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Autore: Steno    15/12/2017    2 recensioni
Questa storia parla di una giovane donna che vuole cambiare il mondo e trasformarlo in un Utopia. Durante il suo viaggio sarà accompagnata da persone che cercheranno di fermarla, mentre altri proveranno ad aiutarla.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come dicevo non so se questa storia continuerà ulteriormente. 
 
Let's stick together

Un orribile rumore di pneumatici che sfregano sull’asfalto accompagnato da un coro di clacson invase l’aria.
Un camion fuori controllo sbandò per la strada, lanciato a tutta velocità, puntava il parco dove era in corso un festival estivo. Alcuni gridavano scappando mentre altri rimanevano atterriti fermi sul posto, completamente paralizzati dalla paura.
Il mezzo sfondò la palizzata che divideva lo spazio verde dalla strada pronto a mietere le prime vittime.
Poi il tempo sembrò fermarsi.
Le ruote giravano a vuoto mentre la vettura si alzava nell’aria roteando lentamente su sé stessa, passò sopra la folla che osservava attonita galleggiando fino ad uno spazio sgombro dove si depositò al suolo proprio davanti ad una figura esile che accompagnò tutta la discesa con il movimento delle braccia, per poi lasciarle ricadere lungo i fianchi a lavoro ultimato.

Mi svegliai di soprassalto. Dopo un attimo il panico causato dal risveglio improvviso si calmò.
La stanza era buia ma fuori il cielo stava schiarendo. Mi misi con fatica a sedere incrociando le gambe, le emozioni forti del sonno non accennavano a sparire, con un suono soffocato affondai il volto tra le mani cercando di regolarizzare il respiro.

Ultimamente avevo ricominciato a fare quel sogno. Quello era stato il momento in cui tutto era cambiato. Ricordavo ancora perfettamente l’istante in cui aveva notato il camion e avevo capito che c’era solo un modo di evitare la strage.

Raddrizzai la schiena, i palmi delle mani mi sembravano grigi nella penombra.
Usare la telecinesi era come avere un senso in più: avvertivo gli oggetti intorno a me e il formicolio sotto pelle, che si agitava indistintamente della punta delle dita al polso, ormai era familiare. Una strana conseguenza è che le cose mi sembravano meno stabili, sarebbe bastato un gesto e degli oggetti di norma inanimati avrebbero preso a volteggiare per la stanza senza motivo apparente.

Con sospiro decisi di alzarmi. Una doccia avrebbe lavato via gli strascichi di quella notte agitata.
°°°°°
“Buongiorno!” mi salutò Josie al mio ingresso in ufficio. La mia segretaria era presto diventata indispensabile per la fondazione.
Era una donna di mezza età con uno spiccato senso dell’organizzazione; era stramaledettamente brava nel suo lavoro e nonostante, ne ero certa, le pressioni che aveva subito non si era mai lasciata scappare nulla.

Persa nelle mie riflessioni mi sfilai il giacchetto appendendolo e non notai il nostro ospite finché Josie non si schiarì la voce con discrezione.
Era un uomo avanti con gli anni, dai radi capelli grigi e la pancia strangolata da una cintura decisamente troppo stretta. Il suo completo era costoso e il fermacravatta aveva tutta l’aria di essere d’oro.

“Il signor Cosby attendeva il suo arrivo” mi informò Josie “Può riceverlo subito?”

La guardai smarrita: “Fra un secondo!” dissi precipitosamente e corsi al riparo nel mio ufficio.
Chiusa la porta alle mie spalle si guardò intorno in preda al panico. Brian Cosby mi voleva vedere. Il più grande scrittore di romanzi erotici del mondo era nel mio ufficio. Cosa diavolo stava succedendo?

I fogli sulla mia scrivania si alzarono in volo e si accatastarono in uno sportello che si era aperto da solo. Il cestino, che avevo rovesciato con un calcio il giorno prima in un momento di frustrazione, tornò al suo posto e coì le carte al suo interno. Infine le persiane si aprirono lasciando entrare la luce del sole.

Presi posto dietro la scrivania ancora incredula e accesi l’interfono: “Josie, fai accomodare il signor Cosby”

“Ma certo signorina Maillard”

La porta si aprì e Cosby in persona chinò la testa in segno di saluto.

“Buongiorno, immagino che avrei dovuto prendere appuntamento ma è stata una decisione improvvisa, spero di non averla colta in un brutto momento” si accomodò nella sedia di fronte a me poggiando un logoro diario sulla scrivania.
Il mio sguardo saettò dal libro all’uomo.

“Assolutamente, non avevo appuntamenti questa mattina, solo mi chiedo come posso aiutarla” ero cauta, dalla mia apparizione in televisione in molti avevano cercato spudoratamente di approfittarsi di me.

“In realtà spero di poter essere io ad aiutare lei, ma prima di continuare la nostra conversazione vorrei che leggesse le prime pagine di questo” spinse il diario verso di me e, senza aspettare una risposta, si alzò andando ad ammirare i quadri appesi alle pareti con l’interesse che si potrebbe riservare ad un’opera d’arte. Non poteva sapere che Josie li aveva comprati per me ad un mercatino delle pulci, tanto per dare un tocco di colore alle pareti.

Circospetta presi il libro, non sapevo bene cosa aspettarmi dal diario di uno scrittore erotico; senza contare che leggere il diario di qualcun altro mi sembrava intrinsecamente sbagliato.

Caro diario diceva la prima pagina sta succedendo qualcosa di strano.
Oggi dal droghiere ho incontrato Mary Olland. Ho sempre avuto un debole per quella ragazza: è così dolce e gentile che sento l’impulso irrefrenabile di proteggerla. Mi ha sorriso, come sempre, poi ho avvertito chiaramente la sua voce dire -Maledizione Brian, quando ti deciderai a fare la tua mossa? Sono stufa di fare la santarellina! È da quando Leonard si è trasferito in città che non passo del tempo con un uomo!-
Inutile dire che mi è andata di traverso la saliva e ho rischiato di soffocare. La stavo guardando dritta in faccia e ho la certezza che le sue labbra non si erano mosse.
Non è finita qui!
Si è messa a battermi sulla schiena e quando i miei colpi di tosse si sono quietati la sua voce ha continuato.
-Senti che spalle forti! Scommetto che riesce a tirarmi su senza problemi; ho sempre voluto farlo contro una parete!-
L’ho guardata disperato e anche se la sentivo parlare lei non stava dicendo niente. Sono scappato con una scusa.
È già la seconda volta questa settimana, mi ero quasi riuscito a convincere che, quando l’altro giorno ho sentito mio fratello pensare alla figlia del locandiere, era tutto dentro la mia testa. Non capisco cosa sta succedendo, ovviamente mi è successo di pensare a Mary in quei termini, ma solo in qualche momento privato a notte fonda. Non posso essermelo immaginato ma non riesco a concepire un’alternativa valida.

“Forse sto impazzendo” completò Brian ad alta voce.

Lo guardai confusa, l’uomo era dall’altra parte della stanza e non c’era modo che potesse sapere dove fossi arrivata a leggere; poi un’idea assurda si fece strada nella mia testa.

“Che strano…” mormorai esitante “Sembrava quasi che lei mi avesse…”
“Letto il pensiero, è esattamente così”

Scattai in piedi facendo cadere il libro. Avevo spalancato la bocca ma non sapeva cosa dire e la richiusi. Provai ancora ma le parole sembravano sfuggirmi.

“Non può essere poi così sorpresa, lei ha fatto volare un camion con rimorchio, è su youtube lo sapeva? La risoluzione è pessima ma il contenuto è inequivocabile”

“Io…lei…non può essere” crollai di nuovo a sedere. Fissai il vuoto per un lungo momento poi l’accettazione si fece largo in me.

“Credevo di essere la sola” dissi infine.

“Anche io” Brian si avvicinò nuovamente alla sedia mettendosi comodo “Per più di trent’anni ho pensato che non avrei mai potuto parlare di questo con nessuno, ma confido che lei saprà mantenere il mio segreto”

Distrattamente mi trovai ad annuire: “Quindi lei sente tutto quello che penso?”

“No” la fronte mi si corrugò e l’uomo sorrise “Il mio potere sembra avere un grosso limite” spiegò “Per qualche buffo scherzo del fato sono in grado di leggere solamente i pensieri erotici. Poco fa, sono stato in grado di capire cosa pensava esclusivamente perché la vostra attenzione era focalizzata sui primi episodi in cui si è manifestata la mia capacità”

Mi  morsi un labbro mentre le labbra mi si piegavano inesorabilmente verso l’alto.
“Avanti, rida pure” disse Brian divertito a sua volta “Convengo che è un potere assurdo, ma mi ha portato grandi benefici nella vita. Innanzitutto una carriera sfolgorante che mi ha reso ricco, inoltre ho fatto felici molte donne”

Ero scossa da una ridarella incontrollabile: “Mi scusi” rantolai “La smetto subito!”

“Non c’è problema” mi tranquillizzò Brian rilassandosi sulla sedia “Devo dire che è liberatorio raccontare tutto a qualcuno, è come se avessi aspettato tutta la vita per ridere con qualcuno della mia sorte”

Mi asciugai una lacrima: “Deve essere stata dura da solo” dissi calmandomi “Davvero non lo ha mai detto a nessuno?”

“Mi dica, signorina Maillard, se non fosse stato per l’incidente del camion lei avrebbe comunque rivelato in suo segreto?”

Ci pensai su, non me lo ero mai chiesto:
“Probabilmente no, capisco cosa vuole dire. Non sa se ci sono altri come noi?” adesso che avevo scoperto di non essere l’unica il mio cervello era in fermento, forse là fuori altri come noi si nascondevano nell’anonimato pensando di essere soli.

“Non che io sappia, ma forse altri, come me, dopo averla vista uscire allo scoperto cercheranno di contattarla. Tuttavia vorrei che il mio segreto rimanesse tale, capisce bene che altrimenti dovrei dire addio alla mia carriera e potrei andare incontro a provvedimenti legali”

Annuii entusiasta: “Ma certamente! Spero comunque che potremo rimanere in contatto”

“In realtà sarei qui anche per un’altra ragione” disse Brian aprendo la borsa di pelle “Ho sentito che la vostra iniziativa sta incontrando qualche difficoltà”

“Temo di sì, sembra che ridicolizzare il governo in diretta abbia smosso gli animi delle persone comuni, ma mi ha anche procurato nemici potenti, buona parte delle offerte che mi erano state fatte sono state ritirate” con senno di poi mi ero quasi pentita dell’intervista.

“Immagino, d’altra parte se lei ha successo mostrerà alle persone che esiste un’altra strada e immagino che non possano permetterlo” continuava a frugare senza molto successo, poi si aprì in un’esclamazione vittoriosa ed estrasse una busta.

“Le confesserò che quando ho iniziato a scrivere era più per disperazione che altro, non ho mai desiderato diventare ricco, mi bastava avere da mangiare e un tetto sopra la testa. Avevo dovuto abbandonare la città dove sono nato perché non riuscivo più a guardare in faccia le persone con cui ero cresciuto e ho dovuto dire addio all’unica donna che io abbia mai amato: una creatura pura e innocente, mi creda so quello che dico” il suo sguardo perso in un ricordo lontano tornò su di me “Però quando ho proposto il mio primo libro ad un editore è impazzito, sono stato pubblicato nel giro di un mese e l’opera è andata a ruba” mi strizzò l’occhio “La mia protagonista, Mary, e le sue torbide avventure amorose hanno avuto un successo quasi ridicolo” le passò la busta e io lo guardai interrogativa.

“Desidero fare la prima di una lunga lista di donazioni alla vostra causa”

La busta le cadde: “Dice davvero?”

“I miei genitori sarebbero morti di fame se non potessi mantenerli io, inoltre mi sembra ora di restituire qualcosa al mondo”

“Io non so come ringraziarla signor Cosby!”

“Non c’è da ringraziare, come hai detto in televisione cambiare il mondo da soli è difficile, specie perché le persone vogliono qualcosa in cambio. Ma io ho già avuto più di quanto potessi desiderare”

Era commossa.
Mentre accompagnavo Brian alla porta lasciai l’assegno ad una stupefatta Josie e lo salutai dall’uscio finché il suo taxi non fu sparito.

Non ero più sola!
   
 
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