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Autore: Ellery    15/01/2018    0 recensioni
[Heaven’s Door Yaoi GDR]
Un triste giorno, tuttavia, il re si ammalò ed Iye fu convocato immediatamente al suo capezzale.
Giunto nella stanza, ordinò ai servitori di lasciarli soli e si inginocchiò accanto allo sfarzoso letto, tendendo la mano per afferrare quella del padre:
“Eccomi. Mi avete fatto chiamare?” disse solo, sentendo le dita ossute intrecciarsi alle proprie.
Storia (ridicola) di una principessa da salvare e di un gruppo di avventurieri disposti a tutto per riuscire nell'eroica impresa di riportare la pace e, forse, la giustizia... sempre che avanzi tempo!
“Figlio diletto, i miei giorni stanno per finire” la voce del sovrano era spenta ed apatica “Ben presto, il regno passerà nelle tue mani. Tu diventerai il nuovo re, Iye”
“Preferirei di no, grazie. Declino l'offerta”
“Nessuna offerta! È un obbligo, un impegno morale che devi onorare. Tuttavia, non puoi diventare re senza una adeguata consorte ed un curriculum degno di nota”
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VIII. La Cerimonia degli Oscar


• La storia partecipa al "COWT: Lande di fandom"
• Settimana: Prima
• Prompt: Cerimonia
• Numero Parole: 2155


Lasciarono l’ufficio Background Tragici soltanto due giorni più tardi. Con grande fatica, Iye era riuscito nell’impresa: aveva inserito il decesso di Kim tra gli ultimi venti peggiori eventi dell’anno. Aveva ottenuto tutte le marche da bollo, timbri e firme possibili.
Spronò il cavallo, spingendolo su un sentiero che, dal bosco, saliva ad angolo verso una collinetta erbosa, gettando una rapida occhiata alle proprie spalle. La Compagnia dell’Aspide lo seguiva d’appresso, i volti scuri in viso.

«Abbiamo perso davvero troppo tempo.» sussurrò il principe, stringendo nervosamente le briglie «A quest’ora, avremmo potuto essere già in vista della torre in cui la bella Kacey è tenuta prigioniera.»

«Siete sicuro che sia in una torre?» domandò Zero, slacciando il colletto di pizzo che lo stava soffocando «Perché magari è in una capanna in mezzo al bosco.»

«Che sciocchezze! Le damigelle in difficoltà sono tenute prigioniere in una torre. Lo sanno tutti. E poi è scritto nel “Manuale del perfetto eroe”, quindi deve essere per forza così.»

I destrieri frattanto avevano intrapreso la stradicciola che, inerpicandosi su per il pendio, si infilava dritta in piccolo villaggio di basse casette in paglia e mattoni. Dal centro del paesino, si levava un gran fragore: musica assordante, luci colorate e un intenso battere di mani e di piedi.

«Ollallà, che succede?» Etienne si sporse lungo il collo del proprio destriero, cercando di spiare oltre una stretta curva, che i cavalli superarono poco dopo.
Al centro di uno spiazzo era stato montato un palco di legno sopra cui un giovanotto dai capelli rossi gridava a gran voce in un megafono:

«Venghino signori, venghino! La cerimonia degli Oscar Ventordicimiladiciotto sta per iniziare! Chi saranno i fortunati che riceveranno gli ambitissimi premi di quest’anno?»

Iye aggrottò la fronte. Ci mancava soltanto quello! Una festicciola ridicola imbastita da contadinotti per passare il tempo; ecco come quegli stolti impiegavano il tempo! Anziché zappare, si votavano a vicenda e discutevano su chi dovesse vincere il premio di “Miglior coltivatore di carote” dell’anno. Scosse il capo, scettico: non aveva senso fermarsi da quelle parti, dove sicuramente nessuno sarebbe stato disposto a dar loro retta; erano tutti troppo impegnati a scambiarsi pareri, ad imbustare cartoncini in un’urna, a sgomitare per poter proporre nuove candidature. Senza dubbio, non avrebbero trovato né una locanda decente dove passare la notte, né un’osteria da poco dove chiedere un pranzo e tanto meno una rimessa dove far riposare i cavalli.

«Andiamocene.» sentenziò, fissando il gruppetto «Non c’è nulla che possa interessar…»

Non riuscì a completare la frase perché Heinrich era già smontato di sella e si stava avvicinando al palco:
«Sono proprio curioso di vedere in cosa consiste questa cerimonia. È la prima volta che assisto ad un tale evento. Passatempi plebei tanto interessanti non se ne vedono nella capitale. Non trovate, principe?»

«No, affatto! Non intendo rimanere e…»

Riconobbe la vocetta stridula prima ancora di intercettare l’unico occhio del suo nuovo interlocutore:
«Heinrich vuole assistere allo spettacolo! Quindi assisteremo. Capito?»

Un ringhio finale e lo sguardo da tagliagole furono sufficienti perché il principe lasciasse cadere l’argomento.
«Va bene…» acconsentì Iye con uno sbuffo, scendendo a propria volta dalle staffe «Speriamo non sia una cosa troppo lunga.» borbottò, scorgendo dei movimenti furtivi alla propria destra. Fece appena in tempo a voltarsi, per notare che Zero e Etienne si stavano fiondando verso il palco, entrambi decisi a candidarsi agli Oscar.
 
***
 
Etienne raggiunse per primo il banchetto iscrizioni:
«Voglio candidarmi per la categoria Drama!» esclamò, mentre il presentatore recuperava un pesante faldone da sotto il tavolo.

«Non sarà facile, signor…come vi chiamate?»

«Etienne! Voi?»

«Io sono Valenthino. Sono l’organizzatore, il presentatore, il segretario, il pubblico, insomma… il tuttofare della Cerimonia degli Oscar.» il giovane sorrise cortese, sfogliando in fretta il grosso raccoglitore, fino a trovare una scheda ancora bianca «Come vedete, abbiamo già dodicimila iscritti a questa categoria, ma… se desiderate partecipare, devo chiedervi se siete in possesso di un Background Tragico regolarmente certficato.»

Il bardo cavò una pergamena da sotto il giustacuore:
«Ecco qua!» esclamò, porgendola all’altro «Fresco fresco di registrazione. Perché sapete… mia moglie, Ether, è morta! Sono rimasto solo con un figlio piccolo che si spinella. Fuma le radici dei funghetti in gran segreto. Ho intrapreso questo viaggio per salvarlo.» una pausa, mentre un fazzoletto compariva abile nella mancina «O meglio… in realtà, l’ho intrapreso perché mi hanno costretto, ma…» si soffiò il naso «Pensare a mio figlio mi dà speranza e conforto e…»

«Mh, capisco. Non fate così, suvvia. Certo, la vostra storia è molto tragica…»

«Tragicissima!»

«…non so se basterà, tuttavia...»

«è così tragica che non saprei come altro descriverla …»

«Perché concorrono background davvero terribili e…»

«Lo so, comprendete il mio dolore, ora? Ether è morta!»

«Firmate qui, signor Etienne…e buona fortuna.»

Il bardo vergò rapidamente una sigla, sbuffando un semplice:
«Grazie, ma… come potete parlarmi di fortuna?! Me tapino, la mia vita è stata così orribile. Ether è…»

«Morta, d’accordo. Vi chiameremo non appena estrarremo il vincitore. Il prossimo!»
 
***

Zero attese pazientemente il proprio turno. Si presentò al banchetto soltanto mezz’ora più tardi, quando la fila di aspiranti assassini fu completamente smaltita. Passò un foglio già compilato all’organizzatore, che mimò una smorfia sorpresa:
«Volete candidarvi come miglior boscaiolo?» si sentì domandare.

«Assolutamente!» il giovane stirò le labbra in un sorriso orgoglioso «Sono un eccellente boscaiolo, sapete? Anche se… recentemente, mentre potavo una pianta, ho accidentalmente ucciso un uomo.»

«Davvero? Mh… sapete, potreste concorrere per la categoria “Best omicida ventordicimiladiciotto”, che ne dite?»

«Non saprei. Pensate che un solo morto – pure accidentale – possa essere considerato valido?»

«Sì, senza dubbio. Partecipate, vi prego! Sarebbe la prima volta che non assistiamo ad una storia intrisa di uccisioni per vendetta, di famiglie distrutte e cadaveri sepolti nell’orto del vicino. Vi aggiungo immediatamente.»

A nulla valsero le successive proteste di Zero: non aveva speranze come boscaiolo, ma forse avrebbe potuto scalare le vette del successo come miglior assassino in circolazione.
 
***
 
La Cerimonia degli Oscar ebbe inizio soltanto nella tarda serata. Il palco si illuminò d’immenso quando una doppia fila di moccoli venne accesa, accompagnata dal sottofondo di fisarmoniche, flauti e violini scordati. Il ragazzo coi capelli rossi si improvvisò, ovviamente, anche presentatore. Giunse vestito d’uno splendido abito fatto di sacchi di patate e lustrini, acquistato presso una famosa bancarella orientale, dove la rassicurante scritta “vendita calda vestito economico perline dorate delle donne” svettava tra la merce.

«Benvenuti a tutti!» tuonò Valenthino dall’alto del palcoscenico «Diamo il via a questa splendida “Notte degli Oscar ventordicimiladiciotto”! Un bell’applauso ai partecipanti!»

Un lungo codazzo di concorrenti salì le strette scalette di legno, arrivando a circondare il conduttore, che proseguì imperterrito:
«Cominciamo con le premiazioni. La prima categoria in lista è quella di “Gnocco dell’anno” e il premio vaaaa…»

Rullo di tamburi e attimo di suspance.

«Allo gnocco fritto della signora Carliseeee!»

Un boato si alzò dal pubblico, mentre tra i concorrenti serpeggiavano già insinuazioni e commenti increduli:
«Ma come? Credevo d’essere io il più gnocco!»

«Tu? Non farmi ridere! Hai le orecchie a sventola.»

«Ha parlato quello senza incisivi!»

«Comunque, lo gnocco fritto è delizioso! Non così delizioso da vincere un Oscar, ma diamine…»

«Non diciamo fesserie! La piadina romagnola è meglio dello gnocco fritto!»

«Beh, quando ci sarà la categoria della miglior piadina potrai dire la tua…»

Valenthino riuscì a riportare il silenzio soltanto dopo aver gridato a gran voce nel megafono:
«Seconda categoria! Premio per il più dotato! Il premio va a…»

Un altro rullo di tamburi, seguito dall’annuncio:
«Il signor Cullen! Congratulazioni!»

Un uomo enorme sgomitò tra i concorrenti, facendone volare un paio giù dal palco e un altro paio dritti sullo gnocco fritto della signora Carlise. Cullen si eresse in tutta la sua statura. In effetti, non si eresse soltanto la statura in quel frangente. Il vincitore apparve, dunque, come una gigantesca montagna di muscoli, tanto imponente da strappare camicia e pantaloni, facendo saltare le blande cuciture del tutto. Cullen si ritrovò a sfoggiare anzitempo un perizoma leopardato, sotto cui si intravedeva una prominenza alquanto ambigua.

«Cavolo, siete veramente dotato!» esclamò Valenthino, senza riuscire a distogliere lo sguardo da “quelle parti”.

«Eh sì…e non avete ancora visto niente.»

«Quanto sarà?»

«Di misura base sono ventotto centimetri, ma… dovete sapere che cresce a piacere.»

«Ho quasi timore a domandarvelo…»

«Beh, se ci fate caso… è già arrivato a trentacinque, mentre parliamo. Tra poco sarà almeno ottanta centimetri. Il suo massimo, comunque, è stato di tre metri e trenta.»

«Cazzo!»

Cullen sorrise, strappando il premio dalle mani dell’incredulo presentatore:
«è proprio il caso di dirlo!»
 
***
 
Dieci minuti più tardi, Valenthino riuscì a riprendersi dallo shock ed a proseguire nella premiazione. Recuperò la scaletta, controllando l’Oscar successivo.
«Ora,» attaccò rapidamente «Il premio per la storia più drammatica! L’ Oscar Drama va a… Rin!»

Un altro boato dalla folla:
«Chi?»

«Ma chi è questo?»

«Neanche partecipa!»

«è un concorrente?»

Il conduttore si corresse immediatamente:
«Scusate, ho sbagliato. Volevo dire Ran! Anzi Run. Ah…» scosse meglio il foglio, cercando di leggere oltre le infide piegoline della carta «Potevano scegliersi dei nomi meno uguali, uff…» sbuffò, scorgendo infine la giusta vocale «La E di Empoli! REN!»

«Uhhh ho vintooooo!» un  giovane sollevò le mani al cielo, balzando immediatamente in avanti per ricevere la statuetta dorata, raffigurante un uomo che si pugnalava da solo «Sono commosso, grazie! Vorrei dedicare questa vittoria alla mia famiglia, anche se… mia madre mi ha abbandonato e mio padre mi pestava allegramente ogni giorno! Grazie mamma e papà. È grazie a voi se ora ho questo premio. Vi adoro!»

«Un applauso al signor Ren che…» Valenthino venne nuovamente interrotto: un concorrente si era staccato dal gruppo, strisciando a carponi sino al centro del palco «Signor Etienne, per favore… non fate così.» provò a dire lo sfortunato conduttore, mentre il bardo si batteva il petto con i pugni:

«Oh no! Ho perduto Ether e ora anche questo! Nemmeno questa gioia nella morte della mia adorata moglie; nemmeno nel figlio cannaiolo…»

«Potrete ritentare l’anno prossimo, suvvia. Non è il caso di farne un …»

«Oh, che dramma! Nemmeno sufficiente a vincere, sob! Come sono tormentato!»

Un paio di gorilla agguantarono Etienne, trascinandolo via dal palco, mentre Ren continuava nell’infinita lista dei ringraziamenti:
«Voglio dedicare questa vittoria a tutti coloro che mi sono sempre stati vicini e che ho accidentalmente ucciso nel corso del mio Background Tragico e…»

Un altro bodyguard si premurò di allontanare anche lui.
 
***
 
«Non abbiamo vinto o sbaglio?» Stan sbuffò, incrociando le braccia al petto come a ripararsi dall’umidità serale «Riusciremo a guadagnare almeno qualche spicciolo da tutta questa messa in scena?»

Il principe scosse il capo, sconsolato:
«Temo sia soltanto l’ennesima perdita ti tempo. È proprio una stupidata questa cerimonia.»

«A me piace.» aggiunse Heinrich, stringendo meglio le caviglie dello storpio, che si era giusto appollaiato sulle sue spalle «A te piace, Shinji?»

Questi si limitò a increspare le labbra in un sorriso secco:
«A me piace quello che piace a te.» sentenziò, lanciando poi un’occhiata in tralice a Stan ed Iye «A tutti piace ciò che piace a te, Heinrich. Non siete d’accordo voi due?»

«Assolutamente.» sussurrò Stan.

«D’accordissimo!» concluse il principe.

Ai due non rimase che tornare ad assistere in silenzio allo spettacolo.
 
***
 
Valenthino abbassò lo sguardo: rimaneva soltanto una categoria da premiare. Il trofeo di “Best Assassino” regnava solitario sul vicino tavolino. La statuetta raffigurava un uomo intento a trucidarne un altro a colpi di mazza ferrata; un po’ cruda come scena, ma certamente efficace.

«Il premio va…» attaccò il presentatore, scorrendo poi rapidamente l’infinita lista di nomi «Al signor Zero!»

Un paio di moccoli vennero immediatamente puntati verso il boscaiolo, che si schermò il viso con una mano.

«ABBIAMO VINTO!» la voce di Stan sovrastò per un attimo gli applausi del pubblico, mentre Zero avanzava titubante:

«Ho vinto davvero?» chiese incerto.

«Naturalmente!» chiocciò Valenthino «Erano anni che cercavamo una storia così avvincente come la vostra, signor Zero. Insomma, ne avevamo le tasche piene di giovani rampolli che si vendicano della famiglia trucidando i genitori, gli zii, i cugini di terzo e quarto grado ed i compagni delle elementari. Il suo racconto è stato avvincente! Uccidere un uomo per sbaglio mentre si pota una pianta… sublime! Abbandonare il corpo agli avvoltoi, poi… un vero tocco di classe. Congratulazioni… questa è per voi» il conduttore tese la statuetta dorata, accompagnata da una busta voluminosa.
 
***
 
 Stan requisì la busta non appena il boscaiolo scese dal palco. La aprì, frugando avidamente al suo interno. Ne cavò una pergamena che gettò a terra senza neppure leggere:
«Dove sono i soldoni?» chiese sconcertato, quando le sue dita si ritrovarono soltanto a stringere dei cartoncini colorati «Buoni pasto? Ma che cazzo… voglio soldi, non buoni pasto!» gridò, gettandoli al suolo.

Iye fu abbastanza svelto da recuperarne uno. Non riuscì, tuttavia, a decifrarne la dicitura.

«Che significa? Che razza di locale è questo?» domandò, mentre sul bigliettino capeggiava un’unica scritta, vergata in inchiostro dorato.

“Buono pasto. Valido per una consumazione presso il Ϩ√‾ 121"
  
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