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Autore: Vanya Imyarek    03/01/2018    5 recensioni
Italia, 2016 d.C: in una piccola cittadina di provincia, la sedicenne Corinna Saltieri scompare senza lasciare alcuna traccia di sé. Nello stesso giorno, si ritrova uno strano campo energetico nella città, che causa guasti e disguidi di lieve entità prima di sparire del tutto.
Tahuantinsuyu, 1594 f.A: dopo millenni di accordo e devozione, gli dei negano all'umanità la capacità di usare la loro magia, rifiutando di far sentire di nuovo la propria voce ai loro fedeli e sacerdoti. L'Impero deve riorganizzarsi da capo, imparando a usare il proprio ingegno sulla natura invece di richiedere la facoltà di esserne assecondati. Gli unici a saperne davvero il motivo sono la giovanissima coppia imperiale, un sacerdote straniero, e un albero.
Tahuantinsuyu, 1896 f.A: una giovane nobildonna, dopo aver infranto un'importante tabù in un'impeto di rabbia, scopre casualmente un manoscritto di cui tutti ignoravano l'esistenza, e si troverà alla ricerca di una storia un tempo fatta dimenticare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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                                  CAPITOLO 15

DOVE  SI  CERCA  DI  CAPIRE  PERCHE’  SIA  STATA  FATTA  LA  COSA  GIUSTA

 

 

 

 

 

                                                     Dal Manoscritto di Simay

 

A quel particolare punto della mia vita, potevo considerare quello scambio di medicinali la cosa più oltraggiosa che avessi mai fatto in vita mia.

 Ero sempre stato orgoglioso della mia obbedienza agli anziani e del mio rispetto per le regole: prendere la legge nelle mie mani, senza dire niente a nessuno, sarebbe stato inconcepibile fino al giorno prima, per me … cosa avrebbero detto i miei genitori, se l’avessero saputo?

 Certo, non avevo altra scelta: Llyra era altrimenti intoccabile. Ed era necessario che venisse fatta giustizia. Anzi, io avevo avuto il coraggio di rispettare le leggi divine, anche se con un gesto minore, in una situazione in cui venivano costantemente infrante: potevo concedermi di essere un poco soddisfatto di me stesso?

 Non dovevo insuperbirmi, facevo solo il mio dovere … ma in una situazione in cui una persona più importante di me vi veniva meno.

 Questo strano guazzabuglio di timore, incredulità per le mie stesse azioni, orgoglio e senso di colpa mi agitò per tutta la mattinata e il pomeriggio, fino a sera; poi le lezioni finirono, e qualcuno, non ricordo chi, mi riferì che Pacha era stato convocato al palazzo imperiale poco prima.

 E questo perché? La convocazione doveva essere giunta da Llyra stessa, un qualsiasi altro nobile avrebbe dovuto recarsi di persona al Tempio. Aveva scoperto la sostituzione! Magari avevamo sottovalutato Alasu e suo padre, loro si erano accorti che quello non era sangue della Terra, e adesso sarebbe stato biasimato un innocente!

 Anche se per poco, certo, Pacha si sarebbe immediatamente discolpato facendo il mio nome. Era solo giusto … no, un momento. Pacha non poteva sapere che fossi stato io. Poteva trattarsi di uno qualsiasi dei sacerdoti che avevano partecipato alla distribuzione delle scorte, magari per una svista.

 E questo non avrebbe cambiato niente. Nel preciso momento in cui Pacha avrebbe chiarito di non saperne nulla, e fossero ufficialmente iniziate le indagini, io mi sarei costituito. Sì, lo sapevo che per quanto l’effetto delle erbe sostitutive fosse triviale, quello che avevo commesso era un crimine grave contro la persona sacra dell’Imperatrice. Per un reato simile la pena più lieve era l’esilio – e non sarebbe stata quella assegnata a me, Llyra non si sarebbe fatta sfuggire l’occasione per eliminarmi – ma non avevo intenzione di permettere che qualcuno prendesse il biasimo per colpa mia. Sarebbe sembrato quasi uno scherzo crudele ai danni del Sommo Sacerdote, di Qillalla e Corinna, ma dovevo fare il mio dovere, impedendo a qualcuno di pagare per i miei sbagli.

 Ridicolo! Non ero davvero capace di vedere la prospettiva della mia morte, solo l’eroismo del dovere rispettato. Avrei capito solo tempo dopo cosa significasse realizzare che qualcosa come la mia vita poteva finire da un istante all’altro. No, quel giorno non pensavo ad altro che ad essere il bravo ragazzo obbediente fino all’ultimo, speranzoso che la mia assunzione di responsabilità avrebbe attenuato la vergogna che i miei genitori avrebbero provato per me e il senso di tradimento che avrebbe provato Pacha.

 Ogni tanto, faceva capolino il pensiero che forse mi stavo completamente sbagliando sui motivi della convocazione. Del resto, pochi giorni prima il Sommo Sacerdote aveva confrontato Llyra a proposito di me, e ne aveva ricevuto in cambio risposte vaghe in una maniera frustrante. Forse era stata colta di sorpresa, si era presa un giorno di tempo per pensare, e adesso avrebbe comunicato il suo vero responso? Era una possibilità. Più che altro una tenue speranza, ma sempre una possibilità.

 L’attesa durò più a lungo del previsto, fino a notte inoltrata. Ci fu addirittura imposto di andare a dormire, prima che Pacha tornasse, e io avrei voluto fare qualunque altra cosa. Avrei dovuto ammettere alle accuse di qualcuno, denunciarmi da solo, o avrei potuto tirare un sospiro di sollievo? Quale delle tre? Non si poteva rimanere sani di mente con un dubbio del genere!

 Non chiusi occhio, e dunque fui il primo ad accorgermi del movimento improvviso. Passi affrettati, un vociare concitato dietro il nostro dormitorio. Pacha era tornato? Qual era il responso della sua convocazione? Cosa sarebbe successo?

 Waray entrò nel dormitorio, parlando a voce forte e chiara per svegliarci tutti. Dovevamo alzarci e recarci immediatamente nel cortile interno. Ecco, aveva qualcosa a che fare con la sostituzione delle medicine. Sospirai. Almeno sapevo cos’avrei dovuto fare. Adesso sarei andato lì, e quando Pacha avrebbe chiesto al colpevole di farsi avanti spontaneamente in rispetto della legge e della giustizia, avrei fatto esattamente quello.

 Il Sommo Sacerdote era ritto in piedi davanti al nostro piccolo altare. Sembrava invecchiato di dieci anni in un solo pomeriggio. L’aveva sconvolto tanto il pensiero che uno dei suoi sottoposti avesse potuto fare una cosa simile? Sperai che la situazione non sarebbe peggiorata quando sarei stato io ad ammettere il crimine.

“Vi chiedo perdono se vi ho sottratti ai vostri letti” esordì. “Ma l’annuncio che devo fare è di vitale importanza. Ho commesso un errore imperdonabile”

 Cosa? Cosa stava dicendo? Era solo un modo di dire …?

 “Può essere definito uno scherzo crudele dei miei anni, ma le conseguenze che il mio gesto avrebbe potuto avere sarebbero state troppo drammatiche per rischiare una ripetizione. Nel sopraintendere alla preparazione delle scorte da destinare agli artigiani imperiali, ho confuso due erbe: il sangue della Terra, da destinare alla nostra Imperatrice, e la radice di zullma”

 L’assemblea dei sacerdoti esplose in una cacofonia sussurrata di invocazioni alla Grande Madre, mormorii sconvolti e sconfortati, e imprecazioni. Ma cosa stava succedendo? Era normale che un semplice errore con un lassativo scatenasse una reazione simile?

 “Se Sua Altezza avesse assunto quelle radici nella misura di solito raccomandata per il sangue della Terra, le conseguenze sul suo corpo sarebbero state tanto gravi da mettere a repentaglio la sua vita, proprio mentre porta in grembo un figlio con il sangue degli dei”

Cosa?! Un errore di dosaggio … che deficiente! Come avevo potuto non rifletterci? Era uno dei principi base della medicina: il dosaggio di una sostanza può fare la differenza tra medicina e veleno. E io sapevo degli effetti lassativi di quella radice principalmente dal senso comune, perché con tutto quello che era accaduto in quei giorni, le lezioni di Waray mi erano fondamentalmente scivolate addosso, a eccezione delle pratiche di magia. Poteva aver benissimo spiegato di quell’erba, con tutti i suoi effetti collaterali, ma io non avevo ascoltato.

Dovetti sforzarmi per non ridere. Per una distrazione in classe! Per l’unico periodo della mia vita in cui avevo avuto qualcosa a distrarmi dall’essere uno studente modello! Quelle erano le conseguenze? Avevo quasi avvelenato l’Imperatrice? Mi ritrovai a pensare a quelle fiabe che si raccontavano ai bambini per far sì che si comportassero bene, con conseguenze esagerate e grottesche per le più banali infrazioni … come somigliava alla mia situazione! E adesso sarei pure morto con la meritatissima reputazione di essere uno stupido!

 No, un momento. Pacha aveva parlato di un suo errore. Aveva persino addotto la propria vecchiaia a scusa. Questo significava che si riteneva colpevole, o si stava addossando la colpa perché uno dei suoi sacerdoti non fosse punito? Allora forse avevo qualche possibilità – no, non avrei fatto nulla del genere! Dovevo farmi avanti e riconoscere la mia responsabilità.

 “Comprendo perfettamente l’entità del mio errore” proseguì lui. Io cercai di farmi strada in mezzo ai sacerdoti, arrancai fino alla prima fila, proprio davanti lui, aprii bocca per accusarmi …

 “E me ne assumo piena responsabilità”

 Mi fulminò con lo sguardo, con quelle ultime parole. O almeno, fu così che interpretai la sua espressione. Sarebbe ben bizzarro sapere che era uno sguardo di sfuggita, con le conseguenze che le mie impressioni hanno avuto.

 Nella fattispecie, mi zittii. Cosa intendeva fare? Assumersi la responsabilità, la punizione di Llyra, anche se sapeva bene che io ero il colpevole? Ma non poteva farlo! Non avrebbe avuto senso! Era illegale, e ingiusto! Io avevo commesso il crimine, io dovevo pagare, quale che fosse il prezzo! La sua promessa di aiutarmi e proteggermi non poteva estendersi fino a quel punto, anche perché io l’avevo ingannato! Provai a parlare di nuovo, ma lui mi prevenne, continuando imperterrito nel suo discorso.

 “Non mi può essere concesso di perseverare in errori simili. Io non posso permettermi di perseverare in errori simili. Non posso più essere una guida per voi, o anche solo un degno servo della Grande Madre. Domani scenderò dalla carica che ricopro sopra di voi, e partirò per l’esilio che mi è stato assegnato in punizione. Posso solo chiedervi umilmente il mio perdono per l’onta che la mia stoltezza ha arrecato al Tempio”

 Era la mia ultima occasione. Dovevo parlare, dovevo impedire tutto questo … di nuovo Pacha mi fissò di sottecchi, e poi fece un lieve cenno con la mano. Di stare calmo, di tacere.

 Davvero voleva arrivare a tanto per proteggermi? Non potevo permettere che lo facesse … ma lui me l’aveva ordinato, sarei dovuto andare contro la sua volontà. Cosa dovevo fare? A chi dovevo obbedire?

 Waray mi ordinò di tornare con gli altri novizi nel dormitorio, e lo feci meccanicamente, senza badare a quello che stavo facendo o al chiacchiericcio degli altri novizi. Certo, ogni passo che facevo mi portava più lontano dalla possibilità di cambiare tutto, spiegare cosa fosse successo davvero, ma era davvero la cosa migliore da fare? Pacha sembrava aver capito tutto in qualche modo, e non voleva che mi denunciassi. E allora?

 Crollai sulla mia stuoia. Osservando la situazione da un punto di vista distaccato, cosa era meglio?

 La morte di una persona fondamentalmente inutile, visto che non ero ancora un vero e proprio sacerdote? Avrebbe portato un notevole imbarazzo alla mia famiglia di adozione. Non abbastanza da far perdere a mio padre la carica che deteneva, ma di sicuro non avrebbe più avuto il prestigio e la rispettabilità di prima. Era stato lui ad allevarmi, del resto; e questo come si sarebbe riflettuto sulla mia sorellina? Potevo pensarci prima di finire invischiato in quel folle complotto punitivo!

 Dall’altra parte, c’era l’esilio di Pacha. Sarebbe significato allontanare una guida saggia e amata dalla popolazione e dagli altri Sacerdoti, aprire la strada a lotte tra le famiglie per accaparrarsi la posizione vacante, impedire a un devoto servo di Achesay di continuare a onorarla, allontanare da Tahuantinsuyu una delle poche persone che sapevano dell’Incendiario …

L’Incendiario.

 Quali erano state le parole di Pacha, quando ci aveva raccontato dell’incarnazione di Sulema? Scoppiavano dei disordini, e prima, o durante essi, le persone di autorità che avrebbero potuto fare qualcosa venivano colpite da accuse infamanti che ne causavano la condanna, o l’esilio. Pacha era un membro della famiglia imperiale, una persona rispettata sia dal clero che dai laici, la sua voce sarebbe senz’altro stata ascoltata in tempi di crisi. Quello che stava succedendo pareva esattamente la situazione da lui descritta.

 Ma tutto quel disastro era stato colpa mia! L’accusa era stata mossa perché io avevo sostituito quelle maledette medicine senza sapere degli effetti collaterali, e Pacha si era assunto la responsabilità dell’errore in quanto capo del Tempio! A meno che io non fossi l’Incendiario senza saperlo, non vedevo proprio come fosse stato possibile un intervento di quell’essere.

 Ma l’idea di sostituire il sangue della Terra non era stata mia. Mi era stata suggerita da una persona che me l’aveva presentata come una forma di sfida in nome della giustizia per un reato che la stessa persona aveva riferito fosse stato commesso – senza altri testimoni. E questa persona era anche la stessa che aveva avanzato l’idea di coinvolgere Pacha nei miei problemi, per via di un pettegolezzo che, di nuovo, sembrava essere l’unica ad aver sentito. E di nuovo, quella persona era la stessa che mi aveva rivelato le mie origini e aveva offerto il proprio aiuto, apparentemente per una straordinaria bontà del proprio cuore. Una persona che si era così stranamente coinvolta in tutta la concatenazione di eventi che aveva portato all’esilio di Pacha, e che per giunta sembrava essere arrivata così dal nulla, senza un luogo di origine specificato o una famiglia, proprio nel momento in cui io, che sarei stato la perfetta causa per una guerra civile per l’ascesa al trono, arrivavo ad Alcanta.

 Non avevo mai seriamente riflettuto su tutte le stranezze che circondavano Corinna, pensando che se non voleva raccontarmi del proprio passato, erano ben affari suoi; così come la sua strana generosità, a dispetto dell’atteggiamento superbo e scorbutico. E pensare che mi ero creduto tanto fortunato ad avere una persona come lei dalla mia parte! E invece ero stato usato tutto il tempo per – no.

 Non potevo giungere a conclusioni affrettate. Certo, tutte queste evidenze denunciavano la schiava straniera come l’Incendiario, ma esisteva la possibilità, per quanto minima, che fossero coincidenze. E poi … pensai seriamente al carattere ostentato da Corinna: superbo al limite del blasfemo, arrogante, aggressivo, ribelle, poco incline a cercare l’affetto e l’approvazione di chi le stava attorno.

 La rabbia di una dea intrappolata in un corpo umano che detestava? Forse. Ma il piano che le avevo attribuito richiedeva una notevole sottigliezza nell’agire, al punto che in un primo momento non avevo neppure notato che vi fosse, e ciascuna delle sue componenti poteva essere interpretata come una coincidenza. E sottigliezza davvero non era una qualità che avrei attribuito a Corinna. Se faceva o pensava qualcosa, pareva essere ansiosa di farlo sapere a tutti, nei termini più trionfanti e aggressivi possibili.

 Inoltre, se avesse creato un piano interamente basato sul persuadere altri che lei era dalla loro parte e stava dando loro buoni consigli e direttive per il giusto, non avrebbe avuto più senso ostentare una personalità più dolce, umile e amichevole? E soprattutto, rispettosa degli dei e delle autorità? Sospettarla sarebbe venuto molto meno spontaneo.

 Certo, ricordavo i racconti sul Terrore di Sulema: se ne poteva dedurre una dea dal carattere incredibilmente violento, iracondo e per nulla incline a piani sofisticati. Ma erano passati millenni da allora, che Sulema aveva trascorso reincarnandosi in innumerevoli corpi umani: doveva aver capito qualcosa di come agire in modo più discreto, se non altro perché si sapeva dell’Incendiario solo tramite ricostruzioni di vicende sempre uguali e non perché fosse mai effettivamente stata catturata una persona che potesse rispondere di questi crimini.

 Ma qual era la verità? Corinna era colpevole o no? O magari non era del tutto colpevole né del tutto innocente: se lei non pareva in grado di manipolare qualcuno, poteva essere stata manipolata dal vero Incendiario.

Questa mi sembrava una tattica più appropriata per l’essere cui davamo la caccia: non esporsi direttamente, ma abbordare qualcuno in una posizione di debolezza (una schiava straniera) e o con la forza, o con belle promesse, o addirittura senza nemmeno farle capire le conseguenze delle azioni che le venivano suggerite, creare qualcuno che compisse il suo volere e potesse prendersi il biasimo, mentre il vero colpevole rimaneva al sicuro e libero di complottare ancora.

 Ma chi poteva essere stato? Come avrei potuto svelarlo, se non ero neppure sicuro che ci fosse? Magari questi miei sospetti erano stati messi in conto, e vi era un piano apposito per sfruttarli in modo da incastrare la persona sbagliata. Magari Corinna era l’Incendiario, e aveva assunto un simile atteggiamento proprio nella speranza di indurmi a riflessioni come quella che avevo appena svolto? Del resto, lei era l’unica persona che sapeva con certezza della mia ascendenza. Certo, a quel che aveva riferito, anche un terzo partito (perché non avevamo riflettuto su questo già da prima?) aveva letto la famosa lettera, ma di nuovo, lei era l’unica testimone. Sembrava un piano davvero fallace e astruso, ma di cosa potevo essere sicuro? Non ero neppure certo di essere stato davvero manipolato, e che tutti i recenti avvenimenti fossero stati più di una serie di disgraziate coincidenze.

 Dovevo parlarne con Pacha, lui era stato coinvolto fin troppo direttamente in questi avvenimenti, e avrebbe saputo cosa fare. Magari sarei anche riuscito a convincerlo a non abdicare alla sua posizione, a lasciare che mi assumessi le mie responsabilità …

Il fuoco.

 Chi non veniva cacciato in seguito alle accuse, incontrava la propria morte per fuoco. L’immagine del Tempio di Achesay in fiamme mi balenò nella mente. Se io fossi riuscito a salvare Pacha da quelle accuse, non l’avrei forse mandato a una sorte ancora peggiore? Dovevo lasciare le cose così come stavano, permettere che lo conducessero in esilio per il resto della sua vita?

 Ma il mio era solo un sospetto! Potevo davvero decidere come una persona avrebbe vissuto, se avrebbe vissuto, in base a sospetti per cui non avevo prove certe? Ma se questi sospetti si fossero rivelati corretti, lui sarebbe morto! Forse avrei dovuto parlarne con Capac, lui avrebbe saputo cosa fare, no, avrebbe coinvolto spiegazioni troppo estensive, non volevo raccontare delle mie origini a più persone di quelle che ne erano correntemente a conoscenza. Ma allora cosa potevo fare? Cosa dovevo fare?

 Parlare con Pacha. Raggiungerlo prima della cerimonia di abdicazione, e spiegargli tutto. Lui aveva esperienza e autorità, era infinitamente più saggio di me, e molto più preparato a compiere indagini sull’Incendiario. E poi, era della sua vita che si parlava. Era più che naturale che questa decisione venisse affidata a lui.

 Aver preso una risoluzione non mi chetò affatto: mi fece semplicemente passare dal panico all’ansia. Sarei riuscito a raggiungere Pacha e a spiegargli tutto in tempo? Lui sarebbe riuscito a creare un piano d’azione in quelle poche ore che gli restavano prima della sua rinuncia formale alla sua carica? Avrebbe accettato di parlarmi, dopo quello che avevo causato? Era troppo sperare che l’alba giungesse più in fretta, per recare risposta alle mie domande?

 

Pacha rifiutò qualunque interazione con i sacerdoti che ormai non si sentiva più in diritto di guidare.

 L’unico che poté comunicare con lui fu Waray, e credo si sia limitato a portargli i pasti. Le mie richieste e le mie suppliche al maestro dei novizi non ebbero alcun effetto: l’uomo rifiutò categoricamente anche solo di informare il Sommo Sacerdote delle mie richieste, ribadendo la sua volontà di non parlare con nessuno. Peraltro, non fui certo l’unico a insistere quel giorno: tra tanti onorati sacerdoti a cui veniva negata la richiesta, perché sarebbe dovuta essere concessa a me?

 Le ore passarono. Pacha uscì solo per entrare nel Tempio e pronunciare la formula di abdicazione, circondato da troppi sacerdoti perché riuscissi ad avvicinarlo. E io non potei fare altro che stare lì, a guardare il disastro che avevo combinato, e a fissare la folla come se sperassi di riconoscere al suo interno un Incendiario molto compiaciuto per il suo trionfo.

 

Come logica conseguenza del caos che regnò incontrastato nei giorni seguenti, non ebbi alcuna occasione di parlare con Corinna o Qillalla. Certo, in quanto novizio, non fui coinvolto nelle operazioni più importanti: come offrire scuse formali alla corona, sciogliere i legami di amicizia che legavano il Tempio di Achesay alla famiglia di Pacha, dibattere chi sarebbe asceso alla carica di Sommo Sacerdote. Furono i Sacerdoti veri e propri a occuparsi di tutte queste faccende; ma c’era bisogno di qualcuno che tenesse alta la fede e la fiducia del popolo nel nostro Tempio, e per quello, ogni giorno noi novizi fummo addetti a lunghe ore di preghiera e digiuno, il nostro cibo offerto in sacrificio per la circostanza eccezionale.

 E da un lato, ne ero contentissimo. Tutto ciò che stava accadendo era colpa mia. Se non fossi stato così avventato, se non fossi stato così superbo da pensare di poter giudicare le azioni del sangue degli dei, se almeno mi fossi consultato con Pacha prima di agire … il Tempio avrebbe ancora avuto un Sommo Sacerdote onorato, e io avrei ancora avuto la mia protezione – non dovevo pensare a quello, non potevo essere egoista, dopo tutto quello che avevo fatto! Dovevo accettare la mia penitenza con gioia, e supplicare il perdono di una dea che avevo privato di un leale servitore.

 Dall’altro, però, la somiglianza di ciò che era appena accaduto – col mio aiuto – all’operato dell’Incendiario non mi dava pace. Più ci riflettevo, e più sembrava fosse accaduto esattamente ciò di cui Pacha ci aveva avvertiti.

 E non sapevo come. Ero stato io a causare, seppur involontariamente, l’esilio del Sommo Sacerdote; ed ero forse l’unica persona ad avere le prove certe di non essere la reincarnazione di Sulema. Ed ero anche la persona che, dal punto di vista di qualcuno che voleva rovinare la nazione, sarebbe stata l’occasione perfetta. Non sarebbe stata certo la prima volta che una guerra civile per il trono avesse portato in ginocchio un Impero, in barba al fatto che il primo dovere di un sovrano dovesse essere garantire il benessere della popolazione. Era anche per questo che io non intendevo fare nulla del genere; e Pacha, oltre ad essere un capo religioso stimato e amato dalla popolazione, mi appoggiava in questa scelta. Se mi fossi ritrovato da solo, senza appoggi e senza guide morali, avrei potuto essere più facilmente manipolabile. L’Incendiario voleva che io fossi causa della mia stessa rovina?

 Non potevo permetterlo. Dovevo vederci chiaro, e in fretta. Dovevo parlare con quella ragazza, indagare su di lei, cercare di capire cosa sapesse di tutta la faccenda. E se, come speravo, si fosse rivelata innocente, avrei dovuto collaborare con lei per risalire al vero Incendiario. Se era davvero là fuori, significava che Pacha sarebbe stata solo la prima vittima, che ne sarebbero seguite gli dei soli sapevano quante altre, perché tutto l’Impero potesse piombare nel caos e nell’anarchia. Con me come causa di tutto, possibilmente.

 Dunque investigare i motivi di Corinna era qualcosa che mi premeva, e il ritardo impostomi da quei giorni di riti, per quanto li ritenessi necessari, era incredibilmente frustrante. Alla fine, furono le due ragazze stesse a recarsi da me, anziché io da loro: il processo di nomina richiese la presenza delle famiglie nobiliari cui appartenevano tutti i candidati, e l’Imperatrice aveva deciso di assistere alle varie riunioni, in segno del rispetto che continuava a nutrire verso il culto della dea (o per accertarsi che non assumesse la carica qualcuno che lei riteneva inadatto, sospetto ora). Uno stuolo di dame da compagnia e ancelle la seguiva; e tra queste ultime aveva trovato posto anche Corinna.

 Quanto a Qillalla, sospettai che si fosse intrufolata a seguito dei suoi ricchi genitori, che comunque non vidi. Lei fu la prima a raggiungermi, grazie alla maggior libertà concessale dalla sua posizione.

“Simay” mi salutò subito, lo sguardo compassionevole, il tono accorato. “Come ti senti?”

 Come uno sporco traditore che forse stava parlando con la persona che l’aveva manipolato per fargli rovinare qualcuno che non gli era mai stato altro che d’aiuto. Sarebbe stato a dir poco catartico rispondere così! Ma per fortuna, quella pallida imitazione di una consapevolezza della mia situazione che avevo mi impose una risposta ben diversa.

 “Pacha è stato cacciato per colpa mia” mi limitai a mormorare. Più o meno sullo stesso sentire, ma espresso in modo molto meno aggressivo.

 “Tu sei stato usato” si accigliò lei, posandomi le mani sulle spalle. Questo sicuramente, ma dubitavo che lei intendesse quello che stavo pensando io. E a questo proposito, come avrei fatto a capire se Corinna fosse davvero l’Incendiario? Avevo solo una vaga idea di questo essere, la conoscenza di come operava. Non era certo una lista di caratteristiche fisiche o mentali di cui verificare la presenza in qualcuno.

“Hai cercato di fare quella che credevi la cosa giusta, e Llyra se ne è accorta e ne ha approfittato per toglierti il tuo appoggio. E’ terribile che sia stato Pacha a pagarne le conseguenze, ma …”

“Ehi” era arrivata anche Corinna. Non aveva il solito atteggiamento arrogante e rabbioso, teneva la testa un po’ più bassa del solito, le labbra strette. “Qualcuno ha idea di come accidente abbiamo fatto a finire in questo bordello?”

 “Magari perché qualcuno si è messo a insistere perché facessimo giustizia senza pensare alle conseguenze” la rimbeccò Qillalla.

 “E’ una decisione che hai appoggiato anche tu!”

 “E’ una decisione che abbiamo preso tutti insieme” intervenni, zittendole entrambe – anche se privatamente, non riuscii a non dar ragione a Qillalla. “Siamo tutti responsabili per la sorte di Pacha”

 Corinna si morse il labbro inferiore. “Sì, è … cazzo, è stato uno schifo. Ma almeno l’hanno esiliato, invece di ucciso …”

 “Bella fortuna, ha perso tutto l’amore e il rispetto che il popolo aveva per lui, la posizione per servire la sua dea, ha disgraziato la sua famiglia materna, e adesso dovrà andare a vivere quel che gli resta in chissà quale paese lontano invece che nei luoghi dove vi sono i suoi affetti. Molto meglio”

 “E’ ancora vivo” sbottò Corinna. “Se l’avessero condannato a morte, gli sarebbero successe tutte queste cose, e lui non avrebbe manco avuto un’opportunità di rifarsi una vita altrove”

 “Sai quante possibilità, alla sua età!”

 “Basta” intervenni. Un magnifico intervento: non avevo idea di cosa dire dopo. Non volevo fomentare la diatriba su quale fosse la sorte migliore che potesse capitare a Pacha (perché mi trovavo a concordare, in una certa misura, con entrambe): c’erano argomenti più gravi di cui discutere

. “Qualunque sia la sua sorte a partire da questo momento, si svolgerà lontano da qui, e possiamo solo sperare che sia per il meglio; ma i nostri problemi non sono affatto risolti”

 Riscrivendolo, mi rendo conto che devo essere suonato davvero senza cuore, ma allora stavo solo pensando a come portare l’argomento a un livello che mi avrebbe permesso di fare indagini che non avevo idea di come condurre. Avrei dovuto procedere con sottigliezza, facendo domande ambigue che avrebbe potuto capire solo la persona direttamente interessata? No, poco probabile che il pensiero di avere me alle calcagna potesse spaventare l’incarnazione di Sulema. Semmai, sarebbe aumentato il mio rischio di prendere fuoco. Allora cosa dovevo fare? Dire alle ragazze tutto quello che mi era stato detto e che avevo dedotto, così che almeno una persona avrebbe potuto portare avanti le indagini in caso mi succedesse qualcosa?

 “Già, il prossimo Sommo Sacerdote non avrà faide stupide con Llyra” meditava intanto Corinna. “Che tu sappia, Pacha aveva dato disposizioni per la tua protezione? Tipo, preparato un servizio di scorta? Il nuovo eletto potrebbe fare domande e …”

 “Non è stato un caso” mi risolsi finalmente per dire.

 “Cosa?”

 “Eh?”

 “Il modo in cui Pacha è stato cacciato per colpa nostra. Non è stata solo una tragica conseguenza a cui non avevamo pensato. Era tutto parte di un piano”

 E raccontai loro tutto. Avevo deciso di gettare la sottigliezza alle ortiche, e l’avrei fatto nel modo più completo possibile. Non tralasciai un singolo dettaglio di quello che mi aveva detto Pacha.

 Non credo di aver mai visto espressioni tanto sconvolte e stupefatte come quelle delle due ragazze in quel momento.

 “Ma che cazzo …” fu la reazione di Corinna quando ebbi finito. “Tutto questo non ha senso! Altro che abile manipolatore, questo dovrebbe essere un fottuto telepate!”

 “Un che cosa?”

 “Una persona capace di leggere nel pensiero … non esistono a quanto mi risulta, sono solo una leggenda. Questo deve essere un caso, non ha senso altrimenti!”

 “Solo noi sapevamo della nostra idea di sostituire le medicine” esordii. Cercai di avere un tono conciliante, ma Corinna colse immediatamente il sottinteso.

 “Che cazzo stai dicendo? Stai pensando che sia io?! Non … io non sono nemmeno di …!”

 “Non c’entra nulla il luogo in cui sei nata” si intromise Qillalla. “Al massimo, è curioso che tu provenga da un luogo che non hai specificato proprio quando qui ad Alcanta arriva un ragazzo con possibili pretese al trono e il potenziale per creare un conflitto civile”

 “Ma vaffa … cioè, io non …” Corinna sbuffò, stringendo i pugni.

 “E va bene” trasalii. “Non avete una qualche prova per dimostrare la mia identità? Un qualche giudizio divino? No, perché io non ho dimostrazioni concrete di essere innocente, così come voi non avete prove concrete per accusarmi. Come la mettiamo?”

 Per un attimo, all’inizio di quel discorso, avevo pensato che stesse per confessare. E invece restava il dubbio, che, come aveva sottolineato lei stessa, non era così facile da fugare.

“Non era un’accusa assoluta” esordii.

 “Sì, come no …”

 “Lasciami finire. Per favore. Pensavo che l’Incendiario potrebbe aver manipolato te per farti avere quest’idea, convincere noi, e insomma non sporcarsi le mani. E’ stata Alasu stessa a dirti che Llyra la obbligherebbe a causare gli aborti?”

 Lei strinse le labbra. “Sì. Ed è stata l’unica persona a parlarmene. Però anche suo padre sembrava nervoso, quando le ha detto di andare a occuparsi della ragazza. E lì c’era anche un’altra delle amanti di Manco, è stata lei a menzionare per prima che nessuna riesce a portare a termine una gravidanza lì dentro”

 “Quindi possiamo dare almeno le parole di Alasu per vere” conclusi. Non cambiava molto: se Corinna fosse stata l’Incendiario, avrebbe semplicemente usato una verità comoda invece di una bugia per farci fare quello che voleva.

“Non vuol dire niente” Qillalla fece eco alle mie opinioni. “Tu avresti potuto sfruttare un fatto reale invece di una bugia. Oppure, per voler proprio dubitare di tutto e di tutti, l’Incendiario potrebbe essere Alasu, e aver fatto questa scenetta del rimorso proprio per spingerti a fare ‘giustizia’”

 “Non disegnare quelle virgolette a mezz’aria, tu non eri affatto contraria all’idea quando l’ho suggerita!”

 “Non è questo ciò di cui stiamo discutendo” le richiamai all’ordine. “Se proprio vogliamo essere perniciosi, il motivo per cui Pacha non mi ha denunciato è che si sentiva il dovere di proteggermi, dopo che gli avevo essenzialmente affidato la mia vita rivelandogli delle mie origini, cosa che ho fatto dietro tuo suggerimento …”

 “Ma non riesci a pensare ad altro che io sia colpevole?!”

 “Non lo sto dando per assunto, di nuovo. Hai detto che hai avuto quest’idea perché qualcuno ti ha detto che Pacha si opponeva all’Imperatrice? Chi era quell’artigiano?”

 Lei si morse il labbro e guardò a terra, prima di rispondere. “L’orafo. Sayre”

 Un altro che aveva la reputazione di essere un superbo, esattamente come Corinna, e all’esatto contrario di Alasu. Qual era il comportamento più probabile per l’Incendiario? Non riuscire a nascondere la sua natura arrogante e odiosa dell’umanità, o il suo risentimento e disprezzo verso gli altri dei, oppure fingere in modo da stornare ogni sospetto?

 “Quindi ci sono due persone che potrebbero averti manipolata” commentò Qillalla. “E contro cui non ci sono prove concrete”

 “Proprio come non ce ne sono contro di me”

 Sentimmo del trambusto dalla stanza del Tempio designata per la riunione: evidentemente, le discussioni erano finite. Llyra e la sua corte se ne sarebbero andate presto.

 Qillalla strinse le labbra. “Sarò breve, visto che dovrai andartene. Se Simay è d’accordo, ti propongo una sorta di patto: tu procurerai prove a favore della tua innocenza, o dato che sei interna al palazzo, indagherai su queste due persone, e cercherai prove della loro colpevolezza o innocenza. Intanto, noi cercheremo il maggior numero di informazioni su di te e sul tuo passato”

 E come intendeva farlo, esattamente? Non ero riuscito a fare un interrogatorio sottile, non sapevo neanche da dove cominciare sull’indagare sulle origini segrete di qualcuno.

 Corinna fece una smorfia a quelle parole. “Tanta fortuna”

 “Non ti conviene davvero essere così supponente, data la tua posizione …”

 “E non penso ci sia bisogno di rinfacciarglielo” intervenni io.

 Qillalla alzò un sopracciglio nella mia direzione, prima di tornare a rivolgersi alla schiava. “Se tieni tanto al tuo passato misterioso, ti conviene impegnarti per quelle indagini. E ti auguro davvero di avere un risultato migliore come investigatrice che come spia”

 “Fottiti” sbottò Corinna. “Fate come vi pare. Fate le vostre indagini, rintracciate gli schiavisti, quello che volete. Metterò fuori il solito nastro quando avrò trovato il vero colpevole”

 Si allontanò verso senza un saluto, pestando i piedi. La stizza di una colpevole rivelata, o la rabbia della vittima di un’accusa ingiusta? Non sapevo più cosa fare. Potevo a malapena dire di potermi fidare di me stesso!

“Incendiario o meno, la trovo qualcuno di sempre più pesante da avere dalla nostra parte” commentò Qillalla.

 “E’ una dei pochi disposti ad esserlo …”

 “E io non conto niente?”

 “Scusami. Non volevo offenderti. E che … io non sono sicuro che sia lei, non sono nemmeno assolutamente sicuro che quanto accaduto sia davvero opera dell’Incendiario e le conseguenze delle nostre idiozie, ed eccomi qui che vado a parlarne e a compromettere l’integrità del gruppo … scusami di nuovo, non volevo farti sentire …”

 Alla faccia del contegno. Ma sembrava quasi troppo faticoso ostentarmi sicuro di me. Probabilmente non ne avevo nemmeno il diritto. Cos’avevo fatto di così buono da esserlo?

 “Va tutto bene” Qillalla mi poggiò una mano su una spalla. “Sei riuscito a creare un piano d’azione” Ma se l’aveva fatto lei! “Confido che in qualche modo, riuscirai a risolvere questa situazione. Non devi preoccuparti di chi offendi nel frattempo, devi fare quello che è necessario …”

 Ma lei prima era stata chiaramente offesa. Mi vedeva come qualcuno da compatire? Non se lo meritava. Non meritava di star lì a cercare di confortare uno stupido che non sapeva neppure quello che faceva, ingoiando le sue emozioni e opinioni.

 Essere sicuro di me era troppo faticoso? Un corno, dovevo almeno avere la decenza di mettere in piedi una bella facciata per quelli che si prendevano la briga di associarsi a me. Scattai in piedi, facendo scivolare la mano via dalla mia spalla.

 “Hai ragione, grazie davvero” dissi troppo in fretta, cercando di sorridere. “E non farti mai problemi a dirmi quando sei offesa. Mi stai aiutando, il minimo che posso fare è rispettarti. E a questo proposito: hai qualche idea su come procedere nelle indagini su Corinna? Perché io sono completamente nuovo a questo genere di cose”

 Lei mi guardò con un’espressione strana: le labbra strette, ma appena tirate in un sorriso. Come se stesse osservando qualcosa che la sorprendeva e al contempo la inteneriva, posso dire ora ripensandoci. All’epoca, sperai semplicemente che non si fosse offesa ancora di più.

 “I miei genitori hanno un certo controllo sul traffico di schiavi” esordì. “Mio padre detiene il loro censo e il conto delle loro compravendite. E’ solo nella zona in cui viviamo, certo, ma conosce molte persone che lavorano nel suo stesso settore. E’ necessario, dato quanto lontano uno schiavo può essere trasportato per una vendita. Sono sicura che troverà qualcosa anche su Corinna, quantomeno un luogo più specifico di ‘sulle montagne’ da dove iniziare le ricerche”

 “Eccellente” le sorrisi, felicemente sorpreso da questa bella coincidenza. “Se conti di tornare da me per portarmi queste notizie, potresti approfittarne per portare qui anche i tuoi parenti. Potremmo finalmente discutere di quella questione del tuo matrimonio”

 Lei sgranò appena gli occhi. “Con tutto quello che ti è successo, ti preoccupi ancora dei miei problemi? Ci proverò, se ci tieni tanto a pareggiare i conti. Grazie. Tornerò qui non appena potrò portarti qualcosa di certo”

 Stavo per chiederle se anche i suoi genitori avessero presenziato alla riunione, dirle che anche quella poteva essere una buona occasione, ma lei fu incredibilmente svelta a sparire nella folla che usciva dal Tempio.

 Bene, ed eccomi lì, da solo, e in una situazione incredibilmente confusa. Nel giro di pochi giorni, ero riuscito a causare l’allontanamento definitivo di uno dei miei alleati e quello molto probabile di un’altra – sempre che Corinna lo fosse mai stata, mia alleata. Non avevo tanta immaginazione da poter concepire una situazione peggiore, al di fuori di una vera e propria sentenza contro di me da parte di Llyra.

 Era quasi patetico, dunque, che quelle poche battute finali di conversazione con Qillalla fossero riuscite a tirarmi su di morale e a darmi una nuova risoluzione. Piangersi addosso, restare fermi sui ‘ma’ e sui ‘forse’, non avrebbe portato a nulla di buono. Se volevo sopravvivere, se volevo evitare che qualcuno si servisse di me e se volevo dare sicurezza a chi per qualche motivo mi prestava appoggio e aiuto, ero io il primo a dover prendere in mano la situazione.

 Mai, in vita mia, mi ero sentito tanto deciso ad agire.

 

 

 

 

Choqo dovette davvero prendersi una pausa nella lettura, per riordinare i pensieri. Aveva afferrato il manoscritto di Simay subito dopo aver letto quella frase di Chica, spinta dalla medesima curiosità. E quello era stato il risultato. Erano stati manipolati dall’Incendiario? Certo, lei aveva visto benissimo che la loro era stata una pessima idea, ma non capiva davvero chi avrebbe potuto spingere quei ragazzi a un risultato così preciso. Forse Simay era davvero paranoico?

 Ma del resto, lei aveva studiato che le prime avvisaglie della crisi religiosa erano partite dal Tempio di Achesay, con una rapida successione di Sommi Sacerdoti di cui non ricordava neppure i nomi … solo che uno era stato sorpreso in una tresca con una delle concubine di Manco. Ma non era decisamente il caso, no? Però, ben due casi che collegavano Tempio della Terra e harem imperiale … l’Incendiario poteva essere una di quelle donne?

 Era comunque una teoria più plausibile rispetto a Corinna, non avrebbe avuto senso che Sulema si incarnasse in un altro mondo. E a questo proposito, decise di riprendere il manoscritto di quest’ultima: quali sarebbero state le sue considerazioni su tutto questo?

 

 

 

 

GLOSSARIO (e qualche trivia):

Mekilo: essere simile a uno scoiattolo, solo molto più grande, con zampe molto più lunghe e la coda in fiamme. Essendo un animale legato al fuoco, non è considerato sacro a nessun dio, ma sfruttabile da tutto il genere umano. Viene usato soprattutto per trasportare merci e persone.

Occlo: bovino ricoperto di squame e con protuberanze lunghe e sottili, simili a serpenti che stanno al posto delle corna e da cui esce fuoco. Anch’esso animale legato al fuoco, ma per la sua pericolosità e la capacità di controllare i loro getti di fuoco sono quasi esclusivamente cavalcature da battaglia.

Kutluqun: capre anfibie con alghe al posto della pelliccia. Sono considerate sacre al dio Tumbe, e per questo, per allevarle o catturarne di selvatiche, è necessaria l’autorizzazione di un sacerdote di quel dio.

Lymplis: pesci volanti, con le pinne coperte di piume. Sono sacri alla dea Chicosi, dunque è necessaria l’autorizzazione di un suo sacerdote per possederne uno. Malgrado ciò, sono popolari come animali da compagnia presso la nobiltà.

Kyllu: uccelli simili a cigni, fluorescenti. Sono sacri al dio Achemay, e allevati solo all’interno del palazzo imperiale. Il loro piumaggio è usato per decorare le corone dei sovrani.

Lilque: creature con corpi simili a quelli degli esseri umani, ma con code di serpente al posto delle gambe. Servitori del dio Thumbe, vivono presso il mare, i laghi e in qualche caso i fiumi, quasi mai in corsi d’acqua più piccoli.

Duheviq: piante dalla capacità di mutare il proprio aspetto, assumendo qualsiasi forma desiderino. Originariamente questo veniva usato per catturare prede dei cui fluidi nutrirsi, ma con l’avanzare della società umana, ne hanno approfittato per integrarvisi. Un tempo servitori della dea Achesay, organizzati in tribù-foreste rigidamente isolate dagli esseri umani; solo i sacerdoti della dea potevano avvicinarli senza essere bollati come cibo. Al tempo di Choqo, mentre i più anziani vivono ancora tradizionalmente, i più giovani hanno preso a mescolarsi con le popolazioni umane, finendo spesso vittime di discriminazioni e relegati ai lavori meno nobili o remunerativi. Mantengono comunque un rigido codice di valori, di cui la fedeltà è il più alto.

Shillqui: piante in cui scorre un liquido per aspetto e consistenza simile al miele, che causa a tutto l’albero di agitarsi violentemente. Se bevuto, questo liquido dà gli stessi effetti agi esseri umani, ma è difficilissimo metterci le mani sopra. Pianta sacra a Pachtu, i suoi sacerdoti ne devono bere la linfa durante le cerimonie.

Likri: fiori simili a gigli rossi, dalle temperature bollenti, che esalano un fumo sottile. Se tuffati in acqua gelida e canditi, sono considerati ottimi per la pasticceria, ed essendo legati al fuoco, l’unico limite al coglierli è potersi permettere buoni guanti protettivi.

Sangue della Terra: erba che influenza la circolazione sanguigna, usato per diversi effetti nelle gravidanze.

Zullma: pianta le cui varie componenti hanno diversi usi; le radici sono considerate un potente lassativo.

 

Qillori: cristalli di colore azzurro chiaro, molto usati in oreficeria.

Achemairi: cristalli di colore dorato, anch’essi comuni per l’oreficeria.

 

Notte: entità primordiale da cui tutto il mondo ha avuto origine.

Achemay: dio del sole, entità più importante del pantheon Soqar.

Achesay: dea della terra.

Chicosi: dea dell’aria.

Tumbe: dio del mare, dei fiumi e dei laghi.

Sulema: dea del fuoco.

Pachtu: dio dei fulmini e della vita.

Qisna: dea della morte e delle paludi.

Supay: esseri più collegati al folklore che alla religione vera e propria, sono creature della Notte,

incaricati di torturare le anime dei peccatori che lì vengono gettate.

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

quanti avevano notato le somiglianze dell’accaduto con l’operato dell’Incendiario? Quanti si ricordavano che l’Incendiario esistesse?

A parte questo … avrà davvero ragione Simay, o è un tentativo di quei tre disperati di togliersi di dosso le responsabilità per la loro cazzata? Chi vedete più probabile come Incendiario?

Spero proprio che questo capitolo vi sia piaciuto, e che i prossimi siano all’altezza di eventuali aspettative!

 

  
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