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Autore: White_Oleander    26/06/2009    5 recensioni
I desideri? Qualcosa di effimero. Vorremo raggiungerli a tutti i costi, però si deve prestare attenzione a ciò che si desidera, perchè tante volte non è esattamente quello che ci potevamo aspettare.
Genere: Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella sua pelle I personaggi di One Piece non sono miei ma di Oda-sensei. Io li uso solo per diletto.



Nella sua pelle



Prologo: Vorrei essere un re


“Dicono che sia magica.” Fu Robin la prima ad interrompere il silenzio che si era venuto a creare, ma servì a gran poco anzi, se possibile, le espressioni del resto della ciurma divennero ancora più luccicanti.
Per uno degli abitanti di quell’isoletta, sperduta in mezzo al nulla, quello che aveva appena affermato la bella archeologa sarebbe solo apparsa come un frase già sentita. Ma di certo non sarebbero stati meno interessati, all’archeologa sia chiaro. Per loro, quel ritratto, o forse murales, equivaleva ad un vecchio pezzo da museo. Bhè, più che il murales, la statua raffigurata.
Uno dei loro Dei, o forse uno stregone. Nemmeno loro lo sapevano con certezza, però, fin da quando erano in fasce era stato loro insegnato di rispettare tale Dio. Il perché? Qualcosa che aveva a che vedere con le maledizioni.
“Per me sono solo vecchie leggende.” E Roronoa di certo non badava a tali cose da niente. Leggende dice lui.
“Zoro è più forte di un Dio.” E di certo il piccolo Chopper non si era scordato l’avventura a Skypiea, ne quanto detto dallo spadaccino in quell’occasione.
Ma il ghigno che Zoro aveva sul viso di certo non durò molto. Bastò un solo colpo alla navigatrice per rimetterlo al suo posto e cioè disteso a terra in mezzo a chili di polvere. E si sarebbero scannati si santa ragione se Robin non fosse opportunamente intervenuta. Non di certo per salvare lo spadaccino, sia chiaro, a lei poco interessava come decidesse di farla finita.
“Il Dio in questione.” Iniziò a recitare. “Si chiama Ashalla ed è una donna.” Badò poco al biondo cuoco che a quelle parole cominciò a svolazzare leggiadro cospargendo cuori ovunque. “Dicono che fosse la dea protettrice dell’armonia di quest’isola e che fosse particolarmente sadica con chi trasgrediva alle sue regole.”
Un silenzio improvviso calò nell’enorme stanza del castello nel quale si trovavano. Un silenzio non troppo silenzioso visto che Sanji, oltre a piroettare aveva iniziato pure a snocciolare frasi smielate e praticamente senza capo né coda.
“Che regole?” Usop fu il primo a chiederlo, forse più per paura che per curiosità vera e propria. Eppure tutti, anche l’improvvisato ballerino ed il tappeto dalla zazzera verde, rivolsero la loro più assoluta attenzione a Nico Robin che di tutta risposta si strinse nelle spalle.
“Rispettare la pace e l’armonia?” Chiese con la voce più angelica che possedesse nel suo repertorio.
“No, aspetta.” Nami, la prima ad essere riuscita a riprendersi dopo quell’infelice uscita, si avvicinò alla mora puntando un dito verso la figura incisa nel muro. “Fai tutta quella tirata e poi mi vieni a dire che non sai quali siano le sue regole? E STAI ZITTO TU.” Brecciò infine verso, devo proprio dirlo?
Roronoa, che ancora non si era alzato da terra, si puntò un dito contro autoindicandosi. Ma che centrava lui? Intercettò per puro sbaglio Rufy e questi alzò le spalle rispondendo alla muta domanda dell’amico.
“Non c’è scritto.” Si scusò Robin elargendo un lieve sorriso ed alzando ancora le spalle. Che colpa ne aveva lei se quella parte non era scritta.
Un attimo, scritta?
”Scritta?”
“Sì, nella targhetta.” E fece apparire un paio di graziose manine sul muro indicando così quella targhetta placcata in oro che portava quanto detto qualche minuto prima dall’archeologa.
“Vedi?” Sibilò sarcastico lo spadaccino finalmente rialzatosi da terra. “Ho ragione io. Leggende.” Finì ghignando non sazio delle batoste ricevute dalla rossa nell’arco della giornata. Anzi, in questa maniera si era guadagnato l’ennesimo viaggio sul pavimento questa volta però condito da improperi che è meglio non descrivere. Sapete ci sono i bambini. Basti sapere che il piccolo Chopper si era nascosto dietro le gambe dell’archeologa tappandosi le orecchi.
“E se la storia fosse vera?” Ci mise poco Rufy a dimenticarsi dei due. Rivolse ancora la sua attenzione verso Robin che di tutta risposta alzò le spalle.
“Parlavano di una maledizione al villaggio.”
Usop ricordava vagamente le parole del vecchio signore. Aveva blaterato di una maledizione terribile. Maledizione che però non sapeva quale potesse essere.
“Baggianate.” Di certo Zoro non era ancora stufo di buscarle, eppure quella volta Nami non lo pestò, troppo intenta a pensare. Fu Sanji a pensarci.
“Tu marimo. Taci.”
E lo scontro avrebbe avuto inizio se Rufy, colto da un improvviso lampo di genio, o forse solo per pura fortuna, non avesse ricordato l’ultima parola del discorso del vecchio. “Non aveva parlato di uno scambio?”
Tutti, chi più e chi meno, si ritrovarono d’accordo col capitano.
“Ah, ecco cos’era.” Nami, che a quanto pare sembra essere l’unica, oltre a Robin logico, ad avere un briciolo di buon senso in quella ciurma, ricordò perfettamente quell’ultima frase. “Uno scambio di persona.” Ma non è che aveva concluso poi molto nemmeno così.
“Vabbè, non importa. Andiamo a mangiare?” Era fatto così Rufy, in pochi istanti si era completamente dimenticato tutto. Ma la sua domanda fu accolta di buon grado. Solo Roronoa borbottò qualcosa.
“Se fosse vero allora vorrei essere un re.”
Di certo si sarebbe rimangiato ogni singola parola il giorno dopo.


  
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