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Autore: Shade Owl    09/09/2018    4 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Orlaith sbadigliò, strofinandosi un occhio gonfio di sonno per cercare di non addormentarsi sul pavimento dello studio con la schiena contro gli scaffali.
Erano quasi le due del mattino e la casa era totalmente silenziosa, a eccezione dei piccoli rumori che faceva lei stessa mentre spostava i libri, o di alcune assi che scricchiolavano sotto il vento forte o assorbendo l'umidità dell'aria. Ormai erano più di due settimane che cercava, ma ancora non era riuscita a cavare un ragno dal buco.
In compenso, durante quel periodo aveva passato molto tempo con Allwood, quando non usciva per lavorare o per fare le sue ricerche, e aveva imparato a conoscerlo un po' meglio, anche se non particolarmente bene.
Non parlava quasi mai di sé o del suo passato, o quantomeno non condivideva mai nulla di particolarmente significativo. Il pensiero di Vaněk dominava costantemente le loro conversazioni e la vita dello stregone, che sembrava restio a pensare ad altro, cambiando subito discorso ogni volta che sembrava sul punto di lasciarsi andare. Tutto quello che Orlaith riuscì a racimolare furono poche, scarse informazioni, perlopiù ottenute a intuito: doveva essere originario dell'Inghilterra, ma per qualche motivo si era spostato quasi subito in Canada, rimanendoci per un lungo periodo. Dopo quello più niente fino al suo incontro con Vaněk, e quando le raccontava della loro vita insieme citava sporadici episodi di sperimentazioni magiche e della loro filosofia sul cambiare il mondo, anche se si mantenne sempre molto vago.
Nonostante la sua reticenza e la sua ostinata visione di foschi futuri fatti di morte e di cacce all'uomo, comunque, c'erano stati anche episodi meno pesanti in cui erano riusciti a parlare di argomenti più piacevoli che, pur non portando alla luce dettagli personali di gran rilevanza, avevano finito con l'avvicinarli un po'.
Ad esempio, due giorni prima, mentre facevano una pausa per pranzare, avevano passato quasi due ore a ridere dei Puffi.
- Il mio preferito era Quattrocchi.- aveva ammesso Orlaith - Mi faceva morire quando diceva "che è meglio"!-
- Quattrocchi?- aveva ripetuto Allwood, alzando un sopracciglio.
- Sì, che c'è di strano?-
- No, è che... non ti ci vedo.- aveva risposto, scrollando le spalle - Ti facevo più tipo da... che so... Puffo Poeta, o Puffo Stonato.-
- Cosa? Per te sono stonata?-
- No, no! È solo che sono i due Puffi più... artistici, ecco.-
- Beh, io canto bene, se vuoi saperlo! E non mi serve il playback!- si era incaponita Orlaith, minacciandolo con la forchetta - Faccio danzare gli uccellini, se voglio! Come Biancaneve!-
- Ceeeerto...- aveva detto lentamente lui - Beh, in effetti è possibile... se imparassi a controllare i tuoi poteri potresti far ballare anche i lampioni... ma non è il canto il tuo forte, devi ammetterlo.-
Per tutta risposta lei gli aveva tirato una cucchiaiata di purè.

Orlaith si ritrovò a ridacchiare sotto i baffi, la mente invasa di prepotenza dalla faccia di Allwood coperta da macchie patatose che sbatteva le palpebre con aria sorpresa e confusa insieme.
Sfortunatamente il suo personalissimo momento ilare durò poco: era molto tardi, e prima di andare a letto voleva cercare ancora un altro po'. Imponendosi di concentrarsi rovesciò la testa all'indietro per cercare di vedere meglio gli scaffali a cui era appoggiata, riflettendo.
Dopo un paio di giorni aveva imparato a distinguere i libri che Jayden usava come nascondiglio da quelli che, invece, erano veri e propri testi che consultava abitualmente: i libri in lingua straniera erano tutti integri, mentre quelli inglesi venivano spesso destinati a celare varie cose, tra cui i quaderni. Nello specifico, i romanzi e i manuali di installazione degli impianti di sorveglianza sembravano essere i suoi preferiti.
Finora aveva trovato due quaderni neri, alcuni piccoli flaconi sigillati ed etichettati pieni di sostanze liquide di natura sconosciuta e un piccolo pezzo di metallo di forma rettangolare, piatto e sottile come una patatina, con sopra inciso un Cerchio Magico.
Non aveva perso tempo a chiedersi cosa fosse tutta quella roba, preferendo occuparsi dei quaderni, che invece erano più facili da decifrare.
La buona notizia era che sopra c'erano mille informazioni sulla magia, sulle effettive capacità di Jayden e sui suoi incantesimi. Gli effetti di alcuni di essi erano piuttosto inquietanti (la Quinta Arte manipolava la vita e la morte, e sapere che esistevano magie in grado di far deperire un essere umano o di rianimare i cadaveri per usarli come schiavi non era proprio piacevole), ma altri, come la guarigione o le barriere protettive, avevano un che di confortante. La notizia brutta era che non c'erano indicazioni su cosa le nascondesse o sul suo passato.
Aveva sperato di trovare un diario, nascosto in giro da qualche parte, ma ora che era arrivata quasi alla fine della stanza iniziava a temere di aver sprecato tempo: o non esisteva o lo teneva da qualche altra parte, in un luogo meno ovvio.
Forse camera sua?
Non era certa di dove dormisse Jayden, a dire il vero: quando non passava la notte fuori la passava nel proprio studio, e andava sempre a letto molto tardi. Anzi, iniziava a sospettare che non dormisse, per questo era sempre di cattivo umore.
Ad ogni modo, era ancora in alto mare, ma non riusciva a scoraggiarsi: meno trovava e più s'incaponiva, e da quando McGrath le aveva confessato la propria vera natura si era definitivamente convinta di dover insistere. Insomma, se le avevano mentito su quello, chissà cos'altro le stavano nascondendo. Non poteva mollare.
Non che temesse il peggio, a dire il vero: stava imparando ad apprezzare la loro compagnia, a divertirsi (in alcuni momenti) con Jayden e anche a sentirsi a suo agio con McGrath, nonostante non fosse realmente umano, ma doveva affidare la sua vita a entrambi, in particolare a Jayden. Come poteva farlo a cuor leggero se non sapeva con chi aveva a che fare? La fiducia era una strada a doppio senso, e sentiva di doverlo conoscere per potersi sentire al sicuro con lui.
Sbadigliando di nuovo, Orlaith si alzò in piedi e, consultando il foglio che aveva preso la prima sera, ricontrollò quale era stato l'ultimo libro che aveva aperto.
Teneva traccia dei suoi progressi per non dimenticarsi dov'era arrivata, segnando il titolo e la posizione sullo scaffale. Non si preoccupava della sorveglianza: le prime volte non ci aveva pensato minimamente, ma dopo un po' si era ricordata di essere nello studio di un esperto in materia. Tuttavia, Allwood sembrava sentirsi perfettamente al sicuro là dentro, perché non aveva mai trovato alcuna telecamera e, visto che non l'aveva ancora scoperta, non c'erano nemmeno incantesimi di sorveglianza o cose simili. Di certo le protezioni magiche attorno alla casa dovevano essere più che efficaci, abbastanza da fargli ritenere superflue ulteriori contromisure, senza pensare di avere un'ospite estremamente curiosa.
All'improvviso sentì un tonfo lontano e s'immobilizzò, tendendo l'orecchio: qualcuno aveva chiuso una porta. McGrath che andava in bagno? Gli Homunculi ne avevano bisogno?
Si avvicinò lentamente alla soglia, posando l'orecchio sul legno scuro, in attesa: dei tocchi regolari e attutiti si stavano avvicinando lentamente, senza fretta. Qualcuno saliva le scale.
Un fiotto di panico la invase: Allwood era rientrato.

Non poteva uscire, la porta dava direttamente sul corridoio, da cui l'avrebbe vista di sicuro. Inoltre, spiando dal buco della serratura, lo vide superare tutte le porte, puntando direttamente allo studio.
Senza esitare spense la lampada sul tavolo e si tuffò dall'altro lato della scrivania, dietro i cassetti, proprio mentre la maniglia si abbassava. Schiarendosi la voce, Jayden entrò con nonchalance e accese la luce.
Orlaith si rannicchiò il più possibile, trattenendo a stento un gemito di paura: il cuore le batteva fortissimo, e sentiva le ginocchia di burro. Se l'avesse scoperta lì dentro con lui a quell'ora avrebbe senz'altro voluto una spiegazione, ma come poteva giustificarsi? Attacco di sonnambulismo? Fingere di essersi scordata qualcosa lì dentro? Aveva sentito un rumore?
Tutte le scuse che si susseguivano nella sua mente erano oltraggiosamente deboli e sciocche. Non avrebbe potuto spiegarsi in alcun modo.
Tuttavia Jayden, grazie a Dio, ignorò la scrivania e si diresse verso uno degli scaffali, cominciando a scorrere un dito sui libri. Orlaith sgusciò oltre l'angolo con cautela, portandosi sul fianco del tavolo per nascondersi meglio, e molto attentamente si sporse di lato per sbirciare: in quella zona, durante le sue ispezioni, aveva trovato solo il misterioso rettangolino metallico su cui era inciso il Cerchio Magico.
E proprio quello era l'obbiettivo di Jayden: prese il libro in cui era nascosto e lo tirò fuori senza esitare, appoggiandolo su un vecchio manuale di manutenzione per le telecamere in cui non era nascosto niente.
Il Cerchio inciso sulla placca si illuminò brevemente, causando la comparsa di un Cerchio più grande, disegnato direttamente sui dorsi dei libri. Dopo un momento gli scaffali svanirono insieme al Cerchio, rivelando una porta nascosta.
Ecco cos'è quell'affare! Pensò eccitata. È una chiave!
Per questo motivo non c'era sorveglianza, e sempre per questo motivo le aveva rivelato di nascondere gli appunti nei libri: ciò che voleva veramente tenere segreto era là dentro, e non gli importava che qualcuno leggesse il resto. E se anche un eventuale intruso avesse trovato il rettangolo metallico, non avrebbe saputo cosa farci. Magari aveva scoperto anche il motivo per cui non lo aveva mai visto andare a letto: lui dormiva lì.
Ora so dove cercare. Pensò, mentre Allwood spariva oltre la porta.

Il mattino dopo Jayden la accolse in sala da pranzo con una tazza di caffè fumante solo per lei, mentre reggeva la propria nell'altra mano, e il suo volto si apriva in uno di quei suoi rari sorrisi veramente soddisfatti.
- Ci ho messo la noce moscata.- le annunciò - Se non ti piace ho il cioccolato.-
- Oh, wow... ti sei svegliato di buon umore?- domandò Orlaith, prendendo la tazza.
- Meglio. Ho identificato i Suggelli.- rispose, facendole cenno di seguirlo al tavolo.
- Non lo avevi già fatto?- chiese lei, avvicinandosi.
Notò solo allora che buona parte dello spazio era occupato da trafiletti di giornale e fotografie di un uomo abbastanza maturo, quasi totalmente calvo e con un grosso paio di baffi.
- No, non ancora.- rispose Jayden, scuotendo distrattamente la testa - Ho cominciato solo alcuni mesi fa. Si nascondono bene, è difficile distinguerli... certi Homunculi sono facili da riconoscere, non hanno emozioni, ma altri sanno fingere, e alcuni sono dei maestri, specie se sono stati creati da tempo sufficiente.-
- Ma non hai assistito al rituale? Non li hai visti in faccia?-
- No, mai. Ho saputo dell'incantesimo solo dopo.- le passò una delle foto, la più grande - Questo è il primo Suggello.-
Orlaith lo osservò con più attenzione, certa di non averlo mai visto prima: aveva un aspetto mediorientale, ma indossava abiti occidentali, da uomo d'affari o, in ogni caso, eleganti. Dimostrava una quarantina d'anni o poco più.
- Chi è?-
- Rashid Awwād Fakhri. Imprenditore e filantropo, ha una compagnia di spedizioni tra le più importanti di Francia.-
- Collabora spesso con Vaněk?-
- Non hanno mai neanche parlato al telefono.- rispose Jayden - Ho faticato per scoprire che si trattava di lui... dopo averlo reso un Suggello ha tagliato i ponti con Fakhri e, probabilmente, con qualsiasi altro Homunculus come lui. Sicuramente per rendermi più difficile la vita.-
- Ah. E come fai a sapere che è un Suggello?- chiese Orlaith, abbassando la foto.
- La magia lascia sempre tracce. Le puoi nascondere, ma non cancellare. E io sono bravo a trovarle. E poi conosco Vaněk, mi è bastato qualche tentativo per capire come ha nascosto i Suggelli.-
Orlaith annuì, bevendo il caffè e riflettendo.
- Non ho ancora mosso di un solo millimetro il tuo dannato sgabello.- disse, staccandosi un momento dalla tazza.
Allwood ridacchiò, annuendo.
- Sì, è vero... ma scommetto che non vuoi essere lasciata qui.-
- No.-
- Infatti... quindi dovrò portarti con me. In fondo chissà... sotto pressione hai dimostrato di rendere bene, l'ultima volta. Potresti essere utile.-
Lei si accigliò e abbassò il caffè, offesa.
- Potrei?- ripeté.
Jayden alzò le braccia in un gesto di resa.
- Partiamo tra due ore.- annunciò.
Allwood uscì, lasciandola da sola, in uno stato a metà tra l'ansioso e il deluso: l'idea di poter già affrontare uno dei Suggelli e indebolire così Vaněk le piaceva, rendeva meno minaccioso un uomo che per tutto il tempo le aveva suscitato solo timore e disagio, se non peggio.
D'altra parte, aveva sperato di esplorare la camera segreta di Jayden quella notte.
Pazienza. Si disse. Lo farò al ritorno.

Allwood le aveva detto di prendere solo l'indispensabile, quanto bastava per riempire una piccola borsa da viaggio. Scelse quindi dei vestiti di ricambio comodi e per nulla vistosi, il materiale per la manutenzione del violino e i suoi appunti musicali.
Per quanto riguardava l'abbigliamento con cui andare in giro, invece, scelse dei semplici leggings neri, una maglia rossa dalle maniche nere e un paio di stivaletti.
Aggiunse anche un foulard e un paio di grossi occhiali scuri con cui coprirsi: in quei giorni McGrath le aveva portato il giornale, così che rimanesse aggiornata sul mondo esterno e ciò che accadeva. Da lì aveva scoperto di essere stata dichiarata in "ritiro sabbatico dalle scene" per "concentrarsi sulla propria arte".
David doveva avere inventato quella scusa per non denunciare la sua sparizione e scatenare il panico tra i fan. O almeno non subito: conosceva bene il produttore, e presto avrebbe contattato le autorità.
Sapeva che nella sua segreteria c'erano messaggi su messaggi, l'aveva controllata telefonicamente giorni prima, ed erano quasi tutti di David. I primi erano stati lasciati in un tono abbastanza normale, ma andando avanti diventavano progressivamente più ansiosi, preoccupati e, a volte, furiosi: non sapere cosa le fosse successo lo stava mandando al manicomio e, alla fine, era stata costretta a scrivergli una lettera per tenerlo buono (McGrath gliel'aveva infilata nella buca delle lettere di persona). Aveva suggerito lei la storia del ritiro sabbatico, puntando sulla cosa che più di tutte poteva fargli gola: l'aumento della popolarità.
A giudicare dai titoli dei giornali, il produttore aveva apprezzato l'idea, ma non dubitava che prima o poi avrebbe ripreso a cercarla. Nel frattempo avrebbe potuto gonfiare un po' le cose, ingolosendo i fan con la promessa di un ritorno in grande stile.
Già lo sentiva: "diventerai più grande di Michael Jackson ed Elvis Presley messi insieme!". E lui, logicamente, sarebbe stato il produttore più famoso e richiesto della galassia. Tipico.
Almeno, nessuno aveva ancora detto a suo padre che mancava da settimane: non si sarebbe mai potuta perdonare per una cosa del genere. Già il dovergli tacere tutto le faceva male.
Sentì un tocco di nocche alla porta e, voltandosi, vide McGrath.
- Miss Alexander, l'auto è pronta.- disse - Quando vuole, il signor Allwood la attende.-
Orlaith lo guardò per un momento, incerta su come comportarsi: fino a poco tempo prima, per lei, quell'uomo era un normalissimo essere umano, un po' sibillino ma piacevole, decisamente più rassicurante di molte persone che conosceva.
Adesso che aveva scoperto che era un Homunculus, una creatura che fingeva soltanto di avere delle emozioni, le sembrava che ci fosse una specie di barriera tra di loro. Forse era ingiusto, addirittura cattivo, ma non si era ancora abituata all'idea.
In ogni caso, doveva ammettere che non riusciva a trovarsi del tutto a disagio con lui: aveva un modo di fare disarmante.
- Va bene. Ti ringrazio, McGrath.- disse, avvolgendosi il foulard intorno alla testa, nascondendo la chioma rossa - Arrivo subito. Sai come andremo?- aggiunse, prima che sparisse.
Il maggiordomo annuì.
- Ma certo.- rispose - In aereo.-
- Io sono scomparsa. E sono famosa.- osservò - Credevo di non potermi fare vedere.-
- Il signor Allwood ritiene che nessuno la noterà. Il suo produttore ha detto che si è allontanata dalle scene per lavorare in solitudine qualche tempo. La stampa non lo saprà, soprattutto se adotteremo le dovute cautele.- garantì McGrath - Ora la prego di sbrigarsi, miss Alexander. Dobbiamo proprio andare.-
- Sì, sono pronta. Sai quanto durerà il volo?- chiese, seguendolo in corridoio.
- Oh, temo diverse ore. Prenderemo un aereo di linea.- Circa sette, se non vado errato.-
- Grandioso...-

Come preannunciato dal maggiordomo, i controlli doganali furono semplici da superare, anche perché le "dovute cautele" a cui aveva accennato comprendevano i Cerchi Magici: mentre entravano nell'aeroporto Jayden la costrinse a indossare un pendente a forma di Cerchio, e ogni volta che qualcuno la riconosceva emetteva un breve e fioco bagliore. All'istante la persona in questione pareva dimenticarsi di averla vista, o di sapere che fosse una star musicale.
Un po', doveva ammetterlo, la cosa le piaceva: aveva quasi voglia di chiedere a Allwood il permesso di portare con sé il pendente anche dopo la fine di tutta quella storia. Le sarebbe tornato utile durante lo shopping o anche solo al supermercato.
Il volo fu noioso e privo di eventi degni di nota, a parte quando un bambino vomitò, due posti dietro di lei, a causa di un vuoto d'aria. In compenso si godette il film e recuperò il sonno perso durante le nottate passate a frugare lo studio di Allwood.
- Dovremmo esserci quasi.- disse Allwood parecchio più tardi, guardando l'orologio.
Durante il viaggio era rimasto in silenzio con le cuffie sulle orecchie. Era la prima volta che apriva bocca, e aveva la voce un po' roca, forse a causa della gola secca.
- Hai dormito anche tu?- chiese Orlaith, appoggiando la guancia sulle nocche.
Lui si grattò la testa, evidentemente mezzo addormentato. Fu una risposta sufficiente.
- Ne avevi bisogno.- commentò Orlaith - Dovresti farlo più spesso a casa.-
Jayden fece un sorriso tirato.
- Riposo abbastanza.- le garantì - Tu invece? Vai a letto presto. Come mai hai sempre sonno?-
- Scrivo parecchio. Forse non lo sai, ma sono un'artista.-
McGrath, seduto nel posto a lato corridoio, ridacchiò quietamente.
- Smetti di prendermi in giro, McGrath.- lo redarguì Allwood - All'arrivo non dobbiamo dare nell'occhio.- disse poi, tornando a rivolgersi a Orlaith - Non so quanto tu sia conosciuta a Parigi, comunque non dovresti avere bisogno di altri... aiuti... per passare inosservata. Ho preso delle camere in un piccolo albergo di periferia, alloggeremo lì per i prossimi giorni.-
- E come dovremmo avvicinare questo Fa...chiro?-
- Fakhri.- la corresse Allwood - E lascia che me ne preoccupi io. Tu pensa solo a come combattere la terra.-
- La... terra?-
- Il suo elemento.-
- Ah.- annuì Orlaith - Capito. Suggerimenti?-
- Sì, come sicuramente saprai gli elementi sono contrapposti tra loro, ne hanno tutti uno che li annulla. Terra con acqua, acqua con fuoco, fuoco con aria...-
- ... e aria con terra.- concluse lei - Va bene... penserò a qualcosa.-
Jayden annuì, fiducioso. Orlaith, dal canto suo, non aveva ancora idea di come fare quello che chiedeva.
Odio la magia... Pensò scocciata.

Tra poco Orlaith dovrà vedersela col primo Homunculus potenziato. Ringrazio, come sempre, John Spangler, Old Fashioned, Fan of The Doora, _Alexei_, Kira16, Fiore di Girasole, Sahara_2, Queen FalseHeart, Marz97, Aelfgifu e Roiben, i lettori che mi seguono. A presto!

   
 
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