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Autore: Blue Flash    15/09/2018    1 recensioni
«Aspettate tutti—…» urlò Bonney Jewlery, attirando tutta l’attenzione su di sé, mentre s’alzava in piedi e brandiva la mela che non aveva ancora terminato di mangiare. «Primo, com’è possibile che non si è unito anche Trafalgar al gruppo delle minacce? Secondo, quando fai arrivare questa maledettissima cena? E’ più di un’ora che sto aspettando, Cassiel, ed anche la mia pazienza ha un limite. Terzo, le tue mele fanno schifo. »
Drake, che era il più vicino a Bonney, scosse la testa per via delle risate generali, e poi afferrò la rosata per la manica della camicia e la costrinse nuovamente a sedersi, come se fosse una bambina.
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Lord Petyr Cassiel decide di indire una "Caccia al Tesoro" sulla sua isola misteriosa, ed invita a partecipare l'intera Generazione Peggiore, così da vedere in azione i famosi Supernovellini. Ma non saranno loro i soli a volersi impossessare del tesoro di Cassiel, a sorpresa parteciperanno anche i Rivoluzionari, la famiglia Vinsmoke ed i pirati di Barbabianca, che si ritroveranno bloccati su quell'isola.
Che i giochi abbiano inizio.
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eustass Kidd, Famiglia Vinsmoke, Jewelry Bonney, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17. La festa 

Organizzare una festa, per quanto improbabile e soprattutto assurdo potesse sembrare, era stato forse il migliore degli espedienti per fare un po’ di confusione in quel castello perfetto ed immacolato.
E così era stato. 
Sanji, con la sua squadra di lavoro in cucina, composta principalmente da lui, Chopper, Izou, Marco e Pell avevano aiutato il biondo con le preparazioni da fare, anche se tutto il lavoro lo aveva fatto principalmente lui. I fratelli Vinsmoke, invece, avevano fatto scendere dalle loro navi, aiutati dal potere miracoloso di Kidd, il più grande impianto stereo che potesse esserci sulla loro nave, perché avrebbero dovuto ballare, o almeno questo era ciò che avevano stabilito Yonji,  Brook, Luffy e Franky. Il resto delle persone, compreso un annoiassimo Trafalgar Law, si era impegnata per cercare di creare un vero e proprio ambiente festoso. Qualcosa di diverso dal solito salone e dal giardino con la grandissima piscina al quale erano abituati. Ovviamente Lindbergh aveva apportato modifiche alle luci, creando addirittura un’atmosfera quasi da discoteca. Il tutto per rendere quella serata memorabile, considerato che avevano diritto ad un periodo di riposo.
Il resto delle ragazze, invece, aveva semplicemente deciso che si sarebbero dovute far belle per presenziare alla serata, e tutto ciò andava parecchio bene per Bibi, che non aveva testa e concentrazione per limitarsi a fare qualcosa, anche solo per aiutare a spostare dei piatti. E di questo se ne erano accorte tutte quante, ma per fortuna, durante il momento gossip, era riuscita a deviare il discorso quando toccò a lei tale tortura.
Parlare di quello che vi era fra lei e Pell era da sempre fin troppo complicato. Non sapeva come spiegare quello che provava ma soprattutto non riusciva a capire come potersi fare perdonare dopo ciò che aveva fatto. Era conscia di aver tradito inesorabilmente la fiducia di colui che l’avrebbe sempre protetta, ma si sarebbe fatta perdonare, o almeno così sperava di fare quella sera.
La mente di Bibi aveva elaborato un piano, forse un po’ eccessivo, con cui avrebbe provato a riconquistare Pell, anche perché, senza che lui le parlasse, quei giorni al castello erano decisamente noiosi. E poi, come se non bastasse, a preoccupare marginalmente i pensieri della principessa vi era l’altro principe dai capelli blu.
Ma lui era solamente un dettaglio che avrebbe eliminato col tempo, o almeno così sperava.
E così giunse il momento tanto atteso, ovvero quello della festa ad i piani bassi. La musica era così forte che probabilmente si sarebbe sentita in qualsiasi angolo dell’intera isola. Kidd aveva decisamente esagerato, ma almeno l’effetto era quello desiderato. Inoltre tutto era stato sistemato per il meglio, con luci colorate in piscina, le cose da mangiare preparate con cura sui tavoli ed ovviamente c’era già chi stava ampiamente danzando ulla pista da ballo. Franky, che era solito non indossare pantaloni, quella sera decise di sfoggiare il suo miglior costume sgambato che metteva in evidenza qualsiasi cosa e se da un lato la visione di Chopper danzerino la faceva sorridere, dall’altro Franky la inquietava. Ma quello era niente se non paragonato ad i balli di gruppo che Usopp e Luffy stavano improvvisando cercando di coinvolgere pure Sabo. Ma il biondo rivoluzionario sembrava decisamente più propenso all’idea di andare a ballare con Koala, che timidamente e con un bicchiere di vino in mano cercava di non ridere troppo per via di quella scena. Alla fine era ovvio che Koala e Sabo si sarebbero dovuti concedere un momento tutto per loro e la stessa Bibi, aveva decretato insieme a Nami, che se non avessero messo un lento allora lo avrebbero fatto loro.
Era d’obbligo a fine serata, come nelle vere storie d’amore romantiche. 
Nami, invece, era ferma a bordo piscina, intenta a discutere con Robin e Zoro, mentre Sanji non sembrava volerla lasciare andare, anche se il biondo pareva intento a sbavare dietro a qualsiasi ragazza. Infatti, quando Bonney fece il suo ingresso sfoggiando l’abito rosso che le avevano consigliato loro, così da mettere in mostra la chiave, probabilmente era riuscita a beccarsi più occhiate di quante la ragazza ne volesse realmente, infastidita da tutte quelle attenzioni. Reiju, dal canto suo, era risultata splendida nello scendere le scale con quel vestito nero e lungo, tanto che perfino Marco la Fenice non riuscì a non complimentarsi con lei per la scelta, cosa che Bibi sentì solamente di sfuggita. 
Ma nonostante tutto la principessa di Alabasta pensava a fin troppe cose e si sarebbe fatta raccontare gli avvenimenti davvero importanti solamente dopo, perché in quel momento aveva altro per la testa ed il suo altro se ne stava a parlare con Izou di Barbabianca e stranamente aveva indossato una camicia. Quello sì che era un evento del tutto fuori da ogni aspettativa e che per un attimo aveva spiazzato anche lei. Così, dopo aver poggiato il bicchiere con del vino, o forse era altro, sul tavolo si limitò a lanciare uno sguardo di sbieco alla propria guardia reale che, nonostante la discussione, parve cogliere il messaggio. Ma Bibi non era certa che l’avrebbe voluta ascoltare, anzi, magari l’avrebbe addirittura ignorata e di ciò si sarebbe stupita ben poco. 
Dunque, dopo aver lanciato quel rapido messaggio, Bibi si voltò ed iniziò ad addentrarsi nella zona più marginale del giardino che circondava il castello, come se volesse fare un giro lontana dagli altri, cosa che effettivamente desiderava. Ma allo stesso tempo sperò che Pell la seguisse in quella sorta di boschetto. Lui le aveva detto che andando avanti si poteva arrivare al sentiero che conduceva al vero e proprio bosco che circondava il castello, non la parte curata, ma quella spaventosa che apparteneva all’isola, ma Bibi non era certa che ci sarebbe riuscita ad arrivare. 
Mentre passeggiava sull’erba fu costretta a sollevare l’orlo del vestito bianco che le altre avevano scelto per lei. Le fasciava perfettamente la vita un nastro dorato, mentre alle braccia avevano aggiunto parecchi bracciali del medesimo colore. Sembrava l’abito di una qualche Dea, o almeno così Robin aveva esordito nel vederla, e tutto ciò magari sarebbe servito a qualcosa. Una ciocca di capelli turchesi le ricadde dinnanzi agli occhi, mentre con la mano fu costretta a tirarla via, ma prima ancora che potesse fare un altro passo sentì una presa sul braccio che la trascinò via da dove stava andando. Gli occhi nocciola della principessa si sollevano in direzione di colui che l’aveva letteralmente allontanata da possibili occhi indiscreti, ma tutto ciò che trovano è il viso di Pell che cerca di fuggire dal proprio sguardo. 
Almeno l’aveva seguita e raggiunta, cosa di cui non era estreamente certa, ma vederlo li, accanto a lei, in parte contribuiva a renderla più serena. Pell era sempre stato una costante nella propria vita, fin da quando era bambina, passando per tutte le tappe più importanti. Era con Bibi quando lui ancora studiava mentre lei giocava con i bambini di Alubarna, erano insieme quando hanno volato per la prima volta, ed erano insieme anche quando hanno combattuto per Alabasta. E poi, incredibilmente si erano ritrovati insieme, sull’ampio balcone della propria dimora reale, mentre si baciavano senza lasciarsi andare. Avevano promesso di non farne mai parola con nessuno, poiché era decisamente pericoloso, ma dopo quell’avvenimento si guardavano sempre più spesso e nessuno si era mai accorto di nulla. Era durato fino a quando Bibi non aveva deciso di tradire la fiducia di tutti partendo per quell’isola, senza avvertire nessuno. Poteva benissimo capire quanto si sentisse tradito, ma questo era solamente un inconvenevole, qualcosa che sarebbe passata.
Pell la trascinò con sé in quel giardino pieno di alberi e cespugli profumati, con differenti florescenze, prima di fermarsi accanto ad un angolo del castello così da avere, forse un momento di tranquillità.
«Che c’è?» domandò con schiettezza la reale guardia, senza neanche sollevare gli occhi sulla principessa.
«Quello sguardo voleva dire che avevi bisogno di parlarmi?»
Bibi, sorpresa come non mai da quel tono, parve particolarmente allibita, tanto da sfarfallare le ciglia e schiudere le labbra senza sapere effettivamente cosa dire. 
«In—… in realtà volevo semplicemente chiederti—…» e le parole a Bibi vennero bene. «Volevo chiederti come te la passavi e se ti stavi divertendo
Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio che calò fra loro due, reso pesante per via della musica di sottofondo che si sentiva in lontananza, Pell sollevò lo sguardo scuro in direzione della ragazza e la fissò attentamente.
«Uno spasso. Non lo vedi? Izou mi stava raccontando di alcune loro avventure per i mari.» 
Probabilmente poteva essere vero e di ciò non si sarebbe stupita la ragazza, ma al contempo sperava che andasse tutto bene, anche se dal tono di Pell così non pareva. 
«Le avventure per mare sono le migliori—…» mormorò la principessa guardandolo di sfuggita prima d’abbassare l’intenso sguardo che non riusciva a reggere su di sé. «Ma a me interessava sapere di te, non delle avventure di Izou.»
«E come mai? Di solito, principessa, agisci senza curarti degli altri, quindi perché, adesso, dovresti interessarti a me?» 
Quelle parole, se da un lato la ferirono, dall’altro la fecero impazzire di rabbia tanto da afferrare di scatto il ragazzo, più alto di lei di parecchi centimetri, e stringere la presa sulla bianca camicia, con fare minaccioso.
«Lo sai benissimo che a me importa di te, Pell, l’ho sempre dimostrato, ma quella volta era necessario partire perché come m’interesso di te sono anche interessata ad i miei amici. Loro hanno salvato Alabasta, gli devo tutto.»
Pell, che non si mosse né tantomeno si scompose per via della presa ferrea della principessa, la guardò inespressivo e poi inarcò un sopracciglio. 
«Avresti semplicemente potuto avvertirmi.»
«Mi avresti fermata.»
«Ne sei davvero così sicura?»
Ed allora la presa di Bibi divenne meno forte, forse perché esitò dopo le parole che le vennero rivolte dalla guardia reale. Davvero l’avrebbe aiutata se solo fosse stato a conoscenza della situazione? Oppure era tutto un trucco per farla sentire in colpa?
Difficile a dirsi, anche perché al momento non riusciva proprio a capire che cosa gli stesse passando per la testa. 
«Perché rendi tutto così complicato, Pell? Perché?» gli domandò con un filo di voce lei, traendo un flebile sospiro dalle labbra semi schiuse. 
«Sei tu che hai reso tutto più difficile, Bibi.»
«Ti ho chiesto scusa—… che altro dovrei fare? Mettermi in ginocchio e supplicarti di perdonarmi? Perché sai, in questi giorni sono stata malissimo per te.»
Forse fu quella frase pronunciata a bassa voce, o lo sguardo assente della principessa, che riuscirono a smuovere l’animo della reale guardia, tanto da fargli allungare una mano in direzione del viso di Bibi, carezzandoglielo con delicatezza. 
E quelle mani, segnate dagli infiniti allenamenti, e rese ruvide dai calli per via della spada, le sfiorarono la guancia con una delicatezza che difficilmente si sarebbe potuta ritrovare in un guerriero. Le sue dita scivolarono sulla pelle lentamente, prima di arrivare a sfiorarle il labbro inferiore in un gesto assolutamente inaspettato e disinvolto, che però sorprese la principessa. 
«Non ti permetterei mai di inginocchiarti davanti a me, di solito quello è il mio compito. E soprattutto non è corretto usare quella faccia da cucciolo o provare a mettere un vestito simile solo per—… che intenzioni avevi?»
Domanda più che legittima considerato che è stata lei a curare tali dettagli senza però sapere come le cose sarebbero andate avanti, ed allora Bibi puntò i grandi occhi nocciola in direzione del visto di Pell, provando a trattenere un sorrisetto soddisfatto. 
«Scusarmi, per quanto fosse possibile, o al massimo ti avrei convinto in qualsiasi maniera esistente. Sapevo che il vestito ti sarebbe piaciuto, lo ha scelto Nami.»
«A chiunque piace quel vestito, credimi—… e non credere di essere ancora scusata.»
«Andiamo, sul serio?» domandò retorica Bibi, cercando di sfuggire dal suo contatto. «Prima mi sfiori le labbra e poi dici che non sono scusata?»
Pell, finalmente, dinnanzi alla reazione della propria principessa, non poté che accennare un sorriso divertito, così da scrollare le spalle con indifferenza. 
«Da quando accarezzare vuol dire scusare? Mi sono perso questo passaggio.»
«Non mi stavi solo accarezzando, non essere bugiardo, mi stavi sfiorando le labbra. Se volevi un bacio non avevi che da chiedere.»
Sfacciata come poche volte in vita sua la principessa Bibi, che di solito riusciva a mostrare tutta la calma di cui era disposta, in quel caso si lasciò andare e prima ancora che Pell potesse replicare o dire qualcosa che avrebbe rovinato il momento, fu lei ad azzerare la distanza che li separava, impossessandosi delle sue labbra. Scelta del tutto azzardata, considerato che effettivamente lui non l’aveva ancora perdonata e che soprattutto aveva fatto ancora una volta di testa sua, baciandolo con enfasi e soprattutto con passione, ma fu con altrettanta sorpresa che la guardia reale ricambiò quel singolo gesto tanto da afferrarla per la vita e stringerla a sé, come se non fosse più possibile lasciarla andare via. 
Le loro labbra si mossero all’unisono, mentre le une cercavano le altre, ed improvvisamente l’aria intorno ad i due si fece più intensa del solito. Avvinghiati e stretti l’uno all’altra,  scambiandosi una serie di proibiti baci, la principessa cedette ufficialmente a ciò che desiderava fare da fin troppo tempo, poiché la prima volta non le era mai bastata e probabilmente neanche quella volta le labbra di Pell sarebbero stata abbastanza per Bibi. Le mani della guardia reale scivolarono sulla schiena, in parte scoperta da quel candido vestito e poi si persero fra gli azzurri capelli morbidi della principessa, tanto da stringerla a sé qualche istante in più.
Fu esclusivamente per la mancanza di fiato che entrambi furono costretti a separarsi, annaspando ed ansimando per quel lungo bacio che li aveva tenuti incatenati fino ad allora. Bibi, che si sorreggeva sulle punte dei piedi in modo da annullare parte della distanza che l idivideva, sentiva le proprie labbra arrossate e pulsanti, ma soprattutto desiderose di avvicinarsi di nuovo a quelle di Pell. 
«Lo sai che baciarmi in questo modo è decisamente sleale?»  sussurrò il ragazzo tenendo il viso a pochi centimetri da quello di Bibi, che si limitò a sorridere ed a sfiorare il naso con il proprio. 
«Forse un poco, ma non credo che la cosa ti sia dispiaciuta, o sbaglio?»
«Decisamente no—… quindi devo arrabbiarmi con te per ricevere un bacio simile? Pensavo che dopo quella volta non sarebbe più successo.» 
Fu un vero miracolo che nell’oscurità di quel giardino, lontano dalla festa, Pell non riuscì a notare il rossore sulle gote della ragazza, che in tutta risposta s’avvicinò maggiormente a lui, premendo il proprio corpo contro il suo. 
«Puoi anche essere il guerriero più forte dell’intera Alabasta ma non capisci nulla di quello che voglio le donne.»
«Può darsi—… ora, principessa Bibi, ti consiglio vivamente di allontanarti da me altrimenti potrei non rispondere più delle mie azioni future.» 
Era in lieve imbarazzo anche Pell, che cercò di nasconderlo guardando altrove e soprattutto cercando di non concentrarsi troppo su Bibi e sulle sue labbra ancora considerevolmente vicine.
Ma l’idea di allontanarsi da lui era esattamente l’ultima cosa che la principessa desiderava, così, fingendo di lasciarlo andare, gli morse piano il labbro inferiore, in una vera e propria dichiarazione di guerra.
E mai uno scontro poté essere più dolce, perché lontani dagli altri, i due si ritrovarono ancora una volta a baciarsi. 

Nel mentre nel castello…

Quella maledetta musica assordante, che Kidd non aveva intenzione di abbassare, le stava letteralmente fracassando i timpani, e dire che Bonney era già di per sé abituata al frastuono, ma in quel caso non ne poteva davvero più. Le feste, o almeno, quel genere di feste, non facevano per lei, anzi, erano troppo per la pirata. Lei si sarebbe benissimo accontentata di una lunga tavolata con una miriade di cose da mangiare, ma no, avevano dovuto ficcarla in quello strettissimo vestito rosso, con le bretelle sottili, la schiena scoperta ed una lunghissima gonna che le arrivava ad i piedi, per poi mandarla a ballare. Purtroppo non aveva mai ballato in vita sua e quella era l’ultima cosa che avrebbe desiderato fare perché non sapeva come muoversi ed a dirla tutta perfino le scarpe ad i piedi le facevano male. Quei maledetti tacchi che la Gatta Ladra aveva scelto, per abbinarli al vestito, li avrebbe gettati dalla prima finestra utile, anche perché aveva fatto fatica perfino a salire delle stupide scale per tornarsene nella propria camera.
Nonostante tutta la fatica di prepararsi e farsi bella, cosa che di solito non rientrava nelle regole di Jewlery Bonney, alla fine non aveva combinato un bel nulla. 
O meglio, qualcosa aveva combinato, ma si trattava di una quasi rissa con Kidd, tanto per cambiare. 
Era stato quasi un miracolo che ad allontanarla dalla traiettoria delle cose che il rosso stava facendo volare fosse intervenuto uno dei Vinsmoke, il verdino, trascinandola via a forza verso il cibo. Magari, se preso singolarmente e lontano dagli altri due coglioni, Yonji non era tanto male, era ingordo forse quanto lei, ed a Bonney quelle persone stavano simpatice, tranne Mugiwara. Lui era un caso limite da non tirare mai in ballo. Causava solamente problemi e lei lo sapeva bene, quindi meglio stargli lontano. E poi c’era Drake che forse l’aveva ignorata di proposito oppure era stata lei a deviarlo ogni qual volta si ritrovavano faccia a faccia, e con quelle poche parole che si erano scambiati, alla fine, si era limitato a dirle di fare attenzione alla chiave che aveva al collo come unico gioiello. 
Stupido T-Rex.
Stupido lui e qualsiasi cosa gli stesse passando per la testa.

Quindi si era buttata sull’alcol, scelta non esattamente saggia, ma un paio di bicchieri di vino rosso se li era bevuti piuttosto tranquillamente, senza batter ciglio. 
Ed allora si era allontanata, decisa ad andarsene lontana da tutti quelli o dalle ipotetiche coppiette che verso fine serata si erano create.
Solamente quando fu al piano delle camere si appoggiò contro la liscia superficie del muro e finalmente si liberò di quelle fastidiose scarpe col tacco. Certo, perse qualcosa come dieci centimetri d’altezza, ma non le importava più di tanto, infatti un sospiro di sollievo abbandonò le sue labbra, quando i piedi toccarono il freddo pavimento. Con una mano reggeva le scarpe e con l’altra tirò indietro i lunghi e fluenti capelli rosati, lasciati indomiti sulla schiena, e che alla fine andavano dove preferivano. E fu allora che le iridi violacee si posarono su una finestra, che forse dava sul cortile interno, mentre la sua vivace mente malvagia la spinse a ghignare. Nessuno avrebbe tolto a quelle stupide scarpe un volto dal terzo piano, magari sperando di beccare in testa uno a caso fra Kidd, Drake e Mugiwara. Ed infatti la pirata non perse tempo, perché con un paio di passi raggiunse il punto designato ma prima ancora che potesse fare una sola mossa, qualcuno l’afferrò per il polso con cui si stava preparando a lanciare le scarpe. Il viso si voltò rapidamente per cercare di capire chi avesse osato tanto, pronta addirittura a trasformare in un marmocchio, ma quando si ritrovò Trafalgar Law che la fissava con un’aria a metà fra il minaccioso e l’annoiato, desistette dall’idea iniziale. 
«Che stavi facendo, Jewelry-ya?» domandò, infatti, il corvino chirurgo mentre aggrottava la fronte, studiandola con le iridi di ghiaccio. 
«Tiro al bersaglio da quassù! Vuoi unirti a me? Se prendi Kidd in testa vinci cento punti ed anche il One Piece.» rispose con sincerità e vivacità estrema la ragazza dai capelli rosa, prima di spostare le iridi verso il proprio polso, ancora stretto fra le dita tatuate del ragazzo.
«Perché vuoi proprio far scatenare una guerra? E’ una serata tranquilla, non rovinarla.» 
«Da quando ti piacciono le cose tranquille, Trafalgar? Insomma non mi sembri il tipo.»
«Da quando ho degli alleati. Sì, probabilmente è da allora che desidero un po’ di tranquillità.» spiegò con estrema tranquillità e quella risposta fu abbastanza per far desistere la rosata dal suo intento belligerante.
Certo che ne doveva avere di rotelle fuori posto per volere fare un’alleanza con i Mugiwara, altro che genio. 
«Come vuoi, in realtà mi era anche passata la voglia di prendere per il culo Kidd—…»
Solamente allora, dopo che Law ebbe effettiva certezza di aver convinto Bonney, la lasciò andare, liberandola da quella presa sicuramente molto più dura da rompere di quanto sembrasse. 
La ragazza, così, buttò a terra i propri tacchi e poi sollevò leggermente l’orlo della lunga gonna rossa, come se stesse per andarsene, perché forse per lei la questione era giunta al termine, ma ancora una volta a sorprenderla fu lo stesso corvino, che parlò mettendo le mani in tasca. 
«Dove stai andando?»
Con calma, allora, Bonney si fermo e lentamente volse il capo nuovamente nella sua direzione, inarcando appena un sopracciglio mentre gli dava le spalle. 
«Non lo so ancora, mi ero stancata di stare a quella festa e devo distrarmi oppure riprenderò a giocare al tiro a bersaglio con tutti quelli che stanno di sotto. Tu, invece, che stavi facendo da queste parti?»
Domanda più che lecita, quella di Bonney, interessata discretamente a ciò che effettivamente stesse facendo Law. 
«Ho accompagnato Bepo a dormire, non è abituato alle feste e per i suoi standard era già parecchio tardi.»
«Bepo è bellissimo, davvero. Fai bene a prenderti cura di lui, anche perché si fida ciecamente di te—… sei un bravo capitano, i miei complimenti.» e Bonney non riuscì proprio a trattenere quelle piacevoli parole per Law, cosa strana perché era raro che lei elargisse complimenti, infatti perfino lui risultò parecchio confuso e scombussolato. 
«C’è sotto qualche trucco o qualche inganno, Jewelry-ya?» e Trafalgar, che era rimasto fermo fino ad allora, si mosse verso di lei, tenendo le mani in tasca. 
«No, per niente, sono sincera—… lo so che non sembro il tipo di persona che dice queste cose, ma lo penso davvero e non mi sembra il caso di mentirti.» 
Con quell’affermazione della ragazza, ovviamente calò per qualche secondo un imbarazzante silenzio, tanto che Bonney si pentì addirittura di aver detto quelle parole. Probabilmente era stata addirittura melensa a dire una simile cosa, di solito lei insultava o diceva cose più sarcastica, non di certo parlava di complimenti o doti simili, ma in quell’istante sentì quasi il bisogno di congratularsi con Law per quello che aveva visto. 
«E tu sei stata davvero brava nel risolvere quel maledetto indovinello—…» mormorò il ragazzo, ritrovandosi però a guardare altrove. 
Probabilmente anche Law aveva cercato di non indossare sempre i soliti vestiti perché al posto della sua felpa quella sera, come quasi tutti i ragazzi, si era costretto ad indossare una camicia bianca, tenuta in parte sbottonata all’altezza del petto tanto da lasciare intravedere i suoi tatuaggi. Erano belli, ovviamente, ma Bonney non si era mai focalizzata su di essi più di qualche secondo. 
«Lo so, in realtà cerco sempre di tenere il mio genio nascosto da tutto e da tutti—…» provò a  sdrammatizzare lei, scrollando le spalle e smuovendo i capelli lisci. 
«Infatti io credo che sia proprio così. Puoi anche fingerti stupida o strafottente quanto vuoi, ma sei più furba di tutti quanti.»
Trafalgar Law, un ragazzo di così poche parole che quella sera si stava concedendo così tante parole per una come lei. Decisamente strano. 
«Hai ragione, ma almeno ci provo a recitare la mia parte—… e poi già ieri eri rimasto particolarmente sorpreso da tutto questo. Se non ricordo mai hai addirittura detto che mi avresti potuta sposare.»
Effettivamente, quel dettaglio a cui in realtà non avrebbe dovuto dar eccessivamente peso, era rimasto impresso nella mente della giovane pirata, che al sol pensiero rivolse un ghigno in direzione del chirurgo. Il ragazzo, dal canto suo, invece, rimase in silenzio e si limitò a scrollare le spalle prima di passarsi una mano fra i capelli in modo tale da scombinarseli un po’. 
«Ricordi bene—… e tu avresti anche accettato, se non erro.» 
«Però, come ho già detto, potrei essere la tua rovina.» ammise Bonney cercando di nascondere parte dell’imbarazzo nel rimembrare tale risposta, infatti per la prima volta si limitò a distogliere i violacei occhi, limitandosi a fissare i piedi nudi parzialmente scoperti dalla gonna che ancora stringeva fra le dita. 
Probabilmente, per Bonney, la conversazione poteva anche dirsi chiusa in quell’istante, forse perché aveva parlato troppo e perché lei stessa era riuscita a mettersi in imbarazzo da sola, ma soprattutto perché Law non sembrava intenzionato a risponderle, limitandosi a fissarla. Quindi dopo una smorfia rivolta al suo stesso abito rosso, che avrebbe rubato dagli abiti di Cassiel, fece per voltarsi, alzando una mano in segno di saluto, ma ancora una volta a rovesciare ogni aspettativa fu lo stesso Trafalgar Law, che in un paio di passi la raggiunse. Ed allora, con una delicatezza che non credeva potesse mai appartenere al chirurgo, lui stesso l’afferrò per un polso e poi s’abbassò per sollevarla, prendendola fra le braccia mentre Bonney, a metà fra il confuso e lo scioccato, iniziò a dimenarsi per paura di quello che avrebbe potuto fare da quel momento in avanti. Non aveva idea che quel mingherlino, perché tale sembrava Law, avesse dei muscoli tanto definiti e soprattutto non stava facendo alcuno sforzo nel tenerla con un braccio dietro le proprie gambe ed uno intorno alla schiena. 
«Ti suggerisco di reggerti meglio, Jewelry-ya altrimenti cadrai.» furono le uniche parole che giunsero rivolte unicamente a lei. 
Così, Bonney, che all’idea di poter cadere non ci teneva neanche un po’, si limitò a gettargli entrambe le braccia al collo, stringendosi e sorreggendosi a lui, incapace ancora di credere a quel che stava succedendo. 
«Ora mi dici che diamine ti sei messo in testa, Trafalgar? Perché non esiterò nel trasformarti in un moccioso oppure in un vecchio bavoso se farai qualcosa di strano.» gli sibilò contro il collo, continuando a reggersi a lui. 
Ma nonostante quella posizione, Bonney fu certa di aver intravisto sulle labbra del chirurgo un ghigno prettamente divertito. 
«Niente di strano, te lo prometto—… ti portavo in un posto tranquillo, visto che tu non ti muovi velocemente per via del tuo abito e dei tacchi che hai buttato via.» 
Risposta intelligente, anche perché i piedi le dolevano ancora parecchio a causa di quelle stupide scarpe, ma quello che maggiormente colpì la ragazza fu la prima parte della risposta. 
«In un posto tranquillo? Per provarci con me?» domandò a bruciapelo lei, cercando di risultare e di sdrammatizzare. 
«Vorresti che io ci provassi con te?» rispose Law con una domanda, capovolgendo le situazioni, ed infatti Bonney allontanò appena il viso dall’incavo del suo collo in modo tale da poterlo guardare in faccia, ed allora trovò gli occhi gelidi rivolti verso di sé.
«Trafalgar Law, ma tu sai almeno come ci si prova con le ragazze?»
«Piantala con le domande e stai un po’ zitta, grazie.» la rimproverò il chirurgo riprendendo a camminare lungo i corridoi con Bonney in braccio. 
Ma quella,forse anche un po’ per dispetto, iniziò a cercare di divincolarsi, perché nessuno poteva davvero dirle di stare zitta, neanche lui, anzi, Lui era l’ultimo della lista. 
«Non ti azzardare a dirmi di stare zitta, perché non ne hai alcun diritto. Io parlo quanto mi pare e piace, anzi, adoro parlare e tu non mi hai neanche detto dove vorresti portarmi. Chi me lo assicura che non mi porterai in camera tua solo per del sesso occasionale, perché magari questo vestito così succinto ti eccita? O che—… che magari mi butterai in acqua per farmi annegare? O che—…»
Purtroppo, però, le idee stupide di Bonney, che aveva iniziato a parlare senza filtro, vennero a mancare, perché non sapendo più cosa aggiungere guardò timorosa Law. Insomma lui non scherzava quasi mai e sicuramente l’avrebbe presa sul serio, anche se lei aveva sostanzialmente esagerato. 
«Davvero passano tutte queste idee contemporaneamente per la testa di voi donne?» domandò di rimando lui, accennando un ghigno divertito prima di fermarsi davanti alle scale ed allora abbassò lo sguardo verso la pirata.
«Ed io che volevo solamente portarti sul tetto, lontana dalla musica. Ma devo dire che l’idea di annegarti, in questo momento, non sarebbe poi tanto male. Un contendente in meno per il One piece.»
Aveva detto sul serio che la voleva portare sul tetto lontana dalla musica?
E lei che aveva pensato alle peggiori cose che sarebbero potute accadere voleva solo sotterrarsi, ed infatti si zittì ufficialmente distogliendo lo sguardo per l’imbarazzo.
Aveva addirittura accusato il chirurgo di volerla portare a letto, ecco, quello per quanto potesse sembrare divertente, alla luce delle sue rivelazioni era parecchio stupido. 
«Ah—…» si limitò a mormorare lei nascondendosi dietro i capelli rosa.
«Non fare quell’espressione, Jewelry-ya, e poi, se ci tieni a saperlo, non mi sarei mai permesso di sfiorarti neanche con un dito per costringerti a fare qualcosa che non volevi—… almeno in quel campo.» 
Bonney inarcò leggermente un sopracciglio e cercò, allora, di guardarlo in viso per assicurarsi che stesse effettivamente dicendo la verità. 
«Anche perché è una cosa decisamente ipotetica, insomma tu non—… tu sei sempre così concentrato su altro.»
E la pirata dai rosati capelli lo guardò negli occhi, incontrando quelli cristallini di Law, che in tutta risposta avvicinò pericolosamente il viso al proprio tanto da lasciare che le punte dei loro nasi si sfiorassero. 
«Poche cose destano la mia reale attenzione e tu, purtroppo, sei una di quelle—… quindi, Jewlery-ya, o stai zitta e vieni con me oppure ti metterò giù ed ognuno andrà per la propria strada.» le sussurrò a bassa voce tanto ché Bonney poté percepire il calore del suo viso poco distante dal proprio. 
Ma Trafalgar Law aveva parlato chiaro, mettendola dinnanzi al più inaspettato risvolto di sempre.
Lei che interessava a Law? Ecco, questo era assurdo, anche perché non era certa che quel medico sapesse davvero che cosa fossero le donne, o almeno questa era la sua idea fino a pochi minuti prima. Per Bonney, il chirurgo della morte, era sempre stato inavvicinabile da ogni punto di vista se non per prenderlo in giro o per lodarlo di possibili imprese che aveva letto sui giornali. Ma adesso che lui si stava mettendo in gioco, scoprendo le proprie carte, perché non mettersi in gioco a sua volta? Lei che aveva da perdere? Nulla, anche perché sul fronte Drake non aveva intenzione di tornare indietro. L'aveva rifiutata? Ottimo, a perderci era solamente lui. 
Quindi, socchiuse gli occhi e si sporse leggermente in avanti, lasciando che le proprie labbra sfiorassero appena quelle del ragazzo, ed allora parlò.
«Andiamo, spero che tu sia un esperto di costellazioni perché sappi che ti riempirò di domande.»
E con tali parole sussurrate non gli donò alcun bacio, non voleva rischiare troppo, ma vide con certezza che le labbra del chirurgo s’incurvarono appena in un sorrisetto accennato, decisamente fuori dai suoi standard, ma abbastanza soddisfatto. 
Per questo motivo, quando Law riprese a camminare stringendola ancora fra le braccia, Bonney s’allontanò appena e socchiudendo gli occhi s’appoggiò a lui, lasciandosi portare sul tetto e decisa, stranamente a non fare più domande, almeno per il momento.
Possibile che il destino di quella serata era cambiato drasticamente solo per via di un fortuito incontro?
Assolutamente sì e Bonney, a metà fra il rilassato e lo stupito, decise che una volta tanto andava bene così. 
   
 
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