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Autore: EleAB98    13/08/2018    5 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Jane fece un bel respiro.
Il più profondo respiro che avesse mai esalato fino a quel momento: stava letteralmente morendo dall'emozione. Si trovava finalmente alle porte di quell'università che aveva, almeno fino a quel momento, rappresentato il suo sogno proibito. D'improvviso, però, qualcuno di molto familiare le sbucò da dietro le spalle, cogliendola di sorpresa:
“Allora, sei pronta?”
Jane sussultò.
“Addi, mi hai spaventata! Quanto alla tua domanda... No, credo che non sarò mai abbastanza pronta ad abituarmi a mettere piede in questa università come se fosse la cosa più naturale del mondo. Diciamo che dovrò tirar fuori la mia personalità combattiva.”
“Brava, così mi piaci! E poi smettila di agitarti, indossi la divisa dunque è tutto a posto, no?”
Jane assentì, accennando un lieve sorriso.
“Certo, tranquilla. Com'è andato il test?”
“Credo bene, ma al momento preferisco non fare alcun pronostico al riguardo.”
“Grande Addi! Sono sicura che molto presto entrerai anche tu a far parte di questo mondo.”

Le due ragazze sorrisero, continuando a scrutare con infinita sorpresa ogni angolo dell'università. Era gigantesca, più di quanto avessero mai immaginato e le due riuscivano a malapena a contenere il loro entusiasmo.
“È pazzesco Jane, la Hollywood U è davvero enorme! Ci sono corridoi e 'strade' secondarie dappertutto, sembra un labirinto... Non mi stupirei se qui da qualche parte ci fosse un nascondiglio segreto.”
“Addi, vedi fin troppi film thriller, te l'ho sempre detto.”
“Senti chi parla!” ribatté l’amica. “Sei tu la futura regista... Dunque, sarei io che vedrei troppi film?”

Jane soffocò una risatina, che in un attimo si tramutò in un’espressione insolitamente seria. Addison notò quel suo repentino cambio di comportamento: sembrava che la sua amica stesse ripetutamente volgendo lo sguardo verso una direzione ben definita, come se intendesse mantenere il controllo di una data situazione.

La ragazza parlò sottovoce:
“Hai ragione, l'università è davvero grande ma, a quanto pare, non abbastanza da non poter non incontrare il professor Hunt! Guarda, sta arrivando!”
Addison si allarmò e mormorò, a denti stretti:
“Sbrigati Jane, fila in classe, prima che Hunt cominci con la solita ramanzina.”
“Hai ragione, Addi. A più tardi!”

Di soppiatto ma in tutta fretta, Jane cominciò a salire le scale, come se in quel momento giocasse il ruolo della preda indifesa che doveva fuggire a gambe levate dal suo aguzzino per salvarsi la pelle. Il professore, notando il suo stato d'animo - nonché il suo atteggiamento poco consono al luogo in cui si trovava - arrestò la sua corsa stemperando, allo stesso tempo, la sua tensione.

“Non corra, signorina Jane. Sono in anticipo e lei non è in ritardo. Non c'è alcun bisogno di correre su e giù per le scale, come non c'è alcun bisogno che io glielo dica. Dovrebbe conoscere le buone maniere.”
Jane si voltò cercando di apparire tranquilla, disinvolta e sicura di sé.
“Veramente, credevo fosse buona educazione che gli studenti si facessero trovare in classe prima che arrivi il professore.”

Thomas Hunt colse la sua vena di sarcasmo.

“Non giochi col fuoco, signorina McMiller. Senza dubbio lei ha ragione ma, come le ho appena detto, la disciplina è un aspetto di fondamentale importanza all'interno di quest'università. Sta a lei mostrare la maturità che si conviene in tale ambiente, nonché rispettare tassativamente gli orari previsti dal corso di studi.”

Ormai, il tono di voce che il professor Hunt utilizzava nei suoi confronti le sembrava fin troppo familiare: Jane, comunque, si sarebbe ben presto abituata a quelle circostanze. Quel che Thomas non sapeva, però, è che quei continui rimproveri non avrebbero fatto altro che aumentare la sua autostima.
Nonostante la situazione non fosse delle migliori, in effetti, la ragazza si arrischiò a domandargli per quale motivo egli fosse in anticipo, data la sua presente affermazione. Come previsto, la risposta dell’uomo fu tutt'altro che cordiale.

“Non credo che tale questione rientri nei suoi affari, signorina. E adesso entri in classe, prego.”
Jane entrò poco prima di Hunt e si sedette. L’aula era molto grande e accoglieva centinaia di studenti che d’improvviso smisero di parlare e guardarono, increduli, il professor Hunt.

Thomas si schiarì la voce.

“È perfettamente comprensibile che siate sorpresi del mio ingresso anticipato ma, fra qualche istante, vi apparirà visibilmente tutto più chiaro. Innanzitutto, colgo l'occasione per ripresentarmi di nuovo soprattutto a coloro che, sfortunatamente, non abbiano potuto assistere alla cerimonia di apertura. Sono il professor Thomas Orson Hunt, docente del corso di sceneggiatura e cinematografia.”

Che onore... pensò Jane, alzando gli occhi al cielo.

“Il mio corso, che occuperà l'intero semestre accademico, sarà composto da sessanta ore di lezione frontale, cui verranno integrate delle esercitazioni pratiche che affronterete individualmente e/o in gruppo. Domande?”

Nessuno rispose. Di primo acchito, la passività di quegli studenti gli sembrava un elemento di valutazione piuttosto negativo ma Thomas, da uomo diligente qual era, non si sarebbe certo fatto ingannare dalle apparenze.

“Benissimo, andiamo al dunque. Quest'anno, il consiglio accademico mi ha affibbiato un compito importante e - oserei dire - molto scocciante. Analizzare qualitativamente e quasi del tutto empiricamente l'attitudine degli studenti del mio corso per poi suddividerli in vari classi a seconda delle somiglianze e differenze di personalità riscontrate in ognuno.”

E menomale che la questione non rientrava nei miei affari... mormorò Jane dentro la sua testa.

Nella classe si alzò un lieve bisbiglio, via via sempre più forte. Il professore cercò di riportare l'ordine, sebbene comprendesse perfettamente le ragioni degli studenti.
“Capisco che la cosa non sia di vostro gradimento, ma se non voglio perdere il lavoro e voi il vostro insegnante, non posso fare altrimenti.”

Jane guardò la sua espressione: sembrava fosse sincero. Avrebbe davvero dovuto 'psicanalizzare' tutti loro in così poco tempo? Sarebbe stato impossibile in una settimana, figuriamoci in un giorno o due.

“Per facilitare il mio abominevole compito, ho preparato dei cosiddetti questionari conoscitivi. Avete mezz'ora per compilarli. Mettetevi al lavoro.”

Ah, adesso si spiegava tutto.

Forse, Jane aveva in qualche modo dimenticato che il suo professore fosse considerato dai più come ‘il grande' Thomas Hunt. Eh già, magari la definizione di 'signorino' che gli aveva affibbiato non era poi del tutto appropriata. A seguito di tali pensieri, la giovane non riuscì proprio a trattenersi: infatti, in quel preciso istante le scappò una breve risata che, suo malgrado, fu notata dal professor Hunt intento, nel frattempo, a consegnare i questionari.
 
Ancora lei.
 
“Qualcosa la diverte, signorina?”
 
In quel momento, Jane avrebbe voluto sprofondare.
 
E adesso?
 
“No, professor Hunt. Mi scusi tanto.”
 
“Bene perché, in caso contrario, quella è la porta” rispose lui, senza complimenti.
 
Cavolo, devo stare più attenta. Altrimenti Hunt mi spedisce con un pacco postale dritta a Timbuctù come accadde a Edgar, lo squattrinato maggiordomo degli 'Aristogatti’.
Non appena giunse alla sua postazione, Thomas le consegnò il foglio, regalandole un'occhiata tutt'altro che tollerante. In quel caso, aveva indubbio ragione a essere arrabbiato, ma Jane non cercò di non farci troppo caso. La studentessa posò gli occhi sulla scheda, colta da un'irrefrenabile curiosità: quel questionario era intriso di domande che, almeno apparentemente, giudicava senza senso, o meglio, superficiali.

Terminata la consegna, Hunt si preoccupò di giustificarsi immediatamente, sostenendo che non tutte le domande fossero state frutto della sua idea.
Di sottecchi, Jane alzò lo sguardo verso il soffitto.

Beh, certo. Una mente superiore come quella di Hunt non avrebbe potuto sprecarsi tanto per elaborare queste 'idee' tutt'altro che originali.

In ogni caso, adesso avrebbe dovuto concentrarsi sul questionario che aveva dinanzi. Guardò una per una tutte le domande, cercando di coglierne precisamente le richieste.
 
1) Quando e come è nata la sua passione per la cinematografia? (Max. sette righe)

Perbacco. A quanto pare, ho commesso un errore di valutazione: le domande non sono poi così semplici.
Come posso raccontare la genesi della mia passione in soli sette righe?
 
2) Se doveste dirigere un film, quale sarebbe, a vostro parere, il primo aspetto da considerare? (Max. sette righe)

Ve ne sono molti, in realtà. Stabilirne la priorità non è affatto cosa facile. Comunque, credo che il primo passo da seguire sia quello di adattare a ciascun personaggio una personalità ben precisa, in modo da evidenziare espressamente e nell’immediato le peculiarità del protagonista rapportato ai vari personaggi della storia redatta.
 
3) Qual è il suo film preferito? Perché? (Max. tre righe).

'Pioggia di Meteore.'

Perché? Beh perché quel film è pieno di incredibili effetti speciali, di imprese eroiche tutt'altro che realistiche eppure insolitamente possibili.
Perché... Perché quel film è stato il primo film che lei aveva visto insieme a suo padre in soggiorno, in una tiepida giornata d'estate; in una giornata apparentemente normale che, in un prossimo futuro, avrebbe invece deciso le sorti della sua vita. Le sorti di quel futuro professionale che adesso si era trasformato nel tanto agognato presente.
Ma quest'ultimo pensiero, lei non poteva certo scriverlo. Era fin troppo personale.
 
4) Cosa consigliereste a un aspirante regista? (Max. cinque righe).

Consiglierei innanzitutto di non abbattersi di fronte alle difficoltà e di fronte alla non approvazione dei familiari che potrebbero ostacolare la sua futura formazione. Inoltre, consiglierei una vera e propria introspezione di se stessi a tutto campo al fine comprendere effettivamente se la scelta del percorso di studi sia davvero motivata e dettata da un profondo e sincero interesse.
 
D'un tratto, nel bel mezzo della stesura di tale risposta, a Jane tornarono in mente quelle fatidiche parole pronunciate da Hunt che, inizialmente, aveva giudicato sin troppo astiose:
 
"È la passione che farà di lei un futuro regista, a prescindere dalla remota possibilità che lei ottenga o meno il tanto agognato successo."
 
Riguardo a questo, Jane non poteva essere che d'accordo. Eppure, la sua giusta quanto - in un certo senso - amara affermazione non l'aveva affatto indotta al totale cambiamento dell'opinione iniziale che la giovane si era fatta di lui. Ovviamente, di lì a poco lo avrebbe conosciuto meglio, ma era sicura di non sbagliarsi nel pensare che, in qualche modo, quel professore fingesse di credere nelle capacità degli studenti.
E in qualche modo, il fatto della suddivisione in classi ne costituiva la prova certa sebbene, a detta di Hunt, tale progetto non fosse stato una sua idea; un’idea peraltro decisamente assurda... Ma egli aveva davvero detto la verità?

Jane squadrò Hunt da capo a piedi, come se tentasse di cercare in lui la risposta a quella domanda. Intento a correggere degli scritti, sembrava che il docente non sentisse il benché minimo rumore. Sembrava si fosse rinchiuso totalmente in se stesso, come se si trovasse nel suo ufficio o addirittura a casa sua, immerso nella totale tranquillità.
 
D'un tratto, inaspettatamente, i loro sguardi s'incontrarono e Thomas non poté fare a meno di domandarsi per quale motivo Jane lo stesse guardando. Voleva per caso correggere gli scritti al posto suo? Oppure lo stava psicanalizzando, proprio come avrebbe dovuto fare lui con tutti i suoi studenti?

Da una parte, Jane avrebbe voluto sfidarlo a uno spietato 'gioco di sguardi' per fargli comprendere che non temeva affatto la sua autorità; d’altro canto, la sua coscienza gli suggeriva che la cosa sarebbe stata del tutto inappropriata.

Pertanto, la ragazza abbassò quasi immediatamente lo sguardo per evitare l'eventuale imbarazzo che ne sarebbe seguito. Ma la verità era un'altra: Jane non avrebbe sopportato l'ennesimo rimprovero di Hunt.
Dal canto suo, quest'ultimo aveva ripreso ancor più intensamente la sua attività, come se nulla fosse accaduto. Doveva finire a tutti i costi. Quella strana ragazza avrebbe fatto meglio a concentrarsi sul questionario, invece di ficcare il naso dove non doveva o sognare a occhi aperti. Data la totale indifferenza di Hunt, Jane si tranquillizzò, controllando il suo scritto per l'ultima volta.

Mancava solo una domanda: la prima. La più penetrante, la più complessa. Jane conosceva perfettamente la risposta a quel quesito, eppure non aveva le idee chiare sul come formularla.
La passione per la cinematografia si era sviluppata in circostanze che lei non avrebbe mai creduto possibili. Durante il periodo della sua infanzia, sua nonna era molto malata e lei aveva trovato conforto e consolazione nella visione di numerosi film di azione e di avventura.
E proprio così voleva che fosse la sua vita: un'affascinante - quanto difficile - avventura di cui lei ne avrebbe guidato appieno le sorti.


In particolare, dalla visione del film 'Pioggia di Meteore', Jane aveva creduto che tutto, ma proprio tutto, potesse realizzarsi se lo avesse voluto davvero. È vero, sarebbero occorsi molti sforzi e altrettanti sacrifici, ma in fondo sapeva che, un bel giorno, anche lei avrebbe soddisfatto i suoi desideri più intimi. E in quel periodo, il desiderio che covava ardentemente dentro il suo cuore era uno solo: poter diventare un’affermata regista.

Con il passare del tempo, quello che sembrava essere soltanto un sogno parve invece rafforzarsi e acquisire nuove consapevolezze che, al momento giusto, le avevano infine rivelato una volta per tutte il lavoro dei suoi sogni. No, quello per cui oggi stava lottando non era affatto un capriccio.
 
“Dieci minuti!” tuonò il professor Hunt. “Mancano solo dieci minuti!”
A quelle parole, Jane si 'risvegliò' bruscamente dal torpore di quei nostalgici ricordi.
“Cosa, soltanto dieci minuti?”

In tutta fretta, la ragazza rispose finalmente a quella domanda che le aveva fatto perdere del tutto la cognizione del tempo. Poi, uno per uno, i discenti consegnarono la 'chiave di lettura' che avrebbe permesso a Hunt una superficiale quanto necessaria interpretazione della loro personalità.
Jane, come al solito, era pronta a tutto.

“Ok. Da domani, il mio destino sarà ufficialmente segnato. A noi due, professore” pensò tra sé, mentre consegnava in mano a Hunt il suo destino.
 
   
 
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