lui, anche se sua madre era preoccupata all'idea che sua figlia e suo marito stessero attorno ad un '' mezzo lupo''.
Però Balto non aveva mai dato segni di essere pericoloso per la società, quindi alla fine aveva dovuto tacere.
'' Susy!!!''- fece la piccola Rosy andandole incontro a bordo di una piccola slitta trainata da Jenna mentre i cani si accingevano a tagliare il traguardo -'' hai visto che bella? Mi hanno regalato una slitta!!!
Ed anche il cappello da guidatore!!!
Susan sorrise -'' Lo vedo... e sei bellissima.La guidatrice più bella di tutta Nome.''- fece la ragazza carezzando sia la testa della bambina che quella della cagnolina.
La piccola si tolse il cappello da guidatore ed iniziò ad agitarlo in aria -'' FORZA STEELE...''- in quel momento una folata di vento strappò il cappello dalle mani della piccola e lo fece finire proprio sulla pista della corsa.
'' Il mio cappello!!!''- fece la piccola scattando per andare a recuperarlo, bloccata in tempo da Jenna e da Susy -'' lasciami Susy, devo riprenderlo...''
'' No tesoro, i cani sono troppo vicini... rischi di farti male... su, ne troviamo un altro, te lo prometto...''
Fu un attimo. Uno solo.
Ma bastò.
Balto scese in pista correndo di fianco a Steele, riuscendo non solo a tenergli degnamente testa, ma riuscì addirittura a tagliare il traguardo prima di lui.
Con un ultimo balzo afferrò il cappello di Rosy e si mise da parte.
'' Hai visto che bravo?''- fece Rosy euforica -'' Balto ha salvato il mio cappello!!! Posso andare ad accarezzarlo?''
'' Perchè no?''- fece Susy sorridendo.

'' Ma perchè tutti hanno paura di Balto?''- chiese la ragazza al parroco della chiesa di Nome. Lui era un pilastro della comunità, e soprattutto era certa non gli avrebbe risposto '' Perchè quel cane è mezzo lupo''.
'' Io oggi l'ho avvicinato e così anche la piccola Rosy e non ha fatto niente.''
Infatti, poco dopo la corsa, il cane si era avvicinato alla piccola Rosy per restituirle il cappello e la bambina aveva fatto il gesto di mettergli le cinghie per giocare con lui e Jenna al guidatore e alla sua muta, quando era arrivato il padre della piccola che l'aveva scacciato in malo modo ed aveva ripreso la figlia per riportarla a casa.
Inutile dire che Balto se n'era andato con la tipica espressione del cane bastonato.
'' Non c'era bisogno di trattarlo così...''- aveva tentato Susy di ritorno alla sartoria -'' non voleva fare niente di male.''
L'uomo però le disse -'' Quella bestia è pericolosa. E' mezzo lupo. Finora non ha fatto nulla di male, ma non si sa mai quando la sua natura selvatica uscirà fuori. E quel giorno, gradirei che non ci sia mia figlia nelle sue mire.''
Dopo il lavoro, era andata a trovare il parroco per portargli delle coperte e degli abiti dimessi che nessuno voleva più che lei aveva recuperato ed aggiustato ed aveva confidato questa sua incredulità al parroco.
Il prete, un uomo anziano, tarchiato e vestito con una tunica nera le aveva offerto una tazza di tè e l'aveva invitata a fermarsi a chiacchierare un po' da lui.
'' Questa è una piccola cittadina, figliola. Piccolo vuol dire sicuro, ma purtroppo vuol dire anche  ristretto. La paura per le persone diverse è sempre stato un problema di non facile soluzione... anche Gesù è stato crocifisso perchè era diverso e a molti faceva paura e strano, un uomo che non aveva un prezzo.''- le aveva risposto il religioso -'' ma tu sei una ragazza di buon cuore e sai vedere oltre ciò che sembra...
E' il più prezioso dei doni che Nostro Signore ti ha fatto.... promettimi che continuerai a coltivarlo.''
Susan sorrise e prese le mani del prete -'' Lo prometto.''
In quel momento vennero raggiunti da un bambino di circa sette anni, dai vestiti puliti e semplici, ma puliti.
'' Padre Tomas?''- fece il piccolo tossendo ancora una volta -'' non mi sento bene, mi fa male la gola e ho tanto freddo...''
L'uomo gli tastò la fronte.
'' Santo Cielo, ma tu scotti, figliolo.''- fece il parroco -'' Susan, per cortesia...''
'' Sì, mi dica...''
'' Per favore, vai all'ambulatorio e chiedi al dottore di venire qui.''- le disse prendendo in  braccio il bambino, stringendolo forte per tentare di scaldarlo un poco -'' probabilmente è solo un colpo di freddo, niente di serio, ma preferisco non rischiare.''
La ragazza annuì, recuperò il suo cappotto, il berretto ed i guanti ed uscì nella fredda serata di Gennaio in direzione del piccolo ospedale della città, ignara di ciò che l'aspettava.
Ancora non lo sapeva, ma quell'inverno sarebbe stata veramente una dura prova per la città di Nome.
  
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