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Autore: crissi    03/12/2018    6 recensioni
Il mio lavoro mi costringe a volte a diventare invisibile nelle famiglie; obbligato a rimanere, indesiderato testimone, anche in momenti che intimi e segreti dovrebbero restare. E a restare imperturbabile, saldo, professionale, anche quando il loro dolore diventa mio.
Missing moments molto liberi visti da una personaggio marginale, una figura professionale ricorrente nell’anime, che ho voluto immaginare sempre come lo stesso individuo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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8 inwvitabile follia


Palazzo Jarjayes, estate 1775

- Date l'impressione di aver bisogno di un buon caffè, signore. - esterna finalmente madame Alexandra alludendo certamente alla mia aria assonnata; lo fa vincendo la buona educazione che avrebbe consigliato discrezione. D’altronde,  la sto ancora fissando in silenzio, in modo altrettanto, sebbene non volutamente, impertinente. Siamo soli nel corridoio di palazzo Jarjayes, qui fuori dalla porta di madame Marguerite.
Inspiegabilmente, trovo la sua sfacciataggine innocente e adorabile.
- Sì, mostrate di aver necessità di un caffè forte, dottore. - ride del mio imbarazzo, ma non di me. Si drizza un poco sulla gruccia, nasconde a malapena un espressione di stanco e irritato dolore. - André potete occuparvi voi del nostro ospite? - chiede al giovane uomo che ci sta raggiungendo -  Vi farei volentieri compagnia io, dottore, ma ho bisogno di stendermi un po’. - e già si volge zoppicante verso la sua stanza
- Certamente, madame Alexandra. - assicura André con la sua voce cristallina e sicura - Prego dottore.
 Vorrei offrire aiuto alla dama, ma i miei tempi di reazione sono molto lenti stamane e lei si è già dileguata.
- È una donna coraggiosa - afferma André mentre scendiamo le scale.  Perspicace come sempre deve aver notato il mio sguardo colpito.
- Come tutte le Jarjayes suppongo - rilancio in perspicacia, proprio mentre vediamo Oscar attraversare l’atrio sotto di noi seguita dalla stessa ragazzina bionda che ho scorto al mio arrivo, che nel frattempo si è cambiata i vecchi abiti ed esibisce un aspetto più decoroso e consono a questo luogo.
- Già - mormora André, riuscendo a chiudere in una sola sillaba l'universo di emozioni che cela la sua anima.
- Un incidente, immagino. - aggiungo deviando la sua attenzione e tornando alla misteriosa cugina.
- Più o meno - esita André. Intuisco una storia complicata dietro quelle parole e rispetto il suo riserbo.
- Ordunque,  se madame avesse bisogno di me, col consenso del marito, ovviamente … - mi offro ostentando compostezza.
- Ah, per quello, non c'è più il problema! - risponde istintivamente e colgo una espressione sollevata e soddisfatta del tutto inappropriata. - Oh, intendo che ora si occupa il signor generale del benessere della cugina e che apprezzerà certamente il vostro aiuto. - si appresta a riparare.
Restiamo in silenzio imbarazzato per qualche istante.
- Vi redigo una lista dei medicamenti per madame.
- Andrò subito a prenderli, dottore.
- Stai per caso spettegolando, André? - domanda la governante giunta di soppiatto alle nostre spalle.
Il nipote mi fa accomodare al tavolo del luminoso salone e comincio a scrivere la mia prescrizione.
- No, nonna, non mi permetterei mai - le replica nascondendo con ironia i propri pensieri.
Non l'ho mai dato a vedere, ma adoro il modo comprensivo e adulto in cui André, sin da fanciullo, ha sempre replicato a sua nonna, calmierando gli eccessi d'ansia a volte un poco teatrali della brava donna.
- Chiedevate di madame Alexandra? - si intromette Nanny - Povera donna che destino il suo. - commenta perdendosi con lo sguardo in un punto indefinito sul pavimento, le mani intrecciate sul ventre, il capo dondolante, sconsolata.
- È vedova, credo d'aver capito, da molto? - chiedo cercando d'utilizzare un tono serio e apparentemente disinteressato mentre con la piuma redigo la prescrizione per André.
- Mai troppo presto! … Che Dio mi perdoni… - si corregge giungendo le mani ed alzando gli occhi al cielo.
- Mi è stato accennato ad un incidente… - la incalzo celando la mia curiosità, concentrato sul lieve scricchiolio della piuma sulla carta intestata.
- Se così vogliamo chiamare quell’atto… Due anni fa, il marito, un poco di buono voluto da suo padre… bè, era sempre stato manesco, ma le fece davvero male. - bisbiglia come se fosse in un confessionale - La spinse giù dalle scale e le ruppe una gamba che continua a darle problemi ed ha quasi perso un occhio per uno schiaffone. Vede poco di lato, povera madame.
Sto cominciando a farmi un'idea dei suoi problemi di salute ed anche a ribollire di rabbia per ciò che ha subito. Fin troppi di questi esseri immondi ho conosciuto, dal più povero stalliere al più ricco commerciante, al più importante statista. Uomini violenti e sadici ne ho incontrati anche dove mai mi sarei aspettato e odio tutti loro indistintamente, che in pochi istanti distruggono vite, recano danni fisici e mentali, spesso per puro divertimento e poi chiamano me, il dottore, come se io fossi un riparatore di marionette e bambole. Come se donne e bambine da loro abusate fossero pupazzi con i quali giocare, da poter spezzare e poi riparare, bene o male, o gettare via.
- Per fortuna è intervenuto il signore generale, dopo che suo zio è morto. - racconta Nanny - Il buono a nulla di suo cugino non ha mai avuto a cuore la sorella ed il padre, finchè era in vita … meglio non parlarne. Il generale, tramite la sua influenza, ha ottenuto che il disgraziato venisse internato in manicomio, giù al sud dove abitavano. Quando dopo poche settimane è stato trovato impiccato ha fatto venire qui madame Alexandra. Purtoppo il fratello gestisce ancora i suoi averi, ma almeno lei è qui, al sicuro con tutti noi. Il generale non vuole nemmeno che porti il lutto, dice che quella bestia che l'ha ridotta così non lo merita. Se poteste fare qualcosa per lei, dottore...
Annuisco, sebbene già sappia di non potere abbastanza.
Ciò che mi meraviglia è l’atteggiamento del generale. Per come lo conosco, non è certo violento di natura, ma neppure estraneo alla violenza.
Violento è l’esercito, violento è il potere, violento è l’essere umano. E Francois Augustine Reynier de Jarjayes non è certamente avulso da tutte queste condizioni. In pubblico si mostra integerrimo, in famiglia severo e rigoroso,  coerentemente con ciò che ci si aspetta dal suo ruolo di alto ufficiale e di importante capofamiglia, ma mai leva la mano sulle donne, tantomeno le sue.
Tranne una. Tranne lei.

   
 
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