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Autore: Mari Lace    02/05/2018    6 recensioni
SPOILER. Parte ispirandosi al capitolo 1011.
«Sei vivo!» esclama lei felice, vedendoti sveglio. «Lo sapevo, naturalmente, perché respiravi; ma non ti sei mosso per un po’, e hai tanto sangue… Stai bene?»
#2: «Ho alzato la temperatura», ti spiega. «Così finiamo prima».
Annuisci convinto; è un’idea geniale.

#3: Le prendi le mani. «Fidati di me, ci riusciremo».
Il suo sguardo si accende un po’. «Me lo prometti, Rei?»
Sorridi. «Solo se ti togli quest’espressione brutta dalla faccia».
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Akemi Miyano, Elena Miyano, Rei Furuya
Note: Kidfic, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Regalo




«Rei, Rei!»

È venuta di nuovo a trovarti. Con lei non l’ammetteresti, ma ne sei felice. Akemi non ti giudica, e sua madre… con lei stai bene. Forse è per quello che le hai sentito dire, “Lui è come me!”.

Non devi più combattere per farti accettare, almeno non con loro.

Continui ad essere periodicamente coinvolto in risse, ma con una frequenza minore.

Adesso però c’è sempre Akemi che, dopo averti rimbeccato, ti aiuta a rialzarti con un bel sorriso.

La parte in cui ti appone i cerotti è un po’ meno piacevole, ma te ne importa poco.

«Reiiiiiii!» ti ha finalmente raggiunto. Rumorosa come sempre, ma… forse oggi un po’ di più.

«Che c’è oggi?» le chiedi. «Sembri più ip… ipra… insomma, sei tanto attiva, più del solito».

«È il compleanno di mamma!!» risponde lei battendo le mani.

Oh. L’immagine di quella donna gentile ti riempie la mente, ti senti scaldare da dentro. Non capisci cosa ti succede ma ti senti stranamente allegro.

«Sei tutto rosso» ride Akemi, poi all’improvviso torna serissima. «Mi aiuterai?»

Dopo il suo commento, potrebbero facilmente scambiarti per un pomodoro. «Aiutarti con che?»

«Ma a farle il regalo, ovvio» dice, con il tono di chi sottolinea un'ovvietà.

«Va bene, ma non fare la saputella» ribatti. «Che ne sapevo…» improvvisamente ti colpisce un pensiero; ti porti d’istinto le mani alle tasche. Tasti un paio di caramelle… e nient’altro.

Le guance, finalmente tornate al loro normale colorito, tornano a tingersi delicatamente di rosso. «Non ho soldi», confessi dispiaciuto. Volevi davvero farle un regalo…

Akemi ti osserva confusa. «Soldi? Che c’entra?» mormora.

Ora è il tuo turno di confonderti. «Come pensi di farle un regalo?»

«Con le mie mani, ovviamente!» ti annuncia fiera. «Le farò dei buonissimi biscotti… ma tu che pensavi?»

L’osservi ancora più smarrito di prima. «Non so cucinare».

La tua amica scoppia a ridere. «Male, ma non importa! Sarai il mio assaggiatore!» ti comunica.

Vorresti chiederle cosa sia esattamente, quel parolone lì, ma non lo fai.

Annuisci con forza; se puoi renderti utile in qualche modo, vuoi farlo!

Non immagini a cosa stai andando incontro…

Segui Akemi a casa sua, è la prima volta che ci vai. Finora sei stato solo alla clinica dei suoi genitori. Una volta dentro ti guardi intorno ammirato; è diversa da casa tua, molto più colorata, piena di oggetti. Mette allegria solo a vederla, pensi.

Sposta una sedia e ci sale sopra per poter raggiungere la dispensa. Si allunga il più possibile ma non riesce comunque a raggiungere lo scaffale più alto. Sbuffa indispettita.

«Sei un po’ più alto» ammette. «Provaci tu!»

Sorridi, orgoglioso dei tuoi due centimetri di superiorità. Per riuscire nell’impresa devi reggerti sulle punte anche tu, e per poco non cadi.

«Attento!» urla Akemi, preoccupata. Ti indica gli ingredienti che le interessano e tu le passi tutto, facendo molta attenzione a non sbilanciarti. Con la bottiglia d’olio rischi grosso.

Quando scendi dalla sedia pensi d’aver finito, ma non è così; ora la bambina apre il frigo e ne estrae una bottiglia di vetro. La stappi e l’odore del liquido all’interno ti punge il naso; non l’hai mai sentito prima, chissà cos’è.

Ti siedi al tavolo, poggiando la testa sul mobile, e osservi con curiosità il lavoro di Akemi. Questa parte è tutta sua.

La vedi svuotare il contenitore dello zucchero, la busta della farina e le due bottiglie sul tavolo, con l’olio e il liquido sconosciuto, in una grande ciotola. Dopodiché mette le mani nella poltiglia che ha ottenuto e ce le muove molto a lungo.

«Che stai facendo?» le chiedi. Dalla tua posizione non riesci a vedere cosa avviene dentro alla ciotola.

«Imbasto, no, impasto» spiega lei. «Me l’ha insegnato papà. Questi sono i biscotti preferiti di mamma».

Apri la bocca stupito. Tuo padre non cucina mai. «Perché non li prepara lui allora?»

Akemi s’indigna a quella domanda. «Voglio fargli una sorpresa!» esclama.

Non sapendo bene come rispondere, ti limiti ad annuire.

«Mmhhh, non va bene» mormora lei dopo un po’. «Mi serve altra farina!»

Ti sbrighi a procurargliela, arrampicandoti nuovamente sulla sedia. Stavolta tocca a te versarla; mentre esegui puoi vedere il prodotto degli sforzi di Akemi. Nella ciotola c’è una massa più o meno liquida, con qualche piccola sfera solida qua e là. Aggiungi parecchia farina, mentre la piccola cuoca continua a mischiare. Torni al tuo posto.

Lei continua a impastare per almeno altri dieci minuti, che a te sembrano molti di più.

Poi finalmente fa un sorriso soddisfatto. «È pronto! Ora devo solo fare le forme!»

Non riesci proprio a trattenere uno sbadiglio.

Akemi non si arrabbia, anzi. «Vuoi farle con me?» ti propone con un sorriso.

La guardi un po’ impacciato. Sei felice di quella proposta, ma…

«Come si fa?»

«Oh, è facilissimo» dice afferrandoti la mano con una delle sue. È tutta appiccicosa, ma ti lasci guidare ugualmente.

Si ferma un attimo prima di mettertela nell’impasto. «Hai lavato le mani?» indaga.

Arrossisci imbarazzato. «No», confessi. Lei ti lascia e tu corri a rimediare.

Tornando al tavolo vedi che ha già cominciato. Ha preso un po’ della sostanza nella ciotola e la sta modellando con le dita. Ti avvicini per vedere meglio.

«Che cos’è?» chiedi curioso. Ti fa pensare alla testa di un alieno, con due antennine lunghe come hai visto una volta in televisione.

«Un coniglio!» risponde lei allegra. «Che altro potrebbe essere?»

Per qualche motivo preferisci non rispondere. Akemi non ci fa caso.

«Dai, prova anche tu» ti esorta, mettendo il coniglietto su una teglia. Ti prende la mano e te la mette dentro alla ciotola. «È facile!»

Immergi la mano nell’impasto, incerto. È tutto appiccicoso; non hai mai toccato niente del genere, prima.

«Che devo fare?»

La piccola cuoca sfoggia un sorriso da maestrina. «Fai come me», dice, poi immerge a sua volta la mano e porta fuori un po’ d’impasto, più o meno quanto ne sta in un pugno. La copi.

«Ora facci la forma che vuoi». Ha un piatto con un po’ di farina davanti a sé, dove si appoggia per lavorare.

«Che forma dovrei fare?»

«Se te lo dico io non è divertente! Decidi tu».

«Ma è per tua mamma!»

«Un biscotto posso anche regalartelo», concede Akemi. Si sente molto generosa per questo.

«Poi questi dovrai assaggiarli, forse ne faremo altri!»

Ci pensi un po’, ma non troppo, anche perché non ti piace la sensazione dell’impasto sulla pelle.

Lo posi a tua volta nel piatto e cerchi di formare uno zero; così ti hanno soprannominato gli altri bambini, ma a te non dispiace.

«Un cerchio? Bana-ale!» commenta Akemi. È all’opera con il terzo biscotto, sembra molto presa.

Gonfi le guance, punto nell’orgoglio. «Tu che stai facendo allora?»

«È un segreto» ti dice lei mostrandoti la lingua.

Vuoi bene ad Akemi, ma a volte sa essere davvero insopportabile, rifletti mentre sposti il tuo biscotto sulla teglia.

Ti stufi presto di giocare con l’impasto e corri a staccartelo dalle mani, lasciando a lei tutto il lavoro artistico.

Perdi il conto delle ore che passate così, ma improvvisamente senti una gran fame.

«Finito!» esclama soddisfatta la bambina. Afferra la farina e ne sparge un po’ sopra la teglia, poi va ad aprire il forno.

L’aiuti ad inserirci i biscotti. «Abbiamo finito?» chiedi speranzoso.

«Quasi», è la risposta. Akemi guarda l’orologio e le sfugge un urlo. «È già così tardi! Mamma e papà torneranno tra meno di un’ora!»

La vedi armeggiare con uno dei pulsanti del forno.

«Cos’hai fatto?»

«Ho alzato la temperatura», ti spiega. «Così finiamo prima».

Annuisci convinto; è un’idea geniale.

 

«Akemi… è normale questo fumo?» ti trovi a chiederle dieci minuti dopo.

Vi siete spostati in salotto per giocare, ma ora correte subito in cucina. «Aaaah!» urla lei.

No, non è normale, qualcosa ti dice.

La bambina ti guarda disperata. «Rei… abbiamo dato fuoco alla casa!»

La guardi sconvolto. «Abbiamo? Hai fatto tutto tu!»

S’indispettisce e corre davanti al forno, l’origine del fumo. «Devo spegnerlo… ma se mi brucio?»

«Lo faccio io! Dimmi come!» ti proponi in uno slancio d’eroismo.

«Spingi quel tasto» dice lei indicando.

Lo fai, ritraendo poi di scatto la mano. «Scotta!»

«Mettilo sotto l’acqua» ti istruisce mentre recupera un asciugamano da un’altra stanza. Lo usa per aprire il forno; venite investiti da una zaffata di fumo e calore.

A quel punto vorresti tornare a casa, ma l’espressione triste di Akemi ti fa rinunciare.

«Che facciamo ora?» chiedi. Il dito ti fa ancora un po’ male.

Senza una parola, estrae la teglia bollente – sempre con l’asciugamano a proteggerle le dita – e la poggia sul pavimento.

I biscotti, alcuni più altri meno, sono bruciati. Akemi scoppia a piangere.

Vuoi farla smettere ma non sai come. Alla fine ti fai coraggio e afferri quello a forma di zero. È un po’ annerito sul bordo, ma è tra quelli messi meglio. Lei ti guarda confusa. «Che fai…?»

«È solo che ho fame» dici, e lo metti in bocca. Lo mastichi per qualche secondo, sforzandoti di non fare smorfie. Hai i suoi occhi puntati addosso; ha smesso di piangere, per ora.

«Non è tanto male» affermi, sperando di essere convincente.

Lei sposta lo sguardo da te ai biscotti un paio di volte. «Si possono mangiare?» mormora.

Ti affretti ad assentire. «Certo!»

Ti guarda combattuta. «Davvero?»

Annuisci.

«Non ci credo» dice scuotendo la testa. «L’hai detto solo per consolarmi».

«No!» protesti con forza. Non sei arrabbiato, ma hai paura che ti scopra. Prendi un altro biscotto; senti nuovamente in bocca uno strano sapore dolciastro. Il sapore di bruciato non si sente troppo.

«Sono buoni» insisti.

Lei fissa i biscotti rimanenti con gli occhi lucidi. «Non ho il tempo di farne altri!»

Ti guarda nuovamente. «Sono davvero buoni?»

«Sì» dici ancora, fissandola negli occhi. Ti senti strano.

Lei ti butta le braccia al collo. «Che bello! Grazie, Rei!» esclama. Per poco non perdi l’equilibrio.

Non sai perché, ma ora ti gira un po’ la testa.

Forse per questo non senti il vociare proveniente dal salotto.

«Mamma!» esclama Akemi.

Ti ha creduto, ora è nuovamente eccitata all’idea di dare il suo bellissimo regalo alla madre.

Poco dopo Elena e Atsushi vi raggiungono in cucina; entrambi con un’espressione preoccupatissima stampata in faccia.

«Buon compleanno!»


  
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