Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Happy_Pumpkin    26/09/2018    4 recensioni
“Vieni, Nemeo: ti aspetto, stronzetto!”
Quasi richiamato dalla provocazione, un enorme leone gli balzò addosso, ma Naruto fece una potente torsione del busto che si concluse con uno schianto della robusta mazza in legno contro la mandibola spalancata della creatura, pronta a divorare l’intero carretto.
Il leone finì nella polvere in un ruggito frustrato, per poi sparire in una pioggia di pixel dorati.
“Uno a zero per me, yeah!”
Sasuke, decisamente, non sapeva se essere più stupito per quello strike portentoso contro un leone volante, o se per il fatto che Naruto si fosse ricordato del leggendario leone Nemeo ucciso da Ercole in una delle sue fatiche. L’aveva pure soprannominato stronzetto, ma quelli erano dettagli.

Un archeologo, un tester di videogiochi... sopravvivranno?
[Fanfiction scritta per il raduno del gruppo SasuNaruFanfiction Italia | SasuNaruSasu]
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Madara Uchiha, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Quinto Capitolo






Pioppo, dal latino populus; genericamente traslitterato come popolo.

Da lì, l’appellativo Piazza del Popolo, in un luogo dove centinaia e centinaia di secoli addietro sorgeva un bosco di pioppi.
Sasuke si ripeteva quelle nozioni appartenute forse a lui, forse a qualcun altro degli archeologi morti tanto tempo fa – non riusciva a ricordarlo. Quello che era se stesso, a ben pensarci, non era mai stato eccessivamente chiaro: la propria identità sconfinava in un confine labile di ulteriori identità che si andavano a intersecare.
Strinse i pugni, per non provare spavento all’idea di perdere se stesso.
Scoprì che lui e Naruto si erano ritrovati proprio in quel bosco di pioppi, lambito di tanto in tanto dal vento leggero, capace di smuovere le foglie verdeggianti e i ciuffi d’erba aggrappati alla terra odorosa di piogge recenti; c’era un sentiero scavato dal passaggio umano, segno di chi aveva camminato negli anni lungo lo stesso percorso, generazione dopo generazione.
Alle loro spalle, vi era la chiesa di Santa Maria Montesanto, da dove erano appena usciti. Udì il portone chiudersi con un tonfo ovattato, ma non si voltò a guardare: davanti a loro vi era infatti Madara.
Ricordava quei frammenti del passato ricostruiti virtualmente, quelle cabine e… Madara era lì, all’epoca del Grande Terremoto, lo aveva visto. Gli era sembrato persino talmente normale da non averlo nemmeno considerato.
“Tu non lavori per l’Archeo Travel – realizzò all’improvviso, senza quasi rendersene conto – tu eri lì con me, quel giorno di oltre duecento anni fa.”
Non richiuse del tutto la bocca, come dimenticandosene. Ora che ne parlava, che dava delle datazioni pratiche gli sembrava tutto così concreto: ogni cosa, ogni dettaglio, ogni memoria confusa, esattamente come quando aveva parlato dei suoi anni a Naruto.
Ma allora perché le memorie dei Fondatori gli avevano detto una cosa simile? Che interesse avevano nel mentire?
Madara non ebbe aria di scherno cattivo, né compì alcun gesto di plateale disprezzo. Non si mosse, però parlò:
“Finalmente te ne sei ricordato, Sasuke; cos’è successo realmente. Noi non siamo sempre stati così, programmi precaricati, coscienze che esistevano nell’illusione di gesti sempre uguali.
Eravamo esseri umani, un tempo: per questo ti mancano cose semplici come respirare, mangiare, fare l’amore – si toccò la tempia, aggiungendo – è tutto qui dentro, le nostre memorie sono nel sistema, le nostre identità.
Non credo fosse previsto inizialmente, eppure quando ci hanno usato per far rivivere questi posti, per renderli tangibili nell’immaginario altrui, è stato chiaro che loro non avrebbero avuto a che fare solo con un blocco d’informazioni.”
Naruto li guardò, scuotendo la testa per poi replicare:
Loro? Ti riferisci all’Archeo Travel? Perché? Cosa sta succedendo? – gli puntò un dito contro, esclamando – Tu hai generato tutti questi virus informatici, compromettendo centinaia di mondi e  ricordi di quello che è il passato dell’umanità! A che scopo? Si tratta di un atto sbagliato, sotto ogni punto di vista!”
Sapeva che le cose non si riducevano a quello, era ovvio, ma nonostante tutto non poteva accettare che qualcosa decidesse, all’improvviso, di cancellare i ricordi, la storia, ciò che rimaneva dell’essere umano. Non era giusto, sarebbe stato come avere un nuovo gigantesco terremoto in grado di spazzare via i resti di un popolo già compromesso.
Madara spostò il suo sguardo su di lui. Cominciò ad avanzare, passo dopo passo, ripercorrendo il sentiero sterrato. Il vento soffiò più forte, scuotendogli i capelli. Naruto provò l’impulso di tirare fuori il fucile e sparargli, ma non lo fece; Sasuke strinse i pugni e guardò colui che era stato il proprio compagno di avventure per un anno.
“Naruto – disse il responsabile dei bug – noi avremmo dovuto essere morti. Invece oltre cento anni fa l’Archeo Travel, con i suoi brillanti e geniali Fondatori, una volta realizzato cosa aveva risvegliato, anziché lasciarci in pace ha deciso di sfruttare le nostre identità.
Non abbiamo la concezione del tempo, ci ritroviamo nel tutto e nel niente, con quello che siamo, la nostra identità appunto che si mischia con memorie, conoscenze e personalità altrui.
Più passeranno gli anni, più ci perderemo, in un continuo infinito che ci rende irrimediabilmente connessi al sistema.
Questo non è nemmeno vivere, né morire con la dignità che meritiamo.
Loro, l’intera l’Archeo Travel lo sa, eppure continua a tenere in piedi tutta la baracca, perché se ci cancellasse, finirebbe per rischiare l’annientamento del sistema con i dati contenuti all’interno.
Per questo è disposta a torturare la mente di centinaia e centinaia di persone che non possono morire e che sapranno la datazione di ogni fottuto laterizio, ma non ricorderanno più nemmeno il loro nome, in una lenta e logorante deriva di loro stessi in favore di una memoria collettiva!”
Urlò, con gli occhi folli, la bocca distorta in un’espressione carica di rabbia e sofferenza.
Naruto lo fissò sconvolto, senza battere ciglio, per poi voltarsi verso Sasuke, il quale si guardò le mani:
“Credevo di avere almeno uno scopo. Invece, un giorno non saprò più nemmeno chi sono.”
Il fruscio del vento tra gli alberi si fece insistente, come un applauso distante. Si udì un tuono e il cielo sembrò parlare, oltraggiato.
I tre sollevarono lo sguardo verso l’alto: c’era una luce dorata, con delle sfumature di rosso che tendevano all’arancione. Non era più sera, ma a tratti nuvole cupe gravide di pioggia si avvicinavano, sospinte dalla mano di un gigante che faceva il bagno nelle stelle dello spazio infinito.
“Non c’è tempo. Ci vorrà poco prima che ci trovino – commentò Madara, per poi tornare a guardare Naruto – ora devi uccidermi: guadagnerete tempo, facendo credere ai tre fondatori che mi abbiate eliminato e non stiate progettando altro. Ma da lì dovrete fare in fretta: cancellate le nostre memorie e mettete fine a questo circo di gente morta.”
Ma Naruto indietreggiò di un passo, sgranando gli occhi, mentre boccheggiando – anche se non aveva aria vera da inspirare – guardò Sasuke, il quale lo fissò di rimando, solo apparentemente inespressivo.
“Non scherziamo! Non scherziamo proprio! Tu hai creato tutti questi bug, ci hai portato fino a qui e adesso io dovrei cancellare ogni cosa? I ricordi dell’umanità, voi e… Sasuke! Io non posso permettere che lui muoia, troverò un modo per…”
Il cielo tuonò, le nuvole crebbero di dimensione.
Madara lo afferrò per la maglia, avvicinando il volto al suo:
“Ebbene, egoista testa di cazzo, un modo non c’è! Cosa credi, che io abbia passato tutto questo tempo da quando ho cominciato a ricordare a piangere e lamentarmi? No, ho scavato nelle mie memorie e in quelle altrui attraverso migliaia di dati digitali sepolti nei vari database e sistemi!
Io ho creato questi bug affinché tu e altra gente come te li sistemasse: tutti i dati caricati, le correzioni, vengono salvate nei vostri sistemi personali, in cloud, in tutti quei pad tanto tecnologici che vi portate appresso; quando noi verremo cancellati, le informazioni rimarranno, la storia dell’umanità è al sicuro.
I bug sono stati aggressivi ma nessuno ha cercato davvero di uccidervi, eccetto qui, a Roma.
Perché in questo luogo la simulazione è più difficile da gestire, diventa più instabile dato che entra in conflitto con codici superiori: a Roma, infatti, i Fondatori hanno deciso di insediarsi. Quando hanno capito che potevano trasporre le loro coscienze nel sistema, esattamente com’è successo a noi anni prima, non hanno esitato un istante a farlo, solo in maniera più studiata di quanto ci sia capitato in quelle dannate cabine.
Pensa alla prospettiva: vivere in eterno, circondati dalla cultura e dai mondi che loro hanno creato.”
Naruto guardò il cielo: vide le nuvole incombere su di loro, per schiacciarli, mentre tuoni violenti parevano in grado di far tremare la terra.
Aprì la bocca, pronto a difendere le sue idee con determinazione, a credere che quella possibilità esistesse, che in un qualche mondo virtuale lui e Sasuke si sarebbero incontrati ancora, non in quella riproduzione di casa sterile in cui Naruto, vecchio e con acciacchi, viveva, bensì in un’altra realtà, tra le piramidi di vetro, le ceramiche di cui non ricordava mai il nome, o le spiagge di fronte a fondali ricchi di navi mercantili affondate.
Poi, all’improvviso, con un gesto rapido Sasuke gli prese il fucile, sfilandoglielo in un movimento talmente imprevedibile che Naruto non riuscì ad afferrarlo. Per un attimo rischiò di rimanere sbilanciato, ma si riprese, per guardare l’archeologo intento a puntare l’arma contro Madara.
Questi sorrise, un sorriso storto, ma forse il primo sincero che aveva fatto dal loro bizzarro incontro:
“Tabula rasa: inserite questa frase nel pad. Poi ci sarà da mettere un codice di conferma: l’anno in cui Cartagine è stata distrutta col sale. Si avvierà l’autodistruzione. Tu, Naruto, ritornerai sul tuo divano, con la vecchiaia che meriti; anche gli altri umani presenti nel sistema verranno disconnessi.”
Ma Naruto si slanciò verso Sasuke, per afferrargli l’arma. L’archeologo, però, lo anticipò.
“Addio, Madara.”
Le nuvole sembrarono precipitare su di loro in caduta libera, gli alberi vennero piegati dal vento più forte che scompigliò ai tre i capelli in un movimento selvaggio. Ci fu un tuono, immenso, capace di squarciare il cielo simile a una pugnalata al cuore, facendolo esplodere in un ultimo, feroce, battito; poi, violenta, potente, una scarica di pioggia infradiciò ogni cosa: la terra, l’erba dalle sfumature di un verde brillante, gli alberi con le foglie schiacciate dall’impatto della raffica scrosciante di gocce.
I vestiti, i capelli, la pelle di quei tre umani frutto di dati digitali erano altrettanto zuppi, con rivoli d’acqua che scorreva sui loro corpi immaginari.
Madara si portò una mano al petto.
Non fuoriusciva sangue, ma c’era un foro al centro, luminoso, un sole in una giornata di pioggia: infiniti pixel dorati cominciarono a fluttuare dalla ferita, disperdendosi lenti nel cielo, nella cascata d’acqua che sgorgava sulle loro teste.
Sembrò essere sollevato. Dopo tutti quegli anni; da quando aveva preso coscienza che c’era altro, al di là di quelle interazioni con turisti, le passeggiate nelle agorà deserte, della testa piegata all’indietro per contemplare la maestosità del tempio di Petra o della schiena curva per entrare nelle piramidi, dopo aver camminato al Cairo e poi oltre, fino al deserto plasmato dalla carezza del vento.
“Sta a voi e alle vostre generazioni riprendere in mano quello che abbiamo lasciato.”
Esplose, in migliaia di frammenti.
La pioggia sembrò più dolce: l’abbraccio dell’acqua sulla ferita di un bambino, dopo essersi sbucciato il ginocchio in una brutta caduta.
Sasuke e Naruto si guardarono. Il primo si portò indietro i capelli fradici, gettò a terra il fucile e tirò fuori il pad.
Naruto gli afferrò il polso. Per un istante l’archeologo credette che lui si sarebbe opposto, che avrebbero dovuto combattere.
Ma il tester gli disse semplicemente:
“Lo farò io, Sasuke. È giusto così. Solo… – si morse un labbro, per poi chiedergli – cosa provi, in questo momento? Non hai paura, dopo tutto questo tempo, dopo quello che abbiamo fatto?”
Sasuke sembrò confuso:
“Credo di aver paura, ma… sono allo stesso tempo felice: sarebbe peggio lasciare ogni cosa com’è. Ho il terrore di dimenticare chi sono, dopo aver realizzato di non essere solo un insieme di gesti meccanici, bensì di avere una mia coscienza più profonda, di essere stato umano, un tempo. Per questo accetto di sparire, assieme a simulazioni che ci stavano rendendo schiavi.
Però… mi mancherà quello che siamo stati e che abbiamo fatto, assieme.”
Ammise, diretto, apparentemente senza sfumature d’emozione sul suo volto un po’ imbronciato e riflessivo.
Naruto elaborò un sorriso:
“Mancherà anche a me – si guardò attorno, le nuvole avevano smesso di scendere, anche se il tempo scorreva e presto i Fondatori avrebbero capito le loro intenzioni – andiamo a ripararci sotto quel pioppo. C’è una bella storia anche in questa piazza. Noi segneremo la nostra, oggi.”
Sasuke annuì.
Si sedettero contro il tronco dell’albero che sembrò ripararli magicamente dalla pioggia, anche se erano ancora bagnati. Naruto tirò fuori il pad, cercando di nascondere il leggero tremore alla mano, segno del cuore digitale che batteva troppo veloce, perché se stesso, il vecchio, patetico, se stesso umano non voleva perdere Sasuke. Ma non poteva condannarlo, non a finire la sua esistenza in quel modo.
Digitò i dati inseriti da Madara, codice di sicurezza compreso. Ricordava la data relativa a Cartagine, l’aveva visitata assieme a Sasuke. Eppure, lo lasciò ugualmente pronunciare quell’insieme di numeri, per bearsi ancora del suo sapere; per una volta, non gli dette fastidio mancare di superarlo in qualcosa: fu anzi felice della sua ignoranza.
Partì un conto alla rovescia.
Quando esso si attivò, la pioggia all’improvviso si arrestò; i due videro le gocce bloccarsi a mezz’aria, simili ad aghi sottili capaci di fendere il cielo, oppure rocce liquide schiantate sulle foglie, intrappolate in quel momento di perfezione prima di cadere rovinosamente a terra e sparire, fin nelle profondità del nucleo.
Naruto prese la mano a Sasuke, all’improvviso, tenendo il pad nell’altra. Gliela strinse appena, intrecciando le dita.
L’archeologo non disse niente. Appoggiò la testa all’albero e i rispettivi capi furono vicini, l’uno a pochi millimetri dall’altro, intenti a guardare il bosco immobile davanti a loro, anche se l’odore di pioggia, di verde e di terra si elevava nell’aria, impregnando le loro narici di vita.
“Quando sarai dall’altra parte, nel mondo vero – gli disse all’improvviso Sasuke – passeggia più spesso. Abbronzati e ubriacati di sole. Poi costruisci qualcosa: qualcosa di reale, di concreto, che i giovani del tuo futuro possano toccare, studiare, guardare e dire ‘qui, secoli fa, c’è stato un uomo, esattamente come noi, con le sue paure, i difetti, i desideri. Ci ha lasciato questo, una traccia di sé, in un mondo che cambia.’
Buon viaggio, Naruto.”
Entrambi chiusero gli occhi.
E Naruto immaginò.
Un momento di limbo, tra quel mondo e la realtà, nella traslazione dei dati, delle coscienze, delle memorie cancellate e caricate digitalmente. La storia dell’umanità era nelle sue mani, lui era fiero di quel peso.
Se solo loro due fossero nati nella stessa epoca, in un qualsiasi futuro del mondo, magari con ancora la Terra intatta, le sue vestigia, la sua storia, i monumenti, i suppellettili, le tombe e le chiese, sicuramente si sarebbero incontrati. Era destino, poco da dire, Naruto ne era convinto.
All’università, magari. Ricordava la fontana d’acqua, dalle forme moderne, di fronte all’imponente edificio che formava le nuove menti. Senza computer carichi d’informazioni, ma con docenti, con il dialogo e il confronto.
Lì avrebbe incontrato Sasuke, con la sua borsa a tracolla scura, senza troppi colori, incapace di chiedergli informazioni sull’aula per il prossimo corso; Naruto avrebbe detto di avere quello stesso corso, con il pretesto giusto quindi per seguirlo e andare assieme a una lezione di Metodologia della Ricerca Archeologica. Roba che non aveva nulla a che fare coi suoi studi d’informatica e grafica, ma l’avrebbe trovata interessantissima ugualmente e preso pure qualche appunto.
Tutto questo, solo per poi chiedere a Sasuke di passargli le sue note e avere un’ulteriore pretesto di rivederlo: ‘Ti offro un caffè per ringraziarti, così ti restituisco il quaderno.’
Si sarebbe smascherato presto, si sarebbero insultati e poi incontrati ancora, fuori dall’università, poi… il resto della vita assieme.
Avrebbero fatto l’amore, nel loro appartamento, con un divano per tre e una poltrona, per gli amici con cui si trovavano per giocare ai videogames, per i tornei di qualche gioco di società, per bere una birra assieme. Sì, avrebbero fatto l’amore sul loro letto, sul pavimento, a volte sul divano – ma questo, ovviamente, gli amici non dovevano saperlo.

Sasuke guardò Naruto sotto di sé, affondato tra le lenzuola, con la testa dagli scombinati capelli biondi affondati nel cuscino. Sentì le sue mani sui suoi fianchi e contemplò gli occhi azzurri, il modo in cui lo guardavano, la vita che sprigionava dalle iridi luminose, le gote arrossate per l’eccitazione, i baci scambiati, la lotta per decidere stupidamente chi stava sopra e chi sotto.
Non si capiva mai, in quel frangente, chi vincesse davvero.
Si sentì artigliare la maglia dall’altro, avvertì le sue unghie graffiargli appena la pelle quando questi la strattonò indelicato come al suo solito, sfilandogliela.
La gettò a terra: finì su una pila di libri di archeologia greca, qualche studio su Lisippo e i busti di Alessandro Magno. Un giorno, rifletté Sasuke mentre si chinò, a torso nudo, a baciare Naruto, avrebbero dovuto fare un viaggio in Grecia: vedere il Partenone, scattare qualche foto dall’acropoli, contemplare il mare. Prima sarebbero passati però al British Museum, a Londra, accendendo un cero a Winckelmann che aveva portato tra quelle mura gli altorilievi con i panneggi più belli di tutto il Partenone, salvandoli dall’inquinamento, anche se all’epoca non poteva saperlo.
Naruto gli slacciò i pantaloni, mentre avvertiva la lingua di Sasuke lambirgli il lobo dell’orecchio, poi mordicchiarlo appena. Espirò, leggero, eccitato, quando percepì il suo respiro sul collo, mentre gli calava la zip in un movimento lento.
Portò le mani poi sul suo dorso e le fece discendere fino alle natiche, avvertendo la pelle oltre il tessuto dei boxer. Le strinse, sollevando di più il busto per cercare ancora le labbra di Sasuke, sempre, mordendogliele e facendosi mordere; si baciavano e lui lo denudava, facendo scivolare le mutande per scoprire l’erezione oltre l’elastico che tendeva maggiormente la pelle, fino a scoprire la cappella.
Lo ribaltò sul letto, con ancora le mutande sulle cosce, ma Sasuke lo trascinò con sé, afferrandolo per la canotta che l’altro ancora aveva addosso.
“Dove pensavi di andare?” lo provocò.
“Su di te, mi sembra ovvio.” Ribatté Naruto, con un sorriso di sfida.
Gli sfilò del tutto le mutande che, quella volta, finirono accanto a una pila di videogiochi, sul mobiletto basso di fianco al letto; c’era anche la riproduzione di un cavallo di bronzo con sopra Vittorio Emanuele II, usata come reggilibri.
Inginocchiato, contemplò per un istante Sasuke, nudo. Gli portò una mano sul ginocchio e fece per toccargli l’altro, quando il futuro archeologo sollevò una gamba, in modo da portare il piede sul torace di Naruto e sospingerlo appena:
“No. Prima ti spogli, voglio vederti nudo anch’io, stupido.”
Abbassò il piede, lentamente, e Naruto lo guardò, sollevando appena il mento. Sasuke discese, avvertendo lungo il percorso la muscolatura del torace, il respiro più difficile per l’eccitazione, poi la linea leggera degli addominali e il modo in cui il ventre si dilatava per prendere aria.
Con il tallone, gli sfiorò l’erezione da oltre le mutande e infilò le dita al di sotto della canotta, percependo con il piede freddo la pelle bollente dell’altro. Quest’ultimo sussultò appena e si morse un labbro.
Abbassò le mani, tirando su l’orlo della maglia per cominciare a svestirsi, guidato dal piede di Sasuke che risaliva, arrivando fino al collo, fino a lambire con l’alluce il pomo d’Adamo dell’altro che si contrasse in una deglutizione eccitata.
Un’ulteriore parte di vestiario finì tra fumetti di supereroi con mantelli di un rosso simile a quelli dei porporati romani, ma anche romanzi d’avventura che parlavano di viaggi in terre sconosciute, ricordavano personaggi resi vividi grazie alle memorie del passato tramandate generazione dopo generazione, con la carta, le foto, le vestigia dell’uomo conservate come un tesoro di famiglia.
Consapevoli di quel tesoro, Sasuke e Naruto fecero l’amore, su quel letto, tra i libri, i videogiochi, i testi di studio e i souvenir dei posti visitati.
C’erano nicchie vuote, per i nuovi libri e i nuovi ricordi dei viaggi, degli studi, della vita portata avanti, assieme.
Così da onorare, per sempre, l’umanità e la sua storia immensa persino tra le piccole mura di una casa qualsiasi, ogni giorno, anche se ancora a distanza di anni Naruto non ricordava la differenza tra una kylix e un aryballos; sapeva che non se lo sarebbe mai ricordato, perché gli piaceva ascoltare Sasuke parlare di ciò che amava e immaginare i mondi antichi dipinti dal suono della sua voce.




Sproloqui di una zucca

E anche questa storia è conclusa. Amo Sasuke e Naruto in un contesto Au, perché riesco a rendere e a percepire in maniera ancora più forte il senso di rivalità ma anche di complicità, in un rapporto più sano e spaventosamente intenso.
Spero che il racconto vi sia piaciuto. Li ho proprio immaginati, alla fine, fare l'amore nel loro mondo ideale, tra libri e videogiochi. Sto progettando altre storie, mi auguro di 'rileggerci' presto. Grazie per essere arrivati fino a qui e alla prossima <3
Grazie anche al gruppo fb SasuNaru Fantiction Italia che mi carica e motiva tantissimo :3


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Happy_Pumpkin