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Autore: ClodiaSpirit_    21/07/2018    3 recensioni
- Si alzò in piedi, insieme all’onda del pubblico coinvolto dall’esibizione, applaudendo.                                                                                                                                     
[...]  Nonostante quello sguardo fosse lontano, Alec poté indovinare che erano diversi rispetto a quelli che aveva visto tante volte. -
Alec è un ragazzo intelligente, giovane, eppure gli manca qualcosa di fondamentale: vivere.
Ma cosa succede quando Alec comincia a fuggire e a rintanarsi a Panshanger Park, durante uno spettacolo dato dal circo? E soprattutto, chi è l'acrobata che si cela e cerca dietro tutti quei volti?
Cosa succede quando due mondi opposti ma simili per esperienze di vita si incontrano?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Una dozzina di roulotte riempivano l’area dietro il tendone.
In mezzo bazzicavano gran parte dei circensi, chi mangiava, chi beveva, chi era impegnato a fare altro.
Alec sviò lo sguardo, l’ultima cosa a cui teneva era assistere a una visita e scambio di germi e tonsille. Oggetti di scena erano sparsi un po’ ovunque cogliendo i riflessi della luce lunare. Un intrico di luce e ombre si creava tra le varie cianfrusaglie e oggetti ammassati ovunque, in mezzo a quegli omini particolari, ancora con gi abiti dell'esibizione addosso. Cercò di concentrarsi sulle persone in lontananza.
Notò la donna che adesso gli sembrava più una ragazza, che si era esibita alla fine, la coppia di danzatori.... un ragazzo con una tuta color carne.
Eccolo.
Alec cercò di allontanarsi dalla folla, passando attraverso le varie roulotte. Sarebbe arrivato comunque dato che, il ragazzo era situato a metà tra un attrezzo di scena e una toiletta movibile a luci fisse. Continuò a zigzagare come un segugio. In quel momento se glielo avessero chiesto avrebbe sicuramente risposto di essere una spia. Una spia dei circi inglesi. L’aria era un po’ più pungente delle altre sere e Alec maledì di essersi soltanto messo una maglia e una felpa sopra.
Le sue mani si erano ricacciate nella sua tasca e i suoi occhi erano puntati ovunque come microspie per cogliere un momento di distrazione da parte degli altri. C’era gente rammucchiata come formiche, formiche però eleganti, ognuna dotata di body o di tute scintillanti e appariscenti. Alec pensò di stare impazzendo, ovunque il suo sguardo si posasse, non riusciva a rintracciare chi voleva. Finalmente, dopo aver scavalcato l’ultimo ostacolo e cioè un vecchio ubriaco (Alec non ricordava di averlo visto in scena) completamente privo di sensi, arrivò dietro le spalle dell’artista. Non sapeva che dire. Provò a formulare una frase concreta, un saluto, qualcosa che potesse sembrare normale e - il ragazzo si girò.
Adesso che Alec lo aveva davanti a sé, si vergognò subito di ciò che aveva interpretato, per averlo definito minuto.
Quel termine non gli si addiceva affatto.
Quella figura ora aveva preso una forma concreta, forse un po’ di più di quanto Alec avesse osato dipingere con i suoi stessi occhi. Il ragazzo era affascinante: i suoi tratti erano orientali, tanto belli quanto particolari, il suo naso, la sua mascella era pronunciata e delineata, gli occhi a mandorla erano scuri, le labbra esili e perfettamente disegnate. Qualche capello che prima gli sembrava di aver visto come più appuntito in scena, era appiccicato alla fronte imperlata di sudore. L’incarnato era olivastro ma gli donava tantissimo, sposandosi con quelle gemme scure. Guardando dalle spalle al torace, si poteva dire che era allenato e questo non era certo per gente minuta.
« …Ti sei perso? » gli chiese il ragazzo. Gli occhi piccoli ma magnetici lo scrutavano divertiti. Alec su ritrovò a perdere proprio il significato della parola. Cercò di calmarsi.
« Uhm » mormorò « No, non proprio » riuscì a dire. Il ragazzo di fronte a lui sollevò le sopracciglia sorpreso, teneva in mano un bicchiere con dentro qualcosa di molto simile al vino ma non poteva giurarci. Il liquido oscillava un po’ seguendo il movimento del suo padrone.
« Vuoi un autografo? » ridacchiò. Il bicchiere che finiva alla bocca, lo sguardo che invece sosteneva il suo. Alec si lasciò prendere in giro, non si sentiva offeso affatto, anzi.
« Nemmeno questo» chiarì grattandosi la testa. Il ragazzo prese un sorso del liquido e deglutendo, alzò il bicchiere:
« Posso aiutarti in qualche modo allora? » consigliò, sorridendogli.
« Sì, ecco... » mormorò Alec, chiedendosi come avesse perso stranamente l’uso momentaneo del cervello. Cosa sto facendo, cosa posso dire. Alec calmo, respira. Pensa a qualcosa di normale. « Voglio sapere come ti chiami. »
Il ragazzo sollevò le sopracciglia, la cui attaccatura quasi arrivò a fin sopra la fronte. Le sue sopracciglia erano sottili e piccole, si adattavano agli occhi. Non c’era niente che non stonasse nella fisionomia del ragazzo. Quello posò il bicchiere sulla grande toiletta, i cui specchi laterali formavano una curva, dietro di sé. Alec pensò che non sarebbe mai stato tanto idiota quanto in quell’istante, ma ormai era andata così.
« E quindi, un ragazzo sconosciuto, che non ho mai visto prima, » abbozzò un sorriso divertito « vuole sapere come mi chiamo. »
« Il tuo nome, sì » la prima volta durante quella conversazione che Alec raccolse la sicurezza.
« Interessante » concluse il ragazzo, pensandoci su. Alec notò come le pieghe di espressione gli si formavano proprio attorno agli zigomi appena sorrideva. « E che cosa te ne faresti, di un semplice nome, intendo, » le sue mani si muovevano a tempo quando potresti avere una firma o un omaggio gratis al circo, una foto ricordo- »
« Nulla. Soltanto il tuo nome. » lo anticipò Alec.
Il ragazzo rimase con la mano a mezz’aria, chiuse la bocca e annuì.
« Immagino che the flying man non sia molto affidabile come identità » sospirò sconfitto « bene se è un nome che vuoi, allora è un nome che avrai » Girò su sé stesso piano e anche in quel momento ad Alec sembrò che stesse volando (o forse aveva completamente fatto fuori uso ogni cellula neuronale).
« Magnus , » disse « Magnus Bane. » Allungò una mano e Alec gliela strinse.
Si guardarono per un secondo e sul viso dell’altro si disegnò il sospetto.
« Sai che non è educato non presentarsi? » finse serietà ma scherzò e finì per ridere. Alec era in trans. « Sì, giusto, io sono Alec, » la stretta era più salda « Alec Lightwood »
« Alec...diminutivo di? »
« Non amo molto il mio nome per intero, ecco » mormorò velocemente.
Si sentì osservato da quella specie di uomo appena uscito dal marmo di qualche statua greca. Deglutì in modo evidente.
« Alexander »
« Alexander... » pronunciò Magnus. Era strano e odioso l’effetto che faceva quando qualcuno pronunciava interamente il tuo nome. O almeno ad Alec lo aveva sempre definito così, tranne in quel momento. « È un bel nome. Il nome di condottieri, gente importante. Per citarne uno, il grande Alessandro Magno » Alec sembrò quasi notare un lampo attraversare quelle due pupille attente « Mi piace » Magnus mise molta enfasi alla fine e Alec non capiva se lo fece apposta o semplicemente fosse così. In ogni caso, non dava peso nemmeno a quello. In tutto quello, l’artista studiò attentamente il ragazzo davanti a sé. Alec sorrise nervosamente guardandosi attorno, cogliendo mentre con si portava una mano dietro la nuca, cogliendo uno dei tanti professionisti lanciargli un occhiata torva.
« Vorrei tanto capire, » Magnus incrociò le braccia al petto, il fare di un pensatore curioso « cosa porta un ragazzo pulito come te, in un posto così » alzò leggermente il viso e il suo mento e la mascella si trovarono in bella mostra. Alec boccheggiò prima di trovare una risposta che potesse suonare normale e non folle. Come ad esempio: non ti ho stalkerato, se è questo che pensi.
Il che, non poteva suonare in altro modo se non inquietantemente insano « Rettifico, » Magnus abbozzò un risolino appena visibile sulle sue labbra increspate, « un ragazzo pulito e carino » ostentò, mentre gli si dipingeva in volto una sfacciataggine sincera, che gli si addiceva.
« Non credo sia un posto tanto tremendo, se insomma, riuscite a fare tutte quelle cose » replicò Alec.
La bocca di Magnus assunse una smorfia riflessiva mentre, molto piano, sganciava una delle sue mani dalle braccia per ricacciarsi indietro un capello fuori posto dietro l’orecchio.
« Più che legittimo pensarla così, » sospirò « per uno spettatore » concluse con un tono cristallino.
« Beh, è evidente che amate ciò che fate, » cominciò Alec deglutendo, le mani in circolo davanti alla sua figura « e la gente vi guarda e vorrebbe… vorrebbe trovare un modo per essere così leggera, priva di dubbi o paure » Alec non capì perché stava intavolando quel pensiero proprio in quel momento, ma vide l’altro concentrato, riprendere il bicchiere dietro di sé un attimo e bagnarcisi le labbra con l’ultimo sorso. Poi allo stesso modo con cui lo aveva preso, l’oggetto di vetro finì di nuovo sull’oggetto di scena dietro di lui. Magnus annuì piano, cercando di mettere su un sorriso.
« E’ la cosa più autentica e sentita che qualcuno mi abbia mai detto su ciò che faccio,» notò, il capo che oscillava in lusinga « ma anche noi siamo essere umani » aggiunse ridacchiando appena. I due sembrarono avvolti da un solo nucleo, estraneo e denso, racchiuso intorno a pensieri e parole non dette.
Un omaccione buttò la sua voce avvicinandosi minaccioso verso loro due.
« MAGNUS! Cosa ci fa questo ragazzo qui? » l’omone era rabbioso, la faccia una gradazione tra rosso e viola. Si aggregò anche l’altro ragazzo che prima Alec aveva sentito parlare, James.
« Cosa sta succedendo? » Il bruto era di stazza inferiore ma comunque paurosa, appena adocchiò Alec, sul suo volto si disegnò il panico, si voltò verso Jay preoccupato « Te lo avevo detto, te lo avevo detto! » Alzò le braccia in aria. Jay lo colpì allo stomaco e l’altro si toccò il punto dolorante. Una smorfia si affacciò sul viso del piccolo bruto. Magnus in tutta risposta sbuffò e subito si mise avanti ad Alec, come a proteggerlo.
«Va tutto bene Jay, » disse calmo portando le mani in avanti « È solo un fan che si è perso e voleva un autografo, » si girò un attimo per scoccargli un occhiolino, Alec scosse la testa in basso evidentemente a disagio « ora lo riaccompagno io, non preoccuparti. »
« Sarà meglio »


 
**



Alec e Magnus erano ritornati indietro. Ovviamente Magnus era davanti per dare prova che fosse solo un fan spettatore e che lo stesse portando fuori dal suo luogo di lavoro. Appena l'artista scostò un lembo del tendone, si trovarono all'ingresso principale e Alec notò fissando il cielo che doveva pressa poco essere l'ora di ritornare anche se, avrebbe preferito rimanere lì in tutta onestà. Magnus era diverso, in senso positivo.
« Bene, fine della corsa, Alexander » disse. « Sono comunque stato lusingato che un mio fan abbia preso il coraggio di venire a cercarmi personalmente, » continuò a voce ben ampia, il fare teatrale « lo apprezzo » concluse. Alec si ritrovò a sorridere inconsapevolmente e Magnus lo riprese « Ti suggerisco di non provarci una seconda volta, » sussurrò, la mano sopra la bocca, il naso arricciato « Non perché non mi faccia piacere avere un ammiratore, ma ci lavoro qui e se il mio capo va in escandescenza ci sarà poi del sangue di innocenti da pulire, non so se mi spiego...»
Vedeva il bagliore del glitter attorno ai suoi occhi, non in modo esagerato, ma quel poco da metterne in risalto la loro forma a guscio, delicata, esotica. Se Alec avrebbe potuto descriverli in una parola sola: sensuali. Alec annuì senza però smettere di levarsi quel sorriso stampato sulle labbra. Sì, era proprio diverso.
« Capito... » rispose Alec « quindi, in quale orario non è prevista, uhg, una carneficina?» tentò nonostante sapeva fosse azzardato, banale, forse anche scontato. Magnus si morse le labbra, intrigato. Alec notò che fosse indeciso se parlare o meno, era così concentrato, attento a ciò che aveva appena detto che quasi Alec trovò strano che qualcuno lo degnasse di un tale interesse. Era la prima volta, dopo tanto.
« Sei uno che non molla, proprio eh? Anzi, rettifico, sei un semisconosciuto trovatosi nel bel mezzo della notte in un circo - che non molla. » ridacchiò spezzando l'aria gelida che filtrava, portò una mano sotto il mento con fare pensante « Durante le prove di pomeriggio se vuoi, puoi... » esitò per un secondo.... « puoi venire a guardare, incominciamo tutti i giorni verso le quattro o giù di lì, prima dello spettacolo serale. Se ti va, puoi venire. Ovviamente, devi avere un permesso che... insomma, testimoni che non combinerai nulla durante le nostre prove. Hai bisogno che qualcuno ti faccia entrare ... » Alec lo osservava e poteva vedere che oltre lo spirito umoristico c'era anche qualcosa che lo portava a riflettere dietro ogni parola « Me ne occuperò io stesso, se potrò. » annuì lentamente Magnus. Alec quasi non toccò più terra. Se ogni pomeriggio avrebbe avuto modo, sarebbe venuto lì, si sarebbe immerso nell'atmosfera danzante e giocosa di quel circo. E stava solo a lui deciderlo. Magnus però lo anticipò nei pensieri: « Non posso essere più chiaro, ma ti prego evita di intrufolarti di nuovo, anche se mi sto chiedendo ancora come tu abbia fatto... »
Una voce rimbombò da lontano:
« MAGNUS, HAI FATTO? Perché ci stai mettendo così tanto?! »
Il ragazzo quasi sobbalzò in aria, si girò di scatto e ritornò a guardare velocemente il diretto interessato.
« Adesso è meglio che vada, ciao! » Magnus si affrettò e voltandosi indietro , salutò il ragazzo malcapitato e appena conosciuto con un cenno della mano che ondeggiava. Ma tu guarda che svolta ha preso la serata sorrise tra sé e sé speriamo di non finire in grossi guai, pensò Magnus ritornando alle roulotte.





Alec ritornò molto tardi quella sera. Aspettò il bus delle tre e ritornò a casa col buio pesto del soggiorno, l’aria silenziosa, il che lo aveva portato come un ladro a chiudersi piano la porta della camera dietro di sé. La finestra era rimasta aperta e le tende venivano risucchiate emulando un po’ il movimento di due polmoni che si gonfiano e sgonfiano per prendere aria. Alec buttò la felpa sulla sedia, centrandola in pieno, dopodiché toccò a lui, sfilare le scarpe, sprofondare nel letto. Sei uno che non molla. Sentì riecheggiare la voce di quel personaggio tanto nuovo che era Magnus.
Sei uno che non molla.
Di nuovo.
Alec non sapeva se fosse davvero così, sapeva solo che era stato incuriosito, che l’ultima volta che qualcuno aveva scatenato curiosità nella sua vita, era stata la prima litigata dei suoi. E ricordava anche immagini bagnate di sé stesso mentre cercava di tapparsi le orecchie e chiudere con tutto. Sei uno che non molla. E ricordava dei piccoli dolcetti sfornati da sua sorella per una delle sue feste. Poi nero, completamente nero.






Clodia's: Niente, oggi efp ha fatto le beffe. Io sto mezza abbattuta se non tutta (causa: il ciclo d'estate dovrebbe andare a nascondersi e tornare direttamente in ottobre, d'autunno e d'inverno e non presentarsi in questi tre mesi)
Io aggiungerò comunque parte 2 ogni volta che un capitolo intende continuare, quindi in dovuta sincerità è come se questo fosse la seconda parte del 3 capitolo, just so you know. Ma bando alle cianceeeeee, here we are ragazzuoli. Vi è piaciuto? Ma più che altro, ma quanto è bello il Magnus flirtuoso che conosciamo, il suo bicchiere, la sua presenza evidentemente non indifferente. Lo so, lo so cosa vi starete chiedendo: ma Alec è davvero così bravo e furtivo? Allora, premettiamo una cosa: Shadowhunter o non, l'Alec che immagino io è sempre molto testardo e se vuole qualcosa che lo fa stare bene, prova ad acciuffarla. O quanto meno prova a non pensarci troppo e a seguire ciò che gli dice l'istinto (se non qualcos'altro if you know what I meant). Mentre Magnus è tanto sorpreso quanto intrigato, but still, sono artisti valli a capire ( lo so per esperienza)
Alla prossima ragazzi <3
   
 
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