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Autore: crissi    21/10/2018    9 recensioni
Il mio lavoro mi costringe a volte a diventare invisibile nelle famiglie; obbligato a rimanere, indesiderato testimone, anche in momenti che intimi e segreti dovrebbero restare. E a restare imperturbabile, saldo, professionale, anche quando il loro dolore diventa mio.
Missing moments molto liberi visti da una personaggio marginale, una figura professionale ricorrente nell’anime, che ho voluto immaginare sempre come lo stesso individuo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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7 inevitabile follia  7 Inevitabile Follia



Palazzo Jarjayes, 16 luglio 1789

È incredibile Versailles.
Sì, incredibile come possa passare dall’entusiasmarti al deluderti, disgustarti, mortificarti anche nel giro di pochi istanti.
Giochi di potere, giochi di opportunismo, giochi e basta.
Famigliari che sono niente altro che pedine su scacchiere di freddo e lucido marmo, da spostare secondo quanto più opportuno al momento.
Pedine da dare in pasto all'avversario, in cambio di una posizione privilegiata sul campo da gioco.
Pedine sacrificabili, scartabili, insignificanti.
Carne da macello in una guerra senza sangue vivo, solo lacrime, sete e profumi.

Tornando dalla cappella, vedo la luce delle lanterne laterali delle vetture già dal fondo del viale e, poco dopo, odo il rumore di cavalli, finché eccole che varcano i cancelli, una, due,tre, quattro carrozze, una dopo l'altra: le sorelle Jarjayes sono arrivate.
Ed una dopo l'altra, le vetture si fermano nel cortile principale: i domestici aprono gli sportelli e per primi scendono i fortunati consorti.
Di nero abbigliati, come l'occasione richiede, con espressione severa in volto, come da signorile abitudine.
Nessuno di loro porge aiuto alla propria dama, poiché quello è compito del valletto e questi gentiluomini non si sognerebbero mai di infrangere l'etichetta, specie quando a loro risulta veramente comoda. Ed essere sposato ad una Jarjayes è stato comodo senz'ombra di dubbio per tutti loro: dote cospicua, nome importante, bellezza indiscussa. Impalmare una Jarjayes ha fruttato negli anni molto più di quanto investito: nuove rendite, incarichi ben retribuiti, potere.
Abbasso lo sguardo, colpevole: come se non fossi uno di loro? Come se io non avessi tratto vantaggi in quanto consorte di una Jarjayes?… Mi par d'udirla , Alexandra, la mia “Rose”, ridere della mia fortuna, qui, mentre rigiro la fede che mai ha lasciato il mio dito da quel primo giorno e che mai lo lascerà.
“ Che vuoi farci Lassonne, sei nato sfortunato e anche abbastanza intelligente da capirlo”.
...Abbastanza…
La sua solita ironia, anche in punto di morte, la sua autodifesa contro i mali del mondo.
Ma solitamente aveva ragione.
Già, mia rosa, i migliori se ne vanno per primi da questo purgatorio ed i peccatori restano.

La più anziana delle sorelle, Marie Anne,  mi viene incontro, mano guantata sul cuore .
- Dottore, anche voi qui?
Chino il capo, confermando l'evidenza  e la Invito ad entrare. Le altre ci seguono, affiancate dai rispettivi mariti.
- Avete visto mia madre? - mi domanda mentre camminiamo.
- È alla cappella con loro
- Loro? … quindi anche André? - intuisce immediatamente: per lei non ci sono dubbi su chi potesse essere il compagno in quella occasione, come in ogni altra della vita di Oscar
- E Nanny? - chiede preoccupata.
- Nella sua stanza, sedata.
- Povera Nanny… Il generale? - chiede infine.
- Nel salone da pranzo.
Ella è la più legata ai genitori, a Nanny. Ed anche a me, tramite Alexandra, sua amica d'infanzia; ed alla povera Oscar, sebbene lasciò questo palazzo che la più giovane delle  Jarjayes era ancora un traballante marmocchietto dal sesso indefinibile per volere paterno. Lei è la sola figlia nata senza peccato d'esser femmina, poiché la prima: un “errore” accettabile. Coccolata e viziata dal padre, adorata dalla madre: il loro primo miracolo, la loro prima creatura; la sorpresa e la bellezza di essere due genitori, innamorati, giovani, felici.
- Ma che è accaduto? - domanda uno dei mariti.
- Dove? - fa eco un altro.
- Alla Bastiglia … - rispondo brevemente mentre saliamo i gradini dell'ingresso.
- Come “ alla Bastiglia”? - ripete esterrefatto
- Oh signore… - mormora la secondogenita, Clautilde.
- Meglio entrare, signore, signori… - li sollecito.
E tutti mi seguono in branco, nei loro abiti neri che li fanno sembrare un gruppo di lustri, zampettanti scarafaggi.
- Padre! - esclama Marie Anne, raggiungendo il generale ancora seduto là dove l'ho lasciato. Gli posa le mani sulle spalle ed egli ricambia il contatto con una breve carezza sul guanto di pizzo nero.
- Quindi, è stata assassinata da quelle belve? - conclude Hortense con le lacrime agli occhi.
- Aveva l'incaricato di disperdere la folla, immagino - esordisce un genero.
- Povera Oscar, vittima di quegli esaltati...
- Si, ma… no. - mormora Jarjayes. - Era lei … “la belva”...
E mentre ripete l'orrendo termine col quale la figlia prediletta è stata identificata, sbianca, perché non riesce ad abbinarlo a lei. Non riesce ad immaginare quel frugoletto splendido che solo ieri lo abbracciava, infante inconsapevole; lo studente diligente, il cavallerizzo nato, lo schermitore provetto, il figlio che chiunque avrebbe desiderato… “belva”... “traditore”... Non Oscar.
Silenzio esterefatto.
- State dicendo che era tra i rivoltosi? - domanda incredula Catherine.
- Sta dicendo che li guidava! - si inserisce Rosalie, seduta in un angolo buio della sala. Si alza uscendo dal cono d'ombra - Fiera, consapevole ed orgogliosa al comando dei suoi soldati. - sottolinea.
- Buon Dio! - mormora uno dei consorti dopo un istante di sorpresa silenziosa.
- Inaudito! - gli fa eco un altro con tono disgustato.
- E adesso? -
Il generale non parla fissa il vuoto nel tappeto.
La figlia maggiore si inginocchia ai suoi piedi.
- Padre ...
- Dov'è vostra sorella Josephine? - la interrompe lui accorgendosi della mancanza della più giovane.
- Nostra sorella è partita stasera coi Polignac. In tanti sono partiti oggi. Anche il fratello del re, Il conte di Artois..
- Anche noi saremmo dovuti partire! Cosa accadrà ora!? - è l'esclamazione di paura di un gentiluomo.
- Domani il Re andrà a Parigi ad onorare il nuovo sindaco. Si risolverá.
- Chinare la testa ai rivoltosi sarà solo l'inizio del peggio!
- Non potete saperlo.
- E André? Era con lei?
Il generale, spettatore muto, annuisce.
- E Nanny? - chiede ancora un'altra sorella.
- È sedata - risponde la maggiore.
- Povera Nanny...
- Povera un accidente! Sono i Jarjayes quelli che rischiano tutto! Quando si saprà, cadremo in disgrazia!
- Per favore! Mia sorella è morta! - chiede rispetto Marie Anne.
- È sempre stata una stata una spina nel fianco! - sentenzia il marito di Hortense.
- Non parlare così di lei! - replica la moglie.
- Ma cosa facciamo adesso?
- Una cerimonia pubblica è da escludere: nessuno deve sapere che la sua salma è qui.
- Tanto non verrà nessuno...
- Hanno già avuto un funerale, non è per questo che siamo qui. Solo perché le loro salme vengano ospitate al sicuro nella cappella. - è la richiesta composta di Rosalie .
- Tu, bastarda dei Polignac, non osare ordinare a noi cosa fare! - esplode uno dei generi - Non puoi chiederci di onorare un traditore ed il suo sollazzo plebeo dando loro un posto ove riposare come nulla fosse accaduto!
- Non parlare così di loro! - interviene Hortense .
- Erano uno scandalo!
- Erano brave persone e André era…
- … Colui che sollazzava vostra sorella.
- Siete un essere disgustoso. - conclude Marie Anne rivolta al cognato.
- Ah io..?
- Oscar e André resteranno insieme. Qui o in una fossa comune a Parigi. - ribadisce calma Rosalie.
- E allora a Parigi! - le ringhia - Oppure in un campo a marcire, in un fiume a nutrire i pesci, dovunque ma non qui e di sicuro non insieme!
Vedo Rosalie fremere, ma la trattengo. Siamo qui con uno scopo e questi miseri personaggi non hanno qualifica per essere nostri interlocutori.
- Occorre anche decidere in merito al destino del titolo… - ricorda il marito di Clotilde.
- C'è poco da decidere: ovviamente passerà al mio figlio maggiore. - replica il consorte della primogenita.
- Il caso non è così semplice…Eredi maschi non ci sono, solo il re può decidere.
- Il re accondiscerá al volere di famiglia
- Il re avrà altro cui pensare piuttosto che la discendenza di un traditore!
- Smettetela di parlare di tradimento!
- È quello di cui si è macchiata Oscar!
- Basta! Basta! Solo io posso decidere e potrei decidere per nessuno di voi!  - ringhia fuori di sé il generale, gelando tutti quanti con uno sguardo - È stata il figlio migliore che avrei mai potuto desiderare. Nessuno sarà mai alla sua altezza! Nessuno! Mai!
Si alza ed esce lasciando il silenzio padrone della stanza.
- Vecchio pazzo… - sentenzia il marito di Hortense .
Marie Anne lo guarda con disgusto.
- Vado da maman. - dichiara senza distogliere da lui lo sguardo sprezzante.
E ad un suo gesto alle sorelle, tutte escono.
-Dottore, lasciamo gli sciacalli a sbranarsi fra loro - consiglia Rosalie in un bisbiglio.
Sì, penso, meglio che sfoghino tra di loro i veleni.
Mi guardo intorno pensando a dove potrà mai essere andato il generale. La decisione può essere e sarà solo sua, anche se capisco i loro timori in vista della reazione della Corona.
Vedo la mano di Rosalie passarmi un piatto.
- Qualcosa di dolce per addolcire la giornata? - propone - Una delle otto torte quotidiane di Nanny?
Sorrido amaramente al ricordo: “Antipasti misti,almeno quattro portate di primi piatti freddi, due caldi, due arrosti in forno, uno stufato, tre tipi di contorno e otto torte. È sempre previdente, madame.”
Dal salone si odono voci alterate: i generi hanno iniziato la lotta per la successione.
- Meglio uscire a prendere un po’d'aria. - mi invita Rosalie.
Ci sediamo sul bordo della fontana, in silenzio, coi nostri piattini in mano e nessun desiderio di addolcire il palato né altro in questa giornata.
- Una volta finii dentro questa fontana, sapete? - confida all'improvviso Rosalie - Madamigella Oscar mi stava impartendo lezioni di scherma, ma io ero troppo goffa, sgraziata e lei mi innervosiva… Mi confondeva. Per la prima volta avevo qualcuno che si occupava di me, qualcuno che non fosse mia madre. Avevo cibo, bei vestiti, una bella casa. Vivevo senza l'assillo di dover sopravvivere alla giornata. Io le devo tutto, la mia vita, la mia anima perché senza di lei mi sarei persa nel desiderio di vendetta.  È stata il mio primo amore romantico, il mio cavaliere scintillante, il mio eroe. Come poteva non esserlo? .   E poi c'era André. Con lui ho capito che la signorilità non si eredita, ma è qualcosa di innato. Come la sua pacatezza, la sua ironia, il suo ottimismo. - la sento sorridere - Sì, nonostante tutto, credo fosse un grande ottimista. Era anche un bravo ballerino e un insegnante severo  … E l'amava e non ci sarebbe stata speranza per nessun altro, tantomeno per una sciocca ragazzina confusa.
La vedo martoriare la torta con la forchetta, odo la voce incrinarsi.
- Non riesco a credere che non ci siano più.
- È il vostro cuore che non ascolta ragione, Rosalie.




13 luglio 1789

Le dita percorrono il legno chiaro, nervose, incoerenti nei loro movimenti. Scattano improvvisamente avanti, si protendono nel vuoto, verso di quello che resta di lui, ed altrettanto improvvisamente tornano a stringere il bordo della cassa.
Borbotta parole incomprensibili, tra i singhiozzi, e ripete “no”, come un tuono che parte da lontano, ed esplode “nonononooo!!!”.
E allora grida e picchia il legno, e crolla sulle ginocchia, sul pavimento di questa chiesa.
Poi tace. Di colpo. Ed è lì che più temo per la sua salute. È qualcosa che ho già vissuto in prima persona. So cosa sta passando: lo vedo nel suo sguardo fisso e vacuo, nelle sue pupille dilatate; i capelli appiccicosi sulla fronte sudata per questa giornata torrida, neri per la fuliggine della polvere da sparo e adesi alle guance salate di lacrime.
Ti manca l'aria, Oscar, vero? Ti manca il cuore, ti manca lui? Perché lui era il tuo stesso respiro, il tuo stesso battito, ed ora è solo carne in cui una volta scorreva sangue.
Ed è solo l'inizio.
Quel dolore che ti stringe lo stomaco, quel masso sul petto, quella morsa alla gola, si attueneranno solo per tornare più violenti a tormentati quando meno te lo aspetti.
So cosa provi, Oscar, e non posso fare nulla per te. Stai per scoprire se la follia prenderà possesso della tua mente, o se sarai forte abbastanza da sopravvivere.
Sopravvivere, Oscar, perché la vita, quella vera, è già perduta, lasciata in quella piazza dove lui ha esalato l'ultimo respiro portandosi via il tuo.
Ed ogni giorno, ogni istante, sarà solo sopravvivenza. Niente altro, niente di più.
Io mi sentivo in colpa perché appena sveglio, per pochi istanti, non pensavo a lei che non c'era più. Per quei pochi istanti mi sentivo ancora sereno, come se la cosa più devastante per me non fosse mai accaduta. Ma il resto del giorno dovevo farci i conti e lì era la follia.
Ti siedi, Oscar, di spalle alla bara, contro di questa; quasi come cera di una candela ti sciogli.
Improvvisamente ti sei quietata. So perché. Hai appena realizzato che il tuo sopravvivere durerà poco: la tisi che morde i tuoi polmoni è ad uno stadio avanzato e sarà una terribile, dolorosa, ma breve agonia. E questa è la tua sola consolazione.

Esco dalla chiesa dove sono stati radunati i corpi dei parigini morti in questi giorni negli scontri: la lascio a pregare, a piangere, a dolersi; la lascio sola con lui, perché gli dica finalmente tutto ciò che mai gli ha detto, anche se è tardi, anche se lui non potrà rispondere, sebbene, ora ne sono intimamente certo, può ascoltare e ne sarà felice.
Cammino fino al lungosenna. Esausto mi appoggio al muretto e mi perdo a osservare l'acqua scorrere imperturbata.
Arrivano deboli i bagliori dei falò accesi lungo le barricate, il chiacchierare sommesso limitato al necessario di uomini e donne esausti, tesi al pensiero di cosa accadrà domani.
Ho creduto che non avrebbe più smesso di gridare il suo nome.
Nella mia vita, ho assistito a tanti decessi ed al dolore che ne conseguiva. Io stesso sono stato sull'orlo della disperazione senza ritorno.
Ma lei …Dio, lei mi ha straziato.
Quando hanno cercato di spostare il corpo dalla piazza, ce lo ha dapprima impedito. Poi ci ha seguito, persa. Solo l'ombra della guerriera infrangibile che ha sempre cercato di ostentare, solo un'anima a metà, fragile e sperduta come una bimba.
 Non ha voluto allontanarsi durante la composizione del cadavere, durante le pietose e stomachevoli operazioni.
“È ancora caldo… non è possibile… si sveglierà… sta solo dormendo… . “, bisbigliava a sé stessa mentre il corpo di André veniva lavato con alcool canforato e cosparso di oli odorosi prima di essere rivestito e deposto in una cassa.
Negare … Negare è il solo modo di resistere alla follia. Ma la verità è come l'acqua: trova sempre il modo di arrivare in superficie e travolgerti.




   
 
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