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Autore: _aivy_demi_    12/10/2018    13 recensioni
Questa minilong partecipa alla terza challenge indetta dal gruppo Boys Love - Fanart & Fanfic's World,
"Fall into Autumn".
La storia ha come tema la stagione autunnale, con l'obbligo di nominare
°AUTUNNO° - °OTTOBRE/NOVEMBRE°
Naruto, bambino dalle caratteristiche orecchie e coda da volpe, vive con curiosità il suo piccolo mondo, accanto a quello degli umani. Un giorno d'autunno incontra Sasuke, bambino appartenente al clan dei lupi. La loro amicizia nascerà spontaneamente, ma incontrerà non poche difficoltà nel corso del tempo.
Genere: Fluff, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Furry | Contesto: Nessun contesto
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Una nuova speranza




Toc toc.

Il lieve tocco di nocche sulla porta di legno destò Sasuke dal sonno disturbato; sussurrò un "avanti" debole, tossendo un paio di volte.

Itachi entrò con un vassoio fumante in mano. Accostò delicatamente la porta, per poi sedersi accanto al fratellino avvolto da calde coperte; si liberò dell'ingombro, poggiandolo sul comodino lì accanto, controllando la temperatura della fronte con le labbra.

-Allora, come ti senti oggi?
Aprì gli occhi, tentando un sorriso malfermo, decisamente non convincente.

-Cerca di mangiare qualcosa, così da poterti riprendere in fretta. Sono già tre giorni che stai poco bene...

Il piccolo rise, riuscendo a fatica ad alzarsi a sedere.

-Ecco, brodo caldo.

Osservò il piatto, contrariato. Annusò con attenzione, e ne prese una prima cucchiaiata. Arrivato a metà porzione, scostò la scodella, storcendo il naso.

-Lo so, ma mi hanno insegnato che è un toccasana in questi casi.

Il silenzio che seguì divenne spiacevole nel momento in cui Itachi palesò un certo interesse per una cosa specifica: s'era detto più volte che avrebbe atteso la completa guarigione del fratello, ma la curiosità era stata più forte dei buoni propositi.

-Senti, quel bambino che stava lì con te, l'altro giorno...

Sasuke si accese d'improvviso, dimostrando tutta la propria attenzione.

-Ah, Naruto dici?- Tentò di mantenere la pacatezza, senza riuscirci poi molto; qualcosa lo aveva entusiasmato, ridandogli un po' di colore. -L'ho conosciuto in riva al Lago Verde, poco tempo fa. È una volpe, un poco ottusa ma davvero simpatica. È generosa, divide la sua merenda con me senza chiedere mai niente in cambio.

Lo sguardo del maggiore si assottigliò: una volpe, aveva intuito bene. La questione era decisamente delicata, e trattarla con un decenne non sarebbe stato facile. Il fatto che Sasuke non fosse stato estraneo alla faccenda avrebbe reso tutto più difficile; se solo il piccolo non avesse sentito il discorso del padre, qualche sera prima: era cominciato tutto da lì.

-Itachi, posso chiederti una cosa?
"Fà che non sia quello..."

-Perché ci odiano tanto qui?

"Lo immaginavo."

Il fratello gli carezzò la testolina, sorridendo sconsolato.

-Non pensi siano faccende da grandi queste?

-Beh, io sono abbastanza grande per capire...- esitò, tentando di essere convincente.

Itachi sospirò, sapeva che non avrebbe ceduto tanto facilmente: avrebbe dovuto modulare bene il tono, soppesare le parole, omettere i particolari. Non rispondere però sarebbe stato scorretto nei suoi confronti.

-Ne parleremo quando sarai guarito.

Il piccolo si rabbuiò, abbassando tristemente le orecchie in avanti, voltando lo sguardo verso la finestra.

-Ho sentito papà l'altra sera, mentre parlava con te.

I dubbi s'erano dissipati: Sasuke aveva origliato una conversazione che non avrebbe mai dovuto ascoltare. Non avrebbe mai avuto il coraggio di rivolgersi al genitore; restava solamente il ragazzo, l'unico a cui chiedere risposte esaustive. Sospirò, riprendendo a parlare.

-Cosa hai capito di ciò che hai ascoltato?
Il bambino, nuovamente attivo e concentrato più che mai, scrutava un punto imprecisato davanti a lui, corrugando la fronte nel tentativo di ricordare come meglio poteva.

-Che siamo odiati.

-E poi?

-Vorrei capire perché ci siamo solo noi qui.

Domanda più che pertinente, pensò: esseri abituati a vivere in comunità di numerosi individui, a darsi man forte e sostenersi l'un l'altro, s'erano divisi disgregando un clan. Perché? Il concetto era molto più semplice di quello che si sarebbe potuto immaginare.

-Appunto perché il nostro non è più un buon nome, ci siamo separati dal resto del gruppo.

Il bambino cercò di comprendere il nesso, ma si stese nuovamente sul materasso, attirando a sé le coperte. Chiuse gli occhi, riflettendo su ciò che era stato appena detto: che senso aveva?

Il fratello gli carezzò ancora la testolina, rivolgendogli le ultime parole prima di uscire dalla stanza e lasciarlo così riposare.

-Stiamo tentando di levarci di dosso gli strascichi negativi di chi ha agito nel male prima di noi, così da poter ricominciare a vivere in armonia con gli altri clan. Ecco perché ce ne siamo andati. Questo non deve essere cruccio per un bambino come te. Andrà tutto bene.

Sasuke udì ogni singola sillaba, scampata via dai suoi pensieri nel dormiveglia in cui era affondato. La tosse lo scuoteva continuamente, rendendolo agitato e ancora più stanco. Non sapeva esattamente quanto tempo fosse passato; la sua mente volò a quella volpe impicciona e famelica. "Chissà come sta, e se è venuto a cercarmi ancora..." In qualche modo l'idea di vederlo correre per il bosco, nel vano tentativo di trovarlo, aveva risvegliato una certa ilarità: le orecchie ruotate in tutte le direzioni per captare ogni suono familiare, la coda rossa ciondolante per il passo svelto, quelle briciole di buon cibo sparse tutto attorno al suo viso. "Certo che è un poco stupido, ma almeno non è cattivo." Una gran consapevolezza, per un esserino convinto di essere detestato dal mondo intero. Lo aveva sempre saputo, e suo fratello glielo aveva detto più volte: non doveva origliare le conversazioni, era da maleducati. Aveva imparato la lezione, e capito perché gli era stato imposto un veto simile con tanta insistenza: i segreti in casa dovevano essere protetti da chi non avrebbe potuto comprenderli appieno. Era stato un errore, certo, ma non avrebbe mai distolto l'attenzione da ciò che aveva sentito. Voleva capire il perché della loro solitudine, il trasferimento in quella zona e cosa avrebbe dovuto aspettarsi dal mondo da quel momento in poi.
Una speranza per sé e per la sua famiglia s'era presentata davanti ai suoi occhi, e questa speranza s'era presentata con il nome di Naruto; s'era ormai convinto che la loro amicizia avrebbe portato a qualcosa di speciale, di importante. Voleva crederci, doveva: non riusciva a capacitarsi ancora di un destino così negativo creato da altri prima di lui. Di chi era stata la colpa? Cosa era successo? Perché proprio il clan Kitsune non poteva soffrire la loro presenza? Lo aveva sentito dire dal padre; anche loro dunque coinvolti in tutto questo. Si sarebbe impegnato a guarire presto, così da esporre i proprio dubbi al nuovo amico e chiedergli se fosse stato a conoscenza di qualcosa a riguardo.
Tentò di ragionare ancora un poco, ma la stanchezza lo colse riaccompagnandolo nel mondo dei sogni.



-Lasciateci andare! Non siamo qui per farvi del male!

-Maledetti, ce la pagherete!
Forti grida scossero la notte intera, disperdendosi tutt'attorno tra gli alberi e raggiungendo gli angoli più profondi della foresta.

Decine i corpi esanimi, sparsi sul terreno.

Lupi.

Umani brandivano asce e forconi insanguinati, inveendo contro quegli esseri ormai senza vita.



Sasuke spalancò gli occhi terrorizzato. Il corpo madido di sudore, i capelli fradici che gli coprivano in parte la fronte, fino a scendere malamente sul cuscino.

Le mani tremavano.

Strinse i pugni, cercando di respirare profondamente e rallentare il cuore che gli stava esplodendo in petto.

"Cosa è stato?!"
Confuso e spaesato, tentò di sollevarsi e poggiare i piedi a terra, cadendo rovinosamente dal letto.

Itachi si fiondò in camera, insospettito dal tonfo sordo; avvicinandosi al fratellino, sentì distintamente il battito cardiaco accelerato. Gli scostò i capelli dal viso, prendendolo in braccio ed appoggiandolo sul materasso.

-Ehi, tutto bene?- Il tono preoccupato non era stato in grado di nascondere il bisogno di scoprire cosa stava accadendo. -Mi senti?
Sasuke s'era riaddormentato di colpo, non permettendo repliche.
Un incubo ben mirato, strano, chiaro come il sole: Ōkami sterminati dagli uomini.

Il sonno pesante s'era impossessato nuovamente di lui, non permettendo ad Itachi di poter scoprire cosa fosse accaduto davvero.




°


-Mi raccomando Naruto, stai attento!
-Sì, mamma!

"Certo che in questi giorni è più stressante del solito. Attento qui, attento lì... Non posso fare niente, uffa!"
La volpe si muoveva con circospezione, attendendo l'occasione giusta per poter raggiungere il suo posto preferito. Negli ultimi giorni Kushina s'era dimostrata molto più apprensiva, da quel forte acquazzone in cui era tornato a casa completamente fradicio; non s'era ammalato per fortuna, aveva sempre avuto una forte tempra.
"Non uscire più se minaccia pioggia", "torna presto", "mi raccomando, non allontanarti."

-Sta esagerando, non è successo proprio nulla di male...

Si incamminò verso il Midoriiro no Mizūmi, come faceva tutti i giorni da quel primo incontro con Sasuke; si sentiva scoraggiato, vista l'assenza dell'amico nell'ultima settimana, ma non aveva ancora rinunciato a volerlo rivedere. Che questa fosse la volta buona? Ci sperava davvero. Raggiunse le sponde del lago, muovendosi con disattenzione sul terreno ricoperto dalle foglie umide; il maltempo che s'era rovesciato sulle colline aveva impregnato la terra, gonfiato i fiumi e raffreddato la tiepida aria autunnale. Gli alberi si stavano spogliando pian piano di quei meravigliosi colori caldi. L'oro e l'arancio si erano opacizzati allo scontro con la pioggia violenta ed il vento, inzuppandosi e cadendo; il tappeto di foglie non scricchiolava più, ed ogni passo portava al rischio di mettere un piede in fallo.
Vuoto, silenzio. Neppure quel giorno Sasuke era tornato.

Raggiunse sconsolato la pietra dove i due solitamente condividevano il tempo trascorso assieme, asciugandosi gli occhi con la manica.

"Perché non ci sei...?" Possibile gli provocasse così tanto dolore l'idea di non poterlo più rivedere? "Dove sei finito?!" Avrebbe voluto gridarlo al vento, ma chi avrebbe ascoltato?

Nessuno, proprio nessuno.

Si stava convincendo sempre più che non sarebbe ritornato da lui. Spostandosi all'indietro, nel tentativo di trovare una seduta più comoda, perse l'equilibrio, scivolando con i piedi sul terreno umido e malfermo.

Cadde.

Non se ne accorse nemmeno, fino al momento in cui il corpo non toccò l'acqua gelida del lago.

Sentì milioni di aghi perforargli la pelle nello stesso istante.

Aprì la bocca istintivamente per poter respirare, per urlare tutto il terrore che lo stava avvolgendo in una morsa sempre più soffocante. Niente ossigeno, il dolore stava penetrando prepotente nella sua testa, offuscando la vista e portandolo nell'oblio dell'orrore della morte.

Per un attimo gli sembrò di notare una luce, qualcosa di accecante al di là delle palpebre, prima di perdere i sensi.

-... ruto... Naruto...!
Tossì acqua mista a lacrime, sentendo delle terribili fitte al petto e alla gola.

-Naruto, mi senti!?

Una mano calda lo stava sfiorando sul viso, una voce familiare lo stava chiamando tremante. Sentiva una strana sensazione di torpore che gli stava provocando tremiti incontrollati.

-Guardami!

Una seconda voce, autoritaria, lo stava spronando. Tossì di nuovo, sputando e raschiando la gola.

-Sasuke, presto, aiutami!

Socchiuse gli occhi, notando soltanto il viso dell'amico a pochi centimetri dal suo. Era lì con lui, gli stava sorridendo e stringendo la mano con tutta la forza che aveva.

-Itachi, ha aperto gli occhi!
"È così che ci si sente quando si muore? Allora è vero che si incontra chi..."

-Tieni, aiutami a spogliarlo e avvolgilo con questo!

"Morire è caldo... Morire è avere Sasuke vicino... non è così brutto come pensavo..."

Il buio lo avvolse completamente.

Itachi scansò gli abiti zuppi, avvolgendo il corpo tremante ed infreddolito con il suo maglione. Fece cenno al fratello, che stava piangendo spaventato.
-Sai dove vive?

Scosse la testa sconsolato.

-Se viene qui spesso, casa sua è da queste parti. Andiamo!

Col fagotto addormentato in braccio, ed il fratellino che gli correva accanto singhiozzando, il ragazzo prese di gran foga a muoversi nella boscaglia, nella speranza di potersi affidare al fiuto e seguire la traccia lasciata dal passaggio del bambino. Riconobbe la scia, aumentando il passo.

-Corri, siamo vicini!

-Eccola, laggiù c'è una casa! Speriamo...!- La voce di Sasuke si ruppe in gola, per la mancanza di fiato. La milza doleva, le gambe pure, ma non importava. Urlava aiuto più forte che poteva.

Una donna dai lunghi capelli rossi e dalle caratteristiche orecchie a punta color arancio, spalancò la porta di casa, correndo verso i due lupi sfiancati dalla stanchezza.

-Si... Signora... Naruto...

Scoppiò a piangere: il piccolo non era stato in grado di reggere alla paura di ciò che poteva essere accaduto.

Lo sguardo che si scambiarono Itachi e Kushina durò meno di un attimo, nel momento in cui la madre recuperò il figlio ancora avvolto nella calda lana asciutta.

-Il mio bambino... Naruto, amore... amore guardami, sono la mamma.

Un singhiozzo scosse l'involto.

-Mamma!

La donna lo strinse forte a sé, portandoselo accostato al viso: sussurrò più e più cose, sottovoce, come una nenia. Si mosse rapida verso la porta spalancata. I due fratelli erano fissi immobili, tesi: il minore ancora piangeva, mentre Itachi stava per indietreggiare, pronto ad andarsene.

A qualche metro, una voce seria li richiamo.

-Venite.

Silenziosamente si mossero.




Naruto giaceva addormentato accanto al fuoco, avvolto in una morbida coperta. Riposava bene, respirava meglio. Kushina non aveva emesso una sola parola dal momento in cui i lupi avevano varcato la soglia di casa. Prese del latte dal bricco accanto al camino, versandone due dosi abbondanti porgendole ai piccoli. Si sedette sfinita di fronte a loro.

-Signora...
Sasuke osò prendere la parola, stringendo la tazza in ceramica fino a sbiancarsi le nocche. Era ancora sconvolto, ma mantenere il silenzio non era certo la soluzione migliore. Nonostante la giovane età, era perfettamente in grado di percepire gli stati d'animo negativi. La donna alzò lo sguardo verso il giovane interlocutore, decidendo di prendere parola.

-Non vi conosco, ma so chi siete.

Itachi deglutì, non osando interromperla.

-Per questo voglio dirvi grazie per aver riportato a casa Naruto. Sicuramente ne ha combinata una delle sue.

Il maggiore spiegò rapidamente cos'era accaduto, ed un comune sospiro di sollievo si levò nella stanza .

-È sempre stato uno spericolato, non ha mai dato peso a veti o restrizioni. Perdonami piccolo,- si rivolse a Sasuke; -potresti andare a tenergli compagnia? Potrebbe svegliarsi...

"Un modo come un altro per dire che i bambini non devono ascoltare, giusto?" Si alzò, dirigendosi verso l'amico che si stava agitando nel sonno; gli poggiò una mano sulla testa, carezzando quei capelli biondi e morbidi. La volpe si quietò, sorridendo nel dormiveglia.

Itachi prese parola, mantenendo basso il tono di voce.

-Immagino non voglia coinvolgere mio fratello in questo discorso. Posso capire.

-Itachi, giusto?- Kushina gli prese la mano tra le sue, stringendola con forza, accompagnata da un lieve timore. -Non so come ringraziarti: se non fosse stato per te, per voi...

Le ultime sillabe tremarono.

-Abbiamo fatto ciò che avrebbe fatto chiunque.- La fredda consapevolezza dimostrata da un ragazzo così giovane, spiazzò la donna. Era giunto il momento di affrontare un argomento pungente e delicato, ne erano entrambi consapevoli. -Se si sta chiedendo perché siamo qui, posso rassicurarla: non abbiamo cattive intenzioni, non vogliamo fare del male a nessuno e ci siamo solo io, mio fratello e i nostri genitori.

Kushina non poté fare a meno di notare la stranezza dell'affermazione; dov'erano dunque le altre famiglie Ōkami? Avrebbe potuto davvero fidarsi di quel ragazzo? Trasse le proprie conclusioni dopo una lunga riflessione.

-I vostri genitori sanno che siete qui?

Il ragazzo negò con un gesto del capo.

-Se sapessero che siete qui, come reagirebbero?
Itachi rifletté un attimo, prima di rispondere con cinica sincerità.

-Sicuramente meglio di una volpe che si ritrova in casa dei lupi, non crede...?

Un rischio esternare un pensiero simile, ma dopo tutto, questa era la realtà. L'aveva completamente spiazzata, e ne era consapevole. Pronto ad andarsene, evitando di portare a galla eventi passati che avrebbero potuto portare una tensione ancora maggiore, si sollevò dalla sedia.

-Ehi, si sta svegliando!
Sasuke chiamò sottovoce l'amico, sussurrando il suo nome e stringendone il viso tra le mani. I due, alzatisi dalla sedia, raggiunsero i bambini accanto al fuoco.

-Sei... sei tu...?

Il lupetto lo strinse forte a sé.

-Certo, stupido. Chi sennò?
-Allora, non sei sparito perché non mi volevi più...

Naruto singhiozzò abbracciandolo, senza vergogna riversò lacrime di terrore, angoscia e liberazione. Era di nuovo accanto a lui, non lo aveva abbandonato.

Itachi si girò verso Kushina, notando soltanto in quel momento gli occhi lucidi di lei, la commozione che ne stava dipingendo il volto teso e pallido; riprese il discorso da dove s'era interrotto, sorridendo.

-Io penso sia molto importante ciò che sta accadendo qui, per noi dico. I bambini sono davvero capaci di andare al di là di ciò che gli adulti riconoscono come limiti, razze, diffidenza. Naruto è speciale, genuino e sincero. Sono convinto che farà grandi cose.

La donna cercò le parole per poter rispondere ad un'affermazione tale: si limitò a poggiare la mano sulla sua spalla, sorridendo sfinita.

-Hai ragione, ne sono sicura. Se tutti fossero come lui, il nostro mondo sarebbe un posto migliore.

Il ragazzo si avvicinò al fratellino ed alla volpe, assicurandosi del suo stato di salute. Naruto festoso lo accolse, dedicandogli grande riconoscenza avviluppandolo in un caldo abbraccio; sussurrò parole confuse, continuando a singhiozzare, e si riaddormentò quando i due fratelli salutarono per tornare a casa. Sasuke si avvicinò a Kushina, ricevendo un buffetto sulla testa.

-Sono fiera di come ti sei comportato con mio figlio. Tu e Itachi siete esseri preziosi, non potrò mai sdebitarmi a sufficienza.

Salutarono, uscendo e dirigendosi verso casa. Durante il cammino, il piccolo prese coraggio e si rivolse al maggiore con curiosità.

-Non sono poi così cattivi come pensavo, vero?

Rimase in silenzio, ponderando attentamente sulla risposta: avrebbe dovuto dire che avevano a che fare con un eccezione, una minoranza? Che non tutti erano davvero gentili, e che la maggior parte degli appartenenti al clan della volpe ancora ricordava quel tragico incidente? No, non avrebbe potuto.

-No, loro sono buoni, proprio come me e te. Non c'è nessuna differenza tra noi, se guadiamo dentro noi stessi. Ricordalo: appartenenze, sembianze, sono solo parole. Ciò che conta davvero è ciò che provi, e come lo dimostri.

Arrivati a casa, coinvolsero nell'avvenimento i genitori decisamente preoccupati. Fugaku sbuffò sconsolato.

-Dovete stare sempre attenti a come vi muovete da queste parti.

Sasuke tentò di prendere parola, intimorito dall'espressione austera del padre.

-Papà, è mio amico. Cosa avrei dovuto fare?
Non ricevette risposta; naturalmente era la cosa giusta da fare, certo, ma avrebbe implicato delle conseguenze serie, se al posto di Kushina ci fosse stato qualcun altro.

-Siete stati fortunati che la madre di quella volpe non abbia reagito come di consueto.

Itachi soppesò le parole del padre, pronto a rispondere: venne interrotto prontamente.

La madre si avvicinò sorridendo ed abbracciandoli.

-L'importante è che non sia accaduto nulla e che quel piccolino sia sano e salvo. Vi siete comportati in maniera degna di nota, sono fiera di voi.

Dopo cena Sasuke seguì in camera il fratello: sentiva il bisogno di parlare di ciò che era appena successo, viste le emozioni forti che si erano risvegliate in lui. Bussò alla porta, entrando con circospezione.

-Posso?
-Certo, entra pure.

Intimidito dal pensiero di dover affrontare un argomento "da grandi", si sedette sul letto, stringendo la coda che si muoveva agitata, nel tentativo di non dare a vedere il palese nervosismo.

-C'è qualcosa che non va?

-Ho avuto paura...

Itachi si avvicinò al bambino, stringendolo forte a sé.

-Avevo paura di perderlo, di vederlo morire.

Il corpicino scosso dai singhiozzi tremava nel caldo abbraccio del fratello. Non disse nulla, lo lasciò sfogare.

Quasi addormentato, il visino ancora umido di lacrime, Sasuke percepì piano le ultime parole di Itachi, prima di sprofondare in un lungo sonno.

-Volpe o lupo, non è importante: è vivo, questa è l'unica cosa che davvero conta.




°


Minato strinse i pugni digrignando i denti, nell'apprendere il fatto avvenuto qualche ora prima.

-Caro, l'importante è che...

-Come fai a sapere che non sono stati loro?
Kushina spalancò gli occhi impietrita.

-Cosa stai insinuando?! Che gli abbiano fatto del male? Perché è uno di noi?
Naruto stava dormendo placidamente nel proprio letto, fortunatamente estraneo a quella conversazione.

-Senti, sai meglio di me di cosa sono capaci.

Quelle parole gelide ruppero il muro di squisita pacatezza che la donna era solita mantenere.

-Sono corsi fino a qui da chissà dove dopo aver prestato soccorso a nostro figlio, e se ne sono andati solamente dopo essersi premurati della sua salute. Naruto era grato, felice di rivederli! Quei lupi gli hanno salvato la vita, e sei così accecato dal rancore da non rendertene nemmeno conto...!- Kushina scansò in malo modo la sedia nell'alzarsi: non avrebbe tollerato una parola in più su quell'argomento, o altro veleno rovesciato su quei ragazzi. -Da quando Jiraiya...

-Non nominarlo. È stata colpa loro, di quei maledetti, se lui e gli altri sono morti!
Non ce la faceva più, ormai il limite era stato superato.

-Non sono stati gli unici a perire quel giorno! Gli Ōkami per primi sono morti per mano degli umani!

L'uomo si alzò a sua volta, osservando la moglie con sguardo sottile. Rispose tagliente.

-E poi si sono vendicati uccidendoli a loro volta. Le volpi erano tra loro, e non hanno comunque avuto pietà. Li hanno trucidati, indipendentemente dalla razza!

La situazione era degenerata. Molti ancora ricordavano quella serie di eventi guidati dall'odio: gli umani uccisero alcuni membri del clan dei lupi, sentendosi minacciati dalla loro presenza. Le volpi, insidiatesi nella società degli uomini, collaboravano con loro; quando il clan decise di vendicarsi, lo fece colpendo una zona lavorativa, in cui le stesse Kitsune stanziavano. Fu una strage. L'epilogo? Le perdite furono pesanti per tutti, e l'odio si schierò tra loro, rompendo per sempre un delicato equilibrio creatosi con fatica e duro lavoro.

Questo accadde due generazioni prima della nascita di Naruto, quando Minato e Kushina erano piccoli.

-I tempi cambiano, la vita va avanti comunque. Non coinvolgere dei bambini, non c'entrano nulla!

L'espressione della donna cadde nel vuoto.

Il marito s'incupì, dirigendosi verso la camera e voltando le spalle alla moglie.

Non venne proferito altro quella sera, lasciando spazio ad una tensione viva e pulsante, che non si sarebbe dispersa facilmente. Kushina raggiunse il figlio, abbracciandolo e baciandogli la fronte nel sonno. Carezzandogli i biondissimi capelli color dell'oro, gli dedicò un ultimo pensiero.

-Sii sempre come sei, perché sarai in grado di cambiare questo mondo, ricordalo.





È stato doloroso comporre buona parte di questo capitolo: le tematiche sono decisamente delicate e moderne. Non è facile accantonare odio e disperazione, soprattutto dopo delle perdite importanti. Riuscirà Minato a capire che gli errori del passato non devono per forza riversarsi sul futuro, rovinando il presente?
Naruto simboleggia la speranza di cambiamento, di unione e comprensione, appoggiato pienamente dall'affetto di Sasuke, colui che lo comprenderà al meglio.


Mi auguro davvero sia stato di vostro gradimento, alla prossima e buon lavoro a tutti! :D

-Stefy-






   
 
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