Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    02/07/2018    3 recensioni
Maine, 1833
Lucius Bradbury è a capo di una fiorente compagnia navale nelle selvagge terre del Nord degli Stati Uniti e porta avanti i suoi affari grazie all'appoggio del fidato amico, e nativo americano, Albert Greyhawk. Quando giungono a Bass Harbour gli amici di una vita, Lucius è messo di fronte a una realtà di cui, fino a quel momento, non si era reso conto; possibile che la sua amicizia con Lorainne Phillips si fosse trasformata in amore?
Possibile che, grazie a quelle lettere scambiate negli anni, la sua amicizia con lei si fosse trasformata in un legame più profondo? Ed era poi vero che tutto era nato grazie alle lettere?
Quando Lucius si trova innanzi a Lorainne dopo anni di separazione, questi e mille altri dubbi sorgono nel suo animo... e non solo in quello del nobile scozzese.
Ma Lucius potrà permettersi di abbandonarsi alla passione, ammettendo con lei ogni cosa, pur sapendo che Lorainne se ne andrà entro qualche mese? (Seguito dei primi tre capitoli della Serie Legacy)
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo regency/Inghilterra, Secessione americana
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Serie Legacy'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
15.
 
 
 
 
Quando infine raggiunse Green Manor, il gruppo di Lorainne trovò gli Spencer, i Whitmore e i Ludwig raggruppati nella biblioteca di palazzo.

I loro volti apparivano ancora assai sorpresi, nonostante fossero passate diverse ore dal loro arrivo. Era quasi certo che le spiegazioni di Cynthia e - ipotizzò Lorainne - di Sebastian e Thomas, dovevano aver lasciato gli uditori senza parole.

Il fatto che Thomas stesse tenendo in braccio il piccolo Erik, deponeva comunque a favore di un buon esito dell’intera situazione. Forse non sarebbe stato un processo immediato, e avrebbe richiesto sia lacrime che arrabbiature, ma l’antica frattura si sarebbe pian piano rimarginata.

Adelaide sedeva accanto a Cynthia, la sua mano esile poggiata sul ventre arrotondato della figlia primogenita. Sembrava lievemente sotto shock, ma non sopraffatta da emozioni negative o dal rancore quanto, piuttosto, da una sana sorpresa.

Ferdinand, per contro, stava parlottando fittamente con Sebastian, che annuiva piuttosto spesso alle parole del suocero, compito e attento quasi fosse un giovane sposo al cospetto del padre della sposa.

Nel complesso, l’atmosfera non sembrava tesa, solo… piena di meraviglia.

Nell’entrare nella biblioteca, quindi, Lorainne si diresse immediatamente verso Sophie, intenta a scrutare la sorella con espressione meditabonda e, nel salutarla, disse con calore: “Congratulazioni, cara.”

“Bentornata, Lory” mormorò Sophie, riprendendosi dal suo personale stato di confusione per concederle un sorriso divertito e incredulo insieme. “Ci avete portato davvero una bella sorpresa, dall’America.”

“Immaginavo l’avresti pensato” assentì Lorainne, salutando poi Max con un bacio sulla guancia. “Come sta andando?”

“Nessuno è morto di infarto, il che è già un risultato” dichiarò Maximilian, scrutando curioso Thomas mentre un dolce sorriso gli incurvava le labbra. “Ma credo che la partita sia stata vinta perché sono stati Sarah e Samuel a presentare i Ludwig a tutti noi.”

“Oh. Ottima mossa, quella della sorellina” dichiarò soddisfatta Lorainne.

“Ci vorrà un po’ per adeguarsi all’idea, ma pare davvero cambiata” mormorò Sophie, giocherellando nervosamente con le proprie mani, quasi provasse il desiderio di toccare con mano il ritorno della sorella. “Inoltre, mio padre mi sembra felice di averla rivista, perciò va bene così. Mamma, poi, è entusiasta di Thomas e del piccolo in arrivo.”

“Bene… visto che siete più o meno tutti a posto, posso…”

Lorainne non terminò mai la frase.

A sorpresa, e con il suo solito tocco di grazia e delicatezza, Maxwell Chadwick fece la sua entrata nella biblioteca di Green Manor e, spalancate le porte come un conquistatore di fronte al popolo sconfitto, esclamò: “Cos’è questa storia che mio cugino si sposa con la piccola Lory!?”

Un coro di sorpresa si levò tra i presenti – quelli non consapevoli del fatto, per lo meno – e Lorainne, nel lanciare un’occhiata esasperata a Lucius, borbottò: “A chi altro hai scritto, scusa?”

“A mio padre, ma…” tentennò lui, avvicinandosi poi dubbioso al cugino. “… tu come fai a saperlo, scusa, Maxwell?”

Fu in quel momento che apparvero altresì Elizabeth, Alexander e figliolanza e, scusandosi per i modi spicci del suocero, Lizzie disse: “Devi perdonarlo, Lucius. Era con tuo padre, quando giunse la lettera e, ovviamente, poteva non leggerla?”

“Allora, ragazzo, è vero?” sbottò Maxwell, lanciando poi un’occhiata ai nuovi venuti. “E loro? Sono i vostri testimoni di nozze? Maxwell Chadwick, tanto piacere!”

Ciò detto, e senza lasciare il tempo a Lucius di spiegarsi, allungò una mano per stringere – pur se stritolare sarebbe stato più corretto – quelle di Albert e Silver, basiti di fronte ai modi anticonformisti dell’uomo.

Passandosi una mano sul viso, chiaramente senza parole, Lucius esalò costernato: “Non sono più abituato alla mia famiglia, questo è certo. Ecco cosa succede a stare lontano per anni e anni.”

“Cosa ti aspettavi da lui, ragazzo?” esordì a sorpresa Cornelius Bradbury, apparendo a sua volta nello specchio della porta.

Lucius fissò a bocca aperta il padre, ora realmente non più in grado di spiccicare parola, o anche solo commentare quel continuo andirivieni di persone sempre nuove.

“Ecco, ora assomiglia maggiormente al classico standard per le nostre famiglie” chiosò divertito Anthony, sorridendo comprensivo di fronte alla confusione dipinta sui volti dei coniugi Greyhawk.

“Cioè, il caos puro?” gracchiò sconfortato Lucius, osservando sconcertato la moltitudine di persone presenti nella stanza. Pur se la biblioteca di Green Manor era enorme, gli risultò un tantino troppo affollata, in quel momento.

Lorainne non poté che ridere, di fronte a quello spaccato familiare così dissonante dagli standard previsti dal Ton e, nel prendere sottobraccio Lucius, dichiarò con sicurezza: “Sì, Maxwell, ci sposiamo e… lord Bradbury, spero non siate deluso, ma desidero privarvi di vostro figlio.”

Cornelius rise sommessamente, a quelle parole, scosse il capo con divertimento e infine replicò: “Mia cara, posso vendertelo anche subito, se vuoi. L’importante è che piaccia a te.”

“Direi di sì” assentì Lorainne, ora raggiante.

E fu così che Maxwell si esibì in un esuberante applauso, subito redarguito dalla moglie Madaleine, e Silver comprese che, dopotutto, i washicu erano davvero matti da legare. Proprio come aveva sempre pensato.
 
***

“E’ stata la cosa più imbarazzante che mi sia mai capitata di vivere, lo ammetto” sospirò Lucius, sorseggiando del whisky assieme a suo padre, nella tranquillità dell’ufficio di Christofer Spencer.

“Cosa pensavi che sarebbe successo, ragazzo? Maxwell ficca il naso dappertutto, ed era scontato che scoprisse la cosa” ironizzò Cornelius, ammiccando poi a Lorainne, accomodata su un divanetto assieme a Myriam, lady Thornton.

“Immagino, quindi, che tu non abbia visto giungere la Indipendent” si informò Lucius, osservando il padre e giocherellando con il suo bicchiere di whisky e ghiaccio.

“No, siamo partiti per giungere qui nel periodo previsto per il vostro arrivo e, quando Maxwell è piombato nella biblioteca dabbasso come un barbaro, eravamo appena tornati da una nostra visita presso la casa di Deanna e John. Bella fattoria, tra l’altro.”

Poggiato il mento sulle mani intrecciate tra loro, Anthony fissò con intenzione la figlia e, pensieroso, asserì: “Non posso che essere lieto della scelta, Lorainne, visto quanto Lucius sembra renderti felice. Ma sei consapevole di ciò che ti aspetta? Nessuno di noi potrà essere al tuo fianco, se ti servirà appoggio, poiché le distanze che ci separeranno saranno davvero enormi.”

Lorainne annuì con sicurezza e, sorridendo per un attimo a Lucius, accomodato con suo padre e sua madre su un altro divano, replicò: “Ne sono consapevole, padre. Credimi, ho pensato molto a ciò che sentivo nel cuore, a ciò che desideravo e a ciò che questo mio desiderio avrebbe comportato.”

“Di certo, non sei avventata come Sarah, quindi so che avrai sicuramente vagliato pro e contro, ma è chiaro che tutta questa storia rimanga comunque… improvvisa” ironizzò Anthony, facendola ridere sommessamente.

“Non sono avventata allo stesso modo, diciamo” tergiversò Lory. “Credetemi, mi mancherete moltissimo, nessuno potrà mettere in dubbio questo, ma so ciò che voglio, e so che in America ci sono persone che sapranno appoggiarmi e accogliermi con affetto. Inoltre, avete potuto conoscere sia Albert che Silver Greyhawk. Sono persone fantastiche, e con loro ho già un ottimo rapporto. Inoltre, laggiù abita anche Julian Knight assieme a sua moglie, e sapete bene quanto egli sia un ragazzo assennato. Non sarò tra persone del tutto sconosciute, vi pare? Se poi contiamo i Ludwig, avrò già degli amici, a Bass Harbor.”

Anthony assentì e Myriam, nello stringerle una mano, domandò: “Quello in cui andrai ad abitare è ancora uno Stato giovane, però. Sei sicura di non avere timore che queste sicurezze momentanee cambino?”

Adombrandosi in viso, Lorainne fissò il suo sguardo in quello della madre, evidentemente timoroso, e ribatté: “Voi vi siete persi, e ritrovati, in piena guerra, se non ricordo male, eppure il vostro legame è solido. Capisco cosa intendi e, visto soprattutto il passato di Albert e Silver, nulla osta che le cose possano peggiorare, ma non sono disposta a cedere alla paura. Lucius abita lì, lavora lì, e io intendo stare dove sta lui.”

Anthony si lasciò andare contro lo schienale della poltrona dov’era accomodato e, con un mezzo sorriso, decretò: “E questo chiude la faccenda, per me. Cornelius?”

Sentitosi preso in causa, lord Bradbury lanciò un’occhiata alla giovane Phillips, un’altra al suo figlio minore e, con un cenno d’assenso, disse: “Non ho nulla da obiettare, Thornton. La ragazza sembra avere le idee chiare e, visto che sembra essere convinta che il mio figliolo saprà renderla felice, che posso dire? Benvenuta in famiglia, Lorainne.”

“Grazie, lord Bradbury” sorrise lieta la ragazza.

Sheoban Bradbury, madre di Lucius, prese infine la parola e dichiarò: “Siamo assai lieti che tu entri a far parte della nostra famiglia, mia cara, ma voglio che tu sappia che, se il mio ragazzo non sarà all’altezza del suo compito, dovrai farmelo sapere in ogni modo, anche a costo di spedire un’intera nave piena di lettere fino alla mia porta.”

Lucius fissò sconcertato la madre ed esalò piccato: “Madre! Come puoi anche solo pensare che io non farei del mio meglio, per Lorainne?!”

Mentre la famiglia Phillips rideva divertita di fronte a quel battibecco, lady Bradbury replicò serafica: “Tesoro mio, hai quasi ventotto anni, e ormai disperavo di vederti maritato con qualcuna. Lasciami i miei dubbi sulle tue capacità di saper trattare le donne.”

Avvampando in viso, Lucius sbuffò contrariato e ribatté: “Non parlerò certo con te delle mie attitudini in tal senso, madre, ma credimi… non era un mio problema, quanto piuttosto la mancanza di materia prima di valore.”

“Sì, sì, va bene… ti credo, figliolo” asserì la donna, tentando di ammansirlo.

La sua blanda replica però, non fece che rinfocolare il cipiglio del figlio che, irritato, dichiarò: “Giuro, non pensavo che fossi così prevenuta nei miei confronti, madre!”

“Affatto, mio caro. Ti voglio molto bene, ma so anche essere obiettiva e, alla fine dei conti, non ci hai mai dato l’idea di voler impalmare qualcuna, negli anni scorsi.”

Cornerlius fece del suo meglio per non ridere, e così pure Anthony, mentre Myriam era rossa in viso per il tentativo di contenere il suo divertimento.

Lorainne, invece, esplose in una calda risata, si levò dal divanetto e, raggiunta lady Bradbury, si accucciò accanto a lei, le strinse le mani con calore e disse: “Stava attendendo che io crescessi, lady Bradbury. Non credete?”

“E’ possibile, cara” annuì soddisfatta Sheoban, dandole una pacca leggera sulle mani.

Lucius sospirò esasperato e, nell’osservare il viso paonazzo del padre, borbottò: “Tu non mi difendi neppure un po’?”

“Ho le mie buone ragioni per darle man forte” dichiarò nebuloso Cornelius, facendo sorridere lieta la moglie.

“Siete incorreggibili” sentenziò Lucius con aria disgustata.

Cornelius non ce la fece più. Scoppiò a ridere di gusto e, dopo aver dato una pacca sulla spalla al figlio, si asciugò le copiose lacrime di ilarità che iniziarono a scendere sul suo viso.
 
***

“E’ stato oltremodo imbarazzante e, in tutta onestà, non pensavo che mia madre avrebbe rigirato il coltello nella piaga” brontolò Lucius, ancora ombroso dopo il colloquio tra i loro genitori.

Lorainne gli carezzò un braccio con fare comprensivo e, nell’appoggiarsi contro di lui, mormorò: “Non ho mai avuto il piacere di parlare con lei per più di qualche minuto, ma mi sembra una persona assai scherzosa.”

“Oh, sì… niente da dire. Il mio spirito faceto l’ho preso da lei. Proprio per questo non avrei mai pensato che lo avrebbe usato contro di me!” sbottò Lucius, sospirando nello scuotere il capo. “Tradito dalla propria madre.”

Lorainne rise divertita, di fronte al suo scoramento. Era buffo vederlo così abbacchiato, e per un motivo così risibile.

“Devi stare tranquillo, Lucius. Io non penso che tu possa fare qualcosa per rendermi infelice.”

“Invece, sto per farlo” sottolineò lui, sorprendendola. “Sto per dividerti dalla tua famiglia e, anche se hai sostenuto che starai bene e la vita a Bass Harbor ti piacerà, la loro mancanza si farà sempre sentire.”

“Tu non farai niente, Lucius. Sono io che ho deciso così.”

“Avrei potuto non innamorarmi di te, per esempio” sottolineò Lucius, avvolgendole le spalle con un braccio.

“Su questo, avrei i miei dubbi. Io sono irresistibile” ridacchiò Lorainne, ammiccando al suo indirizzo con fare malizioso.

“Anche questo è vero” ammise l’uomo, sorridendo a mezzo. “Se poi mi guardi con quel sorrisino, mi rendo altresì conto di essere tuo prigioniero senza appello.”

“Quale sorriso, scusa?” si finse innocente Lorainne.

“Questo” mormorò lui, chinandosi per baciarla.

Lei lo lasciò fare. Era quasi sicura che nessuno si sarebbe presentato nella biblioteca, a quell’ora di notte.

Comunque, lasciò che il bacio durasse poco – pur con un briciolo di amarezza – e, quando si scostò da lui, Lory asserì roca: “Ora ho capito. Starò più attenta a usarlo. Va bene?”

“Quando saremo sposati, potrai usarlo quando vorrai. Fino ad allora, però, dovrò stare a distanza di sicurezza” si rammaricò lui, scostandosi dalla giovane.

Lorainne, però, lo trattenne per una mano e mormorò: “Non andartene. Resta qui con me ancora un momento, per favore.”

Lucius assentì in silenzio e, mano nella mano, osservarono le lanterne accese nel giardino di Green Manor, piccole lame di luce nell’oscurità di quella notte d’autunno.
 
***

Lorainne stava osservando piena di dubbi sua sorella minore, ancora in vestaglia da notte e con la chioma castana scompigliata e sparsa sulle spalle.

Quando aveva udito bussare e, subito dopo, aveva visto spalancarsi la porta, Lory si era levata a sedere sul letto, gli occhi pesti per il sonno e l’aria confusa quanto smarrita.

Sarah era letteralmente piombata nella sua stanza, eccitata e felice, asserendo di voler parlare assolutamente con lei.

Dopo essere uscita malvolentieri dal letto della camera degli ospiti che occupava – si trovavano ancora a Green Manor – Lorainne aveva indossato la sua vestaglia e, dubbiosa, aveva fissato la sorella in cerca di spiegazioni.

Queste non si erano fatte attendere e Sarah, battendo le mani come una bambina, aveva spiegato alla sorella il suo piano per celebrare il più bel matrimonio di tutti i tempi.

Lory aveva impiegato un po’ per capire ogni cosa. Un poco, perché era andata a dormire tardi – complice Lucius e i suoi sorrisi – e un poco, perché Sarah aveva parlato così alla svelta da stordirla.

Quando, però, ogni parola aveva raggiunto il traguardo all’interno del suo cervello, aveva spalancato gli occhi per la sorpresa e la commozione.

Ora, ancora ammutolita e con gli occhi fissi sulla sorella, Lorainne non poté far altro che abbracciarla e baciarla su una guancia.

Sarah rise di fronte alla sua reazione e, battendole le mani sulla schiena, disse: “Ehi, ehi… non sono venuta qui per farti piangere.”

“Non piango, tranquilla” le sorrise Lorainne, scostandosi per poterle carezzare il viso e sistemare dolcemente alcune ciocche di capelli. “Ma mi ha commosso molto il tuo pensiero. Sei sicura di volerlo fare? Non vorresti una giornata che fosse solo tua e di Samuel?”

Sarah scosse recisamente il capo e, tornando seria, asserì: “Ti perderò entro l’estate prossima, perché tu seguirai il tuo amore oltre oceano e, anche se sono felice per te, non lo sono per me, perché per vederti dovrà passare ogni volta un sacco di tempo. Sposarci nello stesso giorno mi riempirebbe di gioia, invece, e renderebbe più facile la separazione, perché i momenti più belli di sempre potremo viverli insieme.”

“Ne parlerò con Lucius, ma credo non si creeranno problemi. Far confezionare un abito entro il prossimo aprile non richiederà un impegno troppo gravoso, anche a costo di cucirmelo da sola” le sorrise Lorainne, assentendo con vigore.

“Bene” annuì a sua volta Sarah. “Vado a dirlo a mamma e papà. Non voglio perdermi la faccia di nostro padre quando gli dirò della mia idea.”

Lory scoppiò a ridere, esalando: “Sei perfida.”

“Un poco” ammiccò Sarah, scivolando fuori dalla sua stanza a passo veloce.

Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, Lorainne aggiunse a mezza voce: “Sei anche la persona più dolce del mondo, sorellina.”
 
***

La notizia colse Lucius di sorpresa.

Si ritrovò ad arrossire leggermente prima di sorridere in maniera forse un po’ sciocca e, alla fine, le dispensò un bacetto sulla fronte prima di ammutolirsi.

Non comprendendo appieno quella serie di reazioni, si recò in avanscoperta per cercare Albert e Silver, trovandoli infine nel giardino, in silenziosa contemplazione di una quercia secolare.

Silver teneva il capo poggiato contro la spalla del marito e, mano nella mano, stavano osservando quella mirabile creazione della natura con aria felice e meditabonda.

“Buongiorno” esordì lei, stringendosi nel suo mantello prima di lanciare un’occhiata alla pianta.

Ricordava bene quando, da piccola, lei, Sarah, Lizzie e Paul si erano arrampicati spesso su quei rami bassi, supervisionati da Violet e incitati da Max.

Avevano sempre approfittato delle cavalcate in campagna di Randolf e Andrew, per compiere scorrerie simili, onde evitare reprimende da parte dei fratelli maggiori.

“Buongiorno a te” mormorarono in coro i coniugi, scostandosi l’uno dall’altra per accoglierla accanto a loro.

“Bella, vero? Christofer, una volta, ci disse che questa pianta ha quasi settecento anni. E’ un’autentica sopravvissuta, anche se inizia a subire i segni del tempo” asserì Lorainne, indicando i pilastri di legno che sorreggevano i rami più pesanti.

“Non avevo mai visto una pianta così bella. Nelle Grandi Pianure non c’è nulla del genere e, anche verso il Canada, dove molte tribù costruiscono i loro campi, non ho mai trovato nulla che le somigliasse. Grandi abeti e larici, certo, ma lei è speciale” mormorò ammirata Silver, sfiorandone la rugosa corteccia con il tocco delicato delle dita.

“Da bambini, giocavamo spesso tra i suoi rami. La chiamavamo Granny, perché era un po’ come se fosse la nonna di noi tutti” sorrise Lorainne, imitando l’amica con l’affetto nello sguardo. “Siamo sempre stati un po’ discoli, all’epoca, ma qui con lei eravamo tutti piuttosto bravi, come se temessimo di venire sgridati dalla pianta, se avessimo commesso qualche marachella di troppo.”

Albert sorrise alle due donne e, rivolgendo uno sguardo curioso a Lorainne, domandò: “Ci cercavi per qualche motivo?”

“A parte il fatto che apprezzo la vostra compagnia?” sorrise divertita lei. “Ma in effetti hai ragione, Albert. Ho parlato a Lucius dell’idea di sposarci lo stesso giorno di mia sorella, su richiesta di Sarah stessa… e lui si è ammutolito.”

Albert, a quell’accenno, scoppiò a ridere e, nell’osservare con aria indulgente la confusione dipinta sul viso della nobildonna, asserì: “Ho il dubbio che la sua sia ansia da matrimonio, ma sono curioso di vedere se ho ragione. Con permesso…”

Ciò detto, Albert si avviò a grandi passi verso Green Manor e Lorainne, basita, gracchiò: “Ansia… da matrimonio? Lucius… ansioso? Ma se sembra la persona più sicura al mondo che esista!”

Silver le sorrise gentilmente e, nello sfiorarle una spalla con la mano, dichiarò per contro: “Stiamo parlando di te, Mni Itaca. Della sua lila wakan, la sua persona molto sacra.”

“Tu dici?” mormorò Lorainne, arrossendo leggermente a quell’accenno.

La donna lakota assentì con vigore, aggiungendo: “Ricorda come si è comportato, quando ancora pensava che il colonnello fosse interessato a te. Era nervoso, distratto e assai irritabile. Tu lo destabilizzi e, anche se smania per diventare tuo marito, il pensiero lo manda nel panico perché pensa di on essere degno di te.”

“Non so se provare pena per lui, o essere galvanizzata dalla cosa.”

Lorainne si ritrovò a sorridere divertita, di fronte alle parole sincere di Silver e la donna, ammiccando, dichiarò: “Sentiti orgogliosa, poiché ogni donna che riesca nel compito di instupidire il proprio uomo, sa di aver compiuto il suo lavoro.”

A quel punto, Lory scoppiò a ridere assieme all’amica e, sottobraccio, tornarono all’interno del palazzo, ora curiose di scoprire se Albert avesse avuto ragione.

Non visti, Myriam e Anthony osservarono le due donne rientrare a Green Manor e Christofer, poco dietro di loro, domandò alla coppia: “Cosa fate? Spiate vostra figlia?”

Anthony si lasciò andare a una risatina e, rientrando dal balcone da cui si era affacciato assieme alla moglie, disse all’amico: “Volevo solo rassicurarmi un poco.”

Christofer tornò serio, a quelle parole e, annuendo, disse: “Il solo pensiero di veder partire Lizzie per il nord, mi portò a riconsiderare un sacco di cose. Per esempio, far mettere ai ceppi mio genero o qualcosa di simile, così che lei non dovesse andare ad Aberdeen.”

Anthony e Myriam risero sommessamente, di fronte a quell’ammissione che, pur se detta con ironia, rispecchiava le ansie di un padre che amava la propria figlia.

Facendo spallucce, Harford aggiunse con tono più sereno: “Alla fine, però, mi è bastato vederla sorridere come mai, prima di allora, aveva fatto… e a tutt’oggi, Lizzie ha ancora quel sorriso, quando guarda Alexander e i suoi figli.”

Myriam assentì e, nel sistemarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mormorò con tono solo leggermente tremulo: “Sembra che con Silver vada molto d’accordo. E lei è assai protettiva con la nostra Lorainne. Sono contenta che abbia trovato un’amica simile, in America.”

Anthony annuì a sua volta, dando forza alle parole della moglie e, nello scrutare l’orizzonte ammantato di nubi bianche e soffici, mormorò: “Darei tutto per poter spostarmi come quelle nubi, perché ciò mi consentirebbe di essere da Lorainne in un battito di ciglia ma, alla fine dei conti, vale ciò che hai detto tu. La sua felicità. Io mi accontenterò di vederla ogni tanto.”

“Se non altro, non si è innamorata di un insulso mangia-rane” ironizzò Christofer, dando una pacca sulla spalla all’amico.

Anthony rabbrividì al solo pensiero e, nel tornare in casa assieme alla moglie e all’amico, asserì: “Piuttosto che vederla maritata a un francese, l’avrei imprigionata in una torre, a costo di farmi odiare da lei per l’eternità.”




 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark