Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Himenoshirotsuki    24/05/2018    3 recensioni
Le Jinian, un popolo, una leggenda. Dimenticate dagli umani e anche da tutte le altre razze, questa tribù di quasi solamente donne viaggia da una parte all'altra del mondo. Nascoste agli occhi di ogni mortale, sono le uniche ancora in grado di usare la magia elementale, senza che essa, a lungo andare, le corrompa. Nemeria è solo una delle tante bambine della tribù e non ha niente di speciale. Adora sua sorella Etheram e il suo dolce fratellino Rakhsaan, ama combinare guai e, come tutte le sue compagne, si è sempre esercitata nell'arte della magia e della manipolazione degli elementali che vivono in lei per poter un giorno diventare una Jinian. Ma tutto cambia all'improvviso quando la sua tribù viene attaccata da una banda di briganti, vestiti con un'armatura completamente nera e una maschera bianca a coprir loro il viso. Il destino mette Nemeria davanti a una scelta: diventare un vero guerriero e combattere per sopravvivere oppure vivere all'ombra di ciò che il fato ha scritto per lei.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fuoco 2

24

Rivincita

"A rigor di termini, non esiste affatto qualcosa come la ritorsione o la vendetta. La vendetta è un’azione che si vorrebbe compiere quando e proprio perché si è impotenti: non appena questo sentimento di impotenza scompare, svanisce anche il desiderio di vendicarsi."
George Orwell

Quando bussarono, la mattina seguente, Nemeria era già sveglia da un pezzo.
- Oh, buongiorno. Notte brava? - le domandò Tyrron.
Non appena chiusero la porta, ancor prima che Bahar o Morad si avvicinassero al suo letto, Noriko si mise seduta e uscì dalle lenzuola.
- No, la tensione mi ha tenuta sveglia. - rispose Nemeria sbadigliando.
Non era affatto la verità. Non tutta, almeno. Gli diede le spalle, tirò fuori la tunica più pulita che aveva e si stropicciò gli occhi per scacciare il profilo del corpo morto di Dariush dalla mente. Quando tornò a sedersi con i vestiti in grembo, Tyrron le scoccò una lunga occhiata che la costrinse ad abbassare lo sguardo. Anche se le sue pupille erano come trasparenti quando la guardava, non voleva che vedesse il suo cuore asserragliato in un groviglio di rovi e spine.
- Anche se aveste bevuto, per me non sarebbe un problema. Finché siete in grado di combattere, potete anche finirvi un barile intero di birra. -
- Basta che sia buona. - aggiunse Morad.
- Giusta osservazione. -
Bahar sorrise, anche se il tremolio agli angoli della bocca era un segno più che evidente che si stesse trattenendo.
- Stamane farete la vostra prima apparizione nell'arena. Indipendentemente dall'esito dello scontro, è importante che facciate bella figura. Non pensate che solo perché è il primo giorno potete prendervela comoda. Ieri sera avete dato spettacolo e avete attirato ben più di uno sguardo. Oggi è fondamentale che quegli occhi rimangano puntati su di voi. I più grandi gladiatori hanno cominciato a costruire la loro carriera fin dal loro esordio, coltivando ogni singolo ammiratore. Se qualcuno vi dice di considerare solo quelli che hanno i soldi, ignoratelo perché non sa di che cosa parla. Gli sponsor sono quelli che vi sovvenzioneranno, ma è il popolo, il basso, stupido e volubile popolo ad apprezzarvi. Perdete l'uno e sarete poveri. Perdete l'altro e siete morti. -
Nemeria annuì. Quel discorso aveva un che di definitivo che le diede i brividi.
- Non è detto che combatterete entrambe oggi, così come non è detto che combatterete domani, dipende tutto da come Koosha ha deciso di accoppiarvi. Ma quale che sia stata la sua scelta, ricordatevi ciò che vi ho detto. Ora preparatevi e andate a fare colazione. Io vi attendo assieme agli altri nel cortile centrale. -
Non appena uscirono, Nemeria si vestì e poi corse fino ai bagni per lavarsi. Noriko la seguì senza fiatare, silenziosa più del solito.
Per colazione offrirono loro pane e formaggio, accompagnato da miele e olive e una brocca d’acqua per ogni tavolo.
Quando le vide scendere, Durga quasi saltò sulla sedia. Era ancora piena di energie, vitale come e più di tutte le altre mattine.
- Buongiorno! - le salutò.
- Buongiorno. -
Nemeria si sedette al suo fianco, mentre Noriko prese posto di fronte a lei. Era strano vederla allegra, o quantomeno così allegra, anche se ormai si era ormai abituata alla sua faccia sempre sorridente. Quel suo chiacchiericcio era un sottofondo piacevole.
- Beata te che non senti la tensione di oggi. -
- Oh, io la sento eccome! Ma l’eccitazione è molta, molta di più. - ridacchiò e afferrò un fico dal piatto di Ahhotep, - Finora è andato tutto bene. Tana è stata contentissima sia della mia esibizione sia di quella di ‘Tep. Non vedo perché dovrei essere preoccupata. -
- Tuttavia hai gli occhi rossi. Dormi bene la notte? -
Le teste di Durga e Ahhotep scattarono quasi in simultanea in direzione di Noriko.
- La sera, a essere sincera, mi sento sempre molto stanca. Poi mi sembra di svegliarmi spesso. ‘Tep però mi ha assicurato che dormo come un ghiro. -
Guardò la sua amica in cerca di conferme e Ahhotep annuì, convinta.
- Me lo sono chiesto perché hai questi occhi da quando è cominciato il torneo e mi è venuto spontaneo farmi qualche domanda. - Noriko prese un’oliva e la snocciolò in pochi gesti, - Comunque, se quel rossore dovesse persistere, sarebbe il caso che ne parlassi con Nande. -
Ahhotep si morse l’interno della guancia con così tanta forza che persino Nemeria lo notò.
- Grazie della tua premura e dei tuoi consigli, ma sono certa che non sarà necessario. -
Noriko soppesò lo sguardo su di lei per un minuto buono.
- Lo spero per lei. - concluse.
Durga aveva gonfiato le guance, ma Ahhotep le fece cenno di lasciar perdere con un gesto svogliato della mano. C'era una nuova calma sul suo viso, una distensione dei lineamenti che persino a Nemeria parve finta. E, dall'occhiata che le rivolse Noriko, non doveva essere l'unica ad averlo notato.
Terminata la colazione, si diressero nel cortile centrale, dove li attendevano i soldati e i lanisti. Koosha, con grande sorpresa di tutti, non c'era.
Venne formato un gruppo compatto, con Nemeria e Noriko davanti, e a seguire tutti gli altri. Nessuno, neppure Mina, che aveva le labbra arricciate in una smorfia contrita, osò dire nulla. A giudicare dall'espressione tronfia di Tyrron, di qualsiasi cosa avessero discusso, lui aveva vinto.
Quando le porte si aprirono, Nemeria rimase stupita nel vedere quante persone ci fossero già in piedi a quell'ora. La folla assiepata dietro i cordoni di guardie e le ringhiere non era paragonabile a quella che le aveva accolte la sera prima, ma quegli occhi adoranti, seppur meno numerosi, le facevano venire i brividi.
Anche senza l'abito di Ehsan, molti la riconobbero. Addirittura una bambina strattonò la veste di sua madre finché questa non appuntò lo sguardo sull'oggetto del suo interesse. Il misto di curiosità e ammirazione che le si dipinse sul viso quando capì chi era, il modo quasi timoroso con cui scandì il suo nome, provocò a Nemeria un piacevole formicolio lungo la spina dorsale.
Entrarono dalla stessa porta che, tempo prima, Nemeria aveva oltrepassato per andare a incontrare Pavona. La volta precedente non ci aveva fatto molto caso, ma all'inizio e alla fine del corridoio, dopo la rampa di scala, c'erano due cancelli di un ferro così scuro da confondersi nella semioscurità.
Gli spogliatoi erano già affollati. Quando la scorta fece il proprio ingresso, i servi dei diversi lanisti accorsero a mettersi in fila, rigidi e impettiti come dei soldatini di legno. Oltre alla lince rossa, sui loro petti spiccavano lo stemma di un serpente, di un toro, di un gheppio e, infine, di uno scorpione.
- Siamek, Adel, Tara e Mina. - le soffiò Noriko all'orecchio.
Nemeria capì subito a cosa si riferiva. Istintivamente, cercò il viso di Kimiya tra le ragazze che si erano radunate attorno alla lanista, senza riconoscerlo. Non si era ancora decisa se sentirsi sollevata o meno quando la voce di Koosha irruppe nei suoi pensieri. Era comparso dal nulla e gli abiti ampi lo facevano somigliare a uno spettro.
- Gladiatori, preparatevi. Tra poche ore, l'arena si riempirà e voi farete il vostro debutto ufficiale. Le persone che vi hanno accolto stamani e ieri sera vi sembreranno poche a confronto di quelle che vedrete oggi. Ci sarà anche il governatore e la sua famiglia. - fece una pausa e affetto e una luce minacciosa si accese in fondo al suo unico occhio, - Non sono solito minacciare gli allievi della mia scuola, ma sappiate che non tollererò insubordinazioni. Quindi se avevate intenzione di scappare, spero che abbiate il buon senso di desistere o di essere certi di riuscirci perché, in caso contrario, sarò io stesso a frustarvi. -
Nemeria sussultò e Noriko le strinse il braccio. Il fremito che percorse gli astanti increspò il silenzio altrimenti perfetto, denso e vischioso come melassa.
- Ora rendetevi presentabili. Fuori annuncerò le coppie. -
Koosha allacciò le dita dietro la schiena e, seguito dai soldati che l'avevano scortato, si diresse verso il fondo della stanza, dove la luce delle lanterne non arrivava. Il tonfo di una porta che si chiudeva riecheggiò nel silenzio.
- Le vostre divise sono lì dentro. Bahar e Merneith vi aiuteranno a metterle. - le esortò a Tyrron con un cenno del capo.
La donna di fianco a Bahar posò lo sguardo su di lei. La pelle incartapecorita del viso, sottile e scura come pergamena bruciata, si contorse per far spazio a un sorriso ingiallito. Nemeria scambiò una rapida occhiata con Noriko prima di seguirla nella cabina. Era vuota, a parte per due manichini, uno rivestito con un'armatura di strisce di cuoio squamato e l'altro con una semplice casacca marrone, in tinta con delle brache nere.
- Non serve che mi aiuti, signora. Posso vestirmi da sola. -
Merneith si girò appena. I ciuffi bianchi sfuggiti alla crocchia sulla nuca risaltavano sul velo blu e le davano un'aria trasandata che la facevano sembrare più vecchia.
- Signora... - si umettò le labbra, come assaporando quella parola, - Era da tanto tempo che nessuno si rivolgeva a me così. -
Nemeria si grattò la testa.
- Non abbassare gli occhi, non hai fatto nulla di male, ma io sono una serva fedele: quello che aghà Tyrron ordina, io faccio. - prese la casacca dal manichino e le si avvicinò, - Tira su le braccia. -
Il tono materno con cui le si era rivolta indusse Nemeria a non ribattere. Si lasciò vestire come quando era una bambina troppo piccola e scoordinata per farlo da sé. Quando le chiuse l'ultimo bottone, Merneith si voltò verso l'altro manichino. Sganciò gli spallacci e poi tirò su l'armatura di cuoio sopra la testa. Le braccia tremavano appena sotto la pelle nuovamente distesa, con solo un vago accenno visibile delle rughe che la solcavano.
- Girati. -
Nemeria obbedì. Merneith le fece passare le braccia attraverso le maniche e poi le agganciò le cinghie sulla schiena. Le sue dita adunche, simili a zampe di gallina, si muovevano con sicurezza, dal basso verso l'alto, chiudendo le fibbie una dopo l'altra. Nonostante l'iniziale fastidio, Nemeria dovette ammettere che non era poi così brutto, soprattutto perché si rese ben presto conto, quando Merneith le assicurò gli spallacci e le cosciere, che da sola ci avrebbe messo molto più tempo.
- Merneith, hai finito? - le chiese Tyrron.
- Sì, aghà. -
Sistemò la fibbia del collare sul retro del collo e poi fece cenno a Nemeria di andare verso la porta. Nemeria attese che la aprisse e si facesse da parte prima di uscire a sua volta. L'armatura le gravava sulle spalle, ma non quanto si sarebbe aspettata. Trovò comunque ingiusto che Noriko indossasse una leggera tunica bianca con calzoni al ginocchio. La cosa più pesante che aveva addosso erano, forse, i gambali di cuoio.
- Come te la senti? - indagò Tyrron.
Nemeria roteò le spalle e allungò le braccia un paio di volte.
- Mi muovo bene. -
Tyrron sfoderò un sorriso a trentadue denti. Compì un giro attorno a lei, fermandosi a rimirarla da più angolazioni.
- Avevo qualche dubbio sulle misure che Nande mi aveva fornito, ma sono contento di averle dato ascolto. - guardò in direzione del gruppo compatto di gladiatori che si era radunato in mezzo alla stanza, - Fate tutto quello che vi dicono le guardie e tenete bene a mente quello che vi ho detto stamattina. Se non dovrete combattere, raggiungetemi sugli spalti. -
Si allontanò e uscì assieme ai suoi servitori. Quando anche Siamak se ne fu andato, i soldati presero posizione e il capo ordinò a tutti di seguirlo.
Oltrepassarono l'ultima cabina, imboccarono la porta sull'angolo e salirono una breve rampa di scale che li immise nell'armeria. Molte armi erano nelle rastrelliere, ma alcune, come tridenti, lance, scudi e reti erano state appese alle pareti. Il tessen di Noriko era stato appoggiato su un sostegno di legno vicino a due yari incrociate. Con la sua shamshir in mano, Nemeria si soffermò a guardare le yari, affascinata dalla lama e dal lungo codolo rastremato.
- Sarebbe bello poter imparare a usare anche quella. -
Noriko sollevò entrambe le sopracciglia: - Non hai i giusti anni di danza e pratica rituale alle spalle. Saresti un disastro. -
- Che intendi? -
- Che se hai dodici anni, te ne servono altrettanti per imparare a usarla. Lascia perdere. -
- Voi due, muovetevi. - le esortò un soldato.
Si affrettarono verso il gruppo. Abayomi la fissava in tralice umettenadosi le labbra. Quando si accorse di avere l'attenzione di Nemeria, curvò l'angolo della bocca in un ghigno sardonico e si avviò al primo cenno del capo delle guardie.
Zahra si limitò a scrocchiarsi le dita. La pelle sotto lo zigomo si crepò e in fondo all'iride si accese una luce ferale. Se Noriko non l'avesse trattenuta, Nemeria l'avrebbe attaccata al muro in quel momento.
- Non perdere di vista l'obiettivo: se ti fai squalificare, non riavrai più la palla di pelo. - le sussurrò.
Il musetto di Batuffolo, il ricordo tattile della sua morbidissima pelliccia sotto il palmo, le fece rallentare il passo e rilassare le spalle.
Le guardie si chiusero dietro di loro e il capo indicò loro una porta che si apriva su uno stretto corridoio in pietra. La luce, sul fondo, disegnava l'ombra di quattro sbarre.
- Quando si alzerà, entrate nell'arena. - annunciò con lo stesso tono infastidito con cui un padrone si rivolge a un cane poco obbediente, - Ve lo dirò soltanto una volta: tenete le mani lontane dalle armi. Se dovessi intervenire e lo spettacolo dovesse subire un ritardo, al ritorno a scuola sarò più che felice di frustarvi personalmente. -
Il gelo nei suoi occhi e la contrazione della mascella bastarono a far passare il messaggio. Persino Abayomi perse il suo sorrisetto sfrontato e chinò il capo.
- Ora disponetevi in due file e attendete. A breve entrerete in scena. -
Durga e Ahhotep si scambiarono un'occhiata d'intesa e si misero dietro Nemeria e Noriko. Dopo un momento d'esitazione, anche gli altri si accodarono e loro due si ritrovarono a essere le prime. Senan fu l'unico che rimase combattuto, ma quando anche Uriah sgattaiolò in fondo alla fila, decise di seguirla. Oltre a Nemeria e Zahra, Senan era l'unico a indossare un'armatura. La sua corazza di cuoio riproduceva i muscoli del petto e del torace.
- Sei agitata? - le domandò Noriko sottovoce.
Nemeria deglutì. La pietra delle pareti smorzava il rumoreggiare del pubblico e lo faceva sembrare una cosa lontana, distante come in un sogno. L'eccitazione che le faceva rizzare i peli sulle braccia, però, era reale ed era nutrimento per le fiamme di Agni. Le parve anche di vederla mentre danzava nella luce polverosa tra il profilo delle sbarre.
- Non come mi aspettavo. -
Noriko annuì. Nemeria sapeva che aveva colto cosa intendeva dire.
- Ricordati quello che mi hai promesso. - le disse e poi non aggiunse altro, perché uno squillo di tromba proruppe nell'aria e la voce roboante di un uomo ammutolì gli spalti.
- Signori, ecco a voi i gladiatori! -
Nemeria scattò prima di tutti e si buttò fuori, sguainando la shamshir verso l'alto. L'aria venne percorsa da un fremito e poi gli applausi esplosero in tutta la cavea. Quelli sulle gradinate più lontane alzarono le mani al cielo, come per farsi vedere da lei, mentre il suo nome rimbalzava di bocca in bocca sempre più forte. E anche quando al coro si aggiunsero i nomi degli altri gladiatori, alle sue orecchie arrivavano solo le voci di coloro che acclamavano lei. Nemmeno la luce bruciante del sole sulle braccia poteva asciugare il suo entusiasmo.
- Nemeria! Nemeria! Nemeria! Nemeria! -
Mai come allora il suono del suo nome aveva avuto un suono così dolce.
- Signori e signore, il direttore della Scuola di gladiatori è felice di presentarvi i suoi migliori allievi. -
Il banditore, lo stesso uomo dal doppio mento che Nemeria aveva visto la prima volta all'arena, si inchinò e Koosha si appoggiò agli spalti. La spilla piumata che aveva appuntato sul turbante inglobava la luce e la effondeva in riverberi rossastri.
- Benvenuti nell'Arena. - aprì le braccia e si inebriò degli applausi del pubblico, - Ieri avete avuto un assaggio della capacità di questi nuovi gladiatori. Spero che vi ricordiate ancora del viso dei vostri beniamini, perché oggi avranno bisogno di tutto il vostro sostegno. - indicò l'urna che un ragazzo, in piedi accanto a lui, teneva tra le mani, - Ora estrarrò i nomi dei candidati che si scontreranno questa mattina e questa sera. Nel mezzo, ovviamente, non vi lasceremo di certo ad annoiarvi: vedrete scontrarsi i nostri migliori gladiatori contro bestie che nemmeno nelle vostre migliori fantasie pensavate potessero esistere, giunte qui dall'altra parte dell'impero solo e soltanto per voi, grazie al finanziamento dell'illustre Orang. - dichiarò, volgendosi verso l'uomo seduto al suo fianco.
Nemeria ridusse gli occhi a due fessure per schermarsi dalla luce e metterne a fuoco il viso. Gli ricordava Mina: era grasso come e più di lei, con la pelle del mento che formava un rigonfiamento rugoso, simile al gozzo di un tacchino, appoggiato al petto, come se fosse troppo pesante da sollevare persino per lui. Anche quando il pubblico applaudì, si limitò ad alzare la mano e a salutare a destra e a sinistra. Nonostante le ampie vesti, in controluce Nemeria riuscì a scorgere il grasso cadente delle braccia.
- Ringrazio a nome di entrambi il governatore, per averci permesso di mettere in scena tutto ciò. Che la luce e la gloria di Ahurmazd Heydar illumini sempre voi e la vostra famiglia! -
Koosha si mise una mano sul petto e chinò il capo. Dalla balconata, il governatore accennò un sorriso cordiale e poi si appoggiò nuovamente contro lo schienale dello scranno. La cosa che più colpì Nemeria fu la lunga barba riccioluta e il capello che aveva in testa, simile a un filone di pane intessuto di gemme preziose.
- Non ho intenzione di tergiversare oltre. Scommetto che anche voi fremete dalla voglia di sapere chi si esibirà. - il servo gli porse l'urna e Koosha pescò le prime due piccole tavolette d'ardesia, - Noriko e Ahhotep. -
A Nemeria non occorse voltarsi per vedere l'espressione impassibile della sua amica, ormai la conosceva abbastanza. Rimase però sorpresa nel notare la stessa calma anche sul viso di Ahhotep. Non pensava sarebbe scappata a gambe levate, ma non si aspettava nemmeno quella fermezza, non da una ragazza che, solo la sera prima, aveva cantato una canzone d'amore.
- Abayomi e Urah. -
Al nome di Abayomi, tutta l'ala sinistra esplose in uno scroscio di applausi e urla di incoraggiamento. Il diretto interessato mandò baci e poi si inchinò fino a toccare la sabbia col ginocchio.
- Bene, vedo che avete già un vostro beniamino. - Koosha abbracciò l'arena con lo sguardo e ripose le tavolette d'ardesia nelle mani del servo, prima di estrarre le altre due coppie, - Questi sono i nomi di chi gareggerà domani, invece. Nemeria contro Zahra e Durga contro Senan. -
Un brivido le serpeggiò nei lombi. Quando Nemeria si voltò, Zahra la stava già fissando. Lei scrocchiò il collo e le dita della mano, a una a una, chiudendole in un pugno davanti al viso.
Mentre tutti, tranne la prima coppia nominata, si ritiravano, le si accostò e le mise una mano sulla spalla.
- Mi auguro che il vostro sia un ottimo medico perché domani ti farò a pezzi. - le sibilò Zahra all'orecchio e fece scattare i denti a un pollice dal lobo, - E poi mi riprenderò la rivincita anche sulla puttana Tian. -
Nemeria l'afferrò per la tunica e la tirò a sé. Scorse uno dei soldati che si avvicinava al limitare del suo campo visivo, ma non mollò la presa. La trasse a sé, fronte a fronte, lo spazio di un respiro a dividerle.
- Io spero che tu abbia un buon posto dove piangere, perché domani ti farò versare tutte le tue lacrime. -
Le labbra di Zahra si schiusero su un sorriso ingiallito da lupo.
- Voi due, allontanatevi. - ingiunse un soldato, la shamshir già sfoderata per metà.
- Calma, calma, io e la mia amica Nemeria ci stavamo solo scambiando un piccolo segreto. - l'Alatfal'yl indietreggiò con le mani alzate, - Stavamo solo parlando, no? -
- Sì. - finse di asciugarsi i palmi roventi sulle cosce e fece un paio di passi indietro.
Il soldato non sembrò molto convinto, ma alla fine sbuffò e indicò un punto alle sue spalle. Zahra trattenne lo sguardo su Nemeria ancora per un momento, prima di intrecciare le dita dietro la nuca e andarsene.
Nemeria attese che si fosse allontanata. poi rientrò, rimise a posto la shamshir e andò nello spogliatoio. A parte l'Alatfal'yl che si era infilata nel camerino più lontano, era rimasto anche Senan. Non appena la vide, la salutò con un cenno del capo. Il modo in cui la guardò fece pensare a Nemeria che l'avesse aspettata, ma quando uscì dalla cabina e Zahra imboccò l'uscita, lui la seguì senza proferire parola.
Quando raggiunse gli spalti, si sedette tra Tyrron e Morad. Il combattimento era cominciato da un po', non sapeva bene quanto, ma l'entusiasmo e la tensione erano scesi. Era un declino quasi impercettibile all'orecchio, in quella bolgia di urla che incitavano alla lotta, ma Nemeria lo percepì a pelle. Le fiamme di Agni si smorzarono.
- Ci hai messo molto a cambiarti. - commentò di sfuggita Tyrron.
L'uomo stava osservando l'arena con il mento sostenuto dalle dita intrecciate, sbattendo appena le palpebre quando le contendenti si spostavano troppo da un lato o dall'altro.
- Merneith è stata lenta. - mentì Nemeria.
Lui le lanciò un'occhiata indecifrabile, quindi tornò a interessarsi allo scontro. L'eloquenza del suo silenzio esprimeva meglio di qualsiasi parola ciò che pensava, ma non smuoveva nulla: nelle fiamme che sfrigolavano dentro Nemeria bruciava solo il desiderio di vendetta.
- Come sta andando? -
- Va come pensavo e come non dovrebbe andare. - rispose Tyrron con un sospiro.
Lo scontro sembrava essere arrivato a un punto morto. Ahhotep aveva il fiatone e le braccia le tremavano come se tenere in posizione difensiva la katana le costasse uno sforzo immenso. Noriko aveva appena un velo di sudore sulla fronte e il ventaglio aperto all'altezza dell'occhio. Quando la sua avversaria tentò un fendente, lo chiuse di scatto, lo deviò, tirò indietro la gamba e girò su se stessa. Anche Ahhotep eseguì una piroetta, alzando una fiore di sabbia attorno alle gambe. La katana descrisse un ampio semicerchio sulla sua testa e tagliò l'aria. La pagina si aprì e la punta della lama stridette. Un affondo recise il filo che legava i loro sguardi, rapido e inaspettato. Noriko indietreggiò, saltò con grazia sulla guardia della katana e le piombò al fianco, il ventaglio aperto già puntato alla gola.
Ahhotep rimase ferma. Una corona traslucida le solcava la fronte e il sudore le colava in rigoli in mezzo e negli occhi. Digrignò i denti, arretrò fino a ripristinare una distanza di sicurezza e cominciò a girarle attorno. Nemeria non sapeva se a farla arrabbiare di più fosse la poca considerazione di Noriko o la frustrazione per non essere riuscita a colpirla nemmeno una volta.
- Non riesci a fare meglio di così? - la provocò Noriko con espressione annoiata.
Le sue parole si infransero contro un muro di silenzio. Ahhotep non attese oltre: girò su se stessa e disegnò una mezzaluna perfetta, da destra a sinistra, all'altezza del collo. Noriko si abbassò, saltò prima che un secondo tondo la raggiungesse e ripiombò al suo fianco. Un mezzo giro e la colpì alla nuca; un altro, dalla parte inversa, e le tolse il fiato in un affondo al basso ventre. Ahhotep non ebbe il tempo di chiudere la bocca che un calcio sulla schiena la sbatté a terra, con il viso nella sabbia.
A turbare l'euforia degli applausi furono qualche risata, borbottii e un coro di fischi.
Ahhotep strinse i pugni e, con i granelli che stillavano tra le dita, si rimise in piedi. Si tolse lo sporco dal viso e piantò lo sguardo di fuoco su Noriko.
Nemeria ebbe un brivido e un vento caldo soffiò dal nulla, alzando un velo di sabbia attorno a loro. Non seppe cosa fece tremolare le fiamme di Agni, ma vide la sua amica sbalzata all'indietro come se fosse stata colpita da una bastonata. Noriko lasciò cadere il tessen e si portò la mano alla fronte: un rivolo di sangue le usciva dal naso. Ahhotep la caricò di nuovo. Noriko schivò il fendente, le sferrò un colpo al collo senza forza e poi si prese la testa tra le mani, le labbra schiuse in una smorfia di sofferenza. Il vento deviò i fendenti successivi, mentre lei zigzagava confusa come un'ubriaca. Nella sua danza scoordinata, la katana oltrepassò la sua difesa e le aprì un taglio sulla guancia.
- Noriko, riprenditi! - gridò Nemeria a pieni polmoni.
Noriko sbatté le palpebre e sfiatò il sangue dal naso. La sabbia si aprì sotto l'impatto del suo pestone, si sollevò e ricadde in un pulviscolo dorato. Ahhotep mollò la presa sulla spada e allungò le mani davanti al viso. La folata si infranse contro uno scudo invisibile, ma le sue gambe ebbero un cedimento.
- Noriko, Noriko, Noriko! -
L'ovazione crebbe d'intensità, mentre Noriko macinava la distanza tra di loro con falcate decise. Diede un pugno all'aria e Ahhotep condusse bruscamente le mani sulla pancia, emettendo un rantolo gorgogliante. Noriko sferrò un altro un pugno e la testa di Ahhotep scattò indietro, per poi ciondolare contro il petto come quella di una bambola rotta. Nemeria ebbe la certezza che lo scudo era caduto quando una raffica fece volare Ahhotep contro il muro. Ahhotep ricadde al suolo, rotolò di fianco e poi si abbandonò supina.
Come se non avesse atteso altro, l'eccitazione serpeggiò tra il pubblico. Dapprima arrivarono gli applausi, poi le urla e infine ci furono anche alcuni che si alzarono in piedi e applaudendo e saltando sulle gradinate, come per farsi vedere dalla vincitrice.
La voce del banditore venne soverchiata dal coro di un gruppo compatto di uomini e donne alle spalle di Nemeria. A sentire le loro voci, non resistette più e anche lei si unì alle ovazioni. Se soltanto avesse potuto, avrebbe scavalcato la balaustra e sarebbe andata ad abbracciarla.
- Ti è piaciuto. - commentò rassegnato Tyrron.
- È stato un bello spettacolo. - rispose Nemeria, leggermente più calma.
- Non abbastanza. -
Noriko, nel frattempo, si era avvicinata ad Ahhotep e la stava aiutando ad alzarsi. Un gesto molto marziale, che però destò un grande scalpore.
- Apri bene orecchie e occhi. - le sussurrò Tyrron.
Nemeria fece correre lo sguardo tra gli spalti. Scorse il viso corrucciato di un uomo nelle prime file. Parlava gesticolando con il suo vicino e, da quanto apriva la bocca, immaginò che stesse quasi urlando, ma era troppo lontana per riuscire a sentire cosa stesse dicendo. Come per magia però, ne spuntarono altri, facce contrariate nascoste dietro mani accostate alle orecchie. Ed erano molte di più di quelle che Nemeria si aspettasse.
- Adesso capisci qual è il problema? -
Tyrron sospirò e appoggiò una guancia sul pugno chiuso, nel ritratto dell'amarezza.
- Quindi che si fa? - chiese intimidita.
- Noi nulla. L'unica che può fare qualcosa è Noriko. Sei interessata ad assistere anche al prossimo scontro o preferisci tornare alla Scuola con Morad? -
Nemeria scrollò le spalle e osservò la seconda fila. L'uomo di prima aveva accavallato le gambe ed era tornato a conversare col suo amico con solo una traccia di lieve rossore a imporporargli le guance. Nemeria notò un guizzo di colore al suo fianco e studiò la ragazza che sedeva a due posti di distanza. Aveva gli occhi dipinti con il kajal, ma non doveva avere più di tredici anni. La linea rossa che le colorava la scriminatura centrale dei capelli dava l'impressione che si fosse rovesciata qualcosa in testa. Il tintinnio dei bracciali quando le fece un timido cenno di saluto richiamò l'attenzione dell'uomo al suo fianco, che le circondò le spalle e la costrinse a girarsi di nuovo.
- Andiamo? -
Noriko le batté una mano sulla spalla con una forza che le fece capire che non era la prima volta che provava a richiamare la sua attenzione.
- Sicure di non voler rimanere? - le interrogò Tyrron.
Nemeria annuì. Lanciò un altro sguardo in direzione della ragazza prima di seguire Morad e la sua compagna giù dalle scale. Alcuni spettatori, mentre scendevano, le scrutarono, ma furono ben pochi a interessarsi a loro. I più le degnarono appena di un sorriso, per poi spostare l'attenzione sui due nuovi contendenti. Ancor prima che il banditore annunciasse l'inizio dello scontro, focolai d'acclamazione avevano già riscaldato l'aria.
- A-ba-yo-mi! A-ba-yo-mi! - scandivano sempre più forte.
E lui si beava di tutta la loro euforia, Nemeria poteva vedere chiaramente anche senza girarsi la sua faccia piena di boria mentre avanzava fino al centro dell'arena.
- Andiamo. -
Noriko la prese per il polso e la trascinò via, prima che l'irritazione di Nemeria traboccasse in qualcosa di più di un grugnito.
Durante la strada dall'arena alla Scuola furono scortate da un drappello di guardie, che si premurarono di allontanare i pochi che tentarono di avvicinarle, per lo più bambini cenciosi e uomini vestiti di stracci.
"È perché sono tutti dentro."
Le pesava, però, quel silenzio. Essere lontana dal clamore del pubblico la faceva sentire di nuovo un insetto, invisibile agli occhi di tutti se non a quelli di colui che l'avrebbe calpestata. Persino con Noriko accanto veniva appena notata.
A Scuola non sembrava esserci nessuno al di fuori delle guardie, e anche quelle sembravano meno del solito.
- Io vado a farmi un bagno. - le annunciò Noriko, - Tu che fai? -
- Penso che mi allenerò un po', poi andrò in biblioteca. -
- Allora ti verrò a cercare. Se ci metto troppo, aspettami in refettorio. -
Non appena la sua amica imboccò le scale, Nemeria rimase nel campo d'allenamento centrale a fissare l'alternarsi di colore sulle colonne. Il sole bagnava la sabbia e le riscaldava le spalle attraverso il tessuto. Aveva un che di rassicurante e allo stesso tempo spaventoso essere lì da sole, senza null'altro oltre il peso della propria compagnia.
Si appropinquò alla porta dell'armeria. Sul volto di uno dei due soldati si aprì una specie di sorriso, più un corrugamento delle labbra che altro.
- Tu sei quella che ieri sera ha creato il cavallo di fuoco. -
- Sì, sono io. -
- È stato lo spettacolo più bello di tutti. Farò il tifo per te, domani. -
Nemeria dentro di sé gongolò e parte del suo compiacimento dovette trasparire perché l'uomo ridacchiò.
- L'armeria è accessibile, ma Koosha ha ordinato di prendere solo le armi di legno. Le altre, a meno che tu non sia con un Syad, te le devi scordare. -
- Ti conviene scordartele e basta. A parte Sayuri non è rimasto nessuno. - disse l'altro soldato
All'udire quel nome, Nemeria perse tutto il suo interesse per il possibile allenamento.
- Dov'è? -
- L'ho vista andare lì un paio d'ore fa. Sali, la troverai da qualche parte. - biascicò, si grattò l'intorno di un grosso neo sul naso e le indicò l'entrata dopo il campo del fuoco.
Nemeria ringraziò e corse su per le scale. Quando arrivò in prossimità dalle biblioteca, rallentò fino a fermarsi sotto il sopracciglio alzato della guardia che la presidiava. Riprese fiato, raddrizzò le spalle ed avanzò oltre la porta.
Sayuri stava leggendo da una pelle di cammello, seduta su una stuoia di canne collocata proprio sotto una delle grandi finestre. La luce le dorava la pelle e i capelli biondi, legati in una treccia adagiata sul petto.
- Anche tu in cerca di silenzio? -
Nemeria annuì. Non era davvero in cerca di nulla, ma le sembrava stupido lasciar cadere la domanda nel vuoto. La Syad sollevò la pelle di cammello e riprese a leggere.
"La somiglianza non è solo nell'aspetto, allora."
Nemeria si accomodò sulla stuoia accanto e sbirciò cosa stesse leggendo. Riconobbe nei caratteri cuneiformi alcune parole che conosceva, ma non abbastanza da poterne carpire il senso.
- Sì, era necessario. - disse Sayuri, come se sapesse cosa Nemeria volesse chiederle.
- Come hai... come avete fatto a fermarlo? -
- Ho la piena padronanza del mio elemento. - Sayuri spostò la treccia sull'altra spalla e si mise dietro l'orecchio il ciuffo che era sfuggito, - C'erano molti ricordi di te in lui. -
Nemeria piegò le gambe e ci si appoggiò con entrambe le braccia. Il fuoco di Agni scoppiettava in sottofondo.
- Non eravamo amici, ma abbiamo vissuto per un certo periodo sotto lo stesso tetto. -
Non era esattamente corretto, ma l'importante era farsi capire. Usare parole diverse avrebbe implicato aggiungere spiegazioni e scoprirsi più di quanto desiderava.
Sayuri fece un segno d'assenso col capo. Ripiegò la pelle e si alzò per prendere un libro, un tomo non più alto di un dito, con il titolo sulla costa in rilievo. Nemeria attese che tornasse a sedersi e trovasse la pagina giusta.
- Ha detto qualcosa prima di morire? -
- I Jin non parlano e non pensano. Quando la mente umana cessa di esistere, permangono appena i ricordi, che esondano come un fiume in piena. -
Si soffermò sul disegno di un cielo stellato. Un cavallo ne solcava le nuvole, con in groppa un uomo che stringeva in mano un ramo di palma.
- Ho visto una bambina, spesso. Aveva i capelli biondi e un orecchino di catenelle. Il suo fiume mi ha portato soprattutto immagini di lei. -
- Si chiama Altea. -
Sayuri annuì solenne, come se quello fosse stato il nome più importante del mondo.
- Non ho provato a districare i suoi pensieri. Mi sarei dovuta addentrare in lui e mi sarei perduta. - scorse le pagine fino alla fine del tomo, lasciando che queste frusciassero contro il palmo aperto della sua mano, - "Perdonami" ha detto spesso. Era l'unica parola chiara che ho potuto distinguere. -
Nemeria raddrizzò la schiena contro la parete. Sayuri le rivolse un'occhiata in tralice, poi sollevò lo sguardo sul soffitto.
- Prima o poi tocca a tutti noi, ma questa ineluttabilità non rende la nostra esistenza meno degna d'essere vissuta. - si alzò e si pulì la polvere sulle ginocchia, - Domani sarà il tuo momento. Allena il corpo per tenere occupata la mente. Non c'è tempo per versare lacrime. -
Detto ciò, Sayuri uscì dalla biblioteca. Nemeria attese che si fosse allontanata prima di imboccare la porta a sua volta e dirigersi verso l'armeria.
 
Poco prima di cena, tutti i ragazzi tornarono alla Scuola, ognuno portando con sé il proprio bagaglio di esperienze per quel giorno. Alcuni avevano avuto il permesso di andare all'arena ad assistere allo spettacolo dalle gradinate più alte, quelle riservate agli allievi della Scuola, e tutti, chi più e chi meno, erano rimasti meravigliati sia dagli scontri sia dai giochi che li avevano accompagnati. Fu da uno di questi che Nemeria apprese che Abayomi aveva diretto lo scontro con "grande maestria", che aveva "tenuto testa a Uriah come se non avesse fatto altro nella vita" e che "il suo era stato lo scontro migliore". Il loro tono adorante la indispettì, ma quando provò a parlarne con Noriko, lei liquidò il tutto con una scrollata di spalle e un semplice "non mi interessa", che ebbe l'effetto di farle salire il sangue al cervello. Ciononostante, tenne per sé sia la risposta al vetriolo che le sue obiezioni: con quale arroganza avrebbe potuto rimproverarla dopo il suo non-scontro con Dariush? Anche se si era ripromessa di dare tutta se stessa, non era sicura di poter fare di meglio.
- A me sei piaciuta molto. - si complimentò e riprese a mangiare, anche se il mezzo sorriso di Noriko non le sfuggì.
La più eccitata era Durga. La sua loquacità riempiva i loro silenzi, colmandoli di chiacchiere e aneddoti. Per quanto Nemeria provasse a starle dietro, era impossibile trovare una logica tra le sue considerazioni tecniche sugli scontri e i versi onomatopeici di stupore che condivano il resoconto delle esibizioni della compagnia di Pavona.
- Lei, poi! Era bellissima e aveva una voce fantastica. Mi è dispiaciuto che tu e Noriko ve ne siate andate, perché non avevo mai sentito qualcuno cantare così. - si era messa una mano sulla bocca e si era girata verso Ahhotep, - Però tu sei più brava, giuro! -
- Sì, sei davvero intonata. - aveva dovuto ammettere Nemeria.
- Perché tu non l'hai mai sentita quando canta da sola. Solo che conosce solo canzoni tristi... -
- Allora ne imparerò una allegra, va bene? -
Durga lanciò un "sì" così acuto che Nemeria pensò l'avessero udita anche i tavoli più distanti.
- Spero di avere almeno un po' della tua stessa energia, domani. - le disse, quando si fu calmata.
- Sono certa che ne avrai anche più di me. Spacca la faccia a quella cattivona di Zahra, mi raccomando. -
Sbadigliò e si stropicciò gli occhi arrossati. Come se i muscoli avessero perso tono tutti insieme, si accasciò con la testa contro la spalla della sua amica.
- Ho shonno, 'Tep... possiamo andare in camera? -
Ahhotep si infilò l'ultimo boccone di farro in bocca e l'aiutò ad alzarsi, tenendola sottobraccio. Noriko le scoccò un'occhiata così severa da costringerla ad abbassare lo sguardo.
- Noi andiamo, allora. Buonanotte a tutte. -
- 'notte. - le fece eco Durga.
Non appena sparirono oltre la porta, Noriko bevve un lungo sorso d'acqua dal bicchiere.
- Sono state loro a rubare le bacche tanu. - disse a Nemeria.
Nemeria spostò ai bordi del piatto i pochi chicchi di farro rimasti. Gli effetti erano sotto i suoi occhi, eppure stentava ancora a crederci.
- Perché avrebbero dovuto farlo? E nessuno si è accorto di nulla. -
- Immagino che Tara abbia preso accordi con Koosha perché chiudesse anche l'occhio buono. Sul perché lo abbiano fatto ci sono infiniti motivi, anche se credo che vincere sia il più probabile. Hai visto anche tu quanta energia danno. -
Si alzò e Nemeria la seguì fuori. Tirava un venticello tiepido che alzava la sabbia e la spolverava in giro.
- Cosa dovrei fare? Andare da loro e affrontarle? -
- Stasera è meglio se vai a dormire. Batuffolo ha o non ha la precedenza su tutto? -
La domanda di Noriko aveva il tono dell'affermazione e Nemeria non rispose, anche se rabbrividiva al solo pensiero di come Durga avrebbe passato anche quella notte.
 
Il giorno successivo fu come il precedente, con la sola differenza che Bahar le ronzava attorno con più insistenza del solito. Nemeria tentò di non farci caso e di rimanere concentrata, anche se era una sfida non da poco, considerando quanto poco aveva dormito.
Quando uscirono dalla Scuola, c'erano già un bel po' di persone che premevano da dietro la linea di guardie per vederli. Senan marciava davanti a tutti, seguito da Durga, mentre Zahra chiudeva la processione. Alcuni rimasero delusi nel vedere che tra di loro non c'era Abayomi e se ne andarono o, comunque, il loro profilo passò e svanì senza destare nulla, se non una lenta e annoiata rotazione della testa. Forse era solo una sua impressione, ma rispetto al giorno prima le pareva ci fosse molta meno gente. Anche così, però, il coro delle voci che faceva vibrare l'aria le si ripercuoteva nelle viscere, scorrendo nelle vene come un vino dolce ad alta gradazione. E più loro la chiamavano, più Nemeria sentiva la determinazione crescere.
Mentre Merneith l'aiutava a vestirsi, grattò più volte il collare. Se soltanto se lo fosse potuto togliere, le sarebbe bastato il tempo di un solo scontro per guadagnarsi l'amore del pubblico.
- Hai bisogno d'altro? -
- No, puoi andare. -
La serva si inchinò, uscì dal camerino e imboccò l'uscita. Nemeria non dovette attendere molto per vedere un'altra porta aprirsi. Da essa emerese una donna anziana come Merneith e, subito dietro, Zahra. Non appena la vide, l'Alatfal'yl schioccò la lingua contro i denti e ancheggiò lontano, con la lunga tunica che svolazzava a ogni passo come la coda di un leone.
- Pronta a essere presa a pugni? - la provocò senza neanche girarsi.
- Parli, ma sei tu quella disarmata. - la rimbeccò Nemeria.
- A me non servono quei gingilli di ferro. - scrocchiò i polsi e si baciò le nocche dei pugni, - Loro fanno decisamente più male. -
Nemeria portò la mano alla shamshir e ne fece scivolare un po' la lama fuori dall'elsa.
Zahra sbuffò una risata: - Mi stai minacciando, bimbetta? -
- Non mi serve. - Nemeria rinfoderò la lama e le elargì il suo miglior sorriso, - Ti ho già battuta alla cisterna. Sarà un piacere farlo un'altra volta davanti a tutti. -
Uno squillo di tromba le interruppe.
- Signore e signori, le nostre nuove sfidanti! - annunciò il banditore con voce tonante.
Le urla d'acclamazione accolsero la loro entrata. Zahra si batté una mano sul petto e, quando alzò la mano aperta sopra la testa, due colonne di sabbia si innalzarono turbinando ai suoi fianchi.
- Zahra! Zahra! Zahra! -
Uno striscione passò di mano in mano fino a quando non si distese del tutto. Il simbolo di Adel, un toro nero con gli occhi bianchi, fissò minaccioso l'arena.
- Nemeria! Nemeria! Nemeria! - gridarono di rimando altri spettatori e, come se non avessero atteso altro, tirarono in alto, sopra la linea dello sguardo, delle piccole bandierine, sventolandole come se la stessero salutando.
Un altro prolungato squillo di tromba ridusse l'arena al silenzio. Koosha sedeva vicino a Orang, con il braccio abbandonato mollemente sulla balaustra, un calice di bronzo in bilico tra indice e medio. Neppure quando un ragazzo gli versò da bere distolse lo sguardo da lei. Era stato lui a portarle via Batuffolo e Nemeria lo odiava.
"Ti farò vedere di cosa sono capace."
Sguainò la shamshir e si mise davanti a Zahra, dieci piedi di distanza a dividerle. La pelle dell'Alatfal'yl si spaccò agli angoli delle labbra lungo cuciture invisibili. Le guance si incavarono, perdendo tono fino a diventare un sottile strato di papiro contro i denti. Quando la dominatrice aprì la bocca, si ruppe, liberando i denti serrati in un ghigno da lupo.
- Sto venendo a prenderti... - cantilenò minacciosa.
I sassolini si staccarono dalla sabbia, si ruppero e si ricompattarono l'uno sull'altro, formando uno spesso guanto di pietra su entrambe le braccia.
Il terzo squillo di tromba anticipò la voce del banditore.
- Gladiatori, cominciate! -
All'applauso del pubblico, Zahra prese la rincorsa e, a metà, fece uno scatto più lungo. La montagnetta di sabbia che si formò sotto il suo piede la slanciò in avanti come se fosse stato un trampolino. Nemeria schivò il gancio destro spostandosi di lato e impugnò la spada a due mani. Zahra frenò, si voltò e l'assalì di nuovo. Azzerò la distanza, deviò il fendente della shamshir di lato e le diede un pugno al basso ventre. Il cuoio resistette, ma il contraccolpo le vibrò fin nelle viscere. Nemeria se lo sentì nello stomaco, come se l'armatura non ci fosse.
"Agni!"
Il potere scivolò nelle vene e si riversò sulla shamshir. Le fiamme proruppero sulla lama in un ringhio minaccioso. Nemeria arretrò, riprese slancio, roteò su se stessa e sferrò un colpo con la torsione di tutto il corpo. Dal braccio di Zahra si allungarono tre spuntoni. Il primo tagliò le lingue di fuoco, il secondo le trapassò lo spallaccio e l'altro le aprì un buco sul fianco. Le acclamazioni esplosero in un boato assordante. Nemeria indietreggiò e, a ogni passo, dal terreno si innalzarono lame di sabbia lunghe come stalagmiti.
- Zahra, vai! -
Incoraggiata dal tifo, Zahra si concentrò. La pelle si ritirò assieme alla palpebra, lasciando esposto una corona di sassolini attorno a un occhio di un nero lucidissimo. Si muoveva in scatti repentini, come se fosse ormai un'entità indipendente conficcata sul fondo della cavità oculare. Mentre Zahra avanzava, Nemeria arretrava senza staccarle lo sguardo di dosso, intercettando ogni occhiata che le rivolgeva quell'occhio senza padrone.
- Mi sono presa il primo sangue. Uno a zero per me. - sibilò e si passò la lingua verde sulle labbra sottili, più un grumo di granelli che altro, - Anche il prossimo punto sarà mio. -
Fece leva su un altro trampolino di sabbia e le balzò addosso. Il pugno le sfrecciò a mezzo pollice dalla guancia. Nemeria ristabilì le distanze, ma non fece in tempo ad assumere la posizione. Zahra l'aggredì, costringendola a compiere un affrettato passo indietro. Nemeria mise un piede in fallo e per poco non perse l'equilibrio. Piegò le ginocchia per ritrovare il baricentro e con una rapida torsione dei fianchi scansò il pugno, arretrò e rispose con un breve colpo. Gli spuntoni bucarono la tunica e la obbligarono a bloccare l'attacco e saltare indietro.
- Le mie previsioni non erano errate. Due a zero per me. - ridacchiò Zahra.
Nemeria seguì la traiettoria del suo sguardo e si portò una mano al collo. Quando la ritirò, le punte delle dita erano macchiate di rosso. Era sangue, il suo sangue, lo stesso che stillava dalla ferita al fianco.
Cuore di fuoco, togliti il collare.
Non poteva. Anche se avesse voluto, non poteva.
Uno spuntone sbucò dalla terra sotto di lei. Nemeria non ebbe modo di reagire che ne emerse subito un altro, stavolta alla sua sinistra. Se non avesse recuperato l'equilibrio, ci sarebbe caduta proprio sopra. Zahra la fissava con quel suo sorriso irriverente. Stalagmiti di roccia che protrudevano dalla schiena.
"Queste fiamme non possono nulla."
Serrò la presa sulla shamshir. Il sangue ormai le scorreva lungo la gamba e sotto l'armatura. Anche se avrebbe dovuto fare male, non sentiva nulla, nemmeno la grida del pubblico.
- Questo scontro sarebbe già finito, se non fosse così divertente vederti saltellare da una parte all'altra. Sembri una cavalletta. -
Zahra rise e, con lei, anche qualcun altro nella platea. Chiuse le dita come se stesse stringendo una pallina in mano e la aprì di scatto quando alzò il braccio sopra la testa. La sabbia si innalzò e i vari granelli si infilarono nelle piccole fenditure della roccia, riparandole.
Nemeria contò dieci passi tra di loro. Impugnando la shamshir con una sola mano, convogliò il potere sul palmo di quella libera. La prima palla di fuoco attraversò l'aria come una freccia. Zahra la schivò, issò un muro di fortuna per difendersi da quella successiva e macerò il resto della distanza. Nemeria sussultò e si mise sulla difensiva. La dominatrice la incalzò con una serie di colpi concatenati, montanti e dritti che si trasformavano in finte e affondi. Nemeria non poteva fare altro che indietreggiare. Schivò un gancio, abbassandosi sulle ginocchia. I sassolini rotolarono lungo il braccio di Zahra e si stratificarono sul pugno chiuso, che la colpì sotto il mento. La lingua rimbalzò contro il palato e i denti sbatterono così forte che a Nemeria parve si fossero conficcati nelle gengive. Andò a sbattere contro un muro che non ricordava ci fosse. Sputò il sangue sull'armatura e, a fatica, con l'ombra di Zahra negli occhi, si rimise in piedi. Zahra ghignava come se la vittoria fosse già sua.
Il fuoco brucia la terra.
- Ho sempre detto ad Abayomi che non eri un granché. - Zahra sospirò con lo stesso fare teatrale del suo capo e batté due volte le mani.
Il muro alle spalle di Nemeria crollò in un mucchietto di sabbia.
- Non prendertela. In fin dei conti, il pubblico si sta divertendo. -
- Parli un po' troppo per essere così sicura di vincere. -
- Mi prendo il mio tempo per godermi la gloria che mi è dovuta. - si spolverò il collo dai frammenti di roccia e ghignò, - No capisco perché la tua cagna Tian si ostini a tenerti con sé: la tua debolezza è ripugnante. -
Nemeria sputò un grumo di saliva venato di sangue. Descrisse un arco con la shamshir e si rimise in posizione, prima di cominciare a girarle attorno. Si mosse con cautela, alternando lo sguardo tra la dominatrice e il terreno.
- Immagino che questo te lo abbia insegnato lei. - ringhiò a denti stretti, - Non ti servirà. -
Nemeria accelerò e cambiò mano dove teneva la shamshir. La sinistra era più debole della destra, ma questo lo sapevano solo lei e Roshanai.
Zahra caricò. Pugno corto, diretto, gancio opposto. Issò una parete di sabbia dietro di lei per metterla con le spalle al muro, ma Nemeria scivolò via, allungando la gamba di lato e levandosi dalla traiettoria dei suoi pugni.
Fammi uscire.
Nemeria contrasse la mascella e tenne la shamshir solo con una mano. Il potere di Agni pulsava da sotto la cicatrice e la pelle arrossata era la membrana del suo cuore pulsante. Si ritrasse, schivando un pugno al volto. Simulò un colpo da destra, ma all'ultimo le afferrò la spalla e strinse. Le dita arroventate lacerarono la stoffa, sciolsero la pietra, sprofondando fino a toccare la pelle nuda. Zahra le diede uno spintone che la mandò a terra e con uno scatto fulmineo si distanziò da lei. Era la prima volta in tutto il combattimento che si allontanava. Quando si tastò la spalla e sollevò le dita imbrattate di pelle bruciata, Nemeria vide una luce tremolante in fondo al suo sguardo, la stessa che aveva gelato le sue fiamme per tanto tempo.
- Sei morta. - ringhiò.
L'occhio nero si rivoltò nel cranio. Quando si riallineò sulla stessa linea visiva di quello normale, pure la sclera era diventata nera, con i capillari in rilievo diramati come radici giovani fin dentro la pupilla. Nemeria passò le dita sulla lama. Le fiamme si affievolirono in un basso strato crepitante.
Si impose la calma e il potere si ridimensionò nell'alveo di un torrente. Scorse dalle dita all'impugnatura e poi all'elsa in un flusso veloce ma controllato, ruscellando al di sotto della superficie. Le contaminazioni d'oricalco ne rallentavano la propagazione, ma non erano che piccoli scogli.
L'armatura di roccia di Zahra si spaccò sulla fronte e la crepa si allungò fino allo zigomo sinistro. Zahra urlò e si gettò alla carica. A ogni suo passo, nella terra si ripercuoteva un fremito, come il preludio di un terremoto. Nemeria attese. Al momento opportuno, saltò al di là del muro di sabbia che si stava alzando dietro di lei, scattò di lato, poi in avanti. Cambiò mano all'ultimo e con la shamshir descrisse un tondo da sinistra. Zahra sollevò il braccio per parare. La shamshir tintinnò contro uno spuntone, così Nemeria ritrasse la spada e affondò nella roccia con l'altra mano, ora avvolta dal fuoco. Le fiamme lambirono la tunica di Zahra e si fecero largo nell'armatura. La dominatrice si abbandonò ad un grido di dolore. Quando tentò di sferrarle l'ennesimo pugno, Nemeria balzò indietro a zigzag. Quindi piegò il ginocchio e distese la gamba, dandosi di nuovo slancio. La ingaggiò con un fendente e contrattaccò a ogni suo tentativo di tenerla vicina protendendo la mano infuocata. E, ogni volta che Zahra si allontanava, tornava a pressarla. La costrinse alle regole del suo gioco, così come prima lei era stata alle sue. E più andava avanti, più la lama della shamshir diventava calda, abbastanza per arrivare non solo a scalfire, ma anche ad affondare nella roccia stessa. Il potere fluiva dentro alla lama, la riempiva dall'interno rendendola letale.
Nemeria passò la spada dalla sinistra alla destra e attaccò. Colpì in diagonale dal basso verso l'alto, si ritrasse, finse un montante e caricò con tutta la forza dello slancio del braccio. Zahra indietreggiò e intercettò l'affondo della sua mano. Snudò un sorriso ferale, un crepaccio aperto su una bocca di denti aguzzi.
- Ti ho presa. -
Nemeria trattenne il fiato e gli occhi si sgranarono. Un attimo più tardi, il dolore eruppe come un tornando. Il suo urlo soverchiò la risata di Zahra e morì in un gemito soffocato quando la colpì allo stomaco, scaraventandola contro la parete dell'arena. Quando ricadde a terra, Nemeria non riusciva a vedere o sentire nulla. L'unica percezione rimasta era la consistenza granulosa della sabbia rovente contro la guancia e l'impugnatura della shamshir, più calda della luce del sole che le feriva la mano.
Alzati e combatti.
I pensieri dell'elementale si sovrapponevano ai suoi, intrecciandosi sulla linea di confine della sua coscienza. Nemeria fece perno sul gomito, si mise a carponi e rimase così, con il respiro che baciava la sabbia a ogni suo ansito.
Devi vincere, Cuore di fuoco.
Più voci, lontane mille miglia, chiamavano il suo nome. Sul fondo degli occhi chiusi, Agni ballava a piedi nudi nel cerchio di pietre e i sistri che impugnava tra le mani scandivano flebili intonazioni.
Nemeria strinse la shamshir e si rimise in piedi. Si guardò il braccio e lo vide già solcato da un motivo di rivoli rossi, tra cui biancheggiavano le schegge delle ossa rotte. Il dolore serpeggiava silenzioso tra i lembi slabbrati della carne esposta, stillando a terra in gocce pesanti. L'odore ferroso del sangue era così intenso da farle girare la testa. Nella cortina di fumo che pervadeva il suo sguardo, l'unico soggetto a fuoco era Zahra.
Vai.
Corse verso di lei, schivò la barriera di spuntoni che la dominatrice interpose tra di loro e le fu subito addosso. Menò un fendente che le aprì in due il guanto di roccia e la lama arroventata azzannò la carne. I colpi successivi andarono a vuoto, ma non si arrese. Disegnò una diagonale dalla spalla al fianco. La lama penetrò l'armatura come se non ci fosse stata. Zahra sibilò furiosa e si voltò, sferrando un pugno alla cieca. Nemeria si scansò e, quando vide che si era scoperta, colpì ancora. La shamshir sciolse la roccia, morse la pelle e la strappò, portandosela via in un arco di sangue e sassi semi fusi. Nemeria scattò lontano per evitare gli spuntoni e contemplò, stralunata, i tagli anneriti sotto la corazza spaccata. Fumavano, come se al di sotto ci fosse una sorgente d'acqua sotterranea.
- Ti ammazzo! -
Il suo urlo non le fece paura. Si lanciò su di lei prima che Zahra potesse fare altrettanto. Fece una finta e la dominatrice si lasciò ingannare. Il montante affondò, ma Nemeria era già alle sue spalle. Fletté le gambe e la colpì dietro il ginocchio. La punta arroventata della lama lacerò muscoli e tendini. Zahra cadde sotto il suo stesso peso e Nemeria le trafisse la spalla da parte a parte. Senza concederle tregua, colpì la tempia con il pomello della spada, lì dove il viso non era protetto dalla pietra. La dominatrice crollò distesa nella sabbia. Il solo segno che fosse ancora viva era rappresentato dalla sabbia che il suo respiro spostava.
Nemeria rimase a osservarla dall'alto, lo sguardo fisso nell'occhio indipendente, che continuava a schizzare a destra e a sinistra.
Uccidila.
Si riempì i polmoni di tutta l'aria che potevano contenere e strinse la shamshir.
- Non... puoi... uccidermi. - Zahra rantolò e inclinò la testa per guardarla meglio, - Non puoi... il pubblico chiede la grazia per me. -
Nemeria trattenne a stento un ghigno nel percepire la paura nella sua voce. Si sentiva inebriata dal timore che la irrigidiva.
Uccidila.
Le guardie entrarono nell'arena e la circondarono, scudo e lance alzate. Nemeria le ignorò. Zahra chiuse gli occhi e affondò il viso, ormai totalmente scoperto, nella sabbia.
Nemeria piantò la shamshir a terra a un pollice dal suo naso. La lama, dove il sangue era colato, presentava delle strie nere e grumose.
- Non ti mettere mai più sulla mia strada. - le sibilò, in modo che fosse l'unica a udirla.
La bolla che la circondava scoppiò e Nemeria venne investita dagli applausi del pubblico. Tutti si erano alzati, anche chi prima aveva fatto il tifo per Zahra. Tutta la loro eccitazione la sommerse e si rovesciò su di lei come un'onda anomala.
- Nemeria! Nemeria! Nemeria! -
- Brava! -
- Sei la migliore! -
Mentre le guardie la scortavano fuori dall'arena, quelle parole le colmarono il petto. E anche se tremava – per il dolore, per la fatica, per lo shock – in quel momento Nemeria si sentì invincibile.

Angolo Autrice:

Niente, spawno solo per dirvi che questo è il penultimo capitolo e che spero di far uscire il prossimo, ovvero l'ultimo, prima della prima metà di giugno. Non vi assicuro nulla, but sappiate che mentre sto scrivendo, mi tremano le mani. Sono così emozionata che nemmeno potete immaginarlo. E nulla, scusate se vi ho rotto le scatole, ma... avevo bisogno di comunicare a qualcuno che anche questa storia sta per finire XD
Hime

-->
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Himenoshirotsuki