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Autore: Miryel    22/09/2018    18 recensioni
Dopo un tragico incidente di percorso, durante un salvataggio, Peter Parker causa la morte di otto persone innocenti.
Il senso di colpa è logorante e Peter inizia a desiderare solo di sparire per sempre. Così decide che, l'unica soluzione per mettere a tacere quel dolore, è smettere di parlare.
Tony Stark, da parte sua, vorrebbe essere in grado di spezzare quel silenzio. Tornare a vivere una vita deliziata dalla voce di quel ragazzo che gli sta cambiando la vita e, allo stesso tempo, salvare Peter dalla convinzione di essere ciò che non è: un assassino.
[ Tony x Peter | Angst | Malinconico | Tematiche Delicate ]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bruce Banner/Hulk, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ironguy and SpiderKid into the Canonverse'
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[ Starker | Tony x Peter | Angst | Malinconico | Tematiche Delicate | Word Count: 2807 ]

The Silence Remains

Starker â¤

•••



 

Capitolo III - Broken Heart


 

C’era odore di naftalina nell’aria; odore di benzina, gomma bruciata, polvere e acido muriatico. Odore di asfalto fresco, di legna bagnata. Di morte. C’erano rumori assordanti e odori nauseabondi che non la smettevano di entrare a contatto con i suoi sensi, eppure Tony riuscì lo stesso a prenderlo per le spalle e buttarlo in macchina, in un momento in cui nessuno se ne sarebbe accorto.

«Parti, non voglio rimanere qui  un istante di più!», ordinò a Happy, che non perse tempo ad accendere i motori ed immettersi nell’unica stradina aperta che avrebbe permesso loro di lasciare quell’inferno, siccome le altre erano state sbarrate dopo l'esplosione. Peter era seduto lì, sul sedile, in un angolo, silenzioso come un morto, tremante come una foglia. La sua tuta puzzava di fumo e Tony era certo che quell’odore lo avrebbe ricordato per sempre, compagno infimo in una vita che ora avrebbe vissuto con troppi sensi di colpa, a soli diciassette anni. Un nuovo dolore, insidiato in un ragazzino già colmo di troppe perdite nel cuore.

Gli tolse la maschera con un gesto secco, seppure si era appiccicata al suo giovane viso per via del sudore e, quando incontrò i suoi occhi spenti, fissi nel vuoto, Tony gli prese il viso tra le mani. «Peter, guardami», gli disse e lui non lo fece. «Guardami. Torna qui e guardami», continuò, poi lo scosse. Nulla. Nulla di nulla, nemmeno la minima reazione, nemmeno una scintilla minuscola negli occhi color castagna. Niente emozioni diverse dalla paura e dallo shock. Tony si avvicinò di più al suo viso, accorciando le distanze in modo da poter costringere gli occhi del giovane ad incontrare i suoi. Gli passò una mano tra i capelli umidicci, tirandoglieli indietro per liberargli la fronte madida.

«Guardami… non andare via», sillabò, tra i denti, «Ti prego», disse, più piano. Quella supplica sembrò in qualche modo la formula magica per ricevere una minima reazione: Peter corrugò la fronte, le sue labbra si aprirono leggermente, visibilmente in disaccordo con se stesso: parlare o non parlare? Esternare il proprio dolore o trattenerlo dentro? Tony conosceva fin troppo bene quel conflitto interiore, per non comprenderlo, mentre corrugava la fronte, in attesa di un riscontro.

«Signor Stark…»

«Ehi, ragazzo… bentornato tra noi!», sorrise Tony, con del sollievo nel cuore, sebbene il viso carico di dolore che Peter gli aveva rivolto lo stava logorando lentamente nell’intimo.

«C-che cosa è successo?», gli chiese il giovane, alzando una mano per stringerla intorno alla sua giacca, tirandolo, strattonandolo per un secondo verso di lui e poi lasciando la presa, quando gli occhi gli si riempirono di lacrime. «Che cosa ho fatto? Mi dica che non… che… oddio», chiese di nuovo, la voce rotta.

«Nulla! Non hai fatto nulla! A parte salvare un sacco di gente, come sempre. La prassi di Spider-Man, un lavoro impeccabile come sempre, Peter! Come sempre!», rispose Tony, un sorriso gagliardo. Così forzato da sentirsi dannatamente idiota ma non poteva fare altrimenti, dopotutto.

«L'esplosione! Le bombe erano cinque!», quasi urlò Peter, stringendo i denti, poi si accasciò sul sedile, inarcando le sopracciglia, lo sguardo lontano, «Sono sempre state cinque…», mormorò a fior di labbra, la voce già di solito acuta lo era più del solito, sotto l’influenza di quel pianto disperato e il respiro mozzato in due dal malessere.

«Non potevi prevederlo, ma hai salvato un sacco di gente, Peter! Non devi… non devi preoccuparti!», esclamò Tony, con l'obiettivo di tranquillizzarlo ma stava fallendo nel suo solito tentativo di mentire per migliorare le cose, cercando di farle sembrare meno gravi di quanto non fossero. Dov'era finito il suo carisma, quello in grado di tirare sempre su chiunque solo perché quel suo modo di fare non ammetteva in alcun modo la possibilità di crollare a picco nel burrone nero del fallimento? Peter, infatti, sembrò tutt'altro che rincuorato da quel discorso, troppo consapevole di aver ucciso delle persone e quando avrebbe saputo che queste erano otto, otto dannate persone, Tony non sapeva proprio come avrebbe potuto reagire. Il giovane non riusciva a stare fermo; si agitava sul sedile, girava la testa a destra e sinistra, irrequieto.

«Non respiro», mormorò, stringendo una mano intorno alla tuta, all’altezza del petto. «non… riesco a respirare.» Un attacco di panico. Un caro vecchio amico di Tony. Così intimo che, per forza di cose, era diventato paradossalmente bravissimo a gestire negli altri. Aprì un finestrino. Non serviva ad un accidente, e lo sapeva. L’aria che mancava a Peter non era quella che mancava nell’auto, ma quella che il suo corpo si rifiutava di respirare.

«Ehi! Non farlo», scandì, prendendogli di nuovo le guance tra le mani e costringendolo a puntare le iridi dentro le sue, e concentrarsi, «non lasciarti schiacciare e resta con me. Respira. Fuori e dentro, con calma. Senza fretta. Io sono qui».  

«Signor Stark», lo chiamò; il pomo di Adamo gli vibrò in gola, e dalla stessa uscì un rantolo. Più Tony lo guardava, più lo vedeva spegnersi. Più cercava di afferrarlo, più Peter gli scivolava dalle mani.

«Sono qui, ragazzo. Ci sono. Non vado da nessuna parte.»  

«Sono un assassino», pianse Peter, irrigidendo le spalle e cercando di staccarsi dalla presa sulle sue guance, improvvisamente schifato da quel contatto. Schifato di se stesso. Schifato di aver permesso a qualcuno di toccare una feccia come lui. Quelle furono le ultime parole che Tony Stark sentì pronunciare dalla bocca di Peter Parker. Un’accusa ingiusta, una menzogna, che Tony in nessun modo poteva togliere dalla testa di quel ragazzo. Non era forse successo lo stesso a lui, in Sokovia? Non si era sentito un assassino anche lui, in quel momento? Eppure era andato avanti. Ed era andato avanti perché lui sapeva, in fondo, di essere una persona orribile, capace anche di cose peggiori di cui poi, inesorabilmente, si pentiva... il senso di colpa, poi, sapeva nasconderlo benissimo nelle disgustose viscere del suo animo nero e imperfetto. A volte crudele. Peter no. Era inamovibile. Per Peter tutti meritavano una seconda possibilità, una seconda chance di riscattarsi e per quanto Tony trovasse quel tratto oltremodo infantile, sapeva che dopotutto non lo era. Era semplicemente giusto. Tutto qui.

Lo abbracciò. Poggiò il mento sulla sua testa che gli fece nascondere in mezzo al suo petto, gli strofinò una mano dietro la schiena, e sospirò con un immenso dolore in mezzo alle scapole, lasciandolo piangere tutta la sua vergogna e disappunto verso se stesso, con la speranza che potesse superare quel fatto solo con quello sfogo. 

«No che non lo sei», riuscì solo a dire, ben sapendo quanto quella frase fatta potesse solo far peggio, e Peter iniziò a spegnersi lentamente tra le sue braccia. E lui non fece niente per cambiare le cose. Per paura. Per codardia.

Che stronzo.

 


 

 

«Hai un aspetto orribile», sentenziò Banner, quando gli aprì la porta del suo appartamento e Tony gli aveva rivolto un'occhiata monoespressiva per salutarlo.

«Non c'è bisogno che tu me lo dica. Sono tre notti che non dormo, tu non staresti diversamente», rispose sbuffando, ed entrò in casa dello scienziato, alzandosi gli occhiali da sole sulla testa con un gesto abituale.

Bruce sbarrò gli occhi. «Tre notti? Perché?»

«Mi conosci e lo sai già il perché», rispose Tony e sospirò di nuovo, amareggiato, stanco morto. Doveva avere un aspetto orribile per davvero.

«Sei riuscito a vedere Peter? Che hai combinato, Tony?», chiese Banner e lui grugnì.

«Ho peggiorato le cose, temo. Peter è… scappato via. Ero riuscito a tirargli fuori qualcosa e lui sembrava aver trovato il coraggio di affrontare la cosa e io… beh, l’ho allontanato!», sbottò, vergognandosi così tanto di sé stesso, «Sono uno stronzo».

Banner corrugò la fronte,  passandosi poi una mano tra i capelli. Tony lo vide impegnarsi con tutto se stesso nel tentativo di non perdere la calma. «Certo che lo sei! Che cavolo ti ha detto il cervello? Lo hai allontanato? E, di grazia, perché lo avresti fatto?»

«Ha… cercato di baciarmi», spiegò, senza troppi giri di parole e quando vide Bruce aprire bocca per replicare, continuò subito. «ci è anche quasi riuscito, ma l’ho scansato in tempo.»

«In tempo? In tempo per cosa?»

«In tempo per non cedere e ricambiare», spiegò e sperò con tutto se stesso di non vedere Banner perdere la calma e dover affrontare la questione con il gigante verde, perché ci mancava solo quel confronto ed era davvero a posto.

«È una vita che ti lagni su quanta paura hai di esser visto da lui solo come un padre ed ora che hai la conferma che non lo pensa, lo hai scansato?»

«Non è questo, Bruce! E se ci penso mi sento davvero un imbecille. Avrei potuto ricambiare, dargli prova che il suo non è un interesse a senso unico ma… come si fa a vivere con la consapevolezza che sei l’unico motivo che tiene in vita qualcun altro?»

«Non puoi esserlo? Non vuoi questa responsabilità addosso? È solo un ragazzo, Tony! Per una volta penso che tu invece debba fare l’adulto e prenderti le tue responsabilità per il bene di qualcuno e non pensare solo al tuo!»

«Ed è quello che sto facendo, santo cielo! Non voglio che Peter viva la sua vita solo per me, in funzione di me!», quasi urlò, perdendo la calma, poi si spiaccicò una mano sulla faccia e sospirò per una terza ed estenuante volta, «Senti, io… so di averlo ferito. So che per lui sarebbe stato meglio che avessi ricambiato e basta ma sono convinto nell’intimo che se l'avessi fatto, avrei sicuramente peggiorato le cose».

«E Peter dov'è?»

«Non lo so», ammise e solo il pensiero di immaginarlo magari a casa, steso sul suo letto a fissare il soffitto, vuoto come un guscio, gli fece sentire una fitta in mezzo agli occhi, «Sono… tre giorni che provo a parlarci. Ha spento il telefono, ha smesso di andare a scuola, di nuovo…»

«Tony», mormorò Bruce, con quella leggera punta di esasperazione ma anche di dispiacere. Dopotutto era stato l’unico ad aver preso con filosofia quel sentimento che Tony provava per Peter. Quello che, tutti gli altri, avevano definito come una cottarella passeggera per un adolescente.

Si morse un labbro: «Lo so…», disse, poi si sedette a peso morto sul divano di casa, «non so che fare. Ho provato a contattare quel suo amico, Ned. Ha detto che avrebbe provato a parlarci e mi avrebbe fatto sapere presto il resoconto». 

Bruce, rimasto in piedi, fece cadere le braccia lungo i fianchi, visibilmente sconfortato da tutta quella situazione. «Non avremmo dovuto smettere di provarci… intendo io e gli altri. Magari il nostro supporto avrebbe giovato, in qualche modo.»

«No. Non avrebbe avuto i suoi frutti. Non è depresso, non va tirato su. Peter si è chiuso in questa bolla, dove non penetra niente. È apatico. Ha deciso di ignorare ogni emozione, qualsiasi tentativo di tirarlo su di morale gli scivola addosso e io non so più che fare… sono finito. Esausto. Eppure non voglio fermarmi», ammise Tony, mentre nel frattempo tentava di chiamare di nuovo Peter, poi schioccò la lingua e lanciò il telefono sul sofà. «Spento. Fanculo.»

«Andiamo a casa sua! Proviamo a parlarci, vengo con te.» 

Tony alzò un sopracciglio, poi rise senza entusiasmo. «Sai da quanto sto cercando di evitare sua zia? Mi ha telefonato non so quanto volte ed io l'ho ignorata ogni volta. Vede suo nipote sprofondare nel mare nero dell’autodistruzione e nessuno le dà delle risposte. Ed io sono troppo codardo per farlo», rispose e si sentì così dannatamente in colpa.

«È un bene, Tony. Non è giusto che sappia. Non una cosa del genere…», sospirò Bruce, poi fece un passo verso di lui, le sopracciglia aggrottate, «non da te».

«È colpa mia, però… non avrei mai dovuto spingere Peter a fare cose più grandi di lui. Avrei dovuto dirgli di continuare a sventare piccoli furti o aiutare le vecchiette ad attraversare la strada…», sorrise leggermente, un po’ malinconico al ricordo di quel ragazzino che gli chiedeva di fare di più, perché voleva rendersi utile. Perché dopotutto era in grado di farlo. Tony lo sapeva bene, che era così.

«Non puoi reprimere quello che è in grado di fare. Sarebbe uno spreco. L’unica cosa che non funziona è la realtà, Tony. Gli errori esistono e noi lo sappiamo bene, fin troppo. Peter non ne aveva mai avuto a che fare. Vuoi o non vuoi, prima o poi sarebbe successo e speravamo tutti non in questo modo crudele…»

«È solo un ragazzo…», mormorò Tony, poi si strinse nelle spalle: «Non è forse un’ingiustizia che sia proprio lui ad aver sub-», si bloccò. Il suo cellulare aveva appena iniziato a suonare e, con la speranza che fosse Peter, lo sfilò dalla tasca. «È Ned!» comunicò, e rispose subito, con un sorriso ricco di speranza stampato sulla faccia, «Ragazzo, ti ricevo».

«Signor Stark… ho provato ad andare da Peter e non l’ho trovato in casa. Sua zia dice che si è svegliata questa mattina e non c'era già più; il suo zaino e alcune sue cose sono sparite», gli disse Ned, svelto, il tono di voce che esternava una crescente ansia.

«Cosa? E dov'è?», quasi urlò Tony.

Ned tacque per una manciata di secondi e lo sentì reprimere un rantolo. «io… io non lo so, signor Stark! Non… io vorrei… io vorrei tanto saperlo! Sono preoccupato, ho paura che… che… sì, insomma…», la voce gli si spezzò in gola, quando esplode in un pianto nervoso che aveva sicuramente cercato di frenare. Tony si rese conto di avergli risposto in malo modo, quasi come se lo avesse accusato di aver preso Peter e di averglielo nascosto da qualche parte, di proposito. Sospirò e si prese la pelle tra le sopracciglia con pollice e indice, poi inalò un grosso respiro.

Sono io l’adulto, sono io l’adulto, sono io l’adulto…, si ripeté in testa, nel tentativo di ritrovare la calma perduta.

«Non piangere… non è successo niente, lo ritroveremo! Te lo prometto, ma per favore smettila di piangere, non è… non è colpa tua, se è quello che pensi. Mi mobiliterò subito per cercarlo. Riavrai il tuo migliore amico prima di cena, vedrai!», esclamò, in un tono che decisamente non ammetteva repliche, cercando di rassicurare anche se stesso con quell’exploit. Cominciava a sentire un senso di colpa troppo forte in mezzo al petto e sapeva che avrebbe dovuto combattere una battaglia estenuante per poter riavere indietro Peter.

«Mi tenga aggiornato per favore», pianse ancora Ned e Tony sperò con tutto se stesso di potergli dare presto buone notizie.

«Certo che lo farò», rispose, poi aggiunse, fingendo un tono severo e autoritario, sperando potesse in qualche modo tranquillizzare Ned e farlo sentire utile: «tu non smettere di chiamarlo, okay? Provaci, ogni volta che potrai! Potrebbe accendere il telefono in qualsiasi momento. Conto su di te».

«Ha la mia parola, signor Stark.»

Tony sorrise, rincuorato di sentirlo meno affossato dalla paura e più stimolato all’idea di aiutare. Sotto quel punto di vista, era identico a Peter, il che era un bene.

«A presto, ragazzo!», esclamò, e chiusa la comunicazione, infilando subito il telefono nella tasca e affrettandosi a raggiungere la porta di casa.

«Aspetta! Dove accidenti stai andando? Vengo con te!», sbottò Bruce, prendendo la giacca da sopra una sedia e infilandola.

«Non se ne parla. Già è tanto se vorrà vedere me. Tu aspetta qui, appena saprò qualcosa ti chiamerò.»

Banner sbuffò. «Tony, non sai nemmeno dove andare a cercarlo.»

«Invece sì. C'è solo un posto dove Peter può essere andato ed è lì che sto andando!» esclamò, decisamente convinto delle sue parole, inforcando di nuovo gli occhiali da sole.

Doveva esserlo, perché se avesse vacillato anche solo un secondo senza credere in qualcosa, avrebbe lasciato sprofondare i pensieri in un oscuro abisso di paure e orribili possibilità. Solo il pensiero che… Solo il dannato pensiero che Peter… No, non doveva cascarci, doveva muoversi, piuttosto! Aprì la porta e uscì di corsa, recuperando le chiavi della macchina nella tasca posteriore dei pantaloni gessati e partì, non prima di aver ignorato Banner che uscì di corsa dal proprio appartamento per seguirlo.

«Tony! Qual è il posto?»

L’unico posto che un assassino pentito visiterebbe:, pensò Tony, Il luogo del delitto.

 
Fine.


 
Angolo angolare delle angolate angolose di Miryel che è un angolo maggiore di 90°, quindi ottuso:

Alla fine dei giochi, pur avendo deciso che la fic avrebbe avuto tre capitoli, sono diventati quattro, quindi questo NON è l'ultimo capitolo.
Ho voluto aggiungere carne al fuoco, così che potessi anche aggiungere, in revisione, molte parti utili alla comprensione della situazione stessa e, non meno importante, ricordare a tutti voi che Tony e Peter sono anche questo. 
Ho amato poter scrivere di Banner, è un personaggio che adoro e che, quando non è il coso verde, è dolcissimo e penso che sia l'unico in grado di comprendere, a volte, ciò che passa nella mente a volte troppo contorta e sfilacciata di pensieri che Tony possiede.
E' qualcosa che nemmeno Peter è in grado di fare, Bruce può.
La prima parte del capitolo, come avrete capito, è un flashback legato al momento del distacco dal luogo del delitto.
Nel prossimo capitolo troverete un nuovo flashback pronto a raccontarvi altro, di quella tragica notte che ha dato inizio a tutto e, ad attendervi, ci sarà anche l'epilogo.
Sperando che la storia sia di vostro gradimento, vi do appuntamento a sabato prossimo!
Grazie a tutti per le bellissime parole che mi lasciate sempre, sono una giuggiolona in brodo di giuggiole ç/////ç
A prestissimo
Miry ♥
 
   
 
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