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Autore: Ariadne Taylor    19/06/2018    1 recensioni
Una delle tante storie dedicate al Titanic, la "nave dei sogni", alla quale migliaia di persone si sono ispirate. Una nave la cui storia è intramontabile. Tutto inizia da quella notte, in cui le vite di Mia, Mason e tanti altri cambieranno drasticamente, mentre fin troppe altre verranno spezzate per sempre.
Ognuno interpreta la storia del Titanic ed immagina cosa possa essere divenuta la vita dei superstiti dopo un così grave trauma, e soprattutto come questi abbiano continuato a vivere. Ed io ho interpretato tutto questo a modo mio. Molte cose sono frutto della mia fantasia, ma ho volutamente lasciato che essa si immergesse in un tale contesto ed elaborasse una trama che possa dare un'idea di che cosa sia stata la sontuosa traversata del Titanic, la cui storia mi ha sempre ispirata e appassionata, sin da quando ero piccola, per i suoi molteplici significati, che ho provato ad esporre e trasmettere in questa storia.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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 dining

 
10 aprile 1912, ore 19.30
 
Quando finalmente l’amica tornò Mia era molto annoiata, ma riuscì a mantenere un tono scherzoso.
«Cara Melissa, bentornata! Com’è andata con Will Gray?».
«Benissimo! È davvero un bravo ragazzo. Sembro piacergli…»
«Oh Dio! Raccontami tutto»
«Abbiamo passeggiato, e abbiamo scoperto di avere così tante cose in comune! Anche se la sua famiglia è un po’ meno fortunata della mia»
«Mi dispiace sentirti dire ciò, ma non penso sia un problema per te, vero? Capisco che a volte i nostri genitori non pensino che sia l’ideale trovare un uomo che non abbia molto da offrire, ma…»
«Ehi, ehi, rallenta! Non stare qui a parlare di queste cose, non si tratta mica di essergli promessa in sposa. È appena un conoscente e probabilmente, se continueremo a vederci durante questo viaggio, nascerà una bella amicizia. Non trarre sempre conclusioni affrettate. Ad ogni modo, per rispondere alla tua domanda, lo sai bene che io non faccio alcuna discriminazione sociale»
«Mi fa piacere sentirlo, effettivamente tutti dovrebbero pensarla così. Sono felice per te! Io mi sono ritrovata a pensare molto a Mason Moore. Sembra una così cara persona»
«Ti conosco così bene che oserei dire che quel signor Moore ti sta facendo un po’ sognare ad occhi aperti. Inevitabile dire, con quel fascino da ricco e quel suo modo di rivolgersi così perbene. Non dirmi che andrai a curiosare in prima classe per cercare di rivederlo.» Mia rise.  
«Ah, no! Oltretutto, non credo sia possibile incontrarlo nel suo settore, a meno che non mi inviti lui stesso. Sarà che davvero questo viaggio mi sta dando alla testa, come ha detto mia madre, però qualsiasi cosa mi accada su questa nave mi dà speranza. Non so se mai davvero rivedrò quell’uomo, però non nego che mi farebbe davvero molto piacere… ah, forse però sto esagerando, in fin dei conti è solo un incontro come un altro. Devo togliermi dalla testa tutti questi pensieri inopportuni».
«Ah, Mia, non fare così. Se è destino, vi rincontrerete molto presto. Forse sarà addirittura lui a venire a cercarti. E poi, bando ai pensieri inopportuni, Mia! Siamo su una nave, dobbiamo cominciare una nuova vita, e perché ciò avvenga dobbiamo fare nuove conoscenze. Tu non sei mica nata in mezzo a gente che conoscevi già! Nel corso degli anni hai incontrato tante persone, molte delle quali si sono rivelate importanti per te. Ora accadrà di nuovo: si riparte da zero».
«Sì, ma… non è detto che debba essere proprio un partito così alto come quello che abbiamo accidentalmente incontrato oggi a farmi “ripartire da zero”. Non ti sembra un po’ pretenziosa come idea? Magari lui è anche fidanzato e non vuole perdere tempo con amicizie futili come la nostra! Come minimo gli sarà promessa una bellissima donna mille volte più ricca di noi»
«Non sono i soldi a fare la bellezza, né la differenza nei rapporti fra le persone. Ricordalo sempre!».
«Hai ragione… Ma lasciamo stare. Inizio ad aver fame, che ne dici di andare a cena?»
«Ottima idea! E comunque, magari, se lo rivedrai, prova a parlarci un po’, che ne so, della vostra vita, delle vostre ambizioni... Ci sarà pur qualcosa che vi accomuna! Queste sono occasioni da cogliere al volo, non importa che accada tutto velocemente, l’importante è sentire che è giusto, e se avrai quella sensazione non potrai sbagliare»
«Vero… grazie del consiglio amica mia, lo metterò certamente in pratica! Andiamo»
A quel punto arrivarono le loro amiche, che le salutarono e con cui si avviarono verso la sala in cui si sarebbe tenuta la cena. Anche se tutte erano salite sulla nave appena quella mattina, avevano un sorriso radioso.
Ogni cosa era perfetta, lì. Da quando la sirena del Titanic si era fatta sentire a gran voce per annunciare la partenza verso l’America, sentivano i loro problemi lontani, scomparsi. Non si erano mai sentite così come a casa. Volevano godersi questo viaggio al massimo ed erano sicure che sarebbe stato semplicemente unico, e soprattutto indimenticabile.
Sapevano che sarebbe rimasto scolpito nella loro memoria per sempre.
«Ehi, buonasera!»
«Buonasera, ci siamo tutte! Andiamo!».
 
 
A cena
 
Le ragazze entrarono nella sala, che era semplice ma molto accogliente, con dei tavoli e delle sedie in legno, e le tovaglie color crema contrassegnate dallo stemma della White Star Line, così come piatti e posate.
Mia e Melissa non poterono credere ai loro occhi quando lessero il menù della serata.
«Per l’amor del cielo, quanto ben di Dio!».
«Oh, che bontà!» disse Claire.
«Io e Nathalie non siamo per niente abituate a vedere tutto questo cibo» disse Amanda.
«Nessuno di noi lo è!» disse Melissa.
«Mi sento come se fossi in prima classe!» disse Nathalie.
«Sì, infatti!» rispose Ariel.
Sbavavano quasi dallo stupore. Era troppo bello per essere vero.
«Beh, ho una fame da lupi. Buon  appetito sorelle!» disse Mia, non appena i camerieri servirono la prima portata.
«Prima facciamo una preghiera e ringraziamo di cuore il Signore per la fortuna che ci ha dato, e per aver premiato il nostro lavoro con questo meraviglioso viaggio. Ci auguriamo che l’America apra le porte a noi e a tutti i passeggeri a bordo di questa nave, e doni a tutti una nuova occasione nella vita. Amen» disse Melissa.
«Amen» fecero eco le altre.
Cominciarono dunque a gustare la prelibata cena.
 
«Care ragazze, andiamo a dormire?» disse Melissa sbadigliando, dopo essere rientrata in cabina con le amiche.
«Sì, ho un sonno allucinante» rispose Nathalie.
«’Notte!», dissero in coro.
E, tornate in cabina e indossata la camicia da notte, caddero subito in un dolce, profondo sonno.
 
 
 
 
 
11 aprile 1912, ore 8.00
 
«Giorno! Sveglia dormiglione!» urlò Mia piena di energia.
Melissa, Amanda, Nathalie e Claire la guardarono con sguardo interrogativo.
«Mhh... per quale motivo ci dai noia a quest’ora del mattino?».
«Chiedete anche il perché? Inizia una nuova giornata, e io non voglio sprecare nemmeno un  minuto su questa nave!».
«Va bene... andiamo a fare colazione» disse Melissa.
«No! Voglio dormire!» protestò Amanda.
«Amanda, ma siamo venute qui per dormire? Ne avremo di tempo per quello! Siamo qua per scoprire le meraviglie sconosciute di questa “nave dei sogni”, che aspettano solo noi! Magari nel pomeriggio riposeremo anche un po’, che ne dici?» disse Mia.
«Dai sorella mia, alzati!» la incitò Nathalie.
«Okay...».
«Sì, dai, ho fame!» continuò Claire.
 
 
Dopo la colazione, squisita e consumata ancora con stupore e gusto dalle giovani donne, Mia decise di passeggiare nuovamente con Melissa sul ponte. Quella nave era davvero ben equipaggiata, sembrava non mancare nulla, era davvero lussuosa. Il vento di aprile scompigliava loro i capelli, e il timido sole di primavera cominciava a scaldare la giornata.
 Ad un tratto… quale sorpresa! Mia scorse di nuovo Mason Moore in lontananza.
Melissa notò la sua amica indugiare, di certo stava pensando bene se fosse opportuno o meno avvicinarsi a salutare l’uomo con cui aveva scambiato appena due parole il giorno prima. Decise di incoraggiarla: dopo il felice incontro con Will, aveva capito che su quella nave bisognava lasciar perdere i dubbi e le inibizioni, e accettare ciò che si presentava davanti ai loro occhi, correre incontro alle sorprese che quell’esperienza gli donava.
«Su, Mia, non essere timida. Come vedi è solo, non interromperai mica una sua conversazione, è di nuovo qui a fare una passeggiata. Salutarlo sarà un gesto carino da parte tua». Mia non disse nulla, si sentiva in imbarazzo, non sapeva bene come agire, ma decise di accettare il consiglio della sua amica, così che, dopo aver camminato ancora un po’ ed esserglisi avvicinate, gli rivolse la parola: «Mi scusi... Buongiorno, signor Moore. Passavamo di qui per caso e l’ho riconosciuta, ho pensato bene di salutarla»
«Oh, ma che piacevole sorpresa. Austin, giusto?» disse lui.
«Sì signore, Mia Austin» rispose lei.
«Oh, certo, certo, che sbadato, mi perdoni se non ricordavo il suo nome. Buongiorno a voi»
«Buongiorno» disse Melissa «Vi prego di scusarmi, devo proprio andare. Mi sono ricordata di dover incontrare Will! A presto signor Moore, e a dopo, Mia!»
Mia la salutò, Mason rispose con un «Arrivederci, signorina!».
Melissa sparì e li lasciò da soli.
«Beh, qual buon vento la porta qui sul ponte principale, signorina Austin?»
«Questo ponte è così bello che non posso fare a meno di passeggiarvi, da quando ci ho messo piede per la prima volta ieri. Vedo però che anche a lei piace, dato che è la seconda volta che la incontro qui». Lui sorrise.
«Eh sì, è davvero delizioso quassù. Beh, dal momento che siamo entrambi qui, andrebbe bene se le chiedessi di chiacchierare un po’? Sono venuto qui da solo, perché gli altri membri della mia famiglia sono un po’ impegnati, e a differenza mia non amano passeggiare. Tra l’altro, se ci siamo incontrati due volte, sarà destino che ci conosciamo meglio» disse, con un sorriso.
«Lei crede? Comunque, sarebbe un piacere per me, signor Moore» Mia si sentiva lusingata.
«Assolutamente sì. Perché no? In fondo, siamo sulla stessa nave. È bene fare nuove conoscenze, qui».
«Sono della stessa opinione, e sono lusingata dal fatto che lei voglia trascorrere del tempo con me, la ringrazio. Ma, se mi è concesso chiedere, non ha problemi a farsi vedere in giro a chiacchierare con una ragazzina di seconda classe, spero?».
«Ma mi faccia il favore! Primo, non mi pare assolutamente che lei sia una ragazzina, ma, al contrario, mi sembra bellissima una donna». Mia arrossì, lui continuò: «E secondo, la prego di non scambiarmi per quei ricchi con la puzza sotto al naso, non vivo in funzione del denaro, stia pure tranquilla. Non mi sembra nemmeno giusto che lei si senta in dovere di screditare la propria condizione sociale a tal punto per paura di non essere all’altezza. Di che cosa, poi?»
«Oh, ha davvero ragione, signor Moore. Sono davvero contenta che la pensi così, e mi creda, non screditerei mai la mia condizione, sono felice di ciò che ho, e sono davvero contenta che esistano persone gentili e comprensive come lei»
«La ringrazio, dico davvero. Prediligo gli interessi personali e il carattere a tutto il resto»
«E questo mi rende ancora più curiosa di conoscerla e scoprire se abbiamo qualche tratto in comune»
«Beh, sì, faccio sempre questo effetto alle donne» rispose lui, scherzosamente.
«Bene, bene, bene! Anche un certo senso dell’umorismo, le faccio i miei complimenti, signor Moore!» rise Mia. 
«Per favore, penso sia il caso, da questo momento in poi, di darci del tu e chiamarci per nome, sempre se per lei va bene, Mia»
«Oh… certo, come preferisci, Mason»
«Quindi vediamo, fammi ricordare… hai detto che sei qui in compagnia delle tue amiche, giusto?»
«Sì, abbiamo avuto l’occasione di intraprendere questo viaggio insieme e siamo davvero felici, perché potrebbe significare tanto nelle nostre vite, potremmo trovare nuove opportunità, potremmo studiare nuove cose e trovare un nuovo lavoro dignitoso, e magari incontrare l’amore…»
«Dunque, mi pare di capire che nessuna di voi è sposata?»
«No, nessuna di noi. Stiamo ancora aspettando il nostro momento.» Mia arrossì.
«Mi auguro che arrivi presto per tutte voi. Da quello che mi dici sembrate tutte delle donne perbene e volenterose»
«Ti ringrazio, Mason, mi auguro che vada tutto per il meglio per noi. Tu invece, sei sposato?»
«No, non lo sono. Anch’io al momento non ho nessun legame, ma non per scelta: anche io semplicemente attendo l’occasione giusta, mi pare un’usanza alquanto inutile quella di sposarsi il più presto possibile, si può benissimo decidere di aspettare un po’, secondo me. Io, almeno, non ho mai avuto alcuna fretta nella mia vita»
«Nemmeno io. Mi fa piacere che la pensiamo sempre allo stesso modo, Mason. Almeno non sei una persona che pensa come la signora Bennett di “Orgoglio e Pregiudizio”» ridacchiò Mia, facendo riferimento ad uno dei suoi romanzi preferiti, in cui la madre della protagonista cerca in tutti i modi di far maritare le proprie figlie.
«Jane Austen, dico bene?» puntualizzò Mason.
«Dici bene! È una delle mie autrici preferite» rispose Mia.
«Leggi molto?»
«Sì, adoro leggere. Un autore che adoro è sicuramente Charles Dickens. Per non parlare delle sorelle Brontë»
«Mi fa piacere sentire ciò, anch’io adoro questi autori che hai citato. E anch’io amo leggere, penso che la lettura sia indispensabile per accrescere la cultura di ognuno di noi. I libri insegnano davvero tanto»
«Concordo. Sono contenta che abbiamo anche questo in comune» disse Mia, compiaciuta.
«Allora, qualche volta devo portarti con me nel salone in prima classe. Potremmo bere un tè e leggere qualcosa insieme.» Mia non poteva credere alle proprie orecchie.
«Dici sul serio? Mi farebbe davvero piacere, non immagini quanto.» Sorrise, e lui ricambiò.
«Il piacere sarebbe tutto mio» disse Mason, baciandole la mano. Mia, sorpresa da quel gesto, si sentì arrossire. Era sempre più affascinata da quell’uomo.
«Anzi, sai che ti dico? Se vuoi, mentre continuiamo a conversare, potrei mostrarti un po’ la prima classe»
«Oh, mi lusingherebbe e mi piacerebbe moltissimo!».
Poi, però, indugiò un attimo sulla sua mise.
«Però… forse non sarò adeguata con questi vestiti semplici, e non sono sicura di avere abiti tanto eleganti...».
«Oh, per me non ci sarebbe alcun problema riguardo al tuo abbigliamento, che trovo decoroso e per niente inadeguato, ma se proprio ci tieni a vestirti in maniera più elegante, forse a questo potrei pensarci io. Seguimi».
Mia non capiva, ma era curiosa di dove l’affascinante uomo di prima classe voleva condurla; perciò, seppur con un po’ timidezza, lo seguì.


 
   
 
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