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Autore: mietze    14/01/2018    5 recensioni
[James ♥ Lily] "Esci con me, Evans." le aveva detto Potter con uno sguardo carico di desiderio. Era diverso. Qualcosa era cambiato. Sembrava quasi che stesse facendo sul serio quella volta.
"Non uscirò mai con te. Lo vuoi capire Potter ?" gli disse Lily. Ma se prima quella frase le era sempre uscita con un tono gelido, ora non era più certa di pensarla così. Non era più sicura di detestarlo così tanto. Non era più neanche sicura di detestarlo. Ma non lo avrebbe mai ammesso. Non poteva ammetterlo.

[Remus] Il bisogno di avere qualcuno vicino era viscerale. Il bisogno di non essere più solo era così radicato in lui, come se le sue viscere si fossero annodate.
[Sirius] Era stato uno stupido. Si era reso conto solo in quel momento di quanto fosse importante per lui. Solo in quel momento, quando era sicuro che fosse troppo tardi, che l'avesse combinata troppo grossa per essere perdonato, aveva capito che ne aveva bisogno.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Non scrivo da parecchio tempo, ma appena ho visto una fanart Jily, la mia mente ha iniziato a produrre i più svariati scenari e quindi eccomi qui. Spero che vi piaccia e che mi diate anche qualche riscontro, mi piacerebbe poter migliorare. Ringrazio già tutti coloro che dedicheranno un po' del loro tempo per leggere questa storia. Buona lettura :3 ... Lily

DEVOTION.

Capitolo 1 # Come i non-ti-scordar-di-me.

 
Hogwarts Express, 1 settembre 1977.
Il Binario 9¾, come ogni anno, pullulava sempre di gente. Intere famiglie di maghi e streghe si riversavano in quel lungo binario. Molti genitori tentavano di tenere a bada i figli che, per l’eccitazione di andare ad Hogwarts per la prima volta, erano totalmente fuori controllo. Altri invece si profondevano nelle solite raccomandazioni. In quest’ultima categoria rientravano anche Fleamont ed Euphemia Potter, che avevano cercato di infondere un po’ di buonsenso in James e Sirius, ma avevano la netta sensazione che qualsiasi cosa avessero detto, non sarebbe servito a molto. Prima che sparissero all’interno dell’Espresso per Hogwarts ricordarono a Sirius che contavano sulla sua presenza per le vacanze di Natale. Sirius sorrise e annuì energicamente, per poi raggiungere l’amico all’interno del treno. Quando entrarono furono subito bersaglio di sguardi sdolcinati e di pura venerazione da parte di svariate ammiratrici che, tra saluti e complimenti, cercavano disperatamente di ingraziarseli. Proseguirono gettando occhiate veloci nei vari scompartimenti, mentre l’Espresso per Hogwarts non aveva tardato neanche un minuto a partire. Si fermarono solo quando trovarono Frank Paciock intento a leggere. Irruppero nello scompartimento come due trottole; erano inarrestabili. Due uragani. Frank Paciock sospirò e chiuse il libro ben cosciente del fatto che la calma era finita.
« Frank, vecchio mio! Via via, ci sarà tutto il tempo per deprimersi, non indugiare su questi brutti oggetti! » disse James scagliandosi sul sedile di fronte a lui, per poi prendere il libro e scaraventarlo nella cappelliera.
« Felpato, io credo che il nostro vecchio caro Frank abbia molto da raccontarci. » disse con un ghigno malefico.
« Ramoso, hai assolutamente ragione. Non erano deliziosi ? Dividere una coppa gigante di gelato da Florian Fortebraccio. Che cosa romantica! » continuò a punzecchiarlo a dovere Sirius con fare teatrale, mentre si stravaccò sul sedile di fianco a James, ridendo a più non posso. Poi presero ad imitare una coppietta che si teneva mano per mano e Sirius faceva finta di imboccare James, sbattendo ridicolmente le ciglia. James, che non perdeva mai l’occasione di fare l’idiota, diede manforte a Sirius gettandosi sopra di lui, imitando Frank mentre sbaciucchiava Alice.
« Oh sì, Frank! Così! » disse Sirius imitando una voce femminile, prima di scoppiare in una risata quasi canina, alla quale si aggiunse anche James.
« Siete due canaglie irrecuperabili, lo sapete ? Non è affatto divertente! » sbottò Frank roteando gli occhi e sbuffando. Aveva raggiunto una tonalità di rosso tale da assomigliare ad un pomodoro maturo.
« Un giorno vi innamorerete di qualcuno e finalmente vi metterete la testa a posto! » continuò accigliato. Sirius fece una faccia schifata e stava per controbattere, ma la porta dello scompartimento si aprì e furono interrotti.
« Remus ? » chiese una voce femminile. James si allontanò da Sirius, scattando in piedi. Gli erano bastate due sillabe per riconoscere quella voce. La sua Lily. Cercò di assumere un atteggiamento spavaldo e noncurante.
« Ciao Evans! Che dolce, sei venuta a cercarmi perché ti mancavo troppo ? » disse passandosi istintivamente una mano tra i capelli già indomabili, con un sorriso da ebete mentre si perdeva nei suoi occhioni verdi. Il fatto che lo stesse guardando corrucciata era del tutto irrilevante.
« Oh su, non guardarmi così. Prometto che non ti trascurerò più! » disse accarezzandole la guancia con un sorriso spavaldo in viso. Prima ancora che potesse continuare con quella scena pietosa, Lily cominciò a prenderlo a librate.
« SEI-UN-IDIOTA-JAMES-POTTER! » sbottò lei inviperita. Era esasperante. Fin da quando si erano conosciuti, quell’idiota l’aveva perseguitata. Ovunque andasse, lui era lì ad esasperarla. Continuò a tirargli il libro addosso, farfugliando parole come “Non mi sei mancato affatto”, “Sei insopportabile”, “Idiota”. Quando il libro lo colpì sul braccio sinistro, notò qualcosa scintillare sul petto di lui. Si bloccò improvvisamente e rimase a fissarlo con il braccio ancora a mezz’aria, la presa sul libro sempre ben salda.
« Non è possibile. È uno scherzo, vero ? Tu caposcuola ? » farfugliò lei. I suoi pensieri andavano così veloce che non riusciva a star loro dietro. Non era possibile. Remus doveva essere caposcuola, non quell’idiota di Potter. Non faceva altro che cacciarsi nei guai e non rispettare le regole! Com’era potuto accadere ? Lily Evans giunse alla conclusione che si trattava solamente di uno scherzo orribile.
« Sì, bella trovata Potter. Per un momento quasi ci stavo cascando. » sbottò guardandolo torva, scuotendo la testa con disapprovazione massima.
« Oh, non si tratta affatto di uno scherzo. Non vedo l’ora delle ronde notture insieme a te, Evans. » disse James ammiccando, che aveva riacquistato tutta la sua sbruffonaggine. Sirius raggiunse il compagno di merendine e ridacchiò.
« Oh … Hai portato un’amica Evans ? Che pensiero gentile. E io che pensavo che mi odiassi! » disse Sirius in un ghigno, superandola. Solo in quel momento James si accorse della ragazza appena dietro di lei. Era senza dubbio una bella ragazza. Aveva lunghi capelli ondulati corvini e due grandi occhioni blu. La pelle diafana e le labbra rosse come le rose. Sirius, nel frattempo, non aveva indugiato neanche un momento e si era presentato alla ragazza, che rispose timidamente, stringendogli la mano.
« Andiamo El, Remus non è qui. Stai lontana da questi due; dietro a quei sorrisi patetici e balordi si celano due idioti. » disse risoluta, mentre faceva dietrofront. La sua amica fece altrettanto, probabilmente reputava saggio ascoltare l’amica e non incappare nelle sue ire.
« Oh, sarà proprio questo sorriso patetico e balordo a farti innamorare, Evans! » le urlò ridendo James, che continuava a sperarci, nonostante tutto. Sentì solo un “Ti piacerebbe!” di rimando.
 
*
 
Era passata quasi un’ora da quando Lily Evans aveva smollato James Potter in quello scompartimento, dandogli due di picche per l’ennesima volta. All’inizio aveva farfugliato qualcosa come “Chi se ne frega. Posso avere tutte le ragazze che voglio”, seguito da Sirius che annuiva approvando totalmente, per poi ammutolirsi e guardare fuori dal finestrino con aria contrita.
Per quanto si sforzasse di apparire spavaldo e irriverente, dentro si sentiva male. Non era la prima volta che Lily Evans lo rifiutava con tale ferocia, ma mai prima di allora ci era rimasto veramente male. Si era sempre divertito ad esasperarla e non aveva mai fatto sul serio con lei. Certo, era una bella ragazza e fino a quel momento, gli sarebbe bastata la soddisfazione di uscire con lei e potersi vantare di esserci riuscito, ma qualcosa stava cambiando e, per quanto si rifiutasse di accettarlo, prima o poi avrebbe dovuto farci i conti.
Il fiume di pensieri che stava tormentando James Potter fu interrotto dal rumore della porta che sbatteva. Remus Lupin aveva preso posto accanto a Frank Paciock che stava dibattendo animatamente con Sirius, il quale sosteneva che innamorarsi era una disgrazia e che era un totale spreco farsi accalappiare da una, quando poteva avere qualunque ragazza della scuola. Remus non entrò in merito. James lo guardò e gli sorrise.
« Evans, ti stava cercando. Ti ha trovato ? » disse impaziente. Voleva sapere qualsiasi cosa avesse a che fare con lei.
« Oh sì, niente di che, voleva iniziare il giro di ricognizione. Sono ancora prefetto. » disse sbuffando, mentre si godeva la comodità di quel sedile. Remus fece un riassunto veloce del suo giro. Aveva già ripreso alcuni studenti indisciplinati e si era già beccato le solite minacce che ne seguivano.
« C’era anche la sua amica con i capelli neri ? Te l’ha presentata ? » s’intromise Sirius curioso. Era rimasto piacevolmente sorpreso da quell’incontro. Forse sarebbe riuscito a sbandierarla come trofeo ancora prima che iniziassero le lezioni.
Remus si guardò attorno, cercando qualsiasi tipo di via d’uscita da quella domanda, ma non ne trovò. Sembrava che tutti fossero curiosi di conoscere la risposta a quella domanda.
« È nuova. Prima studiava a Beauxbatons, ma ha deciso di finire gli studi ad Hogwarts. Si chiama Lyanna Morland. » disse conciso. Cercò di tenere a bada la loro curiosità, ma sapeva che prima o poi l’avrebbero messo alle strette. Trascorsero il resto del viaggio addentrandosi e scartando le più svariate congetture. Sirius sembrava intenzionato a non voler desistere dal suo obiettivo. Quando arrivarono alla stazione di Hogsmeade, si affrettarono a prendere i bagagli e si diressero alle carrozze. Pioveva a catinelle e quando arrivarono ad Hogwarts erano del tutto fradici, ma a loro importava poco, perché presto si sarebbero trovati nella Sala Grande e si sarebbero abbuffati e avrebbero scoperto in che casa sarebbe finita l’amica di Lily Evans. Sirius fremeva dall’eccitazione. Non vedeva l’ora di esibirsi in tutto il suo charme. James Potter gli diede una pacca sulla spalla, non facendo altro che incoraggiarlo ancora di più.
« Allora Lunastorta, cosa ci stai nascondendo ? » disse James, guardandolo con un sorriso vittorioso, avendo colto di sorpresa l’amico. Tuttavia la mente di Remus fu riportata ad un ricordo specifico della sua estate. Al giorno in cui si era dovuto trasformare di nuovo da solo, dopo dieci mesi in cui non aveva dovuto affrontare quella tortura da solo. La sua mente fu riportata esattamente a due mesi prima.
 
Era il primo luglio 1977.
Di tutte le stagioni, l’estate era quella che Remus Lupin meno sopportava. Perché? Be’, il motivo era davvero ovvio: perché non sarebbe stato ad Hogwarts. Perché non ci sarebbero stati i suoi amici a supportarlo. Perché si sarebbe dovuto trasformare da solo. Erano già passate tre settimane da quando aveva salutato James, Sirius e Peter alla stazione di King’s Cross. La solitudine l’aveva assalito nel momento stesso in cui si era separato da loro e aveva svoltato all’angolo, diretto verso casa. Ogni anno si ripeteva che le cose sarebbero cambiate, che sarebbe stato diverso, che avrebbe affrontato la cosa, ma puntualmente l’angoscia s’insidiava dapprima nei suoi sogni, per poi impossessarsi di ogni centimetro del suo corpo, ancora prima che la scuola finisse. Cominciava tutto con la fine degli esami, quando i giorni ad Hogwarts erano agli sgoccioli. Mentre tutti erano in fibrillazione per l’estate, le vacanze e si rincorrevano l’un l’altro per organizzare i vari incontri, Remus Lupin sentiva montargli dentro lo stesso senso d’irrequietezza che pensava di aver abbandonato per sempre quando aveva varcato il muro del Binario 9 ¾ dieci mesi prima. James e Sirius avevano tentato di alleviare un po’ il dolore con la promessa che sarebbero andati a trovarlo, ma sapeva che sarebbe stato difficile con i tempi che correvano. Non avrebbe certo biasimato i loro genitori se avessero proibito loro di allontanarsi troppo e senza scorta, visto che Lord Voldemort era in cerca di seguaci e il consenso a suo favore non faceva altro che crescere. Ma tutto ciò non era per nulla rilevante. Non importava quanto comprendesse la situazione o le motivazioni altrui, perché per quanto si trovasse concorde con i timori dei genitori, niente importava davanti ad una semplice, disperata domanda: quanto tempo avrebbe dovuto trascorrere solo prima di poter rivedere i suoi amici ? Il bisogno di avere qualcuno vicino era viscerale. Il bisogno di non essere più solo era così radicato in lui, come se le sue viscere si fossero annodate.
Era stato uno sciocco a pensare di avere una speranza di felicità.
Sarebbe sempre stato l’incubo peggiore di ogni genitore.
Sarebbe sempre stato un mostro.
Sarebbe sempre stato un reietto, uno scarto della società
Sarebbe sempre rimasto solo.
Non era cambiato proprio nulla. Si odiava. Si odiava con tutto se stesso, perché non imparava mai la lezione. Perché non riusciva mai ad accettare quello che era. Come poteva ? Era disgustato da quello che provava quando si trasformava. Ma si odiava soprattutto perché, dopo tutti quegli anni, permetteva ancora alla solitudine di avere un potere su di lui; il potere di farlo soffrire.
Aveva passato le ultime tre settimane in fase di negazione sotto le coperte, abbandonandole solo per soddisfare i bisogni primari. Nell’ultima settimana poi, con l’avvicinarsi della luna piena, aveva pure smesso di recarsi in sala da pranzo per i pasti. “Forse se m’indebolisco, non avrò le forze necessarie per trasformarmi” aveva pensato dopo aver sentito sua mamma chiamarlo per cena. Per un momento, un solo momento, aveva avuto un barlume di speranza. Ma poi aveva capito quanto quel pensiero fosse disperato. Era un povero illuso; niente avrebbe posto una parola fine all’irrimediabile. Si odiava ancora di più la sera, quando sentiva sua madre crollare e piangere disperatamente, perché non poteva fare nulla, perché non c’era nulla che potesse aiutare il suo bambino. Sapeva che, dietro ai loro sorrisi, ai loro incoraggiamenti, ai loro sforzi di apparire forti per lui, i suoi genitori stavano crollando. Non si meritavano di soffrire in quel modo. L’aveva sempre pensato, certo, ma ad ogni luna piena se ne convinceva sempre di più; non meritavano di avere un mostro, una creatura ripugnante come figlio.
Il fatidico giorno era arrivato. Il tramonto era inesorabilmente iniziato e Remus Lupin, più stanco e afflitto che mai rotolò giù dal letto di malavoglia e si diresse il più lontano possibile da casa sua. Il passo trascinato si era presto trasformato in una corsa. Si stava inoltrando nel cuore del bosco, diretto verso quella montagna disabitata. Voleva allontanarsi il più possibile dove nessuno avrebbe potuto vederlo, dove non avrebbe potuto fare del male a nessuno. Nonostante il fiatone, non indugiò nemmeno per un momento. Non gli importava delle ferite a causa dei rami, non gli importava di quanti animali pericolosi potevano esserci in quel momento. Presto, molto presto, sarebbe diventato lui stesso un animale pericoloso. Forse il più pericoloso. Si fermò solo quando fu sicuro di essere così lontano da non costituire più una minaccia. Le lacrime avevano preso a rigargli il viso ancora prima che potesse fare qualcosa per fermarle e non fecero che aumentare quando i canini presero ad allungarsi e curvarsi in due spaventose zanne, le unghie crescere e diventare artigli affilati, il pelo spuntare con forza dalla pelle e ogni osso del suo corpo fratturarsi, flettersi, allungarsi, ricostituirsi fino a quando non raggiunse la fisionomia di quella di un lupo. Le urla di dolore squarciarono la calma di quella calda notte di mezza estate, ma nessuno avrebbe potuto salvarlo da quella sofferenza.
Scorazzò in lungo e in largo, si morse e si lacerò la sua stessa carne con i suoi artigli, rifiutandosi di accettare di essere anche quella bestia. Si scagliò contro un tasso, che, per quanto fosse un animale tendenzialmente pacifico, se provocato si trasformava in un animale tenace e minaccioso. Infatti aveva avanzato una difesa degna di nota, assalendolo con tutta la forza che i suoi 13kg gli conferivano e affondando i lunghi artigli nella carne, approfittando di un momento di debolezza per sfuggirgli. Non che Remus si fosse poi impegnato davvero. Si fiondava su animali grossi per distrarsi dalla sete di sangue che lo portava a desiderare di lacerare la carne degli abitanti del villaggio. Si inoltrò nuovamente nel bosco, trovando un piccolo ruscello. Vi affondò il muso, cercando di ripulirsi le zanne dal sangue. Dopo essersi dissetato, riprese ad affondare gli artigli nella sua stessa carne finché non si ritrovò di nuovo nella sua forma umana. Non sapeva quanto tempo fosse passato; doveva essersi addormentato per la stanchezza. Udì un rumore e si alzò di scatto. Fu in quel momento che il suo sguardo si posò su due occhioni blu come i non-ti-scordar-di-me.
 
« Hogwarts chiama Lunastorta. Hey vecchio mio, ci sei ? Ma che diavolo ti prende oggi ? » sbottò piano Ramoso con fare impaziente. Di tutta risposta sembrava che Remus Lupin si fosse ripreso e lo fissò per un momento, prima di scuotere il capo e sussurrare un “Non ora, Ramoso”, con sguardo eloquente. Doveva essere qualcosa di grosso. Qualcosa che nessun altro, oltre a loro, doveva sentire. Questo non fece altro che aumentare la sua curiosità. Cosa poteva essere successo durante l’estate ? Cosa poteva essere successo di così importante, da non poterne parlare lì ? In sei anni James Potter non aveva mai sperato che il banchetto d’inizio anno durasse il meno possibile. 
   
 
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