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Autore: _Polx_    09/12/2017    3 recensioni
La vicenda prende ispirazione dall'ottava opera, non più narrativa bensì teatrale, che ha offerto al pubblico nuovi personaggi molto promettenti, ma al contempo uno sviluppo di trama, a mio parere, mediocre. Forse raccontare quanto venne dopo renderà tutto più chiaro.
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“Cos'ha a che vedere questo con Delphi? Lei è ad Azkaban, isolata dal mondo. Non può certo essere a capo di simili azioni criminali”.
“Ho la forte sensazione che in tutto questo Delphi sia sempre stata una semplice pedina. Un mezzo, inconsapevole d'essere tale, che infine è sfuggito dal controllo di chi cercava di governarlo”.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Sospirò contritamente, strofinandosi gli occhi con insistenza.
“Non credevo di trovarti qui”.
Sobbalzò: “Rose... sono tornato due ore fa dalla Svezia: una capata al Ministero era d'obbligo, per mettere in ordine qualche carta”.
“Qualcosa che non ami particolarmente fare”.
Sbuffò, preparandosi a sorbire l'usuale ramanzina.
Un brivido gli percorreva la schiena ogni volta che ripensava all'incarico di Ministro della Magia propostole l'anno precedente e rifiutato per puro dono divino: Rose supervisionava gran parte dei settori del Ministero e averla quale diretto superiore era già sufficientemente stressante.
“Va a casa, Scorpius, sembri distrutto”.
La fronte di lui si corrugò: la ramanzina non s'era conclusa come immaginava.
La guardò perplesso.
“Ci vediamo stasera” concluse lei con sorriso comprensivo, poi lasciò il suo ufficio.
Finalmente, Scorpius chiuse l'ultimo fascicolo e si alzò stiracchiando le membra intorpidite.
Alzò gli occhi al cielo e digrignò i denti quando, incamminatosi per i corridoi, la voce stridula d'un collega lo richiamò affannosamente.
Si voltò: un uomo paffuto correva goffamente per raggiungerlo, le braccia straripanti carte e documenti.
“Horatio, dovevo assentarmi dalla nazione un solo giorno e ne sono trascorsi tre. Come se non bastasse, ho due mesi di ferie arretrate” cercò subito di liquidarlo.
“Aspetta, Scorpius, ti prego: dobbiamo convincere gli ungheresi a cederci due neonati prima che diventino troppo feroci e sconvenientemente ingestibili”.
“Charlie Weasley è ambasciatore della nostra sezione ministeriale in Ungheria e in gran parte delle nazioni straniere che abbiano a che fare con grosse comunità di draghi. Rivolgiti a lui”.
“Non abbiamo tempo, Scorpius” gli si parò di fronte “tre rappresentati sono già seduti attorno a un tavolo e attendono di conferire con uno di noi”.
“Perfetto. Buona fortuna”.
“No, no, no, tu non capisci. Non hanno alcuna intenzione di cederci quei neonati e hanno davvero bisogno d'essere persuasi”.
“Buona fortuna” ribadì.
“Scorpius, ascolta” lo implorò “non mi daranno mai retta. Io sono... insipido” ammise storcendo il naso “ma guardati, invece: alto, biondo, fascinoso”.
“Ci stai provando con me, Horatio? Perché sono risaputamente impegnato”.
“Troverai sicuramente un modo per convincerli”.
Scorpius poggiò una mano alla sua spalla, fingendo accorata empatia: “Horatio, non hai idea di quanto freddo faccia nel nord della Svezia in questo periodo dell'anno: voglio solo tornarmene a casa per starmene al caldo e festeggiare il compleanno dei gemelli. Non ho alcuna intenzione di deluderli con la mia assenza, ci siamo capiti?”.
“Oh, certo, i gemelli. Quanto compiono?”.
“Cinque anni”.
“Ah, che bell'età...” cercò disperatamente d'addolcirselo.
“Splendida, non lo nego” gli diede un paio di pacche sul braccio “buona fortuna” ripeté per l'ultima volta, poi gli voltò le spalle e, impietosamente, se ne andò.
Raggiunse l'atrio del Ministero senza ulteriori intoppi e quasi spezzò la penna con cui giocherellava insistentemente nella propria tasca quando, a un passo dall'uscita, qualcun altro chiamò il suo nome. Quella voce, ad ogni modo, era molto più pacata e rispettosa dello snervante Horatio e questo fu un valido incentivo perché Scorpius accettasse di concedere un paio dei propri minuti: “buongiorno, Ling”.
Un uomo addetto alla posta ministeriale, minuto e ingobbito, lo raggiunse con passo claudicante: “buongiorno, signor Malfoy. Se ne va prima della fine del turno?”.
“È così”.
“Fa bene. Non bisogna accantonare la famiglia a causa del proprio lavoro”.
“Credo d'essere il primo Malfoy a prodigarsi in un impiego degno di definirsi tale dopo generazioni e generazioni trascorse nell'ozio. Non ho le necessità finanziarie né i presupposti genetici per perdermi nel mio lavoro, Ling: non se ne preoccupi”.
Quello sorrise timidamente: “ritengo comunque di doverle mostrare qualcosa” con mano titubante gli consegnò un foglio ingiallito “l'ho trovato questa mattina appeso a uno degli ingressi del Ministero”.
Scorpius lo scorse rapidamente: vi erano apportati dei nomi che lui conosceva.
“Sono le Sacre Ventotto” commentò con indifferenza, ma subito Ling indicò un cognome tra i molti e Scorpius comprese perché si fosse tanto affrettato a mostrarglielo: il nome dei Malfoy era sbarrato. “Impuri”: questo vi era stato aggiunto al fianco.
“Non sappiamo chi possa esser stato e purtroppo temo che molti abbiano fatto in tempo a vedere la lista prima del mio intervento, ma l'ho tolta appena ne ho avuto modo” assicurò Ling.
“E perché mai?”.
Quella domanda lo lasciò perplesso: “perché è una mancanza di rispetto, signor Malfoy”.
Scorpius impugnò la penna che già teneva in mano e apportò una firma ben visibile a piè pagina, dopodiché prese la propria bacchetta e, con un incantesimo Geminio, moltiplicò il numero di fogli: “ci tappezzi pure il Ministero” concluse cedendo il malloppo a Ling e, finalmente, poté volgere verso casa.
Era un cottage grande e confortevole, indubbiamente proprietà d'una famiglia abbiente, ma che nulla aveva a che vedere con la magnificente megalomania di Villa Malfoy. Quando varcò la soglia, fu accolto da due bambini giubilanti che subito si gettarono tra le sue braccia. Se non fosse stato per il nome che portavano, nessuno avrebbe intuito il loro lignaggio: sguardi felici, lineamenti dolci, carnagione d'ambra e ricci capelli corvini.
“Avevi detto che saresti stato via un solo giorno”.
“Lo so, Atlas”.
“Sei stato via più d'un giorno”.
“So anche questo, Penelope”.
“È stato il giorno più lungo nella storia dei giorni lunghi”.
“Così lungo che ha fatto in tempo a diventar notte per due volte”.
“Basta lamentarvi: sono tornato in tempo per la torta, no?”.
“Che meriteresti di non mangiare affatto” stavolta la voce che lo rimproverò suonò molto più severa e autoritaria.
“Mi spiace, Cass” si scusò salutandola con un bacio discreto “ci sono stati degli inconvenienti”.
“Lo credo bene”.
“Vi ho tenuti aggiornati: avete sempre avuto mie notizie”.
“Sì, sì” lo liquidò “togliti quegli stivali o bagnerai tutta la casa”.
“Credevo di trovare molta più folla” ammise lui, facendo quanto ordinatogli.
“Dato che non ero certa d'averti a casa per tempo, ho rimandato la festa ufficiale di qualche ora” spiegò Cassandra, andandosene.
“Dobbiamo aspettare fino a stasera per colpa tua” lo accusarono Atlas e Penelope.
Scorpius rise, scompigliando i capelli già scarmigliati di entrambi: “lo so, piccole pesti, mi dispiace”.
Poi si voltò e scorse per caso un intruso abbandonato sul divano, immerso fino alle orecchie nelle calde coperte natalizie della signora Weasley: “Cass” urlò “perché Albus dorme sul nostro divano?”.
“Perché avrebbe dovuto aiutarmi, ma s'è rivelato alquanto inutile” fu la risposta che lo raggiunse da oltre la porta della cucina “sveglialo”.
Scorpius lo colpì seccamente al fianco e la testa di Albus subito sbucò dalle coperte. Impiegò qualche istante a inquadrarlo, perché i suoi occhi erano disorientati e impastati di sonno: “ben tornato” mugugno “che vuoi?”.
“Hai del lavoro da fare”.
“Tua moglie non vuole che impieghi la magia” si giustificò voltandosi dall'altra parte.
“In cucina, Albus, il resto della casa è tuo” ribadì Cassandra senza esitazione.
Quello sbuffò: “d'accordo, d'accordo. Non s'è mai visto un ospite costretto al lavoro” si lamentò prima d'incamminarsi verso la sala da pranzo.
“Non eri più ospite di questa casa già da prima che l'acquistassimo” lo zittì Scorpius.
“Vi muovete?” Cassandra sbucò dalla porta, stizzita “tra due ore questa casa si riempirà e siamo ancora in alto mare”.
“Subito” Scorpius estrasse la propria bacchetta e cominciò ad apparecchiare la grande tavola.
“Si può sapere cosa ti ha trattenuto in Svezia per tre giorni?” chiese lei, alzando la voce per sovrastare la distanza.
“Sì, Scorpius, si può sapere?” si unì Albus, mentre accatastava pigne di piatti.
Quello lo squadrò con astio: “burocrazia, come vi ho già detto e ridetto. Odiosa burocrazia”.
Le sue orecchie si tesero quando percepì il suono conosciuto d'una vocina acuta e squillante chiamarlo da oltre lo steccato del giardino: “cosa c'è?” urlò di rimando.
“Atlas è salito da solo su Alastor”.
Scorpius si Materializzò in un singulto. Rientrò pochi istanti dopo dalla porta d'ingresso, tenendo il bambino scalpitante sotto braccio, mentre Penelope li seguiva a breve distanza sorridente e impettita, orgogliosa della propria soffiata.
“Alastor è buono con noi” si lamentava Atlas.
“Non lo metto in dubbio, ma i Thestral non sono animali adatti a voi bambini” lo rimproverò Scorpius, poggiandolo a terra.
“Perché?”.
“Perché non lo vedi, Atlas!” esclamò “non sai neppure quale sia il davanti e quale il dietro”.
Il bambino scrollò le spalle, come se la cosa gli apparisse irrilevante, poi prese la sorella per mano e la trascinò al piano superiore.
Il campanello suonò e Scorpius alzò gli occhi al cielo: tutto ciò che chiedeva era un attimo di quiete.
“È ancora presto per la festa” sbuffò aprendo la porta “l'accoglienza sarà magra” ma si zittì sorpreso quando riconobbe l'imponente figura impalata sullo zerbino: “Hagrid?”.
“Perdonami se sono in anticipo” si scusò l'anziano e irsuto mago, varcando la soglia “ma ti ho portato un pensierino. Con questo non potrai mai dimenticarti della bella zuffa che tu e Teddy avete avuto con quel Basilisco svedese”.
Si sentì un cozzare di stoviglie dalla stanza accanto e Hagrid vi puntò gli occhi, sorpreso. Quando tornò a guardare Scorpius, lo scoprì rigido e improvvisamente pallido, la fronte aggrottata, le labbra serrate.
“Hagrid” bisbigliò appena, ma era troppo tardi.
Cassandra si era già affacciata all'ingresso: “Basilisco?” ripeté in un sibilo.
“Non è come sembra” assicurò Scorpius, recuperando improvvisamente tutte le proprie energie “era giovane, piccolo, mezzo cieco e...”.
“E per fortuna avevo qualche lacrima di fenice con me” si unì Hagrid “non è stato bello vedere il braccio di Scorpius nella sua bocca”.
Persino il viso di Cassandra impallidì: “ti ha morso?”.
“No” negò lui fermamente.
“Non dovevo dirlo” borbottò Hagrid in sottofondo.
Dopo un infinito istante di muto stallo, Cassandra voltò loro le spalle.
“Diamine, Hagrid” ringhiò Scorpius in preda al panico “vuoi distruggere il mio matrimonio?”.
“Che ne sapevo che lei non sapeva?”.
“Eravamo andati in Svezia per dei Mollicci, Hagrid. Certo non le racconto che siamo incappati in uno stramaledetto Basilisco”.
“Ma era difettoso. Quel delinquentello d'un mago aveva seguito male le istruzioni. Non era così pericoloso”.
“Vallo a dire a Cassandra” poi prese un respiro profondo e, fattosi forza, raggiunse la cucina.
“Burocrazia” commentò lei prima ancora che varcasse la soglia e Scorpius ringraziò di non essere l'impasto che in quel momento stava amalgamando, data la furia repressa con cui vi immergeva le mani.
“Cass, ascolta...”.
“Ci tieni proprio a lasciare orfani i tuoi figli”.
“Ma no, Cass! È stata una sfortunata casualità. Non era mai accaduto prima, non accadrà mai più in futuro. Ci siamo semplicemente imbattuti nel folle esperimento di un mago mezzo matto”.
“Odio quando mi racconti balle”.
“Non capita mai”.
“Già questa lo è di per sé”.
“Cass, ascolta, non volevo preoccuparti inutilmente. Lo faccio in buona fede, davvero”.
“Ti sarei grata se smettessi”.
Lui annuì contrito: “d'accordo, perdonami”.
“Dunque?” insistette lei, sfregandosi le mani in un panno per pulirle dalla farina “cosa potrà mai averti portato Hagrid?”.
“Una cosa bellissima” esclamò il mezzo gigante, scansando malamente Scorpius e invadendo lo spazio che li separava. Consegnò a Cassandra un piccolo oggetto bianco e appuntito: una zanna lunga un paio di pollici.
“Purtroppo ormai sono troppo vecchio per partecipare a simili avventure” si lamentò Hagrid “ma ad avere una di quelle, me ne vanterei di sicuro”.
Cassandra non poteva negare d'essere affascinata da quel piccolo osso un tempo intriso di veleno, ma ciò non bastò a sbollire la sua rabbia. Qualcos'altro giunse in soccorso di Scorpius, a tal riguardo.
La voce di Albus proruppe dal salotto: “Cassandra, Lok è entrato con una lettera per te”.
Subito la casa si animò: a quelle parole, i bambini scesero di corsa le scale ed entrarono in cucina, Albus li seguì a ruota e Hagrid rimase dove si trovava, perplesso e incuriosito al tempo stesso.
Atlas e Penelope si presero per mano, in preda alla più bruciante impazienza. La bambina tese la destra ad Albus: “zio Al, fa il tifo con noi”.
Lui la strinse.
“Non tieni per mano anche me?” lo punzecchiò Scorpius.
“Certo, tesoro... controlla attentamente il mittente” si raccomandò poi con Cassandra.
“Non preoccuparti, Albus” replicò lei, aprendo cautamente la busta “viene da Ilvermorny”.
“Quindi sapremo come hanno risposto alla tua domanda”.
Dalla faccia di Cassandra, compresero il contenuto della lettera ancor prima che lei lo leggesse: “siamo impazienti di ospitare la prima professoressa No-Maj della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, prodigatasi nello studio della Babbanologia, così definita secondo la specifica terminologia britannica. I nostri studenti sarebbero inoltre interessati a seguire alcune conferenze incentrate sul mondo della legge e della giurisprudenza in cui la dott.ssa Goodman si è specializzata all'interno della comunità No-Maj” saltellò sul posto come una bambina esagitata. Gli altri presenti applaudirono. Scorpius, invece, si astenne.
“Andiamo” Albus lo colpì con forza alla spalla “ora che hai persino un dente di Basilisco da sfoggiare, farai scintille”.
“Non ho alcuna intenzione di andare” assicurò l'altro.
Vi fu un'esclamazione generale di sdegno e lui continuò: “mi avevano già invitato, senza neppure che io li stuzzicassi al riguardo, e poi mi han dato buca. Se lo sognano”.
“La tua conferenza si sovrapponeva a un incontro col Presidente del MACUSA, Scorpius” gli ricordò Cassandra “credi di essere all'altezza del Presidente del MACUSA?”.
“Credo che gli impegni vadano rispettati”.
Cassandra gli sventolò il foglio davanti agli occhi e lui proseguì nella lettura di malavoglia: “saremmo infine onorati di avere finalmente tra noi il signor Scorpius Hyperion Malfoy, esperto di Creature Magiche e Arti Oscure, per la quale precedente assenza siamo mortificati. Speriamo trovi tra noi la migliore delle ospitalità” scacciò la mano di Cassandra “non importa! Loro sono ipocriti e tutto ciò che dicono baggianate”.
Lei lo fissò in silenzio ed era evidentemente incerta su come replicare a tanta caparbietà. Decise infine di farsene una ragione e passare oltre: “bambini, andiamo a Ilvermorny!” esclamò alzando le mani in segno d'esultanza.
Atlas e Penelope fecero altrettanto, poi si diedero un cinque e il contatto tra le loro manine trasfigurò una lieve pioggia di polvere dorata.
“Niente magia, bambini” li rimproverò Cassandra “o insozzerete l'impasto e mi toccherà farne di nuovo”.
“Aspettate un istante” s'intromise Scorpius “andrete tutti? Mi lascerete qui, da solo, per due settimane?”.
“Ci sarò io con te!” esclamò Albus, ma non gli prestarono attenzione.
“Tu l'hai scelto” replicò invece Cassandra con una scrollata di spalle.
Lo sguardo di Scorpius incrociò quello di Penelope, ma subito la bambina si ritrasse: “non guardare me: io voglio andare a Ilvermorny. Lo dirò al nonno, appena arriva” esclamò poi.
“Perché tu?” protestò Atlas.
“Glielo direte entrambi” li placò subito Cassandra, ma Scorpius era rimasto un passo indietro: “sul serio, ragazzi? Mi lasciate a casa, così?”.
“Sì, Scorpius” assicurò lei “o vieni, o resti. A noi non importa”.
“A me importa” s'oppose Atlas.
“Grazie, bimbo” annuì lui, soddisfatto e riconoscente.
“Quindi resterai a casa con papà?” chiese Cassandra.
“No”.
Le mani di Scorpius si agitarono in un gesto di esasperata sorpresa: “sapete che vi dico?” si arrese infine “per una volta farò buon viso a cattivo gioco e verrò. Solo per farvi contenti”.
All'esultanza dei gemelli si unì quella di Albus: “fantastico! Casa tutta mia per due settimane”.
“Approfitti a tal punto di noi da farmi prendere in considerazione la possibilità d'aprire un contratto d'affitto a tuo carico” gli fece notare l'amico.
Ovviamente, Albus lo ignorò e si mise piuttosto a frugare per tutta la cucina: “dov'è quel vostro champagne babbano?”.
 
  
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