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Autore: Shade Owl    29/10/2018    3 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Orlaith rimase ferma con le ginocchia sul pavimento bagnato per quasi un minuto, fissando il mucchietto di polvere zuppa che fino a poco prima era stato Yelena Volkova, mentre le sue parole le riecheggiavano nelle orecchie.
Poteva fidarsi di ciò che le aveva detto? Provava realmente emozioni? O era solo un modo per farla dubitare, una specie di meccanismo di difesa estrema dei Suggelli per evitare che andasse a caccia degli altri facendosi degli scrupoli? E, soprattutto, Jayden aveva davvero nascosto delle informazioni? Beh, su questa aveva ben pochi dubbi...
- Buona sera, signorina.-
Il cuore le schizzò in gola tanto velocemente che per un istante temette di vederselo uscire dalla bocca.

Si voltò con
il fiato mozzo, scivolando sul pavimento fradicio e cadendo a sedere nei polverosi resti di Yelena Volkova. Alle sue spalle, all'improvviso, si era materializzato nientemeno che Stanislav Vaněk.
Era lì, con uno dei suoi completi migliori, e non pareva minimamente turbato di trovarla in mezzo a tutto quel macello, né di aver messo le sue belle scarpe nell'acqua.
Anche se, a ben guardare, Orlaith si accorse che non aveva le scarpe... anzi, non era nemmeno umano: come le radici di un albero spuntavano dal terreno, le sue gambe sbucavano semplicemente dall'acqua, diventando via via più trasparenti a mano a mano che si avvicinavano alla superficie. Non era davvero lì... stava usando i suoi poteri e le appariva in qualche modo a distanza.
- Lei non è reale.- constatò, mentre il cuore rallentava i battiti.
Vaněk annuì senza sorridere.
- Naturalmente no.- rispose - In piena onestà, mi trovo ancora nel mio ufficio nell'Empire State Building, e sto parlando attraverso un Cerchio Magico. E, lo ammetto a malincuore, non potrei nuocerti neanche se volessi.-
Giunse le mani dietro la schiena, guardando la stanza intorno a sé con blando interesse.
- Notevole.- commentò - Veramente notevole. È opera tua?-
Orlaith non rispose, incerta su quello che avrebbe dovuto dirgli: non sembrava minimamente preoccupato per la perdita di un Suggello.
- Lo prenderò per un sì.- continuò Vaněk - E noto che non rechi alcun danno sulla tua persona. Devo ammettere di essere piuttosto impressionato... non credevo saresti stata in grado di affrontare qualcuno potente come Yelena così presto. Probabilmente avrei dovuto parlare chiaramente con te fin dall'inizio, e offrirti di essere la mia apprendista. Un dettaglio che avrei dovuto considerare.-
- Ha appena perso un Suggello.- disse Orlaith - Questo è tutto ciò che ha da dire?-
L'uomo fece una semplice smorfia, senza smettere di guardarla.
- Non uno. Due. Sono a conoscenza della triste fine di Rashid Awwād Fakhri, della sfortunata fuga di gas nel suo attico a Parigi. È apparso sui giornali francesi e, per tua sfortuna, leggo anche quelli.-
Orlaith non replicò.
- So bene che tu e l'uomo che chiami Allwood siete in combutta e meditate di uccidermi.- proseguì lo stregone, senza mostrare emozioni particolari - Il vostro piano mi è ben chiaro. Mi chiedo, tuttavia, se tu sia effettivamente a conoscenza della situazione.-
- So che mi ha manipolata.- disse Orlaith, rialzandosi - Ha mandato David a Tresckow appositamente per scritturarmi e farmi entrare nella Lightning Tune Records... e poi ha reso la mia vita un inferno per potermi usare come arma!-
- Sì, tutto vero.- ammise annuendo Vaněk - Non nego nulla di tutto ciò. Perché dovrei, in fondo? Sto solo cercando di imporre la pace, di mostrare agli umani un nuovo modo per vivere. Anche se comprendo che, dal tuo punto di vista, io meriti la morte, motivo per il quale temo che sarò costretto a ucciderti io stesso, cosa che mi obbligherà a ricominciare daccapo. Un vero peccato.-
- Che gran bel discorso...- brontolò sarcasticamente Orlaith - Mi fa quasi venir voglia di cambiare idea...-
- Ad ogni modo...- proseguì lui, scoccandole un'occhiata torva - ... spero ancora di indurti alla ragione. Sei solo una ragazzina, e non sai nulla. Sei oltremodo ignorante per quel che riguarda la verità. Tu credi che sia io il cattivo in questa bella favola, ma ritengo di doverti informare che l'uomo che chiami Jayden Allwood...-
La frase fu interrotta da un crepitante fascio di luce verde acqua, che attraversò e disfece completamente la figura di Vaněk, provocando una piccola pioggia sul pavimento già fradicio e facendo fare a Orlaith un piccolo salto per lo spavento.
Jayden era apparso sulla soglia, la mano puntata con il taccuino aperto sul palmo, e un Cerchio Magico si stava spegnendo in quel momento sulla pagina.

- Ti avevo detto di uscire una volta finito.- disse in tono cupo, chiudendo il taccuino - Dovevi proprio trattenerti?-
- Volevo accertarmi che la Volkova fosse morta. A proposito, lo è.- rispose Orlaith, accigliandosi - E non sentirti obbligato a farmi i complimenti per l'ottimo lavoro, che ho svolto da sola. Ma poi lui è sbucato dal nulla, non l'ho voluto io.-
- Ma ora sa cosa stiamo facendo.- continuò Jayden - Farà in modo di renderci la vita difficile. Ora è inutile andare in Cina... starà già avvertendo gli altri due.-
Orlaith sostenne il suo sguardo torvo, senza vacillare.
- Beh, suppongo che non serva a niente recriminare. Il danno è fatto.- sospirò lui alla fine, facendole cenno di precederlo - Forza, andiamo... devi asciugarti e cambiarti, o ti prenderai un malanno.-
Lei non si mosse.
- Cosa intendeva dire?- chiese invece - Quando lo hai interrotto stava dicendo che non mi hai detto tante cose... e lo ha fatto anche la Volkova, prima di morire.-
- E non hai pensato che magari stessero cercando di confonderti?- chiese Allwood, tornando ad accigliarsi - Sei davvero così ingenua?-
- Non sono ingenua!- protestò Orlaith - Sono... arrabbiata!- sbottò - E stufa marcia!-
- Beh, mi dispiace.- replicò Allwood, altrettanto furioso - Perché è vero, c'è qualcosa che ti nascondo, non volevo dirtelo... volevo evitare di farti diventare come me!- disse dopo una breve pausa - Ma visto che ti ostini a comportarti da bambina viziata, forse è il caso che ti informi che anche la morte di tua madre è colpa di Vaněk!-

Appena Allwood ebbe pronunciato quelle parole la sua espressione e il suo atteggiamento mutarono drasticamente: abbassò lo sguardo, pinzandosi il naso con le mani, e sbuffò lentamente l'aria fuori dalle guance, facendo mezzo passo indietro.
Orlaith, invece, non si mosse da dove si trovava. Il freddo che aveva provato fino a quel momento, bagnata e stanca, era nulla in confronto a quello che la stava assalendo adesso, partendo dallo stomaco e diffondendosi in tutto il resto del suo corpo.
- Cosa?- chiese.
All'improvviso sentiva la bocca tremendamente asciutta. La sua voce si era fatta simile al verso di un corvo.
- Senti...- sospirò Allwood, abbassando le mani - Ormai è passato molto tempo, e pensarci...-
È passato molto tempo? È passato... era MIA MADRE!- gridò furiosa Orlaith - Tu lo sapevi... e non mi hai detto niente?-
Lui non rispose, mettendo le mani sui fianchi con aria sconfitta.
- Da quanto tempo lo sapevi?- gli chiese.
- Orlaith...-
- Quanto, Jayden?-
- Io...-
- QUANTO?-
- DA SEMPRE!- sbottò, allargando le braccia - Lo so da sempre, va bene?-
- E perché... diavolo non me l'hai mai detto?- ringhiò furiosa lei.
- Perché non volevo che diventassi come me!- sbottò Allwood - Tutto quello che voglio è vedere Vaněk morto. La mia intera esistenza è dedicata a questo scopo, infatti non ho idea di cosa fare quando avrò finito... non so nemmeno se posso ancora considerarmi una persona come le altre. Sono pieno di rancore, non ho altro. Volevo evitare che succedesse anche a te!-
Orlaith serrò i pugni così forte che cominciò a tremare, poi uscì rapidamente dalla stanza, quasi urtando McGrath che, appena fuori dal camerino, aspettava il loro ritorno.
Attraversò il retropalco sotto gli sguardi stupiti di chi ancora si attardava nell'area riservata agli artisti: doveva essere uno spettacolo insolito vedere una donna scalza, scarmigliata, fradicia e con il vestito a brandelli dirigersi verso l'uscita senza curarsi minimamente delle proprie condizioni. Qualcuno cominciò a borbottare in russo, e un tecnico si avvicinò al camerino della Volkova, lanciando sguardi preoccupati sia a lei che a McGrath e Allwood.
Chi se ne frega... che vedano quello che ho fatto là dentro! Che scoppi il panico! Che la risolva da solo!
Uscì in strada spintonando bruscamente la porta, che colpì un ballerino proprio la fuori, intento a fumare una sigaretta mentre chiacchierava con alcuni colleghi. L'uomo imprecò in modo incomprensibile, ma lei non si fermò, anche se i piedi iniziarono subito a dolerle a contatto con la coltre bianca e l'asfalto gelido. Quasi non si accorse che stava nevicando.
Continuò a camminare a lungo nelle strade buie di San Pietroburgo, fino a intirizzirsi completamente le gambe praticamente nude. Non era certa di dove si trovasse quando incespicò e cadde di faccia nella neve, mordendosi la lingua.
Rimase distesa per un tempo interminabile, piangendo in silenzio con la faccia affondata nella morbida distesa ghiacciata sotto di lei.
Non riusciva nemmeno a pensare a come si sentiva. Aveva la mente vuota, e voleva solo piangere e basta, fino a congelare.
Questo tuttavia le fu impedito dalla persona che, producendo solo un vago suono di passi che affondavano nel manto bianco che copriva la strada, le si avvicinò e si inginocchiò al suo fianco, mettendole una mano sulla spalla.
Alzando gli occhi pieni di lacrime vide Jayden guardarla con aria compassionevole e dispiaciuta, mentre McGrath incombeva sopra di loro con un ombrello aperto per ripararli dalla neve che cadeva.
- Mi dispiace.- disse Allwood.
La aiutò a mettersi a sedere e la strinse forte in un abbraccio consolatorio, cercando di trasmetterle un minimo di conforto.
- Dovevi dirmelo...- singhiozzò lei, a denti stretti - Dovevi... dovevi dirmelo, Jayden...-
Lui non rispose, tenendola stretta per qualche altro minuto. Poi la aiutò a rialzarsi e, coprendola col suo soprabito, la riaccompagnò in macchina.

Scusate il ritardo, non ho rimesso l'orologio. Ringrazio John Spangler, Old Fashioned, Fan of The Doora, _Alexei_, Kira16, Fiore di Girasole, Sahara_2, Queen FalseHeart, Marz97, Aelfgifu e Roiben, che mi stanno seguendo, e aggiungo anche Beauty Queen, appena arrivata. A presto!

   
 
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