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Autore: Elcchan    31/12/2017    1 recensioni
Questa storia e la continuazione di "You and I ... we are so different."
Un grave incidente si abbatte sulla vita di Roxy e Jonghyun, riusciranno quei due a risistemare il loro rapporto?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jonghyun, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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6-Getting you back



Roxy si alzò e si diresse in cucina. Si stropicciò gli occhi e si esibì in uno sbadiglio. Afferrò la moca del caffè da tre e la preparò. Mentre aspettava che il caffè salisse si sedette sul ripiano della cucina e si mise a sgranocchiare un biscotto al cioccolato. In cucina entrò Jojo seguita da Sarah: “Potevi anche preparare la tavola.”
“Ho fatto il caffè che altro vuoi?”
“Giornata brutta?”
“Scusa se io ieri sera ho rischiato la vita e non sono stata accoccolata al mio amore.”
“Cosa vorresti insinuare?”
“Bambine basta.” Intervenne Jojo mettendo la tovaglia e poi tre tazze.
“Scusa…” brontolò Roxy.
Mangiarono tutte e tre assieme: “Sentite… Quel cretino mi ha fatto una proposta.” Le due ragazze parvero interessate: “Continua.”
“Emm… mi ha chiesto se volevamo andare a vivere con loro fino a Domenica.”
“SÌ!” Dissero le ragazze all’unisono. Roxy parve un po’ sconvolta: “Ok. Ci penso ancora un po’.”
“Daiiiiiiii.”
“Ho detto che ci penso.”
“Maaaa….” Che si erano preparate? Erano perfettamente sicronizzate.
“Ma perché fino a Domenica?” Chiese Jojo. “Perché ha tempo fino a Domenica…” poi sorrise.


La scuola quel giorno era particolarmente noiosa. Passò la mattinata a fare disegnetti idioti sul diario finché qualcuno non le si avvicinò e glielo chiuse: “Signorina Erika.” Roxy alzò lo sguardo: “Siii?”
“Che stai facendo?” Era la Danfort. “Mi scusi.” poi riappoggiò la testa sul libro: “In piedi.” Roxy deglutì, poi andò indietro con la sedia e si alzò, era più alta della Prof. La Danfort alzò la mano e le diede uno schiaffo. La testa di Roxy si mosse secondo l’andamento di quello: “Non accetto certe cose.” Disse la professoressa, gli occhi di Roxy erano bagnati.
Si girò e guardò la professoressa: “Ne… nemmeno io!” Affermò. La Danfort era sconvolta: “Come scusa?” Esattamente quello che ho detto: “Non accetto di essere sfiorata nemmeno con un dito.” La professoressa prese la ragazza per il braccio e la trascinò fuori dall’aula, lungo tutto il corridoio, fino all’aula insegnati. La spinse dentro e Roxy finì a terra. La professoressa chiuse la porta a chiave. “Non ti conviene fare rumore.” Estrasse dalla borsa il frustino che Roxy conosceva bene. La ragazza cercò di rifugiarsi in un angolo: “Ora non fai più la sfrontata eh?”
La ragazza si alzò in piedi e guardò negli occhi la professoressa che l’aveva picchiata per troppo tempo: “Adesso basta io non sono il suo gioco!” La Danfort le colpì la guancia con il frustino e la ragazza sanguinò ma sorrise: “Sono stanca dei suoi soprusi.”
“Ma se è la prima volta…” Roxy si tolse la parrucca.
“Adesso basta ok? Sono stanca!” “Roxy…” sorrise la professoressa, con te ho ancora un conto in sospeso. La colpì violentemente e la ragazza cadde e terra dolorante e si massaggiò la parte colpita. Guardò la professoressa aveva gli occhi doloranti. La Danfort la spinse sul pavimento prona e incominciò a colpirla con violenza: “Devi…” dolore: “Imparare…” ferita: “A portare….” Lacerazione: “Rispetto!” sangue. Roxy non ce la faceva più, si ribellò: prese il frustino con una mano: “Ora basta.” Lo ruppe. Si alzò e guardò la professoressa: “Sono stanca.” La Danfort era sconvolta. Roxy si girò e se ne andò. La professoressa rimase immobile.


Le ferite bruciavano, si passò nuovamente l’asciugamano bagnato e si guardò la schiena allo specchio del bagno. Vi erano anche delle ferite vecchie, ma quando era successo? Le faceva male e delle lacrime uscivano dai suo occhi. Dolore. Ricordò di averlo già fatto allo specchio di camera sua: guardarsi le ferite.
Lo sto facendo per il ragazzo che amo.”
Cosa? Come mai quei pensieri avevano varcato la sua mente? Finì di pulirsi, forse servivano delle medicazioni più appropriate. Sentì la campanella suonare. Si rimise la camicia e uscì da scuola con i compagni. Fuori c’era Jonghyun che sorrideva. Lei gli si avvicinò: “Dove vuoi che ti porti?”
“All’ospedale.”
“Cosa?! Perché!?”
“Fallo e basta.” Salì in moto, rimise il casco e Jonghyun partì veloce. Arrivarono all’ospedale e le furono medicate le ferite. Roxy uscì e Jonghyun le fu subito affianco: “Come è successo?”
“Emm… non puoi capire.”
“La Danfort?”
“Che la conosci?”
“Sì, ha provato a picchiare anche me ma tu mi hai difeso.” Roxy ripensò a ciò che le era venuto in mente: lo sto facendo per il ragazzo che amo. Non era possibile. Guardò Jonghyun che la guardava preoccupato: “Come stai?”
“Bene.” Lui sorrise: “Ti porto a casa.”
“La tua?”
“No beh, la tua.”
“È la stessa fino a Domenica.”
“Come scusa?” “Mi va bene mi trasferisco da voi.”
“DAVVERO?!” Lui sorrideva felice e pimpante. Le prese la mano. Lei sorrise, che ragazzo si era trovata. Maledisse la sé del passato per averla ficcata in quel casino, anche se un po’ la capiva.

Jonghyun la portò prima in Hotel e lei, assieme alle amiche che non stavano più nella pelle, raccolse le sue cose. Arrivarono al dormitorio. Roxy aprì la porta e subito coriandoli: “BENVEUTE!” Doveva essere stato Key avvisato da Jonghyun. Roxy parve infastidita. Ma cosa avevano sei anni? Posò la valigia a terra. Key le si avvicino e le sorrise: “Sono contento che hai accettato l’invito. Vieni ti mostro dove mettere le tue cose.” Roxy annuì. Lo aveva fatto per le amiche, solo per le amiche. La stanza dove la condusse Key era molto grande e aveva un letto enorme. “Questa è la tua stanza.” Roxy gli sorrise: “Grazie Key.” Jonghyun le cinse in fianchi: “Non è giusto che a lui sorridi e a me no.” Roxy sobbalzò e si divincolò dall’abbraccio: “KIAAAAA.” Jonghyun rise: “Cos’è il verso tipico di Roxy?"
“Cretino!” Il ragazzo rise. Key uscì senza che Roxy se ne accorgesse. La ragazza posò la borsa sul letto e incominciò a mettere le cose nell’armadio. Jonghyun la guardava e sorrideva, non poteva credere di averla ancora lì con sé.
Le si avvicinò: “Posso aiutarti?”
“No sono grande, adulta e vaccinata. Ce la faccio.” Lui sorrise: “Come vuoi.” Roxy continuava a saltare con la valigia in mano per metterla sopra l’armadio, fallendo.
“Vuoi una mano?”
“Ma sei sordo?”
“Una scala?”
“No.”
“Sedia?” Roxy smise di saltare, si avvicinò a una sedia e la mise davanti all’armadio. Afferrò la valigia e ci salì sopra. Riuscì nel suo intento. Ma cadde. Jonghyun la afferrò al volo, si guardarono negli occhi e diventarono rossi entrambi. Roxy abbassò il capo e subito un pensiero fece capolineo nella sua testa. Un ricordo. Stava facendo le pulizie e cadde tra le braccia forti di Jonghyun.
Lo guardò e arrossì: “Non è la prima volta?”
“No.” Sorrise lui. Poi la posò sul letto e si sdraiò affianco.
“Parlami di qualcosa. Te ne prego.”
“C’è stata quella volta che abbiamo bevuto la tisana insieme. Oppure quella volta che ti ho fatta cantare in classe e il mio telefono è finito fuori dalla finestra.”
Roxy rise: “Così impari a registrarmi.”
“Te lo ricordi?”
“Vagamente.” Parlarono a lungo quella sera e alla fine Roxy si addormentò. Jonghyun la coprì con le coperte calde e di mise anche lui vicino a lei.

La guardava e sorrideva. Le accarezzava dolcemente i capelli. Era bellissima quando dormiva. Alla fine si addormentò anche lui. Cap. Last day togheter Roxy aprì gli occhi e trovò quelli di Jonghyun che la fissavano sorridendo. “Che hai da ridere?” “No niente è che … tu lo sai chi sono io?” “Se non lo sai tu.” Non era per niente cambiata da quando gli aveva fatto quella stessa domanda. Sorrise. “SONO IL RE DEL SOLLETICO!” poi prese a farle il solletico, la ragazza si dimenò come una matta continuando a picchiare Jonghyun a cui sembrava non importare, probabilmente non gli faceva male. Jonghyun si fermò e Roxy lo guardò: “Hey aspetta…”
“Sii?”
“No è che ho come un ricordo.”
“Sì, l’ho già fatto.”
“Ora sarei tentata di fartelo io il solletico ma non credo funzioni…”
“Esatto.”
“AHHHH la vita sa essere ingiusta.” Disse aprendo le braccia. Jonghyun si rattristò per qualche istante: “Non immagini quanto.” Bisbigliò.
“Come? Cosa hai detto?”
“No no, niente. Ti va la colazione?”
“Che ora sono?”
“Le dieci.” “COSA!?”
“Oggi stai con me capito? A scuola non ci vai!”
“Ma…”
“Niente ma.” Poi si alzarono e andarono in cucina. Al tavolo c’erano Jojo e Minho che discutevano: “Non se ne parla nemmeno la pallavolo è meglio.”
“Ma scherzi vuoi mettere contro il calcio? Non c’è paragone.”
“Hai ragione… la pallavolo sarà sempre meglio!”
“Guarda che ti faccio il solletico.”
Jojo rise poi fece il solletico al ragazzo: “Non se lo faccio prima io!” Minho rideva e Roxy sorrise. “Jonghyun.”
“Sì?”
“Fammi la colazione.”
“Ma non sono il tuo schiavo.”
“Quando abitavi da me te la facevo ogni mattina quindi…” Jonghyun sbuffò poi mise il thè a bollire. “Cosa fate oggi?” chiese Roxy a Minho e Jojo.
“Andiamo a pattinare vuoi?”
“Andiamo anche noi Roxy.” Roxy annuì: “Vi dispiace?”
“No no per niente.”


Sulla pista di pattinaggio c’erano poche persone. Forse una decina. Noleggiarono i pattini. “Mi dispiace ma mi fa male la caviglia, non posso.” Disse Jonghyun. Jojo parve preoccupata: “Davvero ma come farai con le prove?”
“Non ci abbandoni vero Hyung?”
“No no passerà.”
Roxy sorrise: “Humm interessante.” Si avvicinò al ragazzo e chiese: “Destra o sinistra?”
“Sinistra.” La ragazza si accuccio e gli alzò il bordo inferiore dei pantaloni lasciandogli scoperta la caviglia. La tocco e chiese: “Qui ti fa male?” Il ragazzo annuì: “E qui?” Annuì ancora: “E invece qui?”
“Sì.” La ragazza rimise a posto la caviglia e si alzò: “Capisco…” disse grave. “È grave?” Chiese Minho. Roxy annuì: “È una grave forma di malattia, allo stadio più avanzato che conosca.”
“Davvero?” chiese Jonghyun incredulo: “Che malattia è?”
“Codardia!” Disse Roxy tirandogli una sberla sulla nuca: “Metti i pattini codardo.” Minho e Jojo guardarono male Jonghyun che sorrise imbarazzato. Pattinarono a lungo… Jojo e Minho mentre Roxy provava a insegnare a Jonghyun, che cadeva in continuazione. “Roxy!” Urlò qualcuno dall’altra parte della pista. La ragazza si girò, era Kyung-woo. Roxy sorrise mentre teneva le mani a Jonghyun che continuava a scivolare. L’amico si avvicinò e vide che con lui c’era qualcun altro.
Roxy sorrise: “Ma non sei a scuola?” “Potrei farti la stessa domanda.”
“Effetivamente. Ma chi c’è con te?”
“Emm… lui… lui è… Hong-jung.” Roxy sorrise: “Molto piacere…” poi fece per dargli la mano e lui la strinse e rise: “Non lo sapevo scusa.” “Tranquillo. Ormai è acqua passata.”
“Mi dispiace averti minacciata…”
“Cosa hai fatto?” Chiese Kyung-woo. “Ahahah lascia perdere.” Rise Roxy. Jonghyun cadde: “Scusa… ti ho mollato la mano.” Poi lo aiutò a rialzarsi. “Lui è il tuo ragazzo.” Roxy trasalì e lasciò nuovamente le mani del ragazzo che cadde nuovamente. “No no un conoscente.”
“Con la quale vai a pattinare… sei più finta di me e io sono un modello dell' Etude.”
“No è… complicato.”
“Non negare l’evidenza.” Così dicendo prese Kyung-woo per la mano e pattinò via lasciando Roxy e Jonghyun con le mani nelle mani a guardarli. Minho e Jojo erano bravi, si divertivano a fare competizioni. Jonghyun li guardò. Avrebbe voluto anche lui saper pattinarecosì. Dopo un’ora di pratica imparò a muoversi e gli venne un’ idea. “Torno subito.” Roxy lo guardò allontanarsi e quasi cadere un po’di volte. Stava parlando con un anziano signore seduto al noleggio pattini. Tornò dopo qualche minuto e prese le mani di Roxy. Una dolce melodia venne riprodotta dagli altoparlanti. Roxy l’aveva già sentita. Era la base di Keeping love again. Il ragazzo le iniziò a girare intorno e a cantare. Le prese le mani e la fece danzare con sé. Quasi cadde ma Roxy lo sosteneva. Minho e Jojo si fermarono a guardarli. Jonghyun ce la stava mettendo tutta. Tutti gli altri pattinatori si fermarono. Alcuni riconobbero Jonghyun e la sua ragazza e iniziarono a girare un video. Quel semplice gesto stava incrementando la popolarità del ragazzo che veniva condivisa su Twitter. Ma per Roxy in quel momento c’erano solo gli occhi del ragazzo. Non era il solito Jonghyun gentile e carino ma era concentrato e cercava di non cadere. Appena il brano terminò lei lo abbracciò. Non le erano venuti in mente particolari ricordi ma in quel momento si stava innamorando di Kim Jonghyun, non il ragazzo che aveva conosciuto quattro settimane fa ma quello difronte a lei. Quello che negli ultimi giorni l’aveva fatta impazzire. Lui la strinse: “Ti amo. Ti amo.” Lei alzò il viso e gli baciò la guancia.



“Dove vuoi andare ora?”
“Non so. Dimmi tu.” Roxy aveva lo sguardo perso. Stavano camminando per la città tranquillamente. “Certo che potevano venire con noi quei due.”
“Lasciali fare i piccioncini.”
“Forse lo avranno pensato anche loro.” Poi la guardò, Roxy non recepì subito la battuta: “Cretino.” Poi sorrise: “Pizza!” Jonghyun la guardò: “E che pizza sia.” Le strinse la mano.  Non dovettero camminare tanto per arrivare ad una pizzeria. Trovarono un tavolo che dava su una finestra e si sedettero uno difronte all’altra. Roxy guardò fuori dalla finestra persa nei suoi pensieri. Era così bella assorta. Jonghyun sorrise con un espressione ebete. “Ti amo.” Roxy si girò: “Come scusa?” Lui la guardò negli occhi con due occhi innamorati: “Ti amo.” Roxy arrossì, non sapeva cosa dire, era agitata. Sapeva di provare qualcosa di forte per lui ma era amore? Lo amava? Era imbarazzata da quello sguardo e da quelle parole, così la sua risposta fu parecchio strana: “Grazie” Jonghyun sorrise: “Sei buffa.”
“Perché?” chiese lei imbronciata. “
No è che… ti amo.”
“E smettila di farmi arrossire.” Roxy ordinò una margherita e un acqua minerale e Jonghyun invece Una pizza con patatine e una coca-cola. Parlarono ancora dei ricordi che a Roxy mancavano: “Dobbiamo essere stati veramente bene insieme.” Disse punzecchiando le croste con la forchetta: “Eccome, pensa che per te ho smesso anche di bere la birra.”
“Davvero?”
“Sì.”
“Beh… apprezzo.” Poi gli sorrise. Lui arrossì: “Era davvero per me?”
“Cosa?”
“Il sorriso.” Lei annuì. “Dove mi porti?” “In un posticino alla quale sono affezionato. Volevo portartici la sera dell’incidente ma non è stato possibile.”
“Dai sono curiosa.” Pagarono e uscirono. Presero la metrò e Roxy si sedette sulle gambe di Jonghyun, non perché non ci fosse posto ma perché il ragazzo ce la trascinò a forza.

Il posto dove la condusse Jonghyun era incantevole, si vedevano le luci della città ma anche il cielo stellato. La ragazza era incantata. Si sdraiò sull’erba verde. Lui sorrise: “Ti piace?” gli alberi la riparavano dal sole che si preparava per tramontare: “È bellissimo.” Il rumore delle onde del lago che si muovevano scontrandosi con la riva era delizioso. “Che ore sono?”
“Le cinque.” Jonghyun le si sdraiò accanto. E le cinse il fianco con una mano: “Posso fare una cosa?”
“Cosa?”
“Dimmi sì o no.”
“No.” Il ragazzo si rattristo. “Ok…” Jonghyun le mise una mano sugli occhi e lei li chiuse. Poi avvicinò le labbra a quelle di Roxy e la baciò appena. Roxy non si mosse. Un turbinio di emozioni le attraversarono lo stomaco propagandosi nel petto e facendo battere il cuore, poi salirono e mandarono in tilt il suo cervello così preciso e minuzioso. Fu appena per un secondo ma bastò per non farle più capire niente. Il ragazzo tolse la mano. Roxy lo guardò: “Jonghyun io…”
“Scusa… era indesiderato.”
Lei gli prese il viso con entrambe le mani e lo baciò. Il cuore di Jonghyun prese a battere forte. La strinse tra le sue braccia e una lacrima bagno il viso di lei ma non veniva dai suoi occhi bensì da quelli del ragazzo. Si baciarono a lungo. Lui non voleva fermarsi perché gli era mancata tanto mentre lei non voleva fermarsi perché era imbarazzata. Sarebbe rimasta in quella situazione per sempre. Quando fu ora di lasciare andare si nascose nel petto di lui che le accarezzò i capelli e rise. Lui sussurrò: “Guarda, il tramonto.” Ma quando gli occhi di lei si alzarono non furono per il tramonto ma pe la cosa più bella che avesse mai visto: Kim Jonghyun. Era confusa. Lo amava? Lo amava. Si era impegnato tanto, aveva rinunciato a un sacco di cose per lei: alcol, alcune fan, vita privata… moltissime cose. Di una cosa era certa: la prima era che Jonghyun l’amava.
“Jonghyun…”
“Dimmi.”
“Ti voglio bene.”
Lui si girò: “Cosa?” In quell’istante però si perse il tramonto: “Davvero?” “Sì.” Lui le sorrise era abbastanza per lui.
“Fa freddo andiamo?”
“Ok.” Si alzo, e lei fece lo stesso poi la prese e cose verso il lago lanciandocela dentro.
“AHHHH.” Splash. Roxy si dimenava. Jonghyun si tuffò e la prese: “CRETINO NON…. So nuotare.”
Lui rise: “Te lo ricordi?” “Si.” Lei lo strinse e ricordò che in quel momento stava pensando di dirgli che lo amava ma non ne aveva il coraggio. Lo strinse e tremò… lo amava davvero. Non ce la faceva a dirglielo. “Hey scusa… hai freddo.” Il ragazzo la portò a riva. Erano tutti bagnati. Tornarono a piedi perché tutti bagnati non potevano prende la metrò e nemmeno il bus. Arrivarono a casa. Non avevano parlato di quello che era successo. Lei si sdraiò sul letto vicino a lui. Lo guardò negli occhi. Deglutì: “Mi dispiace.”
“Per cosa?”
“Ti ho fatto sudare tanto. Ho sbagliato. Io l’ho capito sai? Non mi importa se domani è Domenica. Se io ti lascio… io ho perso tutto perché perdo il tuo sorriso quel sorriso che mi mette il buon umore.” E gli accarezzò la guancia: “Quel sorriso che mi fa ridere, quel sorriso che amo, quel sorriso che è tutto mio, quel sorriso che sembra avere vita propria. Un sorriso che non mente. Quello che ti prende in giro, che ti sfida che è contento e talvolta stupido ma ti fa sempre ridere e da sempre il buon umore.” Jonghyun la guardava senza dire una parola, il suo cuore batteva all’impazzata: “E poi perderei quelle braccia, quelle che ti stringono, che ti fanno ridere con il solletico e che ti proteggono… e ti prendono al volo. Poi la tua voce che ti fa venire la pelle d’oca quando canta e che ti fa ridere quando dice stronzate. Io… io… io l’ho capito Jonghyun… io ho capito perché mi ero innamorata di te.”
“Ora non lo sei più.”
“Non ho detto questo. Se lo sono non è grazie ai ricordi che abbiamo assieme. Tu mi hai fatta innamorare di te ancora una volta. E io ti amerò fino all’ultimo dei miei giorni. Non importa se le nostre strade si divideranno. Potrebbe succedere in futuro. Tu avrai sempre un posto speciale nel mio cuore. Sono stanca di combattere i sentimenti che ho per te. Io ti amo.” Jonghyun aveva pianto, le lacrime avevano bagnato il cuscino: “Anche io Roxy… grazie per averlo capito. Ti amerò fino all’ ultimo dei miei giorni.” Poi si avvicinò alle sue labbra e la baciò lei contraccambiò ancora piangendo: “Dio grazie.”
Lo stinse: “Ti amo Jonghyun… ti amo da matti. Non voglio fingere di essere qualcun altro. Io sono Roxy e sono la tua ragazza.” Le loro fronti si toccavano, le mani di Roxy erano sulle guance di Jonghyun e quelle di Jonghyun su quelle di Roxy. Piangevano. Rimasero lì immobili per sempre come nel più bello dei sogni.



Angolo dell'autrice:
Sono passati anni e molte cose sono cambiate. Troppe, sprattutto nel giro di pochi giorni. Mi presento anche senza disegni. Le cose sono cambiate. Probabilmente nessuno leggerà mai questo capitolo. Avrei dovuto pubblicarlo anni fa ma meglio tardi che mai eh? In realtà l'ho scritto solo per me stessa, per rivivere, con dolore quello che era stato il mio affetto per un ragazzo straordinario che voleva solo vivere facendo quello che gli piaceva, scrivere la sua musica, ma che si è ritrovato in mezzo ad un circolo di persone che volevano aprofittarsi di lui tagliandogli le ali e sottoponendolo a una vita da recluso. Spero, caro Jonghyun, tu stia volando con le tue nuovi ali e sono sicura che sei l'angelo più bello. Scusa, forse non ho capito chi eri, forse questa fan fiction è tutta sbagliata. Tu stesso hai detto che nessuno voleva sapere com'eri veramente e per questo ti nascondevi dentro ad un carattere che non era il tuo. Io Jonghyun avrei voluto sapere com'eri. Grazie per esserci stato quando avevo bisogno di te e di avermi accompagnata per la mia adolescenza. 
Grazie Jonghyun oppa.
Riposa in pace.
You did good. 
 
  
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