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Autore: Lady Snape    24/03/2018    1 recensioni
[AVVISO SPOILER: Questa fanfiction nasce dopo aver letto il capitolo 102 del manga, quindi se non siete in pari, sconsiglio la lettura.]
Dal testo: «Sono il Capitano di Vascello Talia Swan, lavoro a stretto contatto con i Titani, faccio parte dell’unità speciale che li gestisce, conosco tutto quello che vi serve sapere per batterli e, nascoste sotto la mia giacca, ho tutte le mappe che possono esservi utili, mappe dei territori di Marley, ma non soltanto di quelli.»
A questo punto Levi fece cenno a un soldato alto, con i capelli chiari di verificare che le mappe ci fossero davvero, ma allo stesso tempo si mise in guardia con le sue lame. Da quello che sapevano, poteva anche essere un Titano.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Paradis' Chronicle'
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Capitolo 2 – Determinazione
 
Era domenica mattina e come ogni domenica Talia Swan si recò all’Isola Bianca. Era la proprietà di suo padre, una sorta di piccola isoletta al largo del continente e a metà strada da Paradis. Tutti consideravano il vecchio colonnello Swan un pazzo a vivere così vicino al covo dei demoni, specie dopo quello che era successo al Titano Bestia e dopo che gli attacchi degli ultimi anni, progettati con l’aiuto di sua figlia, erano falliti uno dopo l’altro: le corazzate inviate in diverse missioni erano state affondate, senza lasciare alcun superstite in vita.

Talia attraccò la sua piccola imbarcazione a vela al molo in legno sul lato sud dell’isola e si diresse verso quella che era la grande villa, ormai deserta, che suo padre aveva acquistato prima che nascesse. Arrivò facilmente all’ingresso principale, che aveva sull’architrave il vecchio stemma della famiglia che l’aveva fatta costruire: il nome si era perso nel tempo per gli abitanti di Marley, considerando che doveva avere almeno un paio di secoli e che quelli erano stati anni parecchio bui, ma quelle due ali incrociate avevano sempre affascinato l’anziano genitore e aveva raccontato a tutti che gli ricordavano il suo cognome, ragione per cui alla fine aveva accettato di pagare un prezzo fin troppo alto per un palazzo all’epoca in completo abbandono.

Talia aprì il portone e attraversò il lungo salone di ingresso per arrivare al salotto, dove sapeva attenderla lui con il pranzo, freddo, pronto per essere consumato. La domenica i domestici non erano in casa, come succedeva anche la sera dal tramonto in poi, per un’abitudine del vecchio alla solitudine, che si rivelava essere molto utile perché così erano liberi di discutere di quello che pareva loro, senza orecchie indiscrete tra i piedi.
 
«Non sono in ritardo, vero?» chiese all’uomo seduto in poltrona, una pipa puzzolente in bocca e un bicchiere di vino già a metà.
 
«Mmh» mormorò lui, spostando appena i suoi occhi blu, simili a quelli di sua figlia, fissi sulla finestra.
 
Talia si sedette alla poltrona di fronte a lui. Prese il suo piatto e iniziò a gustarsi quello che la vecchia cuoca di famiglia aveva preparato per l’occasione. L’uomo la squadrò, prima di lasciare la pipa sul tavolinetto tra di loro e sorseggiare ancora del vino.

«Ho sentito che l’operazione è fallita ancora» esordì, conoscendo lo sguardo a dir poco incazzato di sua figlia: emanava saette e, se fosse stato possibile, sarebbe stato letale. Che fosse furiosa per l’incapacità della marina?
 
«Era prevedibile, era fatta per fallire» ammise seccatamente. Posò il piatto e bevve un lungo sorso dal proprio bicchiere «Questa volta non ho messo becco, non mi interessa se muoiono tutti: hanno di nuovo selezionato dei ragazzini per ereditare i Titani, imbottendo la loro testa di fesserie, hanno dichiarato guerra alla Nazione Orientale e continuano a voler tentare delle invasioni, sottovalutando gli abitanti di Paradis e ignorando i trattati di non belligeranza. Che si fottano!» il povero bicchiere venne sbattuto sul tavolo con malagrazia, rovesciando parte del contenuto.
 
«Ci stai ancora pensando? Sai che è una follia» il colonnello era preoccupato, conosceva le intenzioni di sua figlia e questa premessa non fece che alimentare il suo cruccio in merito. Anni prima, dopo aver interrogato Zeke Jaeger, era tornata a casa galvanizzata per aver avuto la conferma dell’esistenza di due Ackerman: lei voleva conoscerli, vederli, parlare con loro e voleva mettere fine all’esistenza dei Titani; non sopportava che persone venissero trasformate e ridotte a larve di sé stesse e non sopportava che dei bambini venissero usati per combattere. Reiner era tornato decisamente traumatizzato da tutta quanta l’avventura durata cinque anni, tanto da aver sviluppato una doppia personalità, Annie era dispersa, Berthold morto e Zeke era l’unico a non aver manifestato follie, forse perché pazzo lo era da tempo. Gli altri ragazzi che erano diventati Titani manifestavano tutta una serie di traumi che non sarebbe stato possibile sanare e questo la mandava su tutte le furie.
 
«Io devo andare lì, devo provare a trovare una soluzione con loro. Meritano di sapere come stanno le cose, meritano di dire la propria e, fosse per me, eliminerei i ghetti di qua e di là del mare: che senso ha cercare di punire generazioni di eldiani per quello che è successo ormai più di cento anni fa? Non mi pare che Marley sia nella posizione di fare tanto la dura e pura: ha fatto anche peggio.»
 
«Questo è vero e sai che sono venuto fuori dall’esercito anche per la piega che avevano preso le cose, ma uccidere i Titani non eliminerà il loro potere, nasceranno di nuovo, si incarneranno ancora. È senza fine.» era un’amara verità.
 
«Ne siamo sicuri? Marley non ha mai cercato informazioni per bloccare anche il ciclo delle reincarnazioni o eliminare del tutto questi poteri, congelarli, bloccarli. È anche probabile che la soluzione sia nella Coordinata, nei suoi ricordi, ma dovrei interrogarla, aiutarla a tirare fuori quelle memorie del passato ed è questa un’altra ragione che mi impone di tentare, visto che è il mio mestiere e magari sono abbastanza fortunata.» Talia doveva arrivare a Paradis, riuscire a conquistare la loro fiducia e provare a trovare una soluzione a tutto questo. Le probabilità di riuscirci erano scarse, ma valeva la pena tentare o morire nel tentativo.

Preferì non dirlo a suo padre, ma Zeke stava caldeggiando un’invasione con tutti i crismi, che comprendeva un attacco massiccio con i Titani, per ora troppo impegnati al fronte per poter mettere fine alla questione Paradis. La sua era anche una lotta contro il tempo, non ne aveva molto a disposizione prima di iniziare a deperire lentamente e pareva essere diventata una questione personale, che necessitava di essere risolta al più presto.
 
Fu con questo spirito che Talia, il lunedì successivo, si recò nell’ufficio del suo diretto comandante, per provare a ottenere il permesso di partecipare alla prossima operazione militare per conquistare la costa di Paradis. Non sarebbe stato certo facile, visto che il suo ruolo negli ultimi anni era legato a doppio filo con i Titani: riusciva ad empatizzare con loro, come nessuno era mai riuscito a fare, capiva cosa pensavano e come pensavano e, nonostante fosse dell’esercito marleyano, loro si fidavano di lei. La sola eccezione era Zeke, o meglio, con lui non riusciva davvero ad avere una grande intesa, era un rapporto completamente di facciata, per quanto l’uomo fosse impenetrabile sotto certi punti di vista, non osava mentirle, conscio delle sue capacità, capacità che stava man mano considerando assurde e che gli ricordavano qualcuno, ma non capiva chi. La guardava con sospetto e Talia pensava che avesse tutte le ragioni per farlo.
 
Ci volle un po’ e la parlantina di Talia fu miele nelle orecchie del suo superiore e per convincere il comandante e, a dirla tutta, scelse anche la via della seduzione: alla fine gli uomini erano tutti uguali, no? Potevano essere anche dei grandi eroi, coprire posizioni elevate, essere ammirati da tutti, ma una camicia, fosse anche di taglio militare, un po’ sbottonata, del pizzo che si intravedeva appena e toccarsi continuamente quei capelli rossi come il sangue, aveva avuto il suo effetto. Bastavano promesse tacite di qualcosa che non sarebbe mai avvenuto, considerando che sarebbe pure stata disposta a scoparselo quel buono a nulla, e si poteva convincere quasi chiunque a fare qualsiasi cosa. Doveva partire per Paradis e niente e nessuno l’avrebbe fermata. Beh, poi ufficialmente la giustificazione per la sua partenza sarebbe stata la sua capacità di raccogliere ed elaborare dati utili, ma quella valeva solo per i rapporti ufficiali.  
 
 
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Grazie per aver letto anche questo capitolo!
Beh, dovevo ancora farvi capire qualche cosetta in più della mia Talia, prima di poterla mandare in azione. E’ spregiudicata ed è pronta ad andare oltre quello che sia lecito, non ha più tante remore nemmeno a veder morire gente che con il suo intervento magari avrebbe potuto salvarsi, è ormai al punto in cui accetta la morte di pochi per salvarne tanti.
Fatemi sapere se preferite un aggiornamento settimanale o bisettimanale: i capitoli sono tutti pronti, vanno solo ritoccati. Ho fatto in passato l’errore di iniziare a pubblicare senza che la storia fosse finita e non si ripeterà più!

A presto!
   
 
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