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GIOVANI
La
grande
sala ricevimenti era bardata più del solito per l'occasione.
Lucifero sedeva sul
trono, al suo fianco stava Keros, su un seggio pressoché
identico. I due erano
entrambi vestiti in modo regale e portavano le rispettive corone. Il
vociare
dei molti demoni presenti era sempre più forte. D'un tratto
il re, vedendo entrare
l'ultimo ospite atteso, si alzò. Questo fece sì
che tutti si ammutolissero.
“Benvenuti”
esordì il diavolo “State pure comodi, sorseggiate
del vino e prestatemi ascolto
per qualche istante…”.
I
convocati alzarono i calici e sorrisero. Keros, con a sua volta un
calice fra
le mani, picchiettava l'anello che portava al dito contro la superficie
argentea. Era una festa, una celebrazione per la fine della guerra. Il
principe
però non riusciva ad essere più di tanto allegro.
“Sapete
bene perché siamo qui" parlava Lucifero “A molti
di voi verranno dati
terreni, gratifiche e quant'altro. Siete stati eroici, grandi
guerrieri. Ma
prima ci terrei a chiarire una cosa…”.
Lucifero
allungò il braccio verso il lato sinistro della sala, dove
aveva fatto
sistemare tutti i più giovani combattenti.
“Ho
udito
molte voci che trovo alquanto fastidiose. Molti di voi sono convinti
che questa
guerra sia stata provocata dai giovani. Nulla di più falso.
La prova è qui,
davanti ai vostri occhi. Fra questi ragazzi, vi sono coloro che hanno
agito nel
modo migliore…”.
Keros
si
lasciò sfuggire un mezzo sorriso, quando alcune ancelle
affiancarono il re,
porgendo un grosso scrigno.
“Simadè…”
chiamò Lucifero “…vieni avanti".
Il
servo,
confuso, si guardò attorno, forse in attesa di veder
comparire un altro con il
suo stesso nome.
“Vieni"
lo incoraggiò Keros.
Una
volta
al cospetto del re, si inginocchiò.
“Alzati"
ordinò il sovrano, aprendo lo scrigno ed estraendo quella
che a tutti gli
effetti era una medaglia al valore “Hai aiutato il tuo re e
servito questa
città nel miglior modo possibile. Indossa questa con
orgoglio”.
Simadè
arrossì, incredulo, mentre il re gli stringeva la mano. Keros si
congratulò e incitò gli altri demoni
a fare altrettanto, con un applauso.
Uno
dopo
l'altro, tutti i giovani presenti furono chiamati e premiati. Chi per
il
coraggio, chi per i nemici uccisi, chi per il supporto offerto alle
truppe… Tutti vennero ringraziati e premiati. Fra loro vi era
anche Lilien, la
figlia di Azazel. Il demone messaggero sorrise con fierezza alla sua
bambina.
“Ognuno
di voi dev'essere fiero” sorrise Lucifero “Non mi
importa se siete figli di
servi o di nobili, io non credo nella predestinazione. Che ognuno di
voi
combatta per ottenere ciò che desidera, che quel sigillo che
ora portate al
collo vi ricordi sempre il vostro valore".
I
giovani
osservavano quanto ricevuto con incredulità e gioia. Vi era
inciso il simbolo
reale, una concezione riservata a pochi.
“Ora
procederemo con la cerimonia per le vecchie generazioni"
ghignò il re “Ma
per voi giovani sarà noioso. Per questo ho organizzato una
piccola
sorpresa".
“Un'altra?”
lo fissò Keros.
“Al
piano
di sotto, quello che comunemente viene usato come semplice sotterraneo,
ho
fatto preparare una sala solo per voi. Musica, cibo e nottata libera.
Noialtri
vecchi resteremo ai piani alti, senza disturbarvi. Divertitevi".
“Davvero?!
Per sotterranei intendi la sala delle torture?”
mormorò il principe.
“Anche.
Tanto al momento è vuota. Vai a
giocare…” rispose il sovrano, invitando il
ragazzo ad alzarsi.
Keros
fece per ringraziare, alzandosi, ma una voce interruppe ogni cosa.
“Maestà!”
si udì urlare Asmodeo “L'ho preso!”.
Il
generale entrò nella stanza trascinando Belzebù
per un polso e scaraventandolo
al centro della sala. I demoni presenti reagirono con rabbia e
disappunto,
ringhiando e agitando le code.
Lucifero
li zittì alzando una mano. Il re ed il prigioniero si
fissarono, con odio.
“Non
avevo dubbi che lo avresti trovato, mio generale" commentò
il diavolo,
senza distogliere lo sguardo dal traditore “In quanto a te,
Belzebù, ho una
voglia matta di eviscerarti per scoprire se veramente sei fatto di
mosche come
dicono. Non riesco a concepire una punizione adatta per te se non una
lenta
agonia che ti porti alla morte…”.
Keros,
tornato a sedersi, non disse nulla. Lucifero lanciò solo uno
sguardo nella sua
direzione.
“Tuttavia…”
riprese il Signore dei demoni “…non è a
me che hai fatto un torto. Hai
scatenato una guerra per spodestare il mio erede, il legittimo
successore al
trono. Perciò non sarò io a decidere la tua
condanna, ma bensì mio figlio
Keros. Inchinati dinnanzi al tuo principe ed ascolta ciò che
ha da dire".
Il
giovane
si stupì ed in principio non disse nulla, fissando il
sovrano. Poi si alzò e
prese un profondo respiro.
“Io
ti
detesto" esordì “Non perché tu non mi
ritenga all’altezza di fare il re.
Di fatto, sono io con un trono alle spalle. Tu invece stai strisciando
in
terra. Capisci dunque che la tua opinione non mi tange minimamente. Ti
odio
perché per colpa tua molti hanno perso la vita. Per colpa
tua c'è chi ha perso
un padre, una madre, un figlio, un amico… E per cosa?
Perché hai voglia di
poggiare il tuo grosso culo lì sopra?”.
Keros
indicò il trono e Belzebù ovviamente non rispose.
“Non
poggerai mai il tuo grosso culo lì sopra!”
continuò il principe “E sai perché?
Perché i re non fuggono come vigliacchi dinnanzi al nemico.
Il re dei demoni
non fugge nemmeno dinnanzi a Dio ed i suoi angeli! E pretendi forse di
poterlo
fare tu, che ti nascondi dietro ad un esercito di ragazzini plagiati?
Vorrei
che il tuo destino fosse la morte, ma sappi che non sarà
così. Sarebbe troppo
semplice. Inoltre sono consapevole che al tuo fianco hai chi ti
rispetta, ti
vuole bene, e sinceramente non voglio che gente simile mi venga a
rompere i
coglioni piagnucolando perché ti ho ucciso. No. Io ordino
che ti venga tolto
tutto. I tuoi possedimenti, i tuoi averi, il tuo rango…
Ordino che tutto ciò
che ti ha reso ricco e potente venga distribuito fra coloro a cui hai
causato
un lutto. Che mai più ti sia concesso di organizzare un
esercito, di avere chi
ti serve od obbedisce ai tuoi comandi. Sii tu meno della mosca che
danza sui
cadaveri di chi è morto per causa tua”.
“Meglio
la morte!” interruppe Belzebù.
“Ammazzati
da solo, se è la morte che desideri" concluse Keros,
tornando a sedersi.
Con
un
gesto, il sovrano fece trascinare via Belzebù, che
continuò a protestare ed
inveire contro chiunque.
“Sono
fiero della decisione che hai preso" mormorò Lucifero
“Non avrei potuto
trovare punizione migliore. Ora però vai a
divertirti…”.
“Non
sono
molto in vena…” ammise il principe.
“La
vena
te la fai venire. Su… alzati!”.
Il
re
invitò l'erede a seguirlo. Insieme scesero i pochi scalini
che sopraelevavano i
due seggi dal pavimento, assieme ad un elegante tappeto rosso
damascato.
Lucifero chiamò a sé i giovani, rimasti in attesa
di un ordine per poter andare
a festeggiare.
“Prendetevi
cura di lui" ghignò Lucifero, poggiando affettuosamente una
mano sulla
spalla del principe e fissando i ragazzi che aveva di fronte
“È un pochino giù
di corda".
“Ci
pensiamo noi, maestà!” sorrise Lilien
“Non si preoccupi".
L’ampia
sala nel sotterraneo si riempì presto di giovani demoni
festaioli. Grandi
fontane scorrevano su calici di cristallo, riempiendoli di vino ed
alcolici
infernali. Alcune anime suonavano, incatenate al muro.
L'oscurità era
lievemente rischiarata da piccole lucciole dal bagliore rosso.
Splendide Succubus
e prestanti Incubus, con abiti pressoché inesistenti, si
aggiravano fra gli
invitati pronti a divertirsi e far divertire, porgendo vassoi con varie
prelibatezze.
Keros
si
guardò attorno. Riconobbe l'angolo in cui sedeva il re
mentre torturava i
traditori, sorseggiando quel che voleva. La riserva speciale e privata
di
Lucifero era protetta in una bacheca chiusa a chiave. Il principe
però aveva la
chiave… per la prima volta! Ignorando tutti i presenti,
decise di sperimentare
quel che il re aveva da offrire. Aprì un paio di bottiglie
dall'aria piuttosto
antica e pregiata, dopo essersi accomodato al tavolo adiacente alla
vetrina. La
fragranza che sprigionò riempì i polmoni del
giovane principe, che socchiuse
gli occhi deliziato. Keros si inumidì le labbra con il primo
liquore aperto,
trovandolo decisamente forte ma con un sapore unico. Poi ne
assaggiò un altro,
cercando di coglierne tutte le sfumature di sapore.
“Ed
a noi
non offrite nulla?” squillò una voce.
Il
principe alzò un sopracciglio.
“Tu
sei
la figlia di Azazel, giusto?” si limitò a
commentare, versandosi altro da bere.
“Esatto.
Ed il re ha ordinato di tirarvi su il morale".
“Non
ne
ho bisogno".
“Perdonatemi
ma come bugiardo fate un po' pena…”.
Keros
girò gli occhi verso Lilien, notando al suo fianco la
presenza di Simadè.
“Che
strano vedervi così…”
commentò il sanguemisto, assaggiando altri alcolici.
“Così…?”
inclinò la testa la messaggera, servendosi da bere.
“Ti
ho
sempre vista in abiti da lavoro in giro per il palazzo.
Con i pantaloni ed il resto di quella specie
di divisa da uomo. Simadè invece è sempre vestito
in modo semplice. Oggi invece
siete elegantissimi".
“Grazie… Se
vuole essere un complimento” sorrise lei, accennando un
inchino con la lunga
gonna “Ma ammetto di trovarmi meglio con la divisa da
maschiaccio piuttosto che
con bustino e crinolina".
Sia
Lilien che Simadè vestivano secondo la moda del momento,
come la maggior parte
dei giovani presenti.
Simadè
andò a sedersi accanto al principe e la messaggera fece lo
stesso. Keros riempì
i loro calici e bevve in silenzio, osservando la parete di alcolici del
sovrano.
“Allora…”
riprese Lilien, ridacchiando “Ora avete le corna. Che
è successo? La fidanzata
se l'è spassata con un altro demone? Scherzo,
ovviamente…”.
“Quale
fidanzata?” fece una smorfia il mezzodemone.
“Ma
come?! Io pensavo che l'erede al trono fosse… sistemato! O
perlomeno con un
esercito di pretendenti".
“Sono
bravo ad ignorarle…”.
“Quindi
possiamo dire che siete sulla piazza. Aspettate che lo sappiano le mie
amiche…”.
“Possiamo
dire che attualmente la cosa non mi interessa".
“Siete
un
romanticone ed aspettate quella giusta?”.
“Circa…”.
Bevvero
ancora. Simadè sorrise, facendo cenno ad una Succubus di
portargli del cibo.
“Sei
un
golosone" lo derise Keros, rubandogli un pezzo di dolce al cioccolato.
“Ma
quindi…” ghignò Lilien, reggendosi la
testa sul tavolo “…voi due scopate?
Intendo… fra di voi?”.
Keros
e
Simadè si fissarono. Poi risero.
“È
capitato" ammise il principe.
I
tre giovani
ridacchiarono, iniziando a parlare di assurdità.
Azazel
si
guardava attorno, visibilmente nervoso. Lucifero gli porse un bicchiere
di
vino.
“Cosa
ti
turba? La festa non è di tuo gradimento?” lo
stuzzicò il sovrano.
“Non
sono
abituato ad avere mia figlia fuori dal mio
controllo…” ammise il messaggero.
“Il
solito esagerato. È una donna ormai”.
“Lo
so
che è una donna. E so che è circondata da giovani
demoni sbavanti".
“E
con
ciò? Ormai ha l'età giusta per farsi circondare".
“Non
scherziamo…”.
“Non
sto
scherzando. Tu piuttosto… Cerca si rilassarti. Guarda quante
belle donzelle!”.
Azazel
storse il naso, poco convinto. Dopo qualche sorso di vino
però parve stare un
po' meglio.
“Non
ho
intenzione di prender moglie" commentò, sorridendo
“Se vi piace discutere
di cose simili, dovreste iniziare ad accasare vostro figlio".
“Io
non
parlo di matrimoni! Parlo di sano e rovente sesso. Il sesso non si
discute: si
fa! E tua figlia mi sembrava più che dell'umore giusto".
Azazel
fece per protestare ma Lucifero lo zittì con un dolcetto ed
altro vino. Il
sovrano ghignò ancora, ricordando il caratteristico profumo
che aveva percepito
sulla fanciulla, e trascinò il messaggero a festeggiare.
La
musica
nel sotterraneo era cambiata. Ora le anime suonavano un valzer.
“Voi
andate spesso nel regno umano…”
constatò Lilien, fissando Keros.
“E
con
questo, madame?” rispose lui, perplesso.
“Voi
sapete ballare su questa musica?”.
“Certo.
È
il valzer. Va molto di moda adesso fra i mortali, anche se suscita
qualche
polemica".
“Potreste
insegnarmi? È un ballo così
romantico… e poi è nuovo! Basta con questi
motivetti
da 1200! Ormai siamo alle porte dell'800!”.
“Non
è
difficile…”.
Il
principe si alzò, porgendo la mano guantata alla fanciulla.
Lei sorrise e si
lasciò portare al centro della sala. Gli altri demoni
rimasero ad osservare,
molti cercando di imparare a loro volta quei passi. Il principe cinse
la vita
si Lilien ed iniziò a spiegarle come muoversi. Lei in
principio inciampò sui
suoi stessi piedi e sul vestito.
“Come
una
principessa" ridacchiò.
“Una
principessa imbranata” le rispose Keros, con un ghigno
divertito.
“Che
antipatico che sei! Ovvio che non hai la fidanzata!”.
“Ma
chi
la vuole?!”.
Nonostante
l'impaccio iniziale, la giovane messaggera iniziò a capire
come ballare e non calpestare
piedi altrui. Altre coppie provavano a ballare a loro volta, con
risultati più
o meno buoni. Molte fanciulle si limitavano ad osservare con
ammirazione le
giravolte del principe.
“Ti
guardano tutti" sussurrò Lilien.
“Guardano
entrambi" corresse Keros.
Danzando
così vicini, il sanguemisto percepì un lieve
offuscamento dei sensi.
“Hai
un
buon profumo" disse a colei con cui stava ballando.
“Profumo?
Non ho addosso alcun profumo…”.
“Allora
è
la tua pelle a sprigionare questa fragranza
dolce…”.
“Per
me
siete ubriaco" rise lei.
In
realtà
il profumo di lei altro non era che un segnale di richiamo per i demoni
maschio, che sempre più fra i presenti si stava facendo
sentire. Alcuni
iniziarono a litigare, per ottenere i favori delle donzelle presenti.
Fra le
botte, qualcuno finì nella fontana del vino. Molte coppie,
aiutate dalla musica
e dal tasso alcolico nelle vene, iniziarono a scambiarsi effusioni
piuttosto
spinte. Lilien, ancora stretta fra le braccia del principe durante il
ballo,
spinse leggermente in avanti il viso. Keros scostò il volto.
“Non
voglio baci sulle labbra" sbottò, inclinando la testa e
chinandosi sul
collo di lei.
Quel
profumo lo stava decisamente stordendo e, passando la lingua sulla
pelle bianca
della messaggera, ne fu totalmente rapito.
“Vieni
con me" le disse sottovoce, accompagnandola fino ad un punto in ombra
della sala.
Abilmente,
il principe aprì un passaggio segreto che conduceva alla
grande biblioteca
reale. Certo che tutti fossero impegnati in festeggiamenti vari,
condusse
Lilien a passo svelto fino alle proprie stanze. Non capiva
più nulla,
desiderava solo possederla. Lei allo stesso modo ignorava qualsiasi
altra cosa,
nonostante si trovasse in sale in cui aveva sempre sognato entrare, e
strinse a
sé il mezzodemone. Gli abiti che indossavano erano
complessi, fra catene e
lacci. Keros spinse la messaggera sul letto ed affondò le
mani fra i vari
strati di stoffa della gonna che ne copriva le gambe. Risalì
lungo la pelle,
fino a raggiungerne i fianchi. Con eleganza le sfilò
l'intimo di pizzo nero.
Lei intanto tentava di sciogliere i lacci del busto, trovando
difficoltoso respirare.
“Moda
del
cazzo…” sibilò il principe, strappando
i nastri con impazienza e scoprendo il
seno della fanciulla.
“Mio
padre mi ucciderà…” riuscì a
commentare lei, osservando i movimenti sicuri del
mezzodemone, che si spogliava in fretta e del superfluo.
Fra
le
stoffe e la crinolina, si fece strada quasi divertito. Giocò
un po' con la coda
della messaggera. Lei parve impaurita, per qualche istante.
Incrociò le braccia
sul seno scoperto. Lui le sorrise, dandole un bacio sul collo.
“Maestà…”
sussurrò la messaggera.
“Keros.
Io sono Keros” le rispose il principe, di nuovo inebriato da
quel profumo.
Con
tutti
i sensi avvolti da quella fragranza, il mezzodemone ghignò.
Il suo sguardo si
illuminò d'arancio e la fece sua. Lei sorrise, accogliendo
il principe in sé,
fra stoffe e pelle nuda. Lo desiderava ardentemente, mossa da
quell'istinto che
non poteva controllare. Era una demone, era una donna, ed il corpo la
spingeva
ad accoppiarsi, a cercare e provare piacere. Lui era un demone, per
metà, e non
riusciva a resistere a quel richiamo. Ad ogni spinta, lei lo stringeva
più a
sé.
“Sei
tutto mio questa notte, Keros" mormorò.
“Fino
a
quando non mi implorerai di smettere" gli rispose lui.
Lilien
lanciò un gemito e poi un altro, accompagnando i movimenti
di lui.
“Sono
vostra questa notte…” ansimò docilmente
“…non smettete! Ve ne prego… Non
fermatevi fino al termine di questo giorno!".
Keros
trovò tremendamente eccitante quel tono di voce, e la
strinse più forte,
avvolgendola fra le braccia. Lei si lasciò circondare e
lanciò un grido, quando
i denti di vampiro del principe affondarono nella carne del morbido
collo. Quel
gesto accese ancora di più il desiderio e lei
inarcò la schiena, prossima
all'orgasmo. Lo raggiunse puntando le unghie sulla schiena di lui e
graffiandolo,
spalancando poi le ali da demone. Stringendolo forte fra le braccia e
circondandone la schiena con le gambe, Lilien avvertì un
brivido quando anche
Keros giunse al termine dell'amplesso. Rimasero stretti l'uno
all'altro, l'uno
dentro l'altro, per qualche istante. Poi lei ricambiò quel
morso sul collo, pur
non avendo denti da vampiro, ed il principe si sentì di
nuovo travolgere
dall'eccitazione.
Non
sapeva dire quanto tempo aveva trascorso fra le lenzuola con quella
donna. La
aiutò a rientrare a casa, evitando di essere vista dal padre
o da chiunque
altro. Tornando a palazzo, gradatamente riprese lucidità. Si
stupì di se
stesso, non era da lui lasciarsi andare in quel modo. Ma era stanco per
pensarci, così si diresse verso la camera da letto. Non si
aspettava di
trovarvi Simadè, intento a cambiare e sistemare le lenzuola.
“Che
fai?” biascicò Keros.
“Il
mio
lavoro" si sentì rispondere “Solo un attimo
e…”.
“Non
è
necessario. Sarai stanco pure tu, fila a dormire!”.
“Veramente…”
confessò il servo, sprimacciando il cuscino “Non
sono affatto stanco".
“Ah,
no?
Be' ... immagino che la festa di sotto
possa…”.
“Sono
geloso" ammise Simadè e Keros alzò un
sopracciglio “Speravo di divertirvi
un po'… con voi due".
“Intendi
me e Lilien? Mi ‘spiace… Lei è tornata a
casa. Però, se vuoi… puoi avere
me".
Il
giovane Incubus si voltò verso il principe, con un ghigno.
Con mani esperte lo
svestì da catene, giacca con le code e camicia. Il
mezzodemone si disfò di
stivali alti ed altre catene. Si lasciò spogliare
completamente, nel buio della
camera. Si sentiva a suo agio, sapendo che il servo non avrebbe visto i
tatuaggi che lo inquietavano.
“Sono
lieto che la guerra non abbia lasciato gravi segni su questo
corpo…” commentò
Simadè, raggiungendo il principe a letto e baciandone
più volte la schiena “La
vostra pelle è così liscia e
perfetta…”.
Keros
non
rispose. Si rilassò, lasciandosi cullare da quella voce e
facendosi coccolare
dalle mani del sottoposto. Questi lo accarezzava e lo baciava.
“Vi
è
piaciuta la festa, maestà?” domandò
Simadè.
“È
stata
una piacevole sorpresa…”.
L'Incubus
sorrise, con ancora al collo il riconoscimento dato dal re. Il principe
vide
quel sorriso nel buio e sorrise a sua volta.
“Simadè…”
parlò piano, abbracciando il cuscino “Voglio
dimenticare. Non lasciare che la
mia mente si affolli di nuovo di pensieri tristi. Voglio godere. Godere
fino ad
addormentarmi. Scopami".
Il
servo
rimase in silenzio qualche istante.
“Vi
farò
rimpiangere le calde cosce di quella femmina" sibilò poi,
con un ghigno.
Ma
ciao! È passato un po' di tempo ma spero che
lunghezza di questo capitolo perdoni la mia assenza! E, chi vuole, passi a dare un occhio in pagina. Appena caricato un nuovo disegno a tema Keros. https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=246389442602554&id=166597243915108 A presto!!