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Autore: Chocolatewaffel    03/11/2018    0 recensioni
In un mondo dove il soprannaturale è reale i vari stati hanno creato delle squadre d’elite per affrontarlo ma, se in una squadra sono presenti un Namjoon che distrugge troppe cose ed uno Yoongi che ne fa esplodere troppe altre il governo Sudcoreano si trova costretto a mandare la squadra in America per un periodo di riabilitazione.
Eileen finalmente è al college, si è lasciata alle spalle i tormenti della sua vita da liceale ed è pronta ad affrontare una tranquillissima e normalissima vita universitaria. Questo, almeno, fino a quando che le storie che le raccontava sua nonna quand'era piccola non sono semplici storie e che la parola "normalità" non rientra nel vocabolario della sua famiglia da generazioni.
Genere: Commedia, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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cap 3 eile

 

Al mondo ci sono cose.. persone davvero malvagie e meschine ma 
non chiuderti in te stessa. A lasciare il mondo fuori rischieresti di 
perdere moltissime persone speciali.. persone amiche

 

 

Aveva passato il weekend chiusa in casa studiare, le uniche due volte che era uscita era stato per andare a lavoro ed in quel frangente aveva avuto la sensazione, quasi una certezza, che qualcuno la stesse seguendo ma, diversamente dai giorni precedenti, quelle presenze non le facevano paura ma la tranquillizzavano. Sta di fatto che se avesse trovato delle prove concrete delle sue supposizioni li avrebbe denunciati, senso di pericolo o meno.

Quando infine giunse il lunedì preferì non presentarsi a lezione, era pronta ad elemosinare gli appunti da qualcun altro piuttosto che doversi sedere accanto a quella che ormai credeva un’ex amica.

“Meena, si può sapere cosa sta succedendo? Perché conosci questi qui?” lievi proteste da parte dei presenti riguardo al tono vagamente disgustato usato dalla ragazza, “Perché me li ritrovavo sempre intorno in questi giorni? Cosa sono, stalker?” altre lamentele da parte dei diretti interessati e risolini dalla restante parte del gruppo “Ma soprattutto cosa vuol dire che questo qui” indicando Jimin “Stava cercando di annullare la mia coscienza?”.

“ Eileen capisco che tu sia un po’ spaesata ma cerca di calmarti e poi vedrai che insieme.. aspetta, Jimin ha cercato di fare cosa?”

Sotto lo sguardo accusatorio di Neema il diretto interessato iniziò a muovere freneticamente le mani davanti il corpo in segno di innocenza “Niente, niente, è stato tutto un malinteso!”.

“ Ok, dopo ne riparliamo” ignorò le leggere proteste del ragazzo per poi spostare nuovamente lo sguardo sull’amica “ Eileen, io.. non so da dove iniziare. La storia è un po’ complicata ma tu devi promettermi di ascoltarmi fino alla fine”

“Complicata un corno. Tagliamo corto, i mostri esistono e tu sei appena entrata nel menù di qualcuno di loro. Prego, è stato un piacere salvarti il culo”

“Yoongi!” Neema gli scoccò un’occhiataccia che in un’altra occasione avrebbe fatto rabbrividire anche lei.

“Eileen vedi, dalla prima volta che ti ho visto ho percepito che c’era qualcosa di speciale in te ma non riuscivo a capire cosa. Avrei voluto poter affrontare questo discorso con qualche certezza in più riguardo alla tua natura ma quel Bek ti aveva già puntata quindi abbiamo dovuto anticipare il tutto”

“Non capisco Neema” ignorò il “ve l’avevo detto che non è molto sveglia” di Yoongi “Dovrei arrabbiarmi perché ti sei avvicinata a me solo per... studiarmi meglio, o dovrei arrabbiarmi perché stai usando le mie confidenze per uno scherzo del genere?”

“ Eileen no, quello che intendevo è che..” Non la lasciò finire, tutta la frustrazione accumulata in quei giorni, se non anni, e per la prima volta alzò la voce.

“Io ti dico che sono stata lo zimbello della mia vita e tu organizzi questa pagliacciata insieme a.. a.. a questi qui!”

“Non so perché ma detto così mi sento quasi offeso”

Questa volta era stato il commento di Jimin ad essere stato ignorato. La rabbia se n’era già andata per lasciare posto allo sconforto.

 “Pensavo fossimo amiche, evidentemente sei come tutti gli altri. Non avrei mai dovuto fidarmi di te”

“Lo siamo, Eileen ascolta non è sicuro..” questa volta alzò il braccio nella sua direzione in segno di silenzio.

“Per favore fai come se non esistessi e voi, è stato relativamente un piacere conoscervi, tanti auguri e spero di non incontrarvi mai più”

 

Non era ancora pronta ad affrontarla. Il problema non era tanto il fatto che lei credesse nei mostri e cose del genere, anche sua nonna ci credeva e, nonostante il padre avesse sempre cercato di allontanarle, lei ci era molto affezionata. No, il problema vero era il fatto che lei si era fidata di Neema, si era fidata a tal punto da rivelarle i suoi segreti. Certo, non era come se le avesse rivelato di aver ucciso qualcuno ma era comunque delle confessioni riguardanti qualcosa che la facevano soffrire, che la rendevano vulnerabile e che aveva giurato di non rivelare a nessuno. Si era ripromessa di seppellire tutti gli anni di prese in giro e di isolamento nell’angolo più recondito della sua mente ed ora si pentiva amaramente di non aver conseguito il suo proposito.

Fanculo

L’infanzia l’aveva passata ad essere denigrata perché credeva di vedere i fantasmi poi una volta adolescente si era convinta di aver trovato delle amiche ma queste, al momento del bisogno, si erano rivelate delle approfittatrici pronte a darle della pazza ed ora anche l’insospettabile Neema si era rivelata diversa da quello che mostrava. Aveva ragione suo padre, lui e il suo razionalismo avevano sempre avuto ragione. Non fidarti di nessuno, conta solo sulle tue forze e non credere a nulla che non sia concreto e sotto i tuoi occhi.

“Doppio fanculo”

“Ehi, Doyle, parliamo anche da sole adesso?”

Cassandra Williams, bionda con gli occhi scuri, vestiti dai colori sgargianti e la testa perennemente tra le nuvole era l’antitesi vivente di Neema. Si erano conosciute durante il corso a scelta di antropologia e avevano subito trovato un’intesa che, per quanto particolare, funzionava bene. Ma d’altronde davanti ai suoi capelli perennemente in disordine e la sua sbadataggine non potevi fare altro se non affezionarti.

“Giornataccia?”

“Mmhh” al momento sembra più la vita in generale a fare schifo ma comunque..

“Sai cosa ci vuole in questi momenti?”

“Cioccolata?”

“Tu sì che mi capisci al volo” sorriso a trentadue denti “Dobbiamo festeggiare il mio 18 in statistica, offro io”

“Sei riuscita a passarlo?”

“Non guardarmi così, te lo avevo detto che la nona volta era quella buona!”

Cassie era una ragazza da poesie, sonetti ed immaginazione, le regole ferree della matematica non erano mai riuscite a restarle in testa per più di sette minuti –li aveva cronometrati- per questo quel 18, che le avrebbe senz’altro abbassato la media, le era tanto caro.

“Non dirlo a nessuno ma penso che la Smith abbia avuto pietà di me”

“Cassie, tutti avevano pietà di te”

Una gomitata nelle costole ed una pernacchia dopo il mondo sembrava già un posto migliore.

 

•⁞₪⁞•

 

Se fino a quel giorno aveva avuto l’impressione di essere seguita ora ne aveva la certezza. Jungkook, il ragazzo muscoloso che aveva cercato di farsi passare per una divinità egizia munita di shiavi-mummie, era tranquillamente spaparanzato in mezzo al locale intento a guardare qualcosa di apparentemente esilarante al cellulare mentre mordicchiava distrattamente la cannuccia del bicchiere di coca-cola ormai finita.

“Senti, Jugkook -Jungook giusto?- io starei lavorando quindi se non vuoi ordinare nient’altro puoi anche..”

“Namjoon hyung mi ha detto di tenerti d’occhio”

Uno lungo sospiro, non poteva sbottare sul luogo di lavoro. “A proposito di questo, smettetela di seguirmi ovunque, è da maniaci”

“Come fai a saperlo? Ci hai.. sentito?”

Non aveva nemmeno provato a negarlo. Un altro sospiro e due dita a massaggiarle la radice del naso, il lavoro le serviva, doveva ricordarsi che il lavoro le serviva  “Jungkook..”.

Mani sollevate in segno di resa e sorrisetto divertito “Ok ok, ho capito. Me ne vado però..” per la prima volta la fissò in modo serio “Se ti senti in pericolo, anche se non riesci a capirne il motivo, non esitare a chiamarci. Sei una palla al piede ma Neema si è affezionata a te quindi..”.

Come contattarli non era dato saperlo ma d’altronde sul biglietto datole da Jimin non c’era nemmeno l’ora e l’indirizzo della “festa” ma si era comunque ritrovata lì quindi, probabilmente, sarebbero semplicemente rimasti nei dintorni per poi riapparire quando più li faceva comodo.

Quando Jungkook iniziò a raccattare le proprie cose pensava che la discussione fosse ormai conclusa  ma prima di andarsene la guardò un’ultima volta “A proposito di Neema, non è stato carino quello che hai fatto, posso capire che la situazione fosse strana ma è una tua amica, se non riesci fidarti ciecamente dovresti almeno concederle il beneficio del dubbio. Nell’amicizia è importante ricordare ciò che uno riceve, non solo quello che si dà” e poi, finalmente, lasciò il locale.

Aveva appena ricevuto una lezione di vita da un ragazzino troppo muscoloso per la sua età intento a guardare gli anime?

Ancora più scoraggiata si era apprestata a pulire il tavolo fino ad allora occupato dal ragazzo quando si era ritrovata davanti alla pagina dell’oroscopo in cui campeggiava la frase “l’amicizia consiste nel dimenticare ciò che uno dà, e nel ricordare ciò che uno riceve”.

Perché perdeva ancora tempo ad ascoltare quello che diceva quel ragazzino sotto steroidi?

 

•⁞₪⁞•

Una volta raggiunto il dormitorio si fece una delle docce più lunghe di sempre, voleva dimenticare tutto e tornare a quando Neema le sembrava la persona più schietta e sincera che conoscesse.

Con l’ennesimo sospiro iniziò a frizionarsi i capelli, forse Jungkook aveva ragione -frase da oroscopo a parte- forse doveva davvero concederle il beneficio del dubbio. Insomma, lo concedeva sempre a tutti per tutto quindi perché questa volta avrebbe dovuto essere diverso?

Il bussare della porta la risvegliò dai suoi pensieri, controllò l’ora sorpresa. 00.43. Che Cassandra si fosse di nuovo chiusa fuori? La sua camera si trovava su un altro corridoio ma, almeno una volta ogni due settimane, si chiudeva fuori e, visto che la sua compagna di stanza preferiva dormire dal suo ragazzo piuttosto che al dormitorio, Cassie ne approfittava per chiederle ospitalità per la notte. Probabilmente anche lei avrebbe fatto lo stesso se si fosse trovata costretta a condividere la stanza con Sarah Murray, brillante studentessa appassionata di chimica. Sospettava che l’unica cosa che quella ragazza amasse più del dormire fosse quella di escogitare piani di vendetta e, casualmente, la vittima designata era quasi sempre la povera Cassandra.

Con un sorriso sulle labbra e la battuta pronta aveva aperto la porta ma la persona che si era trovata davanti non era decisamente Cassandra. Quella che aveva davanti era una donna sulla quarantina con indosso un anonimo tailleur blu. Sembrava una donna assolutamente anonima se non fosse stato per il fatto che, oltre ad essere palesemente fuori dall’orario di visita, il ghigno che le deformava il viso pallido e gli occhi verdi che la fissavano maligni non le promettevano nulla di buono.

“Una O Dubhgail, vero? Il vostro odore è inconfondibile”

Una cosa? Dio, se esisti, fa che questa pagliacciata finisca.

Il secondo prima stava pensando che quella fosse una comparsa per la sceneggiata dalla banda dei sette i il secondo dopo la paura l’aveva immobilizzata. Non importava quanto la testa le stesse urlando di fare qualcosa, qualsiasi cosa, il corpo sembrava ben piantato a terra e per nulla deciso a reagire.

Le parole di Yoongi riguardanti il bisogno di dare il permesso le tornarono in mente di colpo e non importava quanto prima le avesse denigrate, al momento sembravano l’unica cosa che potesse proteggerla

“S-stai indietro! Io non ti ho dato il permesso di entrare”

Nonostante la risata sguaiata della donna non c’era alcuna traccia di divertimento nei suoi occhi, anzi non c’era traccia di niente se non disprezzo nei suoi occhi.

“Per favore, non trattarmi come uno di quei banali occhi neri“ e, così dicendo, era entrata nella sua stanza. Non appena la donna aveva fatto il primo passo nella stanza ci fu come un’esplosione di adrenalina dentro di lei stordendo la paura e lasciando il controllo al suo spirito di sopravvivenza. Con uno scatto indietro si era diretta verso la lampada sul comodino che usò come arma per colpire l’intrusa ma l’unico movimento dell’altra donna era stato quello della testa spinto verso destra a seguito del colpo. Era impossibile, l’adrenalina l’aveva spinta a colpire più forte di quanto effettivamente volesse ed era sicura che un taglio sul labbro non potesse essere l’unico danno fatto. Il tempo parve fermarsi di nuovo quando la donna con estrema lentezza si rigirò a guardarla. I suoi occhi esprimevano la stessa rabbia di prima unita ad un divertimento perverso e, mentre con la lingua si puliva il rivolo di sangue che le usciva dal labbro rotto, i suoi occhi sembravano dirle quanto fosse impotente e patetica. Un paio di colpi contro la parete seguiti da un’intimazione di non disturbare da parte della stanza accanto la risvegliarono dallo shock ma neanche il tempo di aprire la bocca per urlare che si ritrovò sbattuta contro la parete. Gli occhi iniziarono ad inumidirsi un po’ per il dolore ed un po’ per lo spavento mentre la semplice azione di respirare diventava sempre più difficoltosa.

“Gira voce che abbiate un sapore delizioso”.

La lunga lingua biforcuta della donna le sfiorò viscida la guancia prima di spalancare la bocca mostrando una dentatura troppo simile a quella dei serpenti per essere normale. Con sempre meno aria nei polmoni chiuse gli occhi troppo stanca per continuare ad opporsi quando, all’improvviso, la presa che la inchiodava al muro sparì all’improvviso permettendo all’ossigeno di rientrarle in circolo. Senza la presa della donna a tenerla sollevata le gambe le cedettero dopo poco facendola tossire inginocchiata per terra. Una volta riacquistato un po’ di controllo sul proprio corpo aveva alzato lo sguardo da terra solo per incontrare gli occhi ora spalancati ed atterriti della donna che la fissavano vuoti dal pavimento. In piedi davanti alla donna torreggiava uno dei ragazzi che aveva visto qualche sera prima con sguardo glaciale.

Con sguardo freddo ed indifferente pulì una specie di lancia –perchè andava in giro con una lancia?- sui vestiti della donna che aveva appena ucciso e poi, come se si trattasse di due persone differenti, si girò verso di lei regalandole un sorrisone quadrato.

Un sorrisone quadrato che in altre circostanze avrebbe dato il via ad un rossore imbarazzante condito da una balbuzia ancora più imbarazzante perché, va bene tutto, ma un sorriso tanto quadrato e tanto bello tutto insieme non era accettabile.

“Accidenti, ero andato un attimo a prendere da bere, stai bene?”

La sua voce la riportò bruscamente la realtà e, come un automa Eileen riportò lo sguardo sulla donna da cui stava ancora sgorgando del sangue dal collo.

D. Va si era abbassato alla sua altezza in modo da incrociare lo sguardo e, una volta assicuratosi il contatto visivo le aveva rivolto un altro sorriso incoraggiante.

“Ehi? Ti prego dimmi che stai bene altrimenti Neema mi scotenna”

Eileen lo continuò a fissare con gli occhi sgranati. Vedendo che non dava segni di vita il più altro le afferrò le spalle per scuoterla delicatamente.

C’era un cadavere sul suo pavimento.

C’era una persona decisamente morta immersa un’enorme chiazza di sangue sul suo pavimento.

C’era una donna passata a miglior vita immersa in un lago di sangue che la fissava con occhi vitrei mentre il suo assassino era a pochi centimetri da lei.

C’era un fottutissimo pazzo vestito come se si trovasse ad una rievocazione storica che nel bel pieno del suo delirio aveva appena sgozzato un’altra pazza che, per inciso, voleva ucciderla a sua volta.

C’erano un morto ed un assassino nella su stanza.

L’urlo che stava per lanciare venne prontamente fermato dalla mano che le si posò veloce sulla bocca.

Angolino di una persona che tenta di essere un'autrice

Ok, so che è passato davvero tanto tempo, troppo, troppo tempo ma fra me e la realizzazione dei miei buoni propositi si sono inseriti delle variabili abbastanza fastidiose che mi hanno portato a questo ritardo.. e poi io sono una brutta persona, brutta davvero. Comunque è incredibile come in questi pochi mesi le cose siano andate avanti e di come i ragazzi abbiano raggiunto ancora più obiettivi, voglio dire.. non smetteranno mai di sorprendermi.

Detto questo penso di non avere particolari chiarimenti da fare sul capitolo se non che la lancia.. non è davvero una lancia! TADADADAAAAAAAN. Momento di sorpresa collettivo e.. niente. Il motivo per cui volevo chiarire questo era solo per far capire come Eileen non ne capisca un accidenti di armi o di cultura coreana. Lo so, lo so, eresia! Però penso che se non fosse stato per il K-pop (e i BTS) molte meno persone saprebbero qualcosa riguardante la cultura coreana quindi vi prego non odiatela, al massimo compatitela. 

Bene, lo sproloqui è finito. Spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino e in caso mi piacerebbe conoscere le vostre teorie riguardo a.. tutto? Adoro le teorie (BTS docent) e niente.

Buona giornata a tutte, che i BTS vi illumino la via  ♥

  
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