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Autore: Weather    06/07/2009    1 recensioni
Venezia, 1630: la peste è padrona della città e i suoi orrori dilagano. Oltre al Morbo forze oscure e subdole hanno il possesso della laguna e nel clima dell'Inquisizione la vita è davvero difficile. Margherita è una giovane nobile che deve salvare la vita al suo unico amore, colto dalla peste: per far ciò dovrà servirsi delle arti occulte e avrà a che fare con misteriose entità. Ci sono cose più temibili della morte: a volte si nascondono nel baratro infernale, altre volte nelle acque scure di una laguna di morte, altre volte dentro di noi. Lasciate pure commenti di ogni genere:D!!!
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Cara, che ti succede? Sono due giorni che non parli quasi.. sarai forse malata?

Margherita fu scossa dai suoi cupi pensieri e guardò con tenerezza il volto del suo uomo. Era salvo. Dall’assassinio della povera Lavinia aveva agito quasi meccanicamente, come se un’entità spietata le fosse entrata nel cuore: soffocando i conati era riuscita a squarciare il petto caldo della morta e ad estirparle il cuore, che aveva velocemente infagottato. I resti della serva erano finiti infondo alla laguna. Molto probabilmente sarebbero riemersi gonfi d’acqua la mattina seguente e qualche rematore avrebbe gridato d’orrore a quella vista. L’importante è che nessuno avrebbe potuto sospettare di una giovane di buona famiglia come lei, che nel frattempo avrebbe già goduto della guarigione del suo Riccardo. Niente infatti andò diversamente dai suoi piani: incenerì il cuore al caminetto e ne cosparse aiutata da un unguento dall’odore acre il corpo del malato ormai delirante, dopodiché si allontanò dalla stanza e si lasciò rapire dal rimorso. Ciò che restava della notte lo strascorse tra lacrime e singulti: ormai non poteva tornare indietro, era una sporca assassina, della peggior specie. Aveva ucciso un’innocente che per di più l’amava, esisteva un delitto più orribile?

Il mattino giunse tinto di rosso, silenzioso e spietato come la morte. La laguna sembrava infestata da presenze demoniache agli occhi della giovane: era così insopportabile che la spinse a chiudere le tende e a rifugiarsi nuovamente nella penombra. Si sarebbe mai ripresa da quella vergogna? Le lacrime le si erano seccate in viso e un forte mal di testa l’aveva colta. Decise di accertarsi delle condizioni dell’uomo per il quale si era ridotta in quello stato, e con una triste irrequietezza si avvicinò al suo capezzale. Un nuovo conato la scosse all’improvviso e nuove lacrime le rigarono le gote: Riccardo dormiva tranquillo, non sembrava più malato. Lo si capiva dal respiro regolare e dal fatto che le macchie erano scomparse: non sarebbe morto! Tuttavia dovette allontanarsi velocemente, colta dal terrore. Ancora quell’odore di mandorle amare.. sottile e quasi impercettibile certo, ma non poteva sbagliarsi. Era la magia di Desdemona, non poteva non pensare a cos’era collegato quel profumo di morte. La firma del suo patto demoniaco, della sua dannazione.

Si avvicinò al letto nuovamente: che si fosse ingannata? Che il suo subconscio le avesse voluto riservare un brutto scherzo? Non si sentiva più niente in effetti, e questo la calmò un poco. Cercando un fazzoletto in tasca sentì qualcosa di duro.. il coltello. Tornando a casa non era riuscita a liberarsene, sentiva di essergli legata in qualche modo. Il mattino era ormai giunto e lei era distrutta fisicamente e mentalmente, aveva bisogno di dormire, si, dormire, ma non con il suo uomo: se fosse tornato quell’odore? No, non l’avrebbe sopportato. Dopotutto lui era salvo ed era stata Lavinia a sacrificarsi, o Margherita non l’avrebbe mai uccisa. Questo non cambiava gli eventi, certo, perché ormai lei era un’assassina, una criminale, un essere spregevole e prima o poi ne avrebbe dovuto rendere conto a qualcuno.. ma per ora sarebbe stato tutto più semplice dimenticando il suo gesto e godendosi le gioie del presente. Avrebbe sposato Riccardo e avuto figli come una normale donna veneziana. Niente peste, niente Lavinia, niente rimorsi. Si, doveva riuscirci e ce l’avrebbe fatta. Appoggiandosi ad una sedia Margherita cadde in un sonno agitato e senza sogni, addosso ancora il suo abito color panna vistosamente macchiato di sangue secco e scuro.

Tre giorni erano passati e lei non era riuscita a dire più di due parole a Riccardo, ormai guarito. Aveva dormito più che altro, e quando non dormiva fissava l’acqua della laguna dal vetro  di quella stanza. Ora avrebbe dovuto rispondere qualcosa a Riccardo.. Non poteva continuare così! Aveva bruciato il suo vestito inutilizzabile ed indossato una semplice veste da lavoro di Lavinia che aveva trovato, si sentiva già molto meglio.

-          Va tutto bene, davvero.. E’ che ancora non riesco a credere alla tua guarigione. Sono così felice!

Margherita sorrise. Lui si era alzato per la prima volta dal suo giaciglio e le si era avvicinato.

-          Mi chiedo ancora come ci sia riuscita, ti devo la vita! Ora tutto cambierà.. non ti lascerò mai più. Vieni qui..

Cingendola per i fianchi la baciò come non faceva da così tanto tempo.. Era fatta: una vita intera davanti, nessun ostacolo. Ora non le restava altro da fare che lasciarsi andare al vortice di  quel momento e dimenticarsi di tutto quello che l’aveva reso possibile, mentre quelle mani la spogliavano, la sollevavano e in un attimo la facevano ritrovare sprofondata nel letto ancora impregnato di quel maledetto unguento.. ma che importa, dopotutto è meglio così. Ne valeva la pena, senza dubbio: se il destino fosse andato diversamente ora lei si sarebbe trovata  a piangere sul ciglio di una fossa comune e invece è lì, con le sue mani dappertutto anche dentro di lei, a strapparle sussulti di piacere. Nessuno avrebbe mai sospettato che quel seno bianco latte potesse appartenere ad un’assassina:  quella creatura dall’aria innocente era poco più che una bambina dopotutto. Solo il suo sguardo color ambra sembrava più serio e vissuto.. una maturità che si avvicinava a quella di Desdemona, forse, ma questo era solo un dettaglio che il suo uomo non avrebbe colto, rapito dalla passione per la sua bella salvatrice. Lei intanto sentiva il suo piacere salire e riusciva a non pensare più a niente, mentre i movimenti si facevano più veloci. Era favoloso, si..

Poi accadde. Una smorfia di orrore le si stampò sul viso e fu presa dalla nausea: quell’odore.. quella maledetta puzza era lì ed era così forte.. come se il suo uomo fosse cosparso di cianuro. Nella sua testa soggiunsero quelle visioni che pensava di aver scacciato più taglienti di una lama: Desdemona, l’incantesimo, Lavinia, sangue, i demoni, l’acqua.. era davvero troppo. Aprì gli occhi, lui continuava inconsapevole di tutto ciò.. come poteva resistere a quell’odore infernale?

Margherita gridò guardandolo in volto.. Lavinia? Era il volto di Lavinia quello che le stava accanto.. insanguinata, tumefatta dall’acqua e con quegli occhi color nebbia che aveva visto a Desdemona.

-          Basta, vattene mostro!

La giovane fu fulminea.. con uno scatto fu al mucchietto delle sue vesti e colta dall’orrore calò la lama che teneva in mano sulla creatura che le stava davanti e che era ancora dentro di lei.

-          Non sono stata io ad ucciderti, lurido demone, non puoi perseguitarmi con il tuo odore immondo.. sono più forte di te! Ora ci lascerai in pace, sarai soddisfatto!

Quel profumo le stava facendo perdere la testa, ed era così appagante sentire il pugnale dentro le carni di quel maledetto demone, il sangue bollente che la spruzzava ad ogni taglio, i rantoli di quel mostro che si facevano sempre più deboli. Con tutta la forza che aveva in corpo gridava e si accaniva su quell’ammasso di carne, sangue e odore di cianuro che si andava affievolendo. Non sapeva nemmeno per quanto tempo era andata avanti così.. finché si accorse che non sentiva più odori se non quello ferroso di sangue, molto sangue. Finché si accorse che di fronte a lei giaceva esanime un corpo straziato da decine di colpi di pugnale: gli schizzi erano arrivati a coprire tutte le pareti, i lenzuoli erano purpurei e lei stessa era ricoperta di quel liquido. Colta dai conati, non ebbe il coraggio di guardare il viso della sua vittima. Non era poi così necessario farsi ancora più male.

  
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