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Autore: Giechi    06/08/2018    1 recensioni
Ho costruito un mondo di personaggi, questa prima parte di racconto serve a dare un senso a quello che verrà prima e dopo: tre amici (Sergio, Riccardo e Ivan) si trovano su una spiaggia a discutere del comportamento di uno di loro, litigano. Vengono fermati da Rachele, la stessa Rachele di "La Sottile Linea tra Sogno e Realtà", che ancora giace su EFP piena di errori e imprecisioni. Da qui partiranno una serie di vicende che vedranno protagonisti, un giornalista, il "delfino" di una famiglia molto ricca, un uomo tormentato dalla sua infanzia e una serie di altri personaggi che hanno la "fortuna" di conoscersi o toccarsi per qualche istante.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si inoltrarono nel cortiletto che anticipava la casa.

-È una bella villetta, sono, uhm, tre piani e hai visto che bel prato verde, si trattano bene- disse Roberto.

 Sergio notò dei nani da giardino, li aveva sempre odiati -sono inquietanti e inutili- commentò ad alta voce.

-Ti preoccupi dei nani davanti ad una casa così? Pensa che è solo una delle proprietà dei Randelli, neanche la più grande, tra l'altro...-

I due uomini, dopo aver attraversato il cortile camminando su di una stradina in selciato, suonarono il campanello, un suono classico li annunciò. Furono accolti da una giovane donna, doveva avere circa l'età di Sergio, 25, 30 anni al massimo, capelli castani e occhi marroni davano un tocco di allegria ad un visetto stanco,  nonostante la giovane età e il fatto che fossero le 3 di pomeriggio. Vestiva con un completo elegante nero, con scarpe firmate.

Squadrò gli ospiti con diffidenza, sembrava essere combattuta su come accoglierli.

-Buonasera, sono la figlia del Leonardo Randelli, mio padre vi aspetta in sala- sospirò -scusate le formalità, sono di casa, qui- disse la giovane in tono quasi tragico-

-Deve avere un mal di piedi non indifferente dopo una giornata in quelle cose- disse Sergio alludendo alle scarpe della figlia di Randelli.

-Non più della testa dopo un pranzo con mio padre, i suoi colleghi e i suoi discorsi... che sono tutti vostri, adesso- la ragazza sembrò un po' più rilassata -trattatemelo bene che poi lui resta qui- sorrise.

Roberto le prese la mano e con galanteria l'avvicinò alla bocca, simulando un bacio, voleva divertirsi più che non sfigurare in un luogo così distante dalla sua quotidianità.

-Buona sera, signorina...?-

La figlia del signor Randelli sembrò sgomenta dai modi così rispettosi di Roberto, un uomo così ben curato, in totale contrasto con il collega anche nell'atteggiamento la confondeva parecchio.

-Matilde, Matilde Randelli-

Il giovane Sergio sbiancò, Roberto capì subito che qualcosa non andava e se ne accorse anche Matilde Randelli.

-Ehm, è tutto apposto?- chiese quasi preoccupata.

-Mi dispiace, Ma...signorina Randelli, il mio amico ha sempre dei modi un po' particolari- Sergio tagliò corto.

Roberto senza capire la situazione, resse comunque il gioco -sa, mio padre era un uomo tutto d'un pezzo, mi ha lasciato questo vizio- disse ridendo.

-Dispiacere? Di cosa?- Matilde Randelli guardò Sergio ritornare in se ancora più divertita e incuriosita.

-Non ha idea di quanto sia difficile, a volte, questo lavoro- il giovane cercò di cambiare discorso, non era pronto ad affrontare quell'argomento con una sconosciuta davanti.

Lanciò un'occhiataccia a Roberto che era stranamente radioso.

-Ehi, Sergione, cosa succede, è la prima volta che vedi una donna?- disse sottovoce mentre si dirigevano in sala dove Randelli padre attendeva.

-Stai zitto, per una volta, ti supplico- 

-Dovresti andare a farti vedere se solo un nome ti concia così- disse tra il serio e il faceto -ora riprenditi che si va in scena- si sistemò il colletto della giacca dopo aver tolto il cappotto.

-È permesso?- disse poi riferendosi, probabilmente, al signor Randelli che doveva trovarsi all'interno della casa.

-Per favore, accomodatevi- una voce calda e decisa rispose dalla stanza difronte alle tre figure, lo studio era uno spazio molto grande, decorato con mobili di antiquariato, uno specchio del XIX secolo rendeva la stanza più imponente di quando già non fosse, i muri erano dipinti di una tonalità di ocra molto scura che si sposava perfettamente con il marrone del legno e i tappeti orientali, qua e là, nelle credenze, sugli scaffali, su enormi comodini erano presenti oggetti provenienti da diverse parti del mondo: statue africane, liuti cinesi, pezzi di rocce di forme e dimensioni diversi, miniature di città di civiltà del sud America precolombiana.

Al centro della stanza, una scrivania intagliata da un grosso albero, dietro la quale si trovava il Signor Randelli, subito vicino divani e poltrone.

-Posso sedermi qui?-

Il vecchio annuì felice a Roberto che, sedendosi, tirò fuori dei fogli e una penna, si sistemò sulla poltrona alla sinistra della scrivania di Randelli.

-Mi presento, sono Roberto Francesi, e da quando le verrà posta la prima domanda, sarò colui che avrà cura di prendere nota di quanto uscirà dalla sua bocca fino a quando io e il mio collega Sergio Sergenti...-

-Lei può chiamarmi Sergio, Signore- disse il giovane sedendosi sul divano difronte il vecchio Randelli.

-...io e il mio collega, non avremmo abbandonato la sua abitazione, chiaro?-
-Cristallino-

-Non si preoccupi del modo in cui evolveranno le cose, abbia solo premura di mantenere un tono di voce udibile dal mio amico- Sergio sorrise.

-Io andrei a mettermi un po' più comoda allora- disse Matilde Randelli già libera delle scarpe, saltellando sulle scale che dovevano portare alle stanze, se poi volete desiderate qualcosa da mangiare o da bere, chiedete pure-

-Per ora siamo perfettamente a nostro agio, grazie- disse Sergio rivolgendosi a Roberto che annuì in segno di assenso.

-Capisco...- Matilde sembrava delusa -allora a tra poco, in ogni caso- aggiunse con un sorriso.

-Direi di non perdere altro tempo- disse Sergio con tranquillità.

Il signor Randelli si alzò, camminò tra i tavoli e i divani sospirando sommessamente.

-Da dove iniziamo l'intervista?- chiese.

-Come sta?- disse Sergio all'improvviso.

-Mmh, direi bene, nonostante l'età che avanza le forze non mi mancano, abbiamo appena concluso un pranzo di beneficenza, siamo arrivati a voler destinare un fondo per le borse di studio per i più meritevoli, un buon passo avanti...-

-C'è un motivo se la chiamano il Solidale- lo incalzò Sergio.

-Un nomignolo che disdegno e che mi accompagna da troppo tempo, mi fa sentire molto un Compagno, pugno in cielo- rise tra sé -e non potrei esserne più lontano-

-Certo le sue politiche aziendali non sono distanti da un certo tipo di pensiero politico- Roberto si intromise con naturalezza.

-Non nego di ritenere tutti i miei dipendenti e la comunità a cui appartengono come una grande famiglia, ma mi prendo semplicemente cura di loro, do loro priorità maggiori..-

-Deve essere una fortuna poter lavorare per lei- ammise, ironicamente, Sergio.
Roberto si passò una mano sugli occhi.

-Cosa vuole insinuare? Mi pare di aver dato prova che quanto stia dicendo non sono solo parole, ci sono fatti-

-Noi siamo qui per raccontare lei, non le sue gesta e le sue imprese-

-Ti sbagli, ragazzo, “Storie scritte nell'infinito”, il vostro progetto, è quello che alle persone come me per spiegarsi alle persone, al mondo, e di lasciare traccia nel cuore di chi abbiamo aiutato, come esempi per le nuove generazioni, come personalità di spicco in questa era di mediocrità- si sistemò sulla sedia -Per sempre- disse perentorio -hai idea di quante copie venda il vostro giornale e di quanta gente acquisterà il libro della raccolta delle vostre, Nostre, storie?-

In quel momento Matilde Randelli scese le scale, sembrava aver ascoltato il discorso del padre, e la sua espressione non sembrava far trasparire armonia con le sue idee. Aveva una sigaretta in bocca, socchiuse la finestra e prese posto, in silenzio, sul divano difronte a Sergio e Roberto, alla destra del padre. Porse la mano con il pacchetto di sigarette verso i tuoi ospiti.

Sergio sorrise e accettò ben volentieri; ancora a disagio per la presenza di Matilde Randelli, evitò il contatto visivo.

Roberto, rifiuto, e prese respiro per parlare in risposta a Randelli ma fu anticipato da Sergio

-Se davvero conosce il nostro modo di fare e di lavorare, sa benissimo che non ci opporremo a quello che vuole raccontarci- si accese la sigaretta -però non siamo qua per dare da mangiare al suo ego, i giornali sono già pieni delle sue foto in Africa con i bambini o in sud America a portare la “luce” a chi, finora, ha vissuto nel buio più cupo- Sergio sembrava contenersi il più possibile, ma era facile intuire che quanto dicesse fosse pervaso da un'ironia pronta a esplodere -a noi e, credo anche alla gente che la vede solo come una figura mistica, interessa sapere chi è lei e cosa la accomuna...- il ragazzo si alzò e raggiunse l'enorme finestra che Matilde aveva aperto poco prima, e da cui entrava aria gelida, fece un tiro profondo dalla sigaretta -guardi, là c'è un giovane che sta portando a spasso il suo cane, lo vede?-

Randelli annuì timidamente.

-Ecco, a noi interessa raccontare il ragazzo Randelli dietro tutto questo Bene, che, è innegabile, sta portando in questo mondo-

Roberto fece una smorfia, per quanto non fosse d'accordo con i toni del giovane collega, Sergio aveva ragione, il loro non era un servizio agli intervistati, ma uno strumento per avvicinare le persone, accomunandole sotto un unico aspetto, le storie che vivono.

Il signor Randelli sembrò essere sbigottito, non si aspettava un intervento del genere. Dopo qualche istante, sorrise -e sia, chieda ciò che vuole-

Matilde Randelli sbarrò gli occhi, Sergio lo tonò e sorrise tranquillo.

-Bene, ricominciamo, con ordine: come se la passa, ultimamente?-

-Non posso lamentarmi, passo molto tempo in famiglia, con i miei figli, alla mia età non credevo che questo potesse essere... piacevole, e mi duole ammetterlo con mia figlia qui con noi- Randelli squadrò Matilde con diffidenza -ma nonostante il periodo non felice, non potrebbe andare meglio-

Matilde Randelli si schiarì la voce

-Signorina Randelli?- Sergio colse al balzo il momento per darle parola.

-Oh, ma chiamami pure Matilde, basta formalità, mi sono anche cambiata- disse sorridendo a Sergio che arrossì senza un apparente motivo -passiamo molto tempo assieme ultimamente, è vero, ma mi stupisce sentirlo parlare così, non è mai stato un padre...caloroso!-

Il signor Randelli emise dei rantolii di disapprovazione.

-È anche vero- Matilde tornò subito seria -che in questi giorni cade l'anniversario della morte di nostra madre, domani ci sarà anche una cena in suo onore e sentire queste parole da papà mi fa un po' strano-

-Non dovevi andartene? È sabato, non hai da fare?-

-Sto aspettando Stefano prima di andare in studio- si rivolse anche a Sergio e Roberto -ci sono ancora un po' di cose da organizzare per l'evento di domani-

-Domani,- disse Randelli -saranno esattamente 5 anni che mia moglie, Dora, è venuta a mancare, è stata una grande perdita per me- il signor Randelli si accarezzava il pizzetto ritmicamente, un gesto che sembrava aiutarlo a dosare le parole -aveva, tra le altre cose, il dono di tenermi ancorato agli anni migliori-

-Le manca la gioventù?-

-Sì, mi manca la gioventù con mia moglie, fin da subito ci fu alchimia, anche se la SolarFlare mi fu affidata abbastanza presto-

-Ma nonno Enzo non...?-

-Matilde, per favore, sto parlando-

-Come vuoi, ma credo debbano sapere che Nonno Enzo soffrisse di dipendenza da alcol, e che dovevi prenderti cura di lui, quando nonna non poteva- puntualizzò Matilde Randelli fumando la sua sigaretta con molta calma-non sono qua per farsi prendere in giro, solo questo, ora mi eclisso- Matilde Randelli si chiuse veramente in un silenzio rispettoso, voleva capire fino a dove volesse arrivare, più che suo padre, quel Sergio, che, come lei sembrava aver capito che non era la verità quella raccontata dal signor Randelli.

-Se mi lasci parlare- brontolò il signor Randelli -Stefano, il nostro primogenito nacque poco dopo l morte di mio padre, ma, al contrario di quello che ti possono aver raccontato i tuoi fratelli- disse rivolto a Matilde -ho vissuto quegli anni con tua madre, al meglio delle nostre possibilità-

Matilde Randelli non rispose, si limitò a ignorare il padre giocando pensosa con l'accendino.

-Mi parli di suo padre- Randelli fissò la figlia severamente, Matilde non se ne accorse e questo irritò l'uomo ancor di più.

-Non c'è molto altro da dire, fondò l'azienda ma ad un certo punto si rese conto che non era quello che voleva- ammise sospirando -niente nella sua vita, ad essere sinceri, secondo lui, era al posto giusto. Io, figlio unico nato per caso; mia madre, un compromesso per vivere bene... la tipica storia dell'alcolista medio, come ultimo atto mi lasciò l'azienda piena di debiti e sul lastrico, per me fu un dovere non farla fallire, ci riuscii, non senza sacrifici...- guardò ancora Matilde -non mi dedicai troppo ai miei figli, la mia famiglia come vi ho già spiegato era più larga-

Si guardarono tutti senza dire nulla.

-L'ultima frase- sospirò Randelli -potete anche far finta che non l'abbia detta- Sergio non si scompose, Matilde Randelli puntò gli occhi al cielo, mentre Roberto, prendendo nota, sorrise divertito -molte delle mie energie le ho spese per la SolarFlare e per i miei figli, questo è innegabile però-

-È tutto un equilibrio tra il volere e il voler bene, secondo me- Matilde Randelli interruppe ancora il discorso e il suo silenzio -a volte questo equilibrio si rompe e accade che una figlia invece di essere fuori casa a divertirsi, è ancora qui con te a prepararti il tè alle mimose. Ne volete una tazza, già che ci sono?-

-Volentieri- disse Roberto.

-No, ti ringrazio- si aggiunse Sergio.
   
 
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