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Autore: queenjane    27/05/2018    3 recensioni
Era stato l'erede di un impero, suo padre una divinità. Avrebbe dovuto regnare su circa un sesto del mondo, l'abdicazione di suo padre lo ridusse in prigionia, lui e i suoi, madre e sorelle e amici. Era Aleksey Nicolaevic Romanov, un eroe. Un omaggio, Il diario di Alessio, quaderni e annotazioni. Go my Hero! Always and for always.Dal testo " Once upon a time, an Empress gave birth to a little prince, he was delicate, with sapphire eyes, a precious little one. His name’s Aleksey.. "
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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E dopo che gli zar e sua sorella Marie se ne erano andati, Alessio pianse disperatamente nella sua stanza, la testa verso la parete, come le sue sorelle rimaste con lui, era allo stremo. L’aria portava il rumore delle ruote delle slitte che si allontanavano. Olga si stese accanto a lui, prima le tirò un pugno sul braccio, non fece una piega, e lo abbracciò. E   lo tenne stretto per ore, inventando un futuro per tutti,anche se pareva impossibile, lo amava, come aveva amato Catherine Fuentes, la sua fragile e agguerrita principessa, cresciuta nelle macerie, erede di un passato in frantumi, che confondeva i fatti con le promesse, l’amore con l’infatuazione, il suo soffio vitale era quello delle stelle.
… Olga io  ti ho adorato, quando me ne sono andata,  nel settembre 1914, novella vedova, mio marito ammazzato per una vigliaccata, io reduce da un aborto, pensavo che tutto quello che toccavo diventasse rovina e feccia e disonore.  Soffrivo e ..  me ne sono andata, inventandone una e mille, quando sono tornata ..  ci siamo perdonate a vicenda, ma Alessio.. soprattutto ci ha fatto riconciliare lui.  Quando eravamo a Mogilev, al Quartiere Generale e stavamo tanto insieme, era un privilegio, mi ha fatto crescere, migliorare e diventare adulta. Il mio piccolo principe, il mio combattente, viziato e capriccioso, che ci spiazzava con le sue verità.  Variava nelle sue forme come le foglie in autunno, oro e rame e ocra con punte di miele.  Il mio miracolo.  L’ho viziato quando era piccolo, ero sempre presente, mi ha insegnato lui a non mollare, amava la vita e le sue meraviglie, mi ricordava quanto poco bastasse a essere felici. Ripeto, quando eravamo insieme mi sentivo forte, senza se e senza ma .. Lui in apparenza era fragile, per la sua  malattia maledetta, che un movimento brusco poteva farlo morire, e aveva il coraggio di un leone, come il suo segno natale, che era nato sotto le stelle del leone. A non mollare mai, ripeto e ribadisco, a spiazzarci con la sua dolcezza e i suoi capricci. Era un fighter, un eroe, un miracolo.

 
Quella prima sera, mentre vegliava suo fratello, Olga prese un quaderno e iniziò a scrivere, una sorta di lettera, una sfida, per non dimenticare, mai.
 Una sorta di lettera a Catherine.
Per non scordare, mai, il suo lato della storia.
Come Catherine aveva scritto ad Andres, quando era in galera, sua sola colpa apparente averla sposata, i suoi trascorsi da abile agente della polizia segreta mai pervenuti, come quelli di Catherine.
Catherine..
 
Il viaggio del ci-devant zar, sua moglie e sua figlia fu atroce, logorante, dalle slitte li portarono si un treno, quando Yakovlev lasciò lo zar e i suoi a Ekaterimburg,  negli Urali, ebbe la seguente ricevuta, come se avesse consegnato della merce. “1. L’ex zar, Nicola Aleksandrovic Romanov
2. L’ex zarina, Alessandra Feoddorovna Romaova.
2. L’ex granduchessa Maria Nicolaevna Romanova.
Tutti da tenere in consegna nella città di Ekaterinburg
In auto, dalla stazione li portarono alla casa di un tale Ipatiev, un mercante”Cittadino Romanov, potete entrare” fu l’annuncio per la nuova dimora.
 
A Olga vennero i brividi, tre secoli prima il primo zar della dinastia Romanov, Michele, aveva avuto l’annuncio della sua ascesa al trono al monastero Ipatiev, stava poco bene di salute come   Alessio.. No. ALFA  E OMEGA, fine e principio.. Lui aveva iniziato, loro avrebbero finito?
La casa a Ekaterimburg ove vennero alloggiati i Romanov apparteneva a un mercante, tale Ipatiev, appunto, a cui era sta requisita per “ragioni di stato” dai bolscevichi, che, presone possesso, imbiancarono tutte le finestre e eressero una palizzata in legno tutto intorno alla proprietà. Il locale Soviet la ribattezzò “casa a destinazione speciale”.

Dai quaderni di Olga Romanov a Catherine Fuentes. “ .. la mancanza di notizie era dura, come le preoccupazioni, tranne che fisicamente Alessio stava un poco meglio, il primo maggio Tata lo convinse ad alzarsi, lo rivestì lei, per poi posarlo sulla sedia a rotelle, il marinaio Nagorny lo spinse sul terrazzo. “Non ne posso più” “Ti fa male qualcosa? La gamba..” “Non ne posso più..” rilessi il tuo biglietto, che lo aspettavi, intanto ero preoccupata, tra le tante, il tempo del tuo secondo parto ormai doveva essere terminato, scaduto. Come stavi? Eri sopravissuta a quello sconquasso fisico? Io propendevo per un altro maschietto.. Mancavano lettere e notizie, pensavamo che i miei genitori e Marie fossero a Mosca, invece il colonnello K. ricevette un telegramma che erano stati mandati a Ekaterimburg. Che era successo? Una Pasqua triste, mi sentivo affondare, come in una palude, nessuna notizia, dai miei e da te, niente di specifico. Casa Ipatiev, ripeto, tre secoli prima il primo zar Romanov, Michele, aveva avuto l’annuncio della sua ascesa al trono al monastero Ipatiev, stava poco bene di salute come   Alessio.. No. ALFA  E OMEGA, fine e principio..  ”
Non poteva finire, la nostra storia. 
Da una lettera cumulativa di Olga Romanov a suo padre, dalla Siberia agli Urali, quell’anno la Pasqua ortodossa cadeva il 5 maggio” .. da un telegramma abbiamo saputo che tutto è a posto. O Dio, come state? È terribile non essere insieme, non sapere nulla, dato che non sempre ci raccontano la verità (..) Dio sia con te, Papa (..) O.  continuo la lettera, Cristo è risorto. Vorremo sapere come avete celebrato la Pasqua, Mamma cara quando saremo finalmente insiemeDio vi protegga. La messa di mezzanotte e il servizio successivo sono stati fatto bene, era tutto bello e intimo (..) Il Piccolo (Alessio) ha dormito e non ha partecipato alla cena di Pasqua, neanche si è accorto che lo abbiamo portato nella sua stanza..Oggi abbiamo distribuito le uova(..) Sentiamo le campane.. Il tempo è brutto” 

Tolbosk, 7 maggio 1918 sei di pomeriggio, scrisse Anastasia, rispondendo a una lettera di sua sorella Maria da Ekaterimburg , dopo le formule di saluto e gli auguri di Pasqua “.. Alessio è davvero dolce, mangiamo a turno con lui, glielo ricordiamo, anche se alcuni giorni non ve ne è bisogno ..(..) Mi sto abbronzando, più di Olga e Tata, resto sempre un elefante nelle dimensioni.. (.) I pensieri sono con voi, mi mancate…a me e come tutti(.. ) Un  bacio A. [nastasia]”
Le condizioni a casa Ipatiev erano barbare, manco funzionava l’acqua corrente, lavare i capelli e la biancheria una epica impresa, pensava Marie, che dormiva per terra, cercando di ignorare  le battute e le mani delle guardie. La zarina era la Nemka bliad, la puttana tedesca, suo padre, “Nicola il sanguinario” che beveva il sangue dei sudditi e godeva della  guerra. Ma il sole sorgeva, gli uccelli cantavano all’alba, non tutto andava per forza male, ripetendo quello che diceva Alessio, quando stava male e trovava sempre una consolazione.

Olga, leggendo le frammentarie notizie Yekaterinburg che dicevano che stavano bene, senza poco aggiungere, era di una calma dolcezza, leggere tra le righe era una pura agonia, una prigione, cercava di non tracimare.

Una missiva della zarina madre, Marie, raggiunse Tolbosk, scritta verso la fine di aprile. Augurava buona Pasqua, dava notizie su Xenia e Olga, le sue figlie, chiedeva di loro e .. “..il 23 aprile è nato il secondo figlio dei principi  Fuentes, Leon, è stato battezzato secondo il rito cattolico il 25 aprile. Un bambino splendido, di quattro chili e mezzo, con i capelli scuri e gli occhi verdi. Catherine sta bene, ancora qualche giorno e partiranno per la Spagna” senza ulteriori commenti o altro.
L’ho chiamato Leon, come primo appellativo, che era un suggerimento di Aleksey, in suo onore.
Il commissario Rodiov, assieme alle imprescindibili guardie rosse, sopraggiunse da Ekaterimburg a Tolbosk, per accompagnarci alla nuova destinazione, rifletteva Tatiana. E intanto giocava a carte con Alessio e Anastasia, lui sbuffava che era annoiato, cercava di essere brillante e il suo sorriso faceva male al cuore.
“Pensavo ..” Erano a pranzo, il menu erano cotolette stoppose con patate dure“Cosa?”
“Il digiuno del venerdì” 
“Ora è salutare patire la fame?”
“Forse..per chi pesca sì. Se al venerdì tutti mangiassero pesce, le famiglie dei pescatori sarebbero a posto per tutti i giorni della settimana..”
“Giusto” Alessio lanciò uno sguardo birichino, spostò la carne “Oggi è venerdì” Inutile dire che bambini e malati erano dispensati dal digiuno, lui rientrava in entrambe le categorie e non gli piaceva.
“Per saltare i pasti sei peggio di Cat” lo redarguì poi Olga, tralasciando che se era polemico si sentiva un filino meglio “Anche no, lei e' imbattibile, almeno prima che avesse i bambini, allora mangiava SEMPRE”
“Cerca di dormire, dai, fatti abbracciare”
E la sua fragile bellezza, il suo sorriso la commossero fin nelle ossa, come Catherine quando era in sospeso, prima di combinare una delle sue epiche scemenze, famelica, assetata di vita.
Due bucaneve, fragili e delicati, vai a sapere chi guardava l’altro.
   
 
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