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Rivincita
Quando bussarono, la
mattina seguente, Nemeria era già sveglia da un pezzo.
- Oh, buongiorno. Notte brava? - le domandò Tyrron.
Non appena chiusero la porta, ancor prima che Bahar o Morad si
avvicinassero al suo letto, Noriko si mise seduta e uscì
dalle lenzuola.
- No, la tensione mi ha tenuta sveglia. - rispose Nemeria sbadigliando.
Non era affatto la verità. Non tutta, almeno. Gli diede le
spalle, tirò fuori la tunica più pulita che aveva
e si stropicciò gli occhi per scacciare il profilo del corpo
morto di Dariush dalla mente. Quando tornò a sedersi con i
vestiti in grembo, Tyrron le scoccò una lunga occhiata che
la costrinse ad abbassare lo sguardo. Anche se le sue pupille erano
come trasparenti quando la guardava, non voleva che vedesse il suo
cuore asserragliato in un groviglio di rovi e spine.
- Anche se aveste bevuto, per me non sarebbe un problema.
Finché siete in grado di combattere, potete anche finirvi un
barile intero di birra. -
- Basta che sia buona. - aggiunse Morad.
- Giusta osservazione. -
Bahar sorrise, anche se il tremolio agli angoli della bocca era un
segno più che evidente che si stesse trattenendo.
- Stamane farete la vostra prima apparizione nell'arena.
Indipendentemente dall'esito dello scontro, è importante che
facciate bella figura. Non pensate che solo perché
è il primo giorno potete prendervela comoda. Ieri sera avete
dato spettacolo e avete attirato ben più di uno sguardo.
Oggi è fondamentale che quegli occhi rimangano puntati su di
voi. I più grandi gladiatori hanno cominciato a costruire la
loro carriera fin dal loro esordio, coltivando ogni singolo ammiratore.
Se qualcuno vi dice di considerare solo quelli che hanno i soldi,
ignoratelo perché non sa di che cosa parla. Gli sponsor sono
quelli che vi sovvenzioneranno, ma è il popolo, il basso,
stupido e volubile popolo ad apprezzarvi. Perdete l'uno e sarete
poveri. Perdete l'altro e siete morti. -
Nemeria annuì. Quel discorso aveva un che di definitivo che
le diede i brividi.
- Non è detto che combatterete entrambe oggi,
così come non è detto che combatterete domani,
dipende tutto da come Koosha ha deciso di accoppiarvi. Ma quale che sia
stata la sua scelta, ricordatevi ciò che vi ho detto. Ora
preparatevi e andate a fare colazione. Io vi attendo assieme agli altri
nel cortile centrale. -
Non appena uscirono, Nemeria si vestì e poi corse fino ai
bagni per lavarsi. Noriko la seguì senza fiatare, silenziosa
più del solito.
Per colazione offrirono loro pane e formaggio, accompagnato da miele e
olive e una brocca d’acqua per ogni tavolo.
Quando le vide scendere, Durga quasi saltò sulla sedia. Era
ancora piena di energie, vitale come e più di tutte le altre
mattine.
- Buongiorno! - le salutò.
- Buongiorno. -
Nemeria si sedette al suo fianco, mentre Noriko prese posto di fronte a
lei. Era strano vederla allegra, o quantomeno così allegra,
anche se ormai si era ormai abituata alla sua faccia sempre sorridente.
Quel suo chiacchiericcio era un sottofondo piacevole.
- Beata te che non senti la tensione di oggi. -
- Oh, io la sento eccome! Ma l’eccitazione è
molta, molta di più. - ridacchiò e
afferrò un fico dal piatto di Ahhotep, - Finora è
andato tutto bene. Tana è stata contentissima sia della mia
esibizione sia di quella di ‘Tep. Non vedo perché
dovrei essere preoccupata. -
- Tuttavia hai gli occhi rossi. Dormi bene la notte? -
Le teste di Durga e Ahhotep scattarono quasi in simultanea in direzione
di Noriko.
- La sera, a essere sincera, mi sento sempre molto stanca. Poi mi
sembra di svegliarmi spesso. ‘Tep però mi ha
assicurato che dormo come un ghiro. -
Guardò la sua amica in cerca di conferme e Ahhotep
annuì, convinta.
- Me lo sono chiesto perché hai questi occhi da quando
è cominciato il torneo e mi è venuto spontaneo
farmi qualche domanda. - Noriko prese un’oliva e la
snocciolò in pochi gesti, - Comunque, se quel rossore
dovesse persistere, sarebbe il caso che ne parlassi con Nande. -
Ahhotep si morse l’interno della guancia con così
tanta forza che persino Nemeria lo notò.
- Grazie della tua premura e dei tuoi consigli, ma sono certa che non
sarà necessario. -
Noriko soppesò lo sguardo su di lei per un minuto buono.
- Lo spero per lei. - concluse.
Durga aveva gonfiato le guance, ma Ahhotep le fece cenno di lasciar
perdere con un gesto svogliato della mano. C'era una nuova calma sul
suo viso, una distensione dei lineamenti che persino a Nemeria parve
finta. E, dall'occhiata che le rivolse Noriko, non doveva essere
l'unica ad averlo notato.
Terminata la colazione, si diressero nel cortile centrale, dove li
attendevano i soldati e i lanisti. Koosha, con grande sorpresa di
tutti, non c'era.
Venne formato un gruppo compatto, con Nemeria e Noriko davanti, e a
seguire tutti gli altri. Nessuno, neppure Mina, che aveva le labbra
arricciate in una smorfia contrita, osò dire nulla. A
giudicare dall'espressione tronfia di Tyrron, di qualsiasi cosa
avessero discusso, lui aveva vinto.
Quando le porte si aprirono, Nemeria rimase stupita nel vedere quante
persone ci fossero già in piedi a quell'ora. La folla
assiepata dietro i cordoni di guardie e le ringhiere non era
paragonabile a quella che le aveva accolte la sera prima, ma quegli
occhi adoranti, seppur meno numerosi, le facevano venire i brividi.
Anche senza l'abito di Ehsan, molti la riconobbero. Addirittura una
bambina strattonò la veste di sua madre finché
questa non appuntò lo sguardo sull'oggetto del suo
interesse. Il misto di curiosità e ammirazione che le si
dipinse sul viso quando capì chi era, il modo quasi timoroso
con cui scandì il suo nome, provocò a Nemeria un
piacevole formicolio lungo la spina dorsale.
Entrarono dalla stessa porta che, tempo prima, Nemeria aveva
oltrepassato per andare a incontrare Pavona. La volta precedente non ci
aveva fatto molto caso, ma all'inizio e alla fine del corridoio, dopo
la rampa di scala, c'erano due cancelli di un ferro così
scuro da confondersi nella semioscurità.
Gli spogliatoi erano già affollati. Quando la scorta fece il
proprio ingresso, i servi dei diversi lanisti accorsero a mettersi in
fila, rigidi e impettiti come dei soldatini di legno. Oltre alla lince
rossa, sui loro petti spiccavano lo stemma di un serpente, di un toro,
di un gheppio e, infine, di uno scorpione.
- Siamek, Adel, Tara e Mina. - le soffiò Noriko all'orecchio.
Nemeria capì subito a cosa si riferiva. Istintivamente,
cercò il viso di Kimiya tra le ragazze che si erano radunate
attorno alla lanista, senza riconoscerlo. Non si era ancora decisa se
sentirsi sollevata o meno quando la voce di Koosha irruppe nei suoi
pensieri. Era comparso dal nulla e gli abiti ampi lo facevano
somigliare a uno spettro.
- Gladiatori, preparatevi. Tra poche ore, l'arena si
riempirà e voi farete il vostro debutto ufficiale. Le
persone che vi hanno accolto stamani e ieri sera vi sembreranno poche a
confronto di quelle che vedrete oggi. Ci sarà anche il
governatore e la sua famiglia. - fece una pausa e affetto e una luce
minacciosa si accese in fondo al suo unico occhio, - Non sono solito
minacciare gli allievi della mia scuola, ma sappiate che non
tollererò insubordinazioni. Quindi se avevate intenzione di
scappare, spero che abbiate il buon senso di desistere o di essere
certi di riuscirci perché, in caso contrario,
sarò io stesso a frustarvi. -
Nemeria sussultò e Noriko le strinse il braccio. Il fremito
che percorse gli astanti increspò il silenzio altrimenti
perfetto, denso e vischioso come melassa.
- Ora rendetevi presentabili. Fuori annuncerò le coppie. -
Koosha allacciò le dita dietro la schiena e, seguito dai
soldati che l'avevano scortato, si diresse verso il fondo della stanza,
dove la luce delle lanterne non arrivava. Il tonfo di una porta che si
chiudeva riecheggiò nel silenzio.
- Le vostre divise sono lì dentro. Bahar e Merneith vi
aiuteranno a metterle. - le esortò a Tyrron con un cenno del
capo.
La donna di fianco a Bahar posò lo sguardo su di lei. La
pelle incartapecorita del viso, sottile e scura come pergamena
bruciata, si contorse per far spazio a un sorriso ingiallito. Nemeria
scambiò una rapida occhiata con Noriko prima di seguirla
nella cabina. Era vuota, a parte per due manichini, uno rivestito con
un'armatura di strisce di cuoio squamato e l'altro con una semplice
casacca marrone, in tinta con delle brache nere.
- Non serve che mi aiuti, signora. Posso vestirmi da sola. -
Merneith si girò appena. I ciuffi bianchi sfuggiti alla
crocchia sulla nuca risaltavano sul velo blu e le davano un'aria
trasandata che la facevano sembrare più vecchia.
- Signora... - si umettò le labbra, come assaporando quella
parola, - Era da tanto tempo che nessuno si rivolgeva a me
così. -
Nemeria si grattò la testa.
- Non abbassare gli occhi, non hai fatto nulla di male, ma io sono una
serva fedele: quello che aghà Tyrron ordina, io faccio. -
prese la casacca dal manichino e le si avvicinò, - Tira su
le braccia. -
Il tono materno con cui le si era rivolta indusse Nemeria a non
ribattere. Si lasciò vestire come quando era una bambina
troppo piccola e scoordinata per farlo da sé. Quando le
chiuse l'ultimo bottone, Merneith si voltò verso l'altro
manichino. Sganciò gli spallacci e poi tirò su
l'armatura di cuoio sopra la testa. Le braccia tremavano appena sotto
la pelle nuovamente distesa, con solo un vago accenno visibile delle
rughe che la solcavano.
- Girati. -
Nemeria obbedì. Merneith le fece passare le braccia
attraverso le maniche e poi le agganciò le cinghie sulla
schiena. Le sue dita adunche, simili a zampe di gallina, si muovevano
con sicurezza, dal basso verso l'alto, chiudendo le fibbie una dopo
l'altra. Nonostante l'iniziale fastidio, Nemeria dovette ammettere che
non era poi così brutto, soprattutto perché si
rese ben presto conto, quando Merneith le assicurò gli
spallacci e le cosciere, che da sola ci avrebbe messo molto
più tempo.
- Merneith, hai finito? - le chiese Tyrron.
- Sì, aghà. -
Sistemò la fibbia del collare sul retro del collo e poi fece
cenno a Nemeria di andare verso la porta. Nemeria attese che la aprisse
e si facesse da parte prima di uscire a sua volta. L'armatura le
gravava sulle spalle, ma non quanto si sarebbe aspettata.
Trovò comunque ingiusto che Noriko indossasse una leggera
tunica bianca con calzoni al ginocchio. La cosa più pesante
che aveva addosso erano, forse, i gambali di cuoio.
- Come te la senti? - indagò Tyrron.
Nemeria roteò le spalle e allungò le braccia un
paio di volte.
- Mi muovo bene. -
Tyrron sfoderò un sorriso a trentadue denti.
Compì un giro attorno a lei, fermandosi a rimirarla da
più angolazioni.
- Avevo qualche dubbio sulle misure che Nande mi aveva fornito, ma sono
contento di averle dato ascolto. - guardò in direzione del
gruppo compatto di gladiatori che si era radunato in mezzo alla stanza,
- Fate tutto quello che vi dicono le guardie e tenete bene a mente
quello che vi ho detto stamattina. Se non dovrete combattere,
raggiungetemi sugli spalti. -
Si allontanò e uscì assieme ai suoi servitori.
Quando anche Siamak se ne fu andato, i soldati presero posizione e il
capo ordinò a tutti di seguirlo.
Oltrepassarono l'ultima cabina, imboccarono la porta sull'angolo e
salirono una breve rampa di scale che li immise nell'armeria. Molte
armi erano nelle rastrelliere, ma alcune, come tridenti, lance, scudi e
reti erano state appese alle pareti. Il tessen di Noriko era stato
appoggiato su un sostegno di legno vicino a due yari incrociate. Con la
sua shamshir in mano, Nemeria si soffermò a guardare le
yari, affascinata dalla lama e dal lungo codolo rastremato.
- Sarebbe bello poter imparare a usare anche quella. -
Noriko sollevò entrambe le sopracciglia: - Non hai i giusti
anni di danza e pratica rituale alle spalle. Saresti un disastro. -
- Che intendi? -
- Che se hai dodici anni, te ne servono altrettanti per imparare a
usarla. Lascia perdere. -
- Voi due, muovetevi. - le esortò un soldato.
Si affrettarono verso il gruppo. Abayomi la fissava in tralice
umettenadosi le labbra. Quando si accorse di avere l'attenzione di
Nemeria, curvò l'angolo della bocca in un ghigno sardonico e
si avviò al primo cenno del capo delle guardie.
Zahra si limitò a scrocchiarsi le dita. La pelle sotto lo
zigomo si crepò e in fondo all'iride si accese una luce
ferale. Se Noriko non l'avesse trattenuta, Nemeria l'avrebbe attaccata
al muro in quel momento.
- Non perdere di vista l'obiettivo: se ti fai squalificare, non riavrai
più la palla di pelo. - le sussurrò.
Il musetto di Batuffolo, il ricordo tattile della sua morbidissima
pelliccia sotto il palmo, le fece rallentare il passo e rilassare le
spalle.
Le guardie si chiusero dietro di loro e il capo indicò loro
una porta che si apriva su uno stretto corridoio in pietra. La luce,
sul fondo, disegnava l'ombra di quattro sbarre.
- Quando si alzerà, entrate nell'arena. -
annunciò con lo stesso tono infastidito con cui un padrone
si rivolge a un cane poco obbediente, - Ve lo dirò soltanto
una volta: tenete le mani lontane dalle armi. Se dovessi intervenire e
lo spettacolo dovesse subire un ritardo, al ritorno a scuola
sarò più che felice di frustarvi personalmente. -
Il gelo nei suoi occhi e la contrazione della mascella bastarono a far
passare il messaggio. Persino Abayomi perse il suo sorrisetto sfrontato
e chinò il capo.
- Ora disponetevi in due file e attendete. A breve entrerete in scena. -
Durga e Ahhotep si scambiarono un'occhiata d'intesa e si misero dietro
Nemeria e Noriko. Dopo un momento d'esitazione, anche gli altri si
accodarono e loro due si ritrovarono a essere le prime. Senan fu
l'unico che rimase combattuto, ma quando anche Uriah
sgattaiolò in fondo alla fila, decise di seguirla. Oltre a
Nemeria e Zahra, Senan era l'unico a indossare un'armatura. La sua
corazza di cuoio riproduceva i muscoli del petto e del torace.
- Sei agitata? - le domandò Noriko sottovoce.
Nemeria deglutì. La pietra delle pareti smorzava il
rumoreggiare del pubblico e lo faceva sembrare una cosa lontana,
distante come in un sogno. L'eccitazione che le faceva rizzare i peli
sulle braccia, però, era reale ed era nutrimento per le
fiamme di Agni. Le parve anche di vederla mentre danzava nella luce
polverosa tra il profilo delle sbarre.
- Non come mi aspettavo. -
Noriko annuì. Nemeria sapeva che aveva colto cosa intendeva
dire.
- Ricordati quello che mi hai promesso. - le disse e poi non aggiunse
altro, perché uno squillo di tromba proruppe nell'aria e la
voce roboante di un uomo ammutolì gli spalti.
- Signori, ecco a voi i gladiatori! -
Nemeria scattò prima di tutti e si buttò fuori,
sguainando la shamshir verso l'alto. L'aria venne percorsa da un
fremito e poi gli applausi esplosero in tutta la cavea. Quelli sulle
gradinate più lontane alzarono le mani al cielo, come per
farsi vedere da lei, mentre il suo nome rimbalzava di bocca in bocca
sempre più forte. E anche quando al coro si aggiunsero i
nomi degli altri gladiatori, alle sue orecchie arrivavano solo le voci
di coloro che acclamavano lei. Nemmeno la luce bruciante del sole sulle
braccia poteva asciugare il suo entusiasmo.
- Nemeria! Nemeria! Nemeria! Nemeria! -
Mai come allora il suono del suo nome aveva avuto un suono
così dolce.
- Signori e signore, il direttore della Scuola di gladiatori
è felice di presentarvi i suoi migliori allievi. -
Il banditore, lo stesso uomo dal doppio mento che Nemeria aveva visto
la prima volta all'arena, si inchinò e Koosha si
appoggiò agli spalti. La spilla piumata che aveva appuntato
sul turbante inglobava la luce e la effondeva in riverberi rossastri.
- Benvenuti nell'Arena. - aprì le braccia e si
inebriò degli applausi del pubblico, - Ieri avete avuto un
assaggio della capacità di questi nuovi gladiatori. Spero
che vi ricordiate ancora del viso dei vostri beniamini,
perché oggi avranno bisogno di tutto il vostro sostegno. -
indicò l'urna che un ragazzo, in piedi accanto a lui, teneva
tra le mani, - Ora estrarrò i nomi dei candidati che si
scontreranno questa mattina e questa sera. Nel mezzo, ovviamente, non
vi lasceremo di certo ad annoiarvi: vedrete scontrarsi i nostri
migliori gladiatori contro bestie che nemmeno nelle vostre migliori
fantasie pensavate potessero esistere, giunte qui dall'altra parte
dell'impero solo e soltanto per voi, grazie al finanziamento
dell'illustre Orang. - dichiarò, volgendosi verso l'uomo
seduto al suo fianco.
Nemeria ridusse gli occhi a due fessure per schermarsi dalla luce e
metterne a fuoco il viso. Gli ricordava Mina: era grasso come e
più di lei, con la pelle del mento che formava un
rigonfiamento rugoso, simile al gozzo di un tacchino, appoggiato al
petto, come se fosse troppo pesante da sollevare persino per lui. Anche
quando il pubblico applaudì, si limitò ad alzare
la mano e a salutare a destra e a sinistra. Nonostante le ampie vesti,
in controluce Nemeria riuscì a scorgere il grasso cadente
delle braccia.
- Ringrazio a nome di entrambi il governatore, per averci permesso di
mettere in scena tutto ciò. Che la luce e la gloria di
Ahurmazd Heydar illumini sempre voi e la vostra famiglia! -
Koosha si mise una mano sul petto e chinò il capo. Dalla
balconata, il governatore accennò un sorriso cordiale e poi
si appoggiò nuovamente contro lo schienale dello scranno. La
cosa che più colpì Nemeria fu la lunga barba
riccioluta e il capello che aveva in testa, simile a un filone di pane
intessuto di gemme preziose.
- Non ho intenzione di tergiversare oltre. Scommetto che anche voi
fremete dalla voglia di sapere chi si esibirà. - il servo
gli porse l'urna e Koosha pescò le prime due piccole
tavolette d'ardesia, - Noriko e Ahhotep. -
A Nemeria non occorse voltarsi per vedere l'espressione impassibile
della sua amica, ormai la conosceva abbastanza. Rimase però
sorpresa nel notare la stessa calma anche sul viso di Ahhotep. Non
pensava sarebbe scappata a gambe levate, ma non si aspettava nemmeno
quella fermezza, non da una ragazza che, solo la sera prima, aveva
cantato una canzone d'amore.
- Abayomi e Urah. -
Al nome di Abayomi, tutta l'ala sinistra esplose in uno scroscio di
applausi e urla di incoraggiamento. Il diretto interessato
mandò baci e poi si inchinò fino a toccare la
sabbia col ginocchio.
- Bene, vedo che avete già un vostro beniamino. - Koosha
abbracciò l'arena con lo sguardo e ripose le tavolette
d'ardesia nelle mani del servo, prima di estrarre le altre due coppie,
- Questi sono i nomi di chi gareggerà domani, invece.
Nemeria contro Zahra e Durga contro Senan. -
Un brivido le serpeggiò nei lombi. Quando Nemeria si
voltò, Zahra la stava già fissando. Lei
scrocchiò il collo e le dita della mano, a una a una,
chiudendole in un pugno davanti al viso.
Mentre tutti, tranne la prima coppia nominata, si ritiravano, le si
accostò e le mise una mano sulla spalla.
- Mi auguro che il vostro sia un ottimo medico perché domani
ti farò a pezzi. - le sibilò Zahra all'orecchio e
fece scattare i denti a un pollice dal lobo, - E poi mi
riprenderò la rivincita anche sulla puttana Tian. -
Nemeria l'afferrò per la tunica e la tirò a
sé. Scorse uno dei soldati che si avvicinava al limitare del
suo campo visivo, ma non mollò la presa. La trasse a
sé, fronte a fronte, lo spazio di un respiro a dividerle.
- Io spero che tu abbia un buon posto dove piangere, perché
domani ti farò versare tutte le tue lacrime. -
Le labbra di Zahra si schiusero su un sorriso ingiallito da lupo.
- Voi due, allontanatevi. - ingiunse un soldato, la shamshir
già sfoderata per metà.
- Calma, calma, io e la mia amica Nemeria ci stavamo solo scambiando un
piccolo segreto. - l'Alatfal'yl indietreggiò con le mani
alzate, - Stavamo solo parlando, no? -
- Sì. - finse di asciugarsi i palmi roventi sulle cosce e
fece un paio di passi indietro.
Il soldato non sembrò molto convinto, ma alla fine
sbuffò e indicò un punto alle sue spalle. Zahra
trattenne lo sguardo su Nemeria ancora per un momento, prima di
intrecciare le dita dietro la nuca e andarsene.
Nemeria attese che si fosse allontanata. poi rientrò, rimise
a posto la shamshir e andò nello spogliatoio. A parte
l'Alatfal'yl che si era infilata nel camerino più lontano,
era rimasto anche Senan. Non appena la vide, la salutò con
un cenno del capo. Il modo in cui la guardò fece pensare a
Nemeria che l'avesse aspettata, ma quando uscì dalla cabina
e Zahra imboccò l'uscita, lui la seguì senza
proferire parola.
Quando raggiunse gli spalti, si sedette tra Tyrron e Morad. Il
combattimento era cominciato da un po', non sapeva bene quanto, ma
l'entusiasmo e la tensione erano scesi. Era un declino quasi
impercettibile all'orecchio, in quella bolgia di urla che incitavano
alla lotta, ma Nemeria lo percepì a pelle. Le fiamme di Agni
si smorzarono.
- Ci hai messo molto a cambiarti. - commentò di sfuggita
Tyrron.
L'uomo stava osservando l'arena con il mento sostenuto dalle dita
intrecciate, sbattendo appena le palpebre quando le contendenti si
spostavano troppo da un lato o dall'altro.
- Merneith è stata lenta. - mentì Nemeria.
Lui le lanciò un'occhiata indecifrabile, quindi
tornò a interessarsi allo scontro. L'eloquenza del suo
silenzio esprimeva meglio di qualsiasi parola ciò che
pensava, ma non smuoveva nulla: nelle fiamme che sfrigolavano dentro
Nemeria bruciava solo il desiderio di vendetta.
- Come sta andando? -
- Va come pensavo e come non dovrebbe andare. - rispose Tyrron con un
sospiro.
Lo scontro sembrava essere arrivato a un punto morto. Ahhotep aveva il
fiatone e le braccia le tremavano come se tenere in posizione difensiva
la katana le costasse uno sforzo immenso. Noriko aveva appena un velo
di sudore sulla fronte e il ventaglio aperto all'altezza dell'occhio.
Quando la sua avversaria tentò un fendente, lo chiuse di
scatto, lo deviò, tirò indietro la gamba e
girò su se stessa. Anche Ahhotep eseguì una
piroetta, alzando una fiore di sabbia attorno alle gambe. La katana
descrisse un ampio semicerchio sulla sua testa e tagliò
l'aria. La pagina si aprì e la punta della lama stridette.
Un affondo recise il filo che legava i loro sguardi, rapido e
inaspettato. Noriko indietreggiò, saltò con
grazia sulla guardia della katana e le piombò al fianco, il
ventaglio aperto già puntato alla gola.
Ahhotep rimase ferma. Una corona traslucida le solcava la fronte e il
sudore le colava in rigoli in mezzo e negli occhi. Digrignò
i denti, arretrò fino a ripristinare una distanza di
sicurezza e cominciò a girarle attorno. Nemeria non sapeva
se a farla arrabbiare di più fosse la poca considerazione di
Noriko o la frustrazione per non essere riuscita a colpirla nemmeno una
volta.
- Non riesci a fare meglio di così? - la provocò
Noriko con espressione annoiata.
Le sue parole si infransero contro un muro di silenzio. Ahhotep non
attese oltre: girò su se stessa e disegnò una
mezzaluna perfetta, da destra a sinistra, all'altezza del collo. Noriko
si abbassò, saltò prima che un secondo tondo la
raggiungesse e ripiombò al suo fianco. Un mezzo giro e la
colpì alla nuca; un altro, dalla parte inversa, e le tolse
il fiato in un affondo al basso ventre. Ahhotep non ebbe il tempo di
chiudere la bocca che un calcio sulla schiena la sbatté a
terra, con il viso nella sabbia.
A turbare l'euforia degli applausi furono qualche risata, borbottii e
un coro di fischi.
Ahhotep strinse i pugni e, con i granelli che stillavano tra le dita,
si rimise in piedi. Si tolse lo sporco dal viso e piantò lo
sguardo di fuoco su Noriko.
Nemeria ebbe un brivido e un vento caldo soffiò dal nulla,
alzando un velo di sabbia attorno a loro. Non seppe cosa fece tremolare
le fiamme di Agni, ma vide la sua amica sbalzata all'indietro come se
fosse stata colpita da una bastonata. Noriko lasciò cadere
il tessen e si portò la mano alla fronte: un rivolo di
sangue le usciva dal naso. Ahhotep la caricò di nuovo.
Noriko schivò il fendente, le sferrò un colpo al
collo senza forza e poi si prese la testa tra le mani, le labbra
schiuse in una smorfia di sofferenza. Il vento deviò i
fendenti successivi, mentre lei zigzagava confusa come un'ubriaca.
Nella sua danza scoordinata, la katana oltrepassò la sua
difesa e le aprì un taglio sulla guancia.
- Noriko, riprenditi! - gridò Nemeria a pieni polmoni.
Noriko sbatté le palpebre e sfiatò il sangue dal
naso. La sabbia si aprì sotto l'impatto del suo pestone, si
sollevò e ricadde in un pulviscolo dorato. Ahhotep
mollò la presa sulla spada e allungò le mani
davanti al viso. La folata si infranse contro uno scudo invisibile, ma
le sue gambe ebbero un cedimento.
- Noriko, Noriko, Noriko! -
L'ovazione crebbe d'intensità, mentre Noriko macinava la
distanza tra di loro con falcate decise. Diede un pugno all'aria e
Ahhotep condusse bruscamente le mani sulla pancia, emettendo un rantolo
gorgogliante. Noriko sferrò un altro un pugno e la testa di
Ahhotep scattò indietro, per poi ciondolare contro il petto
come quella di una bambola rotta. Nemeria ebbe la certezza che lo scudo
era caduto quando una raffica fece volare Ahhotep contro il muro.
Ahhotep ricadde al suolo, rotolò di fianco e poi si
abbandonò supina.
Come se non avesse atteso altro, l'eccitazione serpeggiò tra
il pubblico. Dapprima arrivarono gli applausi, poi le urla e infine ci
furono anche alcuni che si alzarono in piedi e applaudendo e saltando
sulle gradinate, come per farsi vedere dalla vincitrice.
La voce del banditore venne soverchiata dal coro di un gruppo compatto
di uomini e donne alle spalle di Nemeria. A sentire le loro voci, non
resistette più e anche lei si unì alle ovazioni.
Se soltanto avesse potuto, avrebbe scavalcato la balaustra e sarebbe
andata ad abbracciarla.
- Ti è piaciuto. - commentò rassegnato Tyrron.
- È stato un bello spettacolo. - rispose Nemeria,
leggermente più calma.
- Non abbastanza. -
Noriko, nel frattempo, si era avvicinata ad Ahhotep e la stava aiutando
ad alzarsi. Un gesto molto marziale, che però
destò un grande scalpore.
- Apri bene orecchie e occhi. - le sussurrò Tyrron.
Nemeria fece correre lo sguardo tra gli spalti. Scorse il viso
corrucciato di un uomo nelle prime file. Parlava gesticolando con il
suo vicino e, da quanto apriva la bocca, immaginò che stesse
quasi urlando, ma era troppo lontana per riuscire a sentire cosa stesse
dicendo. Come per magia però, ne spuntarono altri, facce
contrariate nascoste dietro mani accostate alle orecchie. Ed erano
molte di più di quelle che Nemeria si aspettasse.
- Adesso capisci qual è il problema? -
Tyrron sospirò e appoggiò una guancia sul pugno
chiuso, nel ritratto dell'amarezza.
- Quindi che si fa? - chiese intimidita.
- Noi nulla. L'unica che può fare qualcosa è
Noriko. Sei interessata ad assistere anche al prossimo scontro o
preferisci tornare alla Scuola con Morad? -
Nemeria scrollò le spalle e osservò la seconda
fila. L'uomo di prima aveva accavallato le gambe ed era tornato a
conversare col suo amico con solo una traccia di lieve rossore a
imporporargli le guance. Nemeria notò un guizzo di colore al
suo fianco e studiò la ragazza che sedeva a due posti di
distanza. Aveva gli occhi dipinti con il kajal, ma non doveva avere
più di tredici anni. La linea rossa che le colorava la
scriminatura centrale dei capelli dava l'impressione che si fosse
rovesciata qualcosa in testa. Il tintinnio dei bracciali quando le fece
un timido cenno di saluto richiamò l'attenzione dell'uomo al
suo fianco, che le circondò le spalle e la costrinse a
girarsi di nuovo.
- Andiamo? -
Noriko le batté una mano sulla spalla con una forza che le
fece capire che non era la prima volta che provava a richiamare la sua
attenzione.
- Sicure di non voler rimanere? - le interrogò Tyrron.
Nemeria annuì. Lanciò un altro sguardo in
direzione della ragazza prima di seguire Morad e la sua compagna
giù dalle scale. Alcuni spettatori, mentre scendevano, le
scrutarono, ma furono ben pochi a interessarsi a loro. I più
le degnarono appena di un sorriso, per poi spostare l'attenzione sui
due nuovi contendenti. Ancor prima che il banditore annunciasse
l'inizio dello scontro, focolai d'acclamazione avevano già
riscaldato l'aria.
- A-ba-yo-mi! A-ba-yo-mi! - scandivano sempre più forte.
E lui si beava di tutta la loro euforia, Nemeria poteva vedere
chiaramente anche senza girarsi la sua faccia piena di boria mentre
avanzava fino al centro dell'arena.
- Andiamo. -
Noriko la prese per il polso e la trascinò via, prima che
l'irritazione di Nemeria traboccasse in qualcosa di più di
un grugnito.
Durante la strada dall'arena alla Scuola furono scortate da un
drappello di guardie, che si premurarono di allontanare i pochi che
tentarono di avvicinarle, per lo più bambini cenciosi e
uomini vestiti di stracci.
"È perché sono tutti dentro."
Le pesava, però, quel silenzio. Essere lontana dal clamore
del pubblico la faceva sentire di nuovo un insetto, invisibile agli
occhi di tutti se non a quelli di colui che l'avrebbe calpestata.
Persino con Noriko accanto veniva appena notata.
A Scuola non sembrava esserci nessuno al di fuori delle guardie, e
anche quelle sembravano meno del solito.
- Io vado a farmi un bagno. - le annunciò Noriko, - Tu che
fai? -
- Penso che mi allenerò un po', poi andrò in
biblioteca. -
- Allora ti verrò a cercare. Se ci metto troppo, aspettami
in refettorio. -
Non appena la sua amica imboccò le scale, Nemeria rimase nel
campo d'allenamento centrale a fissare l'alternarsi di colore sulle
colonne. Il sole bagnava la sabbia e le riscaldava le spalle attraverso
il tessuto. Aveva un che di rassicurante e allo stesso tempo spaventoso
essere lì da sole, senza null'altro oltre il peso della
propria compagnia.
Si appropinquò alla porta dell'armeria. Sul volto di uno dei
due soldati si aprì una specie di sorriso, più un
corrugamento delle labbra che altro.
- Tu sei quella che ieri sera ha creato il cavallo di fuoco. -
- Sì, sono io. -
- È stato lo spettacolo più bello di tutti.
Farò il tifo per te, domani. -
Nemeria dentro di sé gongolò e parte del suo
compiacimento dovette trasparire perché l'uomo
ridacchiò.
- L'armeria è accessibile, ma Koosha ha ordinato di prendere
solo le armi di legno. Le altre, a meno che tu non sia con un Syad, te
le devi scordare. -
- Ti conviene scordartele e basta. A parte Sayuri non è
rimasto nessuno. - disse l'altro soldato
All'udire quel nome, Nemeria perse tutto il suo interesse per il
possibile allenamento.
- Dov'è? -
- L'ho vista andare lì un paio d'ore fa. Sali, la troverai
da qualche parte. - biascicò, si grattò l'intorno
di un grosso neo sul naso e le indicò l'entrata dopo il
campo del fuoco.
Nemeria ringraziò e corse su per le scale. Quando
arrivò in prossimità dalle biblioteca,
rallentò fino a fermarsi sotto il sopracciglio alzato della
guardia che la presidiava. Riprese fiato, raddrizzò le
spalle ed avanzò oltre la porta.
Sayuri stava leggendo da una pelle di cammello, seduta su una stuoia di
canne collocata proprio sotto una delle grandi finestre. La luce le
dorava la pelle e i capelli biondi, legati in una treccia adagiata sul
petto.
- Anche tu in cerca di silenzio? -
Nemeria annuì. Non era davvero in cerca di nulla, ma le
sembrava stupido lasciar cadere la domanda nel vuoto. La Syad
sollevò la pelle di cammello e riprese a leggere.
"La somiglianza non è solo nell'aspetto, allora."
Nemeria si accomodò sulla stuoia accanto e
sbirciò cosa stesse leggendo. Riconobbe nei caratteri
cuneiformi alcune parole che conosceva, ma non abbastanza da poterne
carpire il senso.
- Sì, era necessario. - disse Sayuri, come se sapesse cosa
Nemeria volesse chiederle.
- Come hai... come avete fatto a fermarlo? -
- Ho la piena padronanza del mio elemento. - Sayuri spostò
la treccia sull'altra spalla e si mise dietro l'orecchio il ciuffo che
era sfuggito, - C'erano molti ricordi di te in lui. -
Nemeria piegò le gambe e ci si appoggiò con
entrambe le braccia. Il fuoco di Agni scoppiettava in sottofondo.
- Non eravamo amici, ma abbiamo vissuto per un certo periodo sotto lo
stesso tetto. -
Non era esattamente corretto, ma l'importante era farsi capire. Usare
parole diverse avrebbe implicato aggiungere spiegazioni e scoprirsi
più di quanto desiderava.
Sayuri fece un segno d'assenso col capo. Ripiegò la pelle e
si alzò per prendere un libro, un tomo non più
alto di un dito, con il titolo sulla costa in rilievo. Nemeria attese
che tornasse a sedersi e trovasse la pagina giusta.
- Ha detto qualcosa prima di morire? -
- I Jin non parlano e non pensano. Quando la mente umana cessa di
esistere, permangono appena i ricordi, che esondano come un fiume in
piena. -
Si soffermò sul disegno di un cielo stellato. Un cavallo ne
solcava le nuvole, con in groppa un uomo che stringeva in mano un ramo
di palma.
- Ho visto una bambina, spesso. Aveva i capelli biondi e un orecchino
di catenelle. Il suo fiume mi ha portato soprattutto immagini di lei. -
- Si chiama Altea. -
Sayuri annuì solenne, come se quello fosse stato il nome
più importante del mondo.
- Non ho provato a districare i suoi pensieri. Mi sarei dovuta
addentrare in lui e mi sarei perduta. - scorse le pagine fino alla fine
del tomo, lasciando che queste frusciassero contro il palmo aperto
della sua mano, - "Perdonami" ha detto spesso. Era l'unica parola
chiara che ho potuto distinguere. -
Nemeria raddrizzò la schiena contro la parete. Sayuri le
rivolse un'occhiata in tralice, poi sollevò lo sguardo sul
soffitto.
- Prima o poi tocca a tutti noi, ma questa ineluttabilità
non rende la nostra esistenza meno degna d'essere vissuta. - si
alzò e si pulì la polvere sulle ginocchia, -
Domani sarà il tuo momento. Allena il corpo per tenere
occupata la mente. Non c'è tempo per versare lacrime. -
Detto ciò, Sayuri uscì dalla biblioteca. Nemeria
attese che si fosse allontanata prima di imboccare la porta a sua volta
e dirigersi verso l'armeria.
Poco prima di cena, tutti i ragazzi tornarono alla Scuola, ognuno
portando con sé il proprio bagaglio di esperienze per quel
giorno. Alcuni avevano avuto il permesso di andare all'arena ad
assistere allo spettacolo dalle gradinate più alte, quelle
riservate agli allievi della Scuola, e tutti, chi più e chi
meno, erano rimasti meravigliati sia dagli scontri sia dai giochi che
li avevano accompagnati. Fu da uno di questi che Nemeria apprese che
Abayomi aveva diretto lo scontro con "grande maestria", che aveva
"tenuto testa a Uriah come se non avesse fatto altro nella vita" e che
"il suo era stato lo scontro migliore". Il loro tono adorante la
indispettì, ma quando provò a parlarne con
Noriko, lei liquidò il tutto con una scrollata di spalle e
un semplice "non mi interessa", che ebbe l'effetto di farle salire il
sangue al cervello. Ciononostante, tenne per sé sia la
risposta al vetriolo che le sue obiezioni: con quale arroganza avrebbe
potuto rimproverarla dopo il suo non-scontro con Dariush? Anche se si
era ripromessa di dare tutta se stessa, non era sicura di poter fare di
meglio.
- A me sei piaciuta molto. - si complimentò e riprese a
mangiare, anche se il mezzo sorriso di Noriko non le sfuggì.
La più eccitata era Durga. La sua loquacità
riempiva i loro silenzi, colmandoli di chiacchiere e aneddoti. Per
quanto Nemeria provasse a starle dietro, era impossibile trovare una
logica tra le sue considerazioni tecniche sugli scontri e i versi
onomatopeici di stupore che condivano il resoconto delle esibizioni
della compagnia di Pavona.
- Lei, poi! Era bellissima e aveva una voce fantastica. Mi è
dispiaciuto che tu e Noriko ve ne siate andate, perché non
avevo mai sentito qualcuno cantare così. - si era messa una
mano sulla bocca e si era girata verso Ahhotep, - Però tu
sei più brava, giuro! -
- Sì, sei davvero intonata. - aveva dovuto ammettere Nemeria.
- Perché tu non l'hai mai sentita quando canta da sola. Solo
che conosce solo canzoni tristi... -
- Allora ne imparerò una allegra, va bene? -
Durga lanciò un "sì" così acuto che
Nemeria pensò l'avessero udita anche i tavoli più
distanti.
- Spero di avere almeno un po' della tua stessa energia, domani. - le
disse, quando si fu calmata.
- Sono certa che ne avrai anche più di me. Spacca la faccia
a quella cattivona di Zahra, mi raccomando. -
Sbadigliò e si stropicciò gli occhi arrossati.
Come se i muscoli avessero perso tono tutti insieme, si
accasciò con la testa contro la spalla della sua amica.
- Ho shonno, 'Tep... possiamo andare in camera? -
Ahhotep si infilò l'ultimo boccone di farro in bocca e
l'aiutò ad alzarsi, tenendola sottobraccio. Noriko le
scoccò un'occhiata così severa da costringerla ad
abbassare lo sguardo.
- Noi andiamo, allora. Buonanotte a tutte. -
- 'notte. - le fece eco Durga.
Non appena sparirono oltre la porta, Noriko bevve un lungo sorso
d'acqua dal bicchiere.
- Sono state loro a rubare le bacche tanu. - disse a Nemeria.
Nemeria spostò ai bordi del piatto i pochi chicchi di farro
rimasti. Gli effetti erano sotto i suoi occhi, eppure stentava ancora a
crederci.
- Perché avrebbero dovuto farlo? E nessuno si è
accorto di nulla. -
- Immagino che Tara abbia preso accordi con Koosha perché
chiudesse anche l'occhio buono. Sul perché lo abbiano fatto
ci sono infiniti motivi, anche se credo che vincere sia il
più probabile. Hai visto anche tu quanta energia danno. -
Si alzò e Nemeria la seguì fuori. Tirava un
venticello tiepido che alzava la sabbia e la spolverava in giro.
- Cosa dovrei fare? Andare da loro e affrontarle? -
- Stasera è meglio se vai a dormire. Batuffolo ha o non ha
la precedenza su tutto? -
La domanda di Noriko aveva il tono dell'affermazione e Nemeria non
rispose, anche se rabbrividiva al solo pensiero di come Durga avrebbe
passato anche quella notte.
Il giorno successivo fu come il precedente, con la sola differenza che
Bahar le ronzava attorno con più insistenza del solito.
Nemeria tentò di non farci caso e di rimanere concentrata,
anche se era una sfida non da poco, considerando quanto poco aveva
dormito.
Quando uscirono dalla Scuola, c'erano già un bel po' di
persone che premevano da dietro la linea di guardie per vederli. Senan
marciava davanti a tutti, seguito da Durga, mentre Zahra chiudeva la
processione. Alcuni rimasero delusi nel vedere che tra di loro non
c'era Abayomi e se ne andarono o, comunque, il loro profilo
passò e svanì senza destare nulla, se non una
lenta e annoiata rotazione della testa. Forse era solo una sua
impressione, ma rispetto al giorno prima le pareva ci fosse molta meno
gente. Anche così, però, il coro delle voci che
faceva vibrare l'aria le si ripercuoteva nelle viscere, scorrendo nelle
vene come un vino dolce ad alta gradazione. E più loro la
chiamavano, più Nemeria sentiva la determinazione crescere.
Mentre Merneith l'aiutava a vestirsi, grattò più
volte il collare. Se soltanto se lo fosse potuto togliere, le sarebbe
bastato il tempo di un solo scontro per guadagnarsi l'amore del
pubblico.
- Hai bisogno d'altro? -
- No, puoi andare. -
La serva si inchinò, uscì dal camerino e
imboccò l'uscita. Nemeria non dovette attendere molto per
vedere un'altra porta aprirsi. Da essa emerese una donna anziana come
Merneith e, subito dietro, Zahra. Non appena la vide, l'Alatfal'yl
schioccò la lingua contro i denti e ancheggiò
lontano, con la lunga tunica che svolazzava a ogni passo come la coda
di un leone.
- Pronta a essere presa a pugni? - la provocò senza neanche
girarsi.
- Parli, ma sei tu quella disarmata. - la rimbeccò Nemeria.
- A me non servono quei gingilli di ferro. - scrocchiò i
polsi e si baciò le nocche dei pugni, - Loro fanno
decisamente più male. -
Nemeria portò la mano alla shamshir e ne fece scivolare un
po' la lama fuori dall'elsa.
Zahra sbuffò una risata: - Mi stai minacciando, bimbetta? -
- Non mi serve. - Nemeria rinfoderò la lama e le
elargì il suo miglior sorriso, - Ti ho già
battuta alla cisterna. Sarà un piacere farlo un'altra volta
davanti a tutti. -
Uno squillo di tromba le interruppe.
- Signore e signori, le nostre nuove sfidanti! - annunciò il
banditore con voce tonante.
Le urla d'acclamazione accolsero la loro entrata. Zahra si
batté una mano sul petto e, quando alzò la mano
aperta sopra la testa, due colonne di sabbia si innalzarono turbinando
ai suoi fianchi.
- Zahra! Zahra! Zahra! -
Uno striscione passò di mano in mano fino a quando non si
distese del tutto. Il simbolo di Adel, un toro nero con gli occhi
bianchi, fissò minaccioso l'arena.
- Nemeria! Nemeria! Nemeria! - gridarono di rimando altri spettatori e,
come se non avessero atteso altro, tirarono in alto, sopra la linea
dello sguardo, delle piccole bandierine, sventolandole come se la
stessero salutando.
Un altro prolungato squillo di tromba ridusse l'arena al silenzio.
Koosha sedeva vicino a Orang, con il braccio abbandonato mollemente
sulla balaustra, un calice di bronzo in bilico tra indice e medio.
Neppure quando un ragazzo gli versò da bere distolse lo
sguardo da lei. Era stato lui a portarle via Batuffolo e Nemeria lo
odiava.
"Ti farò vedere di cosa sono capace."
Sguainò la shamshir e si mise davanti a Zahra, dieci piedi
di distanza a dividerle. La pelle dell'Alatfal'yl si spaccò
agli angoli delle labbra lungo cuciture invisibili. Le guance si
incavarono, perdendo tono fino a diventare un sottile strato di papiro
contro i denti. Quando la dominatrice aprì la bocca, si
ruppe, liberando i denti serrati in un ghigno da lupo.
- Sto venendo a prenderti... - cantilenò minacciosa.
I sassolini si staccarono dalla sabbia, si ruppero e si ricompattarono
l'uno sull'altro, formando uno spesso guanto di pietra su entrambe le
braccia.
Il terzo squillo di tromba anticipò la voce del banditore.
- Gladiatori, cominciate! -
All'applauso del pubblico, Zahra prese la rincorsa e, a
metà, fece uno scatto più lungo. La montagnetta
di sabbia che si formò sotto il suo piede la
slanciò in avanti come se fosse stato un trampolino. Nemeria
schivò il gancio destro spostandosi di lato e
impugnò la spada a due mani. Zahra frenò, si
voltò e l'assalì di nuovo. Azzerò la
distanza, deviò il fendente della shamshir di lato e le
diede un pugno al basso ventre. Il cuoio resistette, ma il contraccolpo
le vibrò fin nelle viscere. Nemeria se lo sentì
nello stomaco, come se l'armatura non ci fosse.
"Agni!"
Il potere scivolò nelle vene e si riversò sulla
shamshir. Le fiamme proruppero sulla lama in un ringhio minaccioso.
Nemeria arretrò, riprese slancio, roteò su se
stessa e sferrò un colpo con la torsione di tutto il corpo.
Dal braccio di Zahra si allungarono tre spuntoni. Il primo
tagliò le lingue di fuoco, il secondo le trapassò
lo spallaccio e l'altro le aprì un buco sul fianco. Le
acclamazioni esplosero in un boato assordante. Nemeria
indietreggiò e, a ogni passo, dal terreno si innalzarono
lame di sabbia lunghe come stalagmiti.
- Zahra, vai! -
Incoraggiata dal tifo, Zahra si concentrò. La pelle si
ritirò assieme alla palpebra, lasciando esposto una corona
di sassolini attorno a un occhio di un nero lucidissimo. Si muoveva in
scatti repentini, come se fosse ormai un'entità indipendente
conficcata sul fondo della cavità oculare. Mentre Zahra
avanzava, Nemeria arretrava senza staccarle lo sguardo di dosso,
intercettando ogni occhiata che le rivolgeva quell'occhio senza padrone.
- Mi sono presa il primo sangue. Uno a zero per me. - sibilò
e si passò la lingua verde sulle labbra sottili,
più un grumo di granelli che altro, - Anche il prossimo
punto sarà mio. -
Fece leva su un altro trampolino di sabbia e le balzò
addosso. Il pugno le sfrecciò a mezzo pollice dalla guancia.
Nemeria ristabilì le distanze, ma non fece in tempo ad
assumere la posizione. Zahra l'aggredì, costringendola a
compiere un affrettato passo indietro. Nemeria mise un piede in fallo e
per poco non perse l'equilibrio. Piegò le ginocchia per
ritrovare il baricentro e con una rapida torsione dei fianchi
scansò il pugno, arretrò e rispose con un breve
colpo. Gli spuntoni bucarono la tunica e la obbligarono a bloccare
l'attacco e saltare indietro.
- Le mie previsioni non erano errate. Due a zero per me. -
ridacchiò Zahra.
Nemeria seguì la traiettoria del suo sguardo e si
portò una mano al collo. Quando la ritirò, le
punte delle dita erano macchiate di rosso. Era sangue, il suo sangue,
lo stesso che stillava dalla ferita al fianco.
Cuore di fuoco, togliti il collare.
Non poteva. Anche se avesse voluto, non poteva.
Uno spuntone sbucò dalla terra sotto di lei. Nemeria non
ebbe modo di reagire che ne emerse subito un altro, stavolta alla sua
sinistra. Se non avesse recuperato l'equilibrio, ci sarebbe caduta
proprio sopra. Zahra la fissava con quel suo sorriso irriverente.
Stalagmiti di roccia che protrudevano dalla schiena.
"Queste fiamme non possono nulla."
Serrò la presa sulla shamshir. Il sangue ormai le scorreva
lungo la gamba e sotto l'armatura. Anche se avrebbe dovuto fare male,
non sentiva nulla, nemmeno la grida del pubblico.
- Questo scontro sarebbe già finito, se non fosse
così divertente vederti saltellare da una parte all'altra.
Sembri una cavalletta. -
Zahra rise e, con lei, anche qualcun altro nella platea. Chiuse le dita
come se stesse stringendo una pallina in mano e la aprì di
scatto quando alzò il braccio sopra la testa. La sabbia si
innalzò e i vari granelli si infilarono nelle piccole
fenditure della roccia, riparandole.
Nemeria contò dieci passi tra di loro. Impugnando la
shamshir con una sola mano, convogliò il potere sul palmo di
quella libera. La prima palla di fuoco attraversò l'aria
come una freccia. Zahra la schivò, issò un muro
di fortuna per difendersi da quella successiva e macerò il
resto della distanza. Nemeria sussultò e si mise sulla
difensiva. La dominatrice la incalzò con una serie di colpi
concatenati, montanti e dritti che si trasformavano in finte e affondi.
Nemeria non poteva fare altro che indietreggiare. Schivò un
gancio, abbassandosi sulle ginocchia. I sassolini rotolarono lungo il
braccio di Zahra e si stratificarono sul pugno chiuso, che la
colpì sotto il mento. La lingua rimbalzò contro
il palato e i denti sbatterono così forte che a Nemeria
parve si fossero conficcati nelle gengive. Andò a sbattere
contro un muro che non ricordava ci fosse. Sputò il sangue
sull'armatura e, a fatica, con l'ombra di Zahra negli occhi, si rimise
in piedi. Zahra ghignava come se la vittoria fosse già sua.
Il fuoco brucia la terra.
- Ho sempre detto ad Abayomi che non eri un granché. - Zahra
sospirò con lo stesso fare teatrale del suo capo e
batté due volte le mani.
Il muro alle spalle di Nemeria crollò in un mucchietto di
sabbia.
- Non prendertela. In fin dei conti, il pubblico si sta divertendo. -
- Parli un po' troppo per essere così sicura di vincere. -
- Mi prendo il mio tempo per godermi la gloria che mi è
dovuta. - si spolverò il collo dai frammenti di roccia e
ghignò, - No capisco perché la tua cagna Tian si
ostini a tenerti con sé: la tua debolezza è
ripugnante. -
Nemeria sputò un grumo di saliva venato di sangue. Descrisse
un arco con la shamshir e si rimise in posizione, prima di cominciare a
girarle attorno. Si mosse con cautela, alternando lo sguardo tra la
dominatrice e il terreno.
- Immagino che questo te lo abbia insegnato lei. - ringhiò a
denti stretti, - Non ti servirà. -
Nemeria accelerò e cambiò mano dove teneva la
shamshir. La sinistra era più debole della destra, ma questo
lo sapevano solo lei e Roshanai.
Zahra caricò. Pugno corto, diretto, gancio opposto.
Issò una parete di sabbia dietro di lei per metterla con le
spalle al muro, ma Nemeria scivolò via, allungando la gamba
di lato e levandosi dalla traiettoria dei suoi pugni.
Fammi uscire.
Nemeria contrasse la mascella e tenne la shamshir solo con una mano. Il
potere di Agni pulsava da sotto la cicatrice e la pelle arrossata era
la membrana del suo cuore pulsante. Si ritrasse, schivando un pugno al
volto. Simulò un colpo da destra, ma all'ultimo le
afferrò la spalla e strinse. Le dita arroventate lacerarono
la stoffa, sciolsero la pietra, sprofondando fino a toccare la pelle
nuda. Zahra le diede uno spintone che la mandò a terra e con
uno scatto fulmineo si distanziò da lei. Era la prima volta
in tutto il combattimento che si allontanava. Quando si
tastò la spalla e sollevò le dita imbrattate di
pelle bruciata, Nemeria vide una luce tremolante in fondo al suo
sguardo, la stessa che aveva gelato le sue fiamme per tanto tempo.
- Sei morta. - ringhiò.
L'occhio nero si rivoltò nel cranio. Quando si
riallineò sulla stessa linea visiva di quello normale, pure
la sclera era diventata nera, con i capillari in rilievo diramati come
radici giovani fin dentro la pupilla. Nemeria passò le dita
sulla lama. Le fiamme si affievolirono in un basso strato crepitante.
Si impose la calma e il potere si ridimensionò nell'alveo di
un torrente. Scorse dalle dita all'impugnatura e poi all'elsa in un
flusso veloce ma controllato, ruscellando al di sotto della superficie.
Le contaminazioni d'oricalco ne rallentavano la propagazione, ma non
erano che piccoli scogli.
L'armatura di roccia di Zahra si spaccò sulla fronte e la
crepa si allungò fino allo zigomo sinistro. Zahra
urlò e si gettò alla carica. A ogni suo passo,
nella terra si ripercuoteva un fremito, come il preludio di un
terremoto. Nemeria attese. Al momento opportuno, saltò al di
là del muro di sabbia che si stava alzando dietro di lei,
scattò di lato, poi in avanti. Cambiò mano
all'ultimo e con la shamshir descrisse un tondo da sinistra. Zahra
sollevò il braccio per parare. La shamshir
tintinnò contro uno spuntone, così Nemeria
ritrasse la spada e affondò nella roccia con l'altra mano,
ora avvolta dal fuoco. Le fiamme lambirono la tunica di Zahra e si
fecero largo nell'armatura. La dominatrice si abbandonò ad
un grido di dolore. Quando tentò di sferrarle l'ennesimo
pugno, Nemeria balzò indietro a zigzag. Quindi
piegò il ginocchio e distese la gamba, dandosi di nuovo
slancio. La ingaggiò con un fendente e
contrattaccò a ogni suo tentativo di tenerla vicina
protendendo la mano infuocata. E, ogni volta che Zahra si allontanava,
tornava a pressarla. La costrinse alle regole del suo gioco,
così come prima lei era stata alle sue. E più
andava avanti, più la lama della shamshir diventava calda,
abbastanza per arrivare non solo a scalfire, ma anche ad affondare
nella roccia stessa. Il potere fluiva dentro alla lama, la riempiva
dall'interno rendendola letale.
Nemeria passò la spada dalla sinistra alla destra e
attaccò. Colpì in diagonale dal basso verso
l'alto, si ritrasse, finse un montante e caricò con tutta la
forza dello slancio del braccio. Zahra indietreggiò e
intercettò l'affondo della sua mano. Snudò un
sorriso ferale, un crepaccio aperto su una bocca di denti aguzzi.
- Ti ho presa. -
Nemeria trattenne il fiato e gli occhi si sgranarono. Un attimo
più tardi, il dolore eruppe come un tornando. Il suo urlo
soverchiò la risata di Zahra e morì in un gemito
soffocato quando la colpì allo stomaco, scaraventandola
contro la parete dell'arena. Quando ricadde a terra, Nemeria non
riusciva a vedere o sentire nulla. L'unica percezione rimasta era la
consistenza granulosa della sabbia rovente contro la guancia e
l'impugnatura della shamshir, più calda della luce del sole
che le feriva la mano.
Alzati e combatti.
I pensieri dell'elementale si sovrapponevano ai suoi, intrecciandosi
sulla linea di confine della sua coscienza. Nemeria fece perno sul
gomito, si mise a carponi e rimase così, con il respiro che
baciava la sabbia a ogni suo ansito.
Devi vincere, Cuore di fuoco.
Più voci, lontane mille miglia, chiamavano il suo nome. Sul
fondo degli occhi chiusi, Agni ballava a piedi nudi nel cerchio di
pietre e i sistri che impugnava tra le mani scandivano flebili
intonazioni.
Nemeria strinse la shamshir e si rimise in piedi. Si guardò
il braccio e lo vide già solcato da un motivo di rivoli
rossi, tra cui biancheggiavano le schegge delle ossa rotte. Il dolore
serpeggiava silenzioso tra i lembi slabbrati della carne esposta,
stillando a terra in gocce pesanti. L'odore ferroso del sangue era
così intenso da farle girare la testa. Nella cortina di fumo
che pervadeva il suo sguardo, l'unico soggetto a fuoco era Zahra.
Vai.
Corse verso di lei, schivò la barriera di spuntoni che la
dominatrice interpose tra di loro e le fu subito addosso.
Menò un fendente che le aprì in due il guanto di
roccia e la lama arroventata azzannò la carne. I colpi
successivi andarono a vuoto, ma non si arrese. Disegnò una
diagonale dalla spalla al fianco. La lama penetrò l'armatura
come se non ci fosse stata. Zahra sibilò furiosa e si
voltò, sferrando un pugno alla cieca. Nemeria si
scansò e, quando vide che si era scoperta, colpì
ancora. La shamshir sciolse la roccia, morse la pelle e la
strappò, portandosela via in un arco di sangue e sassi semi
fusi. Nemeria scattò lontano per evitare gli spuntoni e
contemplò, stralunata, i tagli anneriti sotto la corazza
spaccata. Fumavano, come se al di sotto ci fosse una sorgente d'acqua
sotterranea.
- Ti ammazzo! -
Il suo urlo non le fece paura. Si lanciò su di lei prima che
Zahra potesse fare altrettanto. Fece una finta e la dominatrice si
lasciò ingannare. Il montante affondò, ma Nemeria
era già alle sue spalle. Fletté le gambe e la
colpì dietro il ginocchio. La punta arroventata della lama
lacerò muscoli e tendini. Zahra cadde sotto il suo stesso
peso e Nemeria le trafisse la spalla da parte a parte. Senza concederle
tregua, colpì la tempia con il pomello della spada,
lì dove il viso non era protetto dalla pietra. La
dominatrice crollò distesa nella sabbia. Il solo segno che
fosse ancora viva era rappresentato dalla sabbia che il suo respiro
spostava.
Nemeria rimase a osservarla dall'alto, lo sguardo fisso nell'occhio
indipendente, che continuava a schizzare a destra e a sinistra.
Uccidila.
Si riempì i polmoni di tutta l'aria che potevano contenere e
strinse la shamshir.
- Non... puoi... uccidermi. - Zahra rantolò e
inclinò la testa per guardarla meglio, - Non puoi... il
pubblico chiede la grazia per me. -
Nemeria trattenne a stento un ghigno nel percepire la paura nella sua
voce. Si sentiva inebriata dal timore che la irrigidiva.
Uccidila.
Le guardie entrarono nell'arena e la circondarono, scudo e lance
alzate. Nemeria le ignorò. Zahra chiuse gli occhi e
affondò il viso, ormai totalmente scoperto, nella sabbia.
Nemeria piantò la shamshir a terra a un pollice dal suo
naso. La lama, dove il sangue era colato, presentava delle strie nere e
grumose.
- Non ti mettere mai più sulla mia strada. - le
sibilò, in modo che fosse l'unica a udirla.
La bolla che la circondava scoppiò e Nemeria venne investita
dagli applausi del pubblico. Tutti si erano alzati, anche chi prima
aveva fatto il tifo per Zahra. Tutta la loro eccitazione la sommerse e
si rovesciò su di lei come un'onda anomala.
- Nemeria! Nemeria! Nemeria! -
- Brava! -
- Sei la migliore! -
Mentre le guardie la scortavano fuori dall'arena, quelle parole le
colmarono il petto. E anche se tremava – per il dolore, per
la fatica, per lo shock – in quel momento Nemeria si
sentì invincibile.
Angolo Autrice:
Niente, spawno
solo per dirvi che questo è il penultimo capitolo e che
spero di far uscire il prossimo, ovvero l'ultimo, prima della prima
metà di giugno. Non vi assicuro nulla, but sappiate che
mentre sto scrivendo, mi tremano le mani. Sono così
emozionata che nemmeno potete immaginarlo. E nulla, scusate se vi ho
rotto le scatole, ma... avevo bisogno di comunicare a qualcuno che
anche questa storia sta per finire XD
Hime