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Autore: MackenziePhoenix94    18/11/2017    1 recensioni
SECONDO LIBRO.
Sono trascorsi due anni dall'ormai ribattezzata Civil War.
Bucky Barnes, Steven Rogers, Sam Wilson, Clint Barton, Sharon Carter, Scott Lang e Wanda Maximoff sono scomparsi senza lasciare alcuna traccia.
Charlotte Bennetts si è trasferita nell'attico di Tony dopo che il suo appartamento è stato distrutto.
Nick Fury è semplicemente furioso perché, usando parole sue, il progetto Avengers è andato a farsi fottere.
L'Hydra sembra essere, ancora una volta, solo apparentemente sconfitta.
E poi c'è James, che di normale ha solo l'aspetto fisico.
Sarà proprio una decisione impulsiva del ragazzo a scatenare una serie di eventi catastrofici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brock Rumlow, James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Tony Stark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Charlotte si sistemò con cura le cuffiette nelle orecchie, scelse una delle sue canzoni preferite e poi chiuse gli occhi; Natasha non le aveva solo insegnato a difendersi e ad attaccare, le aveva anche mostrato alcune tecniche di yoga per rilassarsi, per staccare la spina dal mondo per qualche istante.

Le aveva spiegato che alcune volte le persone come loro due, che svolgevano un lavoro così stressante, avevano la necessità di svuotare la mente; Charlie l’aveva ascoltata in silenzio ma non aveva mai sentito la necessità di provare quella tecnica, nemmeno quando aveva perso Loki, ma ora per la prima volta sentiva la necessità di provarci.

Il dolore alla schiena se ne era completamente andato grazie alle doti curative che possedeva, ma le faceva ancora male la consapevolezza che Bucky l’aveva lanciata contro una parete non per difenderla da Tony, ma semplicemente per attaccarla; perché lei in quel momento costituiva un ostacolo.

La sua vita si era ulteriormente complicata da quando James era stato rapito, non era sicura di riuscire a  sopportare anche l’odio di Bucky.

La ragazza si tolse le cuffiette quando sentì una mano posarsi nel suo braccio destro, sollevò lo sguardo e vide il volto di Tony, su cui spiccavano numerosi lividi.

“Che cosa vuoi?” lo aggredì subito “non voglio essere disturbata. Sto pensando”

“A lui? Mi fa piacere la tua preoccupazione per quello che mi ha fatto” ribatté a sua volta il miliardario, con amarezza “ti ha anche scagliata contro una parete. Io non mi sarei mai permesso di farlo”

“Quando ci siamo conosciuti mi consideravi solo una bambina e non mi volevi nel progetto Avengers”

“Però questa è una faccenda completamente diversa. Io non ho mai tentato di ucciderti o di farti del male. Io ti ho salvato la vita in Siberia”

“Tu non mi hai salvato la vita” rispose Charlie alzandosi dal pavimento “tu me l’hai rovinata. Sei stato tu a far credere a Bucky che sono ancora innamorata di Loki. Sei stato tu a causare tutto e lo sai meglio di me. Dimmi una cosa, lo hai fatto perché eri furioso con lui o perché eri geloso? Scommetto che non riuscivi a sopportare l’idea che fossi felice con un altro uomo. Tu sei sempre stato abituato ad avere tutto quello che volevi, comprese le donne. Lo hai fatto solo perché io non ho mai ceduto alle tue lusinghe”.

Stark afferrò la giovane per un braccio e la sbatté con forza contro un muro; lei non era l’unica ad essere sull’orlo di una crisi di nervi.

“Mi credi così disperato da elemosinare l’amore delle persone?”

“Sto solo dicendo che da quando Pepper ti ha lasciato sei completamente cambiato. Tu non ami me, stai solo cercando di colmare il vuoto che senti. Chiamala. Dille che hai sbagliato e che vuoi tornare con lei, sono sicura che tornerebbe indietro, sta solo aspettando te”

“Se davvero mi volesse non se ne sarebbe mai andata. Stai solo cercando di cambiare argomento. Tu sei solo una grande ipocrita, Charlie. Ti ho salvata la vita, lui ti stava uccidendo, per due anni ho dato ospitalità a te ed a James senza mai chiedere nulla in cambio. L’ho cresciuto come se fosse un figlio e tu mi ripaghi in questo modo? Finalmente capisco perché finisci sempre ad essere sola. Sei tu che continui a fare terra bruciata intorno”

“Ti stai sbagliando”

“Allora dimostrami il contrario” mormorò il più grande, avvicinando le labbra a quelle dell’amica; si udì il tonfo della porta della palestra che veniva chiusa e la giovane scostò bruscamente Tony da sé quando vide che la persona appena entrata era Bucky.

Il giovane uomo li stava guardando con un’espressione impassibile.

“Mi devo allenare adesso, Stark” disse Charlie, incrociando le braccia, facendo capire all’altro che era arrivato il momento di andarsene; il miliardario si passò una mano nei capelli ed uscì, preoccupandosi di urtare con forza il Soldato D’Inverno.
Lui ignorò la provocazione ed andò a sistemare in un gancio, che scendeva dal soffitto, il sacco da box che aveva in mano; aveva sostituito i vestiti che indossava da quando si era fatto congelare con dei pantaloncini neri ed una canottiera dello stesso colore, i capelli erano raccolti con un elastico nella nuca.

Charlotte lo guardò in silenzio mentre si fasciava il palmo della mano destra, per non farsi male durante l’allevamento, voleva parlargli ma la voce l’aveva abbandonata del tutto.

“Bucky…” disse infine “non è come sembra”

“Non hai nulla da giustificare” rispose lui senza mai voltarsi “sono passati due anni. Noi due non stiamo insieme. Puoi frequentare tutti gli uomini che vuoi, anche perché non riesci a stare da sola”

“James, per favore!” esclamò la più piccola, chiamandolo per nome “guardami in faccia!”.

Bucky l’accontentò e si voltò a guardarla con un’espressione dura negli occhi, la stessa che aveva avuto per tutto il tempo in cui avevano discusso nella cella; anche quello faceva male, soprattutto perché due anni prima la guardava in modo completamente diverso.

Perfino quando era arrivato nel suo appartamento non c’era odio, ma solo tanta diffidenza.

“Ti sto guardando”

“Io voglio tornare insieme a te. Non ho mai smesso di cercarti per tutto questo tempo. Io ti amo” disse Charlotte di getto, rimase ferita nel ricevere come risposta una risata vuota, amara, che quasi non apparteneva al giovane uomo.

“Tu dici di amarmi? Tu dici di amarmi? Se mi ami davvero, allora perché due anni fa hai esitato a rispondermi?”

“Non mi hai lasciato tempo per farlo. Mi hai attaccata”

“Ma tu hai esitato. Quando una persona è sicura di una cosa non esita un solo istante”

“Sai perché ho esitato a rispondere? La persona che amavo ha tentato di distruggere New York sei anni fa e noi Avengers siamo stati formati proprio per fermare quella minaccia. L’unico a sapere quello che c’era tra me e lui è Tony. Steve non ha mai saputo nulla, non volevo che lo sapesse perché lo avrei deluso profondamente”

“Ahh, ti preoccupavi di Steve e non di me?”

“Certo che mi preoccupavo di te! Non volevo vederti soffrire. Proprio per questo motivo volevo rimandare il discorso, quello non mi sembrava il momento migliore per affrontarlo. Non credi?”

“Bugiarda” rispose in un soffio il Soldato D’Inverno, socchiudendo gli occhi chiari.

“Non ti sto mentendo. Guardami negli occhi e capirai che sto dicendo la verità. Non sono arrabbiata con te perché hai tentato di uccidermi e nemmeno perché prima mi hai attaccata. Io voglio solo ricominciare da capo con te. Abbiamo avuto un figlio e questa è una cosa che non puoi ignorare” sussurrò la giovane, si avvicinò lentamente a Bucky e gli appoggiò una mano nel braccio sinistro, in vibranio, lui abbassò gli occhi ed emise un profondo sospiro.

“Mi dispiace…”

“Non ti preoccupare, ricominceremo una nuova vita…”

“No, non hai capito. Mi dispiace per quello che ho fatto ma non voglio avere nulla a che fare con te. Ho sbagliato a fidarmi, ho sbagliato a lasciarmi andare con una persona che conoscevo da pochissimo tempo. Hai ragione riguardo ad una cosa: abbiamo avuto un figlio e questa è una cosa che non potrà mai cambiare, ma il nostro legame inizia e finisce con James. Lasciami solo, Bennetts, mi devo allenare” disse il più grande terminando di fasciarsi la mano destra, poi la fissò con uno sguardo duro e lei capì che non si trattava di una bugia.

Quello era troppo per Charlie, che uscì dalla palestra senza essere in grado di nascondere gli occhi lucidi di lacrime.



 
Bucky ascoltò in modo distratto i passi della ragazza che si allontanavano sempre di più, fino a sparire del tutto, inspirò profondamente ed iniziò a prendere a pugni il sacco da box.

A sua insaputa stava usando lo stesso metodo di sfogo del suo migliore amico, che aveva passato notti intere in palestra dopo il suo risveglio.

Si sentiva completamente inutile ed impotente; da quando si era sacrificato per salvare la vita a Steve la sua vita si era trasformata in una spirale di dolore che lo aveva condotto sempre più in basso, poi era riuscito a risalire, ma era stata solo una illusione, una illusione che era crollata sotto ai suoi piedi quando era andato in Siberia con Steve e Charlie.

Nello stesso momento in cui Tony Stark aveva iniziato a guardare il video di sorveglianza, che risaliva alla notte del sedici dicembre di venticinque anni prima; ricordava ancora molto bene lo sguardo che il miliardario gli aveva rivolto in quell’occasione, uno sguardo che era un misto di rabbia cieca e disgusto, prima di attaccarlo.

Per un momento, per pochi istanti, aveva sperato che Iron Man lo uccidesse, almeno in quel modo avrebbe smesso di soffrire per sempre ed avrebbe pagato per tutto quello che aveva fatto; ma poi il suo spirito di sopravvivenza aveva avuto la meglio su di lui e gli aveva quasi staccato a mani nude il reattore incastonato al centro dell’armatura, nel petto.

Il giovane uomo chiuse gli occhi, rivivendo quello che era accaduto subito dopo.




 
Steve si passò il braccio destro del suo migliore amico attorno alle spalle, lo sorresse ed uscì dal laboratorio zoppicando, rientrando nel elicottero che avevano usato per raggiungere la Siberia.

Aiutò Bucky a sdraiarsi nel pavimento e lo osservò con attenzione, anche lui era ferito ma in modo più superficiale rispetto al suo migliore amico: il viso era ricoperto di tagli e sangue, aveva perso il braccio sinistro ed era stato colpito da uno dei raggi di energia azzurra che generava l’armatura di Tony.

Notò che faticava a tenere aperti gli occhi.

“Ehi, soldato, non è questa l’ora del riposino. Non costringermi a metterti in punizione”

“Ho sonno, Steve, voglio riposare”

“Bucky, non chiudere gli occhi. Se lo fai potresti non riaprirli”

“E forse sarebbe meglio così” rispose il Soldato D’Inverno, con un rivolo di sangue che gli colava nel mento; il Capitano ripulì il liquido scarlatto con il pollice della mano destra, poi appoggiò la fronte a quella del più grande.

“Non dirlo mai più. Ci siamo scambiati una promessa. Insieme fino alla fine. Non è ancora arrivato il momento”.



 
Il sacco da box si staccò dal gancio, colpì una parete provocando un buco grande quanto lo stesso sacco; il giovane uomo si passò una mano nei capelli sudati, ansimando.

Forse sarebbe stato meglio se in quell’occasione Steve lo avesse lasciato andare.

O forse sarebbe stato meglio se non avesse mai smesso di essere il Soldato D’inverno, almeno non aveva la consapevolezza della situazione in cui si trovava.

Bucky guardò in direzione della porta della palestra, sentendo un’improvvisa confusione provenire dall’esterno.

Lasciò perdere l’allenamento ed uscì per vedere che cosa stesse accadendo.



 
Charlotte era ancora chiusa nella sua camera quando sentì a sua volta che qualcosa stava per accadere; uscì correndo e raggiunse la sala principale, quella in cui si arrivava tramite l’ascensore.

Vide diversi Agenti radunati là, si fece strada tra la confusione e raggiunse Maria Hill.

“Che cosa sta succedendo?”

“Le telecamere non funzionano. L’ascensore si è messo in funzione senza il nostro permesso. Qualcuno sta scendendo”

“Forse è uno degli Agenti”

“Charlotte, siamo tutti qui dentro” sussurrò la giovane donna, estraendo la pistola dal fodero.
   
 
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