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Autore: Vago    17/08/2018    3 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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Non poteva andarmi peggio.
Cioè, poteva andare molto peggio, in migliaia di modi diversi, tra l’altro.
Il punto è che ora ho un problema in più.
Avevo Sarah Dan Rei davanti a me, potevo aprire quell’armatura come una cozza e cosa succede?
Epica mi ferma.
Cosa le è passato per la testa?

Il boato delle rocce che impattavano a terra smise di far tremare le pareti.

La Giudice maggiore sarà sicuramente arrivata, a quest’ora. Gli avranno trasmesso un allarme appena ci hanno individuato.
Ho bisogno di Epica in piena forma per tenere a bada quella donna alcolizzata. Certo, ora non c’è Follia che la guida passo a passo, ma non so se la possibilità di agire nel pieno possesso delle sue facoltà mentali sia un bene o un male, parlando di Johanne Fenter.

La polvere cominciò lentamente a depositarsi su tutte le superfici, permettendo ai raggi di un sole sempre più lontano di fendere la nebbia che si era levata.
Qualcuno tossì, cercando di liberare i polmoni invasi da quel pulviscolo grigio.

Ho bisogno di una forma più comoda e di non oscillare per poter pensare lucidamente.

Il tentacolo arpionato alla parete rocciosa si cominciò ad allungare lentamente, facendo calare il grappolo verso il terreno sconnesso che lo attendeva diversi metri più in basso.
Dall’apertura che, in quella sala, dava sull’esterno penetrarono gli ultimi raggi di sole che anticipavano lo zenit, prima che l’occidente reclamasse il sole per sé. Quei pochi raggi furono sufficienti a far risplendere la sala del color dell’oro, infrangendosi e rimbalzando sulle linee curve del prezioso metallo che adornavano le pareti.
Una porzione della testa di quello che era un serpente luccicò, quasi completamente soffocata dai massi e dalla polvere che la ricoprivano.
Tre corpi vennero adagiati a terra, seguiti da un paio di suole rigide. Solo successivamente si andarono a formare le scarpe lucide a cui appartenevano.
Lentamente il blob viscoso cedette la sua massa alla creatura che, risalendo dalle caviglie, si stava andando a formare. Di pari passo i tentacoli ancora impegnati si ritrassero, conducendo al proprietario la spada azzurra che uno di questi tratteneva.
Una lunga giacca scura sventolò appena attorno alle ginocchia del proprietario non appena fu libera di farlo.
Due occhi scuri si mossero su quello che era un abbozzo di viso affilato, posandosi sulla lama eterea che, sentita presasi in causa, richiamò a sé i pochi liquidi che riuscì a recuperare nella stanza, permettendogli di avvolgerla per celarla a quello sguardo.
La mano libera dell’elfo dalla ciocca bianca passò sul suo volto, in un moto di stanchezza.

Non devo essere impulsivo, ora.
Se facessi un errore, con quella spada ancora in giro, segnerei la fine per la mia razza.
Posso considerarmi più forte delle Muse che cercarono di scappare allora, a quei tempi eravamo giovani e inesperte, ma non posso ancora fronteggiare quell’arma e il suo potere.
Ho bisogno di Epica e impiegherò tutto il tempo necessario per farla tornare in sé.
 
Cosa vuoi da me?

Ci vorrà meno tempo del previsto, evidentemente.

L’elfo dall’abito scuro si voltò verso la fanciulla che, solo in quel momento, aveva deciso di ritirare all’interno del suo corpo le pareti ferite del guscio che aveva creato. Le suole delle sue scarpe fecero rimbombare il rumore dei pochi passi nella stanza.

Ancora con quel corpo. La sua essenza deve sentirsi ancora in emergenza e sta ritornando all’ultima forma assunta…

- Epica, riesci a capire quel che ti sto dicendo? –
Le ginocchia di Noir smisero di reggere il peso del suo corpo, facendolo cadere a terra. La melassa nera che gli ribolliva in corpo non tentò nemmeno di proteggere le sue ginocchia dall’impatto contro la superficie butterata dei massi.
Il suo viso era una maschera di sangue vermiglio, così come lo erano i suoi vestiti zuppi della sua linfa vitale che continuava a sgorgare dalle migliaia di strappi presenti sulla sua pelle, aperti dalla furia con cui la sua maledizione si era fatta strada attraverso i suoi pori.
L’elfo distolse lo sguardo con un moto stizzito. Le dita della sua mano sinistra tamburellarono frementi sul tessuto dei pantaloni scuri che gli coprivano la coscia.
- Stai indietro. – disse glaciale la fanciulla, facendo un incerto passo in direzione di Noir – Devo finire un vecchio lavoro. –
La fanciulla tese il braccio destro, con la mano a malapena aperta, in attesa di qualcosa. Qualcosa che non arrivò.
L’elfo sospirò avvilito. Alla poca luce che riusciva ancora a permeare la sala parve che la sua forma fisica perdesse di consistenza, tanto quel sospiro era profondo.
Le suole rigide si mossero lentamente sui massi ed il pulviscolo.
La lunga giacca scomparve, tornando ad essere un tutt’uno con quel corpo in continuo mutamento.
Una mano piccola si posò sulla spalla della fanciulla, mentre il suo possessore le si metteva davanti.
Una chioma di capelli rossi ricadde sulla schiena della bambina che calpestava le macerie.
I suoi occhi cozzavano così tanto con i vestiti sgargianti da sembrare fuori posto, così lugubri e profondi.
- Per favore, Epica, basta. – La bambina parlava con voce lenta e seria.
La figura magra, si scansò da quel contatto sulla sua spalla, facendo uno spaventato scatto indietro. Nei suoi occhi si poteva leggere una scintilla di paura.
- Cosa vuoi da me? Vuoi tormentarmi con quel viso? Vattene! Non ho bisogno che qualcuno mi ricordi in cosa ho fallito! –
La fanciulla a stento tratteneva la voce dall’alzarsi troppo.
La bambina sospirò ancora. – Epica, lasciami spiegare, ti prego. –
- Non chiamarmi con il mio nome! Non ne hai il diritto! –

Basta, ora la lascio qui e me ne vado a finire questo lavoro.
Nemmeno la mia forma di quell’epoca la riesce a tranquillizzare.
Perché tutte a me?

- Epica, sono io. Sono Commedia. –

Uh…
Da quanto tempo non dicevo con calma il mio nome ad alta voce?
Che sensazione… strana.

La fanciulla portò un piede avanti, chinandosi per portare il proprio viso alla stessa altezza di quello della figura dai capelli scarlatti.
- … Commedia? Cosa ti hanno fatto? –
Una mano magra si alzò per appoggiarsi alla nuca della bambina.
- Se mi lascerai spiegare, ti racconterò tutto. –
La fanciulla si ritrasse, facendo tornare duri i suoi occhi dorati.
- Dopo il tuo tentativo di salvarci ho agito d’istinto e ti ho stordita. Ho proposto loro un contratto migliore di quello fornito da te. Loro hanno accettato, io ho sigillato nella Trama del Creato la Spada del Fato e la spada nera e tu sei stata imprigionata fino allo scadere del mio contratto. Da allora sono successe un po’ di cose, tutte cancellate dall’esilio del semidio Follia dalla Volta degli Dei che ha provocato il cambiamento di questo mondo e l’apparizione della magia nei mortali. Ci sono state due generazioni di prescelti degli Dei che hanno portato alla sconfitta definitiva di Follia. Nel farlo, però, sono state liberate dall’intreccio entrambe le armi che avevo sigillato. Oh, già, l’attuale Terra non è quello che conoscevi. Ovviamente il mio contratto non è stato rispettato e tu non sei stata liberata da Loro, quindi ho dovuto prendere la situazione in mano e tirarti fuori da là. Ora non ci resta che uscire da qui e andarcene. Le uniche cose che ce lo impediscono sono una donna con indosso l’armatura del Servitore di Aria, la spada nera che è stata ritrovata e uno o più draghi. –
Sulle labbra della fanciulla comparve un sorriso sarcastico.
- Smettila di scherzare. Avanti, dimmi la verità. È stato Tragedia, vero? È sopravvissuto ed è arrivato per salvarti. –
- Epica. Sono mortalmente serio. Tragedia è morto. Melodia è morto per colpa mia. Passione, Danza, Mito, sono tutti morti da millenni. –
Il sorriso si spense sul volto della ragazza magra.
La bambina riprese a parlare solo quando fu sicura di essere ascoltata. – Epica, prima potevo uccidere la donna con l’armatura divina, perché mi hai bloccato? –
- Tu? Uccidere qualcuno? Ti sei fatta di nuovo prendere dal panico e ti sei vaporizzata. Dovevo evitare che ti disperdessi. –

Oh, santissimo me stesso.
Perché a me?

La bambina non riuscì a trattenere un altro sospiro.
- Sono cambiate tante cose, da quando sei stata imprigionata. –
L’istante dopo la bambina parve disgregarsi, riducendosi a polvere bianca nell’aria.
La fanciulla reagì d’istinto, scattando in avanti e cercando di abbracciare la nube con le proprie braccia che, altrettanto rapidamente, si erano allargate al punto da divenire le due metà di un guscio. Si fermò però qualche secondo dopo, sconcertata, alla vista di quella nube compatta che le vorticava attorno, intrufolandosi tra le macerie che stavano calpestando.
Due suole rigide tornarono  a calpestare la pietra sconnessa.
- Sono successe davvero tante cose e ho avuto modo di imparare molti trucchi in tutto questo tempo. -





Angolo dell'Autore:

Ho una brutta notizia da darvi, anche se brutta, al momento e in questo contesto, mi sembra un termine utilizzato impropriamente. Ma lasciatemi spiegare, e ve lo sto dicendo come se poteste interrompermi nel mio parlare.
Questo è l'ultimo dei capitoli di scorta che avevo, di nuovo sono senza un salvagente al quale aggrapparmi in caso di blocchi dello scrittore o problemi di altra natura che mi hanno tenuto lontano dalla scrittura.
E questo ci scaraventa al punto successivo.
La mia settimana non è stata delle migliori. Gli ultimi due mesi, in realtà, non sono stati dei migliori, ma nulla che potesse incasinare la mia vita molto più di quanto non lo sia normalmente. Non saranno un paio di problemucoli di salute o l'avvicinarsi (di nuovo) della sessione di esami universitari che mi faranno desistere dal perdere tempo scrivendo.
No...
Questi ultimi giorni sono stati di fuoco, nonostante il ferragosto a 21 gradi.
Morale della favola: al momento sono molto incasinato e se lo ammetto io, vi assicuro, intendo parecchio infognato nella merda. Un po' come il Titanic, solo che io posso scherzarci ancora sopra e non ho un'orchestra ad accompagnarmi. Oh, già, e non c'è quell'odiosa canzone in sottofondo a perseguitarmi.
Passerà sicuramente, immagino anche presto visto il tipo di casini che sono saltati fuori, ma so che non potrò concentrarmi su tutto questo per un po' di tempo con la dovuta serenità di uno che si diverte scrivendo.
La settimana prossima è certo che non potrò far uscire il capitolo di cui ho gettato nero su bianco una manciata di righe. Manciata di righe che potrebbero uscire il 31... o forse no.
Vorrei poter essere più corretto e preciso con voi, ma, al momento, non mi è concesso. La cosa più probabile è che pubblicherò qualche capitolo, in gergo tecnico, a cazzo di cane, finchè non riuscirò a rimettermi in carreggiata. L'unica sicurezza è che lo farò di venerdì, quantomeno per darvi una corda a cui aggrapparvi per ritrovarmi tra le decine di storie che vengono aggiornate ogni settimana. Quindi riempitevi di sveglie il venerdì, per correre a controllare se mi sono fatto vivo.

Cambiando discorso, per oggi avevo programmato una mezza richiesta da farvi, con tanto di spiegone dietro per chiarire il suo perchè.
Vi lascerò qui la versione breve.
EFP è stato in buona parte lasciato a sè stesso e la possibilità di emergere in mezzo a questo mare di parole è diventato un terno all'otto quando si sta giocando a scala quaranta.
I pochi modi che abbiamo (tutti noi che pubblichiamo) per arrampicarci sull'albero maestro di questa nave che sta affondando sono tutti legati a voi. "Numero di parole per recensione positiva" e "Nei preferiti di TOT persone". Ora, non lo dico solo per me, se volete che un'autore valido su questa piattaforma venga messo in mostra, recensite i suoi capitoli o, se siete come me e vi bloccate nello scrivere recensioni, aggiungete la sua storia tra le preferite. Ve lo dico perchè continuo a vedere storie impolverate e mai completate ferme sui loro scranni quando tante altre storie, che tengo a specificare non sono le mie, si meriterebbero quel posto, ora. Basta davvero un piccolo click da parte vostra.

Per concludere, ricordatevi che non può piovere per sempre. A volte grandina.
Ci vedremo, spero, presto.
Vago
   
 
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