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Autore: MedusaNoir    13/02/2018    1 recensioni
Tre slice of life dei tre protagonisti della mia avventura di "Dragon Age", capitoli ispirati al motto dei Custodi Grigi.
DAO: Val Cousland, umana nobile.
DA2: Roland Hawke, guerriero.
DAI: Eliana Lavellan, elfa maga.
Sono presenti spoiler importanti di DAO, DA2 e soprattutto DAI e DAI: Trepasser/Intruso.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alistair Therin, Cullen, Custode, Hawke, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In death, sacrifice


 

Era essenziale che lei facesse meno rumore possibile; doveva misurare ogni passo, ogni respiro, ogni eventuale colpo di tosse, affinché il suo movimento non fosse notato. Imprecò, ricordandosi che doveva fare attenzione anche agli improvvisi scricchiolii del corpo, soprattutto dovendo passare dalla posizione orizzontale a quella verticale. Per fortuna Alistair russava sonoramente, impedendo a se stesso di notare che sua moglie si stava alzando dal letto.

Per non tornarvi probabilmente mai più.

Forse anche le fitte al cuore potevano fare rumore. Di certo erano dolorose.

Ringraziò la Val della sera prima per avere organizzato con cura la fuga, preoccupandosi di lasciare l'armatura leggera nelle stalle con il suo sauro e portandosi dietro soltanto gli abiti da viaggio; Alistair non ci aveva neanche fatto caso, credendo forse che la moglie avesse in programma una cavalcata per la mattina seguente, o una gita con lui fuori Denerim. Gli era interessato soltanto toglierle gli abiti, lanciarli alla rinfusa per la stanza, libero finalmente di accarezzare quei seni che, a giudicare dalla foga, aveva bramato per una vita intera.

Nonostante le due settimane passate insieme, infatti, Alistair si comportava come se ogni risveglio fosse il primo accanto a Val, compensando con quell'entusiasmo l'interminabile periodo di lontananza. E ora quel periodo sarebbe divenuto più lungo e fastidioso del solito, tutto per evitare che arrivasse a essere realmente interminabile.

Val si piegò alla ricerca degli stivali e la sua schiena scrocchiò, ancora una volta senza essere udita da Alistair, che si era appena girato nel letto. Vederlo dormire così tranquillo le provocò un'ulteriore fitta al cuore, ma ormai la decisione era stata presa: non aveva passato mesi sulle tracce di introvabili informazioni per demordere dopo solo due settimane.

Si diceva che un comandante dei Custodi Grigi di Montsimmard, tanti decenni prima, avesse scopeto una cura per la corruzione; perché l'avesse tenuta per sé e soprattutto non ne avesse fatto uso era un'altra storia, che fino a quel momento lei non era riuscita a trovare in alcun libro o diario, però ciò che le interessava era capire dove si fossero spinti gli studi di quel comandante. All'inizio aveva creduto si trattasse di una leggenda, quindi aveva dovuto appurare la reale esistenza dell'uomo e la fortezza presso cui aveva servito; in seguito si era informata sui suoi compagni e sulla zona in cui abitava, scoprendo così la sua vicinanza ad alcuni maghi del circolo di Montsimmard, e infine era andata in una missione segreta e rischiosa – di cui Alistair non sapeva niente – per recuperare gli strumenti necessari a decifrare il diario del Custode Grigio. Da quel momento in poi l'attendeva un nuovo viaggio, nel quale avrebbe dovuto affrontare l'avversario più temibile di tutti: la speranza.

Esisteva davvero una cura? Lei e Alistair avrebbero potuto condurre una vita normale, avere dei figli, morire di vecchiaia? Pensarci le faceva male, perché le dava una speranza che difficilmente avrebbe accettato una risposta negativa, ma al contempo le forniva la forza necessaria a intraprendere quell'avventura. E a dire addio all'amore della sua vita.

Alistair l'avrebbe ostacolata. Avrebbe preteso di seguirla, di portare con loro una scorta; anche viaggiare da soli sarebbe andato bene per lui, come l'idea di tornare ai vecchi tempi del Flagello. Però non poteva, perché era il re e doveva vegliare sul Ferelden... e perché la cura era sperimentabile solo sui Custodi che avevano già cominciato a sentire la chiamata. Sui Custodi come Val.

Era successo solo due volte, due notti che ricordava con orrore, poi più niente. Ma due notti erano bastate per farle capire che la fine sarebbe giunta in tempi brevi – troppo brevi per una donna giovane come lei, che era diventata un Custode Grigio da meno di dieci anni. Allora aveva deciso di superare quella soglia che temeva: trovare gli strumenti del vecchio comandante... e fare da cavia. Quello era l'argomento che non intendeva raggiungere in un'eventuale discussione con Alistair, e il motivo per cui se ne stava andando in segreto, nel cuore della notte. Tutto per permettere a suo marito di sopravvivere alla corruzione.

"Diranno che l'ho fatto per la linea di sangue di Calenhad, perché essa non si estinguesse. Diranno che sono morta per permettere al re di sposare una donna non corrotta e fargli generare un erede. Trasformeranno tutto in una questione politica."

Poco le interessava: Alistair avrebbe intuito la verità. E – si permise di pensarlo una volta, una soltanto – forse sarebbero stati salvi entrambi, avrebbero avuto un figlio, sarebbero invecchiati insieme.

«Mh... dove vai?»

Il mugolio di Alistair la riscosse: soltanto allora avvertì le lacrime calde che scorrevano sulle proprie guance. Represse un singhiozzo.

«A... a cercare dell'acqua. L'abbiamo finita.»

«Mh... va bene... Però torna presto...»

Si chinò verso di lui, gli spostò i capelli biondi dalla fronte. Impresse il suo volto nella memoria.

«Lo farò, te lo prometto.»

Con una tenerezza che aveva scordato di avere nei tanti anni da comandante, si avvicinò alle labbra di suo marito e le baciò, pregando di non inumidirle con le lacrime.

«Ti amo, Alistair...» mormorò infine.

«E io amo te, mia regina» lo udì rispondere con un sussurro prima di tornare nel mondo dei sogni.

Si alzò e gli diede le spalle, allontanandosi nel buio.

"Non diranno che l'ho fatto per noi."

 

~~~~~

 

«ANDATE!»

L'Inquisitore aveva serrato la mascella, ingoiando palesemente l'amarezza di quella scelta, ma quale altra avrebbe potuto compiere? Una vita doveva essere sacrificata, per il bene del Thedas, e l'elfa sapeva che non avrebbe potuto essere la propria. Roland non la invidiava; in fondo, lui non aveva mai dovuto scegliere quale compagno lasciare indietro a morire. Scegliere di guardare le spalle a un altro uomo, permettergli di scappare, arrendersi alla possibilità di dover dare la vita per la sopravvivenza di un altro era il punto cardine del suo codice morale e mai, mai Roland si era trovato a confrontarsi con il senso di colpa di avere strappato una persona alla propria vita per permettere a se stesso di sopravvivere.

L'elfa aveva dovuto farlo. Tra Roland Hawke e il comandante Stroud, il primo era il meno utile alla sua causa: non aveva un ordine da ripristinare, conoscenze tra i Custodi Grigi ancora fedeli. Era soltanto un uomo, l'ombra dell'eroe di Kirkwall. Tuttavia, se anche l'Inquisitore avesse optato per Stroud, Roland si sarebbe opposto ferocemente, perché a Stroud doveva la vita di sua sorella.

Strano come tutti quei pensieri riuscissero a fluttuargli nella testa in pochi secondi, mentre le gambe lo portavano sotto lo stomaco di quella creatura dell'Oblio, il punto più delicato di una preda monumentale. Era incredibile riuscire a pensare tanto lucidamente con l'alito della morte sul volto, ma non poteva smettere di farlo. Di pensare a Bethany, al sicuro tra Custodi Grigi che non erano stati compromessi da Corypheus, o a Isabela, in una qualche avventura su una qualche nave di qualche mare lontano. Nelle visioni nella sua testa, erano giovani come a Kirkwall, senza tracce bianche nei capelli – Isabela lo avrebbe negato fino allo sfinimento. Indossavano i loro consueti abiti da battaglia e gli sorridevano, felici o irriverenti. Se avessero potuto passare più tempo insieme, sarebbero diventate ottime cognate.

Isabela non aveva mai voluto parlare di matrimonio. Ogni volta che Roland le faceva notare che il loro rapporto stava diventando più significativo di uno scambio di piaceri sotto le coperte, la pirata cambiava argomento e si inventava un assassino sulle sue tracce, un tesoro da trovare. Ora che era così vicino alla morte, Roland avrebbe voluto sapere se in fondo sognasse anche lei di mettere radici.

E Bethany come stava? Non la vedeva da diverso tempo... settimane, mesi? Forse un anno. Gli mancavano i suoi occhi dolci, la voce calda, le risate da bambina; gli mancava vedere sua sorella giocare con Carver, entrambi troppo piccoli per reggersi sui propri piedi, ma abbastanza da farsi dispetti a vicenda. E Roland a vegliare su di loro.

I passi dell'Inquisitore e di Stroud erano finiti, dovevano essere abbastanza lontani da permettere anche a lui di cercare una via d'uscita. Non ce l'avrebbe fatta, l'aveva capito fin dall'inizio, tuttavia provarci non costava niente. Anche solo per rivedere gli occhi di Bethany, per avvertire il respiro di Isabela. Oh, per loro avrebbe dato più della vita.

La bestia non gli diede il tempo di fuggire: lo colpì alla spalla con un urto violento, che lo fece crollare a terra con un grido.

"No, non ora... Non adesso..."

Poteva ancora farcela, lo sentiva: era una consapevolezza improvvisa, ben più forte di quella che aveva nutrito minuti prima, una consapevolezza accompagnata dalla speranza. Se fosse tornato nel Thedas, sarebbe partito alla ricerca di Isabela, le avrebbe strappato una promessa di matrimonio – tra le sue urla e la sua indignazione e le sue risate innamorate – e si sarebbero ricongiunti a Bethany; avrebbero passato gli ultimi anni insieme, stuzzicandosi a vicenda e raccontandosi le rispettive avventure, e arrabbiandosi quando qualcuno rimaneva lontano senza avvertire troppo a lungo. Ne avrebbero sorriso poi, rendendosi conto di essere invecchiati e di essere diventati ancora più cocciuti e protettivi. Avevano ancora molto tempo da vivere.

Si fece forza, tirandosi in piedi a fatica e aggrappandosi a una sporgenza per mettere più distanza tra sé e il nemico. Cominciò a sollevarsi, ignorando deliberatamente il dolore alla spalla, e il piede toccò il primo masso libero. Poi il secondo. Poi...

«Roland... Sei qui.»

Quella voce.

Con infinita lentezza i suoi occhi trovarono la fonte della voce e, in pochi attimi, si riempirono di lacrime. Una donna anziana, dai capelli grigi raccolti e lo sguardo fiero, lo osservava dal basso. Le sue labbra tremanti tradivano la sua emozione.

«Mamma...»

Leandra era identica a quando si era mossa per l'ultima volta tra le mura di villa Amell; i contorni del suo profilo erano sbavati, come un'ombra o un'apparizione, ma Roland non ci fece caso. Ne sapeva benissimo il motivo. Sua madre continuò ad avvicinarsi, ora anche i suoi occhi traboccanti di lacrime.

«Non abbandonarmi, ti scongiuro. Resta con me, figlio mio...»

Non l'aveva salvata: ecco la consapevolezza. Roland non era stato in grado di trovare l'assassino di sua madre prima che potesse portare a compimento il suo terribile piano. E ora... ora Leandra era lì.

Si lasciò cadere.

 

                                                                           ~~~~~

 

«L'ha lasciata lì a morire!»

«Non c'era nessuno con lei, Cullen.»

«Cassandra e gli altri erano impegnati nella battaglia...»

«Parlo di Solas! Parlo di... di... Ha tradito l'Inquisizione. Ha tradito lei

«Abbiamo solo la parola della Viddasala, come possiamo dare per scontato che abbia detto la verità?»

Le voci giungevano lontane, come da un altro tempo. Un tempo antico, in cui Thedas e Oblio erano una cosa sola, non c'era alcun Velo a separarli e gli elfi erano una razza gloriosa e fiera. Cercò di concentrarsi su alcune di quelle voci, simili a sussurri, che pian piano diventano più forti.

«L'avete uccisa!»

«Era l'unica scelta possibile, Fen'harel. Ci avrebbe distrutti.»

«Di tutte... di tutte le soluzioni... L'avete tradita. Avete tradito lei!»

«Sappiamo dell'affetto che nutrivi per Mythal, ma non dovresti compiere azioni avventate...»

«La pagherete cara. Tutto ciò per cui avete compiuto questo abominio... Perderete tutto. Ogni cosa.»

Si svegliò di soprassalto. Le voci nelle mente si erano spente, i soli rumori rimasti provenivano dalla stanza in cui si trovava in quel momento. Una stanza, realizzò. Non il Crocevia. Alcune persone erano in piedi e le davano le spalle, immerse in una rabbiosa discussione; lei non cercò nemmeno di cogliere le loro parole.

Il solo pensiero di Eliana era rivolto al passato, a ciò che aveva vissuto non sapeva quanto tempo prima. Ore? Un giorno intero? La testa le scoppiava e il braccio destro doleva, come se si fosse addormentata sopra l'arto. Cercò di muovere la mano sinistra e di portarla alla fronte, per sentire se scottasse, ma l'improvviso vuoto al termine del suo gomito la sorprese. Le ci volle qualche secondo per comprendere la situazione.

«No...»

I presenti si erano accorti di lei. Riconobbe il profumo della pelle di Cullen, il suo fiato sul volto, la mano che le accarezzava i capelli biondi e sporchi.

«Come ti senti?»

Non riusciva a respirare. Cercò di sollevare il busto, avvertendo un macigno sul petto che le impediva di aprire i polmoni; tentò di parlare, ma il panico aveva ormai preso il sopravvento e le oscurava la mente e la vista.

«Eliana, respira! Sei al sicuro, sei al sicuro...»

Cullen la stava stringendo tra le braccia. Lei non poteva, lei non avrebbe più potuto ricambiare il suo abbraccio. Per quanto si sforzasse, nemmeno le lacrime riuscivano a lasciare i suoi occhi.

Ricordò: aveva attraversato l'Eluvian per ritrovare Solas, e il mago era apparso davanti a lei. Avevano discusso, Solas aveva spiegato le sue folli ragioni, Eliana aveva cercato di convincerlo a ripensarci, a tornare indietro. Le aveva promesso che l'avrebbe aiutata, permettendole di ritardare il giorno della sua morte, sebbene questo sarebbe arrivato a breve... E cosa aveva fatto? Per gli dei, che cosa le aveva fatto?

«L'Ancora...» riuscì finalmente a dire, dopo avere inspirato profondamente. Il suo corpo tremava.

«L'ha rimossa» spiegò dolcemente la Divina Victoria, sedendosi ai piedi del suo letto. «Se l'abbia fatto per se stesso o per aiutarti non lo sappiamo...»

«Non ora, Leliana» la interruppe Josephine alle spalle dell'Inquisitore.

«Josie, non possiamo rimandare. Dobbiamo saperlo adesso, è di vitale importanza. Mi dispiace, Eliana, ma dobbiamo conoscere la verità: è stato Solas? Ci ha traditi?»

Eliana ripensò alle parole del mago. All'aiuto che i suoi seguaci intendevano ottenere da Corypheus, al progetto di ostacolarlo e riottenere l'Ancora, alla missione che intendeva compiere a ogni costo...

«Inquisitore» la spronò con dolcezza Josephine «Solas è nostro nemico?»

Ripensò al sacrificio del Thedas.

Eliana riacquistò la lucidità. I suoi occhi si puntarono sulla Divina, poi su Cullen.

«Sì.»

 

                                                                           ~~~~~

 

Nella guerra, vittoria. Nella pace, vigilanza. Nella morte, sacrificio.

Le coraggiose parole dei Custodi Grigi riecheggiano nelle nostre menti, guidano il nostro cammino, accompagnano la nostra caduta. Ma un altro verrà, e l’Era dei Draghi giungerà prematuramente al termine, e il giuramento fatto dal nostro cuore in rovina non sarà dimenticato.

È giunta l'Era dell’Eroe.





Buonasera, ragazzuoli!
Giungo in ritardo causa problemi al computer e non solo, ma con un bel capitolo angosciante. Spero. C'è stato abbastanza angst, secondo voi? Mi piace sperarlo.

Prima di tutto, le ambientazioni:
1) Prima scena: indicativamente circa un anno prima dell'inizio di DAI. Grazie alle missioni sul tavolo da guerra, Leliana riesce a scoprire che il Custode è in cerca di una cura... quale motivo per non sfruttare tale occasione? Val è buona, testarda, e soprattutto è incredibilmente innamorata di quello scemo del re del Ferelden. E non vuole perdere la persona che ama, non vuole neanche rinunciare a lui: per Alistair ha compiuto un gesto che ritiene ancora deplorevole, convincerlo a giacere con Morrigan, e ora deve dargli a sua volta prova del suo amore - e della sua determinazione. Rimane però l'Eroe del Ferelden, e molti considereranno il suo gesto come un atto di eroismo e bontà... mentre invece è di puro, sano egoismo, quell'egoismo che non nuoce a nessuno, ma che mette - per una seconda volta - la propria felicità davanti a tutto.
2) Seconda scena: DAI, quest "Qui giace l'abisso". È una scelta dura... qualora si abbia Alistair al posto di Stroud. Ma per chi è affezionato al proprio Eroe di Kirkwall salvare lui al posto del Custode è un atto quasi obbligato. Resta il fatto che l'Eroe è ormai privo di conoscenze, mentre Stroud potrebbe rimettere in piedi l'onore dei Custodi (o almeno è ciò che verrebbe da pensare l'Inquisitore). Sarò sincera: la prima volta ho ucciso l'Eroe per questo motivo (ma giocavo senza avere sincronizzato i salvataggi do DAII), mentre Roland è rimasto in vita; tuttavia, per questo capitolo ho preferito immaginare la sua morte, una scelta differente, e in qualche modo redimerlo dai sensi di colpa provati per l'omicidio della madre.
3) Terza scena: DAI: Trespasser, prima che l'Inquisitore annunci la sua volontà di... mantenere attiva l'Inquisizione (piccolo OT: sono felice di questa scelta, perché Eliana credeva di doverla sciogliere, essendo ormai inutile, ma quando Solas ha minacciato il Thedas lei ha dovuto cambiare idea - un'idea che mi piace di più). Il flashback di Eliana, le voci che le sembra di sentire appartengono agli assassini di Mithal, agli "dei" elfici, e se Solas è determinato a vendicare l'amata... Cullen lo è quanto lui. Un po' mi spiace non avere mai giocato la romance con Solas, però è un personaggio che non riesco a sopportare (neanche l'adorabile e buona Eliana c'è riuscita).
4) Quarta scena: beh... il prossimo capitolo della saga arriverà prima o poi, no?

Detto ciò, spero che la storia vi sia piaciuta e che vi abbia un po' fatto male al cuore, proprio come piace a me.
A presto!

Custode Medusa
   
 
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