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Autore: NPC_Stories    29/05/2018    2 recensioni
Seguito di Lezioni di sopravvivenza - Primo Livello, L'alba del Solstizio d'Inverno e Cursed with Awesome.
Dee Dee continua il suo percorso di crescita scendendo sempre più nelle viscere del dungeon, ma qui l'aspettano sfide ancora peggiori. Il suo compagno di viaggio drow è più dannoso che utile, anche se a volte le due cose coincidono.
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Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito i personaggi principali sono tutti originali, ma potrebbero comparire a spot alcuni personaggi famosi dei Forgotten Realms
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1364 DR: Scendere è una strada in salita (Parte 2)

Daren fermó i suoi passi prima di svoltare l'angolo, afferrò Dee Dee per un braccio e la tirò più vicina a sé, per poterle parlare sussurrando. “Vorrei che tu non mi seguissi in quello che voglio fare. Anzi, vorrei che tu memorizzassi dove sto andando e d’ora in avanti evitassi questa zona.”
La dhampir rimase esterrefatta davanti a questa richiesta, non solo perché era assurdo pretendere che lei memorizzasse un luogo preciso nel contesto di un dungeon che non conosceva affatto, ma anche perché ormai non capitava più che il drow la lasciasse nelle retrovie. Una cacofonia di pensieri frenetici le affolló la mente, ciascuna idea che non riusciva a farsi strada del tutto prima di essere soppiantata da un'altra. Perché tutto a un tratto parla come se d’ora in avanti dovessi andare in giro senza di lui? Ha deciso di scaricarmi? E cosa può esserci più avanti? Deve fare qualcosa di segreto? L’idea la fece infuriare, ma poi le venne in mente un’ipotesi ancora più oscura. Oppure… oppure ci sono nemici al di sopra delle mie possibilità? Alla luce di questa teoria era abbastanza inquietante che lui le avesse parlato come se le loro strade stessero per dividersi. Il drow aveva combattuto un demone, mentito in faccia a un illithid, e prima ancora aveva sgominato i cultisti di Cyric, quindi cosa poteva esserci qui di così pericoloso da spingerlo ad agire con tanta cautela?
“Fe ti diceffi di no?” Mormorò con voce piatta. Non voleva che la sua sembrasse una sfida, ma aveva bisogno di tastare il terreno.
“Una volta ti ho detto che è giusto aiutare un alleato, perché un'alleanza è un rapporto di mutuo vantaggio. Ma per la stessa ragione non ha senso aiutare un alleato a scapito della tua vita.”
“Ma tu non fei un alleato. Fei un amico.” Ribatté, cercando di mettere enfasi nel suo tono pur mantenendo la voce ad un sussurro.
Il drow le rivolse un’occhiata dura.
“Una volta ti ho detto anche che non siamo amici. Cosa ti fa pensare che sia cambiato qualcosa da allora?”
Dee Dee rimase spiazzata e per un momento restò senza parole.
“Ma… fono paffati mefi da allora. Ora ci conofhiamo meglio e…” ...e pensavo che tu tenessi a me come io tengo a te. Concluse, ma solo nella sua mente.
“È così.” Confermò il guerriero, e Dee Dee si chiese se non le avesse letto nella mente. Poi capì che stava solo rispondendo alla sua affermazione. “Ma l'amicizia si sviluppa solo se due persone sono su un piano di parità, e nonostante i tuoi ammirevoli passi avanti, rimani una ragazzina di vent'anni.”
Se la situazione fosse stata più rilassata, Dee Dee gli avrebbe dato una pacca sul braccio e gli avrebbe risposto diciannove, ma in quel momento la dhampir si sentiva il morale sotto le scarpe. Era convinta di aver fatto più progressi di così, come guerriera e come persona. Invece era ancora giudicata in base alla sua età.
“Ma soprattutto, nonostante tutti gli orrori che hai visto in vita tua, non sono certo che tu sappia già far fronte alla crudeltà degli esseri umani.” Concluse l'elfo scuro. “Un ogre, un coboldo, o persino un vampiro sono facili da affrontare… per il tuo cuore, se non per il tuo braccio. Ma un essere umano?”
“Dimentichi i cultifti di Fyric.” Protestò lei con amarezza, ricordando i malvagi preti del dio dei ladri e degli assassini. Dopotutto l'avevano catturata e quasi sacrificata quando aveva messo piede nell’Undermountain la prima volta, non era una cosa semplice da dimenticare, o da perdonare.
“Hai dovuto muovere le armi contro di loro?”
“Beh… no.” Ammise lei. “Ma fo che potrei. Non mi afpetto che gli umani fiano buoni.”
Daren avrebbe voluto dire altro per dissuaderla, spiegarle che anche fra i più vili servitori delle divinità immonde esistevano realtà più ignominiose di altre, che i cultisti di Cyric quantomeno l'avrebbero uccisa in fretta e invece ora, mentre loro parlavano, una creatura senziente veniva torturata… ma, proprio per quel motivo, non ne aveva il tempo.
“Allora seguimi se proprio devi, ma cerca di restare nascosta e non agire a meno che tu non abbia la certezza di vincere. Finché non ti giudicherò adulta, tutto quello che ti succede è una mia responsabilità.” Le ricordó il guerriero, ricominciando a camminare in silenzio verso la sua meta.
“Non te l'ho chiefto!” Sibiló Dee Dee, profondamente irritata. “È un ricatto morale.”
“Me ne sbatto.” Fu il sussurro che ricevette in risposta. “Volevi un rapporto più personale? Accetta il fatto che non mi piace portati in mezzo a pericoli che io stesso non sono certo di saper gestire. Non mi piace rischiare la tua vita.”
Dee Dee rimase senza parole, per la seconda volta in pochi minuti, e guardò per un momento la schiena del drow che si stava allontanando. Poi prese la sua decisione e affrettò il passo per raggiungerlo.
“Refteró nelle retrovie a guardarti le fpalle.” Gli concesse. “Cercherò di non mettermi nei guai.”
In tutta onestà, sapeva di non poter promettere di più.

Il grosso stanzone non aveva una porta, ma solo un’apertura ad arco acuto decorata con pregevoli fregi, un vezzo insolito per essere l’opera di antichi nani. Un tempo doveva essere stata una stanza di una certa importanza. L’ingresso però era privo di simboli sacri o di qualsiasi indicazione che quello potesse essere un luogo di culto, e dall’interno non si sentivano particolari canti od orazioni. Daren fece cenno a Dee Dee di rimanere ferma in corridoio, nascosta dietro al muro, e si sporse con cautela per guardare oltre la soglia: c’era una grande camera che si apriva davanti a lui, fiocamente illuminata da alcune torce, ed era vuota ad eccezione di tre strani occupanti. Lo sguardo del drow venne immediatamente calamitato dalla creatura che se ne stava eretta in centro alla stanza, una specie di obelisco vivente che pareva fatto di oscurità e che era alto quasi tre volte l’elfo scuro. O almeno, Daren era quasi certo che quella cosa fosse vivente, perché la sua oscurità guizzava come fuoco e lo strano obelisco oscillava e si spostava leggermente come in cerca di qualcosa. Se anche non era vivo, probabilmente era senziente. Un guardiano di qualche tipo? Per questo non stava attaccando i due umani che facevano la guardia all’altra porta della stanza?
Daren all’inizio li aveva guardati solo di sfuggita, ma ora si concentrò meglio su di loro, perché forse erano loro a controllare la colonna di oscurità. Nessuno dei due sembrava un mago, ma non si poteva mai sapere.
Va bene, non sono qui per cincischiare, ricordò a sé stesso, pensando all’uomo nel calderone. Non era in vista, quindi doveva trovarsi nella stanza che le due guardie umane difendevano.
Si ritrasse di nuovo nel corridoio, decidendo rapidamente un piano.
“Dee Dee, ci sono due uomini di guardia contro la parete di destra ed un mostro in centro alla stanza. C’è la possibilità che una delle guardie controlli il mostro, quindi mentre io lo tengo impegnato, pensi che potresti provare a sbarazzarti di loro?”
Dee Dee deglutì a vuoto, ma ora che si era giunti al momento cruciale non voleva tirarsi indietro.
“Devo… ucciderli?”
Daren corrugò la fronte, perché aveva temuto che lei mostrasse reticenza.
“Non ti sto dicendo di assassinarli, ma non puoi permetterti remore morali in combattimento.” Le spiegò rapidamente il guerriero. “Se esiterai, loro ne approfitteranno. Non pensare nemmeno per un momento che ti lascerebbero in vita. Colpisci come se dovessi uccidere, e se invece riuscirai a farli svenire o a incapacitarli, allora potrai considerare di mostrare pietà… ma mai mentre stai combattendo, mi hai capito bene?”
Dee Dee annuì, intimorita dal tono dell’elfo scuro. Sembrava che fosse arrabbiato con lei, per i suoi limiti etici. Eppure non era stupida, non avrebbe mai abbassato la guardia durante uno scontro e non c’era bisogno che lui lo rimarcasse.
In realtà Daren era solo preoccupato di non averla addestrata a sufficienza per una prova del genere, ma non poteva dirglielo per non abbattere la sua sicurezza in sé stessa. La prudenza serviva in combattimento, ma serviva anche una certa dose di spavalderia, e bilanciare le due cose era sempre difficile.
“Vai.” Soffiò, indicandole la soglia. “Dirigiti verso destra, ci sono delle statue che potrebbero offrirti copertura. Cerca di essere silenziosa e invisibile, per quanto puoi.”

E lei ci provò. A onor del vero, ci provò con grande impegno. Purtroppo la creatura in centro alla stanza non si basava sui cinque sensi, la sua percezione era di natura magica, ed era in grado di identificare subito un eventuale intruso. L’obelisco di oscurità percepì la presenza di Dee Dee e cominciò a muoversi lentamente in quella direzione. Questa mossa inaspettata attirò l’attenzione delle due guardie; Dee Dee era nascosta dietro una statua, ma uno dei due umani la vide comunque.
La giovane dhampir avrebbe potuto vederlo fare un cenno all’altra guardia, ma non ci stava facendo caso. La mostruosità si stava muovendo verso di lei, come se l’avesse puntata come preda, e questo aveva calamitato tutta la sua attenzione. Quella terrificante colonna di oscurità si muoveva lenta e inesorabile come la morte, e Dee Dee era paralizzata da una paura viscerale, che la faceva sentire come quand’era bambina: impotente e intrappolata in una realtà da incubo. La sensazione era così simile da darle la nausea nonostante il panico. Avrebbe voluto scappare, ma non riusciva a muovere un passo.
Poi l’elfo scuro fu accanto a lei, con la spada sguainata, e lei si ricordò che questa volta non era sola. La presenza del compagno d’armi riuscì a rincuorarla un po’, abbastanza perché avesse la prontezza di sfoderare spada e pugnale.
“Lascia il mostro a me, tieni lontani i guerrieri. Ormai siamo stati visti.” Il drow le impartì queste rapide istruzioni prima di muoversi avanti di qualche passo andando incontro alla cosa.
Dee Dee non era felice di lasciarlo da solo ad affrontare quella mostruosità, non credeva neanche che delle semplici spade potessero ferire una creatura fatta di ombra, ma allo stesso tempo era sollevata di non doverla affrontare lei. Doveva fidarsi delle capacità di Daren e doveva fare la sua parte, tenendo le guardie lontane da lui come lui stava tenendo il mostro lontano da lei.
La colonna di oscurità si schiantò contro l’elfo scuro, cercando di travolgerlo. L’agile guerriero usò la spada bastarda per “parare” in certa misura quell’attacco, usando il mostro come perno per spostarsi di lato. La sola vicinanza di quella creatura immonda gli scatenò brividi di disgusto e di inquietudine, ma quell’essere non era riuscito a colpirlo con la sua piena forza. Daren aveva un po’ di familiarità con le creature magiche impregnate di malvagità e sapeva che anche solo il loro tocco poteva essere nocivo, al di là della pura forza fisica con cui l’obelisco oscuro aveva cercato di schiacciarlo.
Almeno aveva appreso che il nemico era corporeo, non era intangibile come un fantasma o un’ombra. Guardandolo da vicino, si accorse che l’oscurità di cui era composto si muoveva come una fiamma; al tocco della sua spada, però, aveva sentito una consistenza più simile a una gelatina elastica.
Che cosa diavolo sei? Si domandò l’elfo scuro, alzando la spada per colpire. Di certo quella cosa poteva essere letale e terrificante, ma era anche un bersaglio bello grosso.
Dee Dee stava aggirando la colonna di oscurità, cercando con lo sguardo i due soldati umani, ma venne distratta da strane visioni al limitare del suo campo visivo. Le parve di vedere come delle ombre, mostruose, eppure poco consistenti. Pensando di essere sotto attacco, si guardò intorno freneticamente… non poteva sapere che quello era solo un effetto collaterale della vicinanza della Blasfemia Vivente, che nell’area adiacente al suo corpo di oscurità restituiva immagini distorte e corrotte dell’ambiente circostante. Le ombre che Dee Dee credeva di aver visto in realtà non esistevano, non erano nemmeno illusioni generate consapevolmente, solo echi di un possibile futuro di morte.
Purtroppo, questo fu sufficiente a distrarla, e non si accorse che uno dei due guerrieri aveva aggirato il mostro e stava venendo verso di lei. Nel suo girarsi per guardarsi intorno, alla fine l’elfa tornò a rivolgersi anche dalla parte giusta; si accorse all’ultimo momento che uno dei guerrieri stava facendo l’ultimo scatto per arrivare a lei e trafiggerla con una spada lunga.
Alzò la spada ed il pugnale per parare, ma era troppo tardi. L’arma del nemico venne solo parzialmente deviata dal pugnale e anziché colpirla alla testa le scivolò verso un braccio, aprendo un taglio doloroso dal polso al gomito e tagliando via un pezzo della sua armatura di cuoio e quel che c’era sotto. Per fortuna la spada non era arrivata all’osso e Dee Dee riuscì a non far cadere il pugnale. La sua resistenza sovrannaturale di dhampir presto avrebbe cominciato a guarire quella ferita, doveva solo sopravvivere fino ad allora, e soprattutto non far cadere le armi.
Un quadrello che sembrava uscito dal nulla le passò ad un soffio dal viso, bucandole un orecchio mentre continuava la sua corsa verso la parete. L’altra guardia si stava tenendo a distanza per bersagliarla con una balestra. L’uomo imprecò per aver sbagliato mira e lasciò cadere la balestra, mettendo mano alla spada. Dee Dee si sforzò di ignorare il dolore anche stavolta, ma quando provò a colpire il nemico che aveva davanti, sia la spada che il pugnale vennero facilmente deviati. Non ci stava mettendo abbastanza impegno, nonostante la sua forza di volontà il braccio ferito stava tremando e la presa sul pugnale non era molto salda.

Nel frattempo, Daren riuscì a colpire il mostro quattro volte in rapida successione, mirando alla cieca sul suo corpo privo di anatomia. La spada bastarda penetrò nella Blasfemia Vivente con una certa facilità, ma questo non significava nulla. Daren però avvertì la sua arma vibrare d’odio, e sentì che stava scatenando alcuni dei poteri di cui era imbevuta. La spada era sacra, e l’elfo scuro si aspettava che il suo taglio fosse come veleno per quel mostro, ma il riflesso rossastro della lama gli rivelò che c’era anche un altro potere all’opera: Gonorrea era stata incantata per distruggere le melme e ora stava attingendo a quel potere, quindi la creatura era una melma. Questo spiegava la strana consistenza gelatinosa.
La creatura accusò i colpi, i filamenti di oscurità di cui era composta vibrarono in modo frenetico, forse per il dolore o la rabbia, ma non si ritrasse e non urlò; forse non aveva voce, o forse la magia dell’arma non era sufficiente a ferire quell’abominio.
Poi Daren si accorse che la colonna di oscurità sembrava essere diventata meno compatta, come se si stesse sfilacciando facendosi trasparente, e pochi istanti dopo scomparve disperdendosi in uno sbuffo di nebbia nera.

Il drow non abbassò la guardia, pensando che il mostro stesse ricorrendo ai suoi poteri per diventare invisibile. Fece appello alla sua vista magica per individuare tracce dell’aura malvagia della Blasfemia Vivente, ma oltre a una prevedibile e soffocante aura residua, non c’era traccia che la fonte di quell’aura fosse ancora nella stanza.
Si sarà teletrasportato, senza sapere che nell’Undermountain i teletrasporti agiscono in modo casuale? Oppure… possibile che sia stato davvero distrutto con così poco?
Si guardò intorno freneticamente, e grazie al potere magico che gli permetteva di individuare la malvagità, si accorse che i due guerrieri stavano ora ingaggiando Dee Dee. Anche loro erano malvagi, e la loro aura era più forte di quanto si aspettasse.
Non sono normali guardie! Realizzò, e fu come ricevere una secchiata d’acqua fredda nella schiena. Sono potenti… quasi quanto il mostro. Era un diversivo? Una mossa tesa a farli sottovalutare da un possibile invasore?
Poi Dee Dee parò un altro fendente alto del nemico, ma la violenza del colpo le fece cadere di mano il pugnale e la ragazza si lasciò sfuggire un urletto di sorpresa. Vedendo che la sua alleata era in difficoltà, Daren decise che la strategia dei due guerrieri non aveva più importanza. Il tempo della riflessione era finito, ora avrebbe dovuto improvvisare.

Daren aggirò la guardia che stava combattendo contro Dee Dee, portandosi alle sue spalle. Il guerriero lo vide, ma Dee Dee lo stava impegnando per bene e comunque il drow era troppo lontano perché lui potesse colpirlo con la spada. O almeno, rimase “troppo lontano” finché non arrivò esattamente dove voleva arrivare, dietro la schiena dell’umano. A quel punto abbandonò la sua messinscena di eccessiva prudenza e si lanciò in avanti, deciso a colpire il nemico in qualche punto vitale mentre lui era troppo impegnato a difendersi dagli attacchi della dhampir.
La spada di Daren affondò nella schiena del guerriero, proprio fra le costole, e il drow si concesse un sorriso di vittoria. Certamente doveva avergli trapassato il cuore… ma la schiena del guerriero si increspò come un’onda intorno alla lama, come se l’anatomia stessa del nemico si stesse riadattando intorno a quel corpo estraneo.
Non è umano. Comprese, troppo tardi.
Qualunque cosa fosse quella guardia, doveva essere immune ai colpi più mortali del drow.

Nel frattempo l’altro finto-umano aveva lasciato cadere la balestra e si era avvicinato a grandi passi. L’elfo scuro era appena riuscito a disincagliare la spada dal corpo del nemico, quando si accorse che il guerriero che prima stava vicino alla porta ormai era già alle sue spalle.
Il suo nuovo avversario lo attaccò; non con la spada, ma con due… pseudopodi informi… che aveva al posto delle mani. Ovviamente non avrebbe mai potuto armare e caricare una balestra con quelle cose, e nemmeno usare la spada che portava al fianco. Questi indizi rafforzarono la teoria di Daren: i due erano mutaforma di qualche genere. Tuttavia non erano melme, altrimenti Gonorrea avrebbe scatenato il suo potere speciale.
Daren schivò senza problemi il goffo attacco del guerriero e finse di volerlo colpire, invece si girò all’ultimo e menò un fendente obliquo, dall’alto verso il basso, conficcando la spada nel corpo della prima guardia. Dee Dee scelse quel momento per infilzare a sua volta l’addome dello stesso nemico, che venne attraversato da un brivido e finalmente ebbe la buona grazia di morire.
Vedendo il suo collega cadere a terra, e sapendo che la Blasfemia Vivente era stata distrutta, il secondo guerriero fece due rapidi calcoli e si girò per correre in direzione della camera principale del tempio. Daren non poteva lasciare che andasse a dare l’allarme, o che si riunisse alle forze dei suoi superiori, quindi sganciò la bastarda dal primo cadavere e si preparò a seguirlo.
Dee Dee fu più veloce: lasciò la spada conficcata nel ventre del nemico morto, raccolse invece il pugnale da terra e lo lanciò con grande precisione verso una gamba della guardia in fuga, colpendola al polpaccio. La ferita non era letale, e non era così precisa da recidere il tendine, ma era dolorosa e aveva distratto il guerriero quel tanto che bastava per rallentarlo. Pochi secondi dopo il drow fu su di lui e lo abbatté con tre violenti colpi di spada, senza un accenno di esitazione.

Dee Dee voleva andare a riprendersi il pugnale, ma prima si chinò per recuperare la spada. Per farlo dovette girare il cadavere sulla schiena, e solo allora notò che nella morte il corpo stava assumendo un aspetto differente: la pelle era più lucida e stava cambiando rapidamente colore fino a diventare giallognola, i tratti del viso si stavano liquefacendo, anzi, l’intero corpo si stava liquefacendo, e pochi secondi dopo tutto quello che rimaneva dell’aitante guerriero umano era una disgustosa pozza di fanghiglia.
“Ghaunadan!” Esclamò Daren con disprezzo, osservando mentre anche l’altro nemico subiva un simile processo di trasformazione post-mortem.
“Cofa?” Domandò distrattamente la dhampir, che al momento era concentrata sul recuperare la spada prima che anche l’elsa si inzaccherasse di quella sostanza schifosa. Sulle prime aveva pensato di stare assistendo a una decomposizione eccezionalmente rapida, ma forse il drow aveva un’altra spiegazione.
“Erano ghaunadan, crudeli mutaforma affini alle melme.” Spiegò. Dee Dee comprese al volo il senso della cosa, se non i dettagli, e annuì incamerando l’informazione. “Spero che non ce ne siano altri più avanti, non hanno organi interni e quindi sono immuni a molti colpi letali.” Continuò a spiegare.
Dee Dee aveva abbastanza esperienza per capire che si trattava di una bella gatta da pelare per qualcuno che aveva un addestramento da assassino.
“Più… avanti?” Chiese, titubante. “Non era tutto qui? C’è… altro, oltre al moftro di ofcurità e a due melme da guerra?”
Daren rimase un attimo spiazzato alla definizione melme da guerra, e in condizioni migliori la strana uscita della dhampir lo avrebbe anche divertito, ma non c’era tempo per riposare sugli allori.
“Temo che questa fosse la parte facile.” Confermò, scuotendo lentamente la testa. “Ti rinnovo il mio invito a restarne fuori.”
“Ti rinnovo il mio invito ad andare al diavolo.” Fu la secca risposta dell’elfa.
Daren sospirò in segno di resa, annuì, poi le fece cenno di seguirlo verso il portone che le due guardie stavano piantonando.

           

   
 
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