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Autore: Lilitu    20/07/2018    2 recensioni
Sakura sta male, è palese, si rende conto che tutto quello che ha sempre amato non la ricambia e che persino genitori e amici non la sopportano. Una notte, però, nei suoi sogni appare un ragazzo inizialmente sfuocato che inizia a prendere forma piano piano che l’aiuta. Dopo 5 giorni il cambiamento sarà fatale.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sakura Haruno | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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L'amore era sempre stato  un sentimento naturale per Sakura.
Lo aveva sempre tenuto con cura all'interno del suo cuore.
 lo aveva custodito gelosamente per donarlo tutto alle persone che amava.
Non si era mai preoccupata del fatto che per alcuni  poteva sembrare ridicola, o di quello che dicevano gli altri alle sue spalle.
Non si era mai preoccupata di nulla, ma in quel momento, sdraiata sul letto non faceva che sentire un buco nel petto.
 Le parole pronunciate da Sasuke Il giorno prima le continuavano a rimbombare nella testa.
Aveva deciso di non portarla in missione.
Lei aveva provato a farlo ragionare, ma lui e Naruto non avevano  voluto sentire ragioni.
Dopo un’ora di liti decise di lasciar perdere.
 fece finta di approvare le parole di Sasuke, come faceva sempre, e a testa china se ne tornò a casa.
 Non appena entrò nella sua camera si lasciò cadere sul letto e il dolore che l’aveva colpita come una spada, quando Sasuke aveva pronunciato quelle parole, la riavvolse nuovamente.
Le lacrime iniziarono a scenderle lungo il volto prima ancora che se ne accorgesse.
Strani pensieri iniziarono a farsi luce nella sua mente.
Pensieri che aveva sempre ignorato e che aveva lasciato stare, rinchiudendoli nei meandri della sua testa.
Si voltò verso la scrivania osservando la foto di lei Sasuke e Naruto e il maestro Kakashi quando erano ancora piccoli.
 Da allora avevano affrontato ostacoli e difficoltà.
 Sasuke se ne era andato e poi erano riusciti a farlo tornare, Tsunade le aveva insegnato quasi tutto quello che sapeva e aveva acquisito una forza totale utilizzando il chakra mentre Naruto era diventato sempre più forte.
Erano stati bei momenti e nonostante quei ricordi e quell’infanzia passata insieme avevano deciso di lasciarla indietro per una missione di livello medio.
Non capiva e non voleva capire.
Perché diamine Sasuke doveva comportarsi così?
 Perché, nonostante tutto l’amore che gli aveva sempre donato, lui lo aveva sempre ignorato o scacciato via?
Perché non la voleva con sé?
Perché non capiva?
Perché non la considerava forte?
Dove aveva sbagliato?
Immediatamente capì, sdraiata sul quel letto scomodissimo, tutte le verità ignorate in quegli anni.
 Sua madre non l'aveva mai sopportata e suo padre non l'aveva mai considerata una persona forte e capace di compiere qualche missione o di portare avanti il nome della famiglia.
I suoi amici se l'erano sempre cavata, anche senza di lei e non notavano la sua presenza.
 Non era forte come ninja e il maestro Kakashi non era soddisfatto di lei. E ,soprattutto, aveva capito che Sasuke non l'aveva mai amata e che mai l'avrebbe fatto nonostante tutto l'amore che lei gli dimostrava e che cercava di trasmettergli.
 I suoi stessi pensieri le trafissero il cuore facendole salire le lacrime agli occhi.
Continuò a piangere finché non si addormentò cercando rifugio nei sogni.

 

                                                                   Primo giorno
 
«Sakuraaaaaa. SAKURAAAAA.»
La voce acuta della madre destò Sakura dal suo sonno. Si tirò su massaggiandosi la testa.
«SAAKURAAAAA.» la ragazza con diverse smorfie scese in salotto.
«Ma quando ci vuole ad alzarsi da un letto? Forza Fai colazione velocemente poi porta questa torta alla vicina, vai a fare la spesa ti ho lasciato un foglietto lì con scritto quello che devi comprare, poi vai dalla signora Creed che ti deve consegnare una pergamena per me.»
Sakura stuzzicò il piatto mangiandone metà sentendosi completamente piena.
Si vestì molto velocemente e uscì di casa.
Mentre camminava osservava ogni edificio che le si poneva davanti perdendosi nelle loro forme strane. I ricordi di lei Sasuke e Naruto   che camminavano insieme lì diretti verso il capanno del ramen di Naruto o per andare nel luogo degli allenamenti le attraversarono la mente come dei fulmini.
 Non ti vogliono è  inutile che continui a pensarli.
 Sorrise imbarazzata dai suoi stessi pensieri. Non riusciva a capire quello che le stava accadendo.
 Non aveva mai provato quel sentimento di vuoto e non aveva mai dubitato dell’amore che i suoi amici nutrivano per lei, eppure in quel momento non comprendeva neanche i suoi stessi pensieri.
 
 
Consegnò la torta alla vicina, andò a comprare tutto quello che la madre le aveva scritto sul foglietto ignorando i broccoli che l’avevano sempre disgustata.
Quella loro forma strana per non parlare dell’odore che emanavano quando venivano cotti proprio non lo sopportava.
Si fermò dalla signora Creed per porgerle una pergamena. Entrò nel suo negozio spostando le tendine e salutando con un sorriso dolce.
La donna, una delle migliori amiche della madre, la squadrò da capo a piedi le si avvicinò.
 Le strappò dalle mani la pergamena e se ne tornò al bancone, tutto questo ignorando completamente Sakura che sgranò gli occhi dalla sorpresa.
Solo il giorno prima l'aveva salutata con un sorriso dolce offrendole qualche biscotto fatto in casa e raccontandole di quello che avevano combinato lei e la madre per poi porgerle  qualche domanda.
Perché ora invece si mostrava così ostile? Cosa aveva fatto? Le aveva mancato di rispetto senza rendersene conto?
 Uscì evitando di incrociare lo sguardo della donna.
 Terminò le commissioni e prima di andare a casa si diresse ad un prato vicino alla foresta.
 Si stese a pancia in aria osservando attentamente ciò che la sovrastava.
Le nuvole si rincorrevano nel cielo, unendosi, trasformandosi e dando vita a immagini incantevoli.
Sognò di essere un uccello e di volare in quel mare e di nuotare in quelle morbide nuvole.
Si sentiva così piccola in confronto a quell’oceano immenso.
Pensandoci bene lei non lo aveva mai visto l’oceano.  Le sarebbe piaciuto vederlo.
Toccare quei minuscoli granelli di sabbia ammucchiati al suolo.
Bagnarsi i piedi e i capelli nell’acqua salmastra.
Sentire il sole addosso e poter giocare con i suoi amici.
“Amici.”
Un sorriso lugubre le comparve sul viso.
Quali amici?
Scacciando via le lacrime si concentrò sul cielo.
Anche il villaggio della foglia, che era uno dei villaggi più grandi,  era minuscolo in confronto al cielo.
Lo ammirò finché il suo sangue tinse il blu prevalendo su di esso e le nuvole, utilizzate come garze, si impregnarono del rosso del suo  sangue per curarlo.
Si sentiva un po' come il cielo ma senza alcuna nuvola pronta a tamponarle le ferite.
Il cielo vedendo il suo unico amore, il sole che tuttavia amava la luna andarsene, piangeva sangue, si feriva cercando disperatamente di farlo tornare senza accorgersi dell’amore che mettevano le nuvole per confortarlo e aiutarlo.
Così il sole tramontava alla ricerca della sua amata luna, il cielo si tingeva del suo sangue e le nuvole lo asciugavano.
Dopo che il sole fu sparito completamente lasciando il posto al blu della notte Sakura ritornò a casa.
 Non appena aprì la porta di casa la madre iniziò a rimproverarla senza alcuna ragione.
«Se tu fossi stato un maschio a quest'ora staresti in missione.» diceva e tra una parole e l’altra girava un mestolo dentro una pentola in cui bolliva qualcosa di verdastro.
Sakura le sorrise cercando di non pensare alle parole pronunciate dalla madre e di ignorare quell’odore nauseabondo che girava per casa come un’oscura presenza pronta a colpire le povere capacità olfattive della ragazza che tappandosi il naso corse in camera sua.
 Così come il sole era sorto quella mattina tramontò la sera.
Sakura si ritrovò di nuovo tra le morbide lenzuola del suo letto che erano divenute il suo unico rifugio, il luogo in cui poteva dimostrare i suoi veri sentimenti.
Il luogo in cui poteva essere sola con se stessa.
Sorrise nel sentirsi stupita   delle lacrime che le uscivano ancora dalle orbite e così  si addormentò.
 
 "Sai mia cara" disse una figura sbiadita davanti a lei. "Io posso capire quello che provi in questo momento."
 Sakura lo osservò cercando di scoprirne i tratti del viso che però erano completamente sbiaditi.
Era come se non riuscisse a metterlo a fuoco,  assomigliava ad una macchia indistinta.
"Tu puoi capirmi?"
 "Certamente. Anche io ho provato le tue  stesse emozioni. Sono stato rifiutato dalla mia famiglia, dai miei amici e il mio unico vero amore mi ha urlato in faccia di odiarmi."
 Si sentì una risatina soffocata dal dolore uscire dalla bocca della presenza.
"Quel dolore peggiorerà. Diventerà sempre più insopportabile, ti distruggerà."
Nell’udire quelle parole Sakura assunse un espressone spaventata.
"Ma nei sogni puoi trovare una via di fuga. Puoi parlare con me, io ti posso capire."
 Le sembrò che quella persona le stesse sorridendo.
 "Peggiorerà?"
 "Purtroppo si."

 
 Sakura si destò con le lacrime che ancora non avevano smesso di scendere.
Era incredibile come riuscisse ad addormentarsi con gli occhi lucidi e risvegliarsi con le stesse lacrime.
Eppure di solito una persona si sveglia con le guance asciugate.
 Adesso anche i sogni ci si mettevano. 
Soffocò una risata e si andò a sciacquare il viso per eliminare le tracce della sua debolezza.
 Scese in salone e la  madre l'accolse pronunciando tutti i più sinceri pensieri che su aveva di lei.
Non riusciva proprio a calarsi nei panni della figlia.
 Empatia zero.
“ Se tu fossi nata maschio, come speravo, non saresti stata così inutile per la casa”,  o ancora , “io e tuo padre crediamo che sia meglio per te cambiare villaggio, magari un’ aria diversa ti farà bene”.
Non faceva altro che blaterare cose inutili per tutto il giorno ferendo sempre di più il cuore della figlia.
Davvero credevano che quelle parole le avrebbero fatto bene?
L’avevano distrutta.
Come potevano dire una cosa del genere alla loro unica figlia?
Sorridendo aveva annuito promettendogli che avrebbe presto cercato qualcosa in qualche villaggio vicino.
Ormai aveva capito che si erano stancati di averla dentro casa, che non la volevano più.
Ma d’altronde chi è che la voleva?
Sasuke? No di certo.
 Naruto? Neanche, aveva seguito il suo amico senza più rivoltarsi.
 I suoi genitori? Neanche.
"Peggiorerà" le aveva detto il ragazzo nel sogno. "Peggiorerà e alla fine ti distruggerà."
L’aveva messa in guardia ma lei non aveva la minima intenzione di perdere contro un sentimento momentaneo.
Avrebbe provato a tutti i costi a farsi dei nuovi amici e a cercare di riaggiustare i rapporti con Sasuke e Naruto.
Non gli avrebbe permesso di distruggere la sua amicizia.
Dopo aver svolto le solite commissioni della madre, essersi presa senza dire nulla lo sguardo spregevole della signora  Creed decise di andare da Tsunade.
Nonostante tutto aveva ancora voglia di allenarsi e un po' di sfogo le avrebbe fatto bene.       
L’edificio in cui risiedeva l’hokage era sempre uguale.
Bussò due volte alla porta dello studio di Tsunade e al suo invito entrò.
«Oh Sakura. Sono super impegnata, ti vuoi allenare?»
«Si. Vorrei potermi sfogare un po', vorrei poter non pensare a nulla.»
Tsunade alzò lo sguardo indagatore sulla sua allieva.
«C’è qualche problema?»
L’allieva presa alla sprovvista rimase un attimo ferma per poi tirare fuori il suo sorriso più convincente.
 «No, non ti preoccupare. Va tutto alla grande. Volevo solo avere qualcosa da fare, sai senza Sasuke e Naruto in giro ci si annoia.»
Tsunade sorrise comprensiva.
«Ma certo. Tieni.» le disse passandole un libro. «mettiti in un posto isolato e studiatelo. E’ il libro del richiamo, ritengo che tu sia pronta.»
Detto quello le fece un occhialino per poi riportare tutta la sua attenzione ai suoi registri.
Sakura la ringraziò e poi fece come le era stato detto.
Una lumaca. Pensò tra se e sé.
Già tutti credono che tu sia debole.
Naruto e Sasuke richiamano un serpente e un rospo giganti e lei … lei una lumaca.
Mise da parte il libro si alzò togliendosi i guanti per poi concentrarsi sugli alberi intorno a lei.
Lo conosceva un modo per sfogarsi.
Riempì il suo pugno di chakra e poi partì all’attacco.
Colpì tutti i tronchi pensando alla signora Creed, a suo padre, a sua madre e ai suoi amici.
Ma cosa diamine sto facendo?
Come poteva sfogarsi in quel modo. Spaventata dalle sue stesse azioni si rimise i guanti e corse a casa sua devastata da ciò che le stava accadendo.
Mentre i suoi genitori parlavano lei giocò con il cibo spezzettandolo e facendolo capovolgere nel piatto.
Il suo appetito stava diminuendo di giorno in giorno.
Finito di ingurgitare quel poco cibo che riusciva a contenere il suo stomaco sparecchiò e se ne andò in camera sua.
Chiuse la porta e si lanciò sul letto infilò la testa sotto al cuscino e strinse gli occhi sperando di addormentarsi velocemente.

 

 "Mia cara Sakura, stasera sei più incantevole di ieri."
Il ragazzo si avvicinò a lei sorridendole.
Adesso Sakura riusciva a vederlo meglio.
 Il viso era ancora sbiadito e il corpo sfuocato ma riusciva a decifrarne i connotati e le linee del corpo e a capire che quello fosse un maschio.
Nonostante non riuscisse a vederlo ancora bene notò che non aveva la maglietta e Arrossì leggermente.
"I tuoi occhi rossi sono incantevoli."
 Lei abbassò lo sguardo ma venne subito rimproverata.
"No. Non nasconderti. Mostrami il tuo viso. Qui nessuno ti dirà niente se dirai quello che pensi, puoi considerarlo un po' come il tuo rifugio. Non ti devi vergognare delle lacrime, sono positive , mandano via le emozioni."
Lei gli sorrise riconoscente asciugandosi comunque le guance.
"Come ti senti?"
 Sakura alzò le spalle. Nonostante quello che le diceva il ragazzo non voleva mostrare ciò che provava, non poteva fidarsi di uno sconosciuto quando non parlava dei suoi sentimenti neanche con le persone che la conoscevano da tempo
 Si domandò inconsciamente cosa sarebbe accaduto se avesse fatto diventare quel posto il suo posto speciale.
 "Potresti stare con me"
Sakura lo fissò stralunata. Di cosa stava parlando?
 "Se tu facessi diventare questo posto il tuo posto staresti meglio."
 L’espressione sul suo volto non nascose la sua sorpresa nel sentire quelle parole.
Come aveva fatto? Le aveva letto nel pensiero?
Decise di lasciar perdere, tanto stava solo sognando. Quello che accadeva lì era solo frutto della sua immaginazione.
Nei sogni la gente può leggere nel pensiero. Ma non riusciva a capire perché non riuscisse a metterlo a fuoco, ci provava costantemente ma non ci riusciva.
 "Perché non riesco a vederti?"
Un sorriso comparve sul volto sfuggevole del ragazzo.
"Quando ti unirai a questo posto e ti fiderai di me potrai vedermi completamente. Già mi vedi meglio di ieri, vero?"
 Lei annuì.
Era stranamente rilassante parlare con quel ragazzo in quel luogo.
Si trovano sulle travi sopra un lago illuminato dalle stelle.
Il paesaggio era una cosa spettacolare.
Cercando di rimanere discreta fece delle domande al ragazzo.
 "Tu hai detto di aver provato le miei stesse emozioni, se così possono essere definite, e mi hai anche detto che peggioreranno fino a distruggermi."
Lui fece segno di sì con la testa.
"Però tu stai bene."  Gli fece notare Sakura.
 Il ragazzo sorrise ancora.
"Io non sto bene. Sono solo, Sakura, mi sento terribilmente solo. Nessuno mi vuole, i miei genitori mi hanno abbandonato quando ero solo un neonato, e i miei amici mi hanno lasciato su un campo di battaglia ferito decidendo il  mio destino. Mi sento terribilmente solo, ma con te in questo posto è come se quel dolore svanisse. Non so perché ma è così."
Questa volta fu il suo turno quello di sorridere.
"Abbiamo molte cose in comune. Anche i miei migliori amici mi hanno lasciata qui, a quanto pare credono che io sia un peso morto. E pensare che uno dei due è il ragazzo che ho amato per tantissimo tempo."
 Lui sembrò contemplarla.
“Che tipo era lui?”
Infatti, che tipo era Sasuke?
Solitario? Misterioso? Forte? Coraggioso?
“Sasuke è molte cose.”  rispose vagamente.
Il ragazzo continuò a fissarla e dopo aver preso una boccata d’aria parlò.
 "Sakura io sono qui per te e ci sarò sempre. Anche se non consideri ancora questo posto come il tuo posto, ti prego tienilo a mente."
 Lei gli rivolse un sorriso sincero, iniziando a piangere. "Grazie..."
 "Shhh..." Le disse lui accarezzandole una guancia. "Stai tranquilla, ci sono io."
 Sakura sentendo quel tocco gentile e delicato sulla sua guancia smise di cercare di trattenere quei sentimenti che la tormentavano facendoli fuoriuscire.
Sasuke non l’aveva mai toccata in quel modo.

   
 
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