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Autore: HatoKosui    07/01/2018    3 recensioni
Ame e Aoi sono due sorelle che si strasferiscono alla Iwatobi in un periodo inusuale, quasi alla fine della scuola. Hanno un passato strano, la più grande è chiusa in se stessa, la sorella minore, Aoi, dal canto suo si sente sola, persa in situazioni più dolorore di quanto sembri. Conoscono il vicino di casa Makoto e i ragazzi della Iwatobi, ma Ame sembra provare orrore e fastidio per tutto quel che riguarda l'acqua tanto da sopportarne a malapena la vista... Aoi cerca di aiutarla chiedendo aiuto a Rin, conosciuto da poco, ma nessuno si aspetta un'altro disastro imminente: il male non viene mai da solo!
[Storia senza pretese, che avevo scritto un anno fa e che ho publicato ora perchè mi hanno letteralmente pregato... Nonostante tutto ci tengo particolarmente a sentire le vostre opinioni, e spero con tutto il cuore che piaccia (anche perchè i ragazzi meritano eh u.u)!]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haruka Nanase, Nuovo personaggio, Rin Matsuoka, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Capitolo 12: Decisione-

 

L’esplosione durò poco, qualche secondo, ma stravolse subito entrambi i giovani. Haru alzò lo sguardo velocemente, completamente spaventato, e subito i suoi occhi videro il fuoco divampare oltre l’ingresso della vecchia casa di legno.

-Ame…

Disse, piano, cercandola subito con lo sguardo e per sua fortuna lei era ancora cosciente, poco più in là. Si avvicinò subito, la vide mentre si stava rialzando a fatica, ma non fece in tempo a spostarla, perché quelle assi di legno massiccio che reggevano l’entrata si staccarono emettendo un sinistro cigolio. La prima cadde veloce vicino alla ragazza che spaventata e frastornata non capì, saltò dritta per lo spavento. E quando anche l’altra cadde poco più in la lei si buttò a terra, sbattendo il lo sterno su un masso, pur di non farsi prendere. Un altro cigolio, della terza e ultima asse, quella che la stava per centrare.

La ragazza non vide nulla, sentì solo l’asse cadere più in là, ma quando alzò lo sguardo si trovò il volto del ragazzo a poca distanza dal suo.

Haru le strinse il polso, con il volto preoccupato e tirato in una smorfia dolorante.

-Andiamo, alzati, è pericoloso!

Lei non capì praticamente nulla, solo lo guardò negli occhi, il calore le arrivava ai piedi, si sentiva confusa e così si lasciò andare alle sue direttive, alzandosi in fretta ed allontanandosi dalla casa.

-AME! HARU!

La voce della sorella le arrivò un po' ovattata e la ragazza fu costretta a tenersi la testa che le girava un po', rendendola ancora più confusa. Aoi corse verso i ragazzi, del tutto preoccupata, del tutto shoccata. I suoi occhi si allargarono così tanto da sembrare quasi uscire fuori dalle orbite, mentre il rosso del fuoco vi si specchiava dentro. Il respiro le mancò.

-Ma che cosa è successo…?

Disse, guardando la casa prendere fuoco proprio lì, sotto i loro occhi!

Ame seguì il suo sguardo, poi si rivolse ad Haru, spaventata e scossa, ma lui era più spaesato di lei ed in più si teneva la spalla. Ame lo guardò bene e si preoccupò subito.

-Dobbiamo chiamare aiuto…- Constatò, vedendolo così. Haru distolse lo sguardo e si girò, nascondendo la spalla -Hai bisogno di un medico…

La sua voce era quasi rotta dalla paura, e i suoi occhi erano freddi, distanti e completamente privi di qualsiasi emozione. Come il mare in tempesta non vi si poteva più leggere dentro.

Aoi la guardò bene, le spostò i capelli con poca grazia.

-Anche tu hai questa ferita, hai sbattuto la testa? Stai bene?

Ame la guardò. -No.

La sorella non sapeva a quale domanda si riferisse di preciso, perciò aggrottò le sopracciglia, ma vedendola così scossa lasciò correre.

-Chiamo subito i pompieri, allontaniamoci da qui.

 

°°°

 

-Si mamma, non sappiamo com’è successo. Si, ora siamo a casa di Haru. Si, Ame sta bene… io non c'ero, sto bene per forza. Hai già parlato tu con i pompieri? Ok, capisco. Ok, allora quando arriverai fammi uno squillo.

Aoi abbassò il telefono cellulare e spense il collegamento. Rimase qualche attimo a fissarlo, senza dire nulla. La casa di Haru rimbombava del suo stesso silenzio ed il suo respiro la faceva sentire peggio che mai, perciò si affrettò a tornare dai due ragazzi, seduti a bere qualcosa di caldo, dopotutto si erano appena ripresi.

-Mamma ha detto che verrà tra qualche giorno, per vedere come sistemarci.

Ame la guardò, speranzosa, con gli occhi di quei bambini che credono di poter ricevere belle notizie. Aoi le sorrise.

-Siamo sfortunate in questo periodo… i pompieri hanno detto che non sarà agibile, è completamente andata.

Ame abbassò lo sguardo sulla tazza che stringeva tra le dita tremanti e sporche.

-Ma cos’è successo?

Domandò Haru, guardando Aoi, che scosse la testa.

-Hanno detto che non lo sanno con certezza, ma probabilmente è stata una perdita di gas, qualcosa è andato storto… una di noi deve aver lasciato la manopola aperta.

Haru continuò a guardarla e Aoi sostenne lo sguardo, cercando di capire che cosa il ragazzo provasse, ma non ci riuscì.

-Dove andremo ora? La mia divisa era lì.

-Ame, domani non abbiamo scuola. Troveremo un posto.

Haru prese il suo bicchiere e si fece avanti, un po' accigliato. -Potete rimanere qui, a dormire.

Aoi e Ame lo guardarono sorprese, ma Ame fu la prima ad abbassare lo sguardo sul suo tè caldo. Aoi scosse la testa.

-Ma no Haru non devi davvero preoccuparti!

-HARU!

La porta del salone si aprì di colpo, con un sonoro botto e comparve Makoto, affannato, con i pantaloni larghi, le ciabatte ed un maglia carinissima, con un orsetto stampato sopra, che era disordinata e spiegazzata. Le guardò in preda al panico e si butto a terra, vicino ad Aoi.

-State bene, che cos’è successo? Hai sbattuto? Qualcuno si è fatto male?

Ame lo guardò per bene, rimanendo molto sorpresa, perché quella reazione era vera, così vera che sembrava quasi da pazzo. Ame avrebbe sempre voluto riuscire ad esprimere la sua paura in quel modo e invece faceva fatica anche a farla venire fuori. E se prima Makoto poteva sembrare falso, adesso era ovvio che si erano sbagliate.

Aoi infatti lo guardava shoccata, battendo le ciglia.

-No… no, stiamo bene, siamo solo… scosse.

Makoto la guardò e poi guardò Haru che però prontamente si girò altrove e l’amico comprese subito che non tutti stavano così bene.

-Haru...- cantilenò il castano, guardandolo male -Che cos’hai?

Chiese e Ame rabbrividì sul posto. Fortunatamente quando Haru si girò per parlare furono interrotti dagli altri, che con la stessa furia entrarono in casa, facendosi spazio.

-Haru! -Urlò Nagisa, guardando l’amico -Meno male che stai bene!

Aoi lo guardò piuttosto male “Haru, Haru… la casa che è stata rasa al suolo è la nostra, perché chiamano Haru, grazie mille eh”

Mentre che si perdeva nei suoi strani risentimenti, una mano la costrinse a girarsi e proprio davanti al suo volto si trovò Rin.

Un preoccupatissimo e angosciatissimo Rin.

-Stai bene?!

Le sue mani tremavano! Aoi avrebbe giurato di sentirle anche umide di sudore. Gli occhi di Rin brillavano di una luce cupa, le sopracciglia erano corrugate, il suo bel volto da ragazzo che se ne sbatte aveva le sembianze di quello di un bambino preoccupato che il suo giocattolo preferito si fosse rotto. Aoi rimase per un attimo incantata da quell'espressione.

-Aoi, stai bene?

Ripeté lui, scuotendola leggermente per la spalle, sotto gli occhi di una shoccata Ame e della sorella Gou che si era avvicinata, mentre gli altri si assicuravano dell’incolumità di Haru che però li respingeva.

Aoi scosse la testa per riprendersi e sorrise, in modo tirato.

-Matsuoka, sto bene, io neanche c’ero sul momento!

I due Matsuoka si calmarono, ma mentre Gou tirò un sospiro di sollievo, Rin non fece altro che far scendere la mani sulle braccia di Aoi, quasi come se la stesse accarezzando. Cosa che non passò inosservata ad Ame, che li guardava di sottecchi, quasi come se stesse facendo peccato verso qualcuno.

-Accidenti – Disse Rin, sconsolato, mentre si rivolgeva agli altri -Che si fa ora? Saputo qualcosa della casa?

-Inagibile

Disse Haru e tutti guardarono le sorelle. Ame abbassò lo sguardo, Aoi sorrise falsamente.

-Aaaallora, non fate quelle facce – Disse, sventolando la mano davanti a tutti, ancora con Rin accanto. -Siamo vive, questo basta e avanza, un posto dove dormire lo troviamo. Ci sarà un B&B da qualche parte qui, no?

Nagisa si portò un dito sul mento, pensandoci.

-Ce ne è solo uno e a quest’ora non so quanto posto troverete.

-Ve l’ho detto, qui potete rimanere

Puntualizzò Haru, accigliandosi. Tutti si sedettero introno al tavolo, composti. Ame e Aoi si guardarono perché era così strano per loro avere tante attenzioni.

-Mi sembra di approfittarne e poi… siamo due…

Ame guardò la sorella si sottecchi. La vide molto vicina a Rin, che le stava seduto accanto, sembrava quasi che le loro gambe si toccassero.

Era una coincidenza? Perché lei era invece così lontana da Haru?

Lo guardò e in quell’istante anche lui fece lo stesso, così entrambi di girarono. Lei tornò, un po' confusa, a guardare Aoi.

-Dividiamoci, per il momento…

Propose, Ame. La sorella la fissò incredula.

-Dividerci?

Ame annuì, guardando qualche istante Rin, che non sembrava capire.

-Si, io posso… posso rimanere qui, tu puoi andare da qualcun altro, così sarai sola e non daremo fastidio e…

-Potresti venire a casa mia, visto che la conosci ormai.

Continuò Makoto, guardandola, ma si beccò un’occhiataccia fulminante da Ame.

Non da te, da Rin”

Pensò la sorella, che cercava di dare spazio ad Aoi per stare con quel tipo, quel tipo che sembrava tanto vicino a lei. Rin si poggiò con le mani sul tatami.

-Io devo tornare a casa solo per oggi, visto che il dormitorio ormai è chiuso e non credo che mi faranno un altro favore come l’ultima volta. Se vuoi puoi dormire anche da me....- Tutti lo guardarono e si corresse. -Cioè, da noi, con Gou.

Aoi si girò verso il ragazzo ed arrossì vistosamente, senza sapere cosa dire, in completa confusione.

-Io… oddio, io… non lo so, ma se dobbiamo fare una cosa del genere, voglio dire…

Ma con che coraggio? Io voglio tornarmene a casa mia… non voglio essere in debito con nessuno...”

Ame si avvicinò al tavolo ed aiutò la sorella.

-Io eviterei di dormire con i bambini con cui lavori…

Disse, piano ed Aoi la guardò solo per qualche istante, poi fissò il vuoto e dopo qualche minuto annuì.

-Ha ragione, non ci avevo pensato – Guardò Makoto, dispiaciuta -Mi sentirei molto in imbarazzo a doverlo spiegare ai tuoi genitori…

Makoto la guardò un po' deluso, poi scosse la testa.

-Non ci sarebbero problemi, ma come preferisci, dopotutto è un’emergenza.

-E poi Aoi-chan, tu e Rin avete già dormito insieme!

Tutti si girarono di colpo verso Nagisa che aveva praticamente urlato la frase con il tono più normale del mondo. Ame guardò scandalizzata la sorella.

-C...COSA?

Aoi arrossì fino alla punta dei capelli.

-Io… io non ho dormito con lui…

Lo indicò, poi si ricordò di quella sera nella quale era praticamente caduta addormentata sul tavolo e abbassò lo sguardo. -Cioè io ho dormito, ma…

Rin arrossì e si fece avanti verso Haru e Makoto che lo guardavano con sguardo incredulo.

-Smettetela di guardarmi così! Non ho fatto niente!

Gou emise una risatella e cercando – invano – di salvare la reputazione di suo fratello disse:

-Dai ragazzi, non hanno combinato nulla, sono stati insieme, ma non è successo niente, non rigiriamo il coltello nella piaga!

Aoi e Rin la fulminarono.

-Noi due non siamo stati insieme!

Dissero e un po' tutti risero di gusto, vedendoli così, perfino Ame. Aoi sospirò sconsolata.

-Accidenti, che casino che fate… - Guardò Gou, scettica. -In ogni caso -

La ragazza la bloccò.

-C’è un posto, non succederà nulla, posso darti un cambio… e lo porteremo anche ad Ame!

Calò il silenzio per qualche attimo. Aoi non era convinta perché la sorella era lì, e lei continuava a guardarla di sfuggita.

-Io vi ringrazio, ma Ame… Ame è qui ed io…

-Io sto bene.

-Qui c’è posto.

Ribadì Haru e Aoi si sentì piuttosto oppressa dalla combriccola, tanto da sospirare dolo qualche attimo.

-E va bene, va bene…

Non capisco tutta questa pressione, Rin non ha detto nulla, mi sento di troppo… chissà se andrà tutto bene… dormire con Gou dovrà essere bello, ma c’è anche lui e...”

I suoi occhi lo guardarono, ma lui già li aveva fissi su di lei. Aoi arrossì non poco, sentì perfino il naso andare in fiamme e così si girò altrove.

-E sia!

Disse sorridendo Gou, che adesso si sarebbe proprio divertita.

 

°°°

 

Era ormai notte fonda, Aoi aveva sistemato il suo futon in camera di Gou, poco lontano da dove la ragazza dormiva, ma lei non riusciva a chiudere un solo occhio. Ogni volta che ci provava, ogni singolo secondo le torturava la mente.

Ancora una volta tu non c’eri”

Le ricordava una vocina nella sua mente. I suoi occhi si aprirono nella penombra della stanza e si fissarono su di un punto qualsiasi del soffitto bianco.

Se le fosse successo qualcosa sarebbe stata colpa tua”

Ancora rimaneva fissa a guardare il vuoto, ma quella vocina non voleva smetterla.

Dovevi esserci tu al posto suo. Questo sarebbe stato giusto”

Sentì gli occhi bruciare, riempirsi di lacrime, ma ebbe il coraggio di ingoiare quel groppo che aveva in gola, di soffocare ogni rumore per non far svegliare Gou e solo una lacrima le scese sul fianco del viso. Si alzò piano dal letto e buttò un’occhio all’amica, che dormiva rivolta verso il muro, dandole la schiena. Aoi camminò scalza e con un pigiama imbarazzante per tutto il corridoio, con la testa bassa, nel silenzio della casa quasi vuota. I genitori non c’erano e lei, tanto era sovrappensiero non aveva neanche chiesto il perché. In fondo al corridoio vide il bagno e vi si fondò. Si chiuse la porta alle spalle, ci mise un po', ma poi, appoggiandosi al muro, calò verso il pavimentano, sentendo che quella malinconia se la stava portando via.

-Papà…

Sussurrò, appoggiando la fronte alle ginocchia. Il respiro era così basso che a malapena sembrava viva e gli occhi si riempivano di quel liquido salato che non ce la faceva a scendere, rimaneva intrappolato e trattenuto dalle palpebre.

Proprio in quegli attimi Rin aprì la porta, facendola girare di scatto.

Il ragazzo rimase sorpressissimo di trovarla lì davanti, ma quando Aoi lo vide sull’uscio sbatté le palpebre e quelle lacrime le scivolarono copiose ai lati della guance e lei forse neanche se ne reso conto subito.

-Ao...ma che succede?!

Sussurrò Matsuoka, che vedendola piangere rimase davvero sbalordito e dispiaciuto, tanto da abbassarsi e metterle una mano sul ginocchio alzato.

-Stai bene? Mi spiace, non ti avevo sentita entrare in bagno.

Aoi per un attimo non disse nulla, per qualche secondo stette in silenzio, ma poi capì e cercò di darsi una controllata, pulendosi le lacrime come la manica del pigiama.

-A...ah, oh cielo, tranquillo, io stavo solo… solo...stavo…. - Cercava di pulirsi il viso ma le lacrime non si fermavano, contro la sua volontà -Dio, che patetica…

Disse, girandosi un po' altrove, mentre Rin aggrottò le sopracciglia.

-Aoi, smettila…

Sussurrò, per poi chiudere la porta alle sue spalle. -Smettila!

Le ripeté e di scatto le allontanò i polsi dal viso, bloccandoli altrove. Aoi rimase sorpresa e lo guardò, con gli occhi gonfi.

-Rin?

Gli occhi del ragazzo erano torbidi, quasi tristi quanto i suoi, che la guardavano come mai le era capitato. Non era distacco, come quello dei suoi parenti, non era compassione, come quello della sua psicologa, non era paura, come quello della madre. Lei vedeva se stessa riflessa in quelle iridi tormentate.

-Smettila di farti male, hai la pelle rossa – Le disse, guardandole il viso -Se vuoi piangere puoi farlo… non c’è nulla di sbagliato.

Lei strabuzzò gli occhi e le lacrime si fermarono.

-Io non voglio piangere… - Gli disse, senza distogliere la sua attenzione dal ragazzo -Io non riuscivo a dormire e…

Rin sospirò, poi si poggiò a terra con le ginocchia, finendo per avvicinarsi così tanto al suo viso che per un attimo Aoi ne avvertì il calore del respiro.

-Conosco questo sguardo. Era da un po' che volevo dirtelo, ma non credo che fare finta di nulla ti aiuterà… hai un bel sorriso, ma usarlo come arma di difesa non ti fa onore.

Aoi rimase senza fiato.

-Rin, non so di cosa tu stia parlando… io sono solo stanca. Tu -

La ragazza si fermò perché quelle parole, le sue stesse parole le rimbombarono in testa.

“Tu non puoi capire”

Questo gli avrebbe detto.

E poi si lamentava di Ame. Era questo che la sorella provava? E lei? Avrebbe detto davvero una cosa del genere ad una persona che ha perso il padre?

I suoi occhi si puntarono a terra, sconvolti, quasi arrabbiati.

-Aoi, io ho perso mio padre.

La giovane lo guardò di scatto. Rin era serio, incredibilmente genuino.

-Tu ancora ce l’hai -Continuò - Di questo dovresti essere grata… e non sprecare il tuo tempo a piangere su quello che potrebbe diventare. Il tuo dolore... puoi farlo venire fuori adesso, ti aiuterà…

Aoi lo guardò per molto tempo, sapendo che il ragazzo si stava vergognando a dirle quelle cose e che forse le diceva proprio per farla stare meglio. Avrebbe dovuto crederci? Le venne in mente una cosa che il padre le diceva spesso.

Non aspettare di essere felice per sorridere, ma sorridi per essere felice!”

Il suo cuore si riempì di malinconia, perché sentiva quella fitta al petto, ma voleva rendere onore a quel piccolo ricordo.

Guardò Rin e gli sorrise, aperta, mentre le lacrime iniziarono a scendere, ancora.

-Hai ragione

Disse solamente, e fu lì che il cuore di Rin perse qualche battito, le strinse la mano che neanche si era reso conto di aver afferrato e la guardò.

Avrebbe dovuto fare per forza qualcosa per sollevarle il morale.

 

  
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