Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: baby80    26/03/2018    23 recensioni
Ho voluto immaginare un epilogo differente della puntata "accusa di tradimento". Cosa sarebbe successo se...
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il fumo di candela è ciò che maggiormente mi ricorderà questo giorno negli anni a venire. Quello e il suono sordo delle dita di André che battono freneticamente sulla sua gamba, senza un istante di tregua.
Guardo il vecchio parroco che, lasciata la sacrestia, si aggira per la chiesa con fare furtivo per spegnere i ceri che fino a qualche istante fa illuminavano questo luogo. Luce di cui ora non vi è più bisogno, perché mai sprecare tale illuminazione per un matrimonio come il nostro? Un'unione di poco conto a quanto sembra, tanto da non meritar nemmeno il chiarore d'una manciata di mocci.
E ancora una volta la mia mente viene rapita da futili distrazioni, come il ciarlare della vita al di là di queste mura, che posseggono l'abilità di proteggersi dalla calura estiva, ma non dagli istinti umani. Che si fanno udire con le risate dei soldati, in cerca d'un frammento di requie negli angoli delle strade, dove le dame con le mantelle rosse(1) concedono quel calore che manca loro da tempo.
Mi sorprendo che vi siano questi sciocchi pensieri a riempirmi la testa, quando invece dovrei trovarvi differenti e più ragionevoli timori, ma se così fosse, se ascoltassi le reali inquietudini dell'anima, forse sarei già fuggita.
Questo matrimonio è uno sbaglio, lo so, ne ho coscienza fin dal principio. Se fossi meno caparbia e l'orgoglio cessasse di scorrermi nelle vene, con molta probabilità racconterei finalmente la verità.
Sono un falso, un impostore, la più spietata delle mentitrici, la peggiore delle commedianti. Si, dico il vero, è così dannatamente ingannevole il cuore da avermi persuaso a tal punto da convincermi che, questo insano sposalizio, fosse un gesto caritatevole. La sola ed unica speranza per veder salva la vita di colui che ho di più caro.
Balle. Sono una sporca bugiarda. Lasciare Parigi, quella sarebbe stata la soluzione migliore per André, per se stesso, per evitare una probabile sentenza di morte e per sperare in un futuro migliore. Futuro che il mio egoismo gli sta negando.
Inspiro profondamente l'aria stantia che aleggia in questo angolo della chiesa, una mescolanza di pungente odore di zolfo, d'incenso, e di quel sentore di marcio che proviene dai vasi ricolmi di fiori ai piedi degli altari. Sono così belli in apparenza, rigogliosi di fogliame e dai colori brillanti, ma al di sotto, l'acqua guastata dall'inganno dell'estate, sarà la loro più crudele assassina.
Sento lo stomaco rivoltarmisi, ho sempre odiato il puzzo di marciume, così simile all'olezzo che è presenza costante nei cimiteri, quando le carcasse cominciano ad andare in putrefazione.
Sorrido senza movimento, le labbra restano immobili, pensando che la morte e tutto ciò che ad essa è accomunato, non ha fatto altro che rincorrerci da quando siamo scappati da palazzo Jarjayes.
Poso lo sguardo nella direzione del mio futuro sposo, sul suo profilo perfetto. Ha il capo lievemente abbassato, i muscoli della mascella si contraggono in un chiaro segno di irrequietezza e l'occhio sano corre sul pavimento del sagrato. Le dita hanno smesso di martellare contro la gamba ed è ora il piede destro a dar sfogo al proprio nervosismo, accanendosi sulla macchia d'una mattonella.
Prego Dio, qui dove forse potrà udirmi con maggior chiarezza, di darmi la forza per cessare questa follia. Cosa potrei offrire all'uomo che persino oggi mi è accanto, così come è stato da vent'anni a questa parte; la vita? Quale vita sarebbe accanto a me, io, un essere che è donna e uomo e che non è né l'una né l'altro. Un soldato che ha perduto il proprio coraggio e una fanciulla che diffida del proprio cuore.
In quale dannazione ci sto trascinando, André?
Sono ora le mie mani a tremare, premo con forza i pugni, per annientare questa loro debolezza. Stringo senza controllo spingendo le unghie nella carne dei palmi. Non provo dolore, al contrario, il male fisico sembra lenire la sofferenza della mente.
Mormoro un'implorazione al Signore, un segno che mi induca a metter fine a tutto ciò. Ma vi è solo quiete; le statue dei santi, con le loro bocche mute e gli occhi vitrei, sono immutabili nella propria rigidità. Non verrà alcun segno. E quand'anche scendesse qui dinnanzi il padreterno, negherei la sua presenza.
Falserei la mia supplica, fingendo di non averla mia pronunziata e maledirei il buonsenso perché nella sua saggezza condurrebbe André via con sé. E la sua dipartita mi dilanierebbe più della morte.
Saperlo lontano, sciolto da ogni vincolo col passato, libero di crearsi una nuova esistenza e...

“Dovremmo cominciare. L'ora si è fatta tarda e l'età non mi consente più di rubare ore al riposo. Voi comprenderete vero?”
il curato cancella il brusio dei miei tormenti con la propria voce stridula e oltremodo fastidiosa, ma efficace nel ricondurmi al presente.
Non è più possibile tornare indietro, non dopo aver rovesciato il cielo e la terra per arrivare sino a questo punto. Gli sguardi di tutti i presenti mi puntano addosso, ognuno con delle aspettative differenti. Rosalie, Bernard, André, persino l'officiante di questo matrimonio pretende ch'io porti a termine ciò per cui ho implorato.
E così sia.
Annuisco col capo, lievemente, acconsentendo che il rito abbia inizio.

“Avvicinatevi e porgetemi la mano destra.”
entrambi posiamo la mano su quella del prete, con l'incertezza di chi è all'oscuro di ciò che sta per accadere. Ho presenziato a molti matrimoni a Versailles, compresi quelli delle mie sorelle, ma a quanto pare mai così attentamente da rammentarne i passaggi.
Monsieur Marduel congiunge le nostre mani tra le sue, assicurandosi che la stretta sia ben salda, per poi abbandonarle e depositare su di esse un velo leggero. (2)

“André e... e...”
il parroco si schiarisce la voce, palesemente a disagio, quasi infastidito. Se per la propria dimenticanza o per l'inconsueta situazione, non è dato saperlo, ma è evidente ad ognuno dei presenti l'imbarazzo che è calata sulle nostre teste.

“Come avete detto di chiamarvi, mia cara?”
il tono assume un'intonazione differente, quasi ilare, sul giungere delle ultime parole. Non vi do peso, ignorando il sottinteso che da sempre ha accompagnato la pronunzia della mia nomea, ma qualcuno al contrario pare esserne seccato. Il dorso della mano di André, al di sotto del mio palmo, è un tremolio di nervi che si contraggono con veemenza.

“Oscar. Oscar Francois.”
replico alla domanda con fierezza e con la medesima naturalezza che ciascuno dovrebbe avere sulla lingua, enunciando il proprio nome. E con la stessa semplicità mi ritrovo a serrare le dita attorno alla mano dell'uomo che mi è al fianco, con fare leggero, come una carezza che col medesimo gesto vuole rassicurare, e trattenere la furia che sta per venire alla luce. Il tutto nascosto al di sotto del velo di tessuto che copre le nostre destre, nessuno sa, nessuno può vedere quale battaglia sta compiendosi sulla nostra pelle. E nei nostri cuori.

“Oscar e André siete venuti a celebrare il matrimonio senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione?”
mai domanda potrebbe essere più incomoda di questa. Potrei riderne, se non fosse tutto così dannatamente crudele. Ricaccio in gola una risata amara, obbligandomi a non sollevare mai lo sguardo, così da non dover incontrare quello di colui che a breve diverrà mio consorte.
Eppure giungerà il momento che mi vedrà obbligata a farlo, e sarà nel verde del suo unico occhio che vi leggerò il mio peccato. Ho creduto, con la scelta del matrimonio, di preservare André dalla detenzione, ma col mio gesto lo condurrò in una analoga prigionia. Forse addirittura peggiore.
In questo tempo che sta mutando verso un'era di cambiamento, io mi ritrovo a commettere i medesimi errori, legando a me qualcuno alla stregua d'uno schiavo.
Cosa ti sto facendo André? A te, che ci vorresti tutti liberi e uguali, sciolti d'ogni costrizione.
Debbo trovare il coraggio di interrompere questo inganno. Ora, ritroverò il suono della ragione che ti renderà salvo.

“Si.”
è invece la voce di André a precedere la mia. L'affermazione irrompe nella chiesa spezzandone il silenzio, il vigore del tono è tale da risonare con violenza contro la navata, concependo un eco che pare non debba più aver fine.
D'istinto sollevo la testa per scrutare il suo viso, sul quale mi auguro di trovarvi il vero, ma la mia preghiera non trova accoglimento. Nell'istante in cui io ho innalzato il mento, il suo ha compiuto il movimento opposto, celando ai miei occhi l'obiettività del suo volto.
Come potrò comprendere la natura dell'affermazione appena pronunziata?
Un colpo di tosse secco incalza la mia replica. Il parroco ha premura di vederci fuori dalla sua dimora ed oramai non ha più cura di farne mistero.

“Si.”
rispondo indecisa come forse non lo sono mai stata in tutta la mia esistenza.   

“André, vuoi accogliere Oscar come tua sposa nel Signore, promettendo di esserle fedele sempre,
nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita? Se dunque questo è tuo desiderio, ripeti dopo di me; con la grazia di Dio, lo voglio.”
guardo Monsieur Marduel, le sue labbra sottili, bagnate da un ammasso di bava agli angoli della bocca, scandire la formula come un censore enuncerebbe una sentenza di morte.

“Sì, con la grazia di Dio, lo voglio.”
la sua voce, inflessibile e piacevole come quella d'un tempo andato, precede qualsiasi intento. Il mio cuore accelera il proprio pulsare e poi pare arrestarsi d'improvviso. Sono sopraffatta, ma possiedo ancora quel frantume di lucidità che mi permette di intravedere André.
Vedo in lui l'amore e l'odio, con una nitidezza che colpisce con spietata ferocia. Mi guarda, per un tempo così effimero da essere più breve d'un colpo di ciglia. Ma in quel fuggevole istante, il suo struggimento e la sua collera, riescono a penetrarmi fin nel profondo dell'anima, macchiandomi le guance d'un casto rossore.
Mi ami ancora André? Oppure la brama che mi par di scorgere, altro non è che voglia di farmi male? È così, non è vero? Vorresti afferrarmi per le braccia e premervi attorno le dita, fino a sentire la carne deformarsi sotto di esse. E scuotermi, una, due, mille volte, alla ricerca di un po' di quel buonsenso perduto e di quella umanità che mi terrorizza più degli inferi.
Oh, ne avresti tutte le ragioni, caro André.
Dovresti farlo.
Fallo, te ne prego. Liberami da me stessa. E poi scappa il più lontano possibile, senza mai guardarti alle spalle.

“Oscar, vuoi accogliere André come tuo sposo nel Signore, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita?”
no, come potrei pensare di eguagliare anche solo in parte l'amore che André mi ha donato da sempre. Io che di amore so poco e nulla. Ed è amore ciò che provo per lui o soltanto smania di possesso?
Sciocca, ecco cosa sono. Una stupida che ha creduto di poter rammendare un'armatura con un filo di seta.
Dischiudo le labbra. La lingua genera parole mute, lievi come un sospiro. Esito e, ancora prima di decidere, la mia mano destra si sta di già muovendo, per sciogliersi dall'unione con quella di André.
E il dorso della sua, al di sotto del mio palmo, ruota su se stessa per impedirmi di andar via. Le dita mi afferrano il polso, fermando la ritirata. Clandestini al di sotto del velo di tessuto.
Non vi è clemenza sulla sua bocca, come non c'è nel verde della sua iride, eppure la presa seguita nella propria mira.

“Sì, con la grazia di Dio, lo voglio.”
mormoro con un filo di voce, così sottile che anch'io fatico ad udire me stessa.

“Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio che nel paradiso ha unito Adamo ed Eva confermi in Cristo il consenso che avete manifestato davanti alla Chiesa e vi sostenga con la sua benedizione.
L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce.
Amen.”
Il prete allarga le braccia e solleva le mani su di noi, benedicendo il novello giuramento, con ben poca convinzione. Poco male, poiché l'intera situazione ha il peso d'una pantomima.

“Signore, benedici e santifica l'amore di questi sposi:
l’anello che porteranno come simbolo di fedeltà li richiami continuamente al vicendevole amore.
Per Cristo nostro Signore.”
così annunciando, il parroco svela le nostre destre lasciando cadere a terra il tessuto che le aveva tenute al riparo dagli occhi dei presenti. Le dita di André serrano ancora il mio polso, con uguale tempra di un respiro fa. L'unico impiccio ora, è che lo spettacolo è alla mercé d'ogni partecipante alla funzione.
Non odo commento alcuno, tuttavia le opinioni di ciascuno sono su di noi pesanti come macigni.

“Perdonate André, l'anello...”
Non esiste anello, nessuno di noi si è preso il fastidio di occuparsi di quel dettaglio. André slega la mia mano, cercando nei miei occhi la soluzione ch'io non posso dargli.
Che sia l'ennesimo sentore che l'unione non debba essere condotta al termine? Se solo Dio volesse dispensarmi da un tale fardello, sarebbe per me una benedizione.
Un rumore di passi alle mie spalle attira la nostra attenzione, volgo verso il fondo della cappella dove vedo la figura di Rosalie camminare con discrezione e, una volta giunta a pochi passi dalla mia persona, avvicinare le labbra ad un soffio dal mio orecchio.

“Una dimenticanza imperdonabile, Oscar. Scusate. Prendete il mio anello, ve ne prego.”
sussurra la giovane Rosalie sfilandosi il piccolo cerchio dorato dal dito.

“No, non posso accettare la tua fede nuziale.”
con ritrovata risolutezza tento di declinare l'offerta.

“Oscar, questo anello serve più a voi che a me. Non ho bisogno di un gioiello per manifestare l'unione tra me e Bernard. Voi invece si.”
così dicendo, perentoria come mai l'ho udita fino ad oggi, afferra la mia mano posandovi la fede al centro del palmo.
Immediatamente compio una mossa gemella, passando ad André l'oggetto che sancirà questo legame. Ed io mendico, priva di parola, una qualsivoglia indicazione su ciò che dovrei fare. Ad ogni modo è André a condurre la partita, dolcemente agguanta la mia mano sinistra, infilandomi senza alcun impedimento la fede al dito.
Traggo un lungo e pesante sospiro.

“Fratelli e sorelle, invochiamo su questi sposi la benedizione di Dio:
egli, che oggi li ricolma di grazia con il sacramento del Matrimonio, li accompagni sempre con la sua protezione.”
Percepisco la consacrazione di Monsieur Marduel, ma la sola parola che riesco a comprendere è “sposi”. Siamo due sposi, io e André, marito e moglie.
I polmoni divengono pietre al di sotto del petto. Voglio respirare ma non c'è più aria in gola.

“Il Signore Gesù, che santificò le nozze di Cana, benedica voi, i vostri parenti e i vostri amici.
E su voi tutti, che avete partecipato a questa liturgia nuziale, scenda la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Amen.”
Con voci differenti pronunziamo la risposta alla benedizione. Io stessa ottengo un sibilo di fiato dal torace, quel tanto che mi è concesso per ribattere alla fine della funzione.
Quel che fatto è fatto, non vi sarà più modo di tornare indietro.
Così sia.

“André, figliolo. Ora puoi baciare la sposa.”
il curato annuncia questo ultimo e inaspettato passo degli sponsali, con un malsano prurito nella voce.
Nessuno di noi era pronto a questa incombenza, lo si evince dallo stupore sul viso dei testimoni, così come deve essere sul mio. André è il solo ad essere impassibile.
Con una calma innaturale procede nella mia direzione, spoglio d'espressione, indecifrabile. Disgiungo la bocca per convenire con lui sulla sciocchezza di tale pretesa, ma non ne ho modo. André, oramai a poca distanza, mi prende il viso tra le mani e, sulle mie labbra innocentemente accessibili, vi preme le sue. Che sono umide, sfrontate, torride come questa notte d'estate.
È un bacio furioso il suo, paragonabile a quello d'una notte di un'altra vita.
Al silenzio si aggiunge altro silenzio, parrebbe impossibile ma così è. C'è solo il fluire del sangue che mi pulsa nelle tempie e il suono umido delle nostre bocche, nel momento in cui lui abbandona le mie labbra.

“Hai ottenuto ciò che volevi, ma neppure immagini le conseguenze che avrà questa tua decisione.”
mormora un attimo prima di allontanarsi da me, come se nulla fosse accaduto.





(1) La mantella rossa era un segno distintivo del mestiere della meretrice, nella Francia del XVII secolo.

(2) Nel nord della Francia, in Inghilterra, in Irlanda, in Danimarca per tutto il medioevo durante la solenne benedizione un grande drappo nuziale (pallium, pannum, mappa, linteus) è tenuto da due o quattro persone sul capo degli sposi, a significare che ambedue costituiscono la Chiesa sposa di Cristo. Nella Francia meridionale, nella Spagna, in molte regioni dell'Italia un velo più leggero (velum, velamen, stola) è posto sul capo della sposa e sulle spalle dello sposo, o anche sul capo o sulle spalle di ambedue.
In Francia nel secolo XVIII la velatio nuptialis è ancora relativamente comune. 
  
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