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Autore: BabaYagaIsBack    23/12/2017    3 recensioni
In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. E' da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare tutti i mostri che popolano la notte più scura, prefiggendosi come obbiettivo ultimo quello di uccidere Dracul, il Re di tutti i Vampiri.
Districandosi tra personaggi bizzarri e situazioni estreme, Miss Bahun cerca di mettere fine alla linea di sangue creata dai fratelli Corvinus, ergendosi al di sopra di tutti gli altri suoi compagni. Eppure qualcosa non torna, una nuova minaccia sembra voler sovvertire tutto ciò che lei conosce e, improvvisamente, gli amici diventano nemici. Di chi fidarsi,quindi, quando il genere umano è in pericolo?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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I

Roma, 1820

Miss Bahun si guardò attorno con circospezione, cercando di capire da quale delle immense porte della Cattedrale della Vergine Oscura sarebbero entrati Padre Costantino ed il Vescovo Nikolaj, gli uomini che da quando aveva preso i voti da vânător si erano occupati delle sue commissioni da parte del Santo Padre.

Intorno a lei decine di occhi dipinti le parvero posarsi sulla sua testa, dove un'acconciatura simile ad una crocchia minacciava di sfaldarsi da un momento all'altro. 
Seppur si trattasse di un incontro ufficiale, quella mattina proprio non ce l'aveva fatta a sistemarsi a dovere, come imponeva l'etichetta insegnatale al monastero dove era cresciuta, nei pressi di Bistria, finendo così con l'annodare a caso i capelli ed infilarsi i primi vestiti trovati nel baule in fondo al letto. Non che normalmente prestasse tanta attenzione al proprio aspetto, in fin dei conti la comodità era per lei nettamente più importante di qualche pizzo e merletto in più, ma certamente avrebbe potuto avere un occhio di riguardo per simili situazioni.

Svogliatamente piegò la testa da un lato, in modo da riuscire a vedere con la coda dell'occhio il quadrante di un orologio finemente decorato - uno dei tanti oggetti preziosi presenti nella stanza. Rimase muta, in attesa che le lancette segnassero ben dieci minuti in più sull'orario dell'appuntamento prestabilito: tutto tempo che quei due le stavano sottraendo dal pisolino pomeridiano. Come avrebbe fatto, la notte, a rimanere sveglia e andare a caccia? Il sonno era per lei qualcosa di estremamente prezioso, più di tutti gli ori presenti nel salone in cui si trovava in quel momento. Ne aveva poco e solo durante le ore diurne, quando i seguaci del Male si andavano a rintanare nei loro involucri umani fingendosi persone qualunque, quindi non voleva permettersi di sprecarlo a quel modo. Uno sguardo attento avrebbe potuto scorgere sul suo viso, sotto la cipria chiara, occhiaie di un viola smunto, capaci di raccontare della perenne insonnia in cui era costretta; un lavoro come il suo, d'altronde, richiedeva molte più energie di quanto fosse possibile immaginare e sacrifici degni di epopee eroiche.

Un chiacchiericcio lontano e leggero si fece strada tra i corridoi oltre le porte che aveva di fronte, distraendola dal ticchettio continuo delle lancette.

Le persone per cui svolgeva quella strana e macabra attività stavano arrivando e, come di consuetudine da quando li conosceva, sarebbero entrati senza badare a lei fino al momento dei saluti di circostanza; si sarebbero fatti baciare le mani ingioiellate e avrebbero preso posto sulle poltrone imbottite che si trovavano al di là di un tavolino per il tè, cercando in tutti i modi di far sembrare quell'incontro la cosa più normale del mondo e forse, sotto un certo punto di vista, si sarebbe potuto realmente descrivere così.

Per quanto Miss Bahun potesse ricordare, era da poco più di un decennio che ogni mese, alle volte settimane, si recava in quel luogo per ascoltare le richieste della Curia e rifornire la propria già ampia collezione di artifici da battaglia, consacrati secondo i Sacri Riti della Vergine. Non che fossero armi speciali o con qualche particolare potere magico, non avevano nulla di diverso da quelle che si potevano comprare nelle armerie o al mercato nero, ma venivano comunque sottoposte a pratiche religiose che, si diceva, portassero fortuna al cacciatore - anche se fino a prova contraria solo in quell'ultimo anno avevano dovuto seppellire ben cinque suoi compagni. Il fatto di battezzare pistole, pugnali, coltelli, balestre e quant'altro potesse essere utile ad assassini dell'occulto come loro, era più una sorta di favola da raccontare ai futuri vânător che, in questo modo, finivano con l'avere molta più fede nella causa che erano in realtà costretti a servire.

Finalmente la maniglia all'angolo destro della sala si abbassò, permettendo a due uomini dai visi e dalle pance tonde di fare il loro ingresso con passo solenne. Padre Costantino, notò Miss Bahun, vestiva il suo solito saio bianco latte, ricamato finemente con fili color ottone intrecciati con talmente tanta maestria da riprodurre, sulla zona alta del busto, una sorta di collana di viti e croci sottili. I pochi capelli rimastegli sulla testa erano stati bagnati e portati indietro per coprire la zona ormai completamente glabra, su cui le prime macchie della vecchiaia avevano iniziato a fare la loro comparsa. Al suo fianco, intento a ridersela con gusto, il Vescovo Nicolaj Wassily II si distingueva per l'opulenza della mantella indossata sopra ad un abito viola come gl'iris più belli del giardino al di fuori dell'immensa Chiesa in cui si trovavano. Dalla sua figura trapelava senza fatica il suo gusto per lo sfarzo, cosa che, se messa su un uomo di fede come quello, poteva solo farne scadere la credibilità. 
Agli occhi della vânător, però, non erano altro che pomposi emissari di un Papa impaurito dal crescente numero di omicidi commessi dai mostri.

Si alzò lentamente, tirando un sorriso a labbra strette ed attendendo che entrambi giungessero nei pressi del tavolino e delle sedute da dove lei non era intenzionata allontanarsi, poi, come previsto, si svolse tutto nella solita monotonia: qualche chiacchiera cortese e un fugace bacio su pietre tanto grandi da occupare quasi tutto lo spazio di un dito. Fare vanto della ricchezza in cui le caste più alte della Curia si ritrovavano non sembrava certo essere un problema, per loro - ma sfamare i poveri vecchi agli angoli della Città Santa aveva tutt'altra considerazione.
Fu quindi impossibile per la donna non pensare a quanto quegli anelli potessero valere, a quante pistole a ruota o radici di belladonna avrebbe potuto comprarsi rubandone uno. Forse, si disse, portando anche solo il più piccolo di essi da un qualche orafo lì nei pressi della capitale del Regno, avrebbe potuto guadagnare una somma maggiore del suo ordinario stipendio che, tolte le spese varie per le missioni in cui la spedivano, si riduceva a solo una manciata di monete d'oro zecchino. Gli unici a poter vantare dei guadagni degni di nota erano i grandi cacciatori, quelli che secondo le file ecclesiastiche erano stati in grado di compiere imprese fuori dal comune, esattamente come era capitato a suo padre, il maestro Emil Bahun - il cui sguardo severo torreggia su di un'enorme tela al centro della sala da pranzo nel monastero in cui era cresciuta: un monito per gli studenti più ribelli e un idolo a cui gli insegnanti non potevano negare una benedizione.

Padre Costantino le rivolse la parola, distraendola dai pensieri riguardanti la vendita di contrabbando: «Vi trovo bene, Katarina, sembrate più riposata rispetto all'ultima volta che vi ho incontrata». Come dargli torto del resto? Quando si erano visti, tre mesi prima, lei era rimasta seduta su una branda nell'infermeria di Bistria mentre due Ecclesiastici di basso rango cercavano di ricucirle un taglio sul braccio e toglierle dalla mano opposta schegge di vetro, souvenir di uno scontro finito meglio di quanto avesse sperato.

La cacciatrice poggiò entrambe le mani sopra alla propria bombetta, lisciandone ogni tanto il rivestimento: «Si fa quel che si può per non morire, non pensate anche voi?» con sguardo insolente si rivolse ad entrambi gli uomini che, all'unisono, annuirono.

La loro era stata chiaramente un'asserzione di circostanza, magari anche intimoriti dal fatto che di fronte non avevano una signorina di buona famiglia qualunque, ma un'assassina in grado di ucciderli senza farsi troppe remore. Cosa potevano saperne, quei due, della lotta per la sopravvivenza? Non avevano mai rischiato la loro vita nello stesso modo in cui aveva fatto lei, né mai si erano preoccupati di impugnare un'arma e difendere una persona al di fuori di se stessi.

A quel punto, forse notando il disagio scaturito da una simile conversazione, un chierichetto si avvicinò al tavolino reggendo, su di un vassoio di pregiato argento, tre tazze e una teiera. Era uso, per Padre Costantino, sorseggiare un tè caldo mentre si parlava di questioni importanti e orribili come quelle, quasi le zollette di zucchero che tendeva ad annegare nella propria coppa fossero abbastanza per addolcire le terribili notizie che portava e riceveva. 

«Vi siete dunque ripresa, ora?» la voce del Vescovo parve molto più fastidiosa di quanto Miss Bahun ricordasse, ma provò a non dargli peso, concentrandosi nuovamente sulla questione principale per cui era giunta fin lì, rinunciando a del sano quanto meritato riposo nella bettola in cui tendeva ad alloggiare quando metteva piede in città. A quei tristi e inutili incontri, avrebbe preferito decine di volte un'arringa con qualche soggetto sputato fuori dall'esercito della notte, oppure qualche ora in più rintanata sotto alle coperte. Afferrò la tazza, storcendo appena la smorfia: «Non vedo l'ora di rimettermi al lavoro, Vostra Grazia» e subito dopo sorrise con vacuità, portandosi il bordo dell'argenteria alle labbra e prendendo un lungo sorso. Quantomeno doversi recare in quel luogo aveva i suoi vantaggi: godersi del tè così pregiato era vanto di pochi, in un periodo di magra come quello.

Nikolaj Wassilly ricambiò l'espressione: «È un piacere, per le mie orecchie, sentirvi così desiderosa di riprendere la missione datavi dal Santo Padre in persona. Voi vânător siete indispensabili per il genere umano e per questo la Vergine vi riserverà un posto d'onore nella sua Casa tra le stelle più luminose del firmamento. La vostra fede è invidiabile, Signorina!» a quelle parole, Katarina avvertì un brivido freddo correrle lungo la schiena.

Fede? No, la sua non era devozione totale per una Dea e degli ideali astratti, per qualcosa di intangibile; lei non credeva in nessuna delle centinaia di fandonie che sin da bambina avevano provato ad inculcarle nella mente e, se avesse dovuto parlare a cuore aperto delle proprie motivazioni, avrebbe sicuramente citato la necessità sempre più crescente di far male, di punire qualcuno per tutto il male che pian piano aveva iniziato a divorarsi l'Europa. Come altri era stata costretta ad intraprendere una strada del tutto diversa da quella dei suoi innocenti coetanei, rinunciando alle cose più naturali della vita: una famiglia, degli amici, un lavoro e l'amore. L'avevano strappata dal torpore delle braccia materne per buttarla nel buio delle celle in cui i monaci tenevano gli allievi; l'avevano colpita ripetutamente per insegnarle la disciplina militare, privandola di ogni bene fino al giorno dell'investitura a cacciatrice e poi, una volta libera, si era concessa il lusso di trovare giovamento in quella realtà così perversa ed oscura, partendo dal sadico piacere di mettere in "scacco" tutte le creature appartenenti alle tenebre.

«Siete mai stata a Londinium, mia cara?» Padre Costantino le posò addosso uno sguardo curioso, quasi gli interessasse veramente la questione. In fin dei conti si trattava di un uomo buono ed ingenuo, capace di essere manipolato senza gran fatica e certamente, nel suo cuore circondato dal grasso, provava per lei una sottospecie di tenero affetto.

Miss Bahun scosse la testa. 
No, non era mai stata nella capitale dei Domini di Britannia e tutto ciò che ne sapeva a riguardo erano storie narrate nelle osterie di Roma, dove i viaggiatori andavano e venivano in continuazione, portando con sé oggetti fuori dal comune.

Il prete a quel punto ridacchiò appena, mettendo in mostra le gote gonfie e rosse come pomodori: «Quale migliore occasione, allora, per andarvi? Sapete, ci sono sopraggiunte alcune particolari informazioni, sia dalla stampa, sia dal Dipartimento di Polizia Centrale riguardo ad alcuni strani casi d'omicidio. Non avete letto nulla a riguardo?» le domandò infine lisciandosi i baffi pallidi, ancora vagamente biondi sul limitare del pelo.

«Non amo leggere notizie di cronaca nera, dopotutto è un argomento che affronto quotidianamente» la donna rimise la propria tazza sul pattino, attendendo il proseguo della conversazione.
«Sì, sì, me lo dite ogni volta ed io me ne scordo sempre! Che sbadato» l'uomo continuò a ridersela in solitaria, mentre il Vescovo, che era solo al suo terzo incontro con la vânător, non smise per un solo istante di indagarne la figura, osservandola con così tanta intensità che Katarina avrebbe potuto dire con assoluta certezza in che punto del suo corpo lo sguardo dell'uomo si stesse soffermando di volta in volta: prima sull'acconciatura malferma da cui spuntavano ciocche sparse, sugli occhi truccati con colori caldi, sul lungo collo che andava a nascondersi in un colletto nero merlato, poi sulle mani affusolate, sulle gambe che uscivano da sotto la gonna, avvolte in un paio di parigine color cammello.

Ogni centimetro non coperto dall'abito era un buon appiglio da cui trarre informazioni. Era palese che la stesse studiando, quasi non fosse certo di aver davanti qualcuno degno di portare a termine una missione come quella che stavano cercando di proporle.

Sarebbe stato divertente, pensò, fargli notare come non avesse poi grande possibilità di scelta vista la moria di cacciatori che aveva decimato le loro file. 
Dracul sembrava essersi fatto molto più potente, così come Ludwig Lycan e altri soggetti poco piacevoli d'avere intorno che, di quel passo, sarebbero riusciti a mettere in ginocchio l'Ordine, la Chiesa e persino i mortali.

«Ad ogni modo,» riprese il meno potente dei due, «vorremmo che andaste lì a controllare. Per ora gli unici due cacciatori presenti nella città non hanno saputo fare alcun progresso in materia. Pensiamo che la vostra esperienza e le vostre competenze possano essere loro utili». Alla donna venne da ridere. Se lei era davvero l'unica vânător che ritenevano essere adeguato per un simile compito, dovevano davvero essere messi male.

«Si tratta di azioni compiute dai vampiri? O parliamo di licantropi? Altre creature? Non avete nulla più di queste vaghe informazioni per prepararmi al viaggio?» domandò lei, piegando lievemente il capo da un lato, in modo da osservare meglio le figure che aveva innanzi.

Padre Costantino scosse la testa, continuando a mantenere il suo snervante buonumore: «Miss Bahun, purtroppo come vi ho già detto, nemmeno i suoi colleghi già presenti sul posto sono stati in grado di fornire più di quello che io riporto ora a voi. Abbiate pazienza, ma soprattutto fede nelle vie scelte dalla Santa Vergine».

Trattenendo una smorfia contrita, Katarina finse di non dar peso alla negligenza collettiva.

«Come desiderate allora, partirò domani stesso per la capitale dei Domini di Britannia» fece una breve pausa, riprendendo a lisciare il feltro del proprio cappello. Dopo alcuni secondi parve però ricordarsi qualcosa: «Posso chiedervi se mi verrà assegnato un alloggio?» anche quelle apparenti sciocchezze avevano la loro importanza in simili momenti. L'ecclesiastico, seppur felice di vantare i propri tesori e metterli in mostra in ogni angolo delle varie dimore di sua proprietà, lo era un po' meno quando si trattava di dover badare alle spese e ai bisogni dei suoi servitori. A Katarina infatti, non era mai capitato di poter partire per una missione senza mai curarsi delle spese a cui sarebbe andata incontro.

Questa volta a risponderle fu il Vescovo, improvvisamente tornato partecipe della conversazione.

Nikolaj si portò una mano al viso come se volesse sorreggerlo: «Non abbiate tutta questa premura, di grazia. Vi abbiamo preparato una breve missiva che potrete leggere con calma sul treno a vapore. Dopotutto vi attendono quasi due giorni di viaggio per arrivare a Londinium» e le sorrise con arroganza, provando sicuramente una sorta di piacere nel saperla rinchiusa per tutto quel tempo in un vagone gremito di gente. La sua misoginia trasudava in maniera evidente, nonostante lui cercasse in tutti i modi di camuffarla con modi e frasi innocue.

Stolto, disse tra sé e sé la vânător, mentre con una lieve riverenza del capo si accingeva a congedarsi dall'incontro per cui aveva dovuto rinunciare ai piaceri e bisogni  quanto più primari.
Se credeva di metterla in difficoltà affidandole un simile compito, si sbagliava di grosso.

 

   
 
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