Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: momoallaseconda    11/10/2018    6 recensioni
Zoro scosse il capo. “Il sesso risolve qualsiasi problema! Un atto fisico puro e semplice senza complicazioni fa stare subito meglio! Pensi che se mi si presenti l'occasione io non la colga? Diavolo Sanji, ho visto dozzine di ragazze farti il filo negli anni, palesemente interessate anche solo ad una botta e via, ma tu lasciarle sempre perdere solo perché già impegnato o perché il tuo manuale da gentleman ti impone di portare una donna fuori a cena almeno tre volte prima di fartela! Se una mi si presenta davanti visibilmente interessata ad accompagnarmi sul tetto, sarei un idiota a non approfittare della cosa, ti pare?”
Sanji si appoggiò alla parete sbuffando piano. “Già mi stupisco che tu riesca a trovare la strada verso il letto di una ragazza, con il senso dell'orientamento che ti ritrovi... ma il sesso non risolve sempre tutto!”
Zoro ghignò sadico. “Si vede che non ne fai abbastanza...”
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Di prigioni europee Nami ne aveva viste solo due -ed erano già troppe-. Ma era arrivata alla facile conclusione che in tutto il continente fossero fatte con lo stesso stampo.

Tutte avevano celle piccole e maleodoranti piene di spacciatori e ladruncoli, pareti grigie e poliziotti dal cipiglio serio seduti su scrivanie piene di fascicoli. Di diverso c'era la disposizione dei mobili ma per lo più la prigione di Water Seven era identica a quella di Elbaf. Aveva pure gli stessi, immancabili, cinque scalini da fare prima dell'ingresso trionfale nell'ufficio dove formalizzavano le denunce, per poi sbatterti nella tanto decantata cella piccola e maleodorante.
Una passeggiata di pochi metri che per Nami era pesata come un macigno. La cognizione opprimente e spaventosa di non sapere che ne sarebbe stato di lei l'aveva accompagnata per tutto il tragitto. Probabilmente i detenuti provavano qualcosa di simile mentre si avvicinavano al patibolo.
Lei avrebbe preferito risparmiarselo e credeva di essere nel giusto quando presumeva che per Robin fosse lo stesso.
Zoro e Rufy erano sereni. Naturalmente, loro avevano già avuto la loro iniziazione a Elbaf. Era stato carino da parte di suo fratello adoperarsi perché anche lei avesse la sua. Aveva seriamente preso in considerazione il fratricidio, ma non era così scema da commetterlo in un luogo che pullulava di poliziotti. Aveva imparato ad odiare presto la sensazione delle manette ai polsi.
Aveva sempre creduto sarebbe stato Ace il primo della famiglia a farsi arrestare. Invece il primato toccava a loro. Due arresti per Rufy, uno per lei. In neanche due settimane. In un altro continente.
Ace, i suoi DVD pirata e i suoi graffiti potevano baciare la terra dove camminava.
Certo, se mai fosse riuscita ad uscire da quella cella di tre metri per quattro.
Nami si passò una mano tra i capelli, lasciando vagare lo sguardo, cercando di guardare il lato positivo. Per lo meno li avevano lasciati insieme, in una cella a parte, lontani dalle prostitute e dagli spacciatori. Zoro sonnecchiava disteso sul pavimento e Rufy ammazzava il tempo cercando di acchiappare una mosca. Lei si era presa l'unica panchina e aveva lanciato occhiate furenti a chiunque volesse dire qualcosa in proposito.
L'orologio sulla parete segnava le diciassette passate, erano lì da quasi un'ora e Robin era sparita da più di venti minuti. Essendo europea era stata la prima a venire interrogata e Nami era in lotta con sé stessa da allora. Sperava di non avere nulla da temere ma la conoscevano appena, magari in quel momento li stava tutti vendendo per salvarsi la pelle. Aveva già mezzo pianificato l'omicidio di Rufy, le sarebbe dispiaciuto dover uccidere anche la sua ragazza.
Nami guardò il ragazzo con cui condivideva metà del patrimonio genetico mentre si tuffava a pesce sulla mosca, la schivava e -come era ovvio- si prendeva una craniata contro le sbarre.
Ripensandoci avrebbe potuto far fare ad entrambi la fine di Paolo e Francesca, di sicuro Rufy non lo avrebbe rimpianto nessuno. Beh, forse la mamma...
Sentì Zoro ridacchiare sotto i baffi e sussultò trovandolo intento a fissarla. Le mancò il respiro per un attimo, non si sarebbe mai abituata ai suoi occhi da cucciolo.
Non parve accorgersi della sua momentanea apnea da estasi affettiva e si tirò a sedere, indicandole Rufy con un cenno. “Non gli ha mai spiegato nessuno che le mosche non si prendono così?”
Nami alzò un sopracciglio, speranzosa come ogni dannata volta. Era il fiacco tentativo di iniziare una conversazione?
Sospirò stanca e soprassedé. “Abbiamo passato anni a spiegargli le cose più disparate, questa ci sarà sfuggita.”
Zoro fece una smorfia poco convinta. “Non è nemmeno stupido... quando vuole sa essere furbo.”
Se voleva una conversazione leggera mentre erano rinchiusi in attesa di sapere di quale morte dovevano morire, chi era lei per negargliela?
Si, è un peccato che farci arrestare non possa metterla nelle breve lista delle sue genialate.”
Zoro ridacchiò, la testa a penzoloni poggiata contro le sbarre. “Nessuno è perfetto, in qualcosa dobbiamo pur peccare...”
Nami lo guardò divertita alzando un sopracciglio. Sei in vena di ovvietà? Adesso mi dirai che dobbiamo morire tutti prima o poi e che non è il caldo che ti frega ma l'umidità?”
Lui ghignò. “Naaa, non serve, tanto vedo che lo sai già.”
Nami scoppiò a ridere e sentì la tensione sciogliersi. Aveva perso il conto di quante volte doveva essergli grata per questo, ormai.
Il momento finì veloce com'era arrivato. In lontananza si sentì una porta sbattere e dal corridoio riapparve Nico Robin scortata da un poliziotto.
Rufy si fece immediatamente sull'attenti e, per una volta, anche Nami e Zoro.
La mora si avvicinò alle sbarre. “Tutto risolto, ragazzi!” esclamò con una punta di orgoglio.
Come sarebbe?” esordì Zoro.
Ho parlato con i commercianti e anche con l'ispettore. Siamo riusciti ad arrivare ad un accorto. Ho pagato i panini e risarcito una parte della merce che Sanji ha distrutto. In cambio nessuno di loro sporgerà denuncia.”
Nami la guardò come se la vedesse per la prima volta. “Non so cosa dire... Grazie Robin!”
Ora si sentiva in colpa per i mille pensieri cattivi su di lei. Quella donna era un mito! Come accidenti era possibile che le piacesse suo fratello?
Ti risarciremo!” le diede man forte il verde mentre il poliziotto si apprestava ad aprire la cella per farli uscire.
La mora fece l'occhiolino. “Non vi preoccupate, non era una cifra così alta. Ho chiesto un piccolo sconto...” poi si voltò verso la porta infondo al corridoio. “...non hanno saputo dirmi di no.”
Nami e Zoro allungarono il collo per capire chi stesse salutando e videro l'intero corpo di polizia, compreso lo stesso ispettore e i due commercianti, che la salutavano a loro volta, del tutto inebetiti, schiacciati l'uno sull'altro.
Robin si rivoltò verso di loro ridacchiando e Rufy le si avvicinò con passo incerto, una luce nuova negli occhi. “Credo di essere innamorato di te...”
Sotto gli sguardi basiti di Nami e Zoro -non era già ovvio?- lei gli sorrise maliziosamente schioccando la lingua. “Oh, tesoro... ti ci vorrà molto più di questo per guadagnartela...” mormorò mangiandoselo con gli occhi.
Nami avrebbe voluto chiedere ma ci ripensò. Non voleva avere niente a che fare con il loro contorto modo di amarsi, magari era contagioso e poi aveva già i suoi problemi.
D'accordo, se è tutto risolto, andiamo! Dobbiamo trovare Sanji!”
Nami aprì la strada agli altri sparpagliando con un'occhiata assassina la folla di poliziotti che ostruiva la porta.
Recuperarono gli oggetti personali sequestrati all'arrivo e si diressero subito verso la porta a vetri dell'ingresso, bramosi di abbandonare quel maledetto buco quanto prima. Era già un miracolo che nessuno si fosse accorto delle tre katane di Zoro, non voleva sfidare la sorte più del necessario.
Erano quasi arrivati quando una voce li fermò sul posto.
Monkey C. Nami?”
Era troppo bello per essere vero.
Nami si voltò cauta verso il poliziotto che l'aveva richiamata. Era dietro il bancone dell'accettazione e si era alzato in piedi per poterla vedere.
Sono io.” rispose con la morte nel cuore. Che altro doveva succedere?

Quello fece il giro della scrivania e le allungò un oggetto che Nami pensava di non rivedere mai più.
La mia borsa!!” esclamò incredula afferrandola per accertarsi che fosse proprio lei.
Zoro e Rufy la guardarono con gli occhi sgranati. Era la borsa che avevano rubato a Marijoa!
Il poliziotto sorrise girando lo schermo del computer che aveva sulla scrivania. “C'è qualcuno che vorrebbe parlare con voi.”
Sempre più increduli si videro comparire davanti il visetto preoccupato di Chopper, collegato via chat. Alla loro vista sorrise di cuore, infinitamente sollevato. “Ragazzi! State bene, come sono contento!”
Parlava sottovoce, probabilmente per non svegliare nessuno. Sembrava la sua camera quella che si vedeva sullo sfondo e a casa era notte fonda in quel momento.
Zoro aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di dare voce al pensiero comune. “Che cosa fai qui?”
Quello ridacchiò. Era ovvio si riferisse al perché mai fosse collegato con la centrale di polizia di Water Seven in piena notte.
Nami si intromise. “Hai recuperato tu la mia borsa?”
Lui annuì sempre sorridendo. “Si ed è una storia assurda! Ve la racconterò, ma prima... dov'è mio fratello?”
Nami, Zoro e Rufy si guardarono. “Ehm... beh, lui...”
Il fracasso di una porta a vetri che veniva sbattuta malamente contro il muro coprì il resto della frase e la voce che lo seguì li fece voltare tutti verso l'ingresso.
...no un onesto cittadino che paga le sue tasse!! Non ho fatto niente di male!! Ehi, sto parlando con te!! E piantala di spingere, tu!!”
No, era assurdo... Nami si appoggiò alla parete, gli occhi sgranati.
Non si era ancora ripresa dalla vista di Chopper che si ritrovò a fissare Franky -il loro buon vecchio camionista di fiducia!- che veniva trascinato in manette dentro la centrale da due poliziotti.
Conosco i miei diritti!!! Non potete rompere le scatole! Correvo appena!! Questo è abuso di potere!!!”
Era stato arrestato anche lui e in sé la cosa non la sorprese, lo aveva visto all'opera con i limiti di velocità, ma non pensava di rivederlo. A colpo d'occhio le sembrò anche diverso dal solito, ma non capì perché. Era più concentrata ad inorridire per la sequenza di insulti che lanciava contro gli agenti.
Non siete per niente super!! Oltraggio al pudore è un'accusa stupida e io non ce li ho i duemila che volete!!!!”
Nami deglutì. Un'orribile sensazione si impadronì di lei e l'istinto le consigliò di arretrare fintanto che non li aveva ancora notati. Si sentì spregevole ma magari se si allontanavano lui non si sarebbe accorto di loro... magari potevano passare incolumi almeno attraverso questo problema...
Robin era già dietro di lei -come al solito il suo cervello fine aveva lavorato prima di quello degli altri- e lei fece per afferrare anche Zoro e Rufy per allontanarli ma aveva fatto male i conti.
Franky!!!”
Nami si morse la lingua all'urlo entusiastico di Rufy.
Colpa sua, aveva agito troppo tardi. Che strano che suo fratello non avesse colto i segnali...
Con orrore Nami vide l'omone smettere di inveire contro i poliziotti e girarsi verso di loro mettendoli a fuoco e aprendosi in un sorriso tutto denti.
Rufy!!! Ragazzi!!! Anche voi qui?? Suuuper!!!”
Per la sorpresa quasi cadde addosso ad uno degli agenti che per rivalsa lo trattenne ancora più saldamente per le enormi braccia. Fu in quel momento che Nami si rese conto che cosa c'era di strano in lui.
Indossava dei pantaloni. Strettissimi e troppo corti anche, di un inteso color giallo canarino. Immaginava che gli fossero stati messi a forza dopo l'arresto per oltraggio al pudore e guida spericolata. Non poteva biasimare del tutto i poliziotti.
Franky ridacchiò imbarazzato. “Eh eh eh... situazione bollente anche per voi? Non è che per caso avreste duemila sacchi da prestarmi?”
Nami non ebbe nemmeno il tempo di gemere per la frustrazione che la porta a vetri venne sbattuta nuovamente contro il muro. Ormai si aspettava di vederla scardinata di lì a poco.
Intensificarono lo sconvolgimento quando si trovarono davanti l'ultima persona che si aspettavano di vedere, per lo più perché lo speravano ormai in hotel a fare pace con la ritrovata donzella.
Non c'è bisogno di spingere così la signorina! Siamo qui di nostra iniziativa!”
Nami si portò una mano al petto, aspettando i familiari crampi.
L'arrivo di Franky non era stato nulla rispetto all'entrata trionfale di Sanji. Entrò in pompa magna, guidando un piccolo gruppo di persone che occupò il resto dello spazio e obbligò tutti a stringersi. Il fatto che più della metà di loro fosse in divisa non li sorprese.
Il loro amico grondava acqua letteralmente dalla testa ai piedi mentre veniva scortato all'interno da due poliziotti. Le manette che scintillavano prepotenti anche ai suoi polsi.
Nami boccheggiò, all'improvviso l'ingresso di quella piccola centrale di polizia sembrava essere diventato la sala d'attesa della stazione centrale di Pechino.
Potreste darle una coperta? Il mio bocciolo di rosa sta gelando!”
Sanji non era il solo ad essere stato scortato fin là. Alle sue parole, Nami deviò lo sguardo e si strozzò con la saliva nel riconoscere Viola al suo fianco -anche lei inzuppata fino al midollo e ammanettata- straripante di felicità e amore mentre guardava il suo cavaliere sgolarsi per farle avere un benedetto asciugamano in modo che non prendesse freddo.
Dietro di loro -fermi in attesa come se non avessero ancora capito bene perché erano stati prelevati a forza- c'erano i famosi parenti di Viola, anche loro scortati da agenti ma per lo meno non bagnati. Avevano l'aria rassegnata di chi aveva già visto di peggio, l'aria che Nami a quanto pareva era ben lungi da considerare anche propria.
Nami-swan!!! Ragazzi!! Ci siete anche voi?”
All'urlo entusiastico tutto il gruppo si voltò verso Sanji, ancora reduce dell'entusiasmante ingresso, che si sbracciava -per quanto possibile con le manette- per attirare la loro attenzione.
Sono contento che siate qui!!”
Sanji pareva del tutto ignaro di avere due poliziotti che cercavano di tenerlo fermo. Volevano portarlo in cella ma a lui sembrava non importare. Sprigionava così tanta felicità da fare quasi schifo, non si preoccupava della polizia. E loro ancora sostavano come imbecilli davanti alla scrivania senza riuscire a trovare nulla di sensato da dire.
Nella foga di raggiungerli quasi cadde, ridendo come fosse ubriaco e gli agenti rinunciarono a trattenerlo.
Sanji li raggiunse schizzando d'acqua chiunque lungo il tragitto. Saltellò pure quando vide quello che Nami teneva in mano. “Ma quella è la tua borsa!!”
Sanji?”
Ora che si era avvicinato c'era qualcun altro che poteva vedere chi fosse l'artefice di tutto il casino che aveva sentito. Lo schermo del computer rimandava ancora il viso confuso di Chopper e suo fratello strabuzzò gli occhi quando lo riconobbe.
Chopper! Che fai lì??”
Il ragazzino spalancò la bocca ma non riuscì a dire nulla, perplesso.
Sanji nemmeno ci fece caso, sorrise entusiasta prima di voltarsi verso le porte.
Viola amore, vieni!! Ti devo presentare mio fratello e i miei amici!”
Nami si sentì ancora più spaesata guardando la bella ragazza che avevano rincorso per giorni avvicinarsi a loro con gli occhi brillanti. Stringere la mano che le offriva sembrò un'esperienza extracorporea. Per un attimo non riuscì a credere di averla davvero davanti, di poterla toccare. Il momento passò veloce ma le lasciò una sensazione da pelle d'oca e sapeva di non essere stata l'unica ad averla. Lo sconcerto che passò sul viso di Zoro lo sentì come fosse proprio.
Si guardarono per un attimo disorientati mentre Sanji portava Viola più vicino al computer e i suoi parenti si avvicinavano a loro volta, incuriositi.
Quando Rufy la superò per andare a salutare Brook e Robin si fece avanti per abbracciare la coinquilina, Nami si strinse nelle spalle e sentì quelle di Zoro rilassarsi.
Assurdo...” ridacchiò, prima di avviarsi verso l'ispettore -che come tutti aveva seguito la scena con la bocca aperta- per trattare il rilascio in blocco dell'intera marmaglia.
Per l'ennesima volta sapeva di dover provvedere lei a salvare il culo a tutti.
Probabilmente si sarebbe dovuta accontentare ancora per un po' di prendere in prestito l'auto di suo fratello.

*

Il tramonto sul mare con gli Yagara che navigavano placidi e i giochi di luci contro i palazzi erano uno spettacolo davvero da mozzare il fiato. La calma che si respirava nella piazza libera di turisti la rendeva semplicemente magica. Ora capivano perché era una meta così gettonata.
Mentre cercavano Viola e Sanji non erano riusciti a godersi quella città da sogno, adesso che le cose si erano sistemate avrebbero avuto molto tempo da dedicargli. Erano riusciti a prenotare una stanza nello stesso hotel solo dopo essere riusciti a rassicurare il concierge che non gli sarebbe stato fatto terrorismo psicologico.
Nami aveva pagato la cauzione per tutti ed erano stati rilasciati in tempo per vedere il tramonto.
Avevano trovato un ottimo locale dove fermarsi a mangiare all'aperto, immersi nella pace della sera, accarezzati dall'arietta frizzante che veniva dal mare e passava tra le calle, disperdendo il suo profumo salmastro e acquistandone uno nuovo.
Per la prima volta in due settimane non sentivano la costante tensione sulle spalle che li aveva sempre accompagnati e avevano la possibilità di starsene seduti comodi attorno al tavolino di un bar senza preoccupazioni. Per un paio di giorni avrebbero semplicemente fatto i turisti. La prospettiva suonava tanto bella quanto incredibile per le loro ossa doloranti e non vedevano l'ora di mettere definitivamente la parola fine a tutta la vicenda.
Ma prima c'era un'ultima cosa necessaria da chiarire e Nami capì che avrebbe dovuto chiedere direttamente perché i diretti interessati erano troppo impegnati a perdersi l'uno negli occhi dell'altra per intavolare la conversazione di propria iniziativa.
Erano ormai al caffè quando Nami prese parola, impossibilitata a trattenersi oltre.
Che cosa è successo dopo che hai raggiunto lo Yagara?”
Non era ancora chiaro come le cose fossero esattamente andate. In commissariato non c'era stato ovviamente alcun momento per chiedere e dopo erano tornati subito in hotel. Sanji e Viola si erano immediatamente chiusi in camera con la scusa di cambiare quei vestiti bagnati e non ne erano riemersi se non mooolto tempo dopo. Brook aveva fatto ridere tutti commentando con un ghigno che togliere il sale di dosso era un'impresa particolarmente ardua.
Quando finalmente scesero non mostrarono un grammo di imbarazzo per averli fatti aspettare e Nami si ritrovò ad essere d'accordo con loro. Ne avevano passate fin troppe per preoccuparsi di una cosa del genere e fu particolarmente soddisfatta di vedere finalmente la felicità negli occhi di entrambi.
Ma ora che tutto era alle spalle, la prigione, l'attesa, le vesciche sui piedi, perfino Rufy tranquillo e rilassato con la pancia piena, voleva avere delle risposte.
Sanji ridacchiò, un luccichio furbo nello sguardo. Viola, al suo fianco, sorrise.
Alle sue parole Zoro sollevò il viso facendosi attento, ogni traccia di sonnolenza avesse mai deciso di prenderlo, ora sparita e anche Robin raddrizzò le orecchie in attesa. Erano rimasti gli unici al tavolo.
Franky si era fermato a cenare con loro, sarebbe ripartito la mattina dopo non appena recuperato il camion dal deposito sequestri. Se l'era cavata con una bella multa e un ammonimento, era incensurato per sua fortuna e -cosa che aveva sconvolto Nami- era la sua prima infrazione. Da una ventina di minuti ballava in mezzo alla piazza mostrando spassosamente a Rufy e Usop le mosse migliori del suo repertorio, rigorosamente in camicia hawaiana e mutande. Quei pantaloni gialli avevano fatto un'orribile fine non appena varcate le porte della centrale.
Poco più in là, Kaya e Brook stavano ancora conversando con Chopper in video chiamata. Avevano scoperto di avere molteplici interessi in comune, non avevano smesso di parlare nemmeno durante la cena.
Viola rise seguendo il suo sguardo. “Si sono intesi subito, chi l'avrebbe mai detto?”
Sanji fece una smorfia. “Oh, io non avevo dubbi. Rufy fa amicizia anche con i sassi.”
Zoro annuì mentre Robin lanciava al ragazzo lontano uno sguardo affettuoso.
Nami sorrise furba. “Non cambiate discorso... allora, che è successo?” chiese di nuovo allungandosi sul tavolo. Al diavolo la privacy, doveva sapere, stava morendo di curiosità.
Sanji si grattò una guancia e per la prima volta sembrò imbarazzato.
Beh, non ho mai voluto prendere molte lezioni di nuoto...” iniziò titubante. “Ho rischiato più volte di essere preso in pieno da uno dei battelli!”
Viola si batté una mano in fronte. “Quando l'ho visto non volevo crederci...”
Lui la guardò. “È stata la forza dell'amore che mi ha spinto a fare quella pazzia!”
Per fortuna non sei stato triturato da un'elica...” commentò Robin facendo ridere Viola.
Nami abbozzò una risatina. Era stato un pensiero comune a quanto pareva.
E poi?”
Sanji sorrise mentre il ricordo lo afferrava e lo riportava a qualche ora prima quando la piazza, il bar, tutti i suoi amici e quell'atmosfera serena erano solo una speranza. Quando c'era lei che lo guardava mentre si issava rudemente sullo Yagara e il ragazzo dal naso lungo si faceva avanti per aiutarlo.
Steso a pancia in giù l'aveva guardata a lungo cercando di riprendere fiato. Sembrava surreale averla vicino.
La ragazza bionda si teneva a distanza insieme al tizio con l'afro e nessuno di loro aveva la benché minima idea di chi avessero davanti. Tutti, tranne lei che sapeva e continuava a fissarlo come avesse visto un fantasma.
Sanji si permise il lusso di ammirarla. Era bellissima, proprio come nell'unica foto che aveva di lei.
Portava dei semplici jeans, una camicetta bianca e le Converse. E lo guardava ad occhi sgranati.
Era lì, era realmente lì e il pensiero suonò fin troppo stupido nella sua testa, ma non riuscì a non formularlo. Sapeva perfettamente che lei era reale, ma vederla di persona era tutta un'altra cosa.
Aveva dei parenti, prendeva gli Yagara per fare un giro, indossava le Converse rosse. Lei esisteva. E la realtà delle cose lo risvegliò peggio di una secchiata d'acqua.
Doveva parlarle.
Riuscì a rimettersi in piedi, i muscoli doloranti per la corsa e la nuotata che iniziavano nuovamente a farsi sentire.
Usop era ancora al suo fianco. “Ti serve aiuto..?” gli chiese titubante. Ancora non capiva chi fosse quello sconosciuto che aveva affrontato le onde pur di salire sulla loro imbarcazione ma non sembrava un pericolo, solo un poveraccio.
Sanji negò col capo, un ringraziamento silenzioso e si voltò verso di lei.
Viola...”
Non sapeva da dove cominciare. Il discorso perfetto che si era preparato era svanito.
Che fai qui, Sanji?”
La sua voce era stata appena più forte di un sussurro e nonostante il tono duro riuscì a fargli perdere un battito.
I suoi cugini si girarono a guardarla e poi tornarono su di lui con le facce di chi aveva appena risolto il più grande dei dilemmi.
Sanji fece un passo nella sua direzione ma capì subito che non avrebbe dovuto farlo. Usop e Brook gli si pararono davanti e Viola si ritrasse come se l'avesse colpita.
Si bloccò preso alla sprovvista. Insomma, d'accordo che non era al massimo della presenza ma chi credevano che fosse? Non era certo un mostro, non le avrebbe mai fatto del male! Non volontariamente, per lo meno. Gliene aveva già fatto troppo senza rendersene conto.
Nelle loro facce vedeva l'astio e una forte dose di sospetto. Si stavano tutti chiedendo cosa ci facesse lì e lui sapeva che non avrebbe avuto un'altra occasione. Era pronto a farsi valere, lo spazio era pochissimo e non era lì per nessun genere di lotta.
Io... io devo scusarmi!” non avrebbe potuto iniziare in altro modo. “Sapessi quanto ti ho cercata...” Si passò una mano tra i capelli bagnati.
Viola non fiatava ma non si perdeva una sillaba, il cipiglio serio.
Sono un idiota!” su questo era certo nessuno avesse nulla da obiettare. “Per tre anni ho creduto...” si bloccò respirando affannosamente. Dio, ammetterlo con lei era più difficile di quanto lo fosse stato dirlo a Zoro. Forse perché con lei aveva tutto da perdere.
Ho... ho interpretato male i tuoi messaggi... per tre anni ho creduto... ho creduto che tu fossi un ragazzo!”
Lo sconcerto durò un secondo sul suo viso, poi tornò prepotente di nuovo il sospetto.
Era palese che non gli credesse e Sanji sentì il bisogno di spiegarsi meglio. “So che sembra assurdo, ma è la verità! Non sono mai stato molto bravo con le lingue e a quanto pare dopo anni in spagnolo faccio ancora schifo!” abbozzò una risatina che suo malgrado fece alzare gli angoli della bocca a Brook. “Per tutto il tempo credevo di parlare con un uomo! Credevo fossi lui!”
Usop spalancò la bocca vedendosi indicare.
Ti descrivevi in maniera molto femminile. La foto che mi hai mandato vi ritraeva insieme e beh... il tuo diminutivo mi ha messo su una falsa pista... tutti quei discorsi strani sulla ceretta e i the con le amiche... pensavo che fossi gay...”
Alla faccia orripilata di Usop, Brook scoppiò a ridere e dovette sedersi per non crollare a terra. Sanji sorrise a quello scoppio, almeno la sua idiozia risultava simpatica e non cattiva.
Kaya si fece avanti per sostenere il muso lungo del fidanzato. Sanji lo sentì chiederle con un filo di voce 'davvero sembro gay?' prima che lei lo tirasse in disparte con uno sbuffo divertito.
Sanji si sentì più leggero alla loro decisione di farsi da parte, avevano intuito che non rappresentava un pericolo.
L'unica che sembrava non volergli ancora concedere il beneficio del dubbio però, era proprio Viola. Ferma immobile a braccia conserte, non abbandonava l'aria sospettosa. Lo scrutava come un felino che studia la preda.
Io ti ho respinto...” continuò deciso. “...perché pensavo fossi un uomo e ci stessi provando... aggiungici il fatto che quella notte non ero perfettamente sobrio ed ero in un pessimo stato emotivo ed ecco che ho combinato il casino più grande della mia vita!”
Sanji si passò una mano tra i capelli. Il peso sullo stomaco che si affievoliva sempre più lasciando il posto all'illusione di mille farfalle svolazzanti.
È per questo che sono qui! Ho attraversato l'Europa per trovarti! Dovevo spiegarti, non potevo lasciarti andare! Dovevo dirti che quando ho finalmente aperto gli occhi ho dato un senso a quell'irrazionale desiderio di mantenere i contatti con te! Ti consideravo una persona straordinaria quando pensavo fossi un uomo. Volevo scriverti, dirti sempre cosa mi succedeva. Era così facile parlare con te! Mi conoscevi meglio di chiunque altro, a te ho raccontato cose che nessuno sa! Viola, quando ho capito chi eri, ero già innamorato di te da anni!”
Un silenzio da brividi accolse la sua dichiarazione.
Lo Yagara continuava la sua veleggiata in mare aperto e gli unici suoni arrivavano dai gabbiani e dalle onde che si infrangevano contro lo scafo.
Sanji deglutì e il sorriso gli morì sul viso mentre i secondi passavano e da lei non arrivava alcuna reazione. L'aria pungente del tardo pomeriggio lo fece rabbrividire, ricordandogli di essere ancora completamente fradicio.
L'euforia scemò poco a poco mentre prendeva atto di non avere più assi nella manica.
Non si era aspettato che gli gettasse le braccia al collo, quello no.
Capiva il bisogno di metabolizzare la notizia, non pensava nemmeno che lo avrebbe scusato in quattro e quattr'otto. Era pronto anche per gli insulti.
Voleva solo che dicesse qualcosa!
Ma Viola taceva. I lacci delle scarpe sembravano essere diventati più interessanti di lui ed aveva un'aria pensierosa, sembrava soppesare le sue parole, ma non avrebbe potuto dirlo con sicurezza. Non conosceva le più basilari espressioni del viso della donna di cui diceva di essere innamorato ed era impreparato sul significato del suo linguaggio del corpo.
Come un fulmine a ciel sereno si rese conto che non conosceva affatto la donna che gli stava di fronte. Lui conosceva Vic ed aveva imparato ad associarlo a determinati modi di fare, ma con la mente di un uomo che guarda un altro uomo. Viola era diversa da Vic.
Con il cuore in gola capì che non sapeva come interpretare quel silenzio.
Ma avrebbe potuto imparare.
Conosceva la sua anima, tutto il resto l'avrebbe imparato e amato nello stesso modo! Viola doveva solo dargliene la possibilità!
Usop, Kaya e Brook guardavano ad alternanza prima uno e dopo l'altra senza osare intervenire, in attesa come lui di conoscere il verdetto.
Sanji sostenne fiero lo sguardo su di lei. Se gli avesse dato un cenno, un qualsiasi indizio che non gli credeva, era pronto a fare anche l'impossibile. Se necessario, sarebbe andato avanti tutta la notte a dirle quanto l'amava, quanto aveva disperatamente bisogno del suo perdono.
Il destino glielo volle risparmiare.
Quindi...”
Sanji rizzò le orecchie al suono della sua voce. Viola guardava costantemente a terra.
...dopo tre anni di lettere e confidenze mi vieni a dire che pensavi fossi un uomo?”
Il tono era piatto, privo di emozione e Sanji guardò i cugini in cerca di aiuto. Quelli si strinsero nelle spalle.
Viola proseguì alzando appena un po' la voce. “Avresti attraversato l'Europa per dirmi questo?”
Lui deglutì. “Beh... si, ma soprattutto per dirti che ti amo...” balbettò. Ma perché sempre a lui capitavano le domande enigmatiche?
Certo...”
Sanji sudò freddo. Sentiva il cuore battere in troppi posti diversi per essere sicuro di quello che provava. Era paura quella che sentiva? Eccitazione, tristezza, angoscia? Perché Viola non gli dava il ben servito senza girarci così attorno? La sua postura rigida parlava per lei e Sanji iniziava ormai a perdere le speranze.
Io...”
Quello che mi hai scritto non è perdonabile...”
E alla fine, eccola là la verità. Detta chiara e tonda dalla sua voce.
Non era sicuro che il cuore gli si fosse spezzato a metà. Sembrava più disintegrato. Sparpagliato per terra e frantumato sotto una pressa.
Viola alzò gli occhi su di lui. Sapeva già cosa sarebbe accaduto ora. Si sarebbe fatto accompagnare fino al molo più vicino e sarebbe sparito dalla sua vita senza voltarsi indietro. Era felice di averci almeno provato. Sperava che gli altri lo trovassero prima o poi. Lui non aveva più la forza di fare niente.
Viola lo guardava seria e lui era troppo impegnato ad imprimersi nella testa le sfumature color miele dei suoi occhi per accorgersi che la distanza tra loro diminuiva sempre di più.
Non ebbe neanche il tempo di stupirsi quando se la trovò ad un palmo dal naso.
La vide curvarsi su sé stessa e alzare una gamba nella sua direzione, caricare il piede a martello e schiantarlo con violenza inaudita direttamente sulla sua faccia.
La botta fu atroce e lo spedì di nuovo in acqua. Ne riemerse con il sangue che colava dal naso e dolori muscolari che si diradavano per le articolazioni.
La faccia faceva un male cane ma riuscì a riaprire gli occhi per puntarli increduli su di lei che si ergeva fiera dallo Yagara, un dito iroso puntato contro di lui.
Si, hai ragione, sei un idiota! Non sai lo spagnolo, mi hai offeso da ubriaco... pensavi che fossi un uomo!”
Sanji sgranò gli occhi. Gli altri li guardavano scuotendo la testa.
Sappi che se davvero fossi stata l'uomo gay che credevi non avrei mai perdonato la tua stupida lettera!”
Viola respirò col naso, gli occhi che si riducevano a due fessure e Sanji si affossò depresso ancor di più nell'acqua, preparandosi al colpo di grazia. Non aveva più il coraggio di guardarla.
La sentì muoversi irrequieta sulla barchetta prima che la voce le si ridusse ad un sussurro. “Devi solo ringraziare il fatto che non lo sono...”
Il rumore di un corpo che cadeva in acqua gli fece rialzare la testa di scatto. Quello che vide dopo gli mozzò il respiro e il naso prese a pulsare dolorante.
Viola nuotava a piccole bracciate verso di lui ed era un sorriso quello che le illuminava volto.
Gli mise le braccia intorno al collo e lo attirò a sé. Era seminuda, aveva lasciato i pantaloni e le scarpe sullo Yagara. Sanji non pensava che il cuore potesse arrivare a battere tanto forte senza provocargli danni fisici.
Viola gli sorrise, gli occhi che brillavano. “Sei fortunato che sono donna e innamorata di te da tre anni. Altrimenti col cavolo che ti avrei perdon...-!”
Sanji non riuscì a trattenersi. Se ne infischiò del naso gocciolante, del freddo pungente, del pubblico. Anche del fatto di averla interrotta. Avrebbero parlato ancora dopo, per tutto il tempo che voleva. Ma se non l'avesse baciata entro cinque secondi l'avrebbe rimpianto per tutta la vita.
Viola rispose immediatamente con l'entusiasmo di chi aspettava solo quello per tornare a respirare. Nemmeno le importava del sangue.
Sentì fischi di approvazione venire dallo Yagara e lo stomaco si contorse su sé stesso sentendo il suo corpo seminudo aderire completamente al suo sotto la superficie dell'acqua. Aveva le labbra più morbide del mondo, non pensava che l'avrebbe mandato in corto circuito solo il pensiero di averla tra le braccia.
Mantenersi a galla diventò complicato troppo presto e dovettero interrompere quel bacio tanto atteso. Ridendo si appoggiarono l'uno all'altra, senza nessuna intenzione di allontanarsi.
Sanji non riusciva a smettere di guardarla mentre gli toccava piano lo zigomo, dispiaciuta per avergli fatto tanto male.
Sentì l'affetto per lei crescere dal centro del petto e diffondersi. La donna dei suoi sogni era perfetta. Dentro e fuori. E finalmente l'aveva trovata.
Quello era senz'altro il momento migliore della sua vita... peccato che avesse le ore contate.
...perché a quel punto è arrivata la guardia costiera che ha intimato ad entrambi di salire a bordo. A quanto pare è vietato tuffarsi nei canali...”
Nami li guardò basita e Viola ridacchiò mentre Sanji alzava le spalle.
Ci hanno arrestato e portato in caserma. Il resto lo sapete.” concluse mettendo una mano sulla schiena della sua ragazza che gli si accoccolò addosso con un sorriso dolce.
Nami, Zoro e Robin si guardarono, uno più incredulo dell'altro.
Zoro alzò un sopracciglio. “Ti ha fatto volare dalla barca con un calcio?”
Sanji restituì lo sguardo. Il tono canzonatorio del suo amico non gli fece neanche il solletico, era troppo felice per rispondere alle provocazioni.
Io non mentivo quando ho detto che aveva un bel caratterino...” mormorò furbescamente Robin, sorseggiando il suo caffè.
Viola rise toccando piano la faccia del suo ragazzo. Il naso era ancora un po' rosso ed aveva un piccolo livido sul dorso. “Fa ancora male?” chiese dispiaciuta.
Non più.” sorrise di rimando lui. “Ma ricordami di non farti più arrabbiare!”
Nami sbuffò una risatina. “Voi si che sapete divertirvi...”
Io invece non mi sono mai sentito più stanco...” mormorò Zoro chiudendo gli occhi e mettendosi comodo allungando le gambe sotto il tavolo.
Nami si sentì d'accordo. L'universo aveva rimesso a posto le cose e incredibilmente non vedeva l'ora di tornare a casa e riprendere la solita vita frenetica tra università e famiglia. Le mancavano persino le urla del nonno.
Guardò il fratello giocare con Franky e Brook al centro della piazza, mentre Robin li raggiungeva. Rufy le mise un braccio intorno alle spalle, stringendola a sé e sentì Brook congratularsi con loro. Due passi più in là, Kaya chiacchierava ancora al telefono con Chopper e a loro si era aggiunto Usop. Dovevano essere nel pieno di un racconto emozionante se gli urletti di entusiasmo del fratellino di Sanji erano tanto forti da arrivare alle sue orecchie.
I due innamorati seduti con lei non badavano più al resto del mondo da diversi minuti e Nami si ritrovò ad invidiarli un po'.
Quel viaggio se lo sarebbe ricordato per tutta la vita. Avevano incontrato personaggi di tutti i tipi e i migliori se li erano portati appresso fino alla fine. Ma soprattutto, aveva avuto modo di fare i conti con i propri sentimenti.
Sbirciò verso Zoro, notando che ronfava già come un ghiro e si perse per un attimo a guardare i suoi capelli che cambiavano sfumatura con i giochi di luce del tramonto.
Tutto era finito per il meglio ed ora era necessario tornare alla vita di tutti i giorni.
Sorrise intenerita, scostando un ciuffetto ribelle dalla fronte del ragazzo addormentato. Lui si mosse un po' nel sonno senza svegliarsi e lei ritirò piano la mano.
Sentì la determinazione crescere dentro di lei.
Il viaggio forse era finito ma per quanto la riguardava aveva ancora qualcosa da fare.




   
 
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